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Giovanni Bellisario La Battaglia Dimenticata. Cheren 31 gennaio

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Giovanni Bellisario La Battaglia Dimenticata. Cheren 31 gennaio
LA BATTAGLIA
DIMENTICATA
CHEREN
31gennaio- 27 marzo 1941
Giovanni Bellisario
“Cheren fu il più duro scontro tra soldati mai combattuto, e sia detto che in nessun momento della
guerra i Tedeschi combatterono più tenacemente dei battaglioni italiani: Alpini, Bersaglieri e
Granatieri. Nei primi cinque giorni di combattimenti gli Italiani subirono perdite per circa 5000
uomini, 1.135 dei quali uccisi………... Un’infelice propaganda della stampa britannica ha spesso
rappresentato gli Italiani come guerrieri risibili, ma fatta eccezione per i paracadutisti tedeschi in
Italia e le truppe giapponesi a Burma, nessun nemico mise duramente alla prova in combattimento
le truppe britanniche e indiane tanto quanto fecero i battaglioni italiani a Cheren. Con altrettanto
valore e determinazione combatterono le truppe coloniali italiane, ed anche il loro sacrifico è una
dimostrazione della eccellenza dell’amministrazione italiana e dell’addestramento militare in
Eritrea”. ( dalla relazione del War Office sulla Campagna di Abissinia)
Granatieri di Savoia
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INTRODUZIONE
La battaglia che si combatté a Cheren nei 56 giorni dal 31 di gennaio al 27 di
marzo 1941 segnò la caduta dell’effimero Impero italiano.
Fu la battaglia più importante e decisiva della guerra in Africa Orientale. In realtà
si potrebbe affermare che fu l’unica battaglia, degna di questo nome, che si
consumò su quel fronte.
Si trattava evidentemente di un fronte secondario, un territorio presente nella
propaganda nazionale, ma sostanzialmente lontano dalla Patria e dal pensiero
degli Italiani. Eppure, un esito diverso di quella battaglia avrebbe potuto
modificare,almeno inizialmente,le sorti della guerra d’Africa.
Quanti si rivolgono ai testi di storia, specie quelli di autori italiani, troveranno ben
poco su quello scontro epico. Il tutto viene congedato con un semplice riferimento
all’ultima resistenza che gli Italiani frapposero all’avanzata inglese in quella
località montuosa , alla sconfitta ed alla caduta dell’Impero.
Con riferimento a quel fronte si esalta normalmente la resistenza del Duca
d’Aosta e degli ultimi reparti italiani sull’Amba Alagi, mentre,con riferimento al
fronte d’Africa settentrionale, tutti ricordano El Alamein.
Cheren dice poco o niente ai più, eppure quella battaglia dimenticata non solo fu
probabilmente il più alto esempio del valore militare italiano durante la seconda
guerra mondiale, ma costituì uno degli scontri più duri e crudeli di tutta la guerra.
I nostri principali avversari di allora,gli Inglesi, l’hanno sempre ricordata con
rispetto, sia per l’epicità dello scontro, sia per il valore dimostrato dalle truppe
italiane ( ed ottenere il plauso militare degli Inglesi, da parte degli Italiani, non è
mai stato facile).
Ma per comprendere quello che effettivamente rappresentò Cheren è sufficiente
ricordare come fu definita proprio dai nostri nemici:
“Chi
combatté
su
altri
fronti,
sa
che
nulla
è
stato
peggio
di
Cheren,combattimenti sanguinosi,sgomentati e paurosi” “…Cheren ha costituito
il supremo sforzo italiano durante la seconda guerra mondiale e le prodezze delle
truppe italiane non sono mai state sorpassate” “E’ probabile che, nel futuro, la
storia dovrà segnalare questa battaglia come una delle decisive del mondo”
“Quelli che furono lì sono unanimi nel considerare la estrema durezza di quella
lotta e alcuni sostengono che i combattimenti a Cheren furono più selvaggi di
quelli a Monte Cassino”.
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Churchill, riferendo ai Comuni nei giorni della battaglia affermava “ Cheren
resiste ostinatamente” e parlando con il generale Wavell” Sono preoccupato degli
sviluppi della battaglia di Cheren.”
Il generale Wavell replicava al premier inglese” Cheren si sta dimostrando una
noce dura da schiacciare… Il nemico sta contrattaccando ferocemente e
ripetutamente e, anche se le sue perdite sono state eccessivamente pesanti, non vi
sono segni immediati di cedimenti. Gli italiani stanno evidentemente compiendo
sforzi disperati per salvare questa posizione”.
Il maggiore inglese P.Searight dei Royal Fusiliers scrisse che “ in confronto alle
battaglie della seconda guerra mondiale quella di Cheren, dal punto di vista
fisico, fu un vero inferno. Nei nove mesi che trascorsi in Europa occidentale
,quale comandante di compagnia,posso assicurare di non aver mai trascorso
giorni più duri di quelli di Cheren”.
Da parte italiana, invece, ci si è sempre soffermati poco su questo scontro, forse
perché gli eventi precipitarono o forse perché la resistenza era stata improvvisata e
i comandi superiori non vi confidarono molto se non quando fu troppo tardi .
Ma che cosa accadde in quei 56 giorni, chi erano i difensori di Cheren e che cosa
rappresentava quel baluardo naturale?
PREMESSE BELLICHE
Quale fosse lo stato di frustrazione dei militari italiani in Africa Orientale nel
giugno del 1940, all’atto dell’entrata in guerra, lo si rileva dalle parole di uno
degli eroi di Cheren:il Gen. Orlando Lorenzini così come furono riportate dalla
figlia. Ritornato da un incontro con il Viceré Duca Amedeo D’Aosta tenutosi il 9
di giugno ad Addis Abeba, nel quale fu comunicata l’entrata in guerra dell’Italia
per il giorno successivo, alla richiesta della moglie, che lo vedeva
preoccupato”Orlando, torniamo in Italia” rispose “Ormai è tardi, domattina alle
5 iniziano le ostilità e noi faremo la fine del topo”.
L’Impero era completamente isolato, circondato dalle colonie inglesi da ogni
parte. I rifornimenti potevano giungere unicamente per via mare, ma il Canale di
Suez era bloccato dai Britannici.
Il 6 giugno 1940, a quattro giorni dall’entrata, in guerra il Duca D’Aosta
appuntava nel proprio diario” ho una certa superiorità numerica sui tre eserciti
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che mi possono attaccare, ma qualitativamente le nostre truppe sono meno
addestrate e armate. Non parliamo delle forze navali: 8 sommergibili e 8 caccia
vecchi. Gli aerei sono uno scherzo: 180 di cui solo 18 nuovi. Rifornimenti, pezzi
di ricambio, carburante,munizioni bastano sì e no per sei mesi”.
Sostanzialmente l’AOI nel giugno 1940 disponeva di 291.176 uomini, dei quali
91.203 nazionali,199.973 indigeni,3.313 mitragliatrici,5313 fucili mitragliatori,
672.800fucili e moschetti,33.500 pistole, 842 cannoni ed obici di vario calibro, 24
mitragliere antiaeree da 20 mm, 71 mortai da 81, 57 da 45, 24 carri M,39
carriL126 fra autoblindo e autocarri rinforzati,8.271 automezzi di vario tipo.
L’aviazione disponeva complessivamente di 325 aerei di quali 183 in linea, 61 in
magazzino, ma efficienti,81 in riparazione.
Le truppe britanniche risultavano meno numerose, ma meglio armate ed
addestrate. Erano ben collegate con le basi nazionali dalle quali giungevano
rifornimenti. Inoltre potevano operare per linee interne , dato che la loro presenza
militare prevaleva nel bacino orientale del Mediterraneo.
Infine potevano contare sull’appoggio dei partigiani etiopici finanziati ed armati
dagli stessi Inglesi.
