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1 Il Sistema della lingua spagnola

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1 Il Sistema della lingua spagnola
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Il Sistema della lingua spagnola
La lingua nota oggi come spagnolo deriva da un dialetto del latino parlato sviluppatosi nella parte centro-settentrionale
della Penisola iberica, in quella che adesso è la Spagna settentrionale. Nel corso degli ultimi 1000 anni, la lingua si diffuse a
sud verso il Mar Mediterraneo, e successivamente viene esportata nell'impero coloniale spagnolo, in particolare nelle Americhe.
Oggi è la lingua ufficiale di 21 nazioni e di numerose organizzazioni internazionali, ed è una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni
Unite.
Lo sviluppo della fonologia spagnola risulta distinto da quello delle altre lingue romanze per diverse caratteristiche:

dittongazione della E e O breve accentate latine in sillaba chiusa come pure aperta (tiempo, puerta);

palatalizzazione dei gruppi latini -NN- e -LL- (año, silla);

la fusione fonemica di /b/ e /v/, rendendo, per esempio, il nome tubo e il verbo tuvo foneticamente equivalenti (in tutti
i contesti tranne quelli di ipercorrezione o pronuncia ortografica.

spirantizzazione di /b/, /d/, e /g/ — non solo dal latino originario B, D, e G (come nello sp. probar, sudar, legumbre),
ma anche dal latino P, T, e C (come nello sp. sabe, vida, lago);

desonorizzazione e ulteriore sviluppo delle sibilanti spagnole medievali, producendo (1) la velare fricativa [x] in parole
come caja, hijo, gente, e (2) — in molti dialetti della Spagna, comprese le varietà prestigiose di Madrid, Toledo, ecc.
— la interdentale [θ] in parole come cinco, hacer, e lazo; e

aspirazione ed eventuale perdita della F Latina, segnata nella grafia moderna dalla ‹h› muta in parole
come hablar, hilo, hoja.
Il sistema latino delle quattro coniugazioni del verbo nello spagnolo viene ridotto a tre. Gli infiniti latini con le terminazioni -ĀRE,
-ĒRE, e -ĪRE diventano rispettivamente gli infiniti spagnoli in -ar, -er, e -ir. La terza coniugazione latina — infiniti terminanti in ĔRE — viene ridistribuita tra quelle in -er e -ir (per es. FACĔRE > hacer, DICĔRE > decir). La morfologia verbale spagnola
continua a usare alcune forme sintetiche latine, sostituite da quelle analitiche in francese e italiano (cfr. sp. lavó, fr. il a lavé,
it. lavò), e il modo congiuntivo spagnolo mantiene separate le forme del presente e del passato.
La sintassi spagnola fornisce una traccia evidente di alcuni oggetti diretti: il cosiddetto a "personale". Lo spagnolo, unico tra le
lingue romanze, mantiene l'uso di un "ridondante" pronome oggetto indiretto (le, les), anche in presenza di un sintagma
nominale oggetto indiretto. In merito ai pronomi soggetto, lo spagnolo (come l'italiano) è una lingua pro-drop, vale a dire che
il sintagma verbale può spesso stare da solo senza l'uso di un pronome soggetto (o sintagma nominale soggetto). Confrontata
ad altre lingue romanze, lo spagnolo ha una sintassi alquanto più libera, con restrizioni relativamente minori per quanto
concerne l'ordine dei costituenti della frase soggetto – verbo – oggetto. A causa del prolungato contatto linguistico con altre
lingue, il lessico spagnolo contiene prestiti dal basco, dall'arabo e dalle lingue indigene delle Americhe.
Gli accenti (acuti) — usati nello spagnolo moderno per marcare la vocale della sillaba tonica in parole dove l'accento non è
previsto di norma — entra in uso in modo sporadico nel XV secolo, e più massicciamente nel XVI secolo. Il loro uso inizia ad
essere standardizzato nel XVIII secolo con l'avvento della Accademia Reale Spagnola.
Storia esterna
La lingua spagnola standard è anche chiamata castigliano. Nella sua prima forma documentata e approssimata così fino al XV
secolo, viene chiamata abitualmente spagnolo antico o medievale. Dal XVI secolo in poi, grosso modo, viene chiamato
spagnolo moderno. Lo spagnolo del XVI e XVII secolo è talvolta qualificato come "classico", in riferimento alle qualità
letterarie di questo periodo. Diversamente dall'inglese e francese, per lo sviluppo dello spagnolo non si è soliti parlare di uno
stadio "medio". Lo spagnolo castigliano prosegue, dopo il crollo dell'impero romano, come continuazione del latino
parlato nei monti cantabrici, nella Spagna settentrionale, nell'VIII e IX secolo, secondo il parere dei maggiori studiosi. Con
la Reconquista, questo dialetto settentrionale si diffuse verso sud, dove quasi per intero assorbe o sostituisce i dialetti
provinciali, ma al tempo stesso attinge in modo massiccio dal vocabolario degli arabi moreschi e viene influenzato
dal mozarabico (il linguaggio romanzo dei cristiani lasciato in territorio moresco) e dal giudeo-spagnolo (ladino), lingue queste,
quasi completamente scomparse nella penisola iberica nel tardo secolo XVI.
Il prestigio di cui godeva la Vecchia Castiglia e la sua lingua viene a propagarsi in parte con le gesta degli eroi castigliani nelle
battaglie della Reconquista — tra i quali ricordiamo Fernán González e Rodrigo Díaz de Vivar (El Cid) — e tramite i poemi
cavallereschi che di loro parlavano, recitati in castigliano anche fuori dall'originario territorio di questo dialetto.
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Secondo la tradizione filologica, si pensa che il "primo spagnolo scritto" si trovi nelle cosiddette glosse emilianensi, dove vi
sono appunto "glosse" (traduzioni di parole isolate e frasi in una forma più simile allo spagnolo che al latino) aggiunte tra le righe
di un manoscritto scritto precedentemente in latino. La datazione stimata varia dal tardo X all'inizio dell'XI secolo.
I primi passi verso la standardizzazione del castigliano scritto vennero fatti nel XIII secolo dal re Alfonso X di Castiglia, noto
come Alfonso il Saggio, il quale raggruppò alla sua corte scribi, supervisionando i loro scritti, in castigliano, costituiti da opere di
storia, astronomia, giurisprudenza e altri campi della conoscenza.
Antonio de Nebrija scrisse la prima grammatica di lingua spagnola, Gramática de la lengua castellana, e la presentò, nel 1492,
alla regina Isabella, la quale, a quanto si dice, stimava molto l'utilità della lingua come strumento di egemonia, quasi
prevedendo l'imminenza dell'impero a venire con i viaggi di Colombo. Dato che lo spagnolo antico somiglia abbastanza alla
lingua scritta moderna, oggi un lettore spagnolo può riuscire a leggere i documenti medievali senza troppa difficoltà.
L'Accademia Reale Spagnola venne fondata nel 1713, in gran parte con lo scopo di preservare la "purezza" della lingua,
pubblicando il suo primo dizionario in sei volumi durante il periodo 1726–1739, e la sua prima grammatica nel 1771,
continuando di volta in volta a produrre nuove edizioni sia dell'uno che dell'altra. Oggi, ogni nazione di lingua spagnola ha
un'analoga accademia linguistica, e nel 1951 viene fondata l'Associazione delle Accademie di Lingua Spagnola.
All'inizio del XVI secolo, la colonizzazione spagnola portò la lingua nelle Americhe (Messico, America Centrale e da un capo
all'altro del Sud America), dove è parlata ancora oggi, come pure in misura molto minore in molti arcipelaghi e isole del Pacifico:
le Filippine, Palau, le Marianne (compresa Guam), e in ciò che oggi sono gli Stati Federati della Micronesia.
L'uso della lingua nelle Americhe venne continuato dai discendenti degli spagnoli, sia dai creoli spagnoli che da coloro che
diventeranno in maggior parte di sangue misto spagnolo-amerindio (i cosiddetti mestizo). Dopo le guerre di indipendenza
combattute da queste colonie nel XIX secolo, la nuova élite governante estese il loro spagnolo all'intera popolazione onde
rafforzare l'unità nazionale; l'incoraggiamento verso tutti i nativi a parlare fluentemente lo spagnolo ha avuto un grande
successo, tranne nelle parti isolate delle precedenti colonie spagnole.
Nel tardo secolo XIX, le colonie ancora spagnole di Cuba e Puerto Rico favoriranno l'immigrazione dalla Spagna, e similmente
le altre nazioni dell'America Latina come Argentina, Uruguay e in misura minore Cile, Colombia, Messico, Panamá e Venezuela,
attraendo ondate di immigrazione europea, spagnola e non, nel tardo XIX e inizio del XX secolo. Grandi gruppi di popolazione
delle nazioni (una minoranza piuttosto consistente) dei discendenti della seconda e terza generazione adottarono la lingua
spagnola in seguito alle politiche di assimilazione ufficiale dei loro governi, compresi gli europei di religione cattolica, favorevoli
a prestare giuramento di fedeltà al governo della loro nazione prescelta.
Quando gli Stati Uniti entrarono in possesso di Puerto Rico in conseguenza della guerra ispano-americana, la sua popolazione
— costituita quasi interamente da spagnoli e da afro-caraibici di sangue misto (mulato e mestizo) — conservò l'eredità del suo
spagnolo come lingua madre, insieme all'inglese-americano imposta come lingua co-ufficiale. Nel XX secolo, più di un
milione portoricani emigrarono negli Stati Uniti.
Una situazione similare si verificò nell'America sud-occidentale, tra cui California, Arizona, Nuovo Messico e Texas, dove gli
spagnoli, i creoli (tejanos, californios, ecc.) seguiti dai chicanos (americani messicani) e successivamente da immigranti
messicani, conservarono viva la lingua spagnola, prima, durante e dopo l'appropriazione americana di quei territori in seguit o
alla guerra messicano-statunitense. Lo spagnolo continua ad essere usato da milioni di cittadini statunitensi e immigranti
provenienti dall'America Latina (per esempio, molti cubani arrivati a Miami (Florida), allorché iniziava la rivoluzione cubana nel
1959, e seguiti da altri gruppi latino-americani; la maggioranza locale è adesso di lingua spagnola. Lo spagnolo è ora
considerato come la "seconda lingua" della nazione, mentre oltre il 5% della popolazione statunitense parla lo spagnolo, ma l a
maggior parte degli americani latino/ispanici sono bilingui o parlano regolarmente l'inglese.
La presenza dello spagnolo nella Guinea Equatoriale risale al tardo XVIII secolo, e venne adottato come lingua ufficiale quando
nel 1968 venne concessa l'indipendenza.
Lo spagnolo è ampiamente parlato nel Sahara Occidentale, già protettorato/colonia della Spagna dal 1880-90 al 1970-80. È
anche parlato in alcune luoghi degli Stati Uniti non facenti parte dell'impero spagnolo, come nello Spanish Harlem a New York,
prima da immigranti provenienti da Portorico, e successivamente da altri immigranti latino-americani arrivati verso la fine del XX
secolo.
Nel 1492 la Spagna espelle la sua popolazione ebraica. La loro lingua giudeo-spagnola, chiamata ladino, si sviluppa seguendo
una sua direzione precisa, continuando ad essere parlata da un numero sempre minore di parlanti, principalmente in Israele,
Turchia e Grecia.Nelle Marianne, la lingua spagnola si conservò fino alla guerra del Pacifico, ma attualmente è parlata soltanto
da un ristretto numero di persone.
La politica linguistica nella Spagna franchista veniva a dichiarare lo spagnolo come la sola lingua ufficiale in Spagna, e al giorno
d'oggi è la lingua utilizzata in massima parte dal governo, negli affari, nell'educazione pubblica, nei posti di lavoro, nella cultura
e nell'arte, e dai media. Negli anni '60 e '70, il parlamento spagnolo permise alle province l'uso di tre altre lingue nei documenti
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ufficiali: catalano per la Catalogna, basco per le province basche e galiziano per la Galizia. Agli inizi degli anni ottanta,
allorché la Spagna diventa una democrazia, queste lingue regionali e minoritarie vengono reintegrate nell'uso comune come
lingue secondarie, ma lo spagnolo resta comunque la lingua universale del popolo spagnolo.
Quando nel 1945 fu fondata l'organizzazione delle Nazioni Unite, lo spagnolo venne designato come una delle cinque lingue
ufficiali (insieme al cinese, inglese, francese e russo; una sesta lingua, l'arabo, venne aggiunta nel 1973).
La lista dei premi Nobel per la Letteratura comprende undici autori di lingua spagnola (José Echegaray, Jacinto
Benavente, Gabriela Mistral, Juan Ramón Jiménez, Miguel Ángel Asturias, Pablo Neruda, Vicente Aleixandre, Gabriel García
Márquez, Camilo José Cela, Octavio Paz e Mario Vargas Llosa).
Influenze
Molti castigliani partecipanti alla reconquista, e più tardi alle campagne di ripopolazione, furono di discendenza basca, e questo
viene messo in evidenza da molti toponimi sparsi per tutta la Spagna. L'influenza della fonologia basca è accreditata da alcuni
ricercatori per l'attenuazione delle labiodentali dello spagnolo, in cui la labiodentale [v] vira verso la [β], cancellando alla fine la
labiodentale [f]. Altri negano o minimizzano l'influenza basca, asserendo che questi mutamenti avvengono nei dialetti colpiti in
modo del tutto indipendente l'uno dall'altro in conseguenza di cambiamenti interni (vale a dire, fattori linguistici, non inf luenze
esterne). È inoltre possibile che le due cause, interne ed esterne, abbiano lavorato concordamente intensificandosi a vicenda.
Sebbene in maggior parte le lingue germaniche ne siano colpite pochissimo durante lo sviluppo fonologico, molte parole
spagnole di origine germanica sono comunissime in tutte le varietà dello spagnolo quotidiano. I termini che indicano direzioni
cardinali (norte, este, sur, oeste), per esempio, sono tutti ripresi da parole germaniche.
Nel 711 la Spagna venne invasa dai mori, che portarono nella penisola iberica la lingua araba. D'allora fino alla caduta
dell'emirato di Granada (1492), lo spagnolo attinse dal vocabolario arabo e, inoltre, anticamente, veniva scritto in alfabeto
arabo.
Storia interna
I primi mutamenti fonetici nella storia dello spagnolo, già dal IX secolo, sono da riferirsi a "errori di ortografia" nella scrittura del
latino, a parole isolate e occasionalmente ad alcuni testi. Il miscuglio variegato di convenzioni ortografiche utilizzate in questi
materiali complicano il compito di ricostruire la storia dei mutamenti. La coerenza ortografica e la mole linguistica documentata
aumenta enormemente a partire dal XIII secolo in poi.
Lo spagnolo condivide con altre lingue romanze la maggior parte dei cambiamenti fonologici e grammaticali che caratterizzano
il latino volgare, come l'abbandono della lunghezza vocalica diversificata, la perdita del sistema paradigmatico dei casi a favore
dei nomi, e la scomparsa dei verbi deponenti.
Sincope
La sincope nella storia dello spagnolo si riferisce alla scomparsa di una vocale atona nella sillaba che immediatamente
precede o segue la sillaba accentata. All'inizio della sua storia, lo spagnolo perse tali vocali allorché precedute o seguite da R o
L, e tra S e T.
sincope arcaica nello spagnolo
Contesto
Parole latine
Parole spagnole
_r
aperīre, humerum, litteram, operam
abrir, hombro, letra, obra
r_
eremum, viridem
yermo, verde
_l
acūculam, fabulam, insulam, populum
aguja, habla, isla, pueblo
l_
sōlitārium
soltero
S_t
positum, consūtūram
puesto, costura
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Successivamente, dopo il periodo di sonorizzazione intervocalica, le vocali atone vennero a perdersi tra altre combinazioni di
consonanti:
sincope successiva nello spagnolo
Contesto
Parole latine
Parole spagnole
B_t
cubitum, dēbitam, dūbitam
codo, deuda, duda
c _ m, c _ p, c _ t
decimum, acceptōre, recitāre
diezmo, azor, rezar
d_c
undecim, vindicāre
once, vengar
f_c
Ad verificare
averiguar
m _ c, m _ n, m _ t
hāmiceolum, hominem, comitem
anzuelo, hombre, conde
n _ c, n _ t
dominicum, bonitāte, cuminitiāre
domingo, bondad, comenzar
p_t
capitālem, computāre, hospitālem
caudal, contar, hostal
s _ c, s _ n
quassicāre, rassicāre, asinum, fraxinum
cascar, rascar, asno, fresno
t _ c, t _ n
masticāre, portaticum, trīticum, retinam
mascar/masticar, portazgo, trigo, rienda
Elisione
Mentre le consonanti intervocaliche sorde venivano spesso sonorizzate, molte occlusive
occasionalmente b) venivano a cadere del tutto attraverso un processo chiamato elisione.
intervocaliche
(d, g,
e
Esempi di elisione nello spagnolo
Consonante
Parola latina
Parola spagnola
b→Ø
vendēbat
Vendía
d→Ø
comedere, hodiē, quō modō
comer, hoy, cómo
g→Ø
cōgitāre, digitum, legere, rēgem
cuidar, dedo, leer, rey
Sonorizzazione e spirantizzazione
In
quasi
tutte
le lingue
romanze
occidentali le occlusive latine sorde — /p/, /t/ e /k/,
rispettivamente
rappresentate ortograficamente con P, T, e C — in un contesto "intervocalico" (qualificato sotto), sono sottoposte a uno, due o
tre stadi successivi di lenizione, dalla sonorizzazione alla spirantizzazione verso, in alcuni casi, l'elisione (cancellazione).
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Nello spagnolo queste tre consonanti in genere subiscono sia la sonorizzazione che la spirantizzazione, dando rispettivamente
come risultato le fricative sorde: [β], [ð] e [ɣ].
Il contesto fonologico di questi mutamenti non è solo tra vocali, ma anche dopo una vocale e prima di una consonante
sonorante come /r/ (latino patrem > spagnolo padre) — ma non al contrario (latinopartem > spagnolo parte, non *parde).
Esempi di sonorizzazione e spirantizzazione nello spagnolo
Consonanti
Parola latina
Parola spagnola
p → b [β]
aperīre, cooperīre, lupum,
operam, populum, capram
abrir [ɑˈβrir],
cubrir [kuˈβrir],
lobo [ˈloβo],
obra [ˈoβrɑ], pueblo [ˈpweβlo], cabra [ˈkɑβrɑ]
t → d [ð]
cīvitātem, latum, mūtāre,
scūtum, petram
ciudad [θjuˈðɑð], lado [ˈlɑðo], mudar [muˈðɑr],
escudo [esˈkuðo], piedra [ˈpjeðrɑ]
c → g [ɣ]
focum, lacum, locum,
saeculum, sacrātum
fuego [ˈfweɣo], lago [ˈlɑɣo], luego [ˈlweɣo],
siglo [ˈsiɣlo], sagrado [sɑˈɣrɑðo]
La forma verbale digo è un esempio interessante che mostra come appaiono i differenti mutamenti fonetici nelle diverse forme
del verbo. In particolare, alcune forme di decir saranno caratterizzate dalla mutazione della /k/ nella /θ/ spagnola (ciò si verifica
allorché la /k/ latina è seguita da /i/ o /e/), ma in altre forme verbali la /k/ è sonorizzata e spirantizzata in /ɡ/. Questo succede
anche in pochi altri verbi spagnoli terminanti in -cer o -cir, come mostrato nello schema sottostante:
Forme con /k/ → /θ/
Forme con sonorizzazione di /k/ in /ɡ/
Italiano
Latino
Spagnolo
Italiano
Latino
Spagnolo
Dire, raccontare
Dice, racconta
dīcere /diːker/
dīcet /diːket/
decir /deˈθiɾ/
dice /ˈdiθe/
Dico,
Dica
racconto
dīcō /diːkoː/
dīcat /diːkat/
digo /ˈdiɡo/
diga /ˈdiɡa/
Fare, fabbricare
Fa, costruisce
facere /fakere/
facit /fakit/
hacer /aˈθeɾ/
hace /ˈaθe/
Faccio, costruisco
Faccia
faciō /fakjoː/
faciat /fakjat/
hago /ˈaɡo/
haga /ˈaɡa/
Dittongazione in sillabe aperte e chiuse
La vocali E e O brevi toniche del latino subiscono la dittongazione in molte delle lingue romanze occidentali. Nello spagnolo
questo mutamento si verifica indifferentemente dal tipo di sillaba (aperta o chiusa), contrariamente al francese e all'italiano,
dove ha luogo solo in sillabe aperte, e in forte contrasto con il catalano e il portoghese — lingue ugualmente della penisola
iberica — dove questa dittongazione non si verifica affatto. Di conseguenza, la fonologia spagnola mostra un sistema pentavocalico, e non epta-vocalico, tipico della maggior parte delle altre lingue romanze occidentali.
dittongazione spagnola in sillaba aperta o chiusa
Tipo di Sillaba
Latino
Spagnolo
Francese
Italiano
Catalano
Portoghese
Aperta
petram, focum
piedra, fuego
pierre, feu
pietra, fuoco
pedra, foc
pedra, fogo
Chiusa
festam, portam
fiesta, puerta
fête, porte
festa, porta
festa, porta
festa, porta
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Parole dotte e semplificazione dei gruppi consonantici
Nella seconda metà del XIII secolo, le parole dotte — vale a dire, termini "eruditi" trasmessi in parte attraverso la scrittura e
perciò influenzati dalla loro forma latina — divennero sempre più frequenti con le opere di Alfonso X. Molti di questi lavori
contengono gruppi consonantici che, nella trasmissione orale, si sono ridotti nei secoli scorsi ad essere più semplificati o a
singole consonanti. Questo stesso processo colpisce molte di queste nuove parole, più accademiche , specialmente quando
nell'antico spagnolo medievale esse si diffondono nell'uso popolare. Alcuni gruppi consonantici colpiti da questo fenomeno sono
– ct -, - ct [i] -, - pt -, - gn -, - mn - e – mpt -. La maggior parte delle forme semplificate d'allora sono ritornate a far parte delle
forme colte o al contrario considerate come volgari.
Riduzione dei gruppi consonantici
Gruppo
consonantico
Forma latina
Forma dotta
Forma spagnola
medievale
Forma spagnola moderna
ct → t
effectum,
perfectum,
respectum, sectam
efecto,
perfecto,
respecto, secta
efeto,
perfeto,
respeto, seta
efecto,
perfecto,
respeto/respecto, secta
ct[i] → cc[i] → c[i]
affectiōnem,
perfectiōnem
affección,
perfección
afición,
perfeción
afición/afección,
perfección
pt → t
acceptāre,
conceptum
baptismum,
aceptar, baptismo,
concepto
acetar,
conceto
bautismo,
aceptar,
concepto
bautismo,
gn → n
dignum,
significāre
magnificum,
digno,
magnífico,
significar
dino,
sinificar
manífico,
digno,
significar
magnífico,
mn → n
columnam, solemnitātem
columna,
solemnidad
coluna, solenidad
columna, solemnidad
mpt → nt
promptum, exemptum
prompto, exempto
pronto, exento
pronto, exento
lectiōnem,
lección,
lición,
lección,
La maggior parte di questi termini hanno forme moderne che somigliano molto più al latino che non all'antico spagnolo. Nello
spagnolo medievale, le forme semplificate erano accettabili e coesistevano (e talvolta entravano in competizione) con le forme
dotte. Il sistema educativo spagnolo, e successivamente la Real Academia Española, che chiedevano che tutte le consonanti di
una parola venissero pronunciate, condussero fermamente alla semplificazione della maggior parte delle forme, molte delle
quali utilizzate in opere letterarie medievali e rinascimentali (talvolta intenzionalmente come arcaismi), ma d'allora in poi sono
state in maggior parte relegate al linguaggio popolare e incolto. Occasionalmente, nello spagnolo moderno si trovano sia nelle
forme con diverse sfumature di significato che in quelle idiomatiche. Per esempio, afición è un 'appassionato di' o 'gusto per'
mentre afección è 'affezione, malattia'; il respeto dello spagnolo moderno equivale a 'rispetto', mentre con respecto a significa
'per quanto concerne'.
Vocalizzazione
Il termine "vocalizzazione" si riferisce al cambiamento di una consonante in un suono simil-vocalico. Alcune consonanti in finale
di sillaba, siano già in finale di sillaba nel latino o portate in questa posizione tramite sincope, diventano semivocali.
Le labiali (b, p) ottengono la semivocale arrotondata [w] (a sua volta precedentemente assorbita da una vocale arrotondata),
mentre la velare c ([k]) produce la semivocale palatale [j] (la quale potrebbe palatalizzare un [t] che la segue ed essere
assorbita dalla affricata palatale risultante). (Le forme debda, cobdo e dubdar sono documentate nell'antico spagnolo; ma le
forme ipotetiche *oito e *noite avevano già ceduto il passo a ocho e noche già nel periodo in cui il castigliano stava diventando
una lingua scritta.)
6
Vocalizzazione di sillaba finale
Mutamento
Parola latina
Forma intermedia
Parola spagnola
p→w
baptistam
—
Bautista
b→w
dēbitam
debda
Deuda
b→w→Ø
cubitum, dubitāre
cobdo, dubdar
codo, dudar
ct → ch
octō, noctem
*oito, *noite
ocho, noche
Fusione di /b/ e /v/
La maggior parte delle lingue romanze (ma non lo spagnolo) ha mantenuto la distinzione tra i fonemi /b/ e /v/ — rispettivamente
un'occlusiva bilabiale sonora e una sorda, di solito una fricativa labiodentale. Esempi riguardanti il fonema /b/potrebbero essere
stati ereditati direttamente dal latino /b/ o essere il risultato del mutamento di sonorità del /p/ (scritti rispettivamente ‹b› e ‹p›). Il
fonema /v/ era in genere derivato da quello corrispondente alla lettera latina ‹v› e si pensa venisse pronunciato [w] nel latino
classico, ma successivamente "fortificato" nella condizione di consonante fricativa. In quelle lingue dove tale fonema viene ad
avere articolazione labiodentale, si è suggerito che simile qualità possa essere stata il risultato dovuto all'influenza della
labiodentale sorda /f/. Si è inoltre ipotizzato che l'influenza dalla lingua basca possa avere impedito la labiodentalizzazione del
fonema sonoro nello spagnolo, riducendolo alla fricativa bilabiale [β], indistinguibile da casi spirantizzati del
fonema /b/. Nell'ortografia dello spagnolo moderno le lettere ‹b› e ‹v› rappresentano lo stesso fonema, di solito trascritto
con /b/ — realizzato in genere come la fricativa [β], tranne quando si trova all'inizio o dopo una consonante nasale, nel qual
caso viene realizzato come il [b] occlusivo. La scelta ortografica di ‹b› o ‹v› dipende principalmente dall'etimologia della parola.
Dal latino f- allo spagnolo hLa F era quasi sempre iniziale nelle parole latine, e la maggior parte di queste venivano ad essere scritte con l'iniziale ‹h› in
spagnolo, adesso in massima parte sorda (vale a dire con valore diacritico). Si è ipotizzato che la lettera ‹f› originariamente
rappresentasse la labiodentale [f] latina, e che attraverso una serie di "lievi" mutamenti divenne, successivamente, bilabiale [ɸ] e
dunque glottale [h] (per cui l'ortografia moderna), essendosi perduta precedentemente in modo completo nella maggior parte
delle varianti. Sebbene la sostituzione di ‹f› con ‹h› nell'ortografia non sia frequente prima del XVI secolo, la prima
documentazione scritta del processo risale all'863, allorché il nome latino Forticius veniva ad essere scritto Ortiço, essendo già
pervenuto lo stadio di cancellazione. (Lo stesso nome appare come Hortiço in un documento datato 927). La maggior parte
delle eccezioni a questi mutamenti sono o le parole dotte (vale a dire influenzate dalla loro forma scritta latina,
come forma, falso, fama) o le parole la cui ‹f› iniziale nell'antico spagnolo è seguita da una non-vocale — ‹r›, ‹l›, o
elemento semivocalico di un dittongo — come in frente, flor, fiesta, fuerte.
Esempi dalla 'f-' latina alla 'h-' spagnola
Consonanti
Parola latina
Parola spagnola
f- → h-
fabulāri, facere, faciendam, factum, faminem,
farīnam, fēminam, fīcatum, fīlium, foliam,
fōrmōsum, fūmum, fungum, furcam
hablar, hacer, hacienda, hecho, hambre,
harina, hembra, hígado, hijo, hoja,
hermoso, humo, hongo, horca
Sviluppo moderno delle sibilanti dell'antico spagnolo
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Durante il XVI secolo, i tre fonemi sibilanti sonori — /dz/ (affricata dentale sonora), /z/ (fricativa apicoalveolare sonora)
e /ʒ/ (fricativa alveopalatale sonora), come nell'antico spagnolo rispettivamente fazer,casa e ojo — persero la sonorità
fondendosi con le loro corrispettive sorde, /ts/, /s/ e /ʃ/, come rispettivamente in caçar, passar e baxar. La lettera ‹ç›,
chiamata ‹c› cedilla, trae origine dall'antico spagnolo, ma non viene più utilizzata nella lingua moderna.
Inoltre, l'affricata /ts/ perde la sua componente occlusiva, per diventare una (ancora sibilante, laminodentale) fricativa, /s/. Di
conseguenza, il sistema dei suoni conteneva allora due fonemi fricativi sibilanti il cui contrasto dipendeva interamente da una
sottile distinzione tra i loro luoghi di articolazione: apicoalveolare nel caso della /s/ ereditata dal latino e laminodentale nel caso
della nuova sibilante fricativa/s/ derivata dall'affricata /ts/. Il “problema” di questo ridotto contrasto viene risolto nei dialetti della
Spagna settentrionale e centrale dalla dissimilazione paradigmatica e in quelli andalusi, e delle Americhe dalla fusione
fonemica.
Nei dialetti settentrionali e centrali, la fricativa laminodentale viene spostata verso una luogo interdentale dell'articolazione,
perdendo così il suo sibilio; ne risulta l'interdentale [θ]. Questo suono viene rappresentato nell'ortografia moderna da ‹c› davanti
a ‹e› o ‹i›, e da ‹z› altrove. Nel sud della Spagna e nelle Americhe i fonemi /s/ e /s/ si confondono, con il nuovo fonema,
pronunciato o come [s] (“seseo” — nelle Americhe e in alcune zone dell'Andalusia) o come [θ] (“ceceo” — altre parti
dell'Andalusia). In generale, le regioni costiere andaluse preferiscono la [θ], mentre le regioni poste più nell'entroterra
prediligono la [s] (vedi cartina del ceceo). La regione del seseo comprende Siviglia, il maggiore porto spagnolo durante la
colonizzazione delle Americhe. La maggior parte della gente destinata ad insediarsi nelle nuove colonie rimaneva per un po' a
Siviglia prima di partire, e i locali vicini fornivano molta manodopera sulla nave. Di conseguenza, come pensano gli storici della
lingua, l'intero Nuovo Mondo di lingua spagnola oggi parla una varietà di lingua derivata ampiamente dalla lingua di Siviglia.
Nel frattempo la fricativa alveopalatale /ʃ/ — risultata dalla fusione della sorda /ʃ/ (scritta ‹x› nello spagnolo antico) con
la /ʒ/ sonora (scritta con ‹j› in alcune parole, e in altre con ‹g› davanti a ‹e› o ‹i›) — era in tutti i dialetti spostata posteriormente,
per diventare (a seconda della varietà geografica) [x] velare, [χ] uvulare (in certe zone della Spagna), o [h] glottale (in Andalusia
e parti delle Americhe, specialmente nella regione caraibica). Questo suono viene rappresentato nella moderna ortografia da ‹j›,
o da ‹g› davanti a ‹e› o ‹i›.
Yeísmo
Gia dal XV secolo i documenti dell'epoca mostrano di tanto in tanto l'evidente sporadica confusione tra il
fonema /ʝ/ (generalmente scritto ‹y›) e quello laterale palatale /ʎ/ (scritto ‹ll›). Benché la distinzione si sia mantenuta nella grafia,
nella maggior parte dei dialetti dello spagnolo moderno, entrambi si sono fusi nello stesso suono palatale non-laterale, il quale
può variare foneticamente dalla fricativa palatale [ʝ] a una sibilante [ʒ], a seconda del dialetto geografico. Così, per esempio, la
maggior parte dei parlanti spagnoli hanno la stessa pronuncia per haya (dal verbo haber) come per halla (da hallar).
Questa fusione fonemica viene chiamata yeísmo, dal nome della lettera ‹y›.
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LA FRASE IN SPAGNOLO
La struttura della frase spagnola non è diversa da quella italiana. Presenta, infatti, la stessa flessibilità.
In spagnolo, tutto ciò di cui hai bisogno è un soggetto e un verbo. Come in italiano, una struttura molto comune nella
costruzione delle frasi è soggetto + verbo + altri elementi della frase, come nell'esempio qui sotto:

Italiano: Pedro lavora nella biblioteca.

Spagnolo: Pedro trabaja en la biblioteca.
L'unico requisito per una frase completa è un soggetto (anche sottinteso) e un verbo. Ci sono molte altre parti del discorso che
possono rendere la frase più complessa, ma per ora si pensi a una frase semplice come:
Pedro trabaja en una biblioteca.
Trabaja Pedro en una biblioteca.
En una biblioteca trabaja Pedro.
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Trabaja en una biblioteca Pedro.
Si ricordi che il soggetto è la persona che compie l'azione espressa dal verbo. Il verbo è solitamente la parola che esprime
l'azione ed è coniugato in concordanza col soggetto.
LA ORACIÓN SIMPLE Y LA ORACIÓN COMPUESTA
1. LA ORACIÓN SIMPLE.
Tradicionalmente se ha considerado que toda oración podía ser dividida en sujeto y predicado, pero esto no siempre es así.
Sólo hay que pensar que algunas oraciones, como las impersonales (hace frío, llueve, hay entradas), no pueden llevar sujetos
y sin embargo siguen siendo oraciones. El elemento que diferencia a la oración de otros conceptos próximos a ella es la
presencia de un verbo en forma personal. Por tanto, el núcleo del predicado es el elemento más importante y definitorio de toda
oración.
Puede ocurrir que en un enunciado con sentido completo el verbo no aparezca en forma personal. Observa los siguientes
ejemplos:
¡Cuidado con el perro! / ¡No hablar con el conductor! / ¡Silencio, por favor!
En estos casos estamos ante frases, y no oraciones, porque el verbo no aparece en forma personal o simplemente se ha
suprimido.
La oración es, por tanto, un segmento del discurso que se organiza en torno a un verbo (que se conjuga) y que puede tener
autonomía sintáctica, semántica y entonativa con respecto a otras oraciones.
2. LA ORACIÓN COMPUESTA.
Es la oración integrada por dos o más proposiciones que se encuentran en el mismo nivel sintáctico, de manera que no hay
relación de dependencia entre ellas. La oración compuesta puede formarse por yuxtaposición o por coordinación de dos o más
proposiciones.
Entre las oraciones compuestas por yuxtaposición se establece una relación asindética, es decir, sin conjunciones. Por tanto,
no hay nexos que funcionen como conectores o enlaces entre las diferentes proposiciones:
María estudia en la Universidad; Pedro trabaja en casa. / Llegó, vio, venció.
Generalmente, cuando se unen varias proposiciones por yuxtaposición, la última de ellas lo hace por coordinación:
Luis sale a la calle, María llama por teléfono y Roberto toca la guitarra.
Las oraciones compuestas por coordinación constituyen la suma de dos proposiciones que tienen el mismo protagonismo
sintáctico. Esta unión se produce a través de una conjunción conectora. El significado de la conjunción marca el sentido de las
proposiciones. Se pueden señalar tres clases de oraciones coordinadas:copulativas, disyuntivas y adversativas.
2.1. Oraciones coordinadas copulativas.
La conjunción que las introduce es y (e cuando la oración siguiente comienza por la misma vocal) y ni para su forma negativa.
La conjunción y tiene un valor aditivo, de suma:
Pedro baila y disfruta en la Feria de Abril.
Juan no canta ni toca las palmas en la romería del Rocío.
Si el grupo oracional copulativo tiene más de dos proposiciones, la conjunción aparece al final:
Ella salió a la calle, tomó el autobús y fue a la Facultad.
Generalmente el orden de las proposiciones es libre, salvo que una de ellas se plantee como una consecuencia:
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Juan Luis ha bebido demasiada manzanilla y se ha emborrachado.
En las oraciones copulativas (y en todas las coordinadas) el sujeto aparece en la primera oración:
Luis estudia en la Universidad y trabaja los fines de semana.
Porque de lo contrario puede significar cosas muy diferentes:
Estudia en la Universidad y Luis trabaja los fines de semana.
En este segundo ejemplo, el sujeto de la primera proposición parece ser otro, diferente de Luis.
2.2. Oraciones coordinadas disyuntivas.
Las proposiciones disyuntivas están conectadas por la conjunción o (u es una variante). También puede aparecer la forma o
bien. Los contenidos de estas oraciones se excluyen simultáneamente o bien se plantean como posibilidades alternativas:
¿Vienes a la cafetería o te quedas en la biblioteca?
Si el grupo oracional disyuntivo tiene más de dos proposiciones, la conjunción aparece al final:
Dime si estudias, trabajas o haces cualquier otra cosa.
2.3. Oraciones coordinadas adversativas.
En el grupo oracional adversativo, una proposición corrige a la anterior. Están introducidas por las
conjunciones pero, sino, mas y las locuciones no obstante, con todo, antes bien,…:
Es una persona distraída, pero muy inteligente.
Tiene talento, pero es un alumno holgazán.
No es lista, sino que estudia mucho.
3. LA ORACIÓN COMPLEJA.
Cuando las proposiciones presentan una relación de dependencia sintáctica y semántica estamos ante oraciones complejas.
Éstas se clasifican en relación con la clase de palabras a las que podría sustituir. Podemos dividir las oraciones complejas en
a) sustantivas, b) adjetivas y c) adverbiales.
3.1. Oraciones subordinadas sustantivas.
Son proposiciones introducidas por la conjunción que, que pueden desempeñar las funciones propias de los sustantivos.
Función de sujeto:
Me alegró que vinieras a casa esta mañana.
Parece claro que has suspendido por méritos propios.
Función de atributo:
Mi mayor deseo es que mi obra triunfe.
Función de objeto directo:
Dijo que vendría mas adelante.
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Comprobaron que era una asignatura fácil de aprobar.
Función de objeto indirecto:
Puso objeciones a que os quedarais.
Dedica todo su esfuerzo a que el negocio vaya bien.
Tiene miedo a que sean torpes en el trabajo.
Función de objeto preposicional (o suplemento):
Me alegro de que vengas con nosotros.
Confiamos en que haya hecho un buen trabajo.
Puede funcionar además como:
Complemento del nombre: Tengo miedo de que te suspendan.
Complemento del adjetivo: Estaba seguro de que iba a volver.
Complemento del adverbio: Esto pasó antes de que estallara la guerra.
Hay otras formas de introducir y construir una oración subordinada sustantiva:
a. Por medio del nexo si en las oraciones interrogativas indirectas:
Ignoramos si va a estudiar Humanidades.
No sé si tu madre estará de acuerdo.
b. Por medio de pronombres y adverbios interrogativos:
No sé qué quieres de mí.
María sabe dónde está la solución.
Ignoran cuándo vendrá el nuevo profesor.
c. Por medio de oraciones de relativo sustantivadas, puesto que no cumplen las funciones propias del adjetivo (adyacentes),
sino las del sustantivo:
No llegó quien esperas (sujeto).
Devolví el libro a quien me lo había dejado (objeto indirecto).
3.2. Oraciones subordinadas adjetivas.
Algunas proposiciones funcionan como lo haría un adjetivo, es decir, como adyacente nominal, de ahí el nombre
de subordinadas adjetivas. Van introducidas por un pronombre relativo y para que sean verdaderamente adjetivas necesitan
que el antecedente vaya expreso:
Es un coche que cuesta mucho dinero (= coche caro).
Se trata de un asunto que me trae de cabeza (=asunto complicado).
Si no aparece el antecedente, son oraciones de relativo sustantivadas y pertenecen al grupo anterior.
No entiendo qué buscas creando esa situación.
El pronombre relativo siempre cumple una función dentro de la proposición subordinada y no tiene por qué coincidir con la
función de su antecedente.
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Éstas son las principales funciones de los relativos en las proposiciones subordinadas:
SUJETO
Ejemplo
Pedro, que estudia en la universidad, es un gran lector.
OBJETO DIRECTO
Ejemplo
Conozco a tu padre, a quien respeto muchísimo.
OBJETO INDIRECTO
Ejemplo
Es mi hermana, a quien le dieron un premio.
OBJETO PREPOSICIONAL
Ejemplo
Es el sobrino con quien las tías se encariñaron.
COMPLEMENTO CIRCUNSTANCIAL
Ejemplo
Éste es el hueso con el que Caín mató a Abel.
3.3. Oraciones de relativo especificativas y explicativas.
Las oraciones de relativo pueden dividirse en especificativas y explicativas, según su relación con el antecedente:
Las oraciones especificativas van unidas al sustantivo que hace de antecedente formando un solo grupo fónico. Aportan una
información importante para la oración principal y poseen un sentido restrictivo:
El reloj que está parado marca las dos.
(Se supone que hay varios relojes, de los que tan sólo uno está parado.)
Por su parte, las oraciones explicativas ofrecen una información que puede resultar redundante, porque ya está implícita en el
antecedente. Suelen ir separadas de la oración principal por medio de comas:
El reloj, que está parado, marca las dos.
(En este caso sólo hay un reloj y está parado.)
3.4. Oraciones subordinadas adverbiales.
Son equivalentes semántica y funcionalmente a un adverbio, de ahí que cumplan las funciones de complemento circunstancial.
Subordinadas adverbiales propias.
Las subordinadas adverbiales propias son las de lugar, tiempo y modo, y pueden sustituirse por el adverbio correspondiente:
Pedro vive donde tiene la casa = Pedro vive aquí.
Trabaja desde que amanece = Trabaja pronto.
Ellos trabajan sin que les interese = Ellos trabajan así.
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Temporales.
La oración subordinada expresa algún tipo de referencia temporal. Su principal elemento introductor es la conjunción cuando.
Pueden indicarsimultaneidad: “Suelo escuchar música cuando estudio”; anterioridad o posterioridad: “Iremos a la
cafetería cuando terminen las clases”.
Otros nexos que sirven para introducir estas oraciones adverbiales temporales son: siempre que, en el momento en que, cada
vez que, en cuanto que, tan pronto como, apenas, en tanto que, al mismo tiempo que,…
De lugar.
Indican circunstancias locativas (de lugar) del verbo principal. Su principal nexo o conector es el adverbio relativo donde:
Fuimos a la casa donde nació Machado.
Se sienta donde hay mejor sombra.
El adverbio relativo donde puede ir precedido de preposición: para donde, por donde, hasta donde, hacia donde, de donde,
desde donde, en donde:
Voy por donde me dijiste.
Aparece en donde menos te lo esperas.
Modales.
Cumplen la función de los adverbios de modo en la oración principal. Su principal nexo o conector es el adverbio relativo como:
Actuó como le aconsejaste.
Otros nexos modales son: según, conforme, cual (uso literario), el modo que, la manera que:
Lo hizo conforme le habíamos dicho.
Cazaba los animales según la costumbre de su tribu.
A veces se pueden combinar dos nexos:
Bailó según como le enseñaron.
La preposición sin + la conjunción que puede tener un valor modal:
Salieron de la fiesta sin que se notara.
El nexo como puede aparecer junto con que y si:
Va por la vida como si no tuviera familia.
Hizo como que no entendía.
3.5. Oraciones adverbiales impropias.
Las oraciones adverbiales impropias tienen también un valor circunstancial, pero no pueden ser sustituidas por un adverbio.
Causales.
Cumplen la función de complemento circunstancial de causa de la oración principal:
Leo todas las noches algún libro porque me gusta muchísimo.
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Su principal nexo es la conjunción porque:
Francisco se fue de aquí porque le salió un trabajo mejor.
Otras conjunciones pueden tener también un valor causal:
Como: “Como le sobraba el dinero, se compró una avioneta”.
Pues: “Se fue de vieja pues tenía unos días de vacaciones”.
Que (siempre va con proposiciones imperativas o apelativas): “Niño, quédate ahí que te vas a mojar”.
Otros nexos son ya que, puesto que, en vista de que, dado que,…:
Ya que tú no quieres salir, iré yo.
Finales.
Funcionan como complemento circunstancial de finalidad de la oración principal:
Ha venido hasta aquí para que tratemos el asunto.
Otros nexos con valor final son: a que, por que, para que, a fin de que, con objeto de que, con intención de que,…
Tu padre trabaja duro para que puedas estudiar.
Va al ambulatorio a que le den una receta.
Te llamo con intención de que recapacites tu decisión.
Condicionales.
Funcionan como complemento circunstancial de condición de la oración principal:
Aprobarás si estudias un poco más.
La proposición subordinada recibe el nombre de prótasis y la oración principal de apódosis.
Cuando el sujeto del verbo principal coincide con el del verbo de la subordinada final, en ésta se usa el infinitivo:
He venido para pasar el día con vosotros.
Además de la conjunción condicional si, existen otros nexos para expresar este valor adverbial:
Como (siempre va con subjuntivo): Como no me llames no voy a tu cumpleaños. (Equivale a si + indicativo = si no me
llamas…)
Con que: Con que estudies un poco, sacarás el curso adelante.
Cuando: Cuando el río suena, agua lleva.
Otros nexos condicionales son siempre que, siempre y cuando, a no ser que, a menos que (estas dos últimas expresan
contenidos negativos).
Concesivas.
Funcionan como un complemento circunstancial concesivo de la oración principal:
Irán al baile aunque caigan granizos.
Su principal nexo es la conjunción aunque, que mantiene diferentes valores según vaya seguida de indicativo o de subjuntivo:
Saldremos aunque llueva (con subjuntivo expresa una hipótesis).
Aunque llueve saldremos (con indicativo expresa una realidad objetiva).
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Otros nexos son: a pesar de que, pese a que, por más que, por mucho que, por muy lejos que, por poco que.
Comparativas.
En la mayoría de los casos, el verbo de la proposición comparativa ni siquiera aparece porque es el mismo que el de la oración
principal:
Vamos más al cine que nuestros padres (van).
Viajan tanto como el ministro de exteriores (viaja).
No ocurre lo mismo cuando se comparan dos acciones verbales:
Es más difícil aprobar que suspender.
Hay tres tipos de comparación: de superioridad (más que), de igualdad (tanto como) y de inferioridad (menos que):
Los jugadores de baloncesto son más altos que los de fútbol.
Come tanto como las personas mayores.
Estudia menos que su hermano.
En algunas construcciones puede aparecer la preposición de en lugar de la conjunción que:
Duerme más de lo que le corresponde.
Consecutivas.
Expresan la consecuencia de la oración principal. Van introducidas por tan, tanto, tal, cada y un, más la conjunción que:
Es tan alto que se puede dedicar al baloncesto.
Estudia tanto que va a aprobar esa asignatura.
Lo dijo con tal enfado que todos nos asustamos.
Decía cada tontería que nos sonrojábamos.
Comentaba unas cosas que eran de vergüenza.
Ciertas oraciones consecutivas llevan la configuración que, pero sin el apoyo de intensificaciones como tan, tanto,…
Escribe que es una maravilla.
Habla que es un primor.
En ocasiones, la oración consecutiva no es sino una simple frase hecha del tipo corre que se las pela, que hay que analizar
como nuevos cuantificadores del verbo.
Lo spagnolo o castigliano è una lingua appartenente al gruppo delle lingue romanze della famiglia delle lingue indoeuropee.
Secondo un'indagine di SIL Internationa e dell'Instituto Cervantes, nel 2012 lo spagnolo era la seconda lingua più parlata al
mondo dopo il cinese (si tratta di circa 414 milioni di persone che parlano lo spagnolo come loro prima lingua).
Distribuzione geografica
I principali luoghi dove si parla spagnolo sono
in Spagna, dove ha avuto origine.
in gran parte del continente americano settentrionale, centrale e meridionale: Argentina, Bolivia, Colombia, Costa Rica,
Cuba, Cile, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Panamá, Paraguay, Perù, Porto Rico,
Repubblica Dominicana, Uruguay e Venezuela. In questi paesi è lingua ufficiale (in Porto Rico assieme all'inglese).
negli Stati Uniti d'America, dove è usato dalle comunità ispaniche in California, Arizona, Nuovo Messico, Texas e Florida, ma
anche a New York, dove è la lingua più parlata dopo l'inglese.
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nelle Filippine, dove è parlata da una piccola minoranza.
in Guinea Equatoriale e Marocco (antiche colonie spagnole).
in Medio Oriente, dalle comunità sefardite, che hanno conservato varietà linguistiche molto arcaizzanti.
sull'Isola di Pasqua, un'isola dell'Oceano Pacifico meridionale appartenente al Cile.
Il Messico è attualmente lo stato ispanofono più popoloso al mondo, seguito dagli Stati Uniti, che ospitano la seconda comunità
ispanofona del pianeta[. Tra le città ispanofone, la maggiore è Città del Messico, seguita da Bogotá e da Caracas.
Caratteristiche generali
Gli spagnoli sono soliti chiamare la loro lingua español quando questa viene citata insieme a lingue di altri stati (per esempio in
un elenco dove figurino anche il francese o l'inglese). Si usa il termine "castigliano" (castellano) soprattutto per mettere in
evidenza che è lingua originaria della Castiglia e non di altre regioni della Spagna di cui sono autoctone altre lingue
politicamente riconosciute (Catalogna, Comunità Valenciana, Isole Baleari, Paesi Baschi, Navarra e Galizia), quindi soprattutto
in rapporto ad altre lingue politicamente riconosciute della Spagna. Pure, il termine "castigliano" è diffuso anche in alcuni
contesti estranei alla Spagna. Per esempio, in Argentina castellano è, nell'uso comune, il termine utilizzato per indicare la lingua
nazionale.
Il termine generico español viene esteso anche alle zone dell'America Latina, pur senza avere connotazioni politiche e di
sovranità. La Costituzione spagnola (1978) riconosce una lingua ufficiale, indicata come castellano e tre lingue co-ufficiali: il
gallego, il basco (euskera) ed il catalano, quest'ultimo sia nella sua modalità orientale (català), sia valenciana
(valencià).Recentemente anche la Commissione Europea ha stabilito che i cittadini che si rivolgeranno al Parlamento
Europeo mediante testi scritti in queste tre lingue avranno il diritto di vedersi rispondere nella medesima lingua. I costi di
traduzione sono a carico del Governo spagnolo.
Per quanto riguarda le varietà linguistiche, ogni paese ha un suo modo particolare di parlare lo spagnolo. Ad esempio, in
Messico, il paese ispanofono più popoloso del mondo, vi sono diverse differenze lessicali (parole specifiche e d'uso quotidiano)
che rendono quella parlata anche abbastanza diversa da quella corrente in Spagna o di quella studiata nei corsi di lingua in
Europa. In Centro America la situazione è abbastanza uniforme e lo spagnolo è compreso benissimo da tutti, anche se in tali
paesi esistono ancora varie lingue indios. Nei Caraibi è possibile distinguere lo spagnolo di Cuba, quello dominicano e
quello portoricano, varianti che differiscono sia per la pronuncia sia per il significato attribuito a determinate parole. Lo spagnolo
del Venezuela è vicino a quello dei Caraibi. In America del Sud si parla correntemente spagnolo, tranne
in Brasile (portoghese), Guyana (inglese), Suriname (olandese) e Guyana francese (francese), ma con molte differenze tra una
nazione e l'altra e addirittura all'interno dei paesi più grandi.
Ad ogni modo, molte costituzioni dei paesi ispanofoni americani, a differenza della Costituzione del Regno di Spagna, indicano
nello spagnolo il nome della lingua ufficiale della nazione.
L'importanza dello spagnolo è cresciuta notevolmente negli ultimi anni e ciò grazie all'alto tasso di natalità di molti paesi in cui è
parlato, allo sviluppo economico di vari stati latino-americani, alla crescita della comunità ispanofona negli Stati Uniti.
Storia
Lo spagnolo si è sviluppato a partire dal latino volgare, subendo anche l'influenza di altre lingue del territorio romanizzato della
Penisola Iberica (basco, celtico, iberico, ecc.), dell'arabo, degli altri idiomi neolatini (occitano, catalano, italiano, portoghese,
ecc.) e, più recentemente, dell'inglese. Caratteristiche tipiche della fonologia diacronica spagnola sono la lenizione (latino vita,
spagnolo vida), la palatalizzazione (Latino annum, spagnolo año), la trasformazione in dittonghi delle vocali latine
brevi e/o (Latino terra, spagnolo tierra; Latino novus, Spagnolo nuevo). Fenomeni simili si possono trovare anche nelle
altre lingue romanze, benché lo spagnolo presenti un'influenza celtica più marcata.
Con la Reconquista, il dialetto del centro della penisola iberica si è diffuso anche nelle regioni meridionali.
Il primo libro di grammatica spagnola (e anche la prima grammatica di una lingua moderna) Gramática de la Lengua
Castellana è stato realizzato a Salamanca nel1492 da Elio Antonio de Nebrija. Quando tale lavoro è stato presentato a Isabella
I di Castiglia, la regina ha chiesto: ¿Para qué quiero una obra como ésta si ya conozco el idioma? (Per quale motivo dovrei
volere un'opera come questa, se già conosco la lingua?). L'autore ha risposto: Señora, la lengua siempre fue compañera del
Imperio(Signora, la lingua fu sempre compagna dell'Impero).
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A partire dal XVI secolo, lo spagnolo è stato introdotto in America, Micronesia, Guam,Isole Marianne, Palau e Filippine (anche
se in tutte queste isole è rimasto ben poco di tale colonizzazione, se non alcuni pidgin).
Nel XX secolo il Castigliano si è diffuso anche nelle colonie africane della Guinea Equatoriale e del Sahara
Occidentale (all'epoca noto come Río de Oro).
Fonologia
Lungo i secoli (grosso modo dal Medioevo fino al XVI secolo) il castigliano ha subito delle trasformazioni nella resa dei
diversi fonemi. Si tenga presente, d'altronde, che la differenziazione della resa di vocali e consonanti era già all'opera fin dalla
formazione delle diverse lingue neolatine e aveva giocato un ruolo determinante nella differenziazione rispetto
a portoghese, gallego, asturiano, aragonese e catalano. Per esempio la /f/ a inizio di molte parole, probabilmente per effetto di
un substrato linguistico, è finita per diventare muta, lasciando una traccia etimologica nell'uso del morfema h. La lingua
portoghese è ortograficamente e grammaticalmente (89%) simile in molti aspetti alla lingua spagnola, ma è un po' differente
nella fonologia. In alcuni luoghi, specie in Sudamerica, il portoghese e lo spagnolo vengono parlati contemporaneamente: i
parlanti portoghese leggono e capiscono lo spagnolo con molta facilità, mentre gli ispanofoni sono capaci di leggere quasi tutto
in portoghese ma capiscono la lingua parlata solo con qualche sforzo. Ciò spiega perché alcuni stranieri in Portogallo, Angola e
Brasile tendano a comunicare con la popolazione locale utilizzando lo spagnolo, e le popolazioni locali si sentono offese o
entusiasmate dall'opportunità di parlare spagnolo.
Alfabeto spagnolo (pronuncia latinoamerican)
Lo spagnolo, come tutte le lingue romanze, utilizza, per scrivere, l'alfabeto latino. Si noti, tuttavia, che alcune lettere vengono
pronunciate in maniera differente dall'italiano:
"A" Si pronuncia come in italiano.
"B" Quando è a inizio di parola o dopo M, si pronuncia come in italiano. In altre posizioni si pronuncia con un suono spirante,
diverso rispetto a quello esplosivo italiano: si deve far passare l'aria tra le labbra che, tra loro, si sfiorano appena (/β/).
In Centroamerica la pronuncia è ancora più lieve, tanto che a Cuba viene ad assumere quasi il suono /w/ (Cuba /'ku:wa/).
"C" Quando è seguita da "E" o da "I", si pronuncia /θ/ (che equivale al "th" inglese di "think") nella pronuncia standard dello
spagnolo europeo; in alcuni dialetti dello spagnolo europeo e nello spagnolo d'America si pronuncia semplicemente /s/ (seseo).
Quando è seguita da "A, O, U" si pronuncia /k/. Il gruppo "CC", se seguito da "E" o da "I" si pronuncia /kθ/ o /ks/.
"D" Si legge come in italiano, ma quando è intervocalica si pronuncia /ð/ (che equivale al "th" inglese di "then"). A fine di parola
ha un suono debole.
"E" fficialmente /e/, ma può avere, secondo la sua posizione nelle parole, una variante piuttosto chiusa (per esempio: "canté"
/canˈte/ - "cantai") o piuttosto aperta (per esempio: "perla" /ˈpɛɾla/ - "perla"), ma senza nessuna differenza semantica.
"F" Si pronuncia come in italiano.
"G" Si pronuncia /x/ o /χ/ davanti a "E" ed "I", suono equivalente al "ch" tedesco di "nach". In posizione iniziale e dopo una
consonante si pronuncia come in italiano "gatto". Quando è intervocalica e seguita da "A", "O", " ", si pronuncia /γ/ (che si
differenzia dalla "g" dura italiana perché è un suono fricativo, ottenuto facendo passare l'aria fra la lingua ed il velo palatino). Dà
luogo ai gruppi "GUE" e "GUI" che si pronunciano come "ghe", "ghi" italiani. Se però vi è una "Ü", i gruppi "GÜE" e "GÜI"
vengono a pronunciarsi come gli italiani "gue" e "gui".
"H" È sempre muta, anche se nelle parole di origine straniera si può pronunciare (e normalmente viene resa con il suono della
J, /x/ o /χ/).
"I" Come in italiano.
"J" Si pronuncia sempre /x/ o /χ/ (considerati allofoni), che equivale al "ch" tedesco di "nach". A fine di parola è più debole.
"K" Come la K in inglese.
"L" Si pronuncia come in italiano.
"LL" Si pronuncia /ʎ/ (come la "gli" nella parola italiana "famiglia", ma meno forte) nella variante standard dello spagnolo
europeo. In gran parte dei dialetti, però, si pronuncia come la semiconsonante /j/ (come la "i" nella parola italiana "ieri": il
fenomeno è chiamato yeísmo), e a volte anche /ʤ/ (come la "g" palatale in "già") in inizio di parola. In ruguay si pronuncia /ʒ/
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(come la "j" del francese o del portoghese), oppure /ʃ/ (come il primo fonema della parola italiana "scivolo": "llamo (io chiamo)" è
pronunciato /ˈʃamo/) soprattutto in Argentina, anche se in alcune zone dell'interno, Cordoba in particolare, ritorna il suono
semiconsonantico (/j/).
"M" Come in italiano.
"N" Come in italiano. Il gruppo "gn" non suona come in italiano, ma con le due consonanti distinte, quindi /gn/ o /ɣn/.
"Ñ" Si pronuncia /ɲ/ (come il gruppo "gn" italiano).
"O" Secondo lo standard /o/, ma può avere, a seconda della sua posizione nelle parole, un suono più chiuso (per esempio:
"tonto" [ˈtonto] - "sciocco") o più aperto (per esempio: "no" [nɔ] - "no/non"), ma senza nessuna differenza lessicale.
"P" Come in italiano, sebbene in parole che iniziano per "ps-" o "pn-" la "p" sia muta.
"Q" È sempre seguita da "U", e dà luogo ai gruppi "QUE" e "QUI" che si pronunciano come "che" e "chi" italiani.
"R" Quando è in inizio di parola e quando è doppia si pronuncia molto accentuata, come la /r/ in inizio parola pronunciata dai
siciliani; altrimenti è monobattente, /ɾ/.
"S" Come nell'italiano "sono". Non ha il suono della s intervocalica italiana (/z/), "rosa" non si pronuncia come in italiano /'ɾɔza/
ma /'rosa/.
"T" Come in italiano.
"U" Come in italiano, ad eccezione dei gruppi que e qui che si pronunciano come che e chi italiani. Si noti che la u è muta.
"V" Si pronuncia tale e quale alla lettera B spagnola. In spagnolo non esiste il suono /v/.
"W" È presente solo in parole straniere, e si pronuncia come la B o la V spagnola nelle parole di origine tedesca, come "gu" in
italiano nelle parole di origine inglese.
"X" All'inizio di parola si pronuncia /s/ (per esempio in "xenofobia"), negli altri casi /ks/ o /gz/. In alcuni nomi di ortografia antica,
specialmente messicani, si pronuncia /x/: Xavier, Ximena, México, Texas (che in effetti si usa anche scrivere con J: Javier,
Jimena, Méjico, Tejas), Oaxaca, etc.
"Y" Si pronuncia /j/ nello spagnolo parlato in Spagna. Si pronuncia anche /ʤ/ (come il primo fonema della parola italiana "già":
"yo" è pronunciato /ʒo/ o /ʤo/ in alcune zone dell'America Latina), oppure /ʃ/ (come il primo fonema della parola italiana
"scivolo": "yo" è pronunciato /ʃo/ soprattutto in Argentina). La congiunzione y ("e") si legge /i/ in tutte le varianti.
"Z" Si pronuncia tale e quale alla "C" spagnola seguita da "E" od "I"; perciò in Spagna (centro-settentrionale) è /θ/, mentre
in Andalusia e America Latina è semplicemente /s/.
Vocali
Nella sua evoluzione dal latino volgare alla lingua attuale, lo spagnolo ha sviluppato un sistema a cinque vocali (a, e, i, o, u),
simile quindi a quello della lingua siciliana, ma diverso - per esempio - dal sistema vocalico dell'italiano (sette vocali, a, ɛ, e, i, ɔ,
o, u), del catalano (otto vocali, a, ɛ, e, i, ɔ, o, u, ə) o del francese (dodici vocali, a, ɑ, ɛ, e, i, y, u, o, ɔ, œ, ø, ə, senza considerare
le nasali).
Consonanti
Tavola dei fonemi consonantici dello spagnolo
Labiale
Nasale
Occlusiva
Dentale
m
p
f
Palatale
n
ɲ
tʃ
t
b
Fricativa
Alveolare
k
ʝ
d
(θ)
Velare
s
ɡ
x
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Vibrante
r
Battuta
Laterale
l
(ʎ)
Le consonanti tra parentesi sono i fonemi dello spagnolo standard in Spagna, ma assenti in molti dialetti, specialmente quelli
dell'America Latina.
Variante canaria e latinoamericana
Alle Canarie e in buona parte dell'America Latina si parla lo spagnolo, ma con inflessioni linguistiche particolari. Queste
inflessioni non sono comuni a tutti i Paesi latinoamericani, in cui si trovano grandi differenze tra un Paese e l'altro (variazioni che
del resto non mancano nemmeno tra le diverse isole dell'arcipelago canario). Non c'è niente che si possa definire uno
"spagnolo americano", giacché le varietà americane sono molto diverse e hanno subito trasformazioni importanti negli ultimi
secoli. Comunque, ci sono alcune differenze caratteristiche comuni rispetto allo spagnolo iberico (della Spagna Nord e
Centrale):
Di fatto non esiste la seconda persona plurale: il vosotros è sostituito dall’ustedes, e i verbi si pongono alla terza persona
plurale
Il pretérito perfecto (passato prossimo) è spesso sostituito dal pretérito indefinido (passato remoto) anche per le azioni avvenute
in un passato recente o non ancora concluse.
A livello fonetico si riscontrano varie caratteristiche che si incontrano anche nel sud della Spagna (Andalusia):
Non esiste il suono interdentale (c seguita da e o i, e z), che diventa sempre il suono s aspro.
Ugualmente in quasi tutte le zone si presenta il fenomeno del yeismo, per il quale il suono della ll palatale si confonde con
quello della y.
Si mantengono arcaismi riguardo alla Spagna e s'accettano più neologismi che le varietà iberiche (più conservative).
Il vocabolario Ispano-Americano si differenzia da quello iberico per i seguenti aspetti:
"Marinerismos en tierra"
I termini che in Spagna erano circoscritti al campo marittimo, vennero ampliati e usati anche nella terra ferma ad esempio venne
impiegata una parola come chicote che indicava inizialmente l'estremità di una corda e successivamente venne estesa e usata
in alcuni Paesi americani con il significato di 'frusta' (invece in Spagna si preferisce usare azote olátigo).
Arcaismi
Alcune forme tradizionali non più usate nella penisola iberica sono ancora vive in America come, ad esempio, la
parola lindo vigente nello spagnolo peninsulare del XVII secolo e successivamente sostituita da bonito o hermoso. Comunque,
è importante ricordare che i parlanti latinoamericani, molto più numerosi degli Spagnoli, considerano arcaismi anche parole che
sono ancora in uso in Spagna ma non nei territori americani, come sarebbe lo stesso "vosotros" (voi).
Neologismi
In America sono vigenti dei neologismi ottenuti ad esempio dalla derivazione con preferenza per determinati affissi come ad
esempio il suffisso -ada che forma delle parole comeatropellada<atropello, sconosciuta in Spagna.
Cambi semantici
Fin dai tempi della colonizzazione in America Latina molte parole subirono un cambio semantico dovuto al fatto che molte voci
vennero usate in America per riferirsi a cose, entità e fenomeni simili ma distinti a quelli spagnoli. La parola chula ad esempio
ha un diverso significato nei due continenti: una mujer chula in Spagna può significare una donna simpatica oppure
presuntuosa, mentre in alcune zone americane come Messico, Guatemala, ecc., l'aggettivo chula è sinonimo di una donna bella
e attraente.
Prestiti linguistici
19
In America Latina vengono adoperati molti prestiti linguistici ovvero termini di un'altra lingua che non sono stati incorporati alla
norma peninsulare. Nel lessico di alcuni paesi (Argentina e Uruguay in particolare), che hanno conosciuto
nell'Ottocento e Novecento un forte movimento immigratorio sono stati incorporati vari termini di origine italiana e, in minor
misura, tedesca, polacca, russa e francese. Il secolare contatto dello spagnolo con le lingue indigene locali, alcune delle quali
(quechua, aymara, guaranì, ecc.) sono tuttora parlate da ampi strati della popolazione latinoamericana, ha determinato
l'introduzione di vari termini e modismi nel castigliano d'America, particolarmente rilevanti nei paesi andini e nella zona del Gran
Chaco.
Un esempio della diversità delle versioni della lingua in America lo costituiscono le varianti argentina e uruguaya in cui, pur
essendo presenti caratteristiche proprie di ciascuno dei due Paesi, ritroviamo alcune forme comuni:
in entrambi gli Stati, valgono alcune delle caratteristiche di cui sopra per gli altri paesi latinoamericani anche se l'accento e
l'intonazione sono peculiari dell'Argentina e dell'Uruguay e diversi da quelli di tutti gli altri Paesi.
si utilizza la forma vos al posto del tú, applicando generalmente le conseguenti forme verbali della seconda persona singolare,
che nel presente indicativo e congiuntivo e nell'imperativo derivano da quelle della seconda persona plurale, con la scomparsa
del dittongo e l'elisione della D: vos pensás (e non tú piensas), que vos pensés/pienses (nel congiuntivo sono presenti
entrambe le forme), pensá (e non pensad); nel castigliano di Spagna lo troviamo in Cervantes. A questa regola fanno eccezione
le zone corrispondenti all'attuale provincia argentina di Santiago del Estero, in cui il vos è seguito dalla seconda persona
singolare (vos piensas, vos pensaste, ecc.) e alcuni territori andini in cui non viene persa la dittongazione della seconda
persona plurale (vos pensáis). Il "vos" non è usato soltanto in Argentina, Paraguay e Uruguay, ma anche (insieme al tuteo cioè
al tu tradizionale) in ampie zone dell'America Centrale. Infatti, in Guatemala, alcuni anni fa, il "tu" era usato soltanto fra un uomo
e una donna. Usare "tu" fra due uomini non era visto bene.
i suoni di ll e y si interconfondono e suonano come la j francese di je, janvier, o quella portoghese di janeiro, tranne che nelle
zone della Provincia di Corrientes.
Distribuzione geografica
Lo spagnolo è una delle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, dell'Unione europea, dell'Organizzazione degli Stati americani,
dell'Unione africana e dell'Unione latina. Gran parte dei parlanti risiede nell'emisfero occidentale (Europa, America, e territori
spagnoli in Africa).
Con circa 106 milioni di parlanti (sia come prima che come seconda lingua), il Messico è lo Stato con la più numerosa
popolazione ispanofona del mondo. Lo spagnolo messicano si è arricchito delle lingue indie messicane ed è la versione più
diffusa della lingua negli Stati Uniti grazie alla grande popolazione immigrante messicana.
Seguono, e da lontano, la Colombia (47 milioni), la Spagna (46 milioni), l'Argentina (43 milioni) e gli Stati Uniti (30 milioni, paese
dove lo spagnolo è la lingua domestica per più del 10% dei cittadini Statunitensi.
Nazioni con una significativa popolazione di lingua spagnola
Ordine alfabetico
Numero di parlanti madrelingua
Andorra (40.000)
Messico (106.255.000)
Argentina (43 131 966)
Spagna (45.600.000)
Aruba (105.000)
Colombia (44.400.000)
Australia (150.000)
Argentina (41.248.000)
Austria (1.970)
Stati Uniti d'America (41.000.000)
Belize (130.000)
Perù (26.152.265)
Bolivia (7.010.000)
Venezuela (26.021.000)
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Bonaire (5.700)
Cile (15.795.000)
Canada (272.000)
Ecuador (15.007.343)
Cile (15.795.000)
Cuba (11.285.000)
Cina (250.000)
Repubblica Dominicana (8.850.000)
Colombia (47 945 000)
Guatemala (8.163.000)
Corea del Sud (90.000)
Honduras (7.267.000)
Costa Rica (4.220.000)
Bolivia (7.010.000)
Cuba (11.285.000)
El Salvador (6.859.000)
Curaçao (112.450)
Nicaragua (5.503.000)
Ecuador (15.007.343)
Paraguay (4.737.000)
El Salvador (6.859.000)
Costa Rica (4.220.000)
Filippine (2.900.000)
Porto Rico (4.017.000)
Finlandia (17.200)
Uruguay (3.442.000)
Francia (2.100.000)
Panamá (3.108.000)
Germania (410.000)
Filippine (2.900.000)
Giappone (500.000)
Francia (2.100.000)
Guatemala (8.163.000)
Portogallo (1.750.000)
Guiana Francese (13.000)
Haiti (1.650.000)
Guinea Equatoriale (447.000)
Russia (1.200.000)
Guyana (198.000)
Marocco (960.706)
Haiti (1.650.000)
Regno Unito (900.000)
Honduras (7.267.000)
Giappone (500.000)
Isole Vergini Statunitensi (3.980)
Italia (455.000)
Israele (160.000)
Guinea Equatoriale (447.000)
Italia (455.000)
Germania (410.000)
Kuwait (1.700)
Sahara Occidentale (341.000)
Libano (2.300)
Canada (272.000)
Marocco (960.706)
Cina (250.000)
Messico (106.255.000)
Guyana (198.000)
Nicaragua (5.503.000)
Svizzera (172.000)
Nuova Zelanda (26.100)
Israele (160.000)
Paesi Bassi (17.600)
Australia (150.000)
Panamá (3.108.000)
Belize (130.000)
21
Paraguay (4.737.000)
Curaçao (112.450)
Perù (26.152.265)
Aruba (105.000)
Portogallo (1.750.000)
Corea del Sud (90.000)
Porto Rico (4.017.000)
Andorra (40.000)
Regno Unito (900.000)
Svezia (39.700)
Repubblica Dominicana (8.850.000)
Trinidad e Tobago (32.200)
Romania (7.000)
Turchia (29.500)
Russia (1.200.000)
Nuova Zelanda (26.100)
Sahara Occidentale (341.000)
Paesi Bassi (17.600)
Spagna (46 507 800)
Finlandia (17.200)
Stati Uniti d'America (50.000.000)
Guiana Francese (13.000)
Svezia (39.700)
Romania (7.000)
Svizzera (172.000)
Bonaire (5.700)
Trinidad e Tobago (32.200)
Isole Vergini Statunitensi (3.980)
Turchia (29.500)
Libano (2.300)
Uruguay (3.442.000)
Austria (1.970)
Venezuela (26.021.000)
Kuwait (1.700)
Nel territorio britannico di Gibilterra, rivendicato dalla Spagna, l'Inglese rimane l'unica lingua ufficiale. Lo spagnolo, tuttavia,
rappresenta la lingua madre di quasi tutti i residenti. Inoltre, nella zona si parla lo llanito, misto di inglese e spagnolo.
Negli Stati Uniti, lo spagnolo è parlato da circa tre quarti della popolazione ispanica. Attualmente, ci sono circa 41 milioni di
ispanici, che rappresentano il 13,5% della popolazione totale; di questi, quasi 3 milioni non parlano una parola d'inglese. Gli
ispanici al momento sono la più grande minoranza degli Stati Uniti e vivono soprattutto in Florida (1,5 milioni), New York (1,8
milioni), Texas (3,4 milioni) e California (5,5 milioni). La stragrande maggioranza di loro provengono dal Messico e dai Caraibi
(Cuba, Porto Rico). Inoltre, lo spagnolo sta diventando un'importante lingua di studio, con un numero sempre più grande di nonispanici che lo apprendono per ragioni commerciali, politiche o turistiche. Il Castigliano è la lingua ufficiale del Nuovo
Messico (insieme all'Inglese) e del territorio americano di Porto Rico.
In Brasile, dove il portoghese è lingua ufficiale, lo spagnolo sta diventando sempre più lingua di studio. Ciò è dovuto a diversi
fattori. Innanzitutto, il fatto che il Brasile negli ultimi anni ha visto diminuire i suoi scambi commerciali con gli Stati Uniti ed
Europa ed aumentare, invece, quelli con i vicini Paesi ispanofoni (in particolar modo quelli del Mercosur). A ciò, si aggiungono i
continui scambi culturali con molti Paesi dove il Castigliano è lingua ufficiale e la forte somiglianza tra i due idiomi (cosa che,
ovviamente, facilita l'apprendimento). Per tutta questa serie di ragioni, il Congresso Nazionale del Brasile, il 17 luglio 2005, ha
approvato un provvedimento con cui lo spagnolo diventa la seconda lingua delle scuole primarie sia pubbliche che private.
Inoltre, in Brasile esiste una piccola comunità di madre lingua spagnola: si tratta di Ebrei sefarditi (parlanti sia il Castigliano
standard che il Ladino) sia di immigrati da altri Paesi sudamericani. Infine, in molti centri lungo i confini (soprattutto con
l'Uruguay) si parla un misto di spagnolo e portoghese noto come portognolo.
In Europa, al di fuori di Spagna, lo spagnolo viene parlato da comunità di immigrati in Italia (soprattutto nelle grandi città, dove le
comunità sudamericane sono in continuo aumento), Francia, Paesi Bassi, Germania e Regno Unito (con un'importante
comunità a Londra).
In Africa lo spagnolo, oltre che nelle città autonome spagnole di Ceuta e Melilla, è parlato anche nelle sue ex-colonie Guinea
Equatoriale e Sahara Occidentale.
In Asia, l'uso della lingua spagnola ha avuto un costante declino a partire dal Novecento. Dal 1973, lo spagnolo non è più lingua
ufficiale nelle Filippine e dal 1987 non è più lingua curricolare negli studi superiori. Ormai, è usato quotidianamente solo dallo
0,01% della popolazione (2.658 persone stando al censimento del 1990). Lo 0,4% dei filippini usa un creolo-spagnolo noto
22
come chabacano (292.630 persone nel 1990); a ciò si aggiungono i numerosi prestiti presenti nelle varie lingue filippine e
l'importanza storica del Castigliano (basti pensare che gran parte della letteratura e dei documenti storici del paese fino agli inizi
del Novecento furono redatti in questa lingua). Tuttavia, negli ultimi anni, nell'arcipelago filippino, c'è un rinnovato interesse
culturale per lo spagnolo.
Esistono, poi, piccolissime comunità di "ex-immigrati" in vari Paesi asiatici che possono vantare una certa conoscenza della
lingua: si tratta di Cinesi nati in Messico e poi deportati in Cina e di Giapponesi di terza o quarta generazioni nati in Perù e
ritornati in Giappone.
Anche in Oceania, lo spagnolo non riveste grande importanza.
In Antartide, lo spagnolo è usato nelle stazioni scientifiche di Argentina, Cile, Perù e Spagna.
Esempi di lingua
Parole e frasi di uso comune
Sí = “sì”
No = “no”
¡Hola! = “ciao!”
¡Buenos días! = “Buon giorno!” (Letteralmente: “buoni giorni”)
¡Buenas tardes! = “Buon pomeriggio!” (Letteralmente: “buoni pomeriggi”)
¡Buenas noches! = “Buona sera!”/ “Buona notte!” (Letteralmente: “buone notti”)
¡Adiós! =“Arrivederci!”
¡Hasta luego! = “A dopo!”
¡Buena/mucha suerte! = “Buona fortuna!”
¡Felicidades! = “Auguri!”
Por favor = “Per favore”
(Muchas) gracias = “Grazie (mille)”
De nada = “Di niente”, “Prego”
¿Qué tal? = “Come va?”
¿Cómo está (usted)/estás? = “Come sta/stai?”
Muy bien = “Molto bene”
Discúlpame = "Scusami"
¿Hablas/Habla (usted) español/italiano/inglés/francés/alemán? = “Parli/Parla spagnolo/italiano/inglese/francese/tedesco?”
¿Cómo se llama (usted)/te llamas? = “Come si chiama/ti chiami?”
No entiendo/comprendo = “Non capisco”
No sé = “Non so”
¿Qué hora es? = “Che ore sono?”
¿Dónde estás/está? = “Dove sei/Dov'è?”
¿A dónde va (usted)/vas? = “Dove va/Dove vai?”
¡Suerte! = “Buona fortuna!”
23
¡Broma! = “Scherzo!”
¡Mierda! = “Merda!”
Numeri cardinali
0. cero
1. uno
2. dos
3. tres
4. cuatro
5. cinco
6. seis
7. siete
8. ocho
9. nueve
10. diez
11. once
12. doce
13. trece
14. catorce
15. quince
16. dieciséis
17. diecisiete
18. dieciocho
19. diecinueve
20. veinte
21. veintiuno
22. veintidós
23. veintitrés
24. veinticuatro
25. veinticinco
26. veintiséis
27. veintisiete
28. veintiocho
29. veintinueve
30. treinta
31. treinta y uno
32. treinta y dos
33. treinta y tres
34. treinta y cuatro
35. treinta y cinco
36. treinta y seis
37. treinta y siete
38. treinta y ocho
39. treinta y nueve
40. cuarenta
41. cuarenta y uno
42. cuarenta y dos
43. cuarenta y tres
44. cuarenta y cuatro
45. cuarenta y cinco
46. cuarenta y seis
47. cuarenta y siete
48. cuarenta y ocho
49. cuarenta y nueve
50. cincuenta
51. cincuenta y uno
52. cincuenta y dos
53. cincuenta y tres
54. cincuenta y cuatro
55. cincuenta y cinco
56. cincuenta y seis
24
57. cincuenta y siete
58. cincuenta y ocho
59. cincuenta y nueve
60. sesenta
61. sesenta y uno
62. sesenta y dos
63. sesenta y tres
64. sesenta y cuatro
65. sesenta y cinco
66. sesenta y seis
67. sesenta y siete
68. sesenta y ocho
69. sesenta y nueve
70. setenta
71. setenta y uno
72. setenta y dos
73. setenta y tres
74. setenta y cuatro
75. setenta y cinco
76. setenta y seis
77. setenta y siete
78. setenta y ocho
79. setenta y nueve
80. ochenta
81. ochenta y uno
82. ochenta y dos
83. ochenta y tres
84. ochenta y cuatro
85. ochenta y cinco
86. ochendo y seis
87. ochenta y siete
88. ochenta y ocho
89. ochenta y nueve
90. noventa
91. noventa y uno
92. noventa y dos
93. noventa y tres
94. noventa y cuatro
95. noventa y cinco
96. noventa y seis
97. noventa y siete
98. noventa y ocho
99. noventa y nueve
100. cien
110. ciento diez
200. doscientos
500. quinientos
1000. mil
I numeri dal 200 al 400 e 600 al 900 si possono esprimere anche al femminile.
Numeri ordinali
1. primer, -ero, -era
2. segundo, -da
3. tercer, -ero, -era
4. cuarto, -ta
5. quinto, -ta
6. sexto, -ta
7. séptimo, -ma
8. octavo, -va
9. noveno, -na
10. décimo, -ma
25
11. undécimo, -ma o decimoprimero, -ra
12. duodécimo, -ma o decimosegundo, -ra
13. decimotercero, -ra
14. decimocuarto, -ta
20. vigésimo, -ma
21. vigésimo primero, -ra
30. trigésimo, -ma
40. cuadragésimo, -ma
50. quincuagésimo, -ma
60. sexagésimo, -ma
70. septuagésimo, -ma
80. octogésimo, -ma
90. nonagésimo, -ma
100. centésimo, -ma
Giorni della settimana
lunes: Lunedì
martes: Martedì
miércoles: Mercoledì
jueves: Giovedì
viernes: Venerdì
sábado: Sabato
domingo: Domenica
Nomi dei mesi
enero: gennaio
febrero: febbraio
marzo: marzo
abril: aprile
mayo: maggio
junio: giugno
julio: luglio
agosto: agosto
septiembre: settembre
octubre: ottobre
noviembre: novembre
diciembre: dicembre
Presente Indicativo del verbo ser "essere"
(yo) soy = “io sono”
(tú) eres / (vos) sos = “tu sei"
usted es=“Lei è”
(él/ella/eso) es = “lui/lei/(quello) è”
(nosotros, -as) somos = “noi siamo”
(vosotros, -as) sois = “voi siete” (informale)
ustedes son = “Voi siete” (formale)
(ellos/ellas) son = “loro/essi/esse sono”
Presente Indicativo del verbo estar "essere" (stato momentaneo) o stare
yo estoy = “io sono/sto”
tú/vos estás = “tu sei/stai”, ecc.
usted está=“Lei è/sta”
él/ella está=“egli/ella è/sta”
nosotros, -as estamos=“noi siamo/stiamo”
vosotros, -as estáis=“voi siete/state” (informale)
ustedes están=“Voi siete/state” (formale)
ellos/ellas están=“essi sono/stanno”
Presente Indicativo del verbo haber "avere" (ausiliare)
26
yo he = “io ho”
tú/vos has = “tu hai”
usted ha = “Lei ha”
él/ella ha = “egli, lui/lei ha”
nosotros, -as hemos = “noi abbiamo”
vosotros, -as habéis = “voi avete” (informale)
ustedes han = “voi avete” (formale)
ellos/ellas han = “loro/essi/esse hanno
Presente Indicativo del verbo tener "avere" (possesso)
yo tengo = “io ho”
tú tienes / vos tenés = “tu hai”
usted tiene = “Lei ha”
él/ella tiene = “egli, lui/lei ha”
nosotros, -as tenemos = “noi abbiamo”
vosotros, -as tenéis = “voi avete” (informale)
ustedes tienen = “voi avete (formale)”
ellos/ellas tienen = “loro/essi/esse hanno”
Normas para saber Cómo Escribir una Carta
1ª. Citación de la fecha del día en que escribimos.
2ª. Contestar citando fecha, referencias y asunto.
3ª. Tener presente:
- Si nos dirigimos en nombre de una sociedad, empresa, etc. para hablar en plural. Ejemplo: "Comunicamos a ustedes". No es
infrecuente usar el "singular".
- Si comenzamos con la fórmula "Señores:", el resto de la exposición irá en plural. Ejemplo: Señores. Acusamos recibo al
escrito de ustedes de fecha. No suele ser infrecuente dirigirnos a "un colectivo" en singular. Sobre todo, después de haber
escrito algunos párrafos.
- Saber despertar el interés del destinatario desde un principio, sobre todo, si la comunicación es extensa.
La carta descubre nuestra personalidad
Es tan cierto el título que nos ocupa que, si deseamos no ser confundidos, hemos de escribir tal y como hablamos, lo que no
impide que se medite detenidamente, se exprese el asunto espontáneamente y, como ya hemos indicado, se lea y relea
nuestra epístola para asegurarnos de que no existen errores ortográficos ni sintácticos.
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Otras consideraciones que revelan al destinatario nuestra personalidad, son la calidad del papel, el color de la tinta, la letra o la
clase de máquina (o impresora de ordenador), la firma y otros rasgos aparentemente triviales que suelen ser significativos para
el lector.Si estos elementos los escogemos con cuidado y sinceridad, con el ánimo de agradar y no de deslumbrar, nuestra
fotografía resultará estupenda.
Normas para contestar una carta
1. Póngase siempre en el lugar del destinatario y lea cuanto le dice con espíritu crítico.
2. Tenga presente, en el supuesto de trabajar en una empresa, dar a la escritura de su carta un matiz de seriedad, confianza y
sinceridad. Por lo que usted escriba, juzgarán a su empresa.
3. Recuerde que Sócrates hablaba al zapatero "en zapatero" y el ingeniero "en ingeniero". Hable al destinatario en el idioma
que éste utiliza.
4. Jamás imprima a la escritura un carácter impersonal y seco. Recuerde que la carta es una conversación.
5. Ya hemos visto cómo la carta descubre nuestra personalidad. Estudie con detenimiento a su corresponsal y sabrá
contestarle acertadamente.
6. Utilice, en todo momento, un lenguaje cordial y amistoso, sin pecar por exceso ni por defecto. Sepa "guardar las distancias".
No tiene por qué contestar a un "apreciado amigo" con un "querido amigo" o viceversa.
7. No sea jamás pesado, forzado o afectado. Las insistencias cansan. Si tiene que dejar constancia de su amor propio, hágalo
con sencillez y naturalidad; jamás como ofendido.
8. Recuerde que la cortesía es una norma de obligado cumplimiento en la convivencia. No nos cansaremos de repetir la
necesidad de ser atentos, afables y comedidos. En suma, corteses. Revelaremos poseer buena crianza.
9. Despierte la atención de su corresponsal.Conseguirá ser comprendido con agrado y las probabilidades de conseguir el fin
propuesto serán mayores.
10. Si piensa detenidamente en el asunto que le ocupa, la respuesta que obtenga jamás le sorprenderá. El buen corresponsal
intuye siempre la contestación porque su carta fue fruto de madurado pensar.
11. Dé prioridad al qué pensará el destinatario, sobre su estilo, acomodándose con perfección al asunto que trata.
12. Utilice la lógica en la exposición de sus ideas. Esto lo conseguirá cuando sus pensamientos constituyan una cadena para
que su corresponsal capte, sin el menor esfuerzo, de avances y retrocesos en la lectura, aquello que usted desea.
Estructura
Una carta se compone de tres partes: el encabezamiento, el cuerpo de la carta y el cierre.
El encabezamiento
El encabezamiento abarca la parte superior de la carta. Contiene siempre membrete, lugar y fecha,
dirección del destinatario, y saludo.
En general se indica también el asunto de la carta, para que el destinatario sepa directamente de
qué se trata.
El cuerpo
El cuerpo de la carta es la parte más importante. Se compone de tres partes: una introducción, un
núcleo y una conclusión.
• En la introducción se suele referir a correspondencia anterior, agradecer al destinatario y/o indicar
28
el motivo para el escrito.
• En el núcleo se desarrolla la idea principal de la carta. Es importante redactar el núcleo con
objetividad y claridad, sobre todo cuando se trate de una reclamación.
• Se termina con una conclusión que sirve de resumen de la carta y/o de estímulo.
El cierre
El cierre de la carta constituye el final de la misma.
Contiene siempre despedida, firma, nombre y cargo.
En caso de anexos se indica el número de estos. Además, es posible añadir posdata o indicar si se envían
copias a otras personas.
En la carta, todos los elementos empiezan a la izquierda de la página. Este "estilo bloque" es la manera
general de componer una carta.
Dados los objetivos de cartas comerciales, se suele tratar al destinatario con cortesía. Los tratamientos de
respeto para el saludo son ‘distinguido(s) señor(es)’ o ‘distinguida(s) señora(s)’.
Otra forma un poco más personal es ‘Estimado señor’ y las variedades correspondientes. En el cuerpo de la
carta el autor se dirige al destinatario siempre con ‘usted’ o ‘ustedes’.
Para indicar si se envían fotocopias a otras personas se usa la expresión ‘C.c.’ seguido por el nombre del
otro destinatario.
Si la carta es firmada en nombre del remitente, la firma va precedida por la abreviación ‘P.O.’ (por orden) o
‘P.A.’ (por autorización), indicando que la persona que firma la carta tiene la autorización de la persona
responsable.
A continuación le presentamos un ejemplo para que usted pueda distinguir las
Partes de la Carta:
Santiago, 14 de junio de 2003
Manuel Montt 367
A la atención del Sr. H. Riveros
SANTIAGO DE CHILE
Asunto: Invitación a charla
Distinguido Cliente:
Me contacto con Ud. para anunciarle sobre la charla que se realizará el día 21 de junio de 2003, a las 15 hs.
en nuestro auditórium, que brindará el reconocido autor de varios libros sobre managment, el señor Tom
Peters.
La charla consistirá en los siguientes tópicos: "el saber escuchar", "escuchar no es oír", "¿en qué consiste
escuchar?" y "saber escuchar = más productividad".
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Esta invitación es sólo para nuestros más exclusivos clientes, por lo cual esperamos contar con su
presencia.
Saludo a usted atentamente,
Pamela A. Ritchie
Gerente General
Ejemplos de Cartas Informales
Ejemplo de carta informal:
1. Dirección y fecha
La dirección y la fecha deben estar en la esquina derecha.
Después de la dirección, deje una línea y escriba la fecha
2. Saludo
El saludo más común en una carta informal es "Querido/a....”
Estimada Mimi,
Sin embargo, algunas personas, muy informales, utilizan el "¡Hola!"
Tenga sentido común. Si está escribiendo a su padre, no utilice el "¡Hola!", a menos que sean muy
íntimos.
3. Cuerpo
- Párrafos:
Se puede utilizar sangría, pero con la computadora se ha perdido esa costumbre.
- Lenguaje informal
El primer párrafo generalmente expresa un saludo, seguido por los deseos de buena salud. Usted
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está escribiendo a alguien que usted conoce muy bien, así que trate de ser lo más amigable posible:
¿Cómo está mi querida hermana?
Sin embargo, trate de no exagerar. También evite frases aburridas como:
Estoy escribiendo esta carta para.... A menos que le escriba a un extraño. Aun así, trate de ser lo más amable
posible:
“He oído tantas cosas de ti y me haría muy feliz si aceptases ser mi amigo por correspondencia”
Está permitido el uso coloquial del lenguaje:
Mi viaje de regreso estuvo bien, aunque fue bastante largo. Yo quería viajar en bus directo pero ¿sabes qué?,
¡todos los autobuses estaban llenos! Así que no tuve más remedio que viajar en uno regular. El viaje duró
siete horas. Cuando llegamos, tenía las piernas dormidas.
- Ortografía y puntuación
Estos errores tienden a distraer al lector.
Recuerde también usar mayúsculas donde debe, es decir los nombres de personas, lugares, fechas patrias,
etc.
- Consistencia de voz y el estilo
Utilice la voz activa si quiere que su carta suene más coloquial e interesante. Evite los cambios en la voz.
- Haga preguntas
Es bueno hacer preguntas que le gustaría que la persona respondiera.
¿Cómo están mis hermanos queridos?
4. Saludo de despedida:
En las cartas informales, la despedida siempre es muy amable:
Con amor,
Muchos besos,
Mis mejores deseos,
Te extraño mucho,
Tuyo por siempre,
Siempre seguido de una coma.
5. Posdata
Es un mensaje corto después de la despedida. Utilícela para escribir algo que olvidó en el cuerpo de la carta.
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Ejemplo de carta familiar:
En seguida, se presentan las partes y caracteristicas de la carta comercial.
La carta comercial, ademàs de las partes mencionadas en la familiar, incluye tres elementos màs en su estructura: membrete,
destinatario y nombre completo del autor con la especificaciòn de su cargo.
A. Membrete: nombre y direcciòn de la persona que escribe o de la empresa o instituciòn que representa.
B. Destinatario: nombre y apellido, cargo y direcciòn completa de la persona, empresa o instituciòn a quien va dirigida la carta.
C. Nombre completo del autor: debajo de la firma, nombre y apellidos del que escribe con el cargo o nombramiento
correspondiente.
Ejemplo:
Lic. Francisco Sanchez Beltran
Gerente General
Existe una diferencia importante entre las cartas familiares y comerciales, el tono o modo de formular el escrito: informal o
formal.
La carta comercial debe ser amable y cortas, pero màs formal que la familiar. En ella hay que ser: claro, preciso y breve; el
lector debe comprender facilmente el mensaje y estar seguro de su contenido.
PROCESO PARA REDACTAR CARTAS
Pensar en las caracterasticas del destinatario: nivel cultural, caràcter, cargo que ocupa y tipo de relaciòn que se tenga con èl
para determinar el tratamiento adecuado.
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Reflexionar en lo que se quiere comunicar. En la carta familiar, expresar con sinceridad y en forma natural, lo que se piensa y
se siente; en la comercial conviene elaborar un esquema para organizar el contenido con claridad y concisiòn.
Redactar el borrador de la carta considerando los elementos que la integran y las ideas anotadas en el esquema.
Leer en voz alta el escrito para descubrir errores o repeticiones y precisar la puntuaciòn.
Revisar la ortografìa a fin de que las palabras se escriban con las letras adecuadas.
Escribir la versi�n definitiva de la carta.
Para que la carta llegue a su destino, el sobre debe contener todos los datos y estampillas postales necesarios, como se
observa en el ejemplo de la pàgina siguiente.
Otro ejemplo de carta:
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El hijo
[Cuento. Texto completo]
Horacio Quiroga
Es un poderoso día de verano en Misiones, con todo el sol, el calor y la calma que puede deparar (cedere)la
estación. La naturaleza, plenamente abierta, se siente satisfecha de sí.
Como el sol, el calor y la calma ambiente, el padre abre también su corazón a la naturaleza.
-Ten cuidado, chiquito -dice a su hijo, abreviando en esa frase todas las observaciones del caso y que su hijo
comprende perfectamente.
-Si, papá -responde la criatura mientras coge la escopeta y carga de cartuchos los bolsillos de su camisa, que
cierra con cuidado.
-Vuelve a la hora de almorzar -observa aún el padre.
-Sí, papá -repite el chico.
Equilibra la escopeta en la mano, sonríe a su padre, lo besa en la cabeza y parte. Su padre lo sigue un rato con
los ojos y vuelve a su quehacer de ese día, feliz con la alegría de su pequeño.
Sabe que su hijo es educado desde su más tierna infancia en el hábito y la precaución del peligro, puede
manejar un fusil y cazar no importa qué. Aunque es muy alto para su edad, no tiene sino trece años. Y parecía
tener menos, a juzgar por la pureza de sus ojos azules, frescos aún de sorpresa infantil. No necesita el padre
levantar los ojos de su quehacer para seguir con la mente la marcha de su hijo.
Ha cruzado la picada roja y se encamina rectamente al monte a través del abra (valico) de espartillo.
Para cazar en el monte –c aza de pelo- se requiere más paciencia de la que su cachorro puede rendir. Después
de atravesar esa isla de monte, su hijo costeará la linde (confine, frontiera)de cactus hasta el bañado, en procura
de palomas, tucanes o tal cual casal de garzas (AIRONI), como las que su amigo Juan ha descubierto días
anteriores. Sólo ahora, el padre esboza una sonrisa al recuerdo de la pasión cinegética (riferita alla cacciaa) de
las dos criaturas. Cazan sólo a veces un yacútoro, un surucuá -menos aún- y regresan triunfales, Juan a su
rancho con el fusil de nueve milímetros que él le ha regalado, y su hijo a la meseta con la gran escopeta SaintÉtienne, calibre 16, cuádruple cierre y pólvora blanca.
Él fue lo mismo. A los trece años hubiera dado la vida por poseer una escopeta. Su hijo, de aquella edad, la
posee ahora y el padre sonríe...
No es fácil, sin embargo, para un padre viudo, sin otra fe ni esperanza que la vida de su hijo, educarlo como lo
ha hecho él, libre en su corto radio de acción, seguro de sus pequeños pies y manos desde que tenía cuatro
años, consciente de la inmensidad de ciertos peligros y de la escasez de sus propias fuerzas.
Ese padre ha debido luchar fuertemente contra lo que él considera su egoísmo. ¡Tan fácilmente una criatura
calcula mal, sienta un pie en el vacío y se pierde un hijo!
El peligro subsiste siempre para el hombre en cualquier edad; pero su amenaza amengua si desde pequeño se
acostumbra a no contar sino con sus propias fuerzas.
De este modo ha educado el padre a su hijo. Y para conseguirlo ha debido resistir no sólo a su corazón, sino a
sus tormentos morales; porque ese padre, de estómago y vista débiles, sufre desde hace un tiempo de
alucinaciones.
Ha visto, concretados en dolorosísima ilusión, recuerdos de una felicidad que no debía surgir más de la nada en
que se recluyó. La imagen de su propio hijo no ha escapado a este tormento. Lo ha visto una vez rodar envuelto
en sangre cuando el chico percutía en la morsa del taller una bala de parabellum, siendo así que lo que hacía
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era limar la hebilla de su cinturón de caza.
Horrible caso... Pero hoy, con el ardiente y vital día de verano, cuyo amor a su hijo parece haber heredado, el
padre se siente feliz, tranquilo y seguro del porvenir.
En ese instante, no muy lejos, suena un estampido.
-La Saint-Étienne... -piensa el padre al reconocer la detonación. Dos palomas de menos en el monte...
Sin prestar más atención al nimio (frivolo, futile)acontecimiento, el hombre se abstrae de nuevo en su tarea.
El sol, ya muy alto, continúa ascendiendo. Adónde quiera que se mire -piedras, tierra, árboles-, el aire
enrarecido como en un horno, vibra con el calor. Un profundo zumbido (ronzio)que llena el ser entero e
impregna el ámbito hasta donde la vista alcanza, concentra a esa hora toda la vida tropical.
El padre echa una ojeada a su muñeca: las doce. Y levanta los ojos al monte. Su hijo debía estar ya de vuelta.
En la mutua confianza que depositan el uno en el otro -el padre de sienes plateadas y la criatura de trece años-,
no se engañan jamás. Cuando su hijo responde: "Sí, papá", hará lo que dice. Dijo que volvería antes de las
doce, y el padre ha sonreído al verlo partir. Y no ha vuelto.
El hombre torna a su quehacer, esforzándose en concentrar la atención en su tarea. ¿Es tan fácil, tan fácil
perder la noción de la hora dentro del monte, y sentarse un rato en el suelo mientras se descansa inmóvil?
El tiempo ha pasado; son las doce y media. El padre sale de su taller, y al apoyar la mano en el banco de
mecánica sube del fondo de su memoria el estallido de una bala de parabellum, e instantáneamente, por
primera vez en las tres transcurridas, piensa que tras el estampido de la Saint-Étienne no ha oído nada más. No
ha oído rodar el pedregullo (pietrisco)bajo un paso conocido. Su hijo no ha vuelto y la naturaleza se halla
detenida a la vera (margine) del bosque, esperándolo.
¡Oh! no son suficientes un carácter templado y una ciega confianza en la educación de un hijo para ahuyentar
(allontanare) el espectro de la fatalidad que un padre de vista enferma ve alzarse desde la línea del monte.
Distracción, olvido, demora (ritardo) fortuita: ninguno de estos nimios motivos que pueden retardar la llegada de
su hijo halla cabida en aquel corazón.
Un tiro, un solo tiro ha sonado, y hace mucho. Tras él, el padre no ha oído un ruido, no ha visto un pájaro, no ha
cruzado el abra una sola persona a anunciarle que al cruzar un alambrado, una gran desgracia...
La cabeza al aire y sin machete, el padre va. Corta el abra de espartillo, entra en el monte, costea la línea de
cactus sin hallar el menor rastro de su hijo.
Pero la naturaleza prosigue detenida. Y cuando el padre ha recorrido las sendas de caza conocidas y ha
explorado el bañado en vano, adquiere la seguridad de que cada paso que da en adelante lo lleva, fatal e
inexorablemente, al cadáver de su hijo.
Ni un reproche que hacerse, es lamentable. Sólo la realidad fría, terrible y consumada: ha muerto su hijo al
cruzar un... ¡Pero dónde, en qué parte! ¡Hay tantos alambrados allí, y es tan, tan sucio el monte! ¡Oh, muy sucio
! Por poco que no se tenga cuidado al cruzar los hilos con la escopeta en la mano...
El padre sofoca un grito. Ha visto levantarse en el aire... ¡Oh, no es su hijo, no! Y vuelve a otro lado, y a otro y a
otro...
Nada se ganaría con ver el color de su tez (carnagione)y la angustia de sus ojos. Ese hombre aún no ha llamado
a su hijo. Aunque su corazón clama (piange)por él a gritos, su boca continúa muda. Sabe bien que el solo acto
de pronunciar su nombre, de llamarlo en voz alta, será la confesión de su muerte.
-¡Chiquito! -se le escapa de pronto. Y si la voz de un hombre de carácter es capaz de llorar, tapémonos de
misericordia los oídos ante la angustia que clama en aquella voz.
Nadie ni nada ha respondido. Por las picadas rojas de sol, envejecido en diez años, va el padre buscando a su
hijo que acaba de morir.
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-¡Hijito mío..! ¡Chiquito mío..! -clama en un diminutivo que se alza del fondo de sus entrañas.
Ya antes, en plena dicha y paz, ese padre ha sufrido la alucinación de su hijo rodando con la frente abierta por
una bala al cromo níquel. Ahora, en cada rincón sombrío del bosque, ve centellos de alambre; y al pie de un
poste (segnavia, palo), con la escopeta descargada al lado, ve a su...
-¡Chiquito...! ¡Mi hijo!
Las fuerzas que permiten entregar un pobre padre alucinado a la más atroz pesadilla tienen también un límite. Y
el nuestro siente que las suyas se le escapan, cuando ve bruscamente desembocar de un pique lateral a su hijo.
A un chico de trece años bástale ver desde cincuenta metros la expresión de su padre sin machete dentro del
monte para apresurar el paso con los ojos húmedos.
-Chiquito... -murmura el hombre. Y, exhausto, se deja caer sentado en la arena albeante, rodeando con los
brazos las piernas de su hijo.
La criatura, así ceñida, queda de pie; y como comprende el dolor de su padre, le acaricia despacio la cabeza:
-Pobre papá...
En fin, el tiempo ha pasado. Ya van a ser las tres...
Juntos ahora, padre e hijo emprenden el regreso a la casa.
-¿Cómo no te fijaste en el sol para saber la hora...? -murmura aún el primero.
-Me fijé, papá... Pero cuando iba a volver vi las garzas de Juan y las seguí...
-¡Lo que me has hecho pasar, chiquito!
-Piapiá... -murmura también el chico.
Después de un largo silencio:
-Y las garzas, ¿las mataste? -pregunta el padre.
-No.
Nimio detalle, después de todo. Bajo el cielo y el aire candentes, a la descubierta por el abra de espartillo, el
hombre vuelve a casa con su hijo, sobre cuyos hombros, casi del alto de los suyos, lleva pasado su feliz brazo
de padre. Regresa empapado de sudor, y aunque quebrantado de cuerpo y alma, sonríe de felicidad.
Sonríe de alucinada felicidad... Pues ese padre va solo.
A nadie ha encontrado, y su brazo se apoya en el vacío. Porque tras él, al pie de un poste y con las piernas en
alto, enredadas en el alambre de púa, su hijo bienamado yace al sol, muerto desde las diez de la mañana.
FIN
E 'un giorno d'estate potente Misiones, con tutto il sole, il calore e la calma che può portare alla stazione. La natura,
completamente aperto, si sentono compiaciuti.
Come il sole, il caldo e l'ambiente tranquillo, il padre apre il suo cuore alla natura.
'Attenzione, poco dice a suo figlio, abbreviando in quella frase tutte le osservazioni del caso e che suo figlio capisce.
-Sì, papà rispose la creatura, mentre la raccolta delle cartucce di fucile da caccia e carico tasche della giacca, che si chiude con
cura.
-Back-pranzo ancora visto il padre.
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'Sì, papà, ripeté il ragazzo.
Riequilibra il fucile in mano, i suoi sorrisi padre, lo bacia sulla testa e la mano. Suo padre lo segue in giro con gli occhi e tornare
al suo lavoro quel giorno, felice con la gioia del vostro piccolo.
Sappiate che il vostro bambino è educato fin dalla tenera età l'abitudine di pericolo e di cautela, in grado di gestire un fucile e
cacciare non importa quale. Anche se è molto alto per la sua età, ha solo tredici anni. E sembrava di avere meno, a giudicare
dalla purezza dei suoi occhi azzurri, la sorpresa fresca anche i bambini. Non c'è bisogno di cercare il padre del suo lavoro con
la mente di seguire i progressi del vostro bambino.
Ha attraversato il rosso tritato e instradato direttamente attraverso il valico di espartillo.
Per la caccia nel bush-capelli-caccia richiede più pazienza che il vostro cucciolo può cedere. Dopo aver attraversato la
montagna dell'isola, suo figlio pagherà fino al bordo del cactus palude, in cerca dei piccioni, tucani casal airone in quanto, come
il suo amico John ha scoperto giorni precedenti. Solo ora, il padre sorride al ricordo della passione della caccia due creature.
Vanno a caccia solo a volte un yacútoro un Surucuá-alone e ritorno trionfale, Juan al suo ranch con nove millimetri pistola che
ha dato lui e suo figlio per l'altopiano con il grande Saint-Étienne fucile da caccia calibro 16 Quad chiusura e polvere bianca.
E 'stato lo stesso. A tredici anni aveva dato la vita per il possesso di un fucile da caccia. Suo figlio, di quella età, e il padre ha
ora sorrisi ...
Non è facile, tuttavia, un padre vedovo, senza altra fede o la speranza che la vita di tuo figlio, educarlo come ha fatto, libera nel
suo breve raggio, che i suoi piedini e le mani da quando avevo quattro anni anni, consapevole della vastità di alcuni rischi e le
carenze dei loro propri.
Questo padre ha lottato con forza contro quello che considera il suo egoismo. Come creatura sbagliare facilmente, si trova un
piede nel vuoto e si perde un bambino!
Il pericolo esiste sempre per l'uomo a qualsiasi età, ma la sua amengua minaccia se fin da piccolo si abitua a fare affidamento
esclusivamente sulle proprie forze.
Questo ha portato il padre al figlio. E per farlo ha dovuto resistere non solo il suo cuore, ma il suo tormento morale, per quel
genitore, e lo stomaco la vista debole, soffre da tempo di allucinazioni.
Hai visto, di cui illusione atroce, i ricordi di felicità non dovrebbe verificarsi più di ogni altra cosa, quando è andato in pensione.
L'immagine di suo figlio non sfuggì questo tormento. Una volta visto rotolare avvolto nel sangue quando il ragazzo nella bottega
tricheco percutía un proiettile parabellum, mentre lui ha fatto è stato presentare la caccia fibbia della cintura.
Caso Horrible ... Ma oggi, con il caldo giorno d'estate e la vita, il cui amore per il figlio sembra aver ereditato il padre è felice
futuro, pacifico e sicuro.
In quel momento, non lontano, suona un botto.
Saint-Étienne-The ... -Riconoscere il padre pensa detonazione. Due uccelli nella boscaglia sotto ...
Senza attenzione all'evento banale è astratto uomo torna nel suo compito.
Il sole, già alto, continua a salire. Ovunque si guardi, le pietre, la terra, gli alberi, l'aria rarefatta in un forno, vibra con il calore.
Un ronzio profondo che riempie l'intero essere e permea la zona, per quanto l'occhio può vedere, questa volta concentrato di
vita tropicale.
Gli sguardi del padre al suo polso: dodici. E guarda in alto la montagna. Il vostro bambino dovrebbe essere già di ritorno. Nella
fiducia reciproca mettono gli uni sugli altri, il padre dei templi creatura e d'argento di tredici anni, non barare mai. Quando il
bambino dice: "Sì, papà," farà quello che dice. Ha detto che sarebbe tornato prima di mezzanotte, e il padre ha sorriso di
vederlo andare. E lui non ha.
L'uomo si gira verso il suo lavoro, cercando di concentrarsi sul loro compito. È così facile, così facile perdere la cognizione del
tempo nella foresta, e sedersi un po 'sul pavimento mentre riposava immobile?
Il tempo è passato, è 0:30. Il padre lascia il suo laboratorio, e per sostenere la mano in surge meccaniche dal profondo della
sua memoria lo scoppio di un proiettile parabellum, e subito, per la prima volta in tre trascorso, ritiene che dopo il boom del
Santo Etienne non ha sentito niente di più. Non sentì rotolare la ghiaia sotto un passo noto. Suo figlio non è tornato e la natura
si ferma ai margini del bosco, in attesa.
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Oh! non abbastanza carattere caldo e una fiducia cieca nella formazione di un bambino per allontanare lo spettro del giudizio
che un padre malato vede vista aumento dalla linea di montagna. Distraibilità, la dimenticanza, fortuito ritardo: nessuno di questi
motivi banali possono ritardare l'arrivo del tuo bambino è posto nel suo cuore.
Un colpo, un colpo suonava, e lungo. Dietro di lui, il padre sentito un rumore, non ha visto un uccello, non ha attraversato il
aperta una sola persona di annunciare che l'attraversamento di un recinto, una grande disgrazia ...
Il capo scoperto e senza machete, il padre è. Tagliare la espartillo, entra nella montagna, cactus linea costea senza trovare
traccia di suo figlio.
Ma la natura va arrestato. E quando il padre è venuto percorsi di caccia conosciuto ed esplorato il bagno invano, acquista la
certezza che ogni passo conduce in avanti, inesorabilmente fatale, il corpo di suo figlio.
Non è una critica da fare, è un peccato. Solo fredda realtà, terribile e compiuto: suo figlio è morto mentre attraversava un ... Ma
dove, in quale parte! Ci sono così tanti recinti lì, ed è così il Monte, così sporco! Oh, molto sporco! Tuttavia po 'di attenzione a
non incrociare i fili con il fucile in mano ...
Il padre soffoca un urlo. Hai visto in aria ... Oh, non suo figlio, no! E torna verso l'altro lato, e un'altra e un'altra ...
Nulla da guadagnare per il colore della sua pelle e l'angoscia nei suoi occhi. Che l'uomo non è chiamato tuo figlio. Anche se il
suo cuore piange forte per lui, la sua bocca si muove ancora. Egli sa che l'atto stesso di pronunciare il suo nome, a chiamare ad
alta voce, è la confessione della sua morte.
- Chiquito! -Improvvisamente sfugge. E se la voce di un uomo di carattere è in grado di elaborare il lutto, la misericordia
tapémonos orecchie alle grida di soccorso in quella voce.
Nessuno e niente risponde. Per il sole rossa tritata, invecchiato di dieci anni, sarà il padre alla ricerca di suo figlio, che è appena
morto.
- Il mio piccolo figlio ..! Mio Chiquito ..! -Grida in un diminutivo che sale dal profondo del suo cuore.
In precedenza, nella gioia piena e la pace, quel genitore ha subito l'allucinazione di suo figlio a rotazione con fronte aperto da
un proiettile al nichel-cromo. Ora, in ogni angolo buio della foresta, vede filo Flash, e ai piedi di un post, il fucile scarico della
porta accanto, la vede ...
- Chiquito ...! Mio figlio!
Le forze che consentono a un povero padre consegnare l'incubo più atroce allucinati hanno anche un limite. E la nostra si sente
loro a fuggire, quando vede un vantaggio bruscamente lato puntiglio il vostro bambino.
Un ragazzo di tredici anni, di una cinquantina di metri è sufficiente per vedere lo sguardo sul suo padre senza machete nella
foresta per prendere il ritmo con gli occhi umidi.
-Chiquito ... Man borbotta. E, esausta, lasciò cadere albeante seduta sulla sabbia, con le braccia che circondano le gambe di
suo figlio.
La creatura, così stretto, rimane in piedi, e capisce come il dolore di suo padre, accarezza lentamente la testa:
'Poor Dad ...
Infine, il tempo è passato. Sarà il tre ...
Insieme ora, padre e figlio si imbarcano in un ritorno a casa.
- Perché non si nota il sole di raccontare il tempo ...? Anche le mormora prima.
-Ho notato, papà ... Ma quando sono tornato ho visto aironi Giovanni e seguito ...
- Che cosa mi hai fatto passare, minuscolo!
-Piapiá ... Anche le mormora ragazzo.
39
Dopo un lungo silenzio:
E aironi, l'hai ucciso? Chiede il padre.
-No.
Minimi dettagli, dopo tutto. Sotto il cielo brucia e l'aria, alla scoperta del espartillo aperto, l'uomo torna a casa con suo figlio,
sulle cui spalle, quasi all'altezza del suo, ha passato il braccio di suo padre felice di. Torna intrisa di sudore, e anche rotto nel
corpo e nell'anima, sorride di felicità.
Sorriso di felicità allucinati ... Per questo padre va da solo.
Nessuno ha trovato, e braccioli in un vuoto. Perché dopo di lui, ai piedi di un post e con le gambe in su, aggrovigliato nel filo
spinato, il suo amato figlio sdraiato al sole, morti dieci del mattino.
NITA’ E VARIETA’ DELLA LING A SPAGNOLA
La lingua ufficiale della Spagna è lo spagnolo o castigliano, ma vengono parlate altre lingue che hanno statuti differenti.
Il castigliano ha lo statuto di lingua ufficiale. In alcuni regioni o nelle comunità autonome ci sono lingue che hanno lo statuto di
co-officialità col castigliano.
Le lingue della Spagna sono protette anche dalla costituzione spagnola nell'art. 3.
Artículo 3 de la constitución española
Articolo 3 della costituzione spagnola
El castellano es la lengua española oficial del Estado. Todos
los españoles tienen el deber de conocerla y el derecho a
usarla.
Il castigliano è la lingua spagnola ufficiale dello stato.
Tutti gli spagnoli devono conoscerla e avere il diritto a
utilizzarla.
Las demás lenguas españolas serán también oficiales en las
Le altre lingue spagnole saranno ufficiali nelle
40
respectivas Comunidades Autónomas de acuerdo con sus
estatutos.
rispettive Comunità Autonome in accordo col loro
statuto.
La riqueza de las distintas modalidades lingüisticas de
España es un patrimonio cultural que será objeto de especial
respeto y protección.
La ricchezza delle diverse lingue della Spagna è un
patrimonio culturale che sarà oggetto di speciale
rispetto e protezione.
Lo spagnolo è l'unica lingua ufficiale in tutta la Spagna, è l'unica ufficiale nelle regioni di:
Andalusia
Aragona
Asturie
Canarie
Cantabria
Castiglia e León
Castiglia-La Mancia
Estremadura
La Rioja
Madrid
Murcia
e nelle città autonome di:
Ceuta
Melilla
Lingue con uno statuto di co-officialià
Oggi, sono cinque le lingue co-officiali in Spagna:
Il catalano (català) è co-officiale in Catalogna, nelle Baleari (Balear) e nella Comunità Valenciana (dove si parla il valenciano).
Il valenciano è considerato come un dialetto del catalano.
Per la Catalogna, l'ufficialità del catalano è sancita nello statuto d'autonomia della Catalogna
il basco (euskara), che è una lingua non indo-europea, è co-officiale nei Paesi Baschi e in parte della Navarra. Il basco ha
numerosi dialetti e la forma chiamata batua o basco unificato è la sola utilizzata ufficialmente.
il gallego (galego) è co-officiale in Galizia. È molto simile al portoghese. È parlato da circa 3/4 milioni di persone tra Galizia, altri
territori della Spagna limitrofi a est, nord del Portogallo e da 1/2 milione di emigranti tra Sud America ed Europa.
l'aranese (aranés) è co-officiale nella comarca della Val d'Aran in Catalogna. È un dialetto occitano del guascone. La Val
d'Aran è l'unico territorio dove una varietà della lingua occitana ha uno statuto di ufficialità.
Lingue non ufficiali con l'uso regolato nella legge:
l'asturiano (asturianu) nelle Asturie
l'aragonese e il catalano nella parte nord dell'Aragona
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Lingue riconosciute nello statuto di autonomia:
Il leonese nella comunità autonoma di Castiglia e León.
Lingue e dialetti non-officiali:
l'estremadurano parlato nella parte occidentale dell'Estremadura.
l'eonaviego, lingua di transizione tra il galiziano e l'asturiano parlata nelle Asturie.
il montañes o cántabro in Cantabria e nelle Asturie
il caló, lingua gitana del sud della Spagna
il catalano parlato in Aragona (nella regione chiamata Frangia d'Aragona) e nella comunità autonoma di Murcia nella zona
detta el Carche o el Carxe.
il portoghese, parlato a Olivenza in Estremadura che fu annessa alla Spagna all'inizio del XIX secolo dal Portogallo.
Il quinqui
Il fala de Xálima lingua di transizione fra il gruppo gallego-portoghese e il leonese, parlato al Nord-Ovest della provincia di
Cáceres in Estremadura nella Valle de Jálama.
l'arabo parlato a Ceuta e Melilla.
Il berbero del Rif, dialetto berbero parlato a Ceuta e Melilla.
Il Silbo gomero, idioma di fischi tipico dell'isola canaria di La Gomera riconosciuto ufficialmente come lingua.
Il Llanito, un creolo tra inglese e spagnolo parlato a La Línea de la Concepción in Andalusia al confine con Gibilterra (Regno
Unito).
LA VARIETA’ DELLO SPAGNOLO IN AMERICA LATINA
Ci sono delle differenze tra lo spagnolo parlato in Spagna (conosciuto anche come spagnolo peninsulare) e lo spagnolo che si
parla in America Latina, proprio come avviene tra British e American English. In entrambi i casi, anche se la lingua è la stessa si
presentano alcune variazioni a livello di vocabolario, pronuncia e grammatica.
Ci sono vari dialetti e varietà di spagnolo nei molti paesi di lingua spagnola...e persino all'interno di uno stesso paese! Continua
a leggere per saperne di più.
1. Pronuncia della "c" e della "z"
In Spagna, le c seguita dalle vocali i ed e la z si pronunciano con un suono simile al "th" inglese, con la lingua tra i denti.
In America latina, invece, questi stessi gruppi si pronunciano come una s.
2. Vocabolario
Un'altra differenza chiave tra lo spagnolo peninsulare e lo spagnolo dell'America latina è che una stessa cosa si denomina con
parole diverse o la stessa parola può assumere significati diversi in Spagna e in America latina. Molte di queste differenze
lessicali sono dovute all'influenza delle lingue indigene nello spagnolo dell'America latina.
Per esempio, la parola "carro" in Spagna significa carro, come in italiano, mentre in America latina identifica l'automobile. In
Spagna l'auto è il "coche", mentre questa stessa parola, in America latina, identifica il passeggino dei bambini.
Qui ci sono alcune differenze nel vocabolario tra Spagna e America Latina:
Italiano
Spagnolo peninsulare (Spagna)
Spagnolo latino americano
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Auto
Coche
carro
Avocado
Aguacate
palta
Arrabbiarsi
Enfadarse
enojarse
Computer
Ordenador
computadora
Pesca
Melocotón
durazno
Patata
Patata
papa
3. Voseo
In spagnolo, oltre alla forma del tu - tú (informale) e del lei - usted (formale), ci sono alcune regioni dell'America latina dove
viene usato anche il "vos". Anche se è molto diffuso, è anche considerato in maniera diversa dal punto di vista sociale. In alcune
parti è considerato quasi slang di strada, da non usare per iscritto. In altre è considerato una forma di rispetto. L'uso del "vos" e
delle sue corrispondenti coniugazioni verbali è conosciuto come "voseo".
È usato in Argentina, Cile, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Paraguay, Uruguay e in zone della
Colombia, Venezuela, Ecuador e Messico.
4. Uso di "ustedes"
Mentre nello spagnolo peninsulare esistono due modi di indirizzarsi alla seconda persona plurale (informale - vosotros e formale
- ustedes), nello spagnolo latino americano ce n'è solo uno, ustedes.
Questo, ovviamente, si riflette nelle coniugazione del verbo corrispondente a questa persona verbale. Per esempio,
coniughiamo il verbo "hablar" (parlare):
Spagnolo peninsulare
Spagnolo latino americano
yo
Io
hablo
hablo
tú
tu (informale)
hablas
hablas
él, ella, usted
lui, lei, lei (formale)
habla
habla
nosotros
noi
hablamos
hablamos
vosotros
voi (informale)
habláis
X
hablan
hablan
ellos, ellas, ustedes
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essi, esse, voi (formale)
Quindi, per dire "Con chi parlate?"
In Spagna: "¿Con quién habláis?"
In America latina: "¿Con quién hablan?"
In Spagna si parla spagnolo, giusto? Non solo. Di fatto, la Spagna ha quattro lingue ufficiali. Il castellano - l'altro nome dello
spagnolo - si parla ovunque ed è la lingua ufficiale del paese intero. Tuttavia ciò che molti non sanno è che in Spagna ci sono
altre 3 lingue.
Queste sono il gallego, il catalano e il basco o euskera, che sono lingue co-ufficiali nelle rispettive regioni - Galizia, Catalogna e
Pasi Baschi - e hanno una presenza importante nella stampa, e negli altri media. Non sono dialetti, ma lingue completamente
indipendenti dal castellano.
Dialetti in Spagna
Oltre alle altre lingue parlate nel paese, ci sono una serie di dialetti regionali che aggiungono varietà linguistica alla Spagna. Ciò
significa che lo spagnolo parlato in diverse regioni ha acquisito caratteristiche proprie riguardo a intonazione, pronuncia o
lessico.
Dialetti dell'Andalusia e delle isole Canarie
I dialetti spagnoli parlati in Andalusia e nelle Canarie presentano delle somiglianze con lo spagnolo dell'America latina e dei
Caraibi. Il dialetto andaluso è forse il più riconoscibile ed è il secondo più diffuso dopo quello madrileno.
Seseo: la c seguita da i / e e la z si proninciano come una s
Centros (centri) si pronuncia "sentros"
Ceceo: s, c (seguita da i / e) e la z si pronunciano come il "th" inglese
Centros (centers) si pronuncia "thentroth"
Comune a Cadice
Pronuncia aspirata della s; si pronuncia quasi come una "h" inglese se si trova alla fine delle parole
Las niñas (le bimbe) si pronuncia "Lah niñah"
Los papeles (i documenti) si pronuncia "Loh papeleh"
Si omettono delle lettere/suoni nello spagnolo parlato
Pescado (pesce) si pronuncia "pescao"
La "l" si pronuncia "r" se precede una consonante
Alma (anima) si pronuncia "arma"
Alcalde (sindaco) si pronuncia "arcarde"
Si omettono le consonanti alla fine delle parole
Mujer si pronuncia "mujé"
Uso di "ustedes" invece di "vosotros" per dire "voi"
Yeísmo
"ll" pronunciata come una "y", mentre nel resto della Spagna è pronunciata come una leggera j inglese
Te llamo (pronunciata jamo) diventa "Te yamo"
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Vocabolario delle canarie
Influenzato dalla cultura Guanche, un'antica civiltà pre-europea che visse nelle Canarie
Dialetto "Madrileño"
Il dialetto "Madrileño" (da Madrid) è quello più diffuso in Spagna ed è considerato un dialetto di transizione tra quello andaluso e
il castellano del nord.
La c (seguita da i o e) e z si pronunciano come il "th" inglese ; NON la s.
Los centros si pronuncia "Los thentros"
La d alla fine delle parole viene spesso pronunciata come un "th" inglese:
Libertad (libertà) si pronuncia libertath
Tipico della zona di Madrid, nella lingua parlata, la pronuncia della s preceduto da vocale e seguito da c, come una j spagnola
(una specie di ch aspirato in tedesco). Ad esempio Oscar di pronuncerà Ojcar.
AMERICA LATINA
Lo spagnolo in America latina varia da paese a paese e persino all'interno dello stesso stato. Qui ci sono alcune delle principali
caratteristiche dello spagnolo latino americano:
VOSEO e TUTEO
Almeno in alcune parti di ogni paese latino americano, con l'eccezione di Porto Rico e della Repubblica dominicana, il pronome
"vos" è usato insieme o al posto di "tú". Entrambi significano "tu".
L'uso del pronome "vos" e delle sue corrispondenti forme verbali è conosciuto come "voseo", mentre l'uso del pronome "tú" e
delle sue corrispondenti forme verbali è conosciuto come "tuteo".
USO DI "USTEDES" INVECE CHE DI "VOSOTROS"
Mentre lo spagnolo peninsulare ha due modi di dire "voi", lo spagnolo latino americano ne ha solo uno. In Spagna si usa sia
"vosotros" (voi, informale), sia "ustedes" (loro, formale). Questo influenza anche le corrispondenti forme verbali.
CONSONANTI DEBOLI O PERSE
Come nella Spagna meridionale, nello spagnolo parlato molte consonanti alla fine di una sillaba o di una parola si perdono o
vengono pronunciate debolmente. Questo si verifica specialmente con il suono finale della "s". Per esempio: "los niños" (i
bambini) si pronuncerà qualcosa come "loh niñoh", "adios" (arrivederci) si pronuncerà "adioh" e la frase "esto es lo mismo"
(questo è lo stesso) si pronuncerà "ehto eh lo mihmo".
Nelle parola in cui appare una "d" tra due consonanti, spesso questo suono viene omesso facendo risultare "cansao" la parola
"cansado" (stanco) e "pecao" la parola "pecado" (peccato).
Noterai questa variazione nei Caraibi, la gran parte dell'America centrale, l'intera costa pacifica del Sud America, le nazioni del
Rio de la Plata e alcune aree del Messico. Anche la "r" in fondo alle forme dei verbi all'infinito viene spesso omessa nel parlato,
facendo risultare, ad esempio, "comé" il verbo "comer" (mangiare).
SESEO
La c (seguita da i ed e) e la z si pronunciano come "s" invece che con il suono simile al "th" inglese comune in Spagna.
"Centros" (centri) si pronuncia quindi "sentros", mentre in alcune aree della Spagna si pronuncia "thentros".
YEÍSMO
"ll" viene pronunciata come una "y", mentre nel resto della Spagna viene pronunciata come una leggera j inglese.
Te llamo (pronunciata te jamo) diventerà "Te yamo"
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CONFUSIONE TRA IL SUONO "L" E IL SUONO "R"
Come in alcune parti della Spagna del Sud, si fa una certa consufione tra i suoni l ed r. La "l", quando si trova prima di una
consonante, all'interno di parola, spesso si pronuncia come una "r". Per esempio, la parola "alma" (anima) si pronuncerà
"arma".
Questo avviene specialmente nella regione dei Caraibi e in alcune parti del Cile.
INFLUENZE - LINGUE INDIGENE, EUROPEE, ECC.
Dalle lingue indigene come il Nahuatl, il Mapudungun, il Guarani e il Quechua alle lingue europee come il Gallego, l'Italiano e il
Francese, l'America latina è sicuramente un melting pot di influenze.
Lo spagnolo parlato riflette le varie culture che hanno abitato l'America latina durante gli anni. Anche se la lingua base è il
castellano, si ritrovano tracce di lingue indigene, europee e persino africane nei dialetti regionali latino americani.
Un bell'esempio è l'Argentina, che possiede circa 9.000 parole che vengono usate solo qui. Perù possiede una considerevole
popolazione asiatica e, nel corso degli anni, ha spagnolizzato molte parole giapponesi e cinesi. Il Venezuela ha integrato parole
africane nello spagnolo, influenze dell'epoca in cui gli spagnoli giunsero qui portando schiavi dall'Africa.
Lo spagnolo – varietà
Lo spagnolo o castigliano è una lingua appartenente al gruppo delle lingue romanze della famiglia delle lingue indoeuropee.
Secondo alcune classificazioni, è la quarta lingua più parlata al mondo in termini assoluti (si tratta di circa 330 milioni di parlanti,
mentre è la seconda per numero di madrelingua, dopo il cinese.
I principali luoghi dove si parla spagnolo sono:
in Spagna, dove ha avuto origine.
in gran parte del continente americano centrale e meridionale: Argentina, Bolivia, Colombia, Costa
Rica, Cuba, Cile, Ecuador, ElSalvador, Guatemala,Honduras, Messico, Nicaragua, Panamá, Paraguay, Perù, Porto
Rico, Repubblica Dominicana, Uruguay e Venezuela. In questi paesi è lingua ufficiale (in Porto Rico assieme all'inglese).
negli Stati Uniti d'America, dove è usato dalle comunità ispaniche: California, Arizona, Nuovo Messico, Texas, Florida, ma
anche New York, dove è la lingua più parlata dopo l'inglese.
nelle Filippine, dove è parlata da una piccola minoranza.
in Africa, in Guinea Equatoriale e Marocco (antiche colonie spagnole).
in Medio Oriente, dalle comunità sefardite, che hanno conservato varietà linguistiche molto arcaizzanti.
Il Messico è attualmente lo stato ispanofono più popoloso al mondo, seguito dagli Stati Uniti, che ospitano la seconda comunità
ispanofona del pianeta. Tra le città ispanofone, la maggiore è Città del Messico, seguita da Bogotà e da Caracas.
Caratteristiche generali
Gli spagnoli sono soliti chiamare la loro lingua español quando questa viene citata insieme a lingue di altri stati (per esempio in
un elenco dove figurino anche il francese o l'inglese). Si usa il termine "castigliano" (castellano) soprattutto per mettere in
evidenza che è lingua originaria della Castiglia e non di altre regioni della Spagna di cui sono autoctone altre lingue
politicamente riconosciute (Catalogna, Comunità Valenciana, Isole Baleari, Paesi Baschi, Navarra e Galizia), quindi soprattutto
in rapporto ad altre lingue politicamente riconosciute della Spagna. Pure, il termine "castigliano" è diffuso anche in alcuni
contesti estranei alla Spagna. Per esempio, in Argentina castellano è, nell'uso comune, il termine utilizzato per indicare la lingua
nazionale.
Il termine generico español viene esteso anche alle zone dell'America Latina, pur senza avere connotazioni politiche e di
sovranità. La Costituzione spagnola(1978) riconosce una lingua ufficiale, indicata come castellano e tre lingue co-ufficiali:
il galiziano (galego), il basco (euskera) ed il catalano, quest'ultimo sia nella sua modalità orientale (català), sia valenciana
(valencià). Recentemente anche la Commissione Europea ha stabilito che i cittadini che si rivolgeranno alParlamento
Europeo mediante testi scritti in queste tre lingue avranno il diritto di vedersi rispondere nella medesima lingua. I costi di
traduzione sono a carico del Governo spagnolo.
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Per quanto riguarda le varietà linguistiche, ogni paese ha un suo modo particolare di parlare lo spagnolo. Ad esempio,
in Messico, il paese ispanofono più popoloso del mondo, vi sono diverse differenze lessicali (parole specifiche e d'uso
quotidiano) che rendono quella parlata anche abbastanza diversa da quella corrente in Spagna o di quella studiata nei corsi di
lingua in Europa. In Centro America (Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Panamá) la situazione è
abbastanza uniforme e lo spagnolo è compreso benissimo da tutti, anche se in tali paesi esistono ancora varie lingue indios.
Nei Caraibi è possibile distinguere lo spagnolo di Cuba, quello dominicano e quello portoricano, varianti che differiscono sia per
la pronuncia sia per il significato attribuito a determinate parole. Lo spagnolo del Venezuela è vicino a quello dei Caraibi. In
America del Sud si parla correntemente spagnolo, tranne in Brasile (portoghese), Guyana (inglese), Suriname (olandese)
e Guyana Francese (francese), ma con molte differenze tra una nazione e l'altra e addirittura all'interno dei paesi più grandi.
Ad ogni modo, molte costituzioni dei paesi ispanofoni americani, a differenza della Costituzione del Regno di Spagna, indicano
nello spagnolo il nome della lingua ufficiale della nazione.
L'importanza dello spagnolo è cresciuta notevolmente negli ultimi anni e ciò grazie all'alto tasso di natalità di molti paesi in cui è
parlato, allo sviluppo economico di vari stati latino-americani, alla crescita della comunità ispanofona negli Stati Uniti.
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