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La tipologia introversa: valori, limiti e “misteri”
1 Cos’è l’introversione: valori, limiti e “misteri” Perché esiste l’introversione? Domanda ricorrente posta dai lettori del saggio e da alcuni pazienti Perché la natura continua a produrre soggetti introversi che hanno spesso difficili interazioni con l’ambiente socio-culturale e più o meno rilevanti difficoltà di adattamento? Perché la selezione naturale non ha provveduto a eliminare gli introversi? La risposta è nel significato ultimo dell’introversione: significato per alcuni aspetti “misterioso” che, per essere chiarito, richiede riferimenti alla genetica e alla neurobiologia Gli step concettuali La prima parte della Conferenza illustra ciò che sono riuscito a capire su questa singolare tipologia di personalità La seconda illustra le linee guida della psicoterapia degli introversi che sperimentano un disagio psichico giovanile 3 Parte Prima L’introversione come modo di essere 4 Scienza e senso comune I termini estroversione e introversione sono stati coniati da C. G. Jung (Tipi psicologici, 1921) e hanno avuto uno straordinario successo, diventando di uso corrente Appropriandosene, il senso comune ha dato ad essi un significato diverso da quello originario associando all’estroversione una connotazione positiva (favorisce l’adattamento sociale) e all’introversione una connotazione negativa, pregiudiziale (rende difficile l’adattamento sociale) Il pregiudizio incide sullo sviluppo della personalità e sulla vita dei soggetti introversi, inducendo in essi una percezione di diversità, inferiorità e inadeguatezza rispetto agli altri La diversità di fatto è reale; l’inferiorità e l’inadeguatezza sono la conseguenza di un codice normativo che domina ormai da qualche decennio la Civiltà occidentale E’ facile sormontare tale pregiudizio sulla base dei dati forniti dalle scienze umane e sociali E’ difficile sormontarlo a livello di senso comune e di interazioni sociali quotidiane Lessico Per il senso comune l’introverso è un soggetto sensibile, ma tendenzialmente solitario e asociale Nei Vocabolari più diffusi della lingua italiana la definizione dei termini introversione ed estroversione implica un giudizio di valore L’estroverso è aperto, sicuro, comunicativo, cordiale, affettuoso, espansivo, esuberante, ecc. L’introverso è chiuso, timido, silenzioso, riservato, freddo, distaccato, ecc. Si tratta di definizioni che tengono conto del comportamento sociale apparente e non di ciò che si dà dietro di esso L’esperienza interiore degli introversi è fin troppo fervida e intensa Lo scarto tra un comportamento sociale apparentemente “inibito” e un mondo interiore passionale è l’essenza dell’introversione. Come si può spiegare questo scarto? Primo step concettuale: l’uomo come prodotto L’uomo come prodotto sociale L’uomo viene al mondo come ente naturale, biologico, dotato di potenzialità di sviluppo di gran lunga superiori a quelle delle altre specie animali E’ però un essere “sprovveduto”, radicalmente dipendente dall’ambiente Lo sviluppo di un individuo richiede ingenti investimenti affettivi, economici e culturali Ogni società, per assicurare la sua continuità nel tempo, investe tali risorse nella “produzione” di uomini Il termine “prodotto” va preso alla lettera: esso implica la trasformazione di una “materia prima” per effetto di un “lavoro” La personalità è un prodotto dell’interazione tra la “natura umana”, le influenze ambientali (affetti, tecniche pedagogiche) e il modo in cui il soggetto le recepisce e le utilizza Secondo step concettuale: genotipo, fenotipo e norma di reazione La “materia” prima La “materia prima” è il corredo genetico individuale (il genotipo), che è una combinazione unica e irripetibile del patrimonio genetico umano (pool) La lotteria genetica Il corredo genetico individuale contiene 1) potenzialità comuni a tutta la specie (come la capacità di acquisire il linguaggio) 2) potenzialità o attitudini particolari (come la sensibilità per la letteratura e l’arte, l’orecchio musicale, la predisposizione per la matematica, l’abilità manuale, ecc.) il cui dispiegamento differenzia gli individui. Ogni corredo genetico implica una plasticità o “norma di reazione” (capacità di un genotipo di produrre distinti fenotipi quando è esposto a differenti ambienti durante la sua crescita) Terzo step concettuale:potenzialità genetiche e terreno di sviluppo Educazione Per sviluppare le sue potenzialità – generiche e particolari – l’uomo deve interagire con un ambiente culturale Esso va educato Educare (ex-ducere) significa permettere a qualcosa di venire fuori: in termini scientifici, l’educazione promuove la fenotipizzazione del genotipo Per produrre un uomo occorre investire risorse – affettive, economiche, culturali – e applicare “tecniche” finalizzate a realizzare un progetto Il progetto, comune a tutte le culture esistenti, è la produzione di un soggetto “normale” in rapporto al contesto in cui vive, capace cioè di adattarsi ad esso. Il corredo genetico non è una tabula o una creta, non può essere modellato a piacere perché ha i suoi vincoli Quarto step concettuale: vincoli genetici e plasticità Istituzioni pedagogiche Acquisiti con la nascita i diritti civili, gli esseri umani sono affidati alla famiglia Famiglia e Scuola sono le “agenzie sociali” alle quali è delegato il compito di produrre un “cittadino”, vale a dire un essere capace di inserirsi nella società e di ricoprire i ruoli assegnati o scelti: in breve, di adattarsi, inserirsi e integrarsi in un determinato sistema sociale La finalità adattiva implica l’adozione di un modello normativo Nella nostra società tale modello è funzionale ad una cultura mercantile, E’ un modello normativo estroverso Esso valorizza l’adesione e la partecipazione alla realtà, la capacità di comunicare e di stare con gli altri, un certo grado di competitività, lo spirito pratico, il non porsi troppi problemi, il darsi da fare, il prendere la vita come viene, ecc. Il modello normativo Il modello normativo estroverso, che si è imposto a partire dagli anni ‘60 del Novecento, negli ultimi anni, si è accentuato al punto che si può definire estrovertito Tale modello rappresenta un handicap per gli introversi, poiché forza i tempi e i modi di sviluppo programmati nel loro corredo genetico L’omologazione normativa induce negli introversi uno sviluppo della personalità solitamente negativo Il modello normativo vigente (estrovertito) si può ritenere globalmente disfunzionale perché, per promuovere l’adattamento al mondo esterno e il darsi da fare, riduce al minimo la conoscenza e la familiarità con il mondo interno Quinto step concettuale: mondo esterno e mondo interno Mondo esterno e mondo interno In quanto essere autoconsapevole, ogni uomo vive nell’interfaccia tra due mondi: 1) il mondo esterno, al quale lo vincolano le percezioni e sul quale è letteralmente affacciato 2) il mondo interno, che non può essere visto o toccato, ma è vissuto, esperito Questi due mondi, perpetuamente comunicanti tra loro ma irriducibili, rappresentano la totalità dell’esperienza soggettiva umana Un certo grado di estroversione, di affacciamento, di contatto e di interesse per il mondo esterno, e un certo grado di introversione, di vita interiore, di introspezione e di riflessione sono costitutive di ogni esperienza umana Estroversione e Introversione Estroversione e introversione definiscono in sé e per sé, solo modi diversi di rapportarsi dell’essere umano ai due mondi nella cui interfaccia egli vive. In conseguenza della loro costituzione genetica, gli estroversi sono portati a privilegiare il rapporto con il mondo esterno, soprattutto con il mondo sociale Essi hanno bisogno di mantenere un contatto assiduo con il mondo esterno e tendono perciò all’adattamento sociale, a vivere come si deve vivere secondo il senso comune Gli introversi hanno una particolare propensione per il mondo interno, tendono al raccoglimento e alla riflessione Essi hanno tempi più lunghi di adattamento rispetto alla media e lo conseguono secondo modalità che sono di solito riflessive, non imitative Sesto step concettuale: la scoperta dei neuroni specchio Il conformismo sociale Lo spettro tipologico In ogni individuo l’orientamento estroverso e quello introverso si combinano nelle formule più varie, secondo uno spettro che esclude gli estremi. Non esiste un’introversione assoluta né un’estroversione assoluta. Lo spettro tipologico, dovuto alle indefinite combinazione tra estroversione e introversione, non è continuo. La prevalenza dell’introversione riguarda il 5-10% della popolazione Tale distribuzione è misteriosa, ma di sicuro ha un grande significato evoluzionistico, essendosi mantenuta costante nel corso del tempo. Estroversione e introversione svolgono entrambe una funzione importante. La funzionalità dell’estroversione è più immediatamente evidente La funzionalità dell’introversione è alquanto misteriosa La funzione dell’estroversione (1) L’estroversione favorisce l’adattamento al mondo esterno e, in conseguenza dello spirito pratico che la connota, promuove anche l’intraprendenza, il darsi da fare per trasformarlo Senza la spinta motivazionale dell’estroversione, l’umanità sarebbe presumibilmente rimasta ferma al modo di essere originario, incentrato sulla caccia e sulla raccolta All’estroversione si può ricondurre, in misura rilevante, l’esplorazione del mondo fisico, la produzione della cultura materiale, lo sviluppo della tecnologia, del commercio, dell’industria, ecc. La funzione dell’estroversione (2) L’estroversione facilita l’adattamento al modello normativo vigente in un determinato contesto sociale e culturale La propensione adattiva dell’estroversione è comprovata dal fatto che in tutti i sistemi sociali la maggioranza della popolazione tende ad accettare il sistema di valori in essa corrente L’adattamento estroverso concorre a stabilizzare la società, ad assicurare ad essa un’identità culturale, una certa coesione e la continuità nel tempo Il limite dell’estroversione sta nella sua incoercibile tendenza all’omologazione, al conformismo, al senso comune, all’adattamento al mondo così com’è La funzione dell’introversione Settimo step concettuale: la “distrazione” degli introversi, evidente fin dall’infanzia Una parte della mente introversa non è programmata per interagire con il mondo reale: essa comporta a livello inconscio un flusso continuo di pensieri, fantasie, immagini, ecc. (“rêverie”) La rêverie attesta un’irresistibile attrazione per i mondi simbolici e per i mondi possibili Il patrimonio della Cultura non materiale – religione, filosofia, letteratura, arte, scienza, ecc. -, è stato prodotto, in una misura assolutamente rilevante (intorno al 60%), da soggetti introversi Un elenco dei Grandi Introversi che hanno contribuito alla civilizzazione della specie umana occuperebbe molte pagine. Basterà citare, per il passato remoto, Gesù, Budda, Socrate, e, per l’età moderna, Rousseau, Darwin, Nietzsche, Freud, Kafka, Einstein Pochi introversi sono geni, ma molti geni sono introversi. L’Introversione oggi Il pregiudizio che vige nel nostro mondo nei confronti dell’Introversione ha un fondamento empirico Incontrare un introverso sereno ed equilibrato, autentico e appagato del suo modo di essere, è un evento eccezionale. Più spesso, gli introversi manifestano tratti di comportamento che sembrano attestare un qualche disagio psicologico: sono riservati (sino alla chiusura), poco loquaci e comunicativi, spesso visibilmente impacciati, talora addirittura cupi e ombrosi Per quanto inoffensivi, gli introversi, in genere, determinano un campo d’interazione negativo, che induce a giudicarli scostanti, altezzosi, antipatici Se si giunge a conoscerli da vicino, si rimane sorpresi della loro sensibilità umana, delle doti intuitive e della ricchezza del loro mondo interiore. Al tempo stesso, si recepisce in genere un atteggiamento rigido e ipercritico nei confronti del mondo Ottavo step concettuale: l’introversione fenotipica L’introversione fenotipica L’Introversione nel nostro mondo è una condizione fenotipica: essa manifesta tratti che sono sviluppi negativi del genotipo Un esempio: la timidezza e la vergogna sociale rappresentano uno sviluppo negativo della riservatezza Privacy e intimità comunicativa Estraneità e familiarità Lo sviluppo psicologico degli introversi e il loro modo di essere da adulti è fortemente e negativamente influenzato dal modello normativo dominante, estroverso e estrovertito Tale modello richiede un adattamento che mortifica le potenzialità di sviluppo dell’introversione e obbliga a simulare un comportamento “normale” (finché risulta possibile) Le caratteristiche genotipiche dell’Introversione Le caratteristiche genotipiche (costituzionali) dell’introversione sono: un corredo di emozioni superiore alla media, associato, talora, ad un'intelligenza vivace un senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e d'intensità drammatica, che fa capo ad un'intuizione viscerale dei diritti individuali, attribuiti a sé non meno che agli altri un orientamento innato di tipo idealistico, che si esprime nel "sogno" di un mondo caratterizzato da rapporti interpersonali "corretti" e "delicati", tali da ridurre al minimo la possibilità reciproca di farsi del male una tendenza a stabilire con le persone, gli animali e le cose legami affettivi intensi, profondi e tenacemente conservatori un orientamento incline alla riflessione, all'introspezione e alla fantasia più che all'azione una predilezione per interessi intellettuali e per attività creative, alimentata dal piacere del funzionamento della mente, sempre spiccato. Nono step concettuale: l’emozionalità introversa L’emozionalità introversa Il corredo emozionale particolarmente ricco è l’aspetto più specifico del modo di essere introverso, quello che si riflette in tutte le altre caratteristiche (anche nella vivacità intellettiva) Nel nostro mondo, che privilegia la razionalità, le emozioni godono una cattiva fama Il sentire è il continuum dell’esperienza umana, il mare sul quale galleggiamo e nel quale scorriamo L’emozionalità è uno spettro le cui polarità estreme sono intimamente correlate Le persone più ricche di emozionalità sono capaci di sperimentare in maniera più intensa rispetto alla media l’intero spettro delle emozioni Emozioni di base e emozioni specificamente umane L’uomo ha ereditato dagli animali la capacità di sperimentare le emozioni. La tavolozza di base delle emozioni (piacere, dolore, paura, rabbia, tristezza, gioia, ecc.) è comune a tutti gli animali superiori. L’emozionalità umana ha caratteristiche sue proprie. Le emozioni di base si sono ristrutturate in rapporto ad una dimensione previsionale (il futuro) che non esiste in alcun altro animale (per esempio l’allarme animale fa riferimento ad un pericolo immediato, l’ansia umana ad uno remoto) La tavolozza delle emozioni umane è molto più ricca rispetto a quella di qualunque altro animale. Decimo step concettuale: le emozioni specie-specifiche (empatia, senso di dignità e di giustizia, intuizione dell’infinito. L’empatia Gli studi recenti sull’empatia nell’ambito della psicologia evolutiva e I loro risultati L’empatia è una capacità intuitiva universale che permette di sentire ciò che l’altro sente: il suo stato d’animo, le aspettative, i desideri, le paure Questa capacità di identificarsi con l’altro sembra spiccata soprattutto in rapporto a stati di sofferenza. Essa produce una disponibilità spontanea all’aiuto, è la matrice dell’atruismo I fattori ambientali nel nostro contesto tendono ad inattivarla Nei soggetti introversi essa rimane particolrmente vivavce Senso di dignità e di giustizia (1) Il senso di dignità e il senso di giustizia sono profondamente radicati nel corredo genetico umano Gli studi di psicologia evolutiva attestano che essi compaiono precocemente (fin dai 18 mesi) Rappresentano il fondamento della percezione innata che l’individuo ha di sé come essere dotato di diritti naturali E’ dubbio che tali diritti siano effettivamente naturali Sono di fatto diritti sociali Negli introversi essi hanno una configurazione universale: valgono per sé e per gli altri Il fenomeno dei dissidenti nei regimi dittatoriali Undicesimo step: la “sindrome di Robespierre” Senso di dignità e di giustizia (2) Il senso di dignità e il senso di giustizia degli introversi comporta una conseguenza negativa Quando si imbattono in ingiustizie, prepotenze, prevaricazioni, violenze, ecc., essi si arrabbiano ciecamente e producono terribili fantasie di fare giustizia La “sindrome di Robespierre” Anche se non espresse né verbalmente né fisicamente, le rabbie cieche inducono automaticamente (a livello inconscio) la produzione di terribili sensi di colpa I sensi di colpa deteriorano l’immagine interna (attribuzione di cattiveria) e determinano spesso un orientamento riparativo (disponibilità e accondiscendenza eccessiva nei confronti degli altri) L’intuizione emozionale dell’infinito L’intuizione emozionale dell’infinito, misconosciuta dalla psicologia, affiora lentamente nel corso dello sviluppo, ma giunge ad influenzare tutta l’esperienza soggettiva umana Essa riverbera su tutta la sfera emozionale infinitizzandola E’ una medaglia a due facce Per un verso, genera la consapevolezza della realtà esistenziale dell’uomo: il suo essere finito, vulnerabile, precario e destinato a finire Per un altro, apre la soggettività umana al mondo del possibile, dell’immaginario, del simbolico, vale a dire sull’universo della cultura La categoria del possibile è la matrice dell’utopia, dell’arte, della letteratura e della scienza Dodicesimo step: la neotenia Emozionalità e ritardo nello sviluppo (1) La neotenia: una verità scientifica misconosciuta Rispetto agli altri animali, l’uomo è un essere drammaticamente ritardato nello sviluppo: prematuro alla nascita, impiega venti anni ad evolvere e conserva da adulto caratteristiche anatomiche fetali (volume della testa rispetto la corpo, denti piccoli, ossa fragili, ecc.) Come riesce chiaro dall’addomesticamento degli animali (il cane), la neotenia comporta anche modificazioni del carattere e del comportamento. Gli animali neotenici mantengono caratteristiche da cuccioli, espressive di un’emozionalità più viva e più plastic Nella storia della specie umana, la neotenia ha contribuito potentemente a produrre l’organizzazione sociale, sulla base della solidarietà e dell’allevamento dei piccoli Emozionalità e ritardo nello sviluppo (2) Il ritardo nello sviluppo evita che la mente umana venga catturata e irretita dal mondo esterno (come accade negli altri animali). Esso mantiene un tasso di plasticità che è la matrice dell’apprendimento, della curiosità esplorativa, della creatività La neotenia determina per un certo periodo il primato del mondo interno su quello esterno e, in conseguenza di questo, apre l’uomo all’intuizione dei mondi possibili, vale a dire sull’infinito. La lunghezza della fase evolutiva della personalità è dovuta in gran parte alla ricchezza delle emozioni e alla necessità di una loro lenta maturazione, che si può realizzare solo via via che il soggetto acquisisce strumenti cognitivi che ne permettono la canalizzazione Negli introversi il grado di neotenia è più spiccato rispetto alla media Sembrano infantili anche da adulti e dimostrano quasi sempre meno dell’età che hanno Infantilismo, adolescenzialismo e adultismo in essi convivono I bambini introversi In quanto dotati di un’emozionalità di intensità superiore alla media, i bambini introversi sono esseri delicati, squilibrati (in quanto sentono intensamente prima di poter capire), che maturano lentamente (anche se appaiono, spesso, sorprendentemente precoci) La lentezza della maturazione è dovuta a due aspetti Il primo è che l’integrazione delle strutture emozionali e di quelle cognitive è particolarmente complessa “Sentivo tutto e non capivo niente” (Rousseau, Confessioni) Il secondo è che, senza saperlo, gli introversi devono raggiungere un livello di individuazione, di differenziazione della personalità superiore alla media: devono, in breve, raggiungere una soglia minima di autorealizzazione che, se tutto va bene, non può essere raggiunta prima di 25-30 anni La metafora del puzzle e del ragù Le due carriere introverse I comportamenti globali tipici sono quello del bambino d’oro (che concerne la maggioranza) e quello del bambino oppositivo, difficile (una quota minoritaria) Se ci si chiede com’è possibile che, dato un corredo genetico introverso, si definiscano due orientamenti apparentemente antitetici, la risposta è semplice. L’empatia definisce l’intensità del bisogno di appartenenza che, nel bambino, si traduce nel desiderio di essere quello che gli altri vogliono che egli sia. Il senso di dignità e di giustizia, viceversa, definisce il bisogno di individuazione, vale a dire l’esigenza di affermare la propria vocazione ad essere, la volontà propria anche in contrasto con l’ambiente. Il bambino d’oro Il figlio d’oro, in nome di un’empatia spiccata, registra le aspettative e i desideri consci e inconsci degli adulti e si obbliga ad essere quello che gli altri vogliono che sia al fine di ricevere conferme, di non deludere e non dispiacer Il perfezionismo infantile, che talvolta si perpetua nell’adolescenza, è una “patologia” perché esso implica che il bambino non dà spazio ad alcuno dei suoi bisogni naturali, eccezion fatta per la sua disperata volontà di fare contenti gli adulti e di esserne confermato. Apprezzato dai grandi, il bambino d’oro risulta spesso antipatico ai coetanei, che lo avversano e lo invidiano. Sulla base di quest’antipatia, si realizzano con una frequenza inquietante vere e proprie “persecuzioni”, fatte di prese in giro, derisioni, attacchi verbali e fisici che inducono ferite non facilmente rimediabili. La tendenza degli adulti, e soprattutto degli insegnanti, a proporre agli alunni il bambino d’oro come modello concorre ad attizzare l’avversione dei coetanei. Il bambino oppositivo o “difficile” Alcuni bambini vengono al mondo apparentemente predisposti ad interagire negativamente con l’ambiente: hanno difficoltà a dormire, a mangiare, sono irrequieti, capricciosi, lamentosi Alcune volte, con lo sviluppo, tali difficoltà si appianano. Altre volte si perpetuano, cronicizzano e progressivamente si esasperano. L’introverso difficile entra in guerra con l’ambiente, si attesta su di un registro di opposizionismo e di negativismo Egli non riesce a rispettare nessuna regola se non viene persuaso della sua giustezza e se non se ne appropria. Non tollera di essere iperprotetto né di essere comandato né, tanto meno, di essere abusato in nome del suo essere piccolo. Pur trattandosi di bambini particolarmente vivaci e intelligenti, la loro carriera scolare spesso è contrassegnata da una cattiva condotta, da un mediocre rendimento, da un progressivo isolamento, ecc. Al fondo di queste esperienze, si dà un potenziale d’individuazione enorme e precocemente attivo: un azzardo della natura nella sua incoercibile tendenza alla sperimentazione, che riesce chiaro quando l’introverso difficile trova la sua strada Introversione e disagio psichico Il paradosso dell’introversione nel nostro mondo è che una condizione di potenziale ricchezza si traduce troppo spesso in un’esistenza soggettivamente penosa e oggettivamente contrassegnata da disturbi psichici I bambini d’oro talora si cristallizzano in un perfezionismo ossessivo sotteso dalla paura di crollare, altre volte si insabbiano, vanno in rottura come i cavalli da trotto, si disordinano e si perdono I bambini difficili spesso rimangono emarginati, non riescono a mettere a frutto le loro potenzialità, e finiscono sul terreno della devianza Gli introversi adulti Un introverso adulto sereno è un’eccezione Parecchi introversi adulti sono apparentemente adattati Raramente, però, hanno coscienza del loro valore: sono in genere onesti, laboriosi, coscienziosi, disponibili verso gli altri, ecc. Sono insomma perfezionisti morali, che rappresentano l’architrave delle strutture pubbliche Ciò nonostante continuano in genere a sentirsi diversi dagli altri, a covare rabbie più o meno intense nei confronti del mondo così com’è, e a invidiare 8e disprezzare) coloro che prendono la vita come viene Il significato ultimo dell’introversione Gli introversi sono programmati per essere esploratori del mondo interiore e delle sue dimensioni aperte sul fronte infinito dei mondi simbolici e dei modi possibili di essere dell’umano Sono i depositari di un “sogno” (quello di un mondo umano e nobile) che, valutato razionalmente, si può considerare espressione di un ingenuo idealismo che non cede alla constatazione del mondo così com’è. Sono programmati insomma per svolgere una funzione indispensabile: mettere in discussione il reale in nome del possibile per evitare che la cultura si cristallizzi Il problema dell’assuefazione culturale: un esempio suggestivo e inquietante Si può anche pensare che essi siano i precursori di un cambiamento, di un ulteriore ingentilimento della specie umana, destinato un giorno o l’altro a prodursi. 38