Uno dei migliori e razionali comandanti italiani, il Gen.Guglielmo Nasi, che
resisterà per altri sei mesi, circondato ed isolato dopo la caduta dell’Impero, a
Gondar, ricevuto da Roma l’ordine di dare inizio alle ostilità, commentava “Non
abbiamo nulla. Non siamo preparati. Abbiamo poche armi antiquate di preda
bellica della guerra 1915-18. Non abbiamo artiglieria moderna,non abbiamo
carri armati,non abbiamo munizioni,né aviazione”.
Ma al governo di Roma ed agli alti comandi militari sfuggiva il fatto che i
britannici militarmente non fossero le truppe etiopiche. Un conto, infatti, era la
guerra contro gli Abissini:male armati e peggio addestrati, altra cosa
era
affrontare gli Inglesi ed i loro alleati:truppe professionali e ben addestrate,dotate
di armi moderne,appoggiate da aviazione e marina e comandate da ufficiali esperti
ed abili.
Il 4 di luglio le truppe italiane, avanzando, occupavano Gallabat quasi senza colpo
ferire. Il 12 luglio cadeva Kurmuk ed il 14 Ghezan. Dovunque i Britannici si
ritiravano in buon ordine, quasi senza combattere.
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La sola operazione degna di nota fu la conquista di Cassala. Lo scontro fu, in
realtà, impari: 320 Sudanesi con sei carri leggeri contro 11.236 italiani(tra
nazionali e coloniali), 42 cannoni, 24 carri armati ed appoggio aereo. Alla fine
della battaglia gli Anglo-Sudanesi ebbero un morto e tre feriti e riuscirono a
ritirarsi in buon ordine. Gli italiani ebbero 2 ufficiali uccisi 4 feriti,54 ascari
uccisi e 110 feriti.
D’altro canto quale fosse l’impreparazione tecnico-professionale dei nostri quadri
militari la si coglie nelle parole riferite dal Capo di Stato Maggiore Claudio
Trezzani al Maresciallo Badoglio”finché si tratta di arrischiare la pelle sono
ammirevoli,quando invece occorre aprire gli occhi,ragionare,decidere a mente
fredda, non ci siamo più. In materia di esplorazione,sicurezza, presa di contatto,
preparazione al fuoco,movimento coordinato ecc. sono pressoché analfabeti”.
Intanto a metà di agosto gli Italiani avanzarono nel Somaliland. Gli Inglesi si
ritirarono.
La preda bellica fu modesta, mentre risultarono consistenti le perdite italiane
raffrontate con quelle nemiche. In ogni caso, come osservarono gli stessi Inglesi,
l’occupazione della colonia inglese, che in realtà non portava vantaggio alcuno
agli Italiani, costituiva per i Britannici, più che una sconfitta, un colpo alla
reputazione.
Ma i successi italiani ebbero breve durata.
Già nell’autunno del 1940 iniziò la controffensiva inglese. Tra la fine del 1940 e i
primi giorni di gennaio 1941 gli Italiani iniziarono il ripiegamento .
Le nostre truppe si preparavano così ad affrontare
il complesso delle forze
britanniche costituite da quattro divisioni e 65.000 uomini al comando del Gen.
Platt.
Il primo cruento scontro di rilievo avvenne ad Agordat.
Gli Inglesi attaccarono il 26 gennaio 1941. Ad attenderli i reparti della 4^
divisione al comando del Col. Orlando Lorenzini.
Gli Inglesi godevano di nutrito appoggio aereo ed alle loro truppe si era aggiunta
la Gazelle Force: un corpo speciale di circa 5.000 uomini, carri armati ,
autoblindo, artiglieria, particolarmente mobile.
I nostri carri M ed L nulla potevano contro i pesanti Matilda e Cruiser inglesi sulle
cui blindature rimbalzavano anche gli obici della nostra artiglieria.
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Due battaglioni di nostri carri furono annientati. Il 31 di gennaio le truppe italiane
ripiegarono con ingenti perdite ( circa 1.260 nazionali, 14.000 coloniali, 96
cannoni, 24 carri e 20 aerei).
Nei suoi commenti il War Office si mostrò particolarmente severo con il
Gen.Lorenzini
che
aveva
comandato
le
truppe
italiane
ad
Agordat.
Successivamente anche il Gen. Carnimeo, che comanderà poi la piazza di Cheren,
ritenne che, in quella circostanza, il pur coraggioso Lorenzini non fosse riuscito a
padroneggiare la situazione. In realtà le responsabilità per la conduzione della
campagna andrebbero ricercate beni più in alto ed in particolare nelle continue
incertezze del Viceré Duca D’Aosta e degli alti comandi
( i Gen.li Frusci,
Tessitore e Trezzani al primo posto).
Un inglese (A.Mockler) scrisse che “ se i generali italiani fossero stati coraggiosi
o attivi come i tenenti di cavalleria italiani, l’avanzata inglese non sarebbe
andata molto oltre”.
In realtà in quella campagna furono numerosi gli ufficiali di truppa che si
distinsero per coraggio, valore ed abnegazione. Il riferimento inglese riguarda in
particolare i tenenti di cavalleria Amedeo Guillet e Renato Togni che a Cherù , al
comando di un reparto di cavalleria indigena, caricarono l’artiglieria e i carri
inglesi. Si legge ancora
nella relazione del War Office sulla “Abyssinian
Campaign”Quando la batteria inglese prese posizione, un gruppo di cavalleria
indigena guidata da un ufficiale italiano su un cavallo bianco la caricò
scendendo guù dalle colline. Con eccezionale coraggio questi uomini
galopparono fino a trenta metri dai cannoni, sparando da cavallo e scagliando
bombe a mano, mentre la nostra artiglieria, voltati i pezzi di 180 °, faceva fuoco
con alzo zero. Le granate rotolavano sul terreno senza esplodere; alcune
squarciavano il petto dei cavalli. Prima che quella carica pazzesca potesse essere
arrestata il Royal Regiment dovette ricorrere alle mitragliatrici” Il Ten. Togni fu
colpito mortalmente, mentre il Ten. Guillet continuò sino a sera ad assaltare il
nemico.
Quando a sera il reparto italiano si ritirò aveva perduto 448 uomini.
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Ten.ti Amedeo Guillet e Renato Togni
Le unità superstiti confluirono verso Cheren.
Il Duca D’Aosta passa in rassegna i Granatieri di Savoia – Sotto: Alpini del Uork Amba
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Carta operazioni in AOI
CHEREN
Cheren era una delle posizioni meglio difendibili dell’intero territorio eritreo.
Costituiva l’unica porta di accesso ad Asmara ed al porto di Massaua. La piccola
cittadina, capoluogo del Senait ,sorgeva all’interno di un semicerchio di monti
interrotto, a sud ovest, dalla gola del Dongolaas ,attraversata dalla rotabile e dalla
ferrovia Agordat-Asmara, a nord dalla gola dell’Anseba.
La gola del Dongolaas era il passaggio meglio difendibile,oltre che
strategicamente più importante. Era sovrastata da undici cime alte più di 600
metri. A sud ovest si ergeva il monte Dologorodoc, mentre a nord –ovest il
massiccio del Sanchil, collegato alla Cima Forcuta da una sella denominata quota
1616. Altre importanti posizioni erano quelle dei monti Falestoh, Zeban e Zalale
con il valico di Aqua Col.
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Cheren:valle di Dongolass
Al punto di vista difensivo non erano state realizzate fortificazioni. Le rocce, le
caverne, gli anfratti de monti diventarono essi stessi fortezza, nidi di mitragliatrici,
buche dove trovarono riparo i nostri soldati.
Già il 24 gennaio era stato dato l’ordine di partenza all’11° Reggimento Granatieri
di Savoia,al comando del Col. Corsi, con due battaglioni Granatieri, un
battaglione bersaglieri e una compagnia mortai.
I soldati italiani inviati a Cheren viaggiarono costantemente attaccati
dall’aviazione inglese, mentre i reparti in ritirata da Agordat furono
continuamente inseguiti dalle forze britanniche. Molti dei nostri soldati
ripiegarono verso l’altipiano senza’acqua e senza viveri, costantemente tormentati
dagli attacchi aerei britannici.
Giunti sul fiume Barca gli Italiani minarono il ponte Mussolini e disseminarono il
letto sabbioso del fiume di mine.
I danni al ponte costrinsero gli Inglesi a ritardare l’inseguimento e la loro avanzata
verso Cheren di circa otto ore che si dimostrarono determinanti. Si legge nella
relazione di un ufficiale inglese (J.Barker) “Ci vollero otto ore per rendere
guadabile il letto del Barca e fu a causa di quelle ore di indugio che le truppe
britanniche dovettero poi sostenere la battaglia di Cheren”.
Ma vi è di più:bisognava interrompere la strada che dalle pendici del monte
Dologorodòc, all’imbocco della valle del Dòngolass, si arrampicava sui monti di
Cheren.
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Il Col. del Genio Gabrielli diede l’ordine di far brillare le mine. L’ordine fu
eseguito,ma la miccia, deteriorata, si spense in continuazione. Fu allora che un
giovane ufficiale del genio,il Ten. Ungaro, si avvicinò alle micce e le accese con
un mozzicone di sigaretta . Rimase a guardare sino a quando fu certo che le micce
non si sarebbero più spente, poi corse via, ma era troppo tardi. Investito
dall’esplosione fu sbalzato in aria. Quando riprese conoscenza nell’ospedale da
campo, braccia, gambe e costole frantumate, chiese “Fatto?” “Fatto” gli fu
risposto. “Meglio così…”.
Quale fosse l’impressione che ebbero gli Inglesi quando giunsero di fronte a
Cheren dopo essere riusciti a penetrare in Eritrea per 320 Km in appena 15 giorni,
lo si rileva dalla loro relazione(“The Abyssinian Compaigns).”Cheren si ergeva
come un grande mastio medievale,il cui ponte levatoio fosse stato alzato e le
grate abbassate all’ultimo momento, quando il nemico ormai vittorioso giunge in
vista degli spalti. Le mura della fortezza erano guardate dai Granatieri di Savoia
appena giunti…”
Cheren: mitragliera pesante italiana
Cheren:artiglieria italiana e coloniale
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In quel momento a Cheren , oltre all’11° reggimento Granatieri di Savoia del Col.
Corso Corsi, erano presenti: l’XI^ brigata ed il III° gruppo squadroni di cavalleria
coloniale, il IV° gruppo di cavalleria coloniale ,il CIV° gruppo autotrasportato di
artiglieria con pezzi da 77/28,la V^brigata ed il V° gruppo di artiglieria della 1^
divisione coloniale al cui comandante il Gen. Nicola Carnimeo, venne assegnato il
comando della piazza,una compagnia del Genio, i reparti superstiti
della
IV^divisione coloniale giunti da Agordat. Tra il 7 ed il 13 febbraio 1941
giungeranno come rinforzi il battaglione Alpini Uork Amba inquadrato nel 10°
Reggimento Granatieri di Savoia, la I^ brigata coloniale, la V^ brigata coloniale,
la XLIV^ brigata coloniale, il II° battaglione di cavalleria coloniale, il I°
battaglione del 60° reggimento di artiglieria da campagna,il XXXVI° battaglione
di artiglieria, il CII battaglione di artiglieria, il VI, l’XI e il XII battaglione di
artiglieria coloniale. Ancora, tra il 14 febbraio ed il 14 marzo 1941 le truppe
italiane furono rinforzate dall’11^ legione camicie nere,dal XLIV battaglione
camicie nere, dal 1 battaglione mitraglieri inquadrato nel 10°Reggimento
Ganatieri di Savoia,dalla VI^ e dalla XII^ brigata coloniale, dal IV, dal CIII e dal
XXII battaglione di artiglieria nazionale. Infine tra il1 5 marzo ed il 27 marzo
1941 giunsero ad ulteriore rinforzo il CL ed il CLXX battaglione di camicie nere e
la XLI, la LXI e la XVI brigata coloniale.
Solo dopo il 27 di marzo, quando ormai il fronte si sarà spostato su Ad Teclesan
sarà inviato il 10° Reggimento Granatieri di Savoia del Col. Borghese, che sarà
ucciso nel corso di uno dei primi assalti.
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Cheren:cavalleria coloniale italiana “Penne di falco”
Di fronte gli Italiani si trovarono ad affrontare circa 51.000 uomini tra forze
britanniche , indiane, francesi della Legione Straniera. In particolare la 4^
divisione anglo-indiana reduce dalla vittoria di Agordat, costituita da due brigate
indiane (la V e la VII) ,un battaglione scozzese, reparti di carri e artiglieria
motorizzata e la Gazelle Force. Nei giorni successivi sarebbero poi confluiti aiuti
della 5^ divisione, del Sudan Defence Force e ulteriori battaglioni sudanesi.
Contrariamente agli Italiani, poi, i britannici si avvantaggiavano di una forte
copertura aerea, avendo sostanzialmente il dominio dei cieli nel corso della
battaglia.
Durante le settimane della battaglia i Britannici misero in campo i loro migliori
reggimenti . In particolare la 4^ divisione anglo-indiana, con i suoi battaglioni
rajputana,i Fucilieri Reali, il 3° battaglione indiano Punjab, il reggimento Sussex,
il 4° battaglione di Sikh,il 4° battaglione Punjab, il 2° battaglione scozzese dei
Camerons,il 2° battaglione Maharatta della fanteria Punjab.
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Cheren:truppe britanniche
Mitraglieri Ascari
Cheren: reparto del West Yorkshire in perlustrazione sul Dologorodoc
Si trattava di truppe di antica tradizione, comandate dai migliori quadri ufficiali
dell’esercito britannico. Il Royal Fusiliers, ad esempio, veniva considerato il
reggimento di Londra. Il loro quartier generale,sin dalla costituzione del
reggimento, si trova nella Torre di Londra, dove è ubicato anche il loro museo ed
era formato interamente da cockneys, uomini nati nel cuore della capitale inglese.
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Il Sussex Royal, formato da Irlandesi che portavano una piccola piuma bianca
sull’elmetto. Il Queen Own Cameron Highlanders, reggimento di montanari
scozzesi ,con oltre due secoli di storia. Il reggimento Worcestershire .
Cheren: truppe britanniche
LA PRIMA FASE DELLA BATTAGLIA
Gli Inglesi iniziarono con il saggiare le difese italiane attraverso bombardamenti,
mitragliamenti aerei e cannoneggiamenti. Avevano il controllo dei cieli le loro
artiglierie possedevano una gittata maggiore rispetto a quelle italiane, che
evitavano di rispondere al fuoco per non facilitare la loro individuazione. Ai
bombardamenti seguì qualche attacco poco convinto, nonché scaramucce tra
pattuglie.
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Cheren: carta inglese della prima fase della battaglia
All’alba del 3 febbraio i Britannici avevano ammassato le loro forze in direzione
di quota 1616, di Cima Forcuta e del monte Sanchil. Erano questi i principali
obiettivi che contavano di conquistare . A fronteggiarli si trovavano
principalmente i granatieri , in numero almeno nove volte inferiore rispetto a
quello degli avversari.
Anche il forte del Sanchil era tenuto dai granatieri della compagnia comando di
reggimento, quasi tutti veterani.
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Cheren: forte del Sanchil
Iniziò il cannoneggiamento dell’artiglieria pesante inglese, mentre l’aviazione
riprendeva a bombardare e mitragliare. I genieri italiani cercavano intanto di
stendere linee telefoniche supplementari dato che i bombardamenti avevano
distrutto in parte le comunicazioni.
Nel frattempo, nella valle, i britannici continuavano ad ammassare carri armati,
autoblindo,camionette d’assalto e camion carichi di truppe.
Carnimeo richiese vanamente ulteriori rinforzi al comando dello scacchiere di
Asmara, ma comprese che doveva arrangiarsi con i granatieri e con le truppe in
quel momento a sua disposizione.
Probabilmente il comando non aveva compreso che Cheren era difendibile e
pensava che le forze italiane non avrebbero potuto reggere a lungo. Già si pensava
ad una resistenza sull’Amba Alagi.
Per tutta la mattina quota 1616 fu bombardata.
Poi, per qualche minuto, tutto tacque.
Alcuni aerei inglesi, dopo una sventagliata di mitraglia, lanciarono centinaia di
volantini che invitavano i soldati italiani a disertare( il lancio di volantini fu
ripetuto varie volte nel corso della battaglia. Gli inglesi,infatti, utilizzarono anche
la guerra psicologica, specie con le truppe coloniali che furono ripetutamente
invitate a liberarsi dal giogo italiano).
I bombardamenti ripresero, continuando sino al pomeriggio.
Verso le cinque, dopo nove ore di bombardamenti, scattò il vero attacco.
Il 2° battaglione dei Camerons Highlanders iniziò a scalare la montagna. Al
tramonto i Britannici riuscivano a conquistare quota 1616 travolgendo la 6^
compagnia Granatieri. La notte seguente reparti indiani di Punjabs occupavano
Cima Forcuta.
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Cheren: bersaglieri italiani
Gli Inglesi,però, che certo non nascondevano il loro disprezzo per le capacità
militari italiane, si resero subito conto che, questa volta, le cose sarebbero andate
diversamente. Le truppe italiane non sembravano assolutamente intenzionate a
cedere, al contrario si battevano con determinazione in una battaglia che si
sarebbe caratterizzata per la violenza degli scontri corpo a corpo.
La lotta per la conquista di quota 1616, infatti, era stata un massacro: i soldati
scozzesi tentavano di superare la cresta di accesso alla quota, i granatieri si
scagliavano contro sparando, lanciando bombe a mano, lottando corpo a corpo
con le baionette. In rinforzo agli scozzesi furono inviati i Punjab , mentre i
granatieri continuavano ad essere inferiori di numero.
Al tramonto, dopo tre ore di combattimenti violentissimi, i granatieri superstiti,
incalzati dagli scozzesi, ripiegarono nella gola, riuscendo a trattenere l’ulteriore
avanzata del nemico. Nel frattempo i reparti indiani avevano stretto in una morsa
anche il Sanchil.
Nelle ore che seguirono gli scozzesi e gli altri reparti di rinforzo consolidarono le
posizioni su quota 1616, che non sarebbe più ritornata in mani italiane. Da lì
iniziarono a tirare sugli altri settori italiani, con i mortai, con le mitragliatrici, con
i cecchini.
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Cheren: monte Dologorodoc
Cheren:artiglieria britannica
La mattina del 6 febbraio i soldati italiani contrattaccarono , liberando il Sanchil,
il costone di Cima Forcuta e ricacciando le truppe anglo-indiane nella valle, ma
quota 1616 restò in mani avversarie.
L’ordine di attacco fu dato ai granatieri dell’11° reggimento dal comandante Col.
Corsi. Gli uomini si scagliarono contro quota 1616 urlando furiosamente, seguiti
dai reparti ascari. I fucili furono usati come clave,lo scontro avvenne alla
baionetta tra i soldati italiani e gli ascari che attaccavano e gli scozzesi e gli
indiani che difendevano la posizione conquistata. Gli indiani ripiegarono
confusamente, mentre le artiglierie inglesi avevano indirizzato il fuoco alle spalle
dei soldati italiani attaccanti per impedir loro di ritirarsi e chiuderli in una morsa.
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La linea dello scontro oscillava di continuo. I soldati rotolavano tra le rocce
sferrandosi colpi di baionetta. I granatieri lanciavano bombe a mano come fossero
sassi.
Gli scontri, in ogni caso pur violentissimi, erano caratterizzati da una certa
reciproca cavalleria. Quegli uomini che si massacravano senza pietà durante il
combattimento,cessavano poi di sparare per consentire alle rispettive pattuglie di
raccogliere i feriti.
Poi l’artiglieria inglese riprendeva a battere le posizioni italiane.
Intanto continuavano ad affluire, da parte britannica, truppe fresche, soprattutto
indiani. I granatieri erano sempre gli stessi. Carnimeo aveva richiesto al comando
di scacchiere atre truppe, soprattutto il 10° reggimento granatieri, ma inutilmente.
Obiettivo principale degli inglesi era ora il monte Sanchil, intorno al quale si
riaccese violentissima la battaglia. Il numero dei granatieri posti a difesa si
assottigliava, incalzato dai reparti indiani e colpito dai tiri che provenivano dagli
scozzesi di quota 1616.
Fu decisivo l’arrivo dei bersaglieri, inviati di rinforzo, che si gettarono subito
nella mischia determinando un mutamento della situazione.
Gli indiani ripiegarono cercando di riorganizzarsi per riprendere l’attacco.
Non riuscirono nel loro intento: pur bersagliati dalle artiglierie britanniche e dagli
scozzesi di quota 1616, gli italiani riuscirono infine a respingere l’attacco ed a
conservare le posizioni.
Sino all’8 febbraio non si registrarono combattimenti rilevanti , ad eccezione di
scontri tra pattuglie, mentre le artiglierie inglesi bersagliavano continuamente le
posizioni italiane sparando migliaia di colpi ogni ora. A questo si aggiungano i
bombardamenti aerei. L’effetto delle granate era devastante, in quanto
moltiplicato dalle rocce, che sbriciolandosi in centinaia di schegge di pietra,
colpivano e ferivano gli uomini.
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Alle ore 0,30 dell’8 febbraio i primi reparti indiani, avendo praticato una breccia
tra le difese italiane ( si consideri che il fronte era lungo circa 60 Km e che,
considerato il numero dei difensori di Cheren, si poteva contare su un soldato ogni
5 metri ed un pezzo di artiglieria ogni 500) avevano intanto raggiunto l’abitato di
Cheren.
Cheren:abitato
Sembrava l’inizio della fine, ma Carnimeo lanciò contro gli indiani la cavalleria
coloniale e gli uomini del 4° battaglione Toselli. Dopo sette attacchi consecutivi le
truppe italiane decimavano e respingevano gli avversari., che si ritiravano al di là
del Falestoh.
Cheren:carro inglese “Matilda”
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Cheren:cavalleria coloniale italiana (penne di falco) all’attacco
Gli scontri riprendevano nel pomeriggio del 10 febbraio dopo ore di
bersagliamento da parte dell’artiglieria inglese, che giunse a sparare sino a 7.000
colpi ogni ora. Le truppe indiane erano decise a rioccupare Cima Forcuta.
Per ben due giorni gli scontri proseguirono furiosi e la posizione passò da mano
italiana in mano inglese e viceversa. A decidere le sorti dello scontro giunsero gli
alpini del battaglione Uork Amba, inquadrati nel 10° reggimento Granatieri di
Savoia, i quali, appena giunti da Addis Abeba, nella notte del 12 febbraio furono
gettati nella battaglia. Riconquistarono
la posizione dopo furiosi scontri,
restituendola saldamente in mani italiane, ma lasciando sul campo metà dei loro
effettivi.
Battaglione Alpini
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Nella giornata del 12 febbraio gli inglesi cercarono ancora di infiltrarsi nella linea
del fronte, ma gli uomini del 4° Toselli respinsero gli indiani sul Falestoh e le
truppe di Lorenzini, appena nominato generale, ressero su tutta la linea.
I britannici furono costretti ancora una volta a ritirarsi.
Le perdite, intanto, erano altissime: si consideri che solo il 4° Toselli, in poco più
di mezz’ora, perse 12 ufficiali,e circa 500 fra graduati ed ascari.
Con il ripiegamento degli inglesi sulle posizioni di partenza aveva
sostanzialmente termine la prima fase della battaglia.
LA SECONDA FASE DELLA BATTAGLIA
Tra il 14 e il 15 febbraio si registrarono solo scontri di pattuglie, mentre
l’artiglieria inglese continuò a martellare incessantemente le linee italiane.
Il 16,17,18 e 19 febbraio non si segnalarono scontri di rilievo.
Gli inglesi avevano intanto arretrato truppe ed artiglierie. Intendevano consentire
il riposo delle prime,mentre continuavano ad affluire ulteriori forze britanniche di
rincalzo.
Cheren:rifornimenti britannici
24
Iniziò,sostanzialmente, una fase di stasi operativa. Gli italiani cercarono di
rinforzare le posizioni, costruendo ripari e muretti. Intanto confluirono alcuni
reparti coloniali e di camicie nere di rinforzo alle nostre truppe, mentre gli inglesi
furono raggiunti da reparti della Francia Libera e dai commandos palestinesi
della comunità israelitica, giunti dal Cairo.
Cheren:truppe britanniche
Nei bollettini ufficiali nazionali di guerra, veniva riportato giornalmente “ Sul
fronte di Cheren attività di pattuglie e scambi di artiglierie”.
Gli uomini, però, morivano. Le granate inglesi non mancavano di colpire i ripari
italiani e le perdite erano quotidiane.
Cheren: truppe indiane
LA TERZA FASE DELLA BATTAGLIA
La terza e conclusiva fase della battaglia di Cheren ebbe inizio alle ore 7 del 15
marzo 1941.
I britannici diedero il via ad un bombardamento terrestre ed aereo sulle posizioni
italiane terrificante. In poche ore sulle nostre truppe piovvero circa 30.000 granate
con un effetto devastante sulle difese e sulle linee di collegamento. Protette dal
25
fuoco dell’artiglieria le fanterie inglesi-scozzesi-indiane-francesi avanzarono su
tutto il fronte.
Le nostre artiglierie, al comando del colonnello Lamborghini, fecero prodigi , ma
erano notevolmente inferiori rispetto alla potenza di fuoco avversaria.
Gli indiani investirono le posizioni italiane fra il Sanchil e il Samanna, mentre
battaglioni della 5^ divisione tentavano la conquista del monte Dologorodoc e la
Brig’s Force cercava di aggirare le posizioni difese dal Gen. Lorenzini.
Nonostante la copertura aerea, l’artiglieria, l’impiego di ingenti masse di fanteria e
le perdite gravissime l’attacco venne fermato dagli italiani che partirono subito al
contrattacco: granatieri, bersaglieri, alpini, carabinieri ed anche finanzieri si
scontrarono in una mischia terribile e sanguinosa.
Nella notte tra il 15 e il 16, però, alcuni reparti anglo-indiani ripresero l’avanzata e
riuscirono a conquistare le due posizioni chiave del Pinnacle e del Pimple sul
massiccio del Dologorodoc.
Dall’alba del 16 marzo la riconquista della posizione del Dologorodoc divenne
prioritaria per Carnimeo, che lanciò numerosi attacchi con i suoi migliori reparti.
Il 19 lanciò nel contrattacco gli alpini superstiti del Uork Amba, che fu
sostanzialmente annientato,il 21 gli uomini del battaglione Toselli,il 23 gli ascari
dell’85° battaglione.
Tra il 16 e 26 marzo 1941 Carnimeo lanciò ben otto violenti contrattacchi, che
videro cadere la gran parte degli ufficiali e dei sottufficiali, compresi i tenenti
colonnelli Barzon e Giordano e i maggiori Minasi e Agostini.
Ma la perdita più grave, specie per le ripercussioni sul piano psicologico, si
verificò il 17 marzo. Colpito da una granata mentre tentava di riorganizzare reparti
ascari che si
erano sbandati sul rovescio dello Zeban
per riportarli al
combattimento, cadde il Gen. Lorenzini. Si concretizzava così una leggenda che
voleva la fine dell’Impero coincidere con la morte del leggendario generale.
Da quel momento iniziò il fenomeno della diserzione delle truppe indigene.
26
Cheren: ascari in ritirata
Ad onore di queste va detto che gli ascari erano indubbiamente razza guerriera,
ottimi combattenti se si trattava di attaccare, ma la guerra di posizione, sotto i
bombardamenti, causava in loro una strana reazione. Si estraniavano, divenivano
quasi degli automi, intontiti e incapaci di battersi, salvo, poco dopo, rilanciarsi
quasi automaticamente nel combattimento.
Un fenomeno analogo, anche se di minor portata,
si verificava, in campo
britannico, con le truppe indiane, valorose e ardite,anche se lente, negli attacchi,
ma fisicamente meno portate a resistere alla tensione dei bombardamenti.
Gli italiani erano ormai a corto di ufficiali e di sottufficiali, in gran parte caduti in
combattimento, gli uomini erano esausti, malnutriti, a corto di munizioni e di
acqua. I mitraglieri raffreddavano le canne delle vecchie mitragliatrici pesanti,
molte risalenti alla Grande Guerra, orinandovi sopra. I più fortunati erano riusciti
a sottrarre ai nemici moderne mitragliatrici leggere e munizionamento che ora
utilizzavano contro i britannici, in aggiunta alle mitragliatrici leggere Breda già in
uso alle nostre truppe.
Il 18 marzo radio Lisbona trasmise un commento “Radio Londra continua a
mettere in rilievo l’accanita resistenza italiana a Cheren, la più tenace resistenza
che le truppe imperiali britanniche abbiano incontrato fino ad ora in Africa. La
radio britannica dichiara che la lotta è asperrima. Gli inglesi si giustificano con
le difficoltà naturali del terreno e con la lontananza delle loro comunicazioni
logistiche, ma essi dimenticano che, in compenso, posseggono una schiacciante
superiorità i mezzi e la supremazia aerea. Si cita l’episodio di un reparto dello
27
Yorkshire
che
è
stato
sottoposto
all’assalto
delle
truppe
italiane,ininterrottamente,per oltre cento ore. Un altro reggimento inglese del
Midland,sostenuto da reparti indiani, che si è dovuto difendere disperatamente
all’arma bianca. Il comportamento delle truppe italiane è oggetto d ammirazione
negli stessi ambienti inglesi dove si rileva che esse sono state insistentemente
bersagliate dalla Royal Air Force nel corso di tutte le azioni che non sono state
sufficienti, del resto, a snidarle dalle loro posizioni”
Alle 4,15 del 25 marzo 1941 nove battaglioni della 5^ divisione indiana, protetti
dal fuoco di oltre 100 cannoni investirono la stretta di Dongolass.
Alle 8,30, nonostante la rabbiosa, disperata reazione degli italiani gli anglo –
indiani raggiunsero gli obiettivi previsti.
All’alba del 26 marzo Carnimeo lanciò l’ultimo
contrattacco nel
disperato
tentativo di riprendere il Dologorodoc, ma inutilmente.
La sera del 26 marzo il comando di scacchiere ordinava alle truppe di ripiegare su
Ad Teclesan.
Cheren cadeva la mattina del 27 marzo, ma la lotta proseguiva sulle posizioni di
Ad Teclesan per altri 4 giorni, con l’intervento del 10 reggimento granatieri che
perse nel primo contrattacco il proprio comandante Col. Borghese.
L’esperienza di Cheren , però, era ormai irripetibile.
truppe anglo-indiane a Cheren
Il 1° di aprile i britannici entravano all’Asmara.
Sul fronte di Cheren gli Italiani avevano perduto oltre 12.000 uomini ed avuto
circa 21.700 feriti ( non vi è conformità sulle perdite da parte delle diverse fonti).
28
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Ci si è chiesto come mai gli Italiani dimostrarono nella battaglia di Cheren una
determinazione, un valore e attitudini militari raramente riscontrate nel corso della
seconda guerra mondiale.
Probabilmente una risposta sta nel fatto che le nostre truppe, in quella circostanza,
erano comandate da ufficiali coraggiosi, capaci ed efficienti, che si scontrarono
continuamente con l’inconcludenza e la limitata visione strategica dei comandi
superiori. Comandanti come Carnimeo, Lorenzini riscuotevano il rispetto dei loro
sottoposti ed anche la loro ammirazione. Comandanti di reparto come Corsi non
esitarono a porsi a capo dei loro uomini nei contrattacchi. Gli ufficiali subalterni,
comandanti di battaglione, di compagnia e di plotone combatterono e morirono a
fianco dei soldati da loro comandati. Vi furono rarissimi episodi di vigliaccheria,
del tutto marginali. Gli Italiani, dimostrarono,in quella circostanza, che pur peggio
armati ed equipaggiati, se ben comandati potevano stupire con il loro valore un
avversario certamente severo nelle valutazioni, come quello britannico.
A tutto questo si aggiunga il fatto che gli Italiani erano certamente consapevoli
che quella fosse l’ultima spiaggia dell’Impero e la storia ci ha insegnato che nei
momenti più disperati le nostre truppe hanno offerto il meglio.
Ancora non mancava la consapevolezza che nessun aiuto sarebbe mai giunto dalla
madre patria e che in quei giorni gli occhi del mondo in guerra erano puntati su
quello scontro immane.
La violenza degli scontri, la durata della battaglia, la consapevolezza condivisa di
una funzione superiore della quale i nostri soldati si sentirono investiti,
cementarono un forte senso di appartenenza e di corpo, al punto di portare uomini
laceri, affamati, stracciati, ridotti a larve a battersi con coraggio smisurato e valore
contro truppe eccellenti e costantemente rinforzate da reparti freschi.
Raramente agli Italiani fu tributato l’onore che ad essi fu riconosciuto dal nemico
britannico durante e dopo quella battaglia. Forse solo ad El Alamein agli Italiani
fu riconosciuto il valore che dimostrarono sul campo di battaglia.
Il sacrifico ed il coraggio degli uomini che si batterono sul fronte di Cheren
riscattò le sconfitte, non di rado dovute a incapacità dei comandi, e le umiliazioni
subite dalle nostre truppe nel corso dei tre anni della seconda guerra mondiale.
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Altrettanto deve dirsi dei nostri nemici in quella occasione. Gli anglo-indiani si
batterono con valore e lasciarono sul campo migliaia i uomini.
Il 7 aprile 1941 W. Churchill scriveva al viceré dell’India “ Tutto l’impero è
commosso per l’impresa delle truppe indiane in Eritrea. In me, il racconto
dell’entusiasmo e della tenacia con cui esse hanno scalato e alla fine conquistato
le ripide alture di Cheren risuscita il ricordo della frontiera Nord-occidentale di
molti anni or sono. Come soldato che ha avuto l’onore di servire sul campo con
soldati indiani provenienti da ogni parte dell’Indostan, come pure in nome del
Governo di Sua Maestà ,chiedo a Vs. Eccellenza di comunicare ad esse e
all’intero esercito indiano l’orgoglio e l’ammirazione con cui abbiamo seguito le
loro eroiche gesta”.
BIBLIOGRAFIA
-Ministero della Difesa,Stato Maggiore dell’Esercito,Ufficio Storico:” La guerra
in Africa Orientale - Roma 1971
-The Abyssinian Campaigns.The Official Story of the Conquest of Italian East
Africa .Isued for the War Office by the Ministry on Information. - London 1942
-Angelo Del Boca :”Gli Italiani in Africa orientale vol.III°,2 La caduta
dell’Impero”- Laterza 1986
-Nicola Carnimeo “ Cheren”- Casella 1950
-Renato Loffredo “Cheren” - Longanesi 1973
Maurizio e Filippo Costantini “Cheren .La fine dell’Impero.La Dien Bien Phu
italiana” - Chiaramonte 2010
Domenico Quirico “Squadrone Bianco.Storia delle truppe coloniali italiane”
Mondadori 2002
Sebastian O’Kelly “Amedeo.Vita,avventure e amori di Amedeo Guillet un eroe
italiano in Africa orientale” - Rizzoli 2002
Giorgio Rochat “Le guerre italiane 1935-1943 . Dall’impero d’Etiopia alla
disfatta” - Einaudi 2005
30
31
Cheren 1941: volantino lanciato dagli aerei britannici sulle truppe italiane
A.O.I.: foglio disposizioni relative ai reparti
32
Relazione combattimenti Sanchil, battaglione coloniale Tipo
33
34
35
Domenica del Corriere copertina del 23marzo 1941
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ELENCO
DEI COMBATTENTI CADUTI NEL SETTORE NORD DELL' ERITREA
E SEPOLTI NEL CIMITERO D I GUERRA DI
CHEREN
GENERALE MEDAGLIA D' ORO ORLANDO LORENZINI
RIPOSA NEL CIMITERO DI ASMARA
CADUTO NELLA BATTAGLIA DI CHEREN IL 17 MARZO 1941
Ten. Chianese?
1 ignoto Alpino
2 ignoto Alpino
3 ignoto Alpino
4 ignoto Alpino
5 ignoto Alpino
6 ignoto Sott'ufficiale del Btg, Alpini
7 ignoto Alpino
8 ignoto Alpino
9 ignoto Alpino
10 ignoto Alpino
11 ignoto Alpino
12 ignoto Alpino
13 ignoto
14 ignoto Alpino
15 ignoto Alpino
16 ignoto S. Tenente del Btg. Coloniale
17 ignoto Alpino
18 ignoto Camicia Nera
19 ignoto Alpino
20 ignoto Alpino
21 ignoto Alpino
22 ignoto Alpino
23 ignoto Alpino
24 ignoto Alpino
25 ignoto Alpino
26 Albani Pio Serg. magg. del Btg. Alpini
27 ignoto Alpino
28 ignoto Alpino
29 Traldi (Enrico?) Tenente del Btg. Alpini
30 ignoto Alpino
31 ignoto Alpino
32 ignoto Alpino
33 ignoto Alpino
34 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Alpini
35 ignoto Alpino
36 ignoto Alpino
37 ignoto Alpino
38 ignoto Alpino
39 ignoto Alpino
40 ignoto Alpino
41 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Alpini
42 ignoto
43 Dal Canton Angelo Alpino
44 Zanello Umberto Caporale del Btg. Alpini
37
45 ignoto Alpino
46 ignoto Alpino
47 ignoto Alpino
48 ignoto Alpino
49 ignoto Alpino
50 Marocco Pietro S. Tenente del Btg. Alpini
51 ignoto Alpino
52 ignoto Alpino
53 ignoto Alpino
54 ignoto Alpino
55 ignoto Alpino
56 ignoto Alpino
57 ignoto Sott'ufficiale
58 ignoto Alpino
59 ignoto Alpino
60 ignoto Cap. magg. del Btg, Alpini
61 ignoto Alpino
62 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Alpini
63 ignoto Alpino
64 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Alpini
65 ignoto
66 ignoto Capitano del Btg. Coloniale
67 ignoto Granatiere
68 ignoto
69 ignoto
70 ignoto
71 ignoto
72 ignoto Geniere
73 Lanzalotti Giuseppe Bersagliere
74 ignoto Granatiere
75 Di Mauro G. Battista Bersagliere 16 igìioto Granatiere
77 Macro Ambrogio Granatiere
78 ignoto Granatiere
79 Passananle Antonio Serg. magg. dei Btg. Bersaglieri
80 ignoto Granatiere
81 ignoto Granatiere
82 Salvatore Eugenio Granatiere
83 Lo Presti Vincenzo Bersagliere
84 ignoto (...... Raffaele) Granatiere
85 Mancuso Giuseppe Bersagliere
86 Ivone Francesco Granatiere
87 ignoto Granatiere
88 Fiorello Giovanni Serg. magg. del Btg. Bersaglieri
89 ignoto Caporale del Btg. Bersaglieri
90 Merlo Luigi Bersagliere
91 Dì Molini Mauro Caporal magg. del Btg. Bersaglieri
92 ignoto Bersagliere
93 Giumarelli Saverio Bersagliere
94 ignoto (Rossi Marco?) Tenente dei Granatieri
95 Pranteddu Domenico Caporal magg. del Btg. Granatieri
96 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Granetieri
97 ignoto Granatiere
98 ignoto Granatiere
99 Tenaglia Narciso Cap. magg. del Btg. Alpini
100 ignoto Alpino
101 ignoto Alpino
102 Di Miro Francesco Granatiere
103 Biondo Biagio (?) Granatiere
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161
Bonollo Pietro Alpino
Varasso Lorenzo Alpino
Frizzi Cap. magg. del Btg. Granatieri
Tesauro Filippo Granatiere
G instar ini Alosio Ten. del Btg. Granatieri
Pedrini Paolo Granatiere
ignoto Granatiere
Corcina Giuseppe Cap. magg. del Btg. Granatieri
Marino Vincenzo Granatiere
ignoto Granatiere
Tito Carmelo Granatiere
Frazzetto Rocco Granatiere
Seytarelli Luigi Granatiere
Sommaciccio Luigi Alpino
ignoto Alpino
ignoto Granatiere
De Gasperi Domenico Alpino
Canduro Albino Alpino
ignoto Alpino
Guelfi Natale Sergente del Btg. Alpini
ignoto Granatiere
Marin Ernesto Alpino
Bar to lotto Michelangelo Granatiere
Lazzari Dario Alpino
Benedetti Umberto Granatiere
Bemncà Guido Alpino
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
Carneo Giovanni Bersagliere
ignoto Bersagliere
ignoto Bersagliere
ignoto Bersagliere
ignoto Bersagliere
Vianello Roberto Ten, del Btg. Bersaglieri
Ciriaci Dino Ten. del Btg. Coloniale
ignoto
ignoto
ignoto Bersagliere
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto Granatiere
Marino Salvatore Granatiere
…...... Antonio Granatiere
ignoto Bersagliere
Santolini Arcangelo Cap. magg. del Btg. Granatieri
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
Frao Giuseppe Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Camicia Nera
ignoto Serg. magg. del Btg. Granatieri
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
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ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Pasqualini ..... Alpino
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Brunei Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Cap. magg. Artiglieria
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Cìfanì Domenico Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Centurione 11a Leg. CC. NN.
