25-27 novembre 2013 - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca
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25-27 novembre 2013 - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca
IMPLICATURE Implicature vs presupposizioni • Diversamente dalle presupposizioni, le implicature non hanno la natura di uno sfondo dato per scontato, ma aggiungono una informazione, che corregge o sostituisce quelle fornite esplicitamente dal testo. • Diversamente dalla presupposizione, l’implicatura non coincide mai con qualcosa che il testo, nello stesso segmento testuale che attiva l’implicatura, formula anche esplicitamente. • La presupposizione economizza, le implicature completano, complicano, colorano, sfumano arricchiscono: • Le presupposizioni ricattano tacitamente l’interlocutore, le implicature lo seducono, inducono il ricevente a recuperare il messaggio anziché imporglielo. (Sbisà 2007) Paul Grice (Birmingham,1913 - Berkeley1988) Testi di riferimento: Logic and Conversation, 1967, trad. it. in Gli Atti linguistici, a cura di M. Sbisà, Feltrinelli, 1978, pp. 199-219; Grice, Logica e conversazione. Saggi su intenzione, significato e comunicazione, il Mulino, 1993 (ed. or. 1989) Significato e implicatura • Il significato è un’intenzione complessa del parlante e comprende sia il dire che l’implicare • L ’ implicatura è sostanzialmente un significato (un’intenzione comunicativa) aggiuntivo rispetto a quanto viene detto esplicitamente, cioè rispetto alla componente vero-condizionale dell’enunciato • Con le indagini sulle implicature, Grice va oltre il problema del significato come condizione di verità, fino a comprendere nella teoria del significato anche gli aspetti pragmatici. Cosa vuol dire comunicare? • Produrre intenzionalmente certi effetti (credenze e azioni) su qualche altro essere umano, e far sì che il destinatario riconosca le intenzioni comunicative dell’emittente. essenziale che l ’ intenzione del parlante sia riconosciuta dall’interlocutore: raggiungere lo stato di conoscenza reciproca di una intenzione comunicativa è essere riusciti a comunicare (Bazzanella 2005:171). • È Logica della conversazione (Grice) Parlante A Intenzione riflessiva Comprensione: riconoscimento delle intenzioni di A Ascoltatore B • “…l’ambizione fondamentale di Grice è quella di rendere conto in un’unica teoria complessiva e sistematica sia del modo in cui le intenzioni dei singoli individui entrano in gioco nella comunicazione, sia del modo in cui questa è determinata da convenzioni e pratiche regolari. ” (Cosenza, Intenzioni, significato, comunicazione, 1997: 13) Significato dell’enunciato e significato del parlante • Distinzione tra ciò che l ’ enunciato dice e ciò che il parlante implica usando quel determinato enunciato in quel determinato contesto. • Il significato dell’enunciato è una questione semantica, e si ottiene combinando il significato degli elementi sulla base di regole sintattiche • Il significato del parlante è tutto ciò che il parlante potrebbe voler dire con il suo proferimento, ed è una questione pragmatica. Questione dell’implicito Si può calcolare il significato del parlante e di ciò che si vuole intendere quando non coincide con il significato dell’enunciato e con ciò che si dice? Come si possono riconoscere le intenzioni del parlante in un quadro di razionalità? Principio di cooperazione • Conforma il tuo contributo alla conversazione, nel momento in cui essa ha luogo, alle finalità e alla direzione della conversazione a cui partecipi. Presupposto: condivisione di uno scopo La conversazione è un’attività sociale regolata, basata sul principio di cooperazione e il possesso di uno scopo comune, sulla negoziazione del senso da attribuire agli atti linguistici prodotti dai parlanti. Cfr. M. Weber (Wirtschaft und Gesellschaft, 1922: tr. it. Economia e società 23 sgg.): nella relazione sociale (soziale Beziehung) un ruolo decisivo spetta all’accordo sul dare un senso a un comportamento che ha una certa forma. Massime conversazionali • Quantità Dai un contributo tanto informativo quanto è richiesto Non dare un contributo più informativo di quanto è