Migrazioni e mercato del lavoro - Università degli Studi del Molise
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Migrazioni e mercato del lavoro - Università degli Studi del Molise
Flussi migratori e mercato del lavoro di Barbara Bertolani FASI TEMPORALI DELLE MIGRAZIONI 1) ‘800 FINO A PRIMA GUERRA MONDIALE – Migrazioni numericamente consistenti verso il ‘nuovo mondo’, soprattutto dalle aree più povere d’Europa – Richiesta di manodopera non specializzata – Manodopera come il fattore di produzione meno costoso FASI TEMPORALI DELLE MIGRAZIONI 2) PERIODO FRA LE DUE GUERRE MONDIALI – Grande depressione del ‘29 in USA – Manodopera cessa di essere fattore produttivo meno costoso anche per l’introduzione delle macchine/catena di montaggio – Chiusura delle frontiere e blocco dei flussi migratori verso il continente americano FASI TEMPORALI DELLE MIGRAZIONI 3) DALLA FINE DEGLI ANNI ’40 AD OGGI (Europa): migrazioni ‘fordiste’ e ‘post-fordiste’ – Piano Marshall, ripresa del ciclo economico, paradigma della ‘modenizzazione’ – Centralità delle migrazioni per lo sviluppo economico Le migrazioni fordiste (1948-1973): i presupposti • Paradigma della modernizzazione: la creazione del benessere sociale viene fatta coincidere con la crescita economica capitalistica, l’industrializzazione, lo sviluppo tecnico-scientifico. In tutti questi elementi si sostanziano i concetti di ‘sviluppo’ e di ‘progresso’. • La modernizzazione è considerata una ricetta di sviluppo universalmente valida, indipendentemente dal contesto sociale, culturale, politico (visione etnocentrica ed evoluzionistico-lineare), che si può ottenere per via imitativa Le migrazioni fordiste (1948-1973): i presupposti • Vi sono paesi ‘sviluppati’ e ‘sottosviluppati’ o in via di sviluppo (Truman) • Sviluppo del ‘sud’ del mondo: trasferimento di manodopera dal ‘polo tradizionale’ agricolo a quello urbano della nascente industria (migrazioni ruraliurbane) • Sviluppo del ‘nord’ del mondo: trasferimento di manodopera dal ‘polo sottosviluppato’ del mondo ai paesi sviluppati (migrazioni sud-nord) • Migrante come ‘attore motore di sviluppo’ sia per il paese di accoglienza che per quello di origine Migrazioni come fattore NECESSARIO di sviluppo per il ‘nord’: – Crisi demografica a causa delle guerre – Ricostruzione post bellica e necessità di grandi quantitativi di manodopera poco specializzata – Necessità di saturare il mercato del lavoro per abbassare i salari Vantaggi della migrazione previsti per il paese di accoglienza – Si evitano i costi di educazione (lavoratori già adulti, direttamente inseriti nel mercato lavoro) – Si evitano i costi di previdenza (migrazioni temporanee) – Abbandono da parte della popolazione autoctona di settori produttivi meno desiderati (lavori rischiosi, insalubri, mal pagati, sporchi) – Controllo dei flussi in caso di crisi (riduzione dei costi sociali della crisi) Caratteristiche delle migrazioni e dei migranti • Identikit del migrante: GASTARBEITER (lavoratore ospite) maschio, celibe, giovane, in piena età produttiva e riproduttiva. • Caratteristiche delle migrazioni: flussi di manodopera temporanea, andamento ciclico-rotante (A/R/A/R). Inserimento regolare nell’industria; PS collegato a contratto di lavoro a termine • Inserimenti nell’industria estrattiva, tessile, siderurgica e nell’edilizia Vantaggi della migrazione previsti per il paese di origine: • Migrazione come valvola di sfogo della crescente pressione demografica • Flussi di rimesse (capitali per eventuali investimenti produttivi) • Acquisizione di competenze necessarie allo sviluppo industriale del paese di origine (approccio culturale al mutamento sociale) Approccio culturale al mutamento sociale: • Acquisizione di competenze professionali attraverso la partecipazione al sistema economico: – Non sono previste misure specifiche di integrazione sociale (eventualmente solo corsi di formazione) – L’integrazione sociale e culturale del migrante non è prevista né auspicata (migrazioni temporanee) • Acquisizione di una ‘mentalità capitalistica’ – Da un’economia di sussistenza ad una di consumo – Senso della gerarchia e del tempo Crisi del modello (fine anni ‘60) • Irrealtà del mito del ritorno produttivo e innovativo dei migranti • Rimesse spesso utilizzate per beni di lusso/consumo anziché per investimenti produttivi • La migrazione e le rimesse creano sacche di dipendenza da fonti di reddito esterne (crescita/consumo senza sviluppo) • Ritorno di conservazione anziché acculturazione ai ‘valori’ della modernità • Crisi del modello fordista-taylorista, ristrutturazione della produzione su scala mondiale • Tensioni razziste e