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Indagine sul fabbisogno di figure professionali nel settore

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Indagine sul fabbisogno di figure professionali nel settore
Indagine sul fabbisogno di figure professionali nel settore
metalmeccanico cremonese
(sintesi)
a cura di Piero Ganugi e Giorgio Gozzi
maggio 2011
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L’obiettivo
La ricerca si propone di evidenziare le figure professionali “in tensione” nel settore
metalmeccanico cremonese, ossia le figure di difficile reperibilità da parte delle imprese - anche
nell’attuale contesto di crisi economica e occupazionale - e, quindi, di contribuire a creare migliore
intelligenza e informazione sulla situazione del mercato del lavoro cremonese: ciò soprattutto al
fine di offrire elementi conoscitivi indispensabili per una più adeguata programmazione degli
interventi da parte di tutti gli attori dei sistemi di istruzione, formazione e lavoro del territorio
provinciale.
Il metodo
Il metodo prescelto per la realizzazione dell’indagine si presenta particolarmente innovativo.
La base informativa è stata costruita attraverso la distribuzione di un questionario a un campione
di imprese delle branche “Metallurgia e Fabbricazione dei prodotti in metallo” (DJ27 – nella nuova
ATECO branca 24), “Fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo che non sono macchine”
(DJ28 – nella nuova ATECO branca 25) e “Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici”
(DK29 – nella nuova ATECO branca 28).
Il campione di imprese da intervistare è stato individuato in modo da riflettere l’articolazione
dimensionale e il settore di appartenenza partendo dall’universo delle imprese ottenuto
dall’archivio ASIA che fornisce per ciascuna impresa attiva il numero degli addetti. Partendo da
questa base statistica, acquisita dall’Istat attraverso l’Ufficio Statistica della Provincia di Cremona,
si è pervenuti ad individuare un campione di 86 aziende.
Un problema su cui ha dovuto misurarsi la ricerca è stato la costruzione del questionario.
Com’è noto, infatti, le classificazioni sia internazionale che nazionali delle figure professionali non
sono suddivise per branca produttiva, ma per “Grande Gruppo professionale” seguendo uno
schema ad albero. Come conseguenza di questo fatto, le figure attive proprie di un settore sono
“disperse” nell’ elevatissimo numero di figure della classificazione delle professioni (oltre 2.000).
L’ostacolo è stato superato con un procedimento del tutto originale.
Le figure attive nelle branche di nostro interesse sono state individuate consultando
simultaneamente sia l’Indagine sulle Forze di lavoro dell’ISTAT per la Regione Lombardia sia
l’Indagine Excelsior di Unioncamere al medesimo livello territoriale.
Così facendo si è tenuto conto sia degli aspetti percepiti dalle famiglie (Indagine sulle forze di
lavoro ISTAT) sia del punto di vista delle imprese (Indagine Excelsior).
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Tale procedura ha consentito di individuare un numero di figure professionali differenti per
ognuno dei due settori considerati: 78 per l’insieme delle due branche “Metallurgia e
Fabbricazione dei prodotti in metallo” (DJ27) e “Fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo
che non sono macchine” (DJ28) e 73 per la branca “Fabbricazione di macchine ed apparecchi
meccanici” (DK29), di cui 59 compresenti (91 figure nel complesso del metalmeccanico).
Le figure individuate con questa procedura sono poi state canalizzate in due differenti questionari
che sono stati sottoposti alle imprese.
E’ necessario evidenziare che questo approccio, rispetto a quelli utilizzati per indagini simili, ha il
vantaggio di non fare ricorso ad indagini preliminari che si fondano sulla consultazione di
interlocutori privilegiati, di natura istituzionale e non (esperti).
Nel nostro caso, invece, le 91 figure sono scaturite coniugando i risultati di due indagini
macroeconomiche e presentano, pertanto, un carattere di maggiore oggettività e scientificità.
E’ opportuno evidenziare, altresì, che l’indagine è stata condotta con riferimento a tre momenti
temporali distinti: prima della crisi, durante la crisi (oggi), dopo la crisi (in prospettiva).
In termini di imprese rispondenti, grazie alla collaborazione delle diverse associazioni di
categoria - che hanno curato direttamente sia l’individuazione delle singole imprese da
coinvolgere sia il contatto personale con le stesse e la somministrazione dei questionari l’indagine ha avuto un notevole successo. Infatti, il tasso di risposta risulta molto elevato: 81
imprese su 86, pari al 94% del campione considerato.
Lo spoglio dei dati ha consentito di pervenire a risultati di interesse non comune.
In questa sintesi ci limitiamo a riportare le evidenze più rilevanti.
I risultati: le figure “in tensione”
Innanzitutto, è utile precisare che, per l’intero comparto metalmeccanico, ben 51 figure su 91
risultano in tensione in tutte e tre le fasi temporali in cui sono state suddivise le domande del
questionario: prima della crisi del 2009, oggi e domani in caso di ripresa della domanda (core della
tensione).
Nella tabella 1, sono riportate per il settore metalmeccanico le prime quindici Categorie
professionali che alimentano il core della tensione in ordine decrescente per intensità della
tensione.
Si fornisce altresì il codice di Categoria (CP2001), l’incidenza percentuale (percentuale di imprese
che hanno segnalato tale figura in tensione in tutti e tre i momenti) e il numero di imprese
rispondenti.
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Tab. 1
(*) In rosa sono le Categorie con livello di tensione Alto, in verde quelle con livello di tensione Intermedio, in azzurro
quelle con livello di tensione Basso.
Se ci limitiamo a considerare tali Categorie professionali, la prima figura con un’intensità di
tensione pari al 28% appartiene al Grande Gruppo professionale 7 (“Addetti a macchine utensili
automatiche e semiautomatiche industriali”) ed è stata indicata in tensione da 23 imprese (1
impresa su 4).
La 15-esima figura in tensione appartiene, invece, al Grande Gruppo professionale 3 (“Tecnici del
controllo della qualità industriale “) ed è segnalata da 8 imprese.
La parte del leone è rappresentata dal Grande Gruppo professionale 3 (6 categorie); segue il
Grande Gruppo professionale 6 (6 categorie); infine, sono due le figure del Grande Gruppo
professionale 2 (Ingegneri meccanici e Elettronici).
A essere caratterizzati da un livello di tensione “Alto” (in rosa nella tabella) sono:
- gli Addetti a macchine utensili automatiche e semiautomatiche (Fresatori, Tornitori, ecc.),
- i Tecnici meccanici (Perito meccanico, Direttore di officina meccanica),
- gli Attrezzisti di macchine utensili (Addetto attrezzaggio macchine utensili/Aggiustatore
meccanico)
- i Meccanici e montatori di macchinari industriali (Manutentore meccanico).
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Allargando lo sguardo a tutte le 51 Figure in tensione, dall’esame del grafico che segue si evince
che si tratta essenzialmente di figure professionali High skill (laureati e diplomati rispettivamente
per il 11.1% e 31.8%) e Skill manual (artigiani, operai specializzati per il 33.6% e conduttori di
impianti per il 14.2%).
Il ruolo delle figure Skill non manual (impiegati e Commercio e servizi) appare, invece, molto più
modesto (9.2%).
Pari a zero risulta il contributo delle Professioni non qualificate (Elementary).
Il motivo per cui nella provincia di Cremona esista una strozzatura così rilevante per i Tecnici
meccanici non è chiaro. Gli Istituti tecnici industriali della provincia possono, infatti, contare su
un’affluenza copiosa. A dispetto di questo fatto, la strozzatura rimane forte.
Gli Attrezzisti e i Meccanici/montatori che appartengono al Grande Gruppo professionale 6 (operai
specializzati) si prestano allo stesso tipo di osservazione: anche gli Istituti tecnici professionali
indirizzati alla copertura di queste figure possono contare su un bacino non indifferente.
La stessa osservazione può essere estesa agli Addetti alle macchine utensili che pur appartenendo
al Grande Gruppo professionale 7 costituiscono, comunque, una figura potenzialmente coperta
dagli istituti professionali.
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La mancanza di profili tecnici e professionali intermedi e superiori rappresenta senz’altro un
grave limite per l’industria metalmeccanica cremonese.
Si assiste così al paradosso di imprese che non trovano la forza lavoro qualificata di cui hanno
bisogno per competere sui mercati internazionali e di giovani in condizioni di disoccupazione o
sotto-occupazione perché dotati di competenze che non servono al mercato del lavoro o che,
comunque, risultano spendibili unicamente in settori e ambiti a bassa crescita occupazionale.
Nella ricerca ci si sofferma ad analizzare anche la composizione della domanda di figure
professionali tra imprese piccole (fino a 50 addetti) e imprese medio grandi (oltre i 50 addetti).
In particolare, nella tabella 2 e nella tabella 3 si riporta l’elenco delle Categorie professionali in
tensione ieri, oggi e domani rispettivamente per le imprese piccole e medio-grandi.
Si osserva, dunque, che, quando ci si riferisce alle imprese piccole, nei primi 15 posti troviamo 10
Categorie professionali dei Grandi Gruppi professionali 6 e 7 (Skill manual) e 5 del Grande Gruppo
professionale 3. Per contro, per le imprese medio-grandi, nei primi quindici posti troviamo ben 10
Categorie dei Grandi Gruppi 2 e 3 (High skill).
Di solito, al crescere del livello tecnologico la dimensione media d’impresa tende ad aumentare.
Inoltre, le tecnologie sono strettamente correlate alla forza lavoro, poiché sono utilizzate per
aumentare il livello di automazione dell’impresa. La presenza di un elevato livello tecnologico
richiede conseguentemente personale qualificato aggiuntivo per l’installazione e la manutenzione
dei macchinari e dei relativi software.
Da questa complementarietà, tra tecnologia e capitale umano, discende di conseguenza una
maggiore quota di lavoratori con titoli di studio medio alto nelle imprese a più alta tecnologia e di
conseguenza quote più basse di lavoratori addetti a mansioni strettamente produttive (vedi i
relativi grafici).
Siamo di fronte alla sostituzione di gruppi a qualificazione più bassa con poche unità di personale
molto qualificato (ingegneri, periti tecnici).
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Tab. 2
(*) In violetto sono le categorie con livello di tensione Molto Alto, in rosa sono quelle con livello di tensione Alto, in
verde quelle con livello di tensione Intermedio, in azzurro quelle con livello di tensione Basso.
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Tab. 3
(*) In violetto sono le categorie con livello di tensione Molto Alto, in rosa quelle con livello di tensione Alto, in verde
quelle con livello di tensione Intermedio.
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Conclusioni
Ancora una volta va sottolineato che l’analisi condotta - di cui abbiamo ricordato solo i risultati
più importanti - ci ha consentito di evidenziare una molteplicità di aspetti.
A livello settoriale e provinciale le imprese hanno trasmesso i segnali sui propri fabbisogni
occupazionali e professionali.
Emerge l’esistenza di mismacth fra domanda e offerta e questo crea problemi per il mercato del
lavoro locale e coinvolge, oltre che le imprese e i lavoratori, una serie di “esperti” (responsabili
degli enti di formazione, dirigenti scolastici, responsabili di categoria delle associazioni
rappresentative dei datori di lavoro e dei lavoratori, Centri per l’impiego, agenzie di lavoro
interinale e altri operatori dei servizi per il lavoro).
Ci pare sia necessario indagare soprattutto sulle difficoltà di reperimento di alcune figure
professionali e, in particolare, i Tecnici e i cosiddetti skilled manual (Artigiani, operai specializzati,
Conduttori di impianti e operai semi-qualificati, ecc.).
I motivi possono essere di natura diversa (ridotta presenza della figura, mancanza delle
qualificazione necessarie, mancanza di strutture formative, ecc.).
Alcuni chiarimenti e qualche indicazione si possono trarre già dalle annotazioni riportate da alcuni
imprenditori sui questionari compilati.
In primo luogo, emerge in modo evidente il gap fra l’offerta formativa in generale e le esigenze di
professionalità delle loro risorse umane.
Secondariamente, le difficoltà di reperimento di alcune figure professionali (Tecnici e skilled
manual) vengono imputate a carenze del sistema educativo/formativo.
E’ necessario, dunque, porre l’accento sul profilo qualitativo delle figure in tensione, in termini di
convergenza della preparazione e delle competenze richieste rispetto ai desiderata del mondo
produttivo.
Appare, dunque, evidente la necessità di aprire una riflessione su tutti gli indirizzi di studi
coinvolti, per comprendere le ragioni del mismatch su queste figure, coinvolgendo
opportunamente gli attori fondamentali del sistema di istruzione e formazione locale: gli istituti
tecnici industriali, gli istituti tecnici professionali e gli enti di formazione professionale del
territorio provinciale che saranno invitati a partecipare attivamente all’approfondimento
dell’indagine.
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