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indagine storica sull`educazione contemporanea Il 900

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indagine storica sull`educazione contemporanea Il 900
CENNI SUL PENSIERO PEDAGOGICO PRIMA DEL ‘900
La pedagogia come corollario dell’etica e della politica
La pedagogia come utopia.
Nell’età classica (Platone e Aristotele), la questione pedagogica è
connessa alla politica dello stato e alla vita morale. L’educazione
cioè, è intesa come formazione generale dell’uomo e del cittadino.
NeI ‘700, Rousseau pratica la pedagogia come utopia, come un
esperimento mentale, sulla base dell’uguaglianza degli uomini
data dalla ragione e dal principio secondo il quale l’uomo è natura.
La pedagogia come catechetica
Nell’età medievale (Agostino e Tommaso), viene meno
l’interesse per il contesto sociale e la pedagogia viene collegata
alla trasmissione tra maestro e allievo dei contenuti di fede.
La pedagogia come metodologia.
NeI ‘600: Comenio e Pestalozzi. Comenio operò una sintesi degli
enunciati in campo religioso, morale, politico, filosofico e psicologico,
ordinandoli in un discorso pedagogico intorno al concetto di metodo
educativo. Pedagogia = metodologia dell’educazione.
Pestalozzi apre alla pedagogia un campo di riflessione autonoma.
Il ruolo centrale del bambino, la scuola come istituzione fondamentale
della società moderna, l’educazione popolare, determinano in Pestalozzi
lo sviluppo di una prospettiva pedagogica.
La pedagogia come metafisica applicata.
Nel 1800: Fröbel e Herbart. Nell’opera del primo, la pedagogia
nasce direttamente da una concezione metafisica della realtà
che identifica Dio con la natura. Da tale pensiero derivano la
centralità del gioco e dell’attività spontanea, il “giardino
d’infanzia”, i canti materni. Herbart affronta il problema di una
epistemologia pedagogica (sempre nell’ambito di una metafisica
applicata) poiché sia l’etica che assegna alla pedagogia i fini, sia
la psicologia, da cui essa ricava i mezzi, derivano i loro principi
da una riflessione metafisica. Pedagogia = campo del sapere che
tenta di autocomprendere la propria identità.
diapositiva n. 1
INIZIO ETÀ CONTEMPORANEA
1789
RIVOLUZIONE FRANCESE E ALTRE RIVOLUZIONI
CONSEGUENZE.
CROLLO DEGLI
EQUILIBRI SOCIALI
E CONSEGUENTE
EMERGENZA
DELLE MASSE
Industrializzazione
(lotte di classe
emigrazioni)
RECLAMO DEI
DIRITTI DEL
CITTADINO CHE
PRENDE MAGGIORE
COSCIENZA DI Sé
QUESTI FORTI CAMBIAMENTI DETERMINANO.
LA SIMBIOSI TRA PEDAGOGIA E IDEOLOGIA
LA PEFAGOGIA ASSUME UN RUOLO SOCIALE
QUINDI IDEOLOGICO E POLITICO
NASCE L’ESIGENZA DI UN NUOVO MODO DI EDUCARE.
LA PEDAGOGIA SUBIRÀ UNA TRASFORMAZIONE
DIVENENDO ELEMENTO MEDIATORE E RIEQUILIBRATORE
ATTRAVERSO CUI SI ATTUERÀ L’EDUCAZIONE
DELL’INDIVIDUO NEL NUOVO CONTESTO SOCIALE.
diapositiva n. 2
IL PROPORSI
DELLA
DEMOCRAZIA
NELLA NUOVA EDUCAZIONE EMERGONO DIVERSE FIGURE
IL BAMBINO
Viene posto al centro della pedagogia (puerocentrismo) poiché si
comprende che il modo di essere
e di pensare è totalmente diverso
da quello dell’adulto e che la sua
formazione determina la futura
personalità dell’individuo.
ETNIE DIVERSE
L’HANDICAPPATO
La pedagogia ora pone al centro
dei suoi studi tali soggetti alla
ricerca di un recupero delle loro
facoltà. Tra ‘800 e ‘900,
avvalendosi anche della psichiatria e della psicoanalisi, ha fatto
sì che il disabile venisse integrato
nelle strutture scolastiche.
LA DONNA
Solo nell’età contemporanea,
comincia ad emanciparsi e ad
affermarsi sempre più nella società
Il suo subentrare nella scena
educativa ha ribaltato i vecchi
schemi, ponendo nuovi problemi
e nuove soluzioni alle teorie della
formazione.
diapositiva n. 3
Dopo il colonialismo si è data
importanza a culture differenti
dalla propria. Si è rilevato che
queste diversità possono essere
fonte di crescita e apertura mentale (attraverso il confronto e il
dialogo), piuttosto che alimentare
le conflittualità. Anche stavolta
la pedagogia stravolge i suoi
criteri applicando una maggiore
tolleranza, tralasciando le sue
assolute certezze (quelle del
mondo occidentale) e il suo
predominio sulle altre culture.
EMERGONO I MITI DELL’EDUCAZIONE
IL MITO DEMOCRATICO
CHE PONE L’EDUCAZIONE AL CENTRO DELLA SOCIETÀ
IDENTIFICANDOLA CON LA DEMOCRAZIA. MAGGIOR
ESPONENTE DI QUESTA TEORIA È J. DEWEY IL QUALE
SOSTIENE CHE LA DEMOCRAZIA È “DISCUSSIONE” DEL
TUTTO LIBERA ED È UN METODO CHE PERMETTE DI
DISCUTERE OGNI FINALITÀ; È DIBATTITO SENZA FINE,
COLLABORAZIONE A FINALITÀ CONGIUNTE.
PER DEWEY LA DEMOCRAZIA È QUEL MODO DI VITA
DOVE “TUTTE LE PERSONE MATURE PARTECIPANO ALLA
FORMAZIONE DEI VALORI CHE REGOLANO LA VITA
DEGLI UOMINI ASSOCIATI”.
IL MITO SOCIALISTA
CHE HA MESSO IN SIMBIOSI POLITICA ED EDUCAZIONE.
SECONDO QUESTA LINEA DI PENSIERO, OGNI SCELTA
FORMATIVA DEVE RISENTIRE DEGLI INTERESSI
IDEOLOGICI CONNESSI ALL’ASPETTO POLITICOECONOMICO DELLA SOCIETÀ E AGLI OBIETTIVI DELLE
CLASSI DOMINANTI. (MARX)
diapositiva n. 4
continua
EMERGONO I MITI DELL’EDUCAZIONE
IL MITO DEL PUEROCENTRISMO PEDAGOGICO
CHE HA COSTITUITO LA PRINCIPALE FONTE DEI SUCCESSI
E DEGLI INSUCCESSI DELLA STESSA PEDAGOGIA CONTEMPORANEA, FOCALIZZA L’ATTENZIONE SUL BAMBINO.
QUESTI DIVIENE IL VERO PROTAGONISTA DELLA SCENA
PEDAGOGICA: ATTRAVERSO LA PSICOANALISI, SI SCOPRE
INFATTI CHE LO SVILUPPO DELLA SUA MENTE È ALLA
BASE DELLE NEVROSI DELL’INDIVIDUO.
IL MITO TOTALITARIO
CHE VEDE LA SOCIETA’ CIVILE E LO STATO UNICI
PROMOTORI E CONTROLLORI DELLA CULTURA.
PERIODI EMBLEMATICI DI QUESTO MITO FURONO
QUELLO DEL NAZISMO E DEL FASCISMO.
diapositiva n. 5
NELL’ETA’ CONTEMPORANEA SI DELINEANO DUE DIRITTI FONDAMENTALI
DELL’UOMO: ISTRUZIONE E LAVORO.
NELLE
SCELTE
IMPORTANZA
FORMATIVE,
ALL’ISTRUZIONE
SI
SOLLEVA UNA QUESTIONE:
FINALIZZATA
ALLA
MERA
DARE
PIÙ
FORMAZIONE
CULTURALE DELL’INDIVIDUO O DARE UNA FORMAZIONE AI FINI DELL’ATTIVITÀ
LAVORATIVA?
CERTAMENTE L’UNO NON PUÒ ESCLUDERE L’ALTRO IN QUANTO I DUE
ELEMENTI SONO FORTEMENTE COLLEGATI TRA LORO. LA LORO SIMBIOSI
DIVIENE NECESSARIA IN UNA SOCIETÀ ARTICOLATA E COMPLESSA COME
QUELLA ATTUALE
diapositiva n. 6
CIÒ CHE CONTRADDISTINGUE IL PERIODO CONTEMPORANEO, RELATIVAMENTE
ALLA PEDAGOGIA, È LA RIFORMA SCOLASTICA CHE SI RIASSUME IN QUATTRO
PUNTI ESSENZIALI
LA STATALITÀ
L’OBBLIGATORIETÀ
LA SCUOLA DIVIENE
OBBLIGATORIA
PER
TUTTI..
L’ALFABETLZZAZIONE
DELLE
MASSE
DÀ
LUOGO
AD
UNA
EMANCIPAZIONE
SOCIALE.
IN ITALIA L’OBBLIGO
SCOLASTICO DIVENNE
OPERATIVO NEL 1859
CON LA LEGGE CASATI.
LA GRATUITÀ
CON ESSA CHIUNQUE
PUÒ ACCEDERE ALLA
SCUOLA.
AL FINE DI AGEVOLARE L‘ALFABETIZZAZIONE DELLE CLASSI
MENO ABBIENTI SI
STABILIRÀ UN PAGAMENTO SIMBOLICO O
ADDIRITTURA
UNA
ESENZIONE
DELLE
TASSE..
LO STATO ASSUME IL
CONTROLLO
DELLA
SCUOLA PER EVITARE
INFLUENZE
IDEOLOGICHE
O
ASSERVIMENTI POLITICI.
diapositiva n. 7
LA DIFFERENZIAZIONE
SI CREA LA POSSIBILITÀ
DI PASSARE DA UN
INDIRIZZO SCOLASTICO
AD UN ALTRO (AD ES.
ACCEDERE
ALL’UNIVERSITÀ
NON
SOLO DAI LICEI MA
ANCHE DAGLI ISTITUTI
TECNICI).
LA
DIFFERENZIAZIONE
HA UN MOMENTO DI
STASI NEL FASCISMO MA
VIENE POI RIPRISTINATA
NEGLI ANNI SESSANTA
TRASFORMAZIONI DEL SAPERE PEDAGOGICO
NELL’ETÀ CONTEMPORANEA
EMANCIPAZIONE DALLA METAFISICA
LA PEDAGOGIA NON RUOTA PIÙ SOLTANTO
ATTORNO ALLA FILOSOFIA.
IL SUO SAPERE SI ALLARGA E SI INTERSECA AD
ALTRE DISCIPLINE RENDENDOLA PIÙ COMPLESSA E
ATTUALE.
ELABORAZIONE FILOSOFICA-CRITICA
ABBIAMO GIÀ RILEVATO CHE LA FILOSOFIA NON SI
È DEL TUTTO ALLONTANATA DALLA PEDAGOGIA.
INFATTI È INDISPENSABILE POICHÉ ESERCITA SU DI
ESSA UNA FUNZIONE DI CONTROLLO FORNENDOLE
I PRINCIPI TEORICI.
INTRODUZIONE
DELLE
SCIENZE
DELLA
EDUCAZIONE (PSICOLOGIA, ANTROPOLOGIA,
BIOLOGIA, ECC...)
ESSE SUBENTRANO NELL’AREA FORMATIVA,
APPORTANDO TUTTE LE CONOSCENZE NECESSARIE
ALL’ATTUAZIONE DI NUOVI PROGETTI PER UNA
FORMAZIONE SEMPRE PIU’ ARTICOLATA E
ADEGUATA ALLA SOCIETÀ NUOVA.
DIS-IDEOLOGIZZAZIONE
ANCHE
LA
QUESTIONE
POLITICA
VIENE
RIANALIZZATA DALLA FILOSOFIA DANDO INIZIO AD
UN
PROCESSO
DI
DIS-IDEOLOGIZZAZIONE,
NECESSARIO PER RIDARE AL SAPERE PEDAGOGICO
UNA MAGGIORE TRASPARENZA LIMITANDONE
TUTTE LE INFLUENZE E POSIZIONI DI PARTE.
LA PEDAGOGIA DEVE CONTRIBUIRE A FORMARE LE
COSCIENZE SENZA CONDIZIONARLE.
diapositiva n. 8
TUTT’ORA LA PEDAGOGIA È IN CONTINUA TRASFORMAZIONE ESSENDO
INEVITABILMENTE CONDIZIONATA DALL’EVOLVERSI DEI SOGGETTI VERSO
CUI SI RIVOLGE.
L’ORGANICITÀ CHE VORREBBE CONQUISTARE NON È FACILE IMPRESA
POICHÉ ESSA È UN SAPERE COMPLESSO E STRETTAMENTE CONNESSO AI
CAMBIAMENTI DELLA SOCIETÀ.
CIÒ COMPORTA ENORMI DIFFICOLTÀ IN QUANTO IL MASSIMO DELLA
FORMAZIONE INDIVIDUALE ESISTE SOLO IN UNA SOCIETÀ ORGANICAMENTE
CONCEPITA IN CUI I TALENTI DI CIASCUNO SIANO POSTI AL SERVIZIO DI
TUTTI,
GIOVANDOSI
A
LORO
VOLTA
COMPLEMENTARE.
diapositiva n. 9
DELL’ALTRUI
APPORTO
IL NOVECENTO
DEWEY
Pragmatismo
Pedagogia con funzione
civile e politica
GENTILE
Attualismo
TRE DIVERSI MODELLI
PEDAGOGICI
pedagogia
comeScienza dello
Spirito
BERNSTEIN, LABRIOLA
ADLER
Marxismo
pedagogia come sapere
storico, critico, dialettico
diapositiva n. 10
ATTIVISMO
Nella prima metà del XX secolo, la scuola si apre alle masse e diventa una istituzione centrale della società democratica.
Si sviluppa una nuova concezione di educazione e di pedagogia, che dà vita:
1.
a nuove teorizzazioni pedagogiche, su nuove basi filosofiche e scientifiche;
2.
a sperimentazioni scolastiche e didattiche;
Il movimento si chiama Attivismo e si diffonde soprattutto in Europa e Nord-America e si oppone:

alla concezione della pedagogia tradizionale che svaluta gli aspetti attivi e produttivi del bambino;

alla visione dell’insegnamento come momento separato dall’esperienza dell’apprendimento;

alla interpretazione del lavoro mentale come meccanico, ripetitivo e non creativo
diapositiva n. 11
continua
I grandi temi della pedagogia dell’Attivismo sono:
1.
il puerocentrismo;
2.
la valorizzazione dell’attività manuale, del gioco, del lavoro, nel rispetto della natura globale
del bambino, la cui inclinazione è quella di non separare conoscenza e azione;
3.
la motivazione: ogni apprendimento deve essere collegato agli interessi e ai bisogni del
fanciullo;
4.
la valorizzazione dell’ambiente, poiché dalla realtà il fanciullo riceve gli stimoli
dell’apprendimento;
5.
la socializzazione;
6.
l’antiautoritarismo, che abolisce la supremazia dell’adulto e della sua volontà sul fanciullo;
7.
l’antintellettualismo, che svaluta i programmi formativi oggettivamente determinati.
Il movimento attivistico collega strettamente la pedagogia alle scienze umane e ne indica le
implicazioni politiche (con un orientamento democratico) e antropologiche.
L’applicazione dell’attivismo si concretizza nelle “Scuole Nuove” (o “Scuole Attive”).
diapositiva n. 12
continua
TEORICI DELL’ATTIVISMO
DEWEY
È il principale teorico dell’attivismo e il teorico più organico di un nuovo modello di pedagogia nutrito dalle diverse
scienze dell’educazione.
Il suo pensiero si articola intorno alla Teoria dell’esperienza come ambito di scambio tra soggetto e natura
caratterizzato da crisi e squilibrio in cui il pensiero è strumento di ricostruzione dell’equilibrio.
Così lo sviluppo e il controllo dell’esperienza sono affidati all’uomo ed alla sua intelligenza creativa attraverso:
L’USO DELLA LOGICA
Definita
TEORIA DELL’INDAGINE
METODO SCIENTIFICO
Sperimentazione
Generalizzazione
diapositiva n. 13
Ipotesi
continua
Verifica
La riflessione pedagogica di Dewey muove da queste teorie e si dirige sia verso la costruzione di
una rigorosa filosofia dell’educazione sia verso la messa a punto di un efficace progetto educativo
profondamente innovatore.
PRINCIPI PEDAGOGICI
Ispirazione
pragmatica
- interconnessione tra teoria e pratica
- valorizzazione del fare
Connessione con le
Scienze sperimentali
psicologia e
sociologia
Costruzione di una
Filosofia dell’educazione
- strumento di sviluppo democratico
- formazione del cittadino
diapositiva n. 14
continua
Tali caratteri generali renderanno la pedagogia deweyana come modello-guida all’interno del
movimento della “scuola attiva”
RUOLO DELLA SCUOLA
La scuola
Prende atto delle
Trasformazioni
sociali
Diventa
Comunità in
miniatura
Attraverso il contatto con
Ambiente
Realtà sociale
Realizzazione di laboratori
diapositiva n. 15
continua
Dewey riconosce la funzione innovatrice e formativa del lavoro manuale che rende i ragazzi svegli e
attivi invece di renderli passivi e recettivi. Ma per ottenere ciò, la scuola deve altresì cambiare il proprio
centro di gravità che, tradizionalmente, era posto “fuori dal fanciullo”, privilegiando gli:
Conversazione o comunicazione
Indagine o scoperta
INTERESSI FONDAMENTALI
Fabbricazione o costruzione
Espressione artistica
Tutta la vita della scuola dovrà essere improntata a questa “rivoluzione copernicana”. In tale contesto
cambia notevolmente anche il ruolo dell’insegnante che non è più una figura autoritaria che dispensa il
sapere attraverso una lezione di tipo intellettualistico, ma una guida che organizza e regola i processi di
ricerca della classe, un animatore delle diverse attività.
diapositiva n. 16
continua
La scuola è perciò il luogo specifico per realizzare la:
FUNZIONE EDUCATIVA DELL’EDUCAZIONE
Connessa a
Finalizzata a
Sviluppo
sociale
Sviluppo
naturale del
soggetto
Efficienza
sociale del
soggetto
Per realizzare un
Incremento progressivo
di democrazia
Intesa come
dialogare
Capacità di
Attraverso l’uso del
partecipare
collaborare
quindi
Metodo
scientifico
diapositiva n. 17
• libera indagine
• verifica dei risultati
continua
Metodo
democratico
OVIDE DECROLY
Il suo metodo è caratterizzato dai seguenti punti fondamentali:
o individualizzazione;
o rispetto del carattere globalizzante della psiche del bambino;
o attività educativa che deve muovere dal concreto all’astratto;
o attività di studio organizzata attorno al bisogno fondamentale
dell’uomo, perché da essi è motivato il bambino.
CLAPAREDE
o si basa sulle nozioni di educazione funzionale, sostenuta cioè
da un bisogno. Perciò la scuola deve offrire una serie di
opzioni di attività tra le quali il fanciullo può scegliere
liberamente.
CELESTIN FREINET
o
o
o
o
o
Cooperazione;
Esperienza spinta da esigenze;
Elaborazione del testo;
Uso della stamperia, per la creazione di giornalini di classe;
Contatto con l’esterno..
diapositiva n. 18
continua
ROGER COUSINET
o Autoistruzione e autodisciplina;
o Attività di gruppo sia cognitive che creative;
o Uso libero dei materiali didattici.
ADOLPHE FERRIERE
o attività legata agli interessi del fanciullo;
o Educazione alla libertà attraverso la libertà.
MONTESSORI
o Attività legata alla vita pratica (vestirsi, mangiare….);
o Materiale didattico scientificamente organizzato;
o Liberazione del fanciullo (ma non spontaneismo) sotto la
guida dell’adulto;
o Ruolo formativo dell’ambiente, spazio funzionale;
o Concezione della mente infantile come “mente assorbente”.
Negli anni ‘60 l’attivismo, accusato di non avere favorito le finalità culturali e
cognitive della scuola, inizia il suo declino, per dare spazio ad una pedagogia di tipo
cognitiva e tecnologica.
diapositiva n. 19
G. GENTILE
L’ attualismo è la filosofia elaborata da Gentile che muove dall’atto di pensiero
come principio unico e fondante di tutta la realtà.
Il suo pensiero, legato ad una visione spiritualistica e filosofica dell’educazione, si
oppone a tutte le concezioni pedagogiche a base naturalistica, accusandole di
separare nettamente la teoria dalla pratica, il conoscere dal fare, provocando
contrasti irreversibili all’interno del processo educativo.
In particolare egli contesta la “psicologia pedagogica” che, per il suo carattere
naturalistico, legato alle classificazioni, “non può conoscere la spiritualità, la
libertà, la spontaneità” della vita psichica.
diapositiva n. 20
CAPISALDI DEL PENSIERO DI GENTILE
La scuola vista come luogo specifico dove si compiono
processi di formazione;
Ridefinizione del rapporto maestro/scolaro unificati nella concreta
vita dello spirito;
PEDAGOGIA
FILOSOFICA
Concezione originale dell’infanzia, nella quale individua 3 modelli
di fanciullo: eterno, che ciascuno conserva dentro di sé; fantoccio,
costruito dalla psicologia dell’infanzia; reale, creatura viva e
bisognosa di cure, che deve essere il vero argomento di studio della
filosofia dello spirito;
Concezione della laicità, in virtù della quale, poiché il fanciullo non
può elevarsi alla concezione filosofica del mondo, va iniziato ad
una concezione religiosa di esso;
Concezione della laicità, in virtù della quale, poiché il fanciullo non
può elevarsi alla concezione filosofica del mondo, va iniziato ad
una concezione religiosa di esso;
Concezione della didattica che teorizza
comunicazione come “generazione del sapere”
una
forma
La teoria gentiliana dell’educazione oscilla tra spontaneismo e disciplina, tra le ragioni del maestro, e quelle del
fanciullo, proponendo un recupero della scuola tradizionale, basata sulla centralità del maestro e della sua autorità.
diapositiva n. 21
di
LOMBARDO RADICE
Collaboratore di Gentile nella riforma del ‘23 e seguace del suo rigoroso idealismo, apportò
alle teorie gentiliane elementi sensibili di revisione e sviluppo.
ELEMENTI DI
DIVERSIFICAZIONE
RISPETTO A GENTILE
Maggiore attenzione ai
Diritti del soggetto
reintroduzione delle
istanze psicologiche
Maggiore attenzione ai
problemi sociali
ruolo educatore
dello Stato
Nazionalismo improntato ad
un “sottofondo socialista”
Attenzione alle esigenze
del popolo, istanza di una
società più giusta
diapositiva n. 22
L’aspetto fondamentale della riflessione di Lombardo Radice resta, comunque, quello rivolto alla didattica.
Essa si caratterizza come una didattica viva, creativa, una ricerca problematica, una riflessione critica come
ripensamento del fare educativo.
Una nuova concezione della figura del maestro
che si apre alla collaborazione con il fanciullo
LA DIDATTICA NEOIDEALISTICA
DI LOMBARDO RADICE
IPOTIZZA
Una nuova concezione della lezione, intesa non
più come entità frammentaria, ma come unità
organica collegata agli atti educativi
Una specifica concezione dell’infanzia vista
come età creativa e attiva, intensamente
affettiva
Per Lombardo Radice, il fanciullo è un “poeta”, in lui è fortissima la fantasia ed egli manifesta se stesso in forma
più genuina e completa nell’espressione artistica.
Il modello di scuola che Lombardo Radice teorizzò e che venne realizzata in alcuni esperimenti di rinnovamento
didattico, prese il nome di “SCUOLA SERENA”, un modello di scuola attiva che poneva al centro la
collaborazione spirituale tra maestro e scolaro.
diapositiva n. 23
Le scuole nuove italiane (Serene):