sociali nei paesi ‘sviluppati’ Politiche di stop (1974): • Limitazione progressiva dei flussi fino alla chiusura delle frontiere • Incentivi al rientro • Incentivi alla stabilizzazione di chi resta (carattere strutturale della manodopera immigrata) con ricongiungimenti familiari Politiche di stop: principali conseguenze • Nuove aree di immigrazione (Europa sud) • Mutamento demografico della popolazione immigrata (presenza di donne e bambini) • Aumento della spesa sociale, mutamento dei servizi • Clandestinizzazione dei flussi (soprattutto verso le nuove aree di immigrazione) • Predisposizione di politiche di integrazione Dal fordismo al post-fordismo • De-industrializzazione ed espansione del terziario • Decentramento produttivo/subappalto • Flessibilizzazione del mercato del lavoro • Riduzione dei sistemi di welfare Caratteristiche delle migrazioni post-fordiste (1974-oggi) • Nuove aree di emigrazione e immigrazione • Clandestinizzazione crescente dei flussi • Maggiore inserimento della manodopera immigrata nel terziario o in agricoltura rispetto all’industria • Maggiore inserimento della manodopera immigrata nel settore informale/sommerso dell’economia • Maggiore presenza di famiglie e bambini • Manodopera immigrata come complementare, concorrenziale o sostitutiva rispetto a quella locale? L’Italia: da paese di emigrazione a paese di immigrazione • Normativa di per la regolazione delle immigrazioni: – 1986 (soprattutto per regolarizzare colf) – 1990 (Legge Martelli) – 1995 (legge Dini) – 1998 (Turco-Napolitano) – 2002 (Bossi-Fini) – Decreti flussi annuali Politiche di integrazione sociale (dal 1974 in poi): • Concetto di società multiculturale • Concetto di ASSIMILAZIONE (processo unilaterale di perdita da parte del migrante del proprio bagaglio culturale/normativo/valoriale per acquisire quello della società ospite; concezione gerarchica delle diverse culture) • Concetto di INTEGRAZIONE (processo bilaterale di avvicinamento, conoscenza, dialogo, muto scambio fra migranti e società ospite; concezione non gerarchica) Multiculturalismo: modelli societari di riferimento 1) Modello ASSIMILAZIONISTA (F) – La società è, idealmente, un corpo unitario e omogeneo, formata da cittadini aventi pari diritti e doveri nei confronti dello stato – Non esistono ‘corpi intermedi’ fra stato e cittadini che medino o governino il rapporto fra le parti – Nello spazio pubblico ognuno deve parlare la lingua dello stato – Le specificità culturali e religiose devono restare confinate nell’ambito della vita privata; non è possibile adottare comportamenti o avanzare richieste culturalmente specifiche Multiculturalismo: modelli societari di riferimento 2) Modello PLURALISTA (GB) – – – – La società è concepita come un insieme disomogeneo di gruppi in competizione reciproca, ciascuno dei quali lotta politicamente per influenzare le decisioni della maggioranza Inserimento ‘comunitario’ dei migranti nella società di accoglienza Istituzionalizzazione e riconoscimento dei gruppi etnici/comunitari e delle loro leadership da parte del potere politico Le richieste di ordine culturale o religioso dei gruppi possono essere accolte nello spazio pubblico e legittimate Approcci prevalenti al multiculturalismo: 1. Approccio assimilazionista (Francia) – Politiche di cittadinanza legate al suolo (jus soli) 2. Approccio pluralista (GB) – Politiche di cittadinanza legate al suolo (jus soli) 3. Approccio di inclusione/esclusione differenziata (Germania e Belgio) – Politiche di cittadinanza legate al sangue (jus sanguinis) Approccio di inclusione/esclusione differenziata (Germania) • Inclusione economica ma esclusione sociale • Logica del Gastarbeiter (permane la concezione della temporaneità dei migranti) • Politiche di promozione della cultura di origine (es: corsi di lingua turca per i figli dei migranti) non per realizzare una società multiculturale ma per permettere il futuro rientro dei migranti • La naturalizzazione è un processo lungo e costoso, a discrezione dello stato, fatto più per escludere che per includere (negazione dei diritti politici) Approccio di inclusione/esclusione differenziata (Belgio) • La costituzione tutela alcuni gruppi considerati costitutivi dello stato belga (fiamminghi, valloni, gruppi di lingua tedesca) ma non ne tutela altri, molto numerosi, sorti a seguito dei processi migratori • Riconoscimento valorizzazione e delle specificità culturali solo di alcuni (es. lingua) E l’Italia? • Politiche di attribuzione della cittadinanza improntate allo jus sanguinis. Quali conseguenze? • Assimilazione o pluralismo? Rischi e degenerazioni di politiche multiculturali radicali 