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Diapositiva 1 - IC Palombini

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Diapositiva 1 - IC Palombini
a.s. 2011-2012
Premessa
Iniziando questo lavoro sulla “gratitudine” mi sono
accorta che i bambini non conoscevano per niente
il significato di questa parola.
Ho provato a spiegare loro cosa significasse
ma mi sono resa conto
che occorreva qualcosa di più significativo.
Allora ciascun alunno ha cercato dei racconti
sull’argomento,
ne abbiamo discusso insieme e
ciascuno ha scritto un suo commento.
Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo
elegante negozio.
Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si
illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti.
Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri.
“E per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?”.
Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: “Quanti soldi hai?”.
Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò.
Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche
figurina.
“Bastano?”, disse con orgoglio. “Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c’è più la nostra
mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e
sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi”.
L’uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura
l’astuccio.
“Prendilo” disse alla bambina. “Portalo con attenzione”.
La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo.
Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi
azzurrì. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e
dichiarò:
“Questa collana è stata comprata qui?”.
“Sì, signorina”.
“E quanto è costata?”.
“I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me”.
“Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo”.
Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo
consegnò alla ragazza.
“Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che
aveva”
Se lo devo ammettere, mi sono messo
a piangere, è molto toccante e sono
rimasto senza parole
Lorenzo Palmiotto
Questa è vera gratitudine, la bambina è grata alla sorella
che si prende cura di lei.
Cecilia Cerra
Commento
Il testo mi è piaciuto perché il gioielliere ha
voluto fare una gentilezza alla bambina che era
molto orgogliosa di sè perché aveva fatto un
regalo alla sorella.
Mattia Signorino
Questa storia è commovente e ti fa
capire molto bene la gratitudine, il
senso è giusto, chiaro e tutti noi
dovremmo svolgerlo.
Aurora Lorenzatti
Questa storia è molto bella.
Fa capire che la gratitudine fa bene alle persone
ed aiuta e sostiene gli amici.
Flavia Granata
La gratitudine della gru
Un uomo anziano e molto povero vive in una capanna insieme a sua moglie. Mentre
torna a casa, durante una giornata invernale, sente uno strano rumore. Una gru ferita si
dibatte nella neve con la zampa bloccata nella trappola di un cacciatore.
Compassionevole l'uomo si avvicina e la soccorre. Una volta libera, la gru spicca il volo
e si allontana all'orizzonte. L'uomo rientra in casa e racconta quanto accaduto alla
moglie. La sera qualcuno bussa alla porta. Si tratta di una bella fanciulla che si è persa e
chiede ospitalità. I due vecchietti la fanno entrare volentieri e le chiedono di restare. La
mattina seguente, la ragazza, per sdebitarsi, decide di preparare la colazione ma trova
la dispensa vuota. Così decide di tessere una tela in modo tale che la coppia possa
venderla per guadagnare del denaro: l'unica condizione è di non essere osservata
mentre svolge il suo lavoro. I due anziani accettano la proposto e ogni giorno la ragazza
tesse un nuovo rotolo, pronto per essere venduto. Dopo qualche settimana, però, la
ragazza appare notevolmente indebolita, così l'uomo, preoccupato per lei, entra nella
sua stanza e al posto della ragazza trova una gru che tesse la stoffa usando le sue
stesse piume. L'uccello si accorge della sua presenza e si trasforma nella ragazza. Ma
l'uomo la riconosce comunque: è la gru salvata nella neve e che per gratitudine è
diventata una ragazza disposta ad aiutarlo. Adesso che è stata scoperta però, è
costretta a lasciare la casa della coppia di anziani e a volare via.
Commento
Questa storia è molto bella perché alla fine le
persone capiscono e il disegno fa capire che le
persone se ci si mettono alla fine ringraziano.
Brenda MarinKovic
Questa storia è bellissima credo che
tutti ne capiscano il senso, dovremmo
fare tutti uno sforzo in più per essere
più altruisti e buoni.
Aurora Lorenzatti
La signora grata
Renato non aveva quasi visto la signora, dentro la vettura ferma al lato della carreggiata. Pioveva forte ed
era buio. Ma si rese conto che la donna aveva bisogno di aiuto. Così fermò la sua macchina e si avvicinò.