richiesto • Qualità Tenta di dare un contributo che sia vero Non dire ciò che credi falso Non dire ciò di cui non hai prove adeguate • Relazione Sii pertinente • Modo Sii perspicuo: Evita l’oscurità di espressione Evita le ambiguità Sii breve Sii ordinato nell’esposizione Pragmatica e retorica • Nelle massime si ritrovano le nozioni proposte dalla retorica classica come requisiti di una comunicazione efficace: • la prima è l’equivalente del quantum opus est e del quantum satis est; • la seconda allude alla verosimiglianza della retorica classica; • la terza era stata sviluppata dalla retorica classica nelle casistiche relative alla narrazione e alla argomentazione: non divagare (anche se le digressioni sono parte delle strategie retoriche centrate sul mantenimento dell’attenzione) • relativamente alla quarta, gli accostamenti sono molti: la perspicuitas era considerata una delle virtù dell ’ eloquenza, così la brevitas (figura di pensiero); la dispositio si occupa dell’ordine del discorso; sull’ambiguità gli antichi retori hanno molto discusso (Mortara Garavelli, Manuale di Retorica, il Mulino, 1994, pp. 69-70). Su pragmatica e retorica: F. Venier, Il potere del discorso, Retorica e pragmatica linguistica, Carocci, 2008 Le massime come punti di orientamento in una interazione cooperativa e razionale 1. Quantità: ci si aspetta un contributo alla interazione commisurato alla richiesta (né più né meno); 2. Qualità: ci si aspetta un contributo autentico, non falso, menzognero; 3. Relazione, connessa al grado di congruenza fra i contributi: ci si aspetta un contributo pertinente alla fase della interazione; 4. Modalità: ci si aspetta che il contributo sia esplicito, eviti ambiguità, confusioni. Possibili violazioni delle massime • Non esplicita (intenzione di ingannare) • Uscita esplicita dal raggio di azione della massima e del principio di cooperazione (es. “questo è tutto quello che posso dire”) • Conflitto tra il rispetto di una massima (ad es. della Quantità) e quello di un’altra (ad es. del Modo): tra richiesta di esaustività e criterio di economicità • Ostentazione della violazione: attiva una implicatura conversazionale, tipo di inferenza intenzionale, esterna al contenuto semantico dell’enunciato. IMPLICATURE CONVERSAZIONALI • Inferenze prodotte dagli interlocutori a partire dal presupposto del rispetto del principio di cooperazione e delle massime conversazionali: quando le massime non vengono rispettate, gli ascoltatori ricercano un livello più profondo sulla cui base, con un procedimento inferenziale, poter calcolare il significato inteso dal parlante (significato occasionale). • Diversamente dalle implicature convenzionali (vedi oltre), attivate da meccanismi semantici, le implicature conversazionali sono attivate da meccanismi pragmatico-retorici. • Secondo Venier (Il potere del discorso. Retorica e pragmatica linguistica, Carocci, 2008:40) la teoria dell ’ implicatura “ potrebbe essere riletta come teoria del recupero delle parti non esplicite dell’entimema” (entimema=sillogismo retorico). • Es. di entimema: • ti puoi sbagliare, sei un essere umano • È italiano, dunque ha buon gusto Implicature di prevenzione • Le implicature di prevenzione si attivano di fronte al fatto che il parlante ha detto qualcosa ma quanto detto è apparentemente in contrasto con il contesto del discorso, incoerente o contraddittorio (casi diffusi negli usi quotidiani). • Es. A. Dov’è Carlo? B. C’è una VW gialla davanti alla casa di Anna (Levinson 1985:114) La risposta di B è apparentemente incoerente (violazione della massima della relazione), ma segnala un intento cooperativo: rispondere pur non possedendo informazioni sufficienti. • Secondo Sbisà queste implicature sono più frequenti nei testi informativi. Implicature di riparazione • Le implicature di riparazione sono attivate quando il parlante “fa mostra di dire qualcosa”, ma lo fa attraverso una violazione ostentata delle massime conversazionali > es. Tropi • Secondo Sbisà queste implicature sono più frequenti nei testi letterari e poetici. Implicature e figure retoriche • La riflessione sul detto non-detto consente di spiegare