1) Essenzialismo/culturalismo, comunitarismo 2) Riconduzione dei soggetti al proprio presunto gruppo di origine a prescindere dalla loro volontà (tutela dei diritti dei gruppi a possibile discapito di quelli degli individui) 3) Relativismo culturale estremo Rischi e degenerazioni di politiche multiculturali radicali 4) Culturalizzazione dei conflitti sociali, trascurando la radice socio-economica (enfasi sulla differenza anziché sulla disuguaglianza) 5) Differenza culturale come sfida alla coesione sociale (enfasi sulle differenze anziché sulle somiglianze culturali fra gruppi) 6) Effetto di ‘trascinamento’ Approcci allo studio delle migrazioni • Teorie dell’equilibrio microeconomico (iposocializzanti) • Teorie macro-strutturali (ipersocializzanti) • Teorie meso-sociali (network analysis) Teorie dell’equilibrio microeconomico • Unità di analisi: il singolo individuo come attore protagonista che agisce in un ‘vuoto pneumatico’ • Decisione di emigrare come autonoma e razionale, sulla base di un calcolo costi/benefici • Di stampo economicistico (la spinta alla base di ogni azione è la massimizzazione dell’utile individuale) • I flussi migratori sono il risultato della somma delle azioni dei singoli individui, in relazione alla ineguale distribuzione delle risorse (terra, lavoro, risorse, ecc.) Teorie macro-strutturali • Le migrazioni sono il risultato di cambiamenti economici, politici, storici esterni al soggetto e su cui egli non ha controllo (migrante come attore passivo): – FATTORI DI SPINTA (PUSH FACTORS) – FATTORI DI ATTRAZIONE (PULL FACTORS) FATTORI DI SPINTA • Degrado economico (anche a seguito di carestie o eventi naturali) e conseguente disoccupazione • Degrado ambientale e igienico/sanitario • Crisi politiche FATTORI DI ATTRAZIONE • Differenziali di reddito pro-capite • Immaginario collettivo dell’Occidente come terra di ricchezze e facili opportunità per tutti • (rinforzato e creato dai mass media, dai racconti e dai comportamenti dei migranti di ritorno, ecc.) • Diffusione di una cultura di • consumo/penetrazione capitalistica vs economie di sussistenza • Turismo TEORIE MESO-SOCIALI (network) • Il migrante è visto come attore inserito in un insieme di relazioni sociali che ne condizionano il comportamento e che contribuisce lui stesso a modificare • La migrazione è in primo luogo un fatto sociale oltreché economico • Rivalutazione della progettualità individuale, senza dimenticare i condizionamenti esterni (condizioni oggettive, parentela, famiglia) TEORIE MESO-SOCIALI (network) • I network offrono supporto prima, durante e dopo la migrazione • Chi fa parte dei network può avere accesso ad un insieme di risorse (capitale sociale) • Logiche di funzionamento dei network di solito basate sulla reciprocità generalizzata Le risorse dei migranti • Capitale finanziario • Capitale umano • Capitale sociale Capitale sociale – Insieme di risorse (di varia natura e sempre convertibili: finanziarie, relazionali, informative, fiduciarie, ecc.) presenti nel network ,cui il soggetto può avere accesso in quanto membro – Presuppone la capacità del soggetto di sapere mobilitare queste risorse attraverso l’attivazione dei legami (lavoro di relazione) – E’ presente nelle relazioni ma non coincide con esse – Può essere anche non utile perché troppo specializzato Logiche di attivazione dei network La reciprocità generalizzata: n n EGO ALTER FAMIGLIA EGO DI EGO n+1 n+1 ALTER Network transnazionali • Enfasi sulla dimensione transnazionale dei network di appartenenza dei migranti, come ponti che collegano diversi ambiti politici, sociali, economici (più paesi, culture/lingue, ambiti sociali e relazionali di riferimento, identità duali/multiple); la migrazione si svolge entro questi network • Famiglie transnazionali (esempio senegalesi, polacche, ecc.) I network: i costi dell’appartenenza • Capitale sociale troppo specializzato = segregazione occupazionale in nicchie etnicizzate (meccanismo di rinforzo da parte dei datori di lavoro italiani) • Inibizione delle iniziative/creatività individuale • Conformismo o isolamento/esclusione Bibliografia minima di riferimento M. Ambrosini, Sociologia delle migrazioni, Bologna, Il Mulino, 2005. M. Ambrosini, Un’altra globalizzazione, Bologna, Il Mulino, 2008. M. Martiniello, Le società multietniche, Bologna, Il Mulino, 2000. M. La Rosa, L. Zanfrini (a cura di), Percorsi migratori tra reti etniche, istituzioni e mercato del lavoro, Milano, Franco Angeli, Fondazione Cariplo-Ismu, 2003. V. Cesareo, Società multietniche e multiculturlismi, Milano, Vita e Pensiero, 2000. AAVV, Il capitale sociale. Istruzioni per l’uso, Milano, Franco Angeli.