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Gallerie e sotterranei segreti: le “varianti della fantasia”

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Gallerie e sotterranei segreti: le “varianti della fantasia”
Gli archetipi
degli odierni tunnel
che stanno cambiando
il volto del Trentino
Palazzo delle Albere, Trento.
D
Di per sé è abbastanza semplice
scoprire o immaginarsi quale più o
meno appariscenti pulsioni abbiano originato le tantissime leggende trentine che parlano di gallerie
e sotterranei segreti, fatti realizzare
di nascosto da avidi e tirannici signorotti, preoccupati più della propria incolumità in caso di ribellione
che della qualità della vita dei loro sudditi. Oggi esistono talmente
pochi riscontri oggettivi che documentino l’esistenza reale di queste
gallerie, da far pensare più ad una
fantasia collettiva alimentata da soprusi senza fine, da tasse e gabelle
spesso ingiustificate, da un rapporto conflittuale e aspro tra i detentoil Trentino
tradizioni
Gallerie e sotterranei segreti:
le “varianti della fantasia”
di Mauro Neri
ri del potere e i lavoratori della terra o delle botteghe, che a concrete esigenze di comunicazioni sotterranee. Comunque è interessante mettere in elenco queste “gallerie”, queste “varianti della fantasia”, questi tunnel che immaginiamo stretti, fradici di umidità, bassi, lunghi e a malapena illuminati da torce appese alle pareti, scavati nella roccia viva oppure nella
terra e rinforzati con volte tondeggianti utilizzando sassi squadrati
alla bell’e meglio. “Da lì fuggono i
signori del castello in caso di assedio” raccontavano le comari nei filò
invernali; “attraverso quei cunicoli i tiranni raggiungono nel silenzio
della notte le loro amanti e le loro
concubine... Laggiù” proseguivano i cantastorie abbassando la voce
per mantenere il segreto fra i pochi
seduti nell’antistalla, “sono nascosti i tesori accumulati dal signorotto di turno in anni e anni di vessazioni... tesori il più delle volte difesi
da gatti neri, da caproni maleodoranti di zolfo, talvolta dal Diavolo in
persona!”. E allora vediamola, questa “metroland” della fantasia popolare, assaggiamo almeno in parte
questo “piano segreto della mobilità alternativa” che dal tardo Medioevo agli albori del Settecento ha
dipinto di mistero la storia della nostra terra.
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sottosuolo di Rovereto per mettere
tra di loro in comunicazione il castello con la Porta della Scala, con
la Torre Civica, col Palazzo Pretorio, con Casa Nodali, con la chiesa di San Marco, con il castello di
Lizzana e perfino con la contrada di
Sant’Ilario.
Castello di Avio, Sabbionara, Vallagarina. Qui sotto, l’atrio di Castel Noarna, Rovereto.
Vallagarina
Se opportunamente messe nell’ordine giusto, le misteriose lettere dell’alfabeto della “scacchiera
dei condannati” che fa ancora oggi
bella mostra di sé nella stanza che
precede la famosa sala della “parata dei combattenti” nel Castello di Avio, rivelerebbero la formula magica per aprire la porta di un
sotterraneo segreto che metteva in
comunicazione il maniero alto sul
dosso con il sottostante cimitero di
Sabbionara.
Una lunghissima galleria collegava, invece, il castello di Castelcorno con il palazzo del giudice di Isera: era una comoda via di scampo in caso di assedio o di ribellione dei villani. E infatti il cunicolo,
giunto in casa del giudice, proseguiva sempre nel buio sotterraneo
fino a raggiungere la base del campanile di Isera e, da qui, conduceva
al vicino e oggi praticamente scomparso Castel Pradaglia. In un punto
della galleria ancor oggi sarebbero nascoste casse e casse di monete
d’oro e d’argento, difese da un terribile gatto nero.
Altre gallerie univano il castello di
Chizzola con il sovrastante Castel
Sajòri e Castel Beseno con la Rocca
di Castel Pietra; addirittura tre sot10
terranei collegherebbero il Castello
di Lizzana con il Castello di Rovereto; un cunicolo senza fine avrebbe collegato il Castello di Nomi con
il sottostante Palazzo Vecchio nel
paese di Nomi, mentre un secondo
sotterraneo sarebbe sfociato in alcune cantine delle case accanto alla parrocchiale.
E se Castel Noarna sarebbe unito
con un lunghissimo sotterraneo addirittura con Castel Dante, situato
dall’altra parte della valle, numerose sono le gallerie che percorrono il
Basso Sarca e Valle dei Laghi
Una lunga galleria partiva dai sotterranei di Castel Toblino, passava sotto al lago (!) e risaliva il fianco della montagna fino a raggiungere le cantine del sovrastante Castel Madruzzo. Il passaggio segreto veniva usato da uno dei Madruzzo per scendere a far visita alla sua
amante, tenuta al sicuro nel piccolo
maniero sulla riva del lago.
Il castello di Arco non è da meno,
in fatto di “viabilità sommersa”:
una galleria, scavata questa volta
direttamente nella roccia, collegava
un tempo la Rocca alta di Arco alla
Torre Grande e, da qui, con un sotterraneo del quale si conosceva anche il numero dei gradini (mille!) si
giungeva direttamente nel bel Palazzo dei d’Arco, in pieno centro
storico. Tutto ciò per rifornire di viveri, munizioni e uomini il castello in caso di assedio, ma anche per
nascondervi un favoloso tesoro, ancor oggi a disposizione del fortunato coraggioso che riuscisse a individuare uno degli ingressi della galleria!
Giudicarie
Un sotterraneo segreto mette in
collegamento il palazzo Bavaria dei
Lodron di Lodrone, nella Valle del
Chiese, con il sovrastante castello di Santa Barbara; una seconda
galleria, invece, stando sempre alle leggende, consentirebbe di passare non visti sempre da Palazzo
Bavaria al più distante Castello di
San Giovanni, a Bondone di Storo, passando sotto al letto del fiume
Chiese! Castel Campo, nel Lomaso, sarebbe stato collegato con Cail Trentino
A fianco, Castel Toblino; qui sopra il Castello di Ossana, in Val di Sole.
era l’edificio più antico del paese e
fu il luogo in cui i conti d’Arco, signori del castello, raccoglievano le
decime dei loro sudditi.
Castel Madruzzo, in Valle di Cavedine.
stel Spine, sull’altro versante della
valle, mentre un secondo cunicolo avrebbe raggiunto Castel Restòr,
nel Bleggio, e sarebbe stato anche
usato per nascondervi un grande
tesoro: in molti hanno provato a individuarlo, ma nessuno fino ad oggi c’è mai riuscito. Giunti, poi, a
Castel Restòr, nei pressi di Dvredo,
con un secondo cunicolo si poteva raggiungere non visti Casa Rizzolini, a Vergonzo, nelle vicinanze
della bella chiesetta dedicata a San
Bartolomeo. Casa Rizzolini, infatti,
il Trentino
Valle di Sole
Un lungo sotterraneo avrebbe messo in comunicazione il Castello dei
Pezzén di Croviana con le cantine
della casa dei Mori (de Mauris), in
paese, e proprio in quella galleria
si sarebbe un giorno nascosto col
proprio cavallo uno dei de Mauris,
ricercato dai gendarmi per chissà
quale malefatta. Una donna, però,
lo tradì e il fuggiasco venne arrestato e tradotto a Vienna per il processo. La madre del disgraziato riuscì a impietosire i giudici viennesi
e a liberare suo figlio dietro pagamento di un forte riscatto in denaro. La frazione di Castello, nei pressi di Pellizzano, sarebbe stata un
giorno collegata con le cantine del
Castello di Ossana, per consentire i rifornimenti in caso di assedio
o una comoda via di fuga ai signori
de Federicis, padroni del maniero,
in caso di ribellione popolare. Un
secondo cunicolo, poi, correva sotto terra dal Castello di Ossana fino
alle cantine di una casa di Cusiano, mentre un terzo conduceva alla
Torre di Strombiano.
Valle di Non
La Roca di Altaguarda, a Brésimo,
era collegata da una galleria con
la Casa-Torre della Beliarda, nella
frazione di Fontana: in questo sotterraneo sarebbe ancor oggi nascosto il tesoro accumulato in secoli di
soprusi ai danni della povera gente,
perpetrati dai conti di Altaguarda.
Dal Castello di Sant’Anna, a Brez,
partirebbero due cunicoli segreti:
uno saliva a Castel Fava passando
accanto alla chiesa di Santa Maria;
il secondo raggiungeva Castel San
Giovanni, ad Arsio. Questo secondo
sotterraneo veniva usato da uno dei
conti di Brez per raggiungere la sua
amata, che viveva nel Castello di
Arsio. Il padre di lei, però, si oppose alle nozze e il conte morì di crepacuore. Si racconta che ancora oggi, nelle notti di luna piena, il fantasma dell’innamorato vaghi senza
pace per le campagne di Brez alla
ricerca dell’imbocco del sotterraneo
che dovrebbe ricondurlo dalla sua
bella amata.
Quattro galline d’oro, invece, ognuna accompagnata da quattro pulcini sempre del medesimo metallo
prezioso, sarebbero tutt’oggi sepolte in un punto imprecisato del sotterraneo che parte da Castel Nanno per raggiungere un luogo sicu11
ro, lontano e così misterioso, che
nemmeno le leggende hanno saputo conservarne il nome!
Un altro cunicolo sarebbe stato scavato nella roccia viva, per consentire ai signori di Castel Thun di raggiungere la caneva fonda del Palazzo Thun-Filippini a Vigo di Ton,
mentre una seconda galleria avrebbe collegato lo stesso castello con la
Torre di Zoccolo, a Toss.
Trento e dintorni
Sono sempre le leggende a narrare che il Castello del Buonconsiglio sia stato un tempo collegato alla cattedrale di San Vigilio con una
lunga galleria scavata sotto le case di Trento. Dal Castel Vecchio del
Duomo, poi, un secondo cunicolo
conduceva al Palazzo delle Albere, in riva all’Adige, residenza fuori porta della famiglia Madruzzo.
Un’altra galleria “cittadina” univa
la Torre d’Augusto del castello con
la sottostante Torre Verde; un terzo passaggio segreto si apriva nelle segrete del Torrione di Hinderbach, per raggiungere un non meglio precisato palazzo nobiliare della città.
A Ravina, invece, lo scomparso Castèl era collegato alla Toresèla del
Borgo Vecchio, mentre un secondo
lunghissimo cunicolo scavato nella
roccia collegava il Castèl con Villa
Margòn.
Valsugana
Castel Alto di Telve avrebbe avuto un passaggio comunicante con
il sottostante e scomparso Castel
Arnana passando sotto la valle del
Rio Nana, mentre una seconda galleria giungeva con un primo ramo
secondario ai sotterranei di Palazzo Buffa, a Borgo Valsugana, e con
un secondo ramo a Castel San Pietro. Nell’oscurità di questi avvolti sarebbe anche nascosto un tesoro, frutto delle dominazioni sanguinarie dei signori di Castel Alto,
ma è inutile cercarlo, perché il luo12
In alto in senso orario: Torre d’Augusto e palazzo Pretorio, Trento.
Qui sopra Castel Ivano, in Valsugana.
go esatto è ahimé sconosciuto! Una
galleria portava dalle grandi stalle
di Castel Ivano al borgo di Agnedo: un modo facile e sicuro, per i signorotti del maniero, per mettersi
in salvo dalle ribellioni sanguinarie
dei loro sudditi.
Castel Vigolo di Vigolo Vattaro, per
parte sua, avrebbe avuto ben tre
sotterranei che lo collegavano con
la canonica di Vigolo Vattaro, con
quella di Bosentino e con quella
di Vattaro, a sottolineare gli stretti e non sempre chiari rapporti che
esistevano, un tempo, fra il potere
temporale e quello spirituale!
NNN
il Trentino
Castel Beseno.
Castel Thun, in val di Non.
il Trentino
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