Continuità tra scuola e famiglia

Valorizzazione delle attività artistiche

Lavoro libero e attivo (Maria Boschetti Alberti, Rosa Agazzi

Collegamento tra vita scolastica e vita sociale (Giuseppina Pizzigoni e Scuolacittà di Codignola)
Le scuole nuove in Europa:

Interazione tra capacità intellettiva, abilità manuale e agilità (Reddei in Inghilterra,
Demolins in Francia)

Ambiente extraurbano e carattere elitario (Demolins in Francia, Lietz in Germania);

Carattere anarchico (Wyneken in Germania);

Formazione professionale (Kerchensteiner in Germania);

Attivismo, organizzazuione gerarchica e etica di proivazioni (Baden Powell e lo
scoutismo).
Le scuole nuove in USA:

Valorizzazioni delle motivazioni nell’apprendimento (Kilpatrik);

Individualizzazione (Parkhrst, Washburne);

Dewey.
diapositiva n. 24
ASPETTI SPECIFICI DELLA PEDAGOGIA MARXISTA
1. collegamento “dialettico” tra educazione e società; ogni tipo di ideale formativo e di pratica educativa risente dei
valori e interessi ideologici delle classi dominanti;
2. legame tra educazione
e politica; l’interpretazione delle dottrine pedagogiche e le strategie educative del futuro
1.
devono richiamarsi all’azione politica, alla praxis rivoluzionaria;
3. centralità del lavoro nella formazione dell’uomo;
4. formazione integralmente umana di ogni uomo; richiamo all’uomo “onnilaterale” emancipato da condizioni di
subalternità e di alienazione;
5. opposizione ad ogni forma di “spontaneismo”; ruolo di conformazione basato sulla disciplina e sullo sforzo.
Questi caratteri fondamentali si ritrovano nella lezione della II Internazionale, che si sciolse con la prima guerra mondiale e
nelle posizioni di alcuni pedagogisti russi che ispirano i vari marxismi dopo il ‘17 attraverso la III Internazionale.
diapositiva n. 25
continua
La II Internazionale basava la sua cultura pedagogica su:
 collaborazione tra socialdemocrazia e forze borghesi;
 opposizione all’obbligatorietà dell’insegnamento religioso e creazione di un’educazione laica.
RAPPRESENTANTI DELLA PEDAGOGIA II
INTERNAZIONALE
MAX ADLER (Austria)
–
–
–
MONDOLFO (Italia)
funzione riformatrice dell’educazione nella società;
legame tra educazione e politica attraverso lotte di
classe;
opposizione alla neutralità dell’educazione
–
–
–
–
riforma della scuola in senso popolare attraverso
laicità e sostegno ad alunni poveri;
“scuola media unica”;
controllo dello stato su scuole private
scuola professionale su cui c’è convergenza tra
lavoro e cultura
diapositiva n. 26
Al di là delle oscillazioni della II Internazionale tra massimalismo e rifomismo si pone
LENIN e la pedagogia sovietica.
LENIN
affermazione del comunismo come
erede del passato borghese
novità dell’educazione
comunista
nuova organizzazione della scuola
dal 1917 al 1930
Rapporto tra scuola e politica
(scuola legata alla lotta rivoluzionaria)
Istruzione politecnica
(attraverso l’incontro tra istruzione e
lavoro produttivo)
“scuola unica del lavoro”
diapositiva n. 27
che portò
“scuola-fabbrica”
lavoro produttivo al
centro del processo
formativo
Con l’avvento di Stalin al potere si ha un deciso richiamo al momento culturale
dell’istruzione attraverso una più sistematica conoscenza delle scienze.
richiamo ai principi
più tradizionali
–
–
–
–
–
divisione in classi
ripristino delle lezioni
orari e programmi
uso di manuali
voti e disciplina
RIORGANIZZAZIONE
DELLA SCUOLA (19311953)
corso elementare
(4 anni)
ripudio di ogni forma
di “attivismo”
nascita della pedagogia
“senza fanciullo”
completo (10 anni)
corso medio
incompleto (7 anni)
mantenimento scuole professionali
scomparsa della centralità del lavoro
diapositiva n. 28
All’epoca pre-staliniana della scuola sovietica, è intrecciata la figura del
pedagogista ucraino Makarenko (1888-1939) che visse le contraddizioni
della pedagogia sovietica degli anni ‘20 esplicitate nel tentativo di saldare
l’esperienza bolscevica alle istanze delle “scuole nuove” e all’esigenza di
connettere il processo educativo all’evoluzione della società.
Il pensiero pedagogico di Makarenko ha una base sperimentale nel senso che
è stato elaborato all’interno di concrete esperienze educative (colonia di
Gorkij) i cui aspetti fondamentali sono un’elaborazione in fieri niente affatto
dogmatica (nessun sistema pedagogico è giusto in assoluto).
diapositiva n. 29
MAKARENKO
PRINCIPI PEDAGOGICI
“Collettivo del lavoro”
è
“Lavoro produttivo”
inteso
ha
Mezzo e fine
dell’educazione
struttura
Partecipazione attiva
allo sviluppo sociale
capo o direttore
collettivo dei ragazzi
collettivo degli insegnanti
Organismo
sociale
legati
da
Partecipazione e
responsabilità sul
lavoro
attraverso
Organizzazione giornata
di lavoro
ispirata a
con
Obiettivi
• immediati
• a lungo termine
valori
dovere
sviluppo
onore
economico
produttività
diapositiva n. 30
uomo
nuovo
In Italia l’esperienza più alta e più ricca del marxismo è stata quella teorizzata da Antonio
Gramsci (1891-1937), il quale ha compiuto Io sforzo di ridefinire il marxismo come
filosofia della prassi e la strategia verso il comunismo come la costruzione di un’esperienza
prima di tutto culturale, attraverso una pedagogia di cui è interprete il “Partito nuovo”.
La filosofia della prassi valorizza l’attività umana che interpreta e trasforma la realtà. Non è
partendo dalla struttura (l’economia) che si può trasformare la realtà, ma operando a partire
dalla sovrastruttura (l’ideologia, la cultura).
Il “Partito nuovo” diviene interprete e garante di una rivoluzione della mentalità, volta a
costruire “un’egemonia” culturale e poi politica a cui possono essere interessate diverse
classi sociali, il cosiddetto “blocco storico”.
diapositiva n. 31
PRINCIPI PEDAGOGICI
GRAMSCIANI
 La scuola unica fino a 14 anni, come strumento per
la costruzione della egemonia culturale attraverso:
 inevitabile nozionismo
 guida ad un apprendimento sistematico
 impegno nello studio
 disciplina
 opposizione a forme di spontaneismo e attivismo
 formazione di “intellettuali organici” cioè funzionali
alla costruzione dell’egemonia culturale volta alla:
 integrazione delle classi
 realizzazione di una forma di consenso “critico”
anche se basato su una iniziale forma di “coercizione”
Il modello pedagogico gramsciano si manifesta come il modello più aperto, avanzato e democratico, elaborato dal
marxismo.
L’egemonia al lavoro che Gramsci, marxianamente, indicava come il nuovo “principio pedagogico”, si sviluppava in una
scuola di cultura intesa come una forma di lavoro sempre connessa all’impegno di trasformare la realtà.
diapositiva n. 32
DIFFERENZE TRA LE VARIE POSIZIONI PEDAGOGICHE ISPIRATE AL
CRISTIANESIMO
‘800
“TRADIZIONALISTICA”
Don Bosco
‘900
ATTIVISMO CRISTIANO
Incorporazione della
pedagogia laica
Andrès Manjon
Eugene Devaud
NeoKantiano
Nesso tra pedagogia,
filosofia e teologia
F. Forster
S. Hessen
G. Flores D’Arcais
ritorno al
tradizionalismo senza
tralasciare i progressi
della pedagogia moderna
PERSONALISMO
Neotomista o
Antimoderno
Nesso tra pedagogia
e metafisica
(educazione liberale)
J. Maritain
Ritorno al
tradizionalismo
M. Casotti
Educazione
maieutica
L. Stefanini
Nomadelfia
Comunità ducativa
diapositiva n. 33
Esistenzialista
o personalismo
(antidogmatico)
E. Mounier
Modernismo
Libertà dell’allievo
nell’aderire alla fede
L. Laberthonnière
G.
Catalfamo
LA PEDAGOGIA CRISTIANA ED IL PERSONALISMO
Il susseguirsi del crollo di Napoleone e la politica della restaurazione condussero ad un ripensamento sulla
iniziale svalutazione del piano etico e culturale, portando anche ad una rinnovata adesione alle antiche
credenze.
Il rinnovamento spirituale però sembra incorporare, all’interno dei propri interessi culturali, i principi di
libertà, uguaglianza e fraternità, propri della rivoluzione francese; ciò si evidenzia soprattutto nel pluralismo
religioso, un pluralismo che consisteva nel far divenire società e politica strumenti della Chiesa stessa ( visto
che quest’ultima aveva perso il suo potere assolutistico di una volta).
Si tende quindi a ridisegnare un nuovo volto della Chiesa universale, puntando sul dialogo con tutte le
componenti umane, politiche , culturali ed educative presenti nella società.
Il rinnovamento della Chiesa diventa così rinnovamento della stessa società civile, che a mano a mano
abbandonerà sempre di più la visione tradizionalista di una Chiesa che, in un primo momento, si pone come
educatore supremo e come garante della ‘‘vera salvezza’’ dell’uomo.
Questa evoluzione pedagogica, dal punto di vista cristiano, si nota già nell’800 con Giovanni Bosco, il quale
pur rimanendo fedele alla dottrina ufficiale della Chiesa, inizia un nuovo cammino dell’educazione cristiana,
educazione che, per la prima volta, coinvolge tutto il popolo, anche i ragazzi più poveri.
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continua
I rinnovamenti più concreti dell’educazione cristiana si effettuano soprattutto nel ‘900 con la nascita
dell’Attivismo cristiano, in quanto l’educazione cristiana risente il desiderio di assimilare anche qualche tratto
della “pedagogia laica”.
I maggiori esponenti sono Andrés Manjon ed Eugéne Devaud.
In tale “pedagogia” si riprende soprattutto il concetto educativo di G. Bosco, in quanto ci si concentra
soprattutto sui “figli del popolo” i quali riescono ad arrivare alla propria salvezza attraverso l’istruzione, la
formazione e l’educazione religiosa e attraverso un modello educativo basato anche sul contatto con la natura.
Con la pedagogia cristiana si assiste alla nascita del Personalismo, all’interno del quale si sono sviluppate
posizioni teoriche differenti:
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ORIENTAMENTO NEOKANTIANO
I maggiori esponenti furono Friedrich W. Forster e Sergei Hessen.
Entrambi sono convinti che la pedagogia non può essere scissa dal suo stretto legame con la filosofia e la teologia, in
quanto il vero divenire dell’essere umano sta semplicemente nel sollevarsi verso la spiritualità.
ORIENTAMENTO NEOTOMISTA (o ANTIMODERNO)
Jacques Maritain, trova le sue fondamenta pedagogiche nella metafisica, mettendo l’uomo in rapporto con i valori
spirituali attraverso un’educazione “liberale”, la quale si orienta soprattutto verso la sapienza, in quanto l’uomo deve
conoscere la “verità” per poter dare un giudizio personale. La conoscenza della “verità” avviene mediante l’aiuto di Dio,
che non è più visto come oppressore ma come colui che aiuta a perfezionare “le energie e le virtù naturali, sia intellettuali
che morali”.
ORIENTAMENTO ESISTENZIALISTA
Rivolto alla realizzazione di un uomo ‘nuovo”, impegnato verso i valori spirituali, favorendo uno sviluppo in senso
comunitario e, quindi, rivolto pure alla conquista della capacità di partecipazione sociale, e di uno sviluppo interiore.
Di grande rilievo furono personaggi quali: Emmanuel Mounier, Luigi Stefanini, Giuseppe Catalfamo, Mario Casotti.
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Nel ‘900 ci furono anche oppositori alla pedagogia ufficiale della Chiesa.
Tra i maggiori esponenti, Lucien Laberthonnière: questi, pur ispirandosi ai principi fondamentali degli
apostoli (solidarietà, carità...), sottolinea l’importanza della “libertà” dell’allievo nell’aderire volontariamente
ai principi di fede.
Tutti questi orientamenti educativi hanno fatto sì che intorno al 1945, si assiste alla nascita di Nomadelfia,
una comunità educativa che cerca di ridare una vera e propria famiglia ai minorenni.
Solo dopo gli anni ‘60, si assiste alla nascita di diverse comunità educative che accusano il selettivismo
scolastico e sociale.
Discorso a parte merita il diffondersi del Personalismo critico di Mario Manno (a cui dedicheremo una
indagine particolare).
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FASCISMO
Mussolini
NAZIONALISMO
NAZIONALSOCIALISMO
Visto come forma di socialismo,
consiste
nel
far
convivere
pacificamente le diverse classi, poiché
solo una nazione unita e forte può
sopravvivere nel caos mondiale
COMUNISMO
Mette in primo piano il patriottismo ed il
nazionalismo: lottare per la rivoluzione
voleva dire soprattutto fare dell’URSS una
grande potenza industriale e militare, in
grado di competere con l’ostile mondo
capitalistico.
COMUNISMO SOVIETICO
Stalin
L’unico sentimento
che avesse
risonanza generale nel Paese, in quanto
lo stato fascista, visto come strumento
dei forti e garanzia dei deboli, era la
costituzione alla quale gli individui
debbono essere subordinati
NAZISMO
Hitler
TOTALITARISMO ED EDUCAZIONE IN ITALIA, GERMANIA E URSS
Pedagogia
e società
Ideologica e
funzionale
Non è la nazione che crea lo
stato, ma lo stato che crea la
nazione, perché dà al popolo
coscienza della propria unità
morale, una volontà precisa ed
un’esistenza reale
Non è lo stato che crea la
nazione, ma la nazione che
crea per sé lo stato. La realtà
originaria e fondamentale è il
Volk, cioè il popolo
Capi carismatici.
Entrambi si presentano con scarsa
caratterizzazione ideologica. Sono nati
come strumenti della borghesia dominante
contro il movimento degli operai
La loro filosofia è un miscuglio di antichi
pregiudizi, messi insieme senza riguardo per
la verità storica e facendo appello alle
paure, agli odi e agli isterismi.
Si presentano come interpreti della rivolta
contro il liberalismo plutocratico e
massonico, egoistico ed antipatriottico,
contro il mito della macchina e del
progresso.
Entrambi celebrano la violenza, disprezzano
le masse, respingono la democrazia
Padre della patria.
Miglioramento della vita: spariscono fame, miseria, analfabetismo.
Al contadino ed all’operaio venivano garantiti: la casa, l’istruzione
dei figli, l’assistenza contro le malattie, la pensione.
Celebrava la violenza solo contro gli oppositori.
Si abolisce la proprietà privata.
comunismo
fascismo
nazismo
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Educazione di massa, conformismo,
perdita dell’indiidualità, cultura
ideologizzata
IL SECONDO NOVECENTO
Nel corso della seconda metà del Novecento si assiste ad una trasformazione della pedagogia per un adeguamento al
nuovo tipo di società:
Dalla pedagogia si è passati alla scienza dell’educazione (declino della pedagogia quale sapere unitario dell’educazione);
Da un sapere unitario e “chiuso” si è passati ad un sapere plurale e aperto (affermazione di molte discipline
ausiliarie/costitutive del sapere pedagogico-educativo, dalla psicologia alla sociologia fino alle specializzazioni più
tecniche e settoriali);
Dal primato della filosofia si è passati a quello delle scienze.
Si parla di evento epocale della pedagogia contemporanea in quanto il sapere pedagogico si è pluralizzato, si è articolato
al proprio interno dando vita ad una serie di competenze settoriali che hanno dissolto la figura del pedagogista come
esperto dell’educazione e dei suoi problemi in generale.
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Dopo gli anni ‘50, prese corpo una nuova concezione della pedagogia, poco attenta ai problemi sociali dell’educazione e
molto a quelli dell’apprendimento e dell’istruzione.
Grandi interpreti di questa svolta psicopedagogica sono stati:
► Jean Piaget: psicologo dell’età evolutiva, a cui la pedagogia contemporanea deve una nuova concezione della mente
infantile e l’individuazione delle sue strutture cognitive, elementi necessari per impostare un’educazione del pensiero che
tenga conto, nel lavoro didattico, delle effettive capacità, linguistiche e logiche, del bambino. Il suo apporto alla
psicologia dell’età evolutiva consiste nell’aver dato una consistenza concreta e scientifica all’idea della pedagogia
moderna circa la specificità della natura infantile che nei suoi modi di pensare , agire, parlare, è profondamente diversa
da quella dell’adulto. Secondo Piaget, lo sviluppo cognitivo percorre una serie invariabile di 4 stadi correlati con l’età
diversi l’uno dall’altro: 1. nel corso dello stadio senso-motorio (da 0 a 3) il bambino usa le esperienze sensoriali e
motorie per comprendere il mondo circostante; 2. lo stadio pre-operatorio o intuitivo (3-7) è caratterizzato dal fatto che il
bambino conquista il pensiero simbolico, che trova espressione nel linguaggio; 3. stadio operatorio-concreto (7-11),
compare la capacità di usare la logica per spiegare i concetti fondamentali; 4. stadio ipotetico-deduttivo (11-14),
l’adolescente è in grado di pensare in termini astratti e ipotetici.
Per Piaget, l’educatore deve avere una preparazione psicologica (scientifica) e utilizzare questa conoscenza ideando un
insieme di tecniche da sperimentare e adattare personalmente.
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► Lev Semenovic Vygotskij: psicologo sovietico, ha studiato sia i problemi degli
handicappati sia quelli dell’apprendimento scolastico, sottolineando la centralità della creatività, l’importanza del gioco e
dell’immaginazione ed evidenziando la funzione cruciale che occupa la scuola nello sviluppo cognitivo del bambino.
► Jerome Seymour Bruner:
psicopedagogista, individua tre traiettorie dell’insegnamento nei diversi stadi dello
sviluppo infantile: azione (attraverso l’organizzazione visiva), immaginazione e linguaggio simbolico.
E sostiene che “tutto può essere insegnato a tutti in qualsiasi età”, purché il contenuto dell’apprendimento sia presentato
nelle forme di rappresentazione adeguate all’età e al grado di sviluppo psicologico dell’allievo. Dunque la scuola deve
fornire strumenti e sviluppare capacità che rendano gli individui disponibili ad apprendere. L’alunno deve innanzi tutto
“imparare ad imparare”.
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I movimenti studenteschi, politici e culturali deI ‘68, hanno attivato un processo di “rivoluzione culturale” e
“rivolta giovanile”, che hanno investito la società, hanno attraversato le ideologie sconvolgendo istituzioni e saperi e
incidendo sull’identità della pedagogia soprattutto secondo 3 direzioni:
1. politicità della pedagogia, poiché educare, insegnare, sono attività sociali che si eseguono in un tempo storico,
secondo specifici obiettivi e connesse a valori e interessi sociali;
2. criticità della pedagogia, la pedagogia va rivisitata criticamente, evidenziando le insufficienze e i
condizionamenti;
3. pluralità della pedagogia, l’individuazione di nuovi modelli formativi (antropologici, sociali e culturali).
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LA SCUOLA DAL DOPOGUERRA AD OGGI
Si è caratterizzata:
1. per la sua crescita in senso sociale, manifestata attraverso l’alfabetizzazione di massa, l’innalzamento
dell’obbligo scolastico e l’assunzione di un ruolo di mobilità sociale;
2. per il suo ruolo nello sviluppo economico, centrale nelle società industrializzate dove anche la
manodopera operaia deve essere sufficientemente inculturata, in modo da potersi occupare in situazioni di
utilizzo di macchine più sofisticate e in modo da poter organizzare il proprio lavoro in modo più aperto;
3. per la sua funzione svolta nell’assetto democratico, che forma i cittadini più consapevoli e più capaci di
partecipare alla “cosa pubblica”;
4. per le forti tensioni riformatrici , come quelle espresse nel 68..
Inoltre una vera e propria rivoluzione pedagogica si è prodotta con l’avvento dei mass media, considerati
oramai come “educatori” anche se informali ed occulti.
Infatti la prima formazione dell’immaginario non passa più attraverso il mondo familiare o le culture locali,
ma è dominata dalla televisione che agisce sin dalla prima infanzia.
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A partire dagli anni ’80, la pedagogia è stata attraversata da “4 nuove emergenze”:
1. fenomeno del femminismo: i movimenti femministi tesi al riscatto sociale e all’affermazione politica delle
donne, hanno posto al centro della riflessione pedagogica il problema del genere, per cui le donne si
riappropriano della loro identità e del loro ruolo sociale. In questo modo un nuovo tema e un nuovo
soggetto si sono imposti alla pedagogia contemporanea, imponendole un ripensamento in modo radicale
nel suo apparato teorico, nella sua tradizione storica e nelle sue prassi educative e scolastiche.
2. l’ecologia: la quale ha posto in rilievo nuovi valori esaltando un rapporto diverso tra uomo e ambiente.
3. l’intercultura: la vita sociale contemporanea è caratterizzata da vari movimenti di popoli, migrazioni e
fusioni con altri popoli sollevando nuovi e complessi problemi educativi. Infatti la pedagogia deve
attrezzarsi per la comprensione delle altre culture elaborando vie di comunicazione e criteri di scambio tra
queste.
4. l’incremento della terza età: riqualificare la vecchiaia affermandola come un’età vitale e attiva,
stimolandone interessi e impegni e ricollocandola nella vita sociale.
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