anche la figuralità come ostentazione di un non dire, mette in luce cioè la funzionalità argomentativa delle figure • Tautologia, ironia, metafora, litote, eufemismo, e iperbole (tutti tropi, cioè trasferimenti di significato da un elemento a un altro) possono essere riletti in termini di implicatura. • Se non si può immaginare un grado zero del nostro dire, rispetto a cui la figuralità sarebbe una sorta di sovrastruttura, il funzionamento delle figure può essere però spiegato in base a una competenza strutturata secondo regolarità che definiscono e delimitano il campo operativo del parlante e l’orizzonte di attesa dell’ascoltatore, consentendo così di marcare lo scarto, che dipende sempre da testo e contesto (Venier). Implicature connesse alla massima di Quantità Rendi il tuo contributo tanto informativo quanto è richiesto • 2. Non rendere il tuo contributo più informativo di quanto è richiesto • 1. • 1. Rendi il tuo contributo tanto informativo quanto è richiesto Di fronte a un enunciato che presenta un basso grado di informatività, ci si chiede se e a quali condizioni l ’ informazione fornita può essere considerata sufficiente, e altrimenti perché il parlante si è limitato a fornire informazioni in quella quantità. • All’Onu si era rivolto sabato anche il capo del Fronte di salvezza islamico (Fis, illegale) algerino, Abassi Madani, che ha fatto sapere di essere pronto a lanciare “immediatamente ” un appello perché si ponga fine alla violenza in Algeria. (es. Sbisà) Punta l’attenzione su una fase dell’agire solo preparatoria (vedi analisi semiotica): viene implicato che l’azione effettiva non ha ancora avuto luogo. […] in Francia […], antichi vulcani, attivi circa un milione di anni fa, hanno dato origine a una catena di rilievi tondeggianti, chiamati Pays[…] (es. Sbisà) Non specificando se i vulcani attivi un milione di anni fa sono attivi tuttora, si comunica implicitamente che tali vulcani non sono più attivi. G. Ferrara, «Il Giornale», 8.5.2011 “Di Rosa Russo Jervolino so poco. So quanto basta” Davide Boni, intervistato a «Radio 24», 24.5.2011, h 8,20 D: Speranze di vittoria, ci sono? R: Guardi, noi abbiamo l’indicazione di portare la partita fino in fondo Tautologia La tautologia ( “ la guerra è guerra ” ) è totalmente non informativa, perciò è una evidente violazione della massima della Quantità. È dunque informativa a livello di ciò che si implica, e il fatto che l ’ ascoltatore identifichi il contenuto informativo a questo livello dipende dalla sua abilità di spiegare il fatto che il parlante abbia selezionato questa particolare tautologia. R. Zaccaria, «L’Unità», 21.5.2011 Poi le elezioni sono andate come sono andate. Litote Litotes = semplicità, diminuzione, attenuazione. Finge di indebolire l’espressione per renderla più forte, dice meno per intendere di più. Già Fontanier (Le figure del discorso, 1827-30) descriveva la litote come “l’arte di mostrare di attenuare, mediante l’espressione, un pensiero di cui si vuole conservare tutta la forza. Si dice meno di ciò che si pensa; ma si farà intendere più di quanto si dica”. La forza di cui parla Fontanier è l ’ eccedenza di senso, il plusvalore comunicativo, che caratterizza il livello retorico dell’enunciazione. (Mortara Garavelli, Manuale di retorica, il Mulino, p. 179). Beccaria, Dizionario di linguistica, e di filologia, metrica e retorica, Einaudi, 1994: «Da un punto di vista formale si tratta di una perifrasi che ha la struttura sintattica della negazione del contrario (ad es. “Non è male”, “non è antipatico”), con evidenti legami con l’ironia e l’eufemismo [es. Sono un po’ stanco, per “sono sfinito”]. Da un punto di vista funzionale, la tradizione attribuisce alla litote l’effetto di una iperbole. Con la litote formalmente si attenua, funzionalmente si rafforza.» Litote e implicatura Ancora Beccaria: «È chiaro il ruolo decisivo dell’interlocutore [..]: alla deresponsabilizzazione attuata attraverso il dire di meno della litote corrisponde una speculare attribuzione di responsabilità al destinatario, chiamato in causa a ricostruire non solo gli effetti pragmatici, ma anche quelli semantici dell’enunciazione.