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Le Rime di Michelangelo

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Le Rime di Michelangelo
A. A. 2011- 2012 – Semestre primaverile
Seminario di letteratura moderna: Le Rime di
Michelangelo
Calendario delle lezioni
Ven. 24 febbraio 08:15 – 10:00 MIS 4126 Introduzione
Ven. 2 marzo 08:15 – 10:00 MIS 4126 Introduzione
Ven. 9 marzo 08:15 – 10:00 MIS 4126 Introduzione
Ven. 16 marzo 08:15 – 10:00 MIS 4126 Analisi testi I-X
Ven. 23 marzo 08:15 – 10:00 MIS 4126 Analisi testi XI-XX
Gio. 29 marzo 17:15 – 19:00 MIS 2116 Analisi testi XXI-XXX
Ven. 30 marzo 08:15 – 10:00 MIS 4126 Analisi testi XXXI-XL
Ven. 27 aprile 08:15 – 10:00 MIS 4126 Analisi testi XLI-L
Ven. 4 maggio 08:15 – 10:00 MIS 4126 Analisi testi LI-LX
Ven. 11 maggio 08:15 – 10:00 MIS 4126 Analisi testi LXI-LXX
Ven. 25 maggio 08:15 – 10:00 MIS 4126 Analisi testi LXXI-LXXX
Ven. 1 giugno 08:15 – 10:00 MIS 4126 Analisi testi LXXXI-LXXXIX
Annullata: Ven. 20 aprile 2012
Bibliografia I: i testi
• L’edizione critica di riferimento per le rime di Michelangelo
rimane quella a cura di Enzo Noè Girardi, Bari, Laterza,
1960. Tra le più recenti edizioni commentate si segnalano: Rime e
lettere, a cura di Paola Mastrocola, Torino, UTET, 1992; Rime, a
cura di Matteo Residori, Milano, Mondadori, 1998; Rime, a cura
di Stella Fanelli, Milano, Garzanti, 2006; Rime, a cura di Paolo
Zaja, Milano, Rizzoli, 2010. Inoltre si veda la sezione
michelangiolesca in Poeti del Cinquecento, a cura di
Guglielmo Gorni, Massimo Danzi e Silvia Longhi, MilanoNapoli, Ricciardi, 2001.
• L’epistolario è raccolto in Il Carteggio di Michelangelo, 5
voll., edizione postuma di G. Poggi a cura di P. Barocchi e
R. Ristori, Firenze, Sansoni – SPES, 1965-1983. Una buona
ricostruzione biografica è fornita in A. Forcellino, Michelangelo,
una vita inquieta, Roma-Bari, Laterza, 2005.
Bibliografia II: studi sul poeta
• Enzo Noè Girardi, Studi su Michelangelo scrittore, Firenze, Olschki, 1974;
Walter Binni, Michelangelo scrittore, Torino, Einaudi, 1975*; Glauco Cambon, La poesia di
Michelangelo. Furia della figura [1985], Torino, Einaudi, 1991.
• Roberto Fedi, Il canzoniere (1546) di Michelangelo Buonarroti, in Il libro di poesia dal copista al
tipografo, a cura di Marco Santagata e Amedeo Quondam, Modena, Panini, 1989, pp.
193-213 (e in Id., La memoria della poesia, Roma, Salerno, 1990, pp. 264-305); Id.,
“L’imagine vera”: Vittoria Colonna, Michelangelo e un’idea di Canzoniere, «Modern Language
Notes», 107 (1992), pp. 46-73*; Lucia Ghizzoni, Indagine sul «Canzoniere» di Michelangelo,
«Studi di filologia italiana», 49 (1991), pp. 167-187; Carlo Vecce, Petrarca, Vittoria
Colonna, Michelangelo. Note di commento a testi e varianti di Vittoria Colonna e Michelangelo,
«Studi e problemi di critica testuale», 44 (1992), pp. 101-125; Thomas E. Mussio, The
Augustinian Conflict in the Lyrics of Michelangelo: Michelangelo reading Petrarch, «Italica», 74
(1997), pp. 339-359*; Giulia Ponsiglione, La lirica di Michelangelo e i poeti savonaroliani,
«Critica del testo», 2 (2003), pp. 855-881*; Claudio Scarpati, Michelangelo poeta dal
canzoniere alle rime spirituali, «Aevum», 77 (2003), pp. 593-613 (poi in Id., Invenzione e
scrittura. Saggi di letteratura italiana, Milano, Vita e Pensiero, 2005, pp. 101-128); Antonio
Corsaro, Intorno alle rime di Michelangelo Buonarroti. La silloge del 1546, «Giornale storico
della letteratura italiana», 185 (2008), pp. 536-569*.
Bibliografia III: cataloghi e altro
• Alla produzione poetica e alla cultura letteraria di Michelangelo hanno fatto
riferimento anche alcune recenti mostre: Michelangelo e Dante, Catalogo della
Mostra (Torre de’ Passeri, Casa di Dante in Abruzzo, 30 settembre – 30
novembre 1995), a cura di Corrado Gizzi, Milano 1995; Vittoria Colonna e
Michelangelo, Catalogo della Mostra (Firenze, Casa Buonarroti, 24 maggio – 12
settembre 2005), a cura di Pina Ragionieri, Firenze, Mandragora, 2005; L’ultimo
Michelangelo. Disegni e rime attorno alla Pietà Rondanini, Catalogo della Mostra
(Milano, Castello Sforzesco, Museo d’Arte Antica, 24 marzo - 19 giugno 2011),
a cura di Alessandro Rovetta, Milano, Silvana, 2011.
• Sul rapporto con Vittoria Colonna: Massimo Firpo, Vittoria Colonna,
Giovanni Morone e gli ‘spirituali’, «Rivista di Storia e Letteratura
religiosa», 24 (1988), pp. 212-261; Emidio Campi, Michelangelo e Vittoria
Colonna: un diario artistico-teologico ispirato da Bernardino Ochino,
Torino, Claudiana, 1994; Vittoria Colonna Dichterin und Muse Michelangelos, a cura
di Sylvia Ferino Pagden, Wien, KHM, 1997; V. Colonna, Sonnets for Michelangelo,
edited and translated by Abigail Brundin, Chicago, University of Chicago Press,
2005; Maria Forcellino, Michelangelo, Vittoria Colonna e gli ‘spirituali’:
religiosità e vita artistica a Roma negli anni Quaranta, Roma 2009.
Michelangelo a Firenze
Michelangelo a Roma (I)
Michelangelo a Roma (II)
Michelangelo, Pietà Bandini,
Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
A. Condivi:
“Saria cosa impossibile narrare la bellezza e gli affetti che ne’ dolenti e mesti
volti si veggiono, sì di tutti gli altri, sì dell’affannata madre. Vo’ ben dire ch’è
cosa rara e delle faticose opere ch’egli fin a qui abbia fatte. [...] Fa disegno di
donar questa Pietà a qualche chiesa, e a piè de l’altare ove sia posta farsi
seppellire”.
G. Vasari:
“Era questo Cristo, come deposto di croce, sostenuto dalla Nostra Donna,
entrandoli sotto ed aiutando con atto di forza Nicodemo fermato in piede, e
da una delle Marie che lo aiuta, vedendo mancare la forza della Madre, che
vinta dal dolore non può reggere: né si può vedere corpo morto simile a quel
di Cristo [...]. Opera faticosa, rara in un sasso, e veramente divina; e questa [...]
restò imperfetta, ed ebbe molte disgrazie, ancoraché egli avesse avuto animo
che dovesse servire per la sepoltura di lui a piè di quello altare, dove pensava
di porla. [...] La quale egli spezzò in questo tempo per queste cagioni: perché
quel sasso aveva molti smerigli ed era duro, e faceva spesso fuoco nello
scarpello, o fusse pure che il giudizio di quello uomo fusse tanto
grande, che non si contentava mai di cosa che e’ facesse: e che e’ sia il
vero, delle sue statue se ne vede poche finite nella sua virilità”.
In vista del lavoro individuale…
1. verifica della natura di questo insieme: se canzoniere o semplice silloge di
rime: ideale cammino spirituale? unitaria esigenza narrativa? elementi
connettivi? (cfr. Ghizzoni 1991, p. 184)
2. analisi linguistica e stilistica: soprattutto cercando tessere di confronto in
Dante e nel corpus dei poeti del 400 fiorentino, Lorenzo, Pulci e Poliziano
3. valutazione dei materiali raccolti nel commento, per provare a certificare
spessore e natura della scrittura michelangiolesca (la questione del suo
‘petrarchismo’ eterodosso)
4. analisi metrica e delle figure metriche e retoriche, in genere non registrate
nel commento
5. analisi tematica
6. osservazione delle varianti, isolamento di eventuali casi significativi e
formulazione di proposte critiche al riguardo
7. correzione di eventuali errori, formulazione di proposte diverse circa la
parafrasi e il commento
Michelangelo, Rime, n. 151
Non ha l’ottimo artista alcun concetto
c’un marmo solo in sé non circonscriva
col suo superchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto.
Il mal ch’io fuggo, e ’l ben ch’io mi prometto,
in te, donna leggiadra, altera e diva,
tal si nasconde; e perch’io più non viva,
contraria ho l’arte al desïato effetto.
5
Amor dunque non ha, né tua beltate
o durezza o fortuna o gran disdegno,
del mio mal colpa, o mio destino o sorte;
se dentro del tuo cor morte e pietate
porti in un tempo, e che ’l mio basso ingegno
non sappia, ardendo, trarne altro che morte.
10
Intertestualità
v. 5, Il mal ch’io fuggo… Inf. I 132: “acciò ch’io fugga
questo male e peggio”
v. 10, … o gran disdegno Inf. VIII 88: “allor chiusero un
poco il gran disdegno”, e Par. XXVI 113: “e la propria
cagion del gran disdegno”
v. 13, … mio basso ingegno (: disdegno) TP 64-66:
“Quand’io ’l vidi pien d’ira e di disdegno / sì grave
ch’a ridirlo sarien vinti / tutti li maggior, non che ’l
mio basso ingegno”
V. 14 trarne altro che morte R.v.f. CCCXXXII 32-33 “e ’l
sono usato a le mie roche rime / che non sanno
trattar altro che morte”
Michelangelo,
I “prigioni”:
Schiavo detto atlante e
Schiavo giovane
Firenze, Gallerie
dell’Accademia,
1525 ca.
Plotino, Enneadi, I, VI 9
“Ritorna in te stesso e guarda. Se non ti vedi
ancora interiormente bello, fa come lo scultore
di una statua che deve diventar bella. Egli toglie,
raschia, liscia, ripulisce, fin che nel marmo
appaia la bella immagine. Come lui, leva tu il
superfluo”.
Pico, Commento sopra la canzona d’Amore di G. Benivieni, cap. 5
“Ogni causa che con arte, con intelletto opera qualche effetto,
ha prima in sé la forma di quella cosa che vuole produrre,
come uno architetto ha in sé e nell’anima sua la forma dello
edificio che vuole fabricare e riguardando ad quella come ad
esempio, ad imitatione di quello produce e compone l’opera
sua. Questa tal forma chiamano e Platonici idea e esemplare,
e vogliono che quella forma dello edificio che ha l’artefice
nella mente sua, abbia essere più perfetto e più vero che lo
edificio stesso. [...] Così se uno artefice edifica una casa,
diranno essere due case, una intelligibile, che ha l’artefice nella
mente, un’altra sensibile, che è quella da esso artefice
composta, [...] esprimendo quanto può in quella materia la
forma che ha in sé concetta”.
Michelangelo, Tombe medicee,
Firenze, Sagrestia nuova di San Lorenzo
La notte che tu vedi in sì dolci atti
Giovanni Strozzi
dormir, fu da un Angelo scolpita
in questo sasso, e, perché dorme, ha vita:
destala, se nol credi, e parleratti.
Michelangelo
Caro m’è ’l sonno, e più l’esser di sasso,
mentre che ’l danno e la vergogna dura;
non veder, non sentir m’è gran ventura;
però non mi destar, deh, parla basso.
M. Baratto, La poesia di Michelangelo,
«Lettere italiane», 1984
• «Il genio, più che compiere un’opera d’arte, la
cerca, la insegue. In altre parole, l’opera d’arte è
un momento di graduale approssimazione a
un’idea di bellezza difficilmente raggiungibile. Il
genio è dunque, per eccellenza, un produttore di
oggetti artistici necessariamente incompiuti,
perché mai adeguati alla propria idea di arte: e
vive questo dramma proprio in quanto genio».
• « amorfa pluralità » (S. Fanelli 2006)
Michelangelo, Pietà Rondanini,
Milano, Museo del Castello, 1564
Le edizioni moderne
• 1863, ed. a cura di Cesare Guasti (ordine
metrico)
• 1897, ed. a cura di Carl Frey (ordine
cronologico)
• 1960, ed. a cura di Enzo Noé Girardi (ordine
cronologico)
Le stagioni della poesia michelangiolesca
•
•
•
i componimenti giovanili, precedenti il definitivo
trasferimento da Firenze a Roma (1534) : poesie
sperimentali, a volte giocose e a volte raffinate;
i pezzi della maturità, compresa fra l’incontro con
l’amico Tommaso Cavalieri (1532-33) e la morte di
Vittoria Colonna (1547): testi densi, tortuosi,
speculativi e meditativi, pieni di rovelli;
le poesie più scabre e meno artificiose, in cui si
rispecchiano l’ansia esistenziale e il tormento religioso
dell’età estrema (dal 1547 al ’60).
Un uomo in una donna, anzi uno dio
Michelangelo,
per la sua bocca parla,
Rime, 235
ond’io per ascoltarla
son fatto tal, che ma’ più sarò mio.
I’ credo ben, po’ ch’io
a me da lei fu’ tolto,
fuor di me stesso aver di me pietate; Rvf 272, 7
sì sopra ’l van desio
mi sprona il suo bel volto,
Par. 5, 70; Rvf, 207,37
ch’i’ veggio morte in ogni altra beltate.
O donna che passate
per acqua e foco l’alme a’ lieti giorni, Rvf 37, 13
deh, fate c’a me stesso più non torni.
Giunto è già ’l corso della vita mia Rvf ,214, 32
con tempestoso mar, per fragil barca Rvf, 132, 10
al comun porto, ov’a render si varca Rvf , 28, 6
Michelangelo,
conto e ragion d’ogni opra trista e pia. Inf. 5, 117
Rime, 285
Onde l’affettuosa fantasia
che l’arte mi fece idol e monarca,
Rvf , 128, 76-77
conosco or ben com’era d’error carca,
e quel c’a mal suo grado ogn’uom desia.
Gli amorosi pensier, già vani e lieti,
che fien or, s’a duo morte m’avicino?
D’una so ’l certo, e l’altra mi minaccia.
Né pinger né scolpir fie più che quieti
l’anima, volta a quell’amor divino
c’aperse, a prender noi, ‘’n croce le braccia. Rvf, 264, 14-15
Michelangelo, Rime, 267
I’ sto rinchiuso come la midolla
da la sua scorza, qua pover e solo,
come spirto legato in un’ampolla. […]
Dilombato, crepato, infranto e rotto
son già per le fatiche, e l’osteria
è morte, dov’io vivo e mangio a scotto.
La mia allegrezz’è la maninconia,
e ’l mio riposo son questi disagi:
che chi cerca il malanno, Dio gliel dia. […]
Fiamma d’amor nel cor non m’è rimasa;
se ’l maggior caccia sempre il minor duolo,
di penne l’alma ho ben tarpata e rasa.
Sul “canzoniere” di Michelangelo: giudizi a confronto
• Roberto Fedi, Il canzoniere di Michelangelo (1989): rivalutazione
della raccolta 1546 come ipotesi di canzoniere.
• Lucia Ghizzoni, Indagini sul ‘canzoniere’ di Michelangelo (1991):
rileva le difficoltà che si oppongono al riconoscimento di un
disegno d’autore sono: assenza di elementi strutturanti,
monotonia metriche (68 pezzi su 89 sono madrigali), mancanza
di testimonianze positive.
• G. Gorni, Casi di filologia cinquecentesca (1996): ritorno
all’ordinamento per forme metriche dell’ed. Guasti,
concretamente preferibile in assenza di un disegno d’autore.
• A. Corsaro, Intorno alle rime di Michelangelo (2008): un libro privato,
ideato per una diffusione selettiva in forma manoscritta.
Michelangelo a Luigi del Riccio,
febbraio-marzo 1546
Chi m’ha tolto alla morte può ben anche vituperarmi. Ma
io non so già qual si pesi più, o ’l vituperio o la morte.
Però io vi prego e vi scongiuro, per la vera amicizia che è
tra noi, che non mi pare, che voi facciate guastare quella
stampa e abruciare quelle che sono stampate. E che se voi
fate bottega di me, non la vogliate far fare anche a altri. E
se fate di me mille pezzi, io ne farò altrettanti non di voi,
ma delle vostre cose.
Michelagniolo Buonarroti, non pittore, né scultore, né
architettore ma quel che voi volete, ma non briaco, come
vi dissi in casa.
I manoscritti testimoni del “canzoniere”
• il Vat. Lat. 3211, che (nella prima parte) contiene 58
testi, numerati da 1 a 40 e da 72 a 89 (ma un testo, il n.
16, è l’epigramma di Giovanni Strozzi, Sopra la notte del
Buonarroto);
• il ms. XIV dell’Archivio di casa Buonarroti, a
Firenze (ora conservato alla Biblioteca Laurenziana),
che (nella prima parte o primo quaderno) contiene 70
testi di Michelangelo e due sonetti di Gandolfo Porrino;
• il ms. XIII dell’Archivio di casa Buonarroti, che
tramanda il testo n. 71.
Un caso particolare: i testi ‘doppi’ o ‘tripli’
• n. 6 e n. 41 Bench’alcun cor più volte stato sia / d’amor acceso e da
troppi anni spento >< Ancor che ’l cor già molte volte sia / d’amore
acceso e da troppi anni spento
• n. 30 e n. 31 Perch’al superchio ardore / che toglie e rende poi ><
Ben sarà ’l fiero ardore / el fin della mie vita
• n. 51 e n. 52 Non sempre al mondo è sì pregiato e caro / quel che
molti contenta >< Non sempre a tucti è sì pregiato e caro / quel che
’l senso contenta
• n. 66, n. 69, n. 70 Perché ’n un tempo in cielo >< Perché ’l mezzo
di me, che dal ciel viene >< Perché ’l mezzo di me, che dal ciel viene
• n. 71 e n. 72 Perché è troppo molesta, / ancor che dolce sia ><
Perch’è troppo molesta, / ancor che dolce sia
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