L'auto della signora odorava ancora di nuovo. Lei pensava forse che poteva essere un assalitore: non ispirava
fiducia quell'uomo, sembrava povero e affamato. Renato percepiva che la signora aveva molta paura e le
disse: "Sono qui per aiutarla, signora, non si preoccupi. Perché non aspetta nella mia auto dove fa un po' più
caldo? A proposito, il mio nome è Renato". La signora aveva bucato una ruota e oltretutto era di età
avanzata. Mentre la pioggia cadeva a dirotto, Renato si chinò, collocò il crik e alzò la macchina. Quindi
cambiò la gomma, sporcandosi non poco. Mentre stringeva i dadi della ruota, la donna aprì la portiera e
cominciò a conversare con lui. Gli raccontò che non era del posto, che era solo di passaggio e che non sapeva
come ringraziarlo per il prezioso aiuto. Renato sorrise mentre terminava il lavoro. Lei domandò quanto gli
doveva. Già aveva immaginato tutte le cose terribili che sarebbero potute accadere se Renato non si fosse
fermato per soccorrerla. Ma Renato non pensava al denaro, gli piaceva aiutare le persone... questo era il suo
modo di vivere. E rispose: "Se realmente desidera pagarmi, la prossima volta che incontra qualcuno in
difficoltà, si ricordi di me e dia a quella persona l'aiuto di cui ha bisogno". Alcuni chilometri dopo la signora
si fermò in un piccolo ristorante, la cameriera arrivò e le porse un asciugamano pulito per farle asciugare i
capelli rivolgendole un dolce sorriso. La donna notò che la cameriera era circa all'ottavo mese di gravidanza,
ma lei non permetteva che la tensione e i dolori cambiassero il suo atteggiamento e fu sorpresa nel
constatare come qualcuno che ha tanto poco, possa trattare tanto bene un estraneo. Allora si ricordò di
Renato. Dopo aver terminato la sua cena, e mentre la cameriera si allontanò ad un altro tavolo, la signora uscì
dal ristorante. La cameriera ritornò curiosa di sapere dove la signora fosse andata, quando notò qualcosa
scritto sul tovagliolo, sopra al quale aveva lasciato una somma considerevole. Le caddero le lacrime dagli
occhi leggendo ciò che la signora aveva scritto. Diceva: "Tieni pure il resto. Qualcuno mi ha aiutato oggi e alla
stessa maniera io sto aiutando te. Se tu realmente desideri restituirmi questo denaro, non lasciare che
questo circolo d'amore termini con te, aiuta qualcuno". Quella notte, rincasando, stanca, si avvicinò al letto;
suo marito già stava dormendo e non volle svegliarlo perché sapeva che prima di addormentarsi era stato
preda di mille angosce, quindi, rimase a pensare al denaro e a quello che la signora aveva scritto. Quella
signora come poteva sapere della necessità che suo marito e lei avevano di quel denaro: con il bebè che stava
per nascere, tutto sarebbe diventato più difficile... Pensando alla benedizione che aveva ricevuto, fece un
grande sorriso. Ringraziò Dio e si voltò verso il suo preoccupato marito che dormiva al suo lato, lo sfiorò con
un leggero bacio e gli sussurrò: "Andrà tutto bene. Ti amo... Renato!".
Questa storia è
bellissima infatti la vita
è come uno specchio:
tutto ciò che dai ti
ritorna.
Una famiglia di cinque persone si stava
godendo una giornata sulla spiaggia. I
bambini facevano il bagno nell'oceano e
costruivano castelli di sabbia, quando
comparve in lontananza una vecchina. I
capelli grigi le volavano con il vento e gli abiti
erano sporchi e stracciati. Mormorava
qualcosa fra sé e sé e intanto raccoglieva
oggetti nella sabbia e li metteva in un sacco.
I genitori chiamarono i bambini vicino a sé e
raccomandarono loro di stare lontani dalla
vecchietta. Quando passò accanto a loro,
curvandosi di tanto in tanto per raccogliere
roba, ella sorrise alla famiglia. Ma essi non
ricambiarono il suo saluto.
Molte settimane dopo vennero a sapere che
la vecchina da sempre si era assunta il
compito di raccogliere pezzetti di vetro sulla
spiaggia per evitare ai bambini di ferirsi i
piedi.