[…] risponde a esigenze di tatto e prudenza, […], [è] l’alleata di un dire sorvegliato che lascia spazio a ripensamenti e a riaggiustamenti in diverse direzioni argomentative.» Attiva dunque una implicatura di riparazione, in quanto è violazione sia della massima della Quantità che della massima della Qualità. L’esempio di Grice è “Sapendo che un tale ha spaccato tutti i mobili, dire di lui «Era un po’ brillo»” (eufemismo). Belpietro, «Libero», 21.5.2011 Il governo non attraversa uno dei suoi periodi migliori (litote), come sempre accade ad un esecutivo a metà legislatura, quando è esaurita la luna di miele e gli elettori ancora non vedono (presupposizioni) gli effetti delle decisioni prese. Paolo Rodari,« Il Foglio», 21.5. 2011, p. 5 La notizia non è di poco conto (litote). La comunità cistercense, infatti, è una presenza storica a Roma (implicatura convenzionale) […]. […]C’è un dispaccio vaticano che parla di «problemi nella conduzione della comunità». Mentre diverse voci anonime riferiscono di rapporti di amicizia «non del tutto ortodossi» (litote) tra alcuni monaci. Che può significare tanto ma anche nulla (tematizzazione esplicita della violazione della massima della Quantità). Implicature associate alla negazione (di prevenzione) Casi in cui si può essere incerti se il riferimento corretto sia alla Quantità o alla Relazione: un enunciato negativo, per risultare pienamente cooperativo, deve giustificare la sua pertinenza oppure riscattare il suo scarso grado di informatività. Dal punto di vista di chi è in cerca di informazioni sul mondo, un enunciato negativo non dà la quantità di informazione desiderata, a meno che non lo si possa integrare con una opportuna implicatura di prevenzione che potrà prendere due direzioni: • Giustificare il fatto che l’informazione richiesta è proprio quella negativa (perché le circostanze richiedono di escludere una ipotesi piuttosto che di affermarne un’altra) • Suggerire una alternativa positiva allo stato di cose negato (che tipicamente consisterà nella affermazione dello stato di cose contrario). • Interpretazione alla luce della massima della Relazione: l ’ enunciato negativo comunica implicitamente che l’ipotesi negata deve essere in qualche modo saliente e suggerisce anche perché (per esempio, perché qualcuno l’ha avanzata). Sette bambini e un impero come quello pilotato dal marito Steven Spielberg, che la rende partecipe di ogni decisione, non impediscono a Kate Capshaw, 46 anni, di avere una vita autonoma. • 2. Non rendere il tuo contributo più informativo di quanto è richiesto. La quantità di informazione fornita non deve essere eccessiva rispetto agli scopi della comunicazione: • Es. Sbisà, p. 137: Sparta era governata da un’aristocrazia di guerrieri che sfruttavano il lavoro di popolazioni locali ridotte in servitù, gli iloti. - > L’aristocrazia di guerrieri che governava Sparta non era locale. • Il riferimento all’etnia nel caso di attori criminali può attivare l’implicatura che i cittadini provenienti da un certo paese siano tendenzialmente criminali. Pleonasmo La massima della Quantità viene violata anche dal pleonasmo, ridondanza stilistica retoricamente marcata: distrae l’attenzione e complica il discorso con il rischio di renderlo equivoco (Se a me mi cambia l’editore, a me non me ne importa nulla: da un intervista televisiva a Montanelli, 26.4.88, cit. in Mortara Garavelli 1988:297) Spesso associato al DIL (La Gina non lo sapeva, lei, di dover andarsene). In pragmatica gli elementi ridondanti assumono una funzione di marcatezza retorica, di messa in rilievo della parte ripetuta, che diviene così il centro d’interesse, il focus informativo dell’enunciato. Implicature secondo la Qualità • La massima della Qualità può essere violata in molti modi: • Se l’informazione fornita non può essere ritenuta attendibile perché non appare giustificata (con prove o ragioni adducibili a sostegno) • Se il contributo si presta a una interpretazione contraddittoria ed è impossibile costruire un quadro coerente della informazione fornita • Se c’è il sospetto che il parlante non eviti con sufficiente rigore di dire