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prospettiva ecologica

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prospettiva ecologica
PROSPETTIVA ECOLOGICA
Comportamento umano visto in termini di adattamento della
persona alle risorse e alle circostanze
Barker (anni ’40)
Studio relazioni tra individuo e ambiente in condizioni naturali
 analisi per evidenziare come le specificità ambientali danno
luogo a specifici comportamenti, indipendenti dagli individui
coinvolti
1. Osservazione naturalistica, meticolosa di avvenimenti
quotidiani nella vita dei bambini svolta nel contesto in cui si
verificano naturalmente
2. Individuate unità di analisi più molari = setting
comportamentali. Situazioni che determinano comportamenti
specifici indipendenti dalle persone coinvolte (es.: chiesa, scuola)
4 principi fondamentali di questa prospettiva (Kelly, 1966):
1) Interdipendenza: tra i membri all’interno di un’unità sociale
e la loro interazione dinamica nel tempo.
2) Distribuzione delle risorse: come le risorse sono create e
distribuite
3) Adattamento: come organismi modificano le loro
caratteristiche per affrontare le trasformazioni ambientali
4) Successione: proprietà dinamiche dell’ambiente 
attenzione all’evoluzione nel tempo dei diversi contesti (es.:
insediamento in certi quartieri urbani).
PUNTI SPECIFICATI DALL’ANALOGIA
ECOLOGICA (Levine & Perkins, 1987)
•Influenza dell’ambiente fisico e sociale sul comportamento
•Interdipendenza delle persone all’interno di particolari gruppi
sociali interpretati come comunità
•Ricerca svolta in contesti naturali (no laboratori o setting clinici
tradizionali)
•Ambito di ricerca-intervento volto a favorire una collaborazione
partecipata e attiva tra studioso e residenti a cui la ricerca è
rivolta
Prospettiva ecologica  programma di intenzioni generali che
conferma il carattere sociale dei problemi soggettivi e l’idea di un
soggetto inteso in termini sociali.
No paradigma, no modelli teorico-metodologico di analisi
LEVINE (1969)
Ulteriore operazionalizzazione di quest’ottica
Definisce 5 principi per la pratica della psicologia di
comunità, ossia delle forme di intervento che migliorino le
capacità di adattamento
1. Un problema sorge all’interno di una situazione o di un
setting
2. Un problema sorge perché la capacità adattiva del
setting è bloccata
3. Aiuto è efficace se collocato in modo strategico rispetto
all’insorgere del problema: bisogna capire quando
fornire aiuto nel corso dello sviluppo di un problema
4. Scopi e valori dell’operatore o del servizio di aiuto
devono essere coerenti con gli scopi e i valori
dell’ambiente in cui si fornisce l’aiuto
5. Forma dell’aiuto deve poter essere stabilita in modo
sistematico, usando le risorse naturali del setting.
Occorre capire come una comunità distribuisce le sue
risorse.
DOMANDE:
Cos’è concretamente una comunità rispetto alla nazione, allo
Stato, alla città?
Che confini vanno dati alla comunità e quali dimensioni?
Come si può collocare una comunità su un territorio definito?
Concetto di comunità locale tenta di chiarire questi problemi:
la comunità è la condizione basica della vita in comune.
QUINDI:
Comunità caratterizzata dal fatto che si tratta di un gruppo di
persone che stanno insieme non per raggiungere interessi
particolari, ma per perseguire le condizioni basiche della
vita quotidiana
INDIVIDUO, TERRITORIO, COMUNITÁ: la
SCUOLA di CHICAGO
Scuola di Chicago: Dipartimento di Sociologia dell’università
di Chicago (1896)
Attenzione all’analisi empirica del legame tra problemi
individuali e sociali, cerca di individuare elementi di
collegamento tra aspetti individuali e sociali
Anni ‘30-‘50: psicologi e antropologi sociali americani vicini
alla Scuola di Chicago  dato ambientale uno degli aspetti
più tipici della definizione del concetto di comunità
Robert Park  città, comunità, regione = organismi sociali,
non semplici fenomeni geografici
PARK (1921)
Comunità umana: insieme interconnesso di unità che stanno
insieme in modo simbiotico
Tre caratteristiche fondamentali:
1. E’ presente un’organizzazione sociale: una comunità
umana ha una popolazione organizzata sul territorio
2. E’ radicata all’interno di questo territorio
3. In questo territorio le singole unità sono
mutualmente interdipendenti
PARK
1. Competizione: fattore centrale della vita collettiva, forma
elementare di interazione. Interazione senza contatto
sociale, impersonale e continua
2. Conflitto: sempre consapevole, personale e non continuo
3. Accomodamento: processo di adattamento, organizzazione
di relazioni e di atteggiamenti sociali  servono a
controllare la competizione e a prevenire o a ridurre il
conflitto
4. Assimilazione: processo di fusione per cui soggetti e
gruppi diventano parte di una cultura comune.
Distinzione tra: ordine biotico e ordine sociale
1) Ordine biotico: regolato dai meccanismi della competizione
2) Ordine sociale: regolato dalla comunicazione, dalla
socializzazione, dal consenso e dall’azione collettiva che
derivano da ideali e da tradizioni comuni, da legami affettivi e
da obiettivi comuni, dalla capacità delle persone di controllare
i propri impulsi. Rende possibile l’azione collettiva
1) e 2) interagiscono tra loro
Oggi: quali sono le dimensioni del concetto di comunità
più realistiche rispetto alla sensibilità e al contesto socioculturale attuale?
1. Comunità locale-territoriale
2. Relazione interpersonale
3. Partecipazione
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