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BENZODIAZEPINE, MEGLIO SE IL CORPO RIESCE A «DIMEZZARLE

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BENZODIAZEPINE, MEGLIO SE IL CORPO RIESCE A «DIMEZZARLE
Anno III – Numero 501
AVVISO
Ordine
1. Sito: Nasce Offro e
Cerco Lavoro – Napoli
2. ORDINE: medaglie
alla professione e
giuramento di galeno
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Benzodiazepine,
meglio se il corpo
riesce a «dimezzarle» in
fretta

Prevenzione e
Salute
4. Il rischio Alzheimer
aumenta se si prendono
troppi ansiolitici
5. Psoriasi e sport, una
nuova alleanza?
6. Tante proteine e grassi
buoni: ecco perché
le uova fanno bene
7. Quali farmaci sì e quali
no quando si allatta

Curiosità e Perchè
8. L’ultima moda della
chirurgia: tagliarsi le
dita dei piedi per
indossare i tacchi
Lunedì 20 Ottobre 2014, S. Irene, Aurora
Proverbio di oggi………..
Aspettà e nun venì, è na pena da murì.
Aspettare chi non viene è una pena da morire
BENZODIAZEPINE, MEGLIO SE IL CORPO
RIESCE A «DIMEZZARLE» IN FRETTA
Maggiore è l’emivita, maggiore il rischio che il medicinale
possa accumularsi nell’organismo, specialmente nelle persone
anziane, e interagire con altre medicine
Salvo che per diversa indicazione medica, fra le benzodiazepine (Bdz) vanno
preferite quelle caratterizzate da una emivita breve (es. lorazepam, oxazepam,
alprazolam, lormetazepam, temazepam, triazolam, brotizolam, etizolam).
L’emivita è un parametro farmacologico e corrisponde al tempo che
l’organismo impiega a metabolizzarle ed eliminare un farmaco.
Maggiore è l’emivita, maggiore il rischio che il medicinale possa
accumularsi nel corpo, specialmente nelle persone anziane, e interagire con
altre medicine. Se si decide di assumere Bdz bisogna anche tenere presente
che se si prendono anche altri farmaci, come per es. i contraccettivi orali o il
propanololo, l’eliminazione delle Bdz può risultare rallentato. Infine è
necessario sottolineare che l’interruzione del trattamento con Bdz deve essere
graduale, per evitare la comparsa di sintomi «da sospensione». (Corriere)
L’ultima moda della chirurgia: tagliarsi le
dita dei piedi per indossare i tacchi
C’è chi sviene solo all’idea di farsi un prelievo di sangue e c’è chi
è disposto addirittura a chiedere l’intervento di un chirurgo per
tagliarsi le dita dei piedi con lo scopo di indossare i tacchi.
E’ questa l’ultima moda che sta spopolando in Inghilterra. Si
sa che per una donna indossare scarpe con tacchi vertiginosi
è un qualcosa di sexy e, per alcune donne, è un obbligo ma
anche un tormento se non riescono ad indossarle. E quando
non è possibile indossare scarpe con tacchi alti? Molte
donne sostengono che non è possibile quando le dita dei
piedi non sono “allineate”, cosa che capita spesso con il secondo dito .
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PAGINA 2
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 501
PREVENZIONE E SALUTE
IL RISCHIO ALZHEIMER AUMENTA
SE SI PRENDONO TROPPI ANSIOLITICI
Un ricorso eccessivo e prolungato alle benzodiazepine, che si usano anche come
sonniferi, è ora associato a una maggior frequenza di demenza senile.
Assumere per lungo tempo benzodiazepine, un tipo di farmaci
contro l’ansia e l’insonnia, potrebbe aumentare il rischio di
sviluppare la demenza di Alzheimer. È quanto emerge da un
articolo pubblicato sul British Medical Journal. L’articolo riporta
una ricerca su circa 9mila persone di età superiore ai 66 anni. S
STUDIO: Si tratta di uno studio che ha verificato quante
benzodiazepine hanno assunto in passato persone che hanno
già sviluppato l’Alzheimer, confrontando poi tale livello con
quello di chi con la stessa età e le stesse caratteristiche socio-demografiche, non ha assunto questi
farmaci o li ha assunti in maniera occasionale.
RISULTATI: l’aumento di rischio di andare incontro a questa forma di demenza è correlato all’uso
delle benzodiazepine per almeno 90 giorni, e il rischio aumenta ulteriormente se l’assunzione si è
prolungata anche oltre, e se sono stati impiegati farmaci a lunga emivita (quelli che rimangono attivi
nell’organismo per più tempo). Ad es., in questa categoria rientrano il diazepam e il flurazepam,
mentre sono a breve durata d’azione il lorazepam, l’alprazolam e il midazolam.
Fino ad oggi si sapeva che le benzodiazepine devono essere evitate o utilizzate con cautela da parte
delle persone anziane, le quali, nei periodi di assunzione, sono esposte a possibili stati confusionali, a
riduzione delle abilità cognitive, a cadute accidentali. Ma questo nuovo studio sembra indicare un
rischio di danno cognitivo che permane anche dopo aver smesso l’assunzione.
Fino a che punto è accertato questo nuovo rischio? «Lo studio caso-controllo può segnalare
un’associazione e non indicare con certezza un diretto rapporto di causalità, quindi l’associazione
potrebbe essere vera ma anche il risultato di confondimenti , cioè di artefatti dovuti alla metodologia
di studio. Nel caso di questa ricerca ci sono due considerazioni da fare.
La prima è che le benzodiazepine potrebbero essere state più prescritte agli anziani che poi avrebbero
sviluppato l’Alzheimer proprio a causa dei primi sintomi di questa malattia, manifestatasi molto in
anticipo rispetto alla diagnosi.
Gli autori della ricerca però dicono che per ovviare a questo possibile fattore di confusione hanno
rilevato l’uso delle benzodiazepine addirittura tra i 10 e i 5 anni prima della diagnosi di Alzheimer.
La seconda possibile interpretazione è che le benzodiazepine siano state prescritte di più negli anziani
che svilupperanno Alzheimer al fine di curare sintomi d’ansia o di depressione, anch’essi associati a
questa forma di demenza. Tuttavia gli autori spiegano di aver tenuto conto di questi possibili fattori
nell’analisi statistica, e quindi si dovrebbero poter escludere».
Per entrare più in dettaglio nei risultati dello studio, si può dire che il rischio di sviluppare l’Alzheimer
è aumentato di circa il 50% in chi ha assunto benzodiazepine ai livelli già indicati. «È come dire che c’è
un aumento di prezzo di un vestito del 50%: è tanto o poco?. Dipende da quanto costava il vestito
prima dell’aumento di prezzo. Lo stesso vale in questo caso: siccome il numero di persone che ogni
giorno fa uso di tali farmaci è alto rispetto alla popolazione generale, un aumento di rischio relativo del
50% può essere importante in termini di salute pubblica. Se l’incidenza annuale di Alzheimer nella
popolazione generale è, poniamo, di 10 casi ogni 1.000 persone, lo studio suggerisce che l’incidenza
salirebbe a 15 casi ogni 1.000 persone che usano benzodiazepine. Ma dato che sono tanti ad
assumerle, l’impatto diventa molto significativo». (Salute, Corriere)
PAGINA 3
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 501
PREVENZIONE E SALUTE
PSORIASI E SPORT, UNA NUOVA ALLEANZA?
Uno studio italiano condotto su 20enni indica i benefici che l’attività fisica può
dare. Quasi un quarto dei ragazzi che soffre di questa patologia cutanea, però,
rinuncia
Psoriasi e sport, una nuova alleanza? Uno studio italiano
condotto su 20enni indica i benefici che l’attività fisica può dare.
Quasi un quarto dei ragazzi che soffre di questa patologia cutanea,
però, rinuncia. E’ un circolo virtuoso quello che lega psoriasi e
attività sportiva: da un lato, infatti, un’attività fisica regolare pare
limitare il rischio di sviluppare questa fastidiosa patologia della
pelle, dall’altro sembra avere un effetto benefico su chi già ne
soffre, migliorando il decorso naturale della malattia.
È la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the European
Academy of Dermatology and Venereology, che ha coinvolto quasi 1.300 persone fra sane e affette da
psoriasi, alcune sportive altre meno.
Lo sport fa bene alle chiazze, ma c’è chi lo abbandona
La psoriasi è una malattia genetica che si manifesta come un’infiammazione della pelle, solitamente di
carattere cronico e che tende a recidivare. In pratica i pazienti mostrano chiazze rossastre,
rotondeggianti, sulle quali si formano delle squame di colore argenteo, dovute al fatto che il ricambio
cellulare a livello dell’epidermide negli psoriasici è superiore rispetto al turn over normale (ogni 4-5
giorni invece di 28).
«Ci sono molte terapie efficaci per tenerla a bada, ma sappiamo che può causare disagio fisico e
psicologico a chi ne soffre, tanto da minarne le attività sociali e ricreative. Sappiamo anche che i
pazienti con psoriasi hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie metaboliche e cardiovascolari,
obesità, diabete di tipo II e diverse altre patologie. L’attività fisica sta al centro di questi legami:
è noto infatti che riduce il pericolo di sviluppare tutte queste malattie e, stando agli esiti di questa
ricerca, pare avere effetti benefici anche sulle lesioni psoriasiche».
I partecipanti allo studio erano tutti giovanissimi, in media 20enni, e gli sport più praticati erano nuoto
e calcio. Fra quanti soffrivano di psoriasi una buona parte ha dichiarato di trarre giovamento dal
praticare attività fisica, ma quasi un quarto di loro ha anche sottolineato che le chiazze rappresentano
un ostacolo nel continuare a fare sport.
Fastidio, dolore, imbarazzo: parlarne col medico aiuta
Diverse ricerche hanno messo in luce che non sono pochi i pazienti che cambiano in modo radicale le
proprie abitudini sociali a causa della malattia: si sentono limitati nell’andare al mare o nel praticare
alcuni sport, perché le lesioni al palmo delle mani o sulle piante dei piedi possono interferire
pesantemente con determinate attività, così come si può provare imbarazzo a indossare abiti corti,
senza maniche, o costumi per il timore che si vedano le chiazze.
«Recenti dati indicano poi che i soggetti affetti da psoriasi sono meno propensi a praticare attività
sportiva per ragioni sia di carattere fisico (fastidio, prurito o dolore) che di natura psicologica (stati
depressivi correlati alla patologia). Invece l’attività sportiva è fondamentale per la nostra salute in
generale e può essere molto utile anche contro questa malattia infiammatoria della pelle.
I pazienti con psoriasi, prima di rinunciare a fare esercizio, dovrebbero parlare con il proprio
dermatologo di fiducia che sicuramente darà consigli sul miglior tipo di attività fisica e sullo stile di vita
da seguire, al fine di ridurre l’impatto della patologia cutanea e migliorare la loro qualità di vita».
(Salute, Corriere)
PAGINA 4
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 501
ALIMENTI E SALUTE
TANTE PROTEINE E GRASSI BUONI:
ECCO PERCHÉ LE UOVA FANNO BENE
Contengono molte vitamine e minerali importanti per il benessere dell'organismo
Oltre a essere poco costose, facili da cucinare e poliedriche - dalla frittata al ciambellone, passando per
i biscotti, la crema pasticcera e la pasta all'uovo, sono tante e diverse tra loro le pietanze che grazie ad
esse si possono realizzare - le uova sono anche preziose alleate per l'organismo umano.
Molte, infatti, sono le caratteristiche nutrizionali che le contraddistinguono e che fanno di questo
alimento un concentrato di salute.
Un uovo di medie dimensioni (50 gr) contiene circa 6 grammi di proteine, elementi
indispensabili per la costruzione e il mantenimento di tutti i tessuti dell'organismo umano (muscoli,
organi, pelle e tessuti), oltre che per la produzione di anticorpi, enzimi e ormoni. Le calorie, poi, sono
poche, se paragonate all'alto valore nutrizionale di questo alimento:
65 kilocalorie per ogni uovo.
Quanto ai grassi, rappresentano circa il 9% del contenuto edibile di questo alimento (concentrati quasi
del tutto all'interno del tuorlo): di questi, la maggior parte sono grassi buoni (solo il 28% è
rappresentato dai grassi saturi, che tendono a depositarsi con più facilità sulle pareti delle arterie e
che favoriscono l'aumento dei livelli di colesterolo).
Le uova contengono inoltre acidi grassi omega-3 a lunga catena (simili a quelli contenuti in diversi
tipi di pesci) che aiutano il mantenimento delle funzioni cerebrali e della vista.
Quanto al contenuto di colesterolo, se è vero che le uova ne contengono alte quantità (per ogni uovo
si parla di circa 160 mg di colesterolo) è anche vero che, mentre in passato il colesterolo assunto
mediante alimenti era considerato una delle cause dell'aumento dei livelli di colesterolo cattivo nel
sangue e, quindi, dell'incremento del rischio di patologie coronariche, studi più recenti hanno invece
messo in evidenza che il colesterolo alimentare è in grado di aumentare anche la presenza di
colesterolo buono.
A far crescere i livelli di colesterolo cattivo sono piuttosto i grassi saturi: e dal momento che le uova ne
contengono in bassa percentuale (meno del 30% di tutti i grassi) gli esperti affermano che, a differenza
di quanto comunemente si crede, l'effetto di uova strapazzate e frittate sull'aumento del colesterolo
cattivo è "clinicamente insignificante".
Quanto alle vitamine, la vitamina A mantiene la pelle sana e favorisce un buon funzionamento del
sistema immunitario e della vista:
 la vitamina B2 (o riboflavina) e la B12 favoriscono un buon funzionamento del metabolismo, dei
globuli rossi, della vista e del sistema nervoso;
 la vitamina B5 o acido pantotenico aiuta il metabolismo energetico e le capacità cognitive; la
vitamina B9 o acido folico favorisce la crescita dei tessuti durante la gravidanza;
 la vitamina D mantiene ossa e denti sani e favorisce l'assorbimento del calcio;
 la vitamina E aiuta a mantenere in salute il sistema riproduttivo, il sistema nervoso e i muscoli;
 la colina aiuta il metabolismo dei grassi e la funzione del fegato.
Quanto ai minerali, un uovo di media grandezza contiene circa 100 mg di fosforo (mantiene ossa e
denti forti e favorisce il buon funzionamento del metabolismo energetico), 70 mg di potassio (ricopre
un ruolo cruciale nel mantenimento della pressione sanguigna e nel regolare l'eccitabilità
neuromuscolare e la ritmicità del cuore), 25 mg di calcio (fondamentale per il benessere di denti e ossa)
e 0,8 mg di ferro (favorisce la produzione di globuli rossi e, attraverso questi ultimi, il trasporto
dell'ossigeno in tutto l'organismo). (Salute, Sole 24ore)
PAGINA 5
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 501
PREVENZIONE E SALUTE
QUALI FARMACI SÌ E QUALI NO QUANDO SI ALLATTA
L’Agenzia italiana del farmaco ha redatto e reso disponibile una lista dei prodotti
sicuri per mamme e neonati. Poche le controindicazioni
Sono rari i casi in cui l’assunzione di farmaci da parte della
mamma richieda la sospensione, temporanea o definitiva,
dell’allattamento al seno.
La notizia, tranquillizzante, arriva dall'Agenzia Italiana del
farmaco che ha condotto insieme all’Università delle Marche, di
Padova e Siena una revisione dei maggiori studi scientifici sulla
sicurezza delle terapie assunte prima del concepimento, durante
la gravidanza e nel post-partum, di cui parte dei contenuti sono
leggibili sul sito dell’Agenzia.
ALLATTAMENTO AL SENO E FARMACI – L’ago della bilancia pende più verso i benefici
dell’allattamento al seno, importante forma non solo di sostentamento ma anche di immunizzazione a
diverse patologie neonatali e pediatriche per il bebé, o i rischi di una contaminazione del latte da
farmaci? Nell’incertezza (o disinformazione) non sono rare le mamme che decidono di sospendere,
talvolta anche senza consultare il medico, l’allattamento al seno e di passare al latte artificiale.
«Il fai-da-te è sempre un atteggiamento scorretto - spiega Costantino Romagnoli, ordinario di pediatria
all'Università Cattolica di Roma - perché nella maggior parte dei casi, anche in corso di terapia, il
rapporto tra rischi da farmaco e i benefici da latte materno è a favore del secondo.
La quantità di medicinale che potrebbe passare nel latte infatti è molto irrisoria, all’incirca l’1%, e non
in tutti i casi. Questa eventualità dipende dalla tipologia del farmaco, dalla dose assunta e dalla durata
della terapia. Se può sussistere anche un minimo rischio, sarà lo specialista a modularla o correggerla
adeguatamente». Per limitare qualche potenziale effetto collaterale, una strategia pratica però esiste:
«È possibile assumere i farmaci – subito dopo la poppata, poiché la maggiore biodisponibilità nel
sangue avviene tra una e tre ore dalla somministrazione o ancora lasciare trascorrere all’incirca tre ore
fra l'ingestione del farmaco e la poppata successiva. Infine, in caso di terapia giornaliera, il momento
migliore per assumerla è alla sera prima del riposo più lungo del bambino».
FARMACI OUT – Sono poche le controindicazioni, ma qualche limitazione alla prosecuzione
dell’allattamento al seno in terapia c’è: «Va sospeso in modo assoluto - raccomanda Romagnoli - con
farmaci anti-tumorali (ciclofosfamide, ciclosporina, doxorubicina, metotrexate); dopo alcuni esami
diagnostici come la tac o la risonanza magnetica in cui vengono utilizzate sostanze radioattive di
contrasto, seppure in questo caso il veto sia ristretto alla durata di azione del farmaco iniettato;
con farmaci antitiroidei (diversi dal tiouracile) e terapie a base di cloramfenicolo.
In questi casi sarà ancora una volta il pediatra a fornire indicazioni su come mantenere attiva la
produzione lattea fino al momento della ripresa dell'allattamento al seno».
FARMACI SICURI – E i farmaci ‘tranquilli’ per mamma e bebé?
«Non hanno effetti collaterali, se assunti nelle dosi naturali, gli analgesici e gli
antipiretici (paracetamolo, acetilsalicilico, ibuprofene);
la maggior parte dei rimedi per tosse e raffreddore, alcuni antibiotici (penicillina e derivati,
eritromicina, cefalosporine).
Lo stesso si può dire per la digossina, l'insulina, i broncodilatatori (salbutamolo), la maggior parte
degli antiipertensivi, gli integratori alimentari contenenti ferro e vitamine e tutti i farmaci
somministrabili ai bambini nei primi mesi di vita». (Salute, Fondazione Veronesi)
PAGINA 6
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 501
MEDAGLIE ALLA PROFESSIONE E GIURAMENTO DI GALENO
Sabato 13 Dicembre, ore 20.30, Teatro Auditorium Mediterraneo Mostra d’Oltremare.
MEDAGLIE alla PROFESSIONE LAUREATI FARMACISTI CON
40 ANNI DI LAUREA
(Laureati nell’anno 1974)
ALBANESE
ALFANI
ALDO ARRICHIELLO
BERTINI
BOSSA
BUONO
CAIAZZA
CASTALDO
CAUTIERO
COZZOLINO
DE RUGGIERO
DI FRANCO
FERRARA
Emma
Maurizio
Giovanni
Antonio
Pasquale
Catello
Anna
Ersilia
Giuseppe
Domenica
Ruggiero
Carmela
Antonio
FIMIANI
FUSCO
GILIBERTI
GIUDICEPIETRO
GRECO
GRISPELLO
LOPEZ
PIRAS
SCHIOPPA
SCOGNAMIGLIO
SIDIROPULOS
SPAGNUOLO
Luisa
Aldo
Giovanni
Giampiero
Maria
Donato
Ciro
Ermelinda
Francesco
Guido
Nikolaos
Maria Rosaria
PAGINA 7
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 501
MEDAGLIE ALLA PROFESSIONE E GIURAMENTO DI GALENO
Sabato 13 Dicembre, ore 20.30, Teatro Auditorium Mediterraneo Mostra d’Oltremare
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