cose che ritiene false • La comprensione cooperativa legge le potenziali contraddizioni cercandone la motivazione e vedendovi una coerenza con il resto del discorso. • Delegare una enunciazione a un’altra fonte enunciativa implica una violazione della massima della Qualità (che attiva implicature di prevenzione). • Ad esempio nelle recensioni di un libro, di un film, di uno spettacolo: “ Al pubblico è piaciuto ” (implicatura: “ a me non del tutto ” ): il distanziamento dalla responsabilità enunciativa implica che non condivido pienamente il giudizio. Interpretabile anche come enallage: sganciamento dell ’ origine deittica dalle coordinate personali e spazio-temporali. Ma la violazione può essere interpretata anche come indicativa di una scarsa autoconsiderazione dell ’ enunciatore, che non ritenendosi sufficientemente competente, delega il parere a un esperto, al pubblico ecc. La metafora • Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, 1984: «la metafora è uno strumento di conoscenza additiva, non sostitutiva», ci mostra sotto forma di percezione sincretica di due o più entità concettuali qualcosa che ancora non sapevamo, in caso contrario sarebbe inutilmente ridondante e tautologica. • Si basa sullo sfruttamento della massima della qualità, in quanto comporta una falsità categoriale (che attiva implicature di riparazione). Es. di Sbisà: […] l’asimmetria è presente anche nelle particelle elementari […] tanto che Chien Shiung Wu, fisico di notevole valore che lavora alla Columbia University, ha commentato che Dio dev’essere mancino. L ’ enunciato Dio dev ’ essere mancino viola la massima della Qualità e dunque va interpretato in modo metaforico. Scalfari su RE, 22.5.2011 […] la fascinazione mediatica del Cavaliere di Arcore è ormai diventata una logora liturgia che non riesce più a sedurre i fedeli ormai in libera uscita. «Il Fatto», 3.12.2012, p. 5 T. E oggi il movimento sceglie i candidati “…altra stanza dove il potere romano è sempre stato di casa e dove i leghisti, nel lontano 1994, scesi da marziani, si trasformarono in terrestri il giorno successivo…” «Il Giornale», 3.12.2012 Dal 2009 [Oscar Giannino] ha due cattedre, dalle quali sdottora ogni giorno con seguito crescente, accentuato dalla palude in cui è caduto il centrodestra. ]…] [..]al suo secondo pulpito […] […] nella convinzione di trovarsi di fronte a un rito dell’intelligenza cui ha l’onore di essere ammessa[…] […] per gli orfani del centro-destra a Nord del Po, Oscar è una reliquia […] L’ironia • Grice colloca l’ironia tra le violazioni della massima della qualità • Si tratta anche di una forma di disconferma, di svalutazione della parola altrui • Va ricondotta al fenomeno della polifonia: presenza nello stesso enunciato di due voci, di cui una si oppone all’altra (Mizzau, L’ironia. La contraddizione consentita, Feltrinelli, 1984). • Travaglio, FQ, 21.11.2013 In effetti, se i giornali non uscissero, o non pubblicassero notizie, o si limitassero alle pagine degli spettacoli, dei necrologi e della gastronomia, nessuno saprebbe nulla della ministra Cancellieri-Fonsai. Ci vuole una riforma. Potrebbe scriverla Brunetta, che alla Camera ha dato prova di saperla lunga: a suo dire, il caso Cancellieri non esiste, se non per “la macchina del fango messa in moto da Repubblica e dal fatto Quotidiano, dotati di intercettazioni e tabulati che non si capisce come siano finiti dalle procure a loro”.[….] Anche la senatrice Finocchiaro potrebbe dare una mano: l’altro giorno la cosiddetta presidente della commissione Affari Costituzionali si è molto doluta con il presidente ridens del Senato, Pietro Grasso, perché i giornali hanno pubblicato le sue telefonate con la compagna Maria Rita Lorenzetti, già governatrice dell’Umbria e poi presidente di Italferr (gruppo Fs), purtroppo arrestata per corruzione. Bisogna assolutamente fare qualcosa. Per esempio abolire la cronaca giudiziaria, così la gente non saprebbe nemmeno che il marito della Finocchiaro, Melchiorre Fidelbo, è sotto processo per abuso d’ufficio e truffa su un appalto senza gara da 1,7 milioni di euro. Quindi facciamo così: una bella legge-silenziatore firmata da Brunetta, Cancellieri, Finocchiaro, e magari pure Vendola.