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Artigliere
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto (Casini?) Sotto Capo Manip. 118 Leg. CC. NN,
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Vice Capo Squadra 118 Leg CC. NN,
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Nobile Ferdinando Capo Squadra 28 Leg. CC. NN.
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Caruso Nicola Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Lupo Carlo Vice Capo Squadra 28' Leg. CC. NN
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Bertinat Giuseppe Carabiniere
Zucco Danilo Carabiniere
Boldrini Bruno Primo Capo Squadra 118 Leg. CC. NN.
Sbarbato Carmine Camicia Nera
Basso Attilio Brigadiere dei Carabinieri
Pirastru Paolo Camicia Nera
Laurencic Stanislao Carabiniere
ignoto Sott'ufficiale
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Zeppi Antonio Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Cafhicia Nera
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ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Ufficiale
Rossi Gino Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Primo Capo Squadra 118 Leg. CC. NN.
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Ufficiale del Btg. Granatieri
ignoto Sott'ufficiale del Btg. Granatieri
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto
Lauretta Giovanni Granatiere
ignoto Camicia Nera
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto Camicia Nera
Gasparini Pasquale Camicia Nera
ignoto Sott'ufficiale
ignoto
ignoto
ignoto
Buffa Marino Granatiere
ignoto S. Tenente
ignoto
ignoto
ignoto Alpino
ignoto Alpino
lervolino Camicia Nera
Cosalante Umberto Tenente del Btg. Coloniale
Cipriani Ernelio Artigliere
Scaglia Luigi Artigliere
Oneglio Natale Alpino
Cavallo Giuseppe Cap. magg. del Btg. Alpini
Bertolinì Antonio Alpino
Braccìni Giuseppe Cap. magg. del Btg. Alpini
Scoglierì Giuseppe Granatiere
Gulla Luigi Caporale del Btg. Granatieri
Notarnicola Vitantonio Tenente del Btg, Coloniale
Tempesti Luigi S. Tenente Brigata Coloniale
ignoto
Sìmonini Ernesto Artigliere
Gaeta Sebastiano Artigliere
Fiori Diego Cap. magg. Carrista
Macaluso Ignazio Artigliere
Guerini Bernardo S. Ten. del Btg. Coloniale
Forcini Alfredo Camicia Nera
Goffredo Vincenzo Tenente del Btg. Coloniale
Tonelli Sergio S. Tenente del Btg. Coloniale
Badocci Erminio Artigliere
ignoto Sergente del Btg. Granatieri
Caruso Antonio Granatiere
Barbarino Severino Sergente degli Alpini
Andreozzì Costantino Alpino
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332
333
334
335
Gasparotto Arturo Alpino
Sbalchiero Gmseppe Caporale del Btg. Alpini
Panno Bruno Camicia Nera
Arcinoto Mario Camicia Nera
Rossi Vittore Camicia Nera
Lucisano Carmelo Serg. magg. dei Bersaglieri
Pastore Michele Artigliere
Lettieri Pasquale Granatiere
Briayidolo Costantino Caporale Artigl. Antiaerea
ignoto Granatiere
L . . S. . , Cap. magg. del Btg. Granatieri
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
Borghese Alberto Colonnello Com. dei Granatieri
Filiasi Francesco Maggiore Artiglieria
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
igyioto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
Vigottì Gino Artigliere
Sposato Cataldo
ignoto Autocarrato
Colpo Domenico Cap. magg. Autista
ignoto Autocarrato
ignoto Granatiere
Cileni Alfonso
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Autocarrato
Ceserani Sanzio Tenente d'Artiglieria
Teodori Attilio S. Tenente Pilota Aviere
Canfora Salvatore Sergente
Cammiso Francesco
Capoccia Oronzo Camicia Nera
Garibaldi L, Marcello Tenente Com. Banda Setit
Provinciali Niso Tenente A, A. B. N.
D'Amico Giuseppe S, Tenente Carrista
ignoto (Coden f)
ignoto
Casentino Giuseppe
Bugnatto Antonio
Masala Salvatore Geniere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto
ignoto Granatiere
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ignoto Tenente del Btg. Granatieri
ignoto Cap. magg. del Btg. Granatieri
ignoto Tenente
ignoto Cap. magg. del Btg, Granatieri
ignoto Granatiere
ignoto Autocarrato
ignoto Autocarrato
ignoto
Iannello Vincenzo Tenente di Artiglieria
ignoto Granatiere
ignoto Cap, magg. del Btg. Granatieri
Zanoner Dino Tenente del Btg. Granatieri
Guiscardi Palmiere S. Ten. del Btg. Coloniale
Cervelli Nilo Vice Capo Squadra C. N.
Suriano G. ... .
Chepard IV. ... .
Aschene R
Patorzo ......
ignoto
Benigni Mario Tenente
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
Chiesa Arrigo S. Tenente Br. Coloniale
Grotto .... S. Tenente del Btg. Coloniale
Luchina Armando Alpino
Scherzano ....
ignoto
ignoto
Diglia P. . . . Granatiere
ignoti Resti bruciati di 6 Soldati ed un Ufficiale
Bonaschi Marino
Di Paolo Marto Arturo
Bremets
ignoto
ignoto
ignoti Resti di due Soldati
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto Tenente
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto Tenente delle Tr. Coloniali
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto Tenente del Genio
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
ignoto
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Caprioli Giuseppe Caporale Gr. Autocarrato
Palamin Angelico Artigliere
Morra Ernesto Sergente Artiglieria
Chisari Alfio Capitano Com. Carri Armati
Carta S. Angelo Cap. magg. y Autoreparto
Marino Alfredo Geniere
Curatolo Italo Tenente del Btg. Coloniale
Rizzio Angelo Alpino
Dì Mayzìo Gioacchino Tenente del Btg. Coloniale
Chìabolti Oreste Tenente del Btg. Coloniale
Zuccolin .... Cap. magg. del Btg, Alpini
Cappelluti Valentino Sergente
Riposio Carlo Maggiore del Btg. Alpini
Favetti Emilio Capitano
ignoto Alpino
Martinis Carlo
Labate Bruno S. Tenente
Angelini ..... Alpino
ignoto Alpino
Dapian Alfredo Cap. magg. del Btg. Alpini
ignoto Alpino
ignoto Alpino
Paiamo Simone Cap, magg, Granatiere
Mauro Aldo Tenente del Btg. Bersaglieri
Crocamo Antonio Granatiere
Romagna Vincenzo S. Ten. Medico del Btg. Coloniale
Fiordalisi Vincenzo Serg. magg. del Btg. Bersaglieri
Di Persio Alpino
Basso Francesco Sergente del Btg. Coloniale
Cornetti . ... , Alpino
Ruffolo Samuele Mitragliere
Celesteni Giustino Granatiere
Borsano G. Battista S. Tenente del Btg. Coloniale
Pizzabella Giovanni Granatiere
Martellotto Rizzardo Granatiere
Marino Salvatore Granatiere
Stefanon Giacomo Capitano di Artiglieria
Brusco Bruno S. Tenente del Btg. Alpino
Agostini Emo Maggiore del Btg. Coloniale
Montante Angelo Sergente Artiglieria
Covella Arcangelo Cap. magg. del Btg. Granatiei
Signorelli Lamberto Sergente dei Bersaglieri
Brogi Pietro Camicia Nera Scelta
De Blasi Aniello Caporale della Contraerei
Sauna Pietro Cap. magg. 40 Autoreparto
Uras Venerio Caporale Artiere
Vecchi Eros Primo Capo Squadra
Marengo Vincetizo Alpino
De Ferraris Giulio S. Tenente Contraerei
Milessi Franicesco Alpino
Clveu Gio Batta Alpino
Toppan Sante Alpino
Papaleo Francesco Cap. magg. dei Granatieri
Riva Claudio Camicia Nera
Jannelli Giuseppe Sergente Artiglieria
Perazzi Pierino Cap. magg. Gr. Autonomo
Truglia Antonio Granatiere
Cavacci Amasio Serg. magg. dei Granatieri
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Paussa Natale Tenente dei Bersaglieri
Brizzolato Francesco Artigliere
Guglielto Nazzareno Cap. magg. Artiglieria
Liparota Giuseppe Granatiere
Tordini Gino S. Tenente del Btg. Coloniale
Manocchio Nicola Artigliere
Ddloia Michele Artigliere
ignoto
Marmi Nestore Tenente dei Bersaglieri
Cacacia Alberto Tenente del Btg. Coloniale
Castellani Bortolo S. Tenete del Btg. Alpini
Caffaro ..... Caporale Artiglieria
Veronese Attilio Tenente
ignoto
Albergo Filippo Geniere
Drago Francesco S. Tenente del Btg. Coloniale
Barberis Carlo Tenente della Br. Coloniale
Giovawello Carmine Camicia Nera
Cascavilla Paolo S. Tenente del Btg. Coloniale
Dehò Cesoie Capitano del Btg. Granatieri
Miclielotto Gino Tenente Btg. Coloniale Tipo(*)
ignoto
Morgia Artigliere
Fuccio Salvatore Artigliere
Pecci Attilio Autista
ignoto
Dalbroil Alpino
Patria Bandi Camicia Nera
Vasco Aurino Camicia Nera
Cia Sergio Camicia Nera
Scarafia Antonio Sergente Artiglieria
Kurti Ndok Capitano del Btg. Granatieri
D'Andrea Seslilio Camicia Nera
ignoto Camicia Nera
Arenosto Giovanni Sergente del Btg. Coloniale
Casarino Luigi Caporale Artiglieria
Mendicino Gennaro Cap. magg. del Btg. Granatieri
Piccinno Gregorio S. Tenente Br. Coloniale
Michelatti Poìnpeo Alpino
Errico Nicola Artigliere
ignoto Alpino
Barbini Aldo Tenente del Btg. Coloniale
Barzon Angelo Ten. Colonnello del Btg. Granatieri
De Filippi Piero Camicia Nera 49ó ignoto Tenente delle Tr. Coloniali
ignoto Serg. magg.
Natolini Pompeo Cap. magg. Artiglierie
De Sabatino Domenico Artigliere
Agosto Giacomo Capitano del Btg. Coloniale
Pino Attilio Alpino
Bergotta Luigi Cap. magg. Carri Leggeri
Squecco Alvise Cap. magg. Carri Leggeri
Gasparolto Attilio Caporale Carri Leggeri
Apreda Giuseppe Tenente Artiglieria
D'Errico Giuseppe Capitano del Btg. Coloniale
Bello Vincenzo Alpino
ignoto Cap. magg. del Btg. Alpino
ignoto Alpino
ignoto Alpino
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Izzarelli Giuseppe Alpino
Angelini Augusto Tenente del Btg. Coloniale
Bigontina Francesco Camicia Nera
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
igìioto
ignoto Tenente del Genio
Canossi Felice Vice brigadiere dei Carabinieri
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto
Gentile Bruno Autocarrato
Bertolucci Giov. Battista Camicia Nera
ignoto
ignoto
ignoto
Testi Pietro Tenente del Btg. Granatieri
ignoto Camicia Nera
Iannello Luigi Granatiere
Bandelli Agostino Cap. magg. del Btg. Granatieri
ignoto Granatiere
ignoto
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto Granatiere
ignoto
ignoto
ignoto
ignoto Camicia Nera
Laromana Adi (P. O. W.)
V nlurni Giacomo P. O. W.)
ignoto (P. O. W)
ignoto (P. O. W.)
ignoto (P. O. w.)
ignoto (P. O W.i
ignoto (P. O. W.)
Orsi Luigi Finanziere
Cheren:cimitero di guerra
Edito a cura Comitato Onoranze e Ricerche Caduti - Asmara
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Nominativi di alpini caduti sul fronte di Cheren
Albani Pio Sergente maggiore 19 marzo 1941
Traldi (Enrico?) Tenente 31 marzo 1941
Dal Canton Angelo Alpino 17 marzo 1941
Zanello Umberto Caporale 20 marzo 1941
Marocco Pietro sottotenente 19 marzo 1941
Tenaglia Narciso Caporal Maggiore 11 febbraio 1941
Bonollo Pietro Alpino 13 febbraio 1941
Varasso Lorenzo Alpino 12 febbraio 1941
Sommaciccio Luigi Alpino 14 febbraio 1941
De Gasperi Domenico Alpino 12 febbraio 1941
Canduro Albino Alpino 15 febbraio 1941
Guelfi Natale Sergente 15 febbraio 1941
Marin Ernesto Alpino 11 febbraio 1941
Lazzari Dario Alpino 13 febbraio 1941
Bemncà Guido Alpino 15 febbraio 1941
Pasqualini ..... Alpino 15 marzo 1941
Oneglio Natale Alpino 18 marzo 1941
Cavallo Giuseppe Caporal Maggiore 21 febbraio 1941
Bertolinì Antonio Alpino 21 febbraio 1941
Braccìni Giuseppe Caporal Maggiore 26 marzo 1941
Barbarino Severino Sergente 19 marzo 1941
Andreozzi Costantino Alpino 22 marzo 1941
Gasparotto Arturo Alpino 25 marzo 1941
Sbalchiero Giuseppe Caporale 26 marzo 1941
Luchina Armando Alpino 20 marzo 1941
Rizzio Angelo Alpino 15 marzo 1941
Zuccolin (Ernesto?) Caporal Maggiore 26 marzo 1941
Riposio Carlo Maggiore 30 ottobre 1940
Angelini (Osvaldo?) ..... Alpino 11 febbraio 1941
Dapian Alfredo Caporal Maggiore 11 dicembre 1941
Di Persio Alpino 21 febbraio 1941
Cometti (Angelo?). Alpino 7 marzo 1941
Brusco Bruno sottotenente 17 marzo 1941
Marengo Vincenzo Alpino 10 marzo 1941
Milessi Francesco Alpino 10 marzo 1941
Chieu Giobatta Alpino 10 marzo 1941
Toppan Sante Alpino 10 marzo 1941
Castellani Bortolo sottotenente 15 marzo 1941
Dalbroi (Pietro?) Alpino 21 marzo 1941
Michelotti Pompeo Alpino 23 marzo 1941
Pino Attilio Alpino 25 marzo 1941
Bello Vincenzo Alpino 25 marzo 1941
Belli Giuseppe Alpino 21 marzo 1941
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