Comments
Description
Transcript
Diapositiva 1 - IC Palombini
a.s. 2011-2012 Premessa Iniziando questo lavoro sulla “gratitudine” mi sono accorta che i bambini non conoscevano per niente il significato di questa parola. Ho provato a spiegare loro cosa significasse ma mi sono resa conto che occorreva qualcosa di più significativo. Allora ciascun alunno ha cercato dei racconti sull’argomento, ne abbiamo discusso insieme e ciascuno ha scritto un suo commento. Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio. Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri. “E per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?”. Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: “Quanti soldi hai?”. Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina. “Bastano?”, disse con orgoglio. “Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi”. L’uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l’astuccio. “Prendilo” disse alla bambina. “Portalo con attenzione”. La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo. Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurrì. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò: “Questa collana è stata comprata qui?”. “Sì, signorina”. “E quanto è costata?”. “I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me”. “Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo”. Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza. “Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva” Se lo devo ammettere, mi sono messo a piangere, è molto toccante e sono rimasto senza parole Lorenzo Palmiotto Questa è vera gratitudine, la bambina è grata alla sorella che si prende cura di lei. Cecilia Cerra Commento Il testo mi è piaciuto perché il gioielliere ha voluto fare una gentilezza alla bambina che era molto orgogliosa di sè perché aveva fatto un regalo alla sorella. Mattia Signorino Questa storia è commovente e ti fa capire molto bene la gratitudine, il senso è giusto, chiaro e tutti noi dovremmo svolgerlo. Aurora Lorenzatti Questa storia è molto bella. Fa capire che la gratitudine fa bene alle persone ed aiuta e sostiene gli amici. Flavia Granata La gratitudine della gru Un uomo anziano e molto povero vive in una capanna insieme a sua moglie. Mentre torna a casa, durante una giornata invernale, sente uno strano rumore. Una gru ferita si dibatte nella neve con la zampa bloccata nella trappola di un cacciatore. Compassionevole l'uomo si avvicina e la soccorre. Una volta libera, la gru spicca il volo e si allontana all'orizzonte. L'uomo rientra in casa e racconta quanto accaduto alla moglie. La sera qualcuno bussa alla porta. Si tratta di una bella fanciulla che si è persa e chiede ospitalità. I due vecchietti la fanno entrare volentieri e le chiedono di restare. La mattina seguente, la ragazza, per sdebitarsi, decide di preparare la colazione ma trova la dispensa vuota. Così decide di tessere una tela in modo tale che la coppia possa venderla per guadagnare del denaro: l'unica condizione è di non essere osservata mentre svolge il suo lavoro. I due anziani accettano la proposto e ogni giorno la ragazza tesse un nuovo rotolo, pronto per essere venduto. Dopo qualche settimana, però, la ragazza appare notevolmente indebolita, così l'uomo, preoccupato per lei, entra nella sua stanza e al posto della ragazza trova una gru che tesse la stoffa usando le sue stesse piume. L'uccello si accorge della sua presenza e si trasforma nella ragazza. Ma l'uomo la riconosce comunque: è la gru salvata nella neve e che per gratitudine è diventata una ragazza disposta ad aiutarlo. Adesso che è stata scoperta però, è costretta a lasciare la casa della coppia di anziani e a volare via. Commento Questa storia è molto bella perché alla fine le persone capiscono e il disegno fa capire che le persone se ci si mettono alla fine ringraziano. Brenda MarinKovic Questa storia è bellissima credo che tutti ne capiscano il senso, dovremmo fare tutti uno sforzo in più per essere più altruisti e buoni. Aurora Lorenzatti La signora grata Renato non aveva quasi visto la signora, dentro la vettura ferma al lato della carreggiata. Pioveva forte ed era buio. Ma si rese conto che la donna aveva bisogno di aiuto. Così fermò la sua macchina e si avvicinò. L'auto della signora odorava ancora di nuovo. Lei pensava forse che poteva essere un assalitore: non ispirava fiducia quell'uomo, sembrava povero e affamato. Renato percepiva che la signora aveva molta paura e le disse: "Sono qui per aiutarla, signora, non si preoccupi. Perché non aspetta nella mia auto dove fa un po' più caldo? A proposito, il mio nome è Renato". La signora aveva bucato una ruota e oltretutto era di età avanzata. Mentre la pioggia cadeva a dirotto, Renato si chinò, collocò il crik e alzò la macchina. Quindi cambiò la gomma, sporcandosi non poco. Mentre stringeva i dadi della ruota, la donna aprì la portiera e cominciò a conversare con lui. Gli raccontò che non era del posto, che era solo di passaggio e che non sapeva come ringraziarlo per il prezioso aiuto. Renato sorrise mentre terminava il lavoro. Lei domandò quanto gli doveva. Già aveva immaginato tutte le cose terribili che sarebbero potute accadere se Renato non si fosse fermato per soccorrerla. Ma Renato non pensava al denaro, gli piaceva aiutare le persone... questo era il suo modo di vivere. E rispose: "Se realmente desidera pagarmi, la prossima volta che incontra qualcuno in difficoltà, si ricordi di me e dia a quella persona l'aiuto di cui ha bisogno". Alcuni chilometri dopo la signora si fermò in un piccolo ristorante, la cameriera arrivò e le porse un asciugamano pulito per farle asciugare i capelli rivolgendole un dolce sorriso. La donna notò che la cameriera era circa all'ottavo mese di gravidanza, ma lei non permetteva che la tensione e i dolori cambiassero il suo atteggiamento e fu sorpresa nel constatare come qualcuno che ha tanto poco, possa trattare tanto bene un estraneo. Allora si ricordò di Renato. Dopo aver terminato la sua cena, e mentre la cameriera si allontanò ad un altro tavolo, la signora uscì dal ristorante. La cameriera ritornò curiosa di sapere dove la signora fosse andata, quando notò qualcosa scritto sul tovagliolo, sopra al quale aveva lasciato una somma considerevole. Le caddero le lacrime dagli occhi leggendo ciò che la signora aveva scritto. Diceva: "Tieni pure il resto. Qualcuno mi ha aiutato oggi e alla stessa maniera io sto aiutando te. Se tu realmente desideri restituirmi questo denaro, non lasciare che questo circolo d'amore termini con te, aiuta qualcuno". Quella notte, rincasando, stanca, si avvicinò al letto; suo marito già stava dormendo e non volle svegliarlo perché sapeva che prima di addormentarsi era stato preda di mille angosce, quindi, rimase a pensare al denaro e a quello che la signora aveva scritto. Quella signora come poteva sapere della necessità che suo marito e lei avevano di quel denaro: con il bebè che stava per nascere, tutto sarebbe diventato più difficile... Pensando alla benedizione che aveva ricevuto, fece un grande sorriso. Ringraziò Dio e si voltò verso il suo preoccupato marito che dormiva al suo lato, lo sfiorò con un leggero bacio e gli sussurrò: "Andrà tutto bene. Ti amo... Renato!". Questa storia è bellissima infatti la vita è come uno specchio: tutto ciò che dai ti ritorna. Una famiglia di cinque persone si stava godendo una giornata sulla spiaggia. I bambini facevano il bagno nell'oceano e costruivano castelli di sabbia, quando comparve in lontananza una vecchina. I capelli grigi le volavano con il vento e gli abiti erano sporchi e stracciati. Mormorava qualcosa fra sé e sé e intanto raccoglieva oggetti nella sabbia e li metteva in un sacco. I genitori chiamarono i bambini vicino a sé e raccomandarono loro di stare lontani dalla vecchietta. Quando passò accanto a loro, curvandosi di tanto in tanto per raccogliere roba, ella sorrise alla famiglia. Ma essi non ricambiarono il suo saluto. Molte settimane dopo vennero a sapere che la vecchina da sempre si era assunta il compito di raccogliere pezzetti di vetro sulla spiaggia per evitare ai bambini di ferirsi i piedi. Questo testo ci dice che le persone non devono essere giudicate dall’aspetto ma bisogna prima conoscerle. Questo è un esempio di ingratidudine. Mark Anthony Gopo Una nuvola giovane giovane (è risaputo che la vita delle nuvole è breve e movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli con un branco di nuvoloni gonfi e bizzarri. Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole più esperte la incitarono: "Corri, corri! Se ti fermi sai perduta". La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole, così simili a una mandria di bisonti tumultuosi e imbizzarriti. "Cosa fai? Muoviti!" le ringhiò dietro il vento. Ma la nuvoletta aveva visto le dune di sabbia dorata, uno spettacolo affascinante, e planò leggera leggera. Le dune sembravano nuvole d'oro accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. "Ciao", le disse. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma. "Ciao. Io mi chiamo Ola" si presentò la nuvola. "Io Una" replicò la duna. "Com'è la tua vita laggiù?" "Beh...Sole e vento. Fa un po' caldo ma ci si arrangia. E la tua?" "Sole, vento e grandi corse nel cielo." "La mia vita è molto breve. Quando tornerà il gran vento, forse sparirò!" "Ti dispiace?" domandò la nuvola. "Un po'. Mi sembra di non servire a niente...." "Anch'io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. E' il mio destino." "Lo sai che noi dune chiamiamo la pioggia Paradiso?" "Non sapevo di essere così importante" rise la nuvola. "Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la pioggia. Noi ci copriamo di cose meravigliose che chiamiamo erba e fiori". "Oh, è vero. Li ho visti." "Probabilmente io non li vedrò mai" concluse mestamente la duna. La nuvola rifletté un attimo, poi disse: " Potrei pioverti addosso io....." "Ma così tu morirai...." "Tu però fiorirai" dise la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente. il giorno dopo la piccola duna era coperta di fiori. Questa storia è molto bella, la nuvola fa un gesto molto bello, muore per dare la vita. Io preferirei non morire ma dare la vita però funziona nell’altro modo . Questo racconto è gentilezza pura, la nuvola è stata gentile. Cecilia Cerra Qua la nuvola è molto generosa perché per far crescere il fiore lei muore. Laura Gentile Un fiore assetato di carezze Siete riuscite in fine a cancellare il mio sorriso. Ora spero sarete contente? Disse il fiore alle api, che continuavano a succhiare il suo nettare, senza mai nulla darle in cambio, nè un saluto, nè un grazie, nè una carezza. E così come un rivolo d’acqua vede mutar la sua natura in volatili particelle al sorgere del sole, così questo fiore vide mutare il suo sorriso in tante piccolissime delusioni a contatto con ’indifferenza. Ebbene carina invece di ringraziare! Rispose una delle api. Ringraziare di cosa? Guarda un po’ questa! Disse una delle api innervosita.Del lavoro che facciamo per te! Voi state lavorando per me? Questa è bella poi! Disse il fiore incredulo. Si bella, proprio bella! Ripetè l’ape facendo il verso al fiore. Di grazia signore api, potrei sapere di cosa dovrei ringraziarvi? Cara fiorellina impaurita, noi stiamo spargendo i tuoi semi nella vita. Il fiore si fermò nel proferir parole, e vide tornare altre api a succhiare dal suo nettare, mentre altre avevano già ripreso il volo. Hai capito allora cara a cosa serviamo, noi stiamo diffondendo la tua essenza. Si ho capito! Disse tristemente il fiore. Le api erano deluse, il fiore era deluso, qualcosa non andava per il verso giusto in questo piccolo progetto della vita, che era sì un tassello minuscolo, ma essenziale affinchè il grande progetto si potesse realizzare. E fu così che l’ape regina accorse a parlare col fiore. Caro fiore cosa ti rende tanto triste? Mille api signora, attingono dal mio cuore e nessuna si ricorda mai di farmi una carezza, un complimento, tutte prendono, prendono e si dimenticano che stanno portando via con loro, un pezzo di me. L’ape regina carezzò i petali del fiore, e nel guardare le sue operaie disse: Avete un ruolo essenziale, mie care, ma questo fiore soffre perché non sente amore attorno al suo cuore, voi che amore date perché un poco non lo donate? Le api si guardarono l’una con l’altra, mentre un senso di colpa prese a pervaderle il cuore. E poi rivolgendosi alla loro Regina dissero: Madre come sempre alla tua saggezza dobbiamo inchinarci, da oggi non mancheremo di omaggiarla. Questa storia è molto bella perché dice che questo fiore litiga con le api ma poi fanno pace perché è così che funziona si litiga e poi si fa il mignolino. Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: “Sono cieco, aiutatemi per favore”. Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete. Poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un’altra frase. Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e chiese se non fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto. Il pubblicitario rispose: “Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa”. Sorrise e andò via. Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c’era scritto: “Oggi è primavera…ed io non la posso vedere.” E’ una storia molto bella, ti fa capire il vero senso della generosità. Laura Gentile “Fai del bene alle persone che ne hanno bisogno” Mi piace molto ciò che mi insegna il testo e lo vorrei fare anche io! Lorenzo Palmiotto Questo ci fa capire la gentilezza che una persona può avere nei confronti di un’altra. Tiziano Cristini Commento Il testo mi è piaciuto perché il pubblicitario aiutò il cieco facendogli un grande favore. Mattia Signorino L’albero generoso C'era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni. Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato al suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino. Quando era stanco, il bambino si addormentava all'ombra dell'albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna nanna. Il bambino amava l'albero con tutto il suo piccolo cuore. E l'albero era felice. Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l'albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l'albero e l'albero gli disse: "Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice". Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare", disse il bambino. "Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?". "Mi dispiace", rispose l'albero "ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, e va' a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice". Allora il bambino si arrampicò sull'albero, raccolse tutti i frutti e li porto via. E l'albero fu felice. Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare... E l'albero divenne triste. Poi un giorno il bambino tornò; l'albero tremò di gioia e disse: "Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami e sii felice". "Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi", rispose il bambino. "Voglio una casa che mi ripari", continuò. "Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi danni una casa?". "Io non ho una casa", disse l'albero. "La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice". Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa. E l'albero fu felice. Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l'albero era così felice che riusciva a malapena a parlare. "Avvicinati, bambino mio", mormorò "vieni a giocare". "Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare", disse il bambino. "Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?". "Taglia il mio tronco e fatti una barca", disse l'albero. "Così potrai andartene ed essere felice". Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire. E l'albero fu felice... ma non del tutto. Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora. "Mi dispiace, bambino mio", disse l'albero "ma non resta più niente da donarti... Non ho più frutti". "I miei denti sono troppo deboli per dei frutti", disse il bambino. "Non ho più rami", continuò l'albero "non puoi più dondolarti". "Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami", disse il bambino. "Non ho più il tronco", disse l'albero. "Non puoi più arrampicarti". "Sono troppo stanco per arrampicarmi", disse il bambino. "Sono desolato", sospirò l'albero. "Vorrei tanto donarti qualcosa... ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto...". "Non ho più bisogno di molto, ormai", disse il bambino. "Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco". "Ebbene", disse l'albero, raddrizzandosi quanto poteva "ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati". Così fece il bambino. E l'albero fu felice. La generosità fa super bene soprattutto ai bambini così possono crescere bene ed educati. Flavia Granata Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo,decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l’uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e lei pensò “ma tu guarda se solo avessi un po’ più di coraggio gli avrei già dato un pugno…”. Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: “ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!”. L’uomo prima che lei prendesse l’ultimo biscotto lo divise a metà! “AH, questo è troppo” pensò e cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose il libro e la sua borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa. Quando si sentì un po’ meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l’attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando… nell’aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quel uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell’orgoglio. Questo testo ci fa capire che prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, è meglio GUARDARE attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano. Mark Anthony Gopo Abbiamo partecipato, come classe e come Istituto, ad un progetto del Comune di Roma sulla “Cortesia” nella nostra città e quel che segue illustra il lavoro della nostra classe. Lo inseriamo nel contesto delle buone maniere. CORTESIA è sinonimo di BUONE MANIERE Lo slogan: La Cortesia non è fantasia … è Poesia ❤ Il Decalogo della “Cortesia” ❤ ❤❤❤ 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) La cortesia non costa nulla e procura gioia a chi la riceve. La cortesia è felicità, non fa male agli altri . La cortesia è rispettosa, non tratta male il prossimo. Essere cortesi spinge gli altri ad esserlo. La cortesia non prende in giro, aiuta le persone. Insegna ad essere gentili con le persone, gli animali e con le cose, con l’ambiente che ci circonda. Chi è cortese non è volgare, non si impone, non usa le mani, sa condividere pensieri ed opinioni. Le parole della cortesia: “grazie, prego, per favore”. La cortesia si impara stando insieme, prima nella propria famiglia poi a scuola. La cortesia deve essere vera, sentita nel cuore. ❤ VA E. Salgari ❤ “Un ragazzino e suo padre passeggiavano tra le montagne… All’improvviso il ragazzino inciampò, cadde e, facendosi male, urlò :”AAAhhhhhhhhhhh!!!” Con suo gran stupore il bimbo sentì una voce venire dalle montagne che ripeteva : “AAAhhhhhhhhhhh!!!” Con curiosità, egli chiese: “Chi sei tu?” E ricevette la risposta: “Chi sei tu?” Dopo il ragazzino urlò: “Io ti sento! Chi sei?” E la voce rispose: “Io ti sento! Chi sei?” Infuriato da quella risposta egli urlò: “Codardo” E ricevette la risposta: “Codardo!” Allora il bimbo guardò suo padre e gli chiese: “Papà, che succede?” Il padre gli sorrise e rispose:”Figlio mio, ora stai attento:” E dopo l’uomo gridò: “Tu sei un campione!” La voce rispose: “Tu sei un campione!” Il figlio era sorpreso ma non capiva. Allora il padre gli spiegò: “La gente chiama questo fenomeno ECO ma in realtà è VITA. La Vita, come un’eco, ti restituisce quello che tu dici o fai. La vita non è altro che il riflesso delle nostre azioni. Se tu desideri più amore nel mondo, devi creare più amore nel tuo cuore; Se vuoi che la gente ti rispetti, devi tu rispettare gli altri per primo. Questo principio va applicato in ogni cosa, in ogni aspetto della vita; la Vita ti restituisce ciò che tu hai dato ad essa. La nostra Vita non è un insieme di coincidenze, è lo specchio di noi stessi. Questo testo ci fa capire che se fai un’azione bella alle persone, quelle persone ti ricambiano. Mark Anthony Gopo Mi è molto piaciuto questo testo perché e bello e insegna ed è anche pieno di saggezza. Lorenzo Palmiotto Commento Il testo mi è piaciuto perché il papà ha fatto capire al figlio che la vita è bella. Mattia Signorino Tiziano Cristini VA Emilio Salgari Roma