[…] Ps. Ieri i 5Stelle hanno fatto un figurone con la mozione di sfiducia alla Cancellieri….complimenti vivissimi…. «Il Foglio», 3.5.2011, Andrea’s Version Avranno anche restituito un po ’ di orgoglio all ’ America, ridato ossigeno all’amor proprio, sollevato entusiasmi, avranno pure messo la parola fine a quello che dopo l’11 settembre sembrava un incubo inafferabile. Avranno forse dimostrato che le barbe finte della Cia sanno ancora combinare qualcosa e saranno riusciti, probabilmente, a convincere i più scettici che doveva pur esistere qualche motivo, se nemmeno Obama aveva accettato di chiudere Guantanamo. Potrà avere talune ragioni anche Hillary Clinton, a dire che Bin Laden era altresì un mortale nemico dell’Islam, e a sostenere che la storia dovrà ricordarsi di come il principale tra i terroristi sia stato tolto dalla scena “mentre nel mondo arabo avanzavano le richieste di libertà e di democrazia”. Sarà tutto vero, tutto giusto, tutto soddisfacente e sarà quindi inevitabile che, da sinistra a destra, tutti, ma proprio tutti, applaudano. Noi vorremmo semplicemente far notare, dopo l’animata discussione cui abbiamo assistito, che quei crumiri dei Navy Seal hanno lavorato il 1° maggio. • S. Rodotà, RE, 27.4.2011 Sia lode al presidente del Consiglio. Con la disinvoltura che lo contraddistingue ha svelato le vere carte del governo sul nucleare, carte peraltro niente affatto coperte. N. Porro, «Il Fatto», 21.5.2011 Bertelli solo pochi mesi fa consegnava ad Aldo Cazzullo, sul Corriere della sera, alcune considerazioni che riportiamo: «L’impresa deve insegnare a collaboratori e dipendenti l’appartenenza, a essere compartecipi di un processo che porta risultati, che mantiene famiglie, che manda bambini a scuola, che trasmette l’orgoglio di far parte di un Paese. La politica deve ricreare le condizioni dell’appartenenza, che sono fondamentali per chiunque: l ’ identità italiana, il rischio d ’ impresa, lo sviluppo, la ricerca». Belle parole, non c’è che dire. Magari, sapendo che si stava preparando a vendere un quinto della propria azienda ai cinesi, per spuntare legittime condizioni e prezzi migliori, la pappina sull ’ «orgoglio del paese», l’«identità italiana» poteva risparmiarcela. Implicature secondo la Relazione • Grande influenza della massima di Relazione nelle implicature conversazionali --> teoria della Pertinenza • La Pertinenza non riguarda l’oggetto del discorso o la focalizzazione dell ’ attenzione sulle sue proprietà, ma l ’ enunciato, che deve risultare un contributo conversazionale pertinente rispetto al discorso o alla situazione comunicativa. Relazione e pertinenza • Sperber e Wilson (Relevance. Communication and Cognition Blackwell 1986/1995) riducono tutte le massime alla sola massima di Relazione, fondata sul principio di Pertinenza. • Tale principio sarebbe innato e verrebbe seguito automaticamente dalla mente, che tende a processare tutti gli stimoli che riceve per ricavarne il massimo di informazione con il minimo sforzo. • Critiche di Sbisà a questo appiattimento delle massime, che riduce le strategie argomentative a supporto degli impliciti: • la teoria di Sperber e Wilson è una teoria cognitiva della comprensione, una ipotesi sul funzionamento effettivo della mente; • quella di Grice è una ricostruzione razionale dei percorsi di comprensione, che si interroga sulla legittimità di certe attribuzioni di senso implicito e sui modi a disposizione del parlante per giustificarle. • Relazioni fra enunciati Assumere che la massima di Relazione sia rispettata comporta assumere che un enunciato sia la prosecuzione pertinente di ciò che lo precede e cercare di ricostruirla • Accostamenti tematici Esempio: I Franchi […] nutrivano per di più grandi ideali e dividevano il mondo tra cristiani e infedeli (pagani e musulmani) Nella scrittura giornalistica spesso gli accostamenti tematici da elaborare mediante l’assunto della pertinenza servono a comunicare implicitamente il messaggio centrale di un articolo. (vedi anche l’analisi semiotica delle isotopie e delle tematizzazioni nella