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Analisi dei segnali - Dipartimento di Fisica
Introduzione all’analisi dei segnali digitali. Lezioni per il corso di Tecnologie Fisiche Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 1 Segnali analogici • Si dice segnale il modo di variare di una qualsiasi grandezza fisica in funzione del tempo. • Ad esempio la pressione in un punto dello spazio (segnale sonoro), la differenza di potenziale tra due elettrodi (segnale elettrico), la velocità di un punto della crosta terrestre (segnale sismico), etc. • Un segnale si dice analogico quando è definito per qualsiasi istante di tempo e la grandezza in oggetto può assumere qualsiasi valore all’interno di un intervallo. • Estrarre da un segnale tutte le informazioni interessanti richiede tipicamente una quantità enorme di calcoli, che possono essere effettuati solamente da un calcolatore. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 2 Segnali deterministici e segnali aleatori • Un segnale si dice deterministico se è possibile prevedere con precisione il suo valore ad un istante assegnato. – Es.: una sinusoide di frequenza e fase nota è un segnale deterministico. • Un segnale di dice aleatorio quando è possibile prevedere solamente la probabilità che il segnale assuma un certo valore ad un dato istante. • Un segnale aleatorio viene definito completamente da due funzioni: la densità di probabilità e la funzione di correlazione. La prima dà la probabilità che il segnale assuma un valore dato, la seconda dà una relazione tra i valori del segnale ad istanti di tempo diversi. • I casi più importanti sono quelli in cui la distribuzione del segnale è gaussiana e quello in cui il valore del segnale ad un dato istante è completamente scorrelato da quello ad istanti precedenti e successivi (rumore bianco). Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 3 Scheda di acquisizione • Per permettere ad un calcolatore di elaborare un segnale, bisogna dapprima convertirlo in un segnale di tipo elettrico. • In questo modo è possibile inviare il segnale ad una scheda di acquisizione che trasforma il segnale in una tabella di numeri binari interi, gli unici in grado di essere elaborati dal calcolatore, che poi l’utente leggerà come numeri decimali, dopo una appropriata conversione. • Si rendono quindi necessarie due distinte operazioni sul segnale: la discretizzazione e la quantizzazione. – La discretizzazione consiste nel misurare l’ampiezza del segnale ad intervalli di tempo fissati. – La quantizzazione consiste nella trasformazione dei valori misurati in numeri interi binari. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 4 Trasduttori • Un trasduttore è un sensore che fornisce ai morsetti di uscita una differenza di potenziale proporzionale alla grandezza che si intende misurare. • Un esempio di trasduttore è un microfono (sensore di pressione), una termocoppia (sensore di temperatura), un fotodiodo (sensore di luminosità), etc. • Esistono anche sensori di posizione, di velocità, di forza, e di quasi tutte le grandezze fisiche soggette a misura. • Caratteristiche importanti di un trasduttore sono l’ampiezza del segnale in uscita, la sensibilità, ovvero il minimo valore misurabile, la velocità di risposta, ovvero il tempo impiegato al sensore per fornire una risposta costante dopo una brusca variazione della grandezza da misurare. • Da quest’ultima caratteristica dipende la cosiddetta banda passante, ovvero la massima frequenza di variazione del segnale a cui il sensore è in grado di funzionare. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 5 Segnale e rumore • Un trasduttore è uno strumento di misura: pertanto la tensione fornita sarà affetta da una piccola componente casuale, che porterà la misurazione a fluttuare intorno al valor medio. • Si schematizza questo fenomeno considerando il segnale prodotto dal trasduttore come la somma di una parte proporzionale al segnale vero e proprio, che si intende misurare (o “segnale” tout-court), e da un segnale aleatorio. A quest’ultimo si da il nome di rumore. • Le cause delle fluttuazioni, o “sorgenti di rumore” sono molteplici, si va dalla temperatura (rumore termico) alla quantizzazione della carica dell’elettrone, ai campi elettrici presenti nelle vicinanze dell’apparecchio (ad esempio la linea a 50 Hz), alle vibrazioni meccaniche, etc. • Ulteriore rumore verrà introdotto quando il segnale prodotto dal trasduttore verrà trasportato lungo una linea elettrica, o amplificato, o comunque manipolato. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 6 Discretizzazione La discretizzazione consiste nel misurare l’ampiezza del segnale ad intervalli di tempo fissati. Sia ∆T l’intervallo di tempo tra due misure successive: la discretizzazione genera un vettore xn definito come: xn = x(n ∆T ) È evidente che l’intervallo di tempo ∆ T deve essere sufficientemente piccolo da riuscire ad individuare anche piccole variazioni de segnale. L’inverso dell’intervallo ∆ T si chiama frequenza di campionamento, o frequenza di sampling, e indica quante volte al secondo viene misurata l’ampiezza del segnale. fs = 1 ∆T Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 7 Discretizzazione Esempio di discretizzazione. In questo caso, ∆ T=5 s, fs=1/5=0.2 Hz Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 8 Quantizzazione • La quantizzazione consiste nella trasformazione delle ampiezze misurate in numeri interi binari ad N bit. • Supponiamo che la scheda di acquisizione accetti in ingresso una tensione positiva al massimo di V0 volts. Il numero di combinazioni che si possono ottenere con N bit è dato da 2N. • Allora il modo più efficiente di convertire il segnale è di dividere l’intervallo V0 in 2N fettine, ciascuna di spessore V0 /2N, ed assegnare ad ognuna di queste fettine un numero binario ad N bit. Quando il segnale cade in una di queste fettine, viene assegnata al numero binario corrispondente. In questo modo, si commette in ogni misura un errore pari al massimo a metà dello spessore della fettina, e quindi V0 /2N+1. La minima variazione rilevabile del segnale in ingresso risulterà inoltre V0 /2N . • La quantizzazione comporta una approssimazione, e quindi introduce rumore! Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 9 Quantizzazione Esempio di quantizzazione del segnale a 3 bit, pari a 8 livelli distinti. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 10 Condizionamento • Supponiamo che il trasduttore produca in uscita un segnale compreso tra un massimo Vmax ad un minimo Vmin. • Visto che la precisione con cui viene quantizzato il segnale dipende solo dalle caratteristiche della scheda, per ottenere la massima risoluzione è necessario che Vmax e Vmin rientrino all’interno dell’intervallo accettato dalla scheda, e che vi si adattino al meglio. A questo scopo è necessario amplificare o attenuare il segnale fornito dal trasduttore, ed eventualmente fornire una tensione aggiuntiva per evitare valori negativi. • Queste operazioni costituiscono l’esempio più semplice del cosiddetto condizionamento del segnale, che può prevedere anche un filtraggio, la sottrazione di una componente continua, etc. • Molte di queste operazioni vengono effettuate automaticamente dalla scheda di acquisizione stessa. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 11 Analogico e digitale • Il segnale che risulta dalla discretizzazione e dalla quantizzazione consiste essenzialmente in una sequenza di N combinazioni di 1 e 0, ed in questa forma può essere salvata in un supporto magnetico o trasmessa via cavo o via etere. • Un segnale di questo tipo è detto segnale digitale. • Il termine analogico e digitale si estende anche alle apparecchiature elettroniche, in base al tipo di segnale che sono in grado di elaborare. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 12 Analogico vs. digitale • I vantaggi del digitale rispetto all’analogico sono molteplici: il più grosso è la robustezza al rumore. • Infatti un segnale composto da 1 e 0 può subire danneggiamenti fino a metà della propria ampiezza rimanendo sempre perfettamente ricostruibile. • Inoltre i segnali digitali sono facilmente elaborabili tramite calcolatore, che permette di effettuare manipolazioni più sofisticate rispetto a quelle eseguibili sui segnali analogici. • Tra gli svantaggi, si può annoverare la necessità di trasportare segnali rapidissimamente variabili, che implica tipicamente frequenze di trasmissione più alte. • Inoltre, a meno di prevedere meccanismi di correzione di errore (che esistono) un segnale digitale può risultare estremamente vulnerabile alla perdita di piccole porzioni di segnale. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 13 Rilevazione segnale Trasduttore Condizionamento Conversione A/D Amplificatore, filtro Scheda di acquisizione Analisi segnale Memoria di massa (disco rigido, CD, etc) Calcolatore Attuatore Conversione D/A Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 14 Serie di Fourier • Sia x(t) periodica, di periodo T e frequenza f1=1/T • Allora si dimostra che posso scriverla nella forma: 2πkt 2πkt a0 ∞ + bk sen x(t ) = + ak cos 2 k =1 T T • Cioè: ogni segnale periodico di periodo T si può scrivere come somma di una sinusoide (o cosinusoide) di frequenza 1/T (frequenza fondamentale) più infinite sinusoidi di frequenza pari ad un multiplo intero della fondamentale (frequenze armoniche superiori). • La frequenza fk=k/T=k f1 si dice k-esima armonica. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 15 Calcolo dei coefficienti • I coefficienti ak e bk possono essere calcolati a partire dalla funzione x(t) tramite le formule: 2 ak = T 2 bk = T T t =0 T t =0 x(t ) cos 2πkt 2πkt dt = 2 x(t ) cos T T x(t ) sen 2πkt 2πkt dt = 2 x(t ) sen T T • Ovvero il coefficiente del k-esimo termine in seno (o coseno) è il doppio del valor medio del prodotto della funzione per il seno (o il coseno) che rappresenta la k-esima armonica. • L’operazione è ciclica: – da x(t) calcolo ak, bk – da ak, bk calcolo x(t) Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 16 Una rappresentazione alternativa • Un modo alternativo di scrivere la serie di Fourier consiste nel raggruppare i termini in seno e coseno adoperando le formule di prostaferesi. Dopo un po’ di algebra si ottiene: x(t ) = ∞ k =0 Ak cos 2πkt + φk T Ak = ak2 + bk2 ak ( ) tan φ k = bk • Il coefficiente Ak rappresenta l’ampiezza delle singole armoniche, e l’angolo ϕk la fase. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 17 Spettro • L’insieme dei valori Ak costituisce lo spettro di ampiezza della funzione x(t). • Spesso, lo spettro viene riportato in forma grafica, ponendo in ascissa le frequenze fk ed in ordinata le ampiezze Ak. • Analogamente l’insieme delle ϕk si dice spettro di fase di x(t). • Spesso, nel grafico vengono riportati i quadrati delle ampiezze, Ak2 :si parla allora di spettro di potenza, o semplicemente spettro, del segnale. • Lo spettro di potenza indica come viene ripartita tra le varie armoniche la potenza, o l’energia, trasportata dal segnale x(t). Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 18 Perchè “spettro di potenza”? La potenza è associata a forme quadratiche. Ad esempio la legge di Joule W (t ) = RI (t ) 2 = V (t ) 2 / R Se I(t) è una funzione periodica, e la serie di Fourier ha ampiezze Ik la potenza media dissipata in un periodo è data da: 1 W = T t +T W (t ) = R t ∞ ∞ k =0 k =0 I l I k cos(ω k t + ϕ k ) cos(ω l t + ϕ l ) = 1 ∞ ∞ 1 ∞ 2 R I l I k δ lk = R Ik 2 k =0 k = 0 2 k =0 Quindi la potenza dissipata in media si scompone come somma di infiniti termini ciascuno corrispondente ad una frequenza diversa: lo spettro quindi, a meno di una costante di proporzionalità, dice come si suddivide la potenza media tra le varie frequenze. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 19 Forma complessa • Anche la serie di Fourier si può scrivere in forma complessa: x(t ) = Re ∞ k =0 Ak e − j ( 2πf k t +ϕ k ) = Re ∞ (ak + jbk )e − j 2πf t k k =0 • Possiamo estendere la sommatoria anche sui valori negativi di k, visto che dalla definizione di ak e bk viene fuori che a-k =ak e b-k=-bk: ∞ 1 ∞ − j 2πf k t ~ (ak + jbk )e = x(t ) = xk e − j 2πf k t 2 k = −∞ k = −∞ ak + jbk Ak e − j 2πfφk ~ = xk = 2 2 Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 20 Funzioni non periodiche • Una funzione non periodica si può pensare come una funzione di periodo infinito. E’ possibile allora cercare di capire cosa succede alla trasformata di Fourier nel limite di T che tende ad infinito. • Si osservi che la distanza tra due armoniche successive e’ data da : f k +1 − f k = f1 = 1 / T • Quindi man mano che il periodo aumenta, le frequenze si avvicinano e si infittiscono. • Nel limite di periodo infinito, si passa da uno spettro discreto ad uno continuo, con alcune conseguenze: – Le sommatorie si trasformano in integrali x( f ) – I coefficienti ~ xk diventano una funzione della frequenza ~ – Lo spettro diventa una funzione continua. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 21 Trasformata di Fourier • Nel caso di funzioni non periodiche, allora si definisce la Trasformata di Fourier, che associa una funzione del tempo ad una funzione complessa della frequenza. +∞ x(t ) = −∞ ~ x( f ) = ~ x ( f ) exp(− j 2π ft )df +∞ −∞ x(t ) exp( j 2π ft )dt • Si dice tecnicamente che si passa dal dominio del tempo al dominio della frequenza. • Lo spettro di potenza e’ definito come 2 ~ S( f ) = 2 x( f ) f >0 Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 22 Segnali casuali • Se il segnale x(t) è un segnale casuale, o aleatorio, la sua trasformata di Fourier è pure una funzione casuale. • Se si considerano infinite realizzazioni di un segnale casuale, tutte con le stesse caratteristiche (stessa distribuzione di probabilità e stessa funzione di correlazione), si può calcolare la trasformata di Fourier media: ma questa risulterà uguale a zero. • Invece lo spettro medio, essendo la media di quantità positive, è diverso da zero: si può dimostrare che un segnale casuale è completamente definito dalla distribuzione di probabilità e dal suo spettro medio. • Un segnale a correlazione zero ha uno spettro piatto: cioè, tutte le frequenze sono rappresentate nello stesso modo. (da questo deriva il nome di “rumore bianco”: infatti nel colore bianco tutti i colori dello spettro visibile sono presenti in egual misura). Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 23 Esempi di trasformata di Fourier Seno troncato. Seno smorzato. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 24 Esempi di spettri di segnali aleatori Segnale contenente prevalentemente basse frequenze Segnale contente prevalentemente alte frequenze Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 25 Misura della trasformata di Fourier • Una misura della trasformata di Fourier è impossibile, in quanto: • 1) è impossibile maneggiare segnali di durata infinita. • 2)la trasformata è una funzione continua, e quindi non posso sperare di misurare tutti i punti. • Soluzione: – misuro solamente una parte di segnale di durata T. – Considero la porzione come un singolo periodo di una funzione e ne calcolo la serie di Fourier. – Trovo i coefficienti Ak corrispondenti alle frequenze fk=k/T – spero (quasi sempre vero), che al limite in cui T tende ad infinito, Ak2/T tenda a S(fk). Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 26 Le differenze • Operando in questo modo ottengo una stima dello spettro S(f) in corrispondenza delle sole frequenze fk: in pratica, opero una discretizzazione dello spettro. – La distanza tra due frequenze successive è 1/T, per cui la risoluzione che ottengo è dell’ordine di 1/T e migliora all’aumentare di T. • La serie di Fourier di un tratto di segnale non può essere uguale alla trasformata di Fourier di un segnale che si estende all’infinito: in particolare, cambiando il segmento di dati analizzato, possono cambiare radicalmente le caratteristiche. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 27 Serie di Fourier discreta • In pratica, non sarà possibile misurare il segnale x(t) per qualunque t, ma piuttosto il segnale campionato ad intervalli ∆T: xn=x(n ∆T), con n che va da 0 a N=T/ ∆T. • In questo caso, le formule per la serie di Fourier si trasformano: innanzitutto, gli integrali vengono sostituiti da sommatorie. • In secondo luogo, cosa più importante, la serie non risulta formata da infiniti elementi, ma solamente da N/2 elementi. • Quindi le frequenze a cui viene misurato lo spettro sono le frequenze: 1/T, 2/T,3/T……….N/2T=1/2 ∆T=fs/2 • La frequenza massima contenuta nella serie di Fourier discreta risulta quindi uguale a metà della frequenza di campionamento Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 28 Frequenza di Nyquist • Supponiamo di voler campionare una sinusoide di frequenza f0. Intuitivamente, per riuscire ad ottenere un campionamento che rappresenti realisticamente il segnale dobbiamo essere in grado di misurare almeno due volte l’ampiezza all’interno di un periodo, in modo tale da riuscire ad evidenziare come il segnale oscilli e cambi di segno. • Quindi la frequenza di campionamento minima per riuscire a ricostruire il segnale è pari al doppio della frequenza f0. • In altre parole, se il segnale viene campionato ad una frequenza fs, allora sarà possibile campionare correttamente solo i segnali di frequenza minore di fN=fs/2. • La frequenza fN cosi’ definita si dice Frequenza di Nyquist. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 29 Aliasing • Cosa succede se campioniamo un segnale di frequenza f0 ad una frequenza troppo bassa? • La risposta è bizatrra, ma se ci si pensa bene logica: il segnale appare come una sinusoide di frequenza molto più bassa di quella originale. • Nello specifico, due sinusoidi di frequenza f0>fs/2 ed f1=fs-f0 appaiono assolutamente indistinguibili dopo il campionamento. Il fenomeno per cui le frequenze maggiori della frequenza di Nyquist vengono riconosciute come frequenze inferiori è detto aliasing. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 30 Esempio…. Le frequenze 5Hz e 20 Hz appaiono uguali se campionate alla frequenza di 25 Hz. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 31 Formule per la DFT Le formule usate per calcolare la trasformata di Fourier discreta sono le seguenti: xn = 1 ~ xk = N 2πnk ~ xk exp − j N n =0 N −1 N −1 n =0 xn exp + j 2πnk N Il vettore trasformato x k è un vettore complesso, ma, se x è reale, solo i primi N/2 elementi sono indipendenti. Con questa normalizzazione l’espressione per lo spettro diventa: S ( f k ) ≅ ~x 2 k T N Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 2 32 FFT: Fast Fourier Tranform Il calcolo della trasformata di Fourier discreta richiede almeno N2 moltiplicazioni ed altrettante addizioni. Esistono degli algoritmi in grado di ridurre notevolmente il tempo impiegato nel calcolo: il più famoso è la cosiddetta Fast Fourier Transform. La FFT funziona bene quando N è il prodotto di molti fattori piccoli. Le prestazioni migliori si ottengono per N uguale ad una potenza di 2:in tal caso, il numero di operazioni necessario ad effettuare il calcolo dipende da N approssimativamente come N logN. Spesso risulta conveniente, per migliorare le prestazioni di un programma, utilizzare solamente porzioni di segnale formati da un numero di campioni pari ad una potenza di due: si può scegliere se eliminare i campioni in eccesso, o se sostituire con degli zeri quelli mancanti. In ogni caso il guadagno in velocità e prestazioni dei programmi di analisi si contrappongo ad un modesto deterioramento nella misura dello spettro. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 33 Spettri di segnali aleatori • Per misurare lo spettro di un segnale aleatorio, nella pratica si procede nel modo seguente: – si acquisisce L volte il segnale da misurare – Si calcola la TFD di ogni spezzone – Si mediano gli spettri • Se il segnale è stazionario, ovvero se le sue caratteristiche non cambiano col tempo, allora per L che tende ad infinito si ottiene lo spettro del segnale • Nella pratica, questa procedura viene spesso applicata a tutti i tipi di segnali, siano essi periodici o deterministici o aleatori! Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 34 Risoluzione in frequenza e precisione della misura. • A volte è bene rinunciare alla risoluzione in frequenza in favore della precisione nella misura dello spettro: infatti, come in ogni misura, nell’approssimare lo spettro con il valore calcolato tramite DFT viene commesso punto per punto, oltre all’errore sistematico causato dal troncamento e dall’aliasing, un errore strumentale casuale dovuto a rumore spurio nell’apparato di misura. • Per ridurre questo errore è possibile ad esempio dividere il segnale, formato da N campioni, in L spezzoni di M campioni ciascuno, con M*L=N. • Per ciascuno di questi spezzoni viene calcolata lo spettro, e viene infine eseguita la media sui risultati ottenuti. • In questo modo la risoluzione in frequenza diminuisce di un fattore L, ma contemporaneamente la precisione nella misura aumenta di un fattore M ½ , riducendo le oscillazioni, i picchi spurii, etc. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 35 Finestra (Bill Gates non c’entra) • Troncare un segnale bruscamente può causare dei problemi nella misura dello spettro. Per ovviare a questo problema, si usa moltiplicare ogni spezzone per una funzione, detta finestra, che ha la caratteristica di valere zero agli estremi dell’intervallo di definizione, e di essere pressapoco costante al centro. • Le finestre più adoperate sono: – – – – rettangolare (nessuna finestra) Triangolare (vale 1 al centro e zero ai lati, e scende linearmente) Hann o Hanning Hamming • La scelta della finestra corretta è argomento complicato, che richiede pratica e conoscenze approfondite. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 36 Riassunto Per poter misurare il contenuto in frequenza di un segnale, siamo costretti a campionarlo ad una frequenza fs=1/∆T, e a troncarlo in un intervallo di lunghezza T. Il troncamento limita la risoluzione in frequenza, che è circa 1/T, e porta ad una misura necessariamente approssimata dello spettro. Il campionamento impedisce la misura di frequenze superiori a fn=fs/2, e porta queste ultime a sporcare la parte utile dello spettro. Per avere una buona misura bisogna utilizzare T ed fs più grandi possibili, ma in entrambi i casi si risulta limitati dalle prestazioni dell’hardware, e dalla praticità d’uso: allungare T ed aumentare fs porta infatti all’elaborazione di una grossa mole di dati, con problemi di spazio e di velocità di elaborazione. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 37 Regole d’oro • Verificare i limiti di variazione del segnale. Amplificarlo od attenuarlo in modo da farlo rientrare nel range previsto dalla scheda di acquisizione. • Scegliere una frequenza di acquisizione almeno il doppio della frequenza più alta che ci interessa. • Filtrare con un filtro analogico tutte le frequenze presenti nel segnale al di sopra della frequenza di Nyquist (questo spesso lo fa la scheda) • Scegliere un tempo di acquisizione sufficientemente lungo da permettere una buona risoluzione, e sufficientemente breve da permettere una analisi ragionevolmente veloce dei dati. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 38 Il programma di acquisizione Il programma di acquisizione è scritto tramite il programma LabView. LabView è un insieme di librerie e programmi che consentono di creare “strumenti virtuali” tramite un linguaggio di programmazione grafico. Per avviare l’esecuzione, cliccare su “analizzatore di spettro”. Dal menu che appare, scegliere “spectrum analyzer” a premere ok. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 39 Il pannello frontale Tramite il pannello frontale è possibile configurare la scheda, avviare l’acquisizione, ed analizzare i dati raccolti. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 40 Lo schema del programma LabView è un sistema di programmazione grafica. I fili simboleggiano i flussi di dati, i quadrati delle subroutine. Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 41 Schema dell’esercitazione In questa esercitazione si acquisirà dapprima una sinusoide, poi un’onda quadra ed infine un’onda triangolare. Scopo dell’esercitazione è verificare la presenza delle armoniche nei segnali periodici, e verificare come nell’onda quadra e nell’onda triangolare le armoniche dispari risultino prevalenti, e che la loro ampiezza decresce approssimativamente secondo la legge 1/k ed 1/k2 rispettivamente. Si verificherà inoltre la presenza del fenomeno dell’aliasing Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 42 Uso del Decibel Lo spettro viene mostrato in dB: per le grandezze come energia e potenza, il decibel è definito come 10 per il logaritmo in base 10 della potenza. WdB = 10 log10 W Se lo spettro è mostrato in dB, allora data l’ampiezza della fondamentale A1 e l’ampiezza della k-esima armonica Ak, si ha che il valore dello spettro (in dB) alle due frequenze f1 ed fk è dato da: S(f1)dB -S(f1)dB=10 log10(A12/Ak2)=20 log10(k) dove l’ultima uguaglianza è verificata nel caso dell’onda quadra. Nel caso dell’onda triangolare, si ha, invece approssimativamente: S(f1)dB -S(f1)dB= 40 log10(k) Isidoro Ferrante A.A. 2004/2005 43