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La tipologia introversa: valori, limiti e “misteri”

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La tipologia introversa: valori, limiti e “misteri”
1
Cos’è l’introversione:
valori, limiti e “misteri”
Perché esiste l’introversione?

Domanda ricorrente posta dai lettori del saggio e da alcuni pazienti

Perché la natura continua a produrre soggetti introversi che hanno spesso
difficili interazioni con l’ambiente socio-culturale e più o meno rilevanti
difficoltà di adattamento?

Perché la selezione naturale non ha provveduto a eliminare gli introversi?

La risposta è nel significato ultimo dell’introversione: significato per alcuni
aspetti “misterioso” che, per essere chiarito, richiede riferimenti alla
genetica e alla neurobiologia

Gli step concettuali

La prima parte della Conferenza illustra ciò che sono riuscito a capire su
questa singolare tipologia di personalità

La seconda illustra le linee guida della psicoterapia degli introversi che
sperimentano un disagio psichico giovanile
3
Parte Prima
L’introversione come modo di essere
4
Scienza e senso comune

I termini estroversione e introversione sono stati coniati da C. G. Jung (Tipi
psicologici, 1921) e hanno avuto uno straordinario successo, diventando di uso
corrente

Appropriandosene, il senso comune ha dato ad essi un significato diverso da
quello originario associando all’estroversione una connotazione positiva
(favorisce l’adattamento sociale) e all’introversione una connotazione negativa,
pregiudiziale (rende difficile l’adattamento sociale)

Il pregiudizio incide sullo sviluppo della personalità e sulla vita dei soggetti
introversi, inducendo in essi una percezione di diversità, inferiorità e
inadeguatezza rispetto agli altri

La diversità di fatto è reale; l’inferiorità e l’inadeguatezza sono la conseguenza
di un codice normativo che domina ormai da qualche decennio la Civiltà
occidentale

E’ facile sormontare tale pregiudizio sulla base dei dati forniti dalle scienze
umane e sociali

E’ difficile sormontarlo a livello di senso comune e di interazioni sociali
quotidiane
Lessico

Per il senso comune l’introverso è un soggetto sensibile, ma tendenzialmente
solitario e asociale

Nei Vocabolari più diffusi della lingua italiana la definizione dei termini
introversione ed estroversione implica un giudizio di valore

L’estroverso è aperto, sicuro, comunicativo, cordiale, affettuoso, espansivo,
esuberante, ecc.

L’introverso è chiuso, timido, silenzioso, riservato, freddo, distaccato, ecc.

Si tratta di definizioni che tengono conto del comportamento sociale apparente
e non di ciò che si dà dietro di esso
L’esperienza interiore degli introversi è fin troppo fervida e intensa
 Lo scarto tra un comportamento sociale apparentemente “inibito” e un mondo
interiore passionale è l’essenza dell’introversione.


Come si può spiegare questo scarto?

Primo step concettuale: l’uomo come prodotto
L’uomo come prodotto sociale

L’uomo viene al mondo come ente naturale, biologico, dotato di potenzialità di
sviluppo di gran lunga superiori a quelle delle altre specie animali

E’ però un essere “sprovveduto”, radicalmente dipendente dall’ambiente

Lo sviluppo di un individuo richiede ingenti investimenti affettivi, economici e
culturali

Ogni società, per assicurare la sua continuità nel tempo, investe tali risorse
nella “produzione” di uomini

Il termine “prodotto” va preso alla lettera: esso implica la trasformazione di una
“materia prima” per effetto di un “lavoro”

La personalità è un prodotto dell’interazione tra la “natura umana”, le influenze
ambientali (affetti, tecniche pedagogiche) e il modo in cui il soggetto le
recepisce e le utilizza

Secondo step concettuale: genotipo, fenotipo e norma di reazione
La “materia” prima

La “materia prima” è il corredo genetico individuale (il genotipo), che è
una combinazione unica e irripetibile del patrimonio genetico umano
(pool)

La lotteria genetica

Il corredo genetico individuale contiene
1) potenzialità comuni a tutta la specie (come la capacità di acquisire il
linguaggio)
2) potenzialità o attitudini particolari (come la sensibilità per la letteratura
e l’arte, l’orecchio musicale, la predisposizione per la matematica, l’abilità
manuale, ecc.) il cui dispiegamento differenzia gli individui.

Ogni corredo genetico implica una plasticità o “norma di reazione”
(capacità di un genotipo di produrre distinti fenotipi quando è esposto a
differenti ambienti durante la sua crescita)

Terzo step concettuale:potenzialità genetiche e terreno di sviluppo
Educazione







Per sviluppare le sue potenzialità – generiche e particolari – l’uomo
deve interagire con un ambiente culturale
Esso va educato
Educare (ex-ducere) significa permettere a qualcosa di venire fuori: in
termini scientifici, l’educazione promuove la fenotipizzazione del
genotipo
Per produrre un uomo occorre investire risorse – affettive,
economiche, culturali – e applicare “tecniche” finalizzate a realizzare
un progetto
Il progetto, comune a tutte le culture esistenti, è la produzione di un
soggetto “normale” in rapporto al contesto in cui vive, capace cioè di
adattarsi ad esso.
Il corredo genetico non è una tabula o una creta, non può essere
modellato a piacere perché ha i suoi vincoli
Quarto step concettuale: vincoli genetici e plasticità
Istituzioni pedagogiche






Acquisiti con la nascita i diritti civili, gli esseri umani sono affidati alla
famiglia
Famiglia e Scuola sono le “agenzie sociali” alle quali è delegato il
compito di produrre un “cittadino”, vale a dire un essere capace di
inserirsi nella società e di ricoprire i ruoli assegnati o scelti: in breve, di
adattarsi, inserirsi e integrarsi in un determinato sistema sociale
La finalità adattiva implica l’adozione di un modello normativo
Nella nostra società tale modello è funzionale ad una cultura
mercantile,
E’ un modello normativo estroverso
Esso valorizza l’adesione e la partecipazione alla realtà, la capacità di
comunicare e di stare con gli altri, un certo grado di competitività, lo
spirito pratico, il non porsi troppi problemi, il darsi da fare, il prendere
la vita come viene, ecc.
Il modello normativo

Il modello normativo estroverso, che si è imposto a partire dagli anni
‘60 del Novecento, negli ultimi anni, si è accentuato al punto che si può
definire estrovertito

Tale modello rappresenta un handicap per gli introversi, poiché forza i
tempi e i modi di sviluppo programmati nel loro corredo genetico

L’omologazione normativa induce negli introversi uno sviluppo della
personalità solitamente negativo

Il modello normativo vigente (estrovertito) si può ritenere globalmente
disfunzionale perché, per promuovere l’adattamento al mondo esterno
e il darsi da fare, riduce al minimo la conoscenza e la familiarità con il
mondo interno

Quinto step concettuale: mondo esterno e mondo interno
Mondo esterno e mondo interno

In quanto essere autoconsapevole, ogni uomo vive nell’interfaccia tra
due mondi:
1) il mondo esterno, al quale lo vincolano le percezioni e sul quale è
letteralmente affacciato
2) il mondo interno, che non può essere visto o toccato, ma è vissuto,
esperito

Questi due mondi, perpetuamente comunicanti tra loro ma irriducibili,
rappresentano la totalità dell’esperienza soggettiva umana

Un certo grado di estroversione, di affacciamento, di contatto e di
interesse per il mondo esterno, e un certo grado di introversione, di vita
interiore, di introspezione e di riflessione sono costitutive di ogni
esperienza umana
Estroversione e Introversione

Estroversione e introversione definiscono in sé e per sé, solo modi
diversi di rapportarsi dell’essere umano ai due mondi nella cui
interfaccia egli vive.

In conseguenza della loro costituzione genetica, gli estroversi sono
portati a privilegiare il rapporto con il mondo esterno, soprattutto con il
mondo sociale

Essi hanno bisogno di mantenere un contatto assiduo con il mondo
esterno e tendono perciò all’adattamento sociale, a vivere come si deve
vivere secondo il senso comune

Gli introversi hanno una particolare propensione per il mondo interno,
tendono al raccoglimento e alla riflessione

Essi hanno tempi più lunghi di adattamento rispetto alla media e lo
conseguono secondo modalità che sono di solito riflessive, non imitative

Sesto step concettuale: la scoperta dei neuroni specchio

Il conformismo sociale
Lo spettro tipologico

In ogni individuo l’orientamento estroverso e quello introverso si
combinano nelle formule più varie, secondo uno spettro che esclude
gli estremi.

Non esiste un’introversione assoluta né un’estroversione assoluta.

Lo spettro tipologico, dovuto alle indefinite combinazione tra
estroversione e introversione, non è continuo.

La prevalenza dell’introversione riguarda il 5-10% della popolazione

Tale distribuzione è misteriosa, ma di sicuro ha un grande
significato evoluzionistico, essendosi mantenuta costante nel corso
del tempo.

Estroversione e introversione svolgono entrambe una funzione
importante.

La funzionalità dell’estroversione è più immediatamente evidente

La funzionalità dell’introversione è alquanto misteriosa
La funzione dell’estroversione (1)

L’estroversione favorisce l’adattamento al mondo esterno e, in
conseguenza dello spirito pratico che la connota, promuove anche
l’intraprendenza, il darsi da fare per trasformarlo

Senza la spinta motivazionale dell’estroversione, l’umanità sarebbe
presumibilmente rimasta ferma al modo di essere originario,
incentrato sulla caccia e sulla raccolta

All’estroversione si può ricondurre, in misura rilevante, l’esplorazione
del mondo fisico, la produzione della cultura materiale, lo sviluppo
della tecnologia, del commercio, dell’industria, ecc.
La funzione dell’estroversione (2)

L’estroversione facilita l’adattamento al modello normativo vigente in
un determinato contesto sociale e culturale

La propensione adattiva dell’estroversione è comprovata dal fatto che
in tutti i sistemi sociali la maggioranza della popolazione tende ad
accettare il sistema di valori in essa corrente

L’adattamento estroverso concorre a stabilizzare la società, ad
assicurare ad essa un’identità culturale, una certa coesione e la
continuità nel tempo

Il limite dell’estroversione sta nella sua incoercibile tendenza
all’omologazione, al conformismo, al senso comune, all’adattamento al
mondo così com’è
La funzione dell’introversione

Settimo step concettuale: la “distrazione” degli introversi, evidente fin
dall’infanzia

Una parte della mente introversa non è programmata per interagire
con il mondo reale: essa comporta a livello inconscio un flusso continuo
di pensieri, fantasie, immagini, ecc. (“rêverie”)

La rêverie attesta un’irresistibile attrazione per i mondi simbolici e per i
mondi possibili
Il patrimonio della Cultura non materiale – religione, filosofia,
letteratura, arte, scienza, ecc. -, è stato prodotto, in una misura
assolutamente rilevante (intorno al 60%), da soggetti introversi
Un elenco dei Grandi Introversi che hanno contribuito alla civilizzazione
della specie umana occuperebbe molte pagine.
Basterà citare, per il passato remoto, Gesù, Budda, Socrate, e, per l’età
moderna, Rousseau, Darwin, Nietzsche, Freud, Kafka, Einstein
Pochi introversi sono geni, ma molti geni sono introversi.




L’Introversione oggi




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

Il pregiudizio che vige nel nostro mondo nei confronti dell’Introversione
ha un fondamento empirico
Incontrare un introverso sereno ed equilibrato, autentico e appagato
del suo modo di essere, è un evento eccezionale.
Più spesso, gli introversi manifestano tratti di comportamento che
sembrano attestare un qualche disagio psicologico: sono riservati (sino
alla chiusura), poco loquaci e comunicativi, spesso visibilmente
impacciati, talora addirittura cupi e ombrosi
Per quanto inoffensivi, gli introversi, in genere, determinano un campo
d’interazione negativo, che induce a giudicarli scostanti, altezzosi,
antipatici
Se si giunge a conoscerli da vicino, si rimane sorpresi della loro
sensibilità umana, delle doti intuitive e della ricchezza del loro mondo
interiore.
Al tempo stesso, si recepisce in genere un atteggiamento rigido e
ipercritico nei confronti del mondo
Ottavo step concettuale: l’introversione fenotipica
L’introversione fenotipica

L’Introversione nel nostro mondo è una condizione fenotipica: essa
manifesta tratti che sono sviluppi negativi del genotipo

Un esempio: la timidezza e la vergogna sociale rappresentano uno
sviluppo negativo della riservatezza

Privacy e intimità comunicativa

Estraneità e familiarità

Lo sviluppo psicologico degli introversi e il loro modo di essere da adulti
è fortemente e negativamente influenzato dal modello normativo
dominante, estroverso e estrovertito

Tale modello richiede un adattamento che mortifica le potenzialità di
sviluppo dell’introversione e obbliga a simulare un comportamento
“normale” (finché risulta possibile)
Le caratteristiche genotipiche dell’Introversione








Le caratteristiche genotipiche (costituzionali) dell’introversione sono:
un corredo di emozioni superiore alla media, associato, talora, ad
un'intelligenza vivace
un senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e d'intensità
drammatica, che fa capo ad un'intuizione viscerale dei diritti individuali,
attribuiti a sé non meno che agli altri
un orientamento innato di tipo idealistico, che si esprime nel "sogno" di
un mondo caratterizzato da rapporti interpersonali "corretti" e
"delicati", tali da ridurre al minimo la possibilità reciproca di farsi del
male
una tendenza a stabilire con le persone, gli animali e le cose legami
affettivi intensi, profondi e tenacemente conservatori
un orientamento incline alla riflessione, all'introspezione e alla fantasia
più che all'azione
una predilezione per interessi intellettuali e per attività creative,
alimentata dal piacere del funzionamento della mente, sempre spiccato.
Nono step concettuale: l’emozionalità introversa
L’emozionalità introversa

Il corredo emozionale particolarmente ricco è l’aspetto più
specifico del modo di essere introverso, quello che si riflette in
tutte le altre caratteristiche (anche nella vivacità intellettiva)

Nel nostro mondo, che privilegia la razionalità, le emozioni
godono una cattiva fama

Il sentire è il continuum dell’esperienza umana, il mare sul quale
galleggiamo e nel quale scorriamo

L’emozionalità è uno spettro le cui polarità estreme sono
intimamente correlate

Le persone più ricche di emozionalità sono capaci di
sperimentare in maniera più intensa rispetto alla media l’intero
spettro delle emozioni
Emozioni di base e emozioni specificamente umane

L’uomo ha ereditato dagli animali la capacità di sperimentare le
emozioni.

La tavolozza di base delle emozioni (piacere, dolore, paura,
rabbia, tristezza, gioia, ecc.) è comune a tutti gli animali superiori.

L’emozionalità umana ha caratteristiche sue proprie.

Le emozioni di base si sono ristrutturate in rapporto ad una
dimensione previsionale (il futuro) che non esiste in alcun altro
animale (per esempio l’allarme animale fa riferimento ad un
pericolo immediato, l’ansia umana ad uno remoto)

La tavolozza delle emozioni umane è molto più ricca rispetto a
quella di qualunque altro animale.

Decimo step concettuale: le emozioni specie-specifiche (empatia,
senso di dignità e di giustizia, intuizione dell’infinito.
L’empatia

Gli studi recenti sull’empatia nell’ambito della psicologia
evolutiva e I loro risultati

L’empatia è una capacità intuitiva universale che permette di
sentire ciò che l’altro sente: il suo stato d’animo, le aspettative,
i desideri, le paure

Questa capacità di identificarsi con l’altro sembra spiccata
soprattutto in rapporto a stati di sofferenza.

Essa produce una disponibilità spontanea all’aiuto, è la matrice
dell’atruismo

I fattori ambientali nel nostro contesto tendono ad inattivarla

Nei soggetti introversi essa rimane particolrmente vivavce
Senso di dignità e di giustizia (1)

Il senso di dignità e il senso di giustizia sono profondamente
radicati nel corredo genetico umano

Gli studi di psicologia evolutiva attestano che essi compaiono
precocemente (fin dai 18 mesi)

Rappresentano il fondamento della percezione innata che
l’individuo ha di sé come essere dotato di diritti naturali

E’ dubbio che tali diritti siano effettivamente naturali

Sono di fatto diritti sociali

Negli introversi essi hanno una configurazione universale:
valgono per sé e per gli altri

Il fenomeno dei dissidenti nei regimi dittatoriali

Undicesimo step: la “sindrome di Robespierre”
Senso di dignità e di giustizia (2)

Il senso di dignità e il senso di giustizia degli introversi comporta
una conseguenza negativa

Quando si imbattono in ingiustizie, prepotenze, prevaricazioni,
violenze, ecc., essi si arrabbiano ciecamente e producono terribili
fantasie di fare giustizia

La “sindrome di Robespierre”

Anche se non espresse né verbalmente né fisicamente, le rabbie
cieche inducono automaticamente (a livello inconscio) la
produzione di terribili sensi di colpa

I sensi di colpa deteriorano l’immagine interna (attribuzione di
cattiveria) e determinano spesso un orientamento riparativo
(disponibilità e accondiscendenza eccessiva nei confronti degli
altri)
L’intuizione emozionale dell’infinito

L’intuizione emozionale dell’infinito, misconosciuta dalla psicologia,
affiora lentamente nel corso dello sviluppo, ma giunge ad influenzare
tutta l’esperienza soggettiva umana

Essa riverbera su tutta la sfera emozionale infinitizzandola

E’ una medaglia a due facce

Per un verso, genera la consapevolezza della realtà esistenziale
dell’uomo: il suo essere finito, vulnerabile, precario e destinato a
finire

Per un altro, apre la soggettività umana al mondo del possibile,
dell’immaginario, del simbolico, vale a dire sull’universo della cultura

La categoria del possibile è la matrice dell’utopia, dell’arte, della
letteratura e della scienza

Dodicesimo step: la neotenia
Emozionalità e ritardo nello sviluppo (1)





La neotenia: una verità scientifica misconosciuta
Rispetto agli altri animali, l’uomo è un essere drammaticamente
ritardato nello sviluppo: prematuro alla nascita, impiega venti
anni ad evolvere e conserva da adulto caratteristiche anatomiche
fetali (volume della testa rispetto la corpo, denti piccoli, ossa
fragili, ecc.)
Come riesce chiaro dall’addomesticamento degli animali (il cane),
la neotenia comporta anche modificazioni del carattere e del
comportamento.
Gli animali neotenici mantengono caratteristiche da cuccioli,
espressive di un’emozionalità più viva e più plastic
Nella storia della specie umana, la neotenia ha contribuito
potentemente a produrre l’organizzazione sociale, sulla base della
solidarietà e dell’allevamento dei piccoli
Emozionalità e ritardo nello sviluppo (2)







Il ritardo nello sviluppo evita che la mente umana venga catturata e
irretita dal mondo esterno (come accade negli altri animali).
Esso mantiene un tasso di plasticità che è la matrice dell’apprendimento,
della curiosità esplorativa, della creatività
La neotenia determina per un certo periodo il primato del mondo interno
su quello esterno e, in conseguenza di questo, apre l’uomo all’intuizione
dei mondi possibili, vale a dire sull’infinito.
La lunghezza della fase evolutiva della personalità è dovuta in gran parte
alla ricchezza delle emozioni e alla necessità di una loro lenta
maturazione, che si può realizzare solo via via che il soggetto acquisisce
strumenti cognitivi che ne permettono la canalizzazione
Negli introversi il grado di neotenia è più spiccato rispetto alla media
Sembrano infantili anche da adulti e dimostrano quasi sempre meno
dell’età che hanno
Infantilismo, adolescenzialismo e adultismo in essi convivono
I bambini introversi






In quanto dotati di un’emozionalità di intensità superiore alla
media, i bambini introversi sono esseri delicati, squilibrati (in
quanto sentono intensamente prima di poter capire), che
maturano lentamente (anche se appaiono, spesso,
sorprendentemente precoci)
La lentezza della maturazione è dovuta a due aspetti
Il primo è che l’integrazione delle strutture emozionali e di quelle
cognitive è particolarmente complessa
“Sentivo tutto e non capivo niente” (Rousseau, Confessioni)
Il secondo è che, senza saperlo, gli introversi devono raggiungere
un livello di individuazione, di differenziazione della personalità
superiore alla media: devono, in breve, raggiungere una soglia
minima di autorealizzazione che, se tutto va bene, non può
essere raggiunta prima di 25-30 anni
La metafora del puzzle e del ragù
Le due carriere introverse
I comportamenti globali tipici sono quello del bambino d’oro (che
concerne la maggioranza) e quello del bambino oppositivo,
difficile (una quota minoritaria)
 Se ci si chiede com’è possibile che, dato un corredo genetico
introverso, si definiscano due orientamenti apparentemente
antitetici, la risposta è semplice.
 L’empatia definisce l’intensità del bisogno di appartenenza che,
nel bambino, si traduce nel desiderio di essere quello che gli altri
vogliono che egli sia.
 Il senso di dignità e di giustizia, viceversa, definisce il bisogno di
individuazione, vale a dire l’esigenza di affermare la propria
vocazione ad essere, la volontà propria anche in contrasto con
l’ambiente.

Il bambino d’oro
Il figlio d’oro, in nome di un’empatia spiccata, registra le
aspettative e i desideri consci e inconsci degli adulti e si obbliga
ad essere quello che gli altri vogliono che sia al fine di ricevere
conferme, di non deludere e non dispiacer
 Il perfezionismo infantile, che talvolta si perpetua
nell’adolescenza, è una “patologia” perché esso implica che il
bambino non dà spazio ad alcuno dei suoi bisogni naturali,
eccezion fatta per la sua disperata volontà di fare contenti gli
adulti e di esserne confermato.
 Apprezzato dai grandi, il bambino d’oro risulta spesso antipatico
ai coetanei, che lo avversano e lo invidiano. Sulla base di
quest’antipatia, si realizzano con una frequenza inquietante vere
e proprie “persecuzioni”, fatte di prese in giro, derisioni, attacchi
verbali e fisici che inducono ferite non facilmente rimediabili.
 La tendenza degli adulti, e soprattutto degli insegnanti, a
proporre agli alunni il bambino d’oro come modello concorre ad
attizzare l’avversione dei coetanei.

Il bambino oppositivo o “difficile”






Alcuni bambini vengono al mondo apparentemente predisposti ad
interagire negativamente con l’ambiente: hanno difficoltà a dormire, a
mangiare, sono irrequieti, capricciosi, lamentosi
Alcune volte, con lo sviluppo, tali difficoltà si appianano. Altre volte si
perpetuano, cronicizzano e progressivamente si esasperano.
L’introverso difficile entra in guerra con l’ambiente, si attesta su di un
registro di opposizionismo e di negativismo
Egli non riesce a rispettare nessuna regola se non viene persuaso della
sua giustezza e se non se ne appropria. Non tollera di essere
iperprotetto né di essere comandato né, tanto meno, di essere abusato
in nome del suo essere piccolo.
Pur trattandosi di bambini particolarmente vivaci e intelligenti, la loro
carriera scolare spesso è contrassegnata da una cattiva condotta, da
un mediocre rendimento, da un progressivo isolamento, ecc.
Al fondo di queste esperienze, si dà un potenziale d’individuazione
enorme e precocemente attivo: un azzardo della natura nella sua
incoercibile tendenza alla sperimentazione, che riesce chiaro quando
l’introverso difficile trova la sua strada
Introversione e disagio psichico

Il paradosso dell’introversione nel nostro mondo è che una
condizione di potenziale ricchezza si traduce troppo spesso in
un’esistenza soggettivamente penosa e oggettivamente
contrassegnata da disturbi psichici

I bambini d’oro talora si cristallizzano in un perfezionismo
ossessivo sotteso dalla paura di crollare, altre volte si insabbiano,
vanno in rottura come i cavalli da trotto, si disordinano e si
perdono

I bambini difficili spesso rimangono emarginati, non riescono a
mettere a frutto le loro potenzialità, e finiscono sul terreno della
devianza
Gli introversi adulti

Un introverso adulto sereno è un’eccezione

Parecchi introversi adulti sono apparentemente adattati

Raramente, però, hanno coscienza del loro valore: sono in
genere onesti, laboriosi, coscienziosi, disponibili verso gli altri,
ecc.

Sono insomma perfezionisti morali, che rappresentano
l’architrave delle strutture pubbliche

Ciò nonostante continuano in genere a sentirsi diversi dagli altri,
a covare rabbie più o meno intense nei confronti del mondo così
com’è, e a invidiare 8e disprezzare) coloro che prendono la vita
come viene
Il significato ultimo dell’introversione

Gli introversi sono programmati per essere esploratori del mondo interiore e
delle sue dimensioni aperte sul fronte infinito dei mondi simbolici e dei modi
possibili di essere dell’umano

Sono i depositari di un “sogno” (quello di un mondo umano e nobile) che,
valutato razionalmente, si può considerare espressione di un ingenuo
idealismo che non cede alla constatazione del mondo così com’è.

Sono programmati insomma per svolgere una funzione indispensabile: mettere
in discussione il reale in nome del possibile per evitare che la cultura si
cristallizzi

Il problema dell’assuefazione culturale: un esempio suggestivo e inquietante

Si può anche pensare che essi siano i precursori di un cambiamento, di un
ulteriore ingentilimento della specie umana, destinato un giorno o l’altro a
prodursi.
38
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