impaginazione dei giornali) • Coreferenze Gli accostamenti tra enunciati, sintagmi e parole vengono assunti come rispettosi della pertinenza, che così contribuisce alla coesione testuale. La coesione è dunque una questione di Relazione, mentre la coerenza è una questione di Qualità Mentre la coerenza è data dall’assenza di contraddizione, la coesione riguarda la superficie del discorso, l’effetto di uniformità, la ricorrenza di forme ed elementi lessicali (vedi il problema della ripetizione e degli incapsulatori anaforici). Stabilire tra parti del testo connessioni che garantiscono la coesione del testo comporta spesso accettare assunti integrativi del senso del testo • Variatio ed economia informativa Esempio: Sette bambini e un impero come quello pilotato dal marito […] non impediscono a Kate Capshaw […] di avere una vita autonoma. La bionda nata nel Texas e cresciuta nel Missouri dice che non ha mai chiesto al marito di essere scritturata per uno dei suoi film […] La signora più potente di Hollywood […] sta tifando […] per l’affermazione agli Oscar di “An American Beauty”. • Incapsulatori anaforici (o nomi riassunto) Sintagmi nominali definiti o dimostrativi che hanno come antecedenti intere parti di testo. L’ incapsulazione è dunque un meccanismo coesivo (Wanda D’Addio Colosimo). La connessione tra gli incapsulatori e le parti di testo antecedenti richiede un assunto di pertinenza e attiva implicature di prevenzione secondo la Relazione A volte quanto viene ripreso non è testualizzato ma è implicito nel testo. Congiungono dunque un aspetto presupposizionale (presupposizioni di esistenza) con l’attivazione di una implicatura di Relazione. Contribuiscono a categorizzare o classificare il materiale testuale che riprendono, in modi che al momento della prima formulazione non erano ovvi. • Possono svolgere azione anaforica incapsulante: • Nomi generali: questa cosa, questo fatto, la situazione, la questione • Deverbali: il progetto, questo invito, l’innovazione, la chiusura • Nomi astratti assiologicamente neutri: questa fenomenologia, tale atteggiamento, tale prospettiva • Sintagmi più valutativi: questo declino, questo risultato • Sintagmi ancora più valutativi: questo increscioso episodio, tale condotta criminosa, questa delicata congiuntura, lo scandalo, questo ricatto, la tragedia (Caffi, Pragmatica, 2009, p. 106) • Nel caso di riprese con nomi generali (fatto, cosa, questione, faccenda, circostanza ecc.) si ha una riduzione della quantità di informazione; • nel caso degli altri nominali si ha invece un incremento di informazione. Qualche esempio • 1) Da una parte i gestori dei locali, che chiedono l’isola pedonale estiva già dal 15 febbraio. Dall’altra i comitati residenti, contrari ai progetti di chiusura definitiva, che preparano azioni legali nei confronti del Palazzo Marino. La contesa fra negozianti e abitanti sui Navigli non è mai stata così aspra (RE, 30.1.2009) • 2) Gerusalemme – Torna il terrore in Israele. Un’autobomba ha ferito dieci persone a Mea Shearim, il quartiere ultraortodosso della città santa. L’attentato è considerato il primo avvertimento al neo premier Ariel Sharon da parte degli estremisti palestinesi. Poco dopo l’esplosione, una telefonata ha rivendicato l’agguato a un’organizzazione finora sconosciuta, “Martiri di Shabra e Chatila” (RE, 9.2.2001) • 3) E’ rimasta due ore incastrata tra le lamiere della sua Mercedes e, alla fine, è stata estratta dai vigili del fuoco. Silvia Soffiantini, una donna di 44 anni abitante a Chignolo Po, ha riportato la frattura del bacino e i medici del Pronto soccorso dell’ospedale San Matteo l’hanno giudicata guaribile in due mesi. Era alla guida della sua Mercedes che, all ’ incrocio della strada che porta a Monticelli Pavese, si è schiantata contro un camion. Il drammatico incidente stradale avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi ( “ la Provincia pavese, 11.2.2009) • 4) Fa chiaro presto a Tokio, ma verso le cinque di mattina, oltre ai corvi che si cibano delle prelibatezze abbandonate agli angoli dei ristoranti, gli unici ad abitare la città sono gli uomini in coda ordinata, che aspettano la razione giornaliera di riso e proteine. Accade nella stazione di Shinjuku o a Sanya, a nordest di Tokio, o ancora a Osaka e a Nagoya, dove cresce quotidianamente il numero di persone senza lavoro e senza casa. Il Giappone è in piena recessione e i dati parlano chiaro: il Pil dell’ultimo trimestre 2008 ha perso il 12,7% rispetto all ’ anno precedente, Toyota e Nissan licenziano rispettivamente 40 mila e 20 mila dipendenti, persino Sony e altri colossi della moderna tecnologia tagliano personale. Davanti a questo disastro, il ministero del Lavoro ha annunciato che concederà per un anno un vero prestito a fondo perduto (RE, il Venerdì, 27.2.2009). • 5) l’altro giorno l’elezione di Dario Franceschini a nuovo segretario del Pd è stata una decisione sensata e forse l’unica possibile. Ma il salvataggio viene rinviato a elezioni primarie che dovrebbero spazzar via la vecchia nomenklatura e miracolosamente scoprire nuovi leader. Le primarie sono state una fissazione di Prodi; e sinora si sono rivelate un enorme dispendio di energie senza frutto, che non hanno fondato o rifondato un bel nulla. Per carità, riproviamoci ancora. Ma non illudiamoci che si scoprano ignoti né quello che non c’è. A oggi ogni capo partito ha allevato i suoi e cioè potenziato la sua fazione, la sua corrente, promuovendo gli obbedienti (anche se deficienti) e cacciando gli indipendenti (anche se intelligenti). Pertanto la crisi di leadership della sinistra è una realtà dietro la quale non è detto che si nascondano geni incompresi, geni repressi. Il guaio risale al fatto che per una trentina d’anni abbiamo avuto la più grande sinistra d’Occidente, che era però egemonizzata dal Pci e forgiata dallo stalinismo di Palmiro Togliatti (CdS, 25.2.2009) • 6) Questa non è Tangentopoli, nel senso che la politica c’entra poco e niente. Un tempo, il grosso dei soldi illeciti andava ai partiti, restandone solo una parte attaccata alle mani di profittatori e mascalzoni. Qui succede l’esatto contrario: solo qualche spicciolo arriva alla propaganda politica, il resto si nasconde nelle tasche private. Un tempo erano i vertici dei partiti a governare il sistema, che tutti coinvolgeva, ora sono le seconde e le terze file a far quello che lor pare. Per ottenere questa mutazione genetica sono stati necessari due passaggi[…] (D. Giacalone su “Libero”, 15.5.2010) • 7) Per certe persone la lingua, ricondotta al suo principio essenziale, è una nomenclatura, vale a dire una lista di termini corrispondenti ad altrettante cose […]. Questa concezione è criticabile per molti aspetti. Essa suppone delle idee già fatte preesistenti alle parole […]; infine lascia supporre che il legame che unisce un nome a una cosa sia un’operazione del tutto semplice, ciò che è assai lontano dall ’ esser vero. Tuttavia, questa visione semplicistica può avvicinarsi alla verità, mostrandoci che l ’ unità linguistica è una cosa doppia, fatta del raccostamento di due termini (Saussure, CLG, p. 83) -> atto di valutazione protetto (Caffi, 2009: 111) • Gli incapsulatori anaforici mettono bene in luce il legame tra testualità e pragmatica, evidenziando il ruolo che la ricostruzione di impliciti svolge nella interpretazione di un testo. • Vi è una correlazione significativa fra “chiarezza” di un testo e quantità di nessi inferenziali richiesti per interpretarlo recuperando l ’ antecedente di un incapsulatore Implicature secondo il Modo • Attivate da testi che appaiono poco comprensibili perché prolissi, complicati, disordinati, oscuri, verbosi, ambigui. L ’ ambiguità è una violazione della massima “ sii perspicuo” Implicature attivate dalla ambiguità • assumiamo che il testo sia stato prodotto in tale forma per essere capito in una certa maniera e quindi che, nonostante le apparenze, il modo di comunicazione sia adeguato a ciò che si voleva comunicare. • ammettiamo che l’oscurità del testo sia reale e lo renda davvero inadeguato ma che sia in qualche modo giustificato e dunque gli conferisca un sovrappiù di senso (ambiguità deliberata e oscurità voluta). Violazione della concisione Esempio in una recensione musicale a) X ha cantato “Nessun dorma” b) X ