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Chiesa di S. Tomas a Vällingby, Svezia

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Chiesa di S. Tomas a Vällingby, Svezia
Arte del costruire
Gennaro Postiglione
peter celsing
Chiesa di S. Tomas
a Vällingby, Svezia
La chiesa di Vällingby (1953-59) si caratterizza per l’adozione
di soluzioni semplici, dettate dal buon senso e dal carattere
estremamente pragmatico dei popoli nordici, che affidano
alla genuinità dei materiali, mattoni, cemento, ferro, vetro e legno,
e al loro intrinseco valore semantico il compito di far parlare
la forma costruita
L’
opera di Peter Celsing si colloca tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni
Settanta e rappresenta un importante
punto di riferimento per la cultura architettonica non solo svedese, ma nordica in generale, del dopoguerra. Il
suo interesse per il tardo Rinascimento italiano, la sua familiarità con il
mondo nordafricano, i suoi numerosi
viaggi negli Stati Uniti, ne fanno un
personaggio estremamente informato
e capace di coniugare i suoi interessi
per la cultura classica mediterranea
con i principi del movimento moderno
e con le nuove esigenze sociali sviluppatesi in Svezia dopo la conclusione
del conflitto bellico. Nel suo insieme,
il portato del suo lavoro può essere
sintetizzato nel tentativo dell’architetto di correlare le espressioni formali svedesi più regionali con l’enorme patrimonio costituito dalla
classicità: per Celsing la storia non
rappresenta qualcosa di lontano ma
un eterno presente con cui dialogare
e interagire per trovare risposte adeguate ai nuovi problemi che si pongono all’attenzione degli architetti.
Conosce L. Sullivan e L. Kahn, in America, lavora con S. Lewerentz, in patria, e assiste alla costruzione dell’Unione degli Studenti a Vastmanland,
in Svezia, progettata da Aalto; è amico
dei suoi coetanei Sverre Fehn e di Jørn
Utzon; si forma studiando i grandi, da
Le Corbusier a F. Lloyd Wright a A.
Loos, e non disdegna l’approfondimento dei classici, soprattutto quelli
del Rinascimento italiano.
È in sintesi un architetto completo che
unisce ricerca a operosità, tradizione
a modernità, libertà a classicità.
La chiesa a Vällingby Questi aspetti
della sua complessa personalità
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CIL 73
emergono tutti nel progetto che l’architetto redige per la chiesa e gli uffici della parrocchia di Vällingby, una
piccola cittadina satellite di Stoccolma cresciuta secondo i nuovi modelli di sviluppo urbano affermatisi
in Svezia durante i primi decenni
del secolo.
Il lotto, destinato ad accogliere il complesso parrocchiale, si trova nelle vicinanze del principale centro commerciale cittadino, in prossimità di una
fermata della linea metropolitana che
collega la periferia occidentale alla
capitale, per cui l’area è sempre molto
affollata.
Già nei primi schizzi elaborati da Celsing è presente l’idea di un insieme
molto introverso che si sottrae, per
carattere e volontà, alla dinamicità e
al “rumore” della vita del luogo, proponendo un edificio estremamente
raccolto che si pone come nuovo ele-
L’interno della chiesa.
Nella pagina a fianco:
veduta del sagrato
di ingresso.
mento nel disegno urbano della cittadina. Le forme curve che caratterizzano le prime proposte, assolutamente assenti nella soluzione finale,
sono influenzate sia dal fascino esercitato dalla chiesa a Rochamp di Le
Corbusier, sia dalle esperienze maturate proprio in quegli anni durante la
collaborazione con S. Lewerentz per il
restauro della cattedrale di Uppsala.
È proprio in conseguenza di questa
collaborazione che l’architetto elabora
un metodo progettuale che gli consente di affinare le capacità e il talento già presenti nel suo lavoro, così
come emerge nel complesso parroc-
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CIL 73
chiale di Vällingby dove propone una
soluzione che per molti versi ricorda i
coevi progetti del maestro.
Il regionalismo critico L’impianto
presenta una soluzione dalla stereometria estremamente compatta che rifiuta qualsiasi colloquio con l’esterno,
rinunciando quasi del tutto a interrompere la muratura perimetrale
esterna per collocarvi le aperture,
porte o finestre.
La captazione della necessaria luce
naturale all’interno degli uffici e dell’aula sacra è assicurata dalla presenza in pianta di una corte interna,
sulla quale Celsing apre i principali
ambienti dell’edificio. Ciò consente all’architetto non solo di risolvere il problema dell’illuminazione, ma di legare
insieme l’aspetto funzionale a quello
qualitativo, lasciando spaziare lo
sguardo esclusivamente all’interno
della corte, con gli alberi attentamente posizionati in funzione delle viste e il verde del prato che rimanda ad
una dimensione meno urbanizzata.
Anche la chiesa, un parallelepipedo
cavo, con la sua navata unica, presenta degli squarci che prospettano
sulla corte, in modo da legare la dimensione sacra dello spazio interno
alla sacralità della natura all’esterno.
Peraltro la grande finestratura che
squarcia la fitta tessitura in mattoni
rossi della parete trova una sua ulteriore ragione d’essere nella presenza
del fonte battesimale, un massiccio
monolite in granito sul quale sono
stati lasciati intatti i colpi inferti alla
pietra. Solo lo spicchio della vasca che
accoglie l’acqua fa eccezione; qui una
perfetta levigatura sottolinea il contrasto tra la durezza del granito, e della
vita fuori dal battesimo, e la dolcezza
del diventare parte della famiglia che
ti accoglie, quella cristiana. L’acqua
scorre senza interruzione, tracima il
fonte battesimale e scivola giù fino
alla base, dove viene raccolta per essere allontanata, sottolineando la presenza continua e salvifica della Fede.
Sagratod’ingresso.
Veduta del portico
che si affaccia sulla corte
interna.
Nella pagina a fianco:
dettaglio della corte
interna.
In alcuni momenti della giornata, un
fascio di luce entra dalla corte e si
proietta sulla fonte, dando vita a un
vertiginoso luccichio in corrispondenza della copertura della chiesa su
cui si riflette l’acqua colpita dal sole.
Ritornano in queste soluzioni le influenze dell’opera di Lewerentz, che
proprio negli stessi anni realizza il
complesso parrocchiale di Björkhagen, un quartiere nella periferia meridionale di Stoccolma, di cui la chiesa
di S. Marco rappresenta l’elemento
compositivamente più significativo.
Qui l’anziano maestro dà vita a un insieme contemporaneamente poetico e
rigoroso, libero ma geometricamente
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controllato, in cui la presenza del mattone – unico materiale adoperato per le
parti principali dell’edificio –, del legno,
del vetro e delle lamiere delle coperture si traduce in parole di un nuovo
vocabolario espressivo in cui la verità
del processo costruttivo diviene il
principale elemento del discorso architettonico. Celsing fa propria la lezione e, pur riconoscendo nella sua
opera giovanile la presenza di un tributo all’opera del maestro, elabora
una propria sintassi progettuale.
La chiesa di S. Tomas a Vällingby, inoltre, presenta un altro elemento di continuità con l’opera del maestro che si
identifica con l’attenzione progettuale
AR TE DEL COS TRUIRE
Dettaglio dell’altare.
posta nella collocazione e conformazione del campanile. Così come in
tutte le opere di Lewerentz il campanile assume sempre un ruolo compositivo estremamente significativo, anche
in quest’opera di Celsing la ricerca del
luogo e della forma più appropriata
per la torre campanaria accompagna
tutto il processo progettuale della parrocchia. Dall’interno all’esterno, in un
continuo processo di ricerca, il campanile, risolto con un volume che si giustappone ad una delle pareti del complesso, diviene un elemento che arricchisce la scena urbana della piccola
frazione, presentandosi con una figuratività piuttosto evidente che rimanda alla trasfigurazione tettonica di
un albero di mele: memoria dell’ancestrale giardino dell’Eden?
In mattoni e calcestruzzo, come del
resto tutto il complesso, la torre si
staglia alta contro il cielo, imponendo
con la sua mole un tono severo
all’insieme. In mattoni è anche il sagrato e la piazza antistante l’ingresso
principale della chiesa; anzi la facciata
principale – che si distingue dalle altre
esclusivamente per la presenza di un
varco nella muratura di dimensioni
maggiori – sembra essere stata il risultato di un movimento tellurico che
ha sollevato, fino a configurare una
parete, parte del sagrato.
La semplicità e l’austerità dei gesti
progettuali non lasciano dubbi sulla
natura nordica di questa architettura
che riassume in sé molti dei caratteri
che individuano le specificità dell’abitare scandinavo. Soluzioni semplici,
dettate dal buon senso e dal carattere
pragmatico dei nordici, che affidano
alla genuinità dei materiali e al loro intrinseco valore semantico il compito di
far parlare la forma costruita.
Mattoni, cemento, ferro, vetro e legno,
utilizzati per quello che sono, costituiscono infatti il repertorio di materiali a
cui anche Celsing si affida per la realizzazione delle sue opere, gli attori
protagonisti di quella piéce che è il
progetto di architettura. ¶
Una delle pareti interne
della chiesa.
Nella pagina a fianco:
veduta dell’interno.
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AR TE DEL COS TRUIRE
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