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(1) Mastro copia - Marina Militare
La Marina ha reso l’estremo saluto al tenente di vascello Girolamo Manisco, ufficiale della riserva di complemento decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare Un altro eroe ci ha lasciato ROMA storia Q ualche anno fa fui incaricato dall’allora CinC di Maridipart Taranto, ammiraglio di squadra Francesco Ricci, di far visita di cortesia al tenente di vascello Girolamo Manisco che durante l’estate si trasferiva da Roma a Taranto nella sua residenza estiva sul litorale. Confesso che ero un poco sulle spine, non capita tutti i giorni di incontrare una Medaglia d’Oro al Valor Militare e non sapendo molto di lui, ne avevo letto la biografia e la motivazione della Medaglia d’Oro. Quando mi vide entrare in salotto fece come per alzarsi dalla sedia a rotelle ove era costretto e dovetti fare uno scatto in avanti per fermarlo, quindi, nel ringraziarmi, mi abbracciò visibilmente commosso, come fossi un vecchio amico che non vedeva da lungo tempo e mi fece accomodare quasi scusandosi per la quella reazione emotiva. Fu una conversazione molto piacevole che mi fece scoprire una persona straordinaria e semplice come solo i grandi sanno essere. Era evidente che gli faceva piacere vedere la divisa della Marina, era un modo per dirgli che la Marina non si era dimenticata di lui e per questo decisi di andarlo a trovare di nuovo per sentire dalla sua viva voce quei pezzi di storia non scritta. Nei successivi incontri avemmo modo di approfondire la reciproca conoscenza e fu addirittura lui che mi fece i complimenti per la mia appartenenza al “San Marco”. Considero un grande onore e una fortuna aver conosciuto un marinaio della mitica X MAS, sentire dalla sua viva voce le eroiche imprese di questo glorioso Reparto. Posso dire che Manisco è stato un marinaio che ha navigato nei perigliosi mari della Guerra come in quelli più calmi della vita, rimanendo sempre sulla rotta giusta, una rotta ancora attuale per i marinai di oggi: professionalità e umanità. Grazie Signor Manisco, Lei rimarrà uno dei nostri fari più importanti a indicar- ci la rotta per le difficili navigazioni che ancora ci aspettano. Girolamo Manisco nacque a Taranto il 31 agosto 1917, ufficiale di Marina nel corso del secondo conflitto mondiale e brillante ingegnere nella vita da civile, si arruolò come allievo ufficiale di complemento entrando in Accademia Navale nel maggio 1941 da dove, uscito con il grado di guardiamarina, entrò a far parte della X^ Flottiglia Mas. Ben presto il giovane ufficiale si distinse per le sue eroiche azioni e nelle acque di Gibilterra nel 1942 forzò la munitissima base navale inglese. Per l’impresa gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Dopo l’otto settembre 48 ’43 venne inquadrato nei nuovi Reparti di Assalto e in collaborazione con i nuclei subacquei inglesi partecipò al forzamento del porto di La Spezia, la notte del 22 giugno 1944 e del porto di Genova il 19 aprile 1945. Tali azioni gli valsero due Medaglie di Bronzo al Valor Militare. Al termine del conflitto si congedò e, completando gli studi interrotti a causa della guerra, conseguì la laurea in ingegneria elettromeccanica presso l’università di Torino affermandosi dapprima all’estero e successivamente in Italia nel dirigere la costruzione di grandi complessi industriali. Il TV Girolamo Manisco si è spento il 18 giugno 2012 all’età di 94 anni, presso il policlinico Gemelli di Roma e il 22 giugno hanno avuto luogo le esequie solenni nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli in Piazza del Popolo. Il rito religioso è stato celebrato dal Vicario episcopale per la Marina, Monsignor Pietro Paolo Di Domenico. Il feretro, giunto in piazza del Popolo sull’affusto di cannone, ha ricevuto gli onori militari all’ingresso della Chiesa da parte del Plotone in armi della Compagnia Onori di Maricapitale con Banda dove ad accoglierlo vi erano i famigliari, ufficiali ammiragli dello Stato Maggiore Marina, il comandante di Maricapitale, il comandante di Comsubin con una rappresentanza di incursori, la rappresentanza della presidenza ANMI, il presidente dell’Associazione Medaglie d’Oro e le rappresentanze di ufficiali, sottufficiali e graduati di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza. Nell’omelia Monsignor Di Domenico si è soffermato sulla figura del marinaio, profondamente legato ai più alti valori umani e di amor di Patria. Il Sottocapo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Maurizio Gemignani, al termine della funzione religiosa, ha così onorato l’eroica figura: “La Marina rende oggi l'estremo saluto al tenente di vascello Girolamo Manisco e ne onora la memoria, stringendo in un forte abbraccio la sua famiglia ed esprimendo riconoscenza, per la loro partecipazione, a tutti gli intervenuti. E’ dunque un saluto commosso e corale che rendiamo ad un uomo che ci ha lasciato dopo una vita straordinariamente lunga e pienamente vissuta, che è stato un punto di riferimento, per la Marina e per la società, indiscutibilmente un grande eroe della generazione degli arditi degli abissi, latore di valori di vita e di virtù, protagonista anche nel rispetto dei valori umani. Un uomo capace di incutere timore nell’avversario ma anche dì guadagnarne il rispetto. Le imprese degli Arditi Incursori che lo hanno visto attore partecipe costituisco- T no per la Forza Armata non l’esaltazione di un momento, ma un'epopea dalla quale trarre in ogni momento insegnamento e sprone per il nostro quotidiano servizio. È stato un marinaio, un marinaio legato alle tradizioni ed ai modi che contraddistinguono la gente di mare, determinato nell’assolvimento degli obiettivi stabiliti ed interprete appassionato del suo ruolo e della sua missione. Oggi salutiamo con deferenza ed affetto l’uomo che se n'è andato, sicuri che le sue gesta ed il suo esempio gli sopravviveranno nel ricordo che noi marinai di oggi e di domani conserveremo gelosamente, quale testimonianza che la vita ha senso solo se vissuta intensamente, con coerenza e lealtà. Grazie Girolamo, tutta la Marina Le dice grazie la lascia al giusto riposo, e la ricorderà sempre per la sua straordinaria lezione di vita”. La Marina Militare saluta così un’altra delle sue “Medaglie d’Oro”, il tenente di vascello Girolamo Manisco, un uomo coraggioso che ha donato i suoi anni migliori alla Patria mettendo più volte in pericolo la sua giovane vita. Michele Dimitri Galullo n Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare al guardiamarina Girolamo Manisco: Giovanissimo ufficiale degno, per nobiltà d’animo e per entusiastica devozione al dovere, delle più luminose tradizioni dei mezzi d’assalto della Marina italiana. Destinato alla X flottiglia M.A.S., dopo lungo pericoloso allenamento, veniva assegnato alla più ardita azione di forzamento intrapresa dalla Marina ed affrontava con estrema decisione e freddo coraggio i più recenti e micidiali ritrovati della tecnica bellica nell’assalto alla munitissima base nemica. Raggiunte quasi le ostruzioni retali, dopo aver superato con temeraria schermaglia le bombe subacquee lanciate con frequente ritmo da unità di vigilanza foranea, veniva scoperto ed investito da intenso tiro di armi leggere, mentre la piazzaforte messa in allarme si illuminava a giorno nell’ansia della ricerca. Costretto a rinunciare all’impresa, attirava su di se l’attenzione nemica allo scopo di favorire l’azione in corso degli altri compagni finché, localizzato anche dalla motovedetta in perlustrazione, si immergeva subendo lunga caccia con bombe di profondità. Stordito dalla concussione delle bombe, riusciva a distruggere l’apparecchiatura ed a trascinare alla superficie il secondo operatore, rinunciando all’impresa solo al limite delle possibilità umane. — Acque di Gibilterra, 22 dicembre 1942. L’ultimo eroe della squadriglia dell’Orsa Maggiore utto cominciò il 10 giugno 1940 quando la M/N Olterra, al comando del Cap.L.C. Amoretti di Imperia, si trovava alla fonda nella baia di Algeciras, in attesa di scaricare nel porto di Gibilterra, ad una distanza di circa 6 miglia dalla Rocca, ricevette un messaggio cifrato con il quale veniva comunicata l’entrata in guerra dell’Italia e l’ordine di affondare la nave. Il comandante, invece, condusse la nave su una secca in prossimità della costa e fece esplodere una piccola carica in carena per rendere la nave inutilizzabile, distrusse i documenti riservati, mise in salvo l’equipaggio, restando a bordo con 5 marittimi a salvaguardia della proprietà. La nave rimase così per quasi due anni, fin quando la Marina Militare italiana decise di farne una base per i suoi “uomini rana”. L’idea venne all’ingegner Antonio Ramognino, un tecnico della Piaggio incorporato nella X Flottiglia Mas che, con la moglie spagnola Conchita, aveva preso in affitto Villa Carmela, nei pressi di punta Maiorga, in prossimità de “La Linea”, in una splendida posizione da cui era possibile dominare la rada e il porto di Gibilterra. Ottenuti i necessari permessi dal governo spagnolo neutrale, dopo una sommaria riparazione alla carena, l’Olterra fu rimorchiata nel porto di Algeciras e ormeggiata alla testata del molo esterno. Per poter realizzare il progetto era necessario non destare sospetti nelle autorità spagnole, ma soprattutto porre la massima attenzione nei confronti degli inglesi, considerato che l’Olterra era ormeggiata proprio sotto le finestre dell’Hotel Vittoria, sede del Consolato Britannico ad Algeciras. Il tenente di vascello Licio Visintini, fondatore della "Squadriglia dell'Orsa Maggiore", venne distacca- 49 va, mettendo così direttamente in comunicazione la cisterna di prora col mare. L’Olterra fu quindi rimessa in assetto orizzontale e le autorità spagnole vennero informate che si sarebbe proceduto alla riparazione delle caldaie e della motrice; ciò permise di far giungere dall’Italia, attraverso il porto di Bordeaux, con successivo sbarco a Cadice, dove si trovava internata la petroliera italiana “Fulgor”, molto materiale in casse che teoricamente dovevano contenere macchinari e materiali di ricambio, mentre in effetti contenevano le parti smontate dei maiali. Per evitare che l’arrivo degli incursori e dei tecnici della X Flottiglia Mas potesse destare sospetti nelle autorità spagnole, questi venivano imbarcati come membri del nuovo equipaggio per “armare” la nave, in previsione del suo ritorno in attività. Durante i lavori di trasformazione dell’Olterra, da pacifica nave cisterna a base italiana avanzata per l’attacco alle unità ormeggiate nel porto di Gibilterra, il comandante Visintini organizzò due attacchi ai mercantili inglesi in rada, con “uomini rana” di base sulla nave, che iniziarono però l’azione dalla spiaggia prospiciente Villa Carmela, molto più vicina agli obbiettivi. La notte tra il 13 e 14 luglio 1942 undici assalitori del gruppo “Gamma”, lasciata furtivamente l’Olterra, si ritrovarono presso Villa Carmela e dopo essersi equipaggiati con tuta, pinne e maschera, armati con cariche esplosive chiamate “cimici”, per poter essere applicate magneticamente alle carene della navi nemiche ed esplodere successivamente con un congegno a tempo, entrarono in azione e affondarono e danneggiarono gravemente i mercantili “Meta”, “Shuma”, ”Empire Snipe” e “Baron Douglas”, rispettivamente di 1.575, 1.494, 2.499 e 3.899 tonnellate. Al termine di questa brillante operazione tutti gli operatori riuscirono a ritornare indenni sull’Olterra. Il 14 settembre 1942 un’altra spedizione simile alla precedente, condotta dal sottotenente di vascello Agostino Straulino, dal S.C.Smz. Vago Giari e dal Smz. Bruno Di Lorenzo portò all’affondamento del piroscafo” Ravens Point” di 1.787 tonnellate. Anche in questa operazione i tre operatori rientrarono indenni. Alla fine di novembre tutto era pronto sull’Olterra per l’attacco con i maiali nel porto militare di Gibilterra dove, il 6 dicembre 1942, stazionavano alla fonda la corazzata “Nelson” e le portaerei “Furious” e “Formidable”. Gli Inglesi già all'erta, per l’occasione avevano rafforzato le ostruzioni retali ed intensificato il pattugliamento nell’area portuale. Nonostante le difese del porto fossero state enormemente aumentate, il comandante Visintini ritenne giunto il momento per sferrare l’attacco alle unità combattenti nemiche presenti nel porto. Nella cisterna erano pronti il SLC 228 che avrà come equipaggio il comandante Licio Visintini e il to sull’Olterra per trasformare la nave nella base dei “siluri a lenta corsa”, chiamati comunemente “maiali”, che come già dimostrato nella baia di Suda, ma soprattutto nel porto di Alessandria, avrebbero potuto entrare nel porto di Gibilterra arrecando gravissimi danni alla flotta britannica; avrebbe inoltre collaborato con il Ramognino per effettuare attacchi con “uomini rana” nella rada, avendo come punto d’osservazione e appoggio Villa Carmela. A partire dall’estate del 1942, ogni sforzo fu indirizzato alla realizzazione di questo progetto. Bisognava rimetter in funzione i macchinari, ma soprattutto trovare il sistema per far salire a bordo i mezzi d’assalto con i loro operatori, nonché l’attrezzatura necessaria per il loro montaggio; si doveva dunque agire d’astuzia e con grande perizia tecnica. La nave venne fortemente appoppata affinchè la parte prodiera, che era stata danneggiata dell’esplosione e dal successivo incaglio, fosse completamente raddobbata per consentire lo stivaggio e quindi la fuoriuscita dei maiali. Alcuni uomini, specializzati nel lavoro con la fiamma ossidrica, giunti appositamente dall’Italia per questa operazione, lavorando furtivamente, praticarono un’apertura di oltre un metro quadrato nell’opera vi- 50 Sergente Giovanni Magro, il SLC 229 con equipaggio composto dal guardiamarina Girolamo Manisco e il S.C. Dino Varini ed infine il SLC 236 con il sottotenente di vascello Vittorio Cella e il Sergente Salvatore Leone. Dal diario del Comandante Visintini, si dimostra il coraggio e la serenità con cui veniva affrontata questa rischiosissima impresa: “7 Dicembre: Ore 17.00. Gli apparecchi sono pronti e le cariche sono innescate. Si possono vedere i tre SLC allineati in fila, davanti all'acqua, e sembrano tre piccoli temibili vascelli. Usciremo in mare ed in tutti i modi siamo risoluti a vendere molto cara la nostra pellaccia. Gli obiettivi sono: - NELSON: io - FORMIDABLE: Manisco - FURIOUS: Cella Credo di aver previsto tutto. Comunque ho la coscienza perfettamente tranquilla perché so di avere dedicato tutto me stesso per il raggiungimento ed il successo di questa operazione. Prima di partire rivolgo una preghiera a Dio affinché coroni le nostre fatiche col premio della vittoria e affinché guardi benignamente l'Italia e la mia mutilata famiglia. VIVA l'ITALIA.” I tre equipaggi uscirono con ritardo e separati tra loro per cause banali, dovute inizialmente ad un errore sulla sistemazione dei comandi al timone e poi per piccole avarie. La coppia formata da Licio Visintini e Giovanni Magro uscì alle 23.15, procedendo verso le ostruzioni battute dal fascio dei proiettori e vigilate febbrilmente dalle vedette, sotto gli schianti delle bombe di profondità lanciate a brevissimi intervalli. La seconda coppia formata da Girolamo Manisco e Dino Varini uscì alle 00.15 e, sempre secondo il rapporto britannico, fu avvistata da una sentinella, illuminata, attaccata e affondata dai colpi di cannone e di bombe di profondità. Il guardiamarina Manisco nonostante lo stordimento causato dallo scoppio delle bombe a breve distanza, riuscì a distruggere l’apparecchiatura e recuperare il suo compagno per riportarlo in superficie. I due uomini, furono ripescati in mare da una nave mercantile inglese e fatti prigionieri. La terza coppia, formata da Vittorio Cella e da Salvatore Leone, anch'essi attardati per alcune avarie, uscirono dall'Olterra quando l'allarme era già scattato. Solo Cella riuscì a rientrare alla base, mentre il suo compagno andò perso, dopo essere stato sbalzato fuori dal seggiolino del suo SLC, probabilmente ucciso dalle bombe di profondità. “Finita la missione nel segno dell'audacia senza li- miti che costò più che una decimazione della Squadriglia. …I cadaveri di Visintini e Magro furono ripescati qualche giorno più tardi nel porto di Gibilterra e gli inglesi resero gli onori militari. Lionel Crabb, Tenente di Vascello e Capo dei servizi di sicurezza subacquea, che da tempo seguiva le gesta degli incursori della “Decima” per poterne ripetere l’organizzazione nella Royal Navy, gettò una corona di fiori sulle acque... Per questo gesto cavalleresco non mancò, tra gli ufficiali della roccaforte inglese, chi gli mosse antipatiche critiche. ... Così da combattente a combattente, non poteva che inchinarsi davanti al coraggio e al sacrificio”. (**) Nonostante il fallimento dell’impresa, sull’Olterra i lavori per futuri attacchi con i maiali continuarono; il comando delle operazioni militari fu assunto dal capitano di corvetta Ernesto Notari che grazie al valore degli equipaggi e l’aiuto e competenza del direttore di macchine della M/N Olterra Paolo Denegri, divenuto ormai un esperto di “siluri a lenta corsa”, sopratutto per quanto riguardava il montaggio di parti meccaniche ed elettriche, manutenzione e ricarica delle batterie, gli uomini della “Squadriglia” riuscirono ad infliggere ingenti perdite al naviglio mercantile alleato; ardite azioni compiute sotto il naso degli spagnoli e dei servizi segreti inglesi fino al sopraggiungere dell’armistizio dell’8 settembre del 1943. Il guardiamarina Girolamo Manisco, nell’aprile del 1944 al rientro dal periodo di prigionia, partecipò alla guerra di liberazione nel Gruppo Mezzi d’Assalto che lo vide protagonista tra l’altro, in stretta collaborazione con i subacquei inglesi, al forzamento del porto di La Spezia, avvenuto la notte del 22 giugno del 1944, ed a quello di Genova del 19 aprile del 1945, che culminò con il danneggiamento della portaerei Aquila. Nel corso dell’azione, a causa di una grave avaria al mezzo, fu costretto a desistere dall’attacco e ad affondare il proprio semovente subacqueo. Posto in congedo il 3 agosto del 1947, riprese gli studi interrotti prima dell’inizio delle ostilità, giungendo al conseguimento della laurea in Ingegneria Elettromeccanica all’università di Torino. La professione che avrebbe intrapreso da li a poco, lo porterà a rimanere per lungo tempo assente dall’Italia, dove farà rientro nel 1963, per intraprendere nella natìa Taranto una brillante attività imprenditoriale. BIBLIOGRAFIA: R.B. Nelli - Eroismo Italiano sotto i mari – De Vecchi Editore 1968. Beppe Pegolotti – Uomini contro navi – Editore Mondadori 1991(**). Salvatore Calvaruso n 51