Questo testo ci dice che le persone non
devono essere giudicate dall’aspetto ma
bisogna prima conoscerle. Questo è un
esempio di ingratidudine.
Mark Anthony Gopo
Una nuvola giovane giovane (è risaputo che la vita delle nuvole è breve e
movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli con un branco di nuvoloni gonfi
e bizzarri. Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole più
esperte la incitarono: "Corri, corri! Se ti fermi sai perduta".
La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare in fondo al
branco delle nuvole, così simili a una mandria di bisonti tumultuosi e imbizzarriti.
"Cosa fai? Muoviti!" le ringhiò dietro il vento. Ma la nuvoletta aveva visto le dune di
sabbia dorata, uno spettacolo affascinante, e planò leggera leggera. Le dune
sembravano nuvole d'oro accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. "Ciao", le
disse. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la
luccicante chioma.
"Ciao. Io mi chiamo Ola" si presentò la nuvola. "Io Una" replicò la duna. "Com'è la tua
vita laggiù?" "Beh...Sole e vento. Fa un po' caldo ma ci si arrangia. E la tua?"
"Sole, vento e grandi corse nel cielo." "La mia vita è molto breve. Quando tornerà il
gran vento, forse sparirò!" "Ti dispiace?" domandò la nuvola. "Un po'. Mi sembra di
non servire a niente...." "Anch'io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. E' il mio
destino."
"Lo sai che noi dune chiamiamo la pioggia Paradiso?" "Non sapevo di essere così
importante" rise la nuvola. "Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia
bella la pioggia. Noi ci copriamo di cose meravigliose che chiamiamo erba e fiori".
"Oh, è vero. Li ho visti." "Probabilmente io non li vedrò mai" concluse mestamente la
duna.
La nuvola rifletté un attimo, poi disse: " Potrei pioverti addosso io....." "Ma così tu
morirai...."
"Tu però fiorirai" dise la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente. il
giorno dopo la piccola duna era coperta di fiori.
Questa storia è molto bella, la nuvola fa
un gesto molto bello, muore per dare la
vita.
Io preferirei non morire ma dare la vita
però funziona nell’altro modo .
Questo racconto è gentilezza pura, la nuvola è stata gentile.
Cecilia Cerra
Qua la nuvola è molto generosa
perché
per far crescere il fiore
lei muore.
Laura Gentile
Un fiore assetato di carezze
Siete riuscite in fine a cancellare il mio sorriso. Ora spero sarete contente?
Disse il fiore alle api, che continuavano a succhiare il suo nettare, senza mai nulla darle in cambio, nè
un saluto, nè un grazie, nè una carezza. E così come un rivolo d’acqua vede mutar la sua natura in
volatili particelle al sorgere del sole, così questo fiore vide mutare il suo sorriso in tante piccolissime
delusioni a contatto con ’indifferenza.
Ebbene carina invece di ringraziare! Rispose una delle api.
Ringraziare di cosa?
Guarda un po’ questa! Disse una delle api innervosita.Del lavoro che facciamo per te!
Voi state lavorando per me? Questa è bella poi! Disse il fiore incredulo.
Si bella, proprio bella! Ripetè l’ape facendo il verso al fiore.
Di grazia signore api, potrei sapere di cosa dovrei ringraziarvi?
Cara fiorellina impaurita, noi stiamo spargendo i tuoi semi nella vita.
Il fiore si fermò nel proferir parole, e vide tornare altre api a succhiare dal suo nettare, mentre altre
avevano già ripreso il volo.
Hai capito allora cara a cosa serviamo, noi stiamo diffondendo la tua essenza.
Si ho capito! Disse tristemente il fiore.
Le api erano deluse, il fiore era deluso, qualcosa non andava per il verso giusto in questo piccolo
progetto della vita, che era sì un tassello minuscolo, ma essenziale affinchè il grande progetto si
potesse realizzare.
E fu così che l’ape regina accorse a parlare col fiore.
Caro fiore cosa ti rende tanto triste?
Mille api signora, attingono dal mio cuore e nessuna si ricorda mai di farmi una carezza, un
complimento, tutte prendono, prendono e si dimenticano che stanno portando via con loro, un pezzo di
me. L’ape regina carezzò i petali del fiore, e nel guardare le sue operaie disse:
Avete un ruolo essenziale, mie care, ma questo fiore soffre perché non sente amore attorno al suo
cuore, voi che amore date perché un poco non lo donate?
Le api si guardarono l’una con l’altra, mentre un senso di colpa prese a pervaderle il cuore.
E poi rivolgendosi alla loro Regina dissero:
Madre come sempre alla tua saggezza dobbiamo inchinarci, da oggi non mancheremo di omaggiarla.
Questa storia è molto bella
perché dice che questo fiore
litiga con le api ma poi fanno
pace perché è così che
funziona si litiga e poi si fa il
mignolino.
Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio
con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta:
“Sono cieco, aiutatemi per favore”.
Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo
pochi centesimi nel suo cappello.
Si chinò e versò altre monete.
Poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e
scrisse un’altra frase.
Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò
che il suo cappello era pieno di monete e banconote.
Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e chiese se non fosse stato lui
ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto.
Il pubblicitario rispose:
“Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa”.
Sorrise e andò via.
Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c’era scritto:
“Oggi è primavera…ed io non la posso vedere.”
E’ una storia molto bella, ti fa capire il
vero senso della generosità.
Laura Gentile
“Fai del bene alle persone che ne
hanno bisogno”
Mi piace molto ciò che mi insegna
il testo e lo vorrei fare anche io!
Lorenzo Palmiotto
Questo ci fa capire la
gentilezza che una
persona può avere nei
confronti di un’altra.
Tiziano Cristini
Commento
Il testo mi è piaciuto perché il
pubblicitario
aiutò il cieco facendogli un
grande favore.
Mattia Signorino
L’albero generoso
C'era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni. Raccoglieva le sue foglie con le quali
intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato al suoi rami.
Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino. Quando era stanco, il bambino si addormentava all'ombra
dell'albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna nanna. Il bambino amava l'albero con tutto il suo piccolo cuore. E l'albero
era felice. Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l'albero rimaneva spesso solo. Un giorno il
bambino venne a vedere l'albero e l'albero gli disse: "Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i
miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice".
Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare", disse il bambino. "Io voglio comprarmi delle cose e
divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?". "Mi dispiace", rispose l'albero "ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti.
Prendi i miei frutti, bambino mio, e va' a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice". Allora il bambino si arrampicò
sull'albero, raccolse tutti i frutti e li porto via.
E l'albero fu felice.
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare... E l'albero divenne triste. Poi un giorno il bambino tornò; l'albero tremò di
gioia e disse: "Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami e sii felice". "Ho troppo da
fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi", rispose il bambino. "Voglio una casa che mi ripari", continuò. "Voglio una
moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi danni una casa?". "Io non ho una casa", disse l'albero. "La mia
casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice". Il bambino tagliò tutti i rami e li portò
via per costruirsi una casa. E l'albero fu felice.
Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l'albero era così felice che riusciva a malapena a parlare. "Avvicinati,
bambino mio", mormorò "vieni a giocare". "Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare", disse il bambino. "Voglio una barca
per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?". "Taglia il mio tronco e fatti una barca", disse l'albero. "Così potrai
andartene ed essere felice". Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire.
E l'albero fu felice... ma non del tutto.
Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora. "Mi dispiace, bambino mio", disse l'albero "ma non resta più niente da
donarti... Non ho più frutti". "I miei denti sono troppo deboli per dei frutti", disse il bambino. "Non ho più rami", continuò
l'albero "non puoi più dondolarti". "Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami", disse il bambino. "Non ho più il tronco", disse
l'albero. "Non puoi più arrampicarti".
"Sono troppo stanco per arrampicarmi", disse il bambino. "Sono desolato", sospirò l'albero. "Vorrei tanto donarti qualcosa... ma
non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto...". "Non ho più bisogno di molto, ormai", disse il bambino.
"Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco". "Ebbene", disse l'albero, raddrizzandosi quanto
poteva "ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e
riposati". Così fece il bambino.
E l'albero fu felice.
La generosità fa super bene
soprattutto ai bambini
così possono crescere bene ed
educati.
Flavia Granata
Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di un grande aeroporto.
Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo,decise di comprare un libro per
ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per
stare più tranquilla. Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che
stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l’uomo ne
prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e
lei pensò “ma tu guarda se solo avessi un po’ più di coraggio gli avrei già dato un pugno…”.
Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno
ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna
pensò: “ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!”. L’uomo
prima che lei prendesse l’ultimo biscotto lo divise a metà! “AH, questo è troppo” pensò e
cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose il libro e la sua borsa e si incamminò
verso l’uscita della sala d’attesa. Quando si sentì un po’ meglio e la rabbia era passata, si
sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l’attenzione ed evitare altri
dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando… nell’aprire la borsa vide
che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e
capì
solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quel uomo seduto accanto a lei che
però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore al
contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell’orgoglio.
Questo testo ci fa capire che prima di
arrivare ad una conclusione affrettata
e prima di pensare male delle persone,
è meglio
GUARDARE
attentamente le cose,
molto spesso non sono come sembrano.
Mark Anthony Gopo
Abbiamo partecipato, come classe
e come Istituto,
ad un progetto del Comune di Roma
sulla “Cortesia”
nella nostra città
e quel che segue illustra il lavoro
della nostra classe.
Lo inseriamo nel contesto
delle buone maniere.
CORTESIA è sinonimo di BUONE MANIERE
Lo slogan:
La Cortesia non è fantasia
… è Poesia
❤
Il Decalogo della “Cortesia”
❤
❤❤❤
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
La cortesia non costa nulla e procura gioia a chi la riceve.
La cortesia è felicità, non fa male agli altri .
La cortesia è rispettosa, non tratta male il prossimo.
Essere cortesi spinge gli altri ad esserlo.
La cortesia non prende in giro, aiuta le persone.
Insegna ad essere gentili con le persone, gli animali e con le cose, con
l’ambiente che ci circonda.
Chi è cortese non è volgare, non si impone, non usa le mani, sa
condividere pensieri ed opinioni.
Le parole della cortesia: “grazie, prego, per favore”.
La cortesia si impara stando insieme, prima nella propria famiglia poi a
scuola.
La cortesia deve essere vera, sentita nel cuore.
❤ VA E. Salgari ❤
“Un ragazzino e suo padre passeggiavano tra le montagne…
All’improvviso il ragazzino inciampò, cadde e, facendosi male, urlò :”AAAhhhhhhhhhhh!!!”
Con suo gran stupore il bimbo sentì una voce venire dalle montagne che ripeteva :
“AAAhhhhhhhhhhh!!!”
Con curiosità, egli chiese: “Chi sei tu?”
E ricevette la risposta: “Chi sei tu?”
Dopo il ragazzino urlò: “Io ti sento! Chi sei?”
E la voce rispose: “Io ti sento! Chi sei?”
Infuriato da quella risposta egli urlò: “Codardo”
E ricevette la risposta: “Codardo!”
Allora il bimbo guardò suo padre e gli chiese: “Papà, che succede?”
Il padre gli sorrise e rispose:”Figlio mio, ora stai attento:”
E dopo l’uomo gridò: “Tu sei un campione!”
La voce rispose: “Tu sei un campione!”
Il figlio era sorpreso ma non capiva.
Allora il padre gli spiegò: “La gente chiama questo fenomeno ECO ma in realtà è VITA.
La Vita, come un’eco, ti restituisce quello che tu dici o fai.
La vita non è altro che il riflesso delle nostre azioni.
Se tu desideri più amore nel mondo, devi creare più amore nel tuo cuore;
Se vuoi che la gente ti rispetti, devi tu rispettare gli altri per primo.
Questo principio va applicato in ogni cosa, in ogni aspetto della vita; la Vita ti restituisce ciò che
tu hai dato ad essa.
La nostra Vita non è un insieme di coincidenze,
è lo specchio di noi stessi.
Questo testo ci fa capire
che se fai un’azione bella alle
persone, quelle persone ti
ricambiano.
Mark Anthony Gopo
Mi è molto piaciuto questo
testo perché e bello e insegna
ed è anche pieno di saggezza.
Lorenzo Palmiotto
Commento
Il testo mi è piaciuto perché il
papà ha fatto capire al figlio che
la vita è bella.
Mattia Signorino
Tiziano Cristini
VA Emilio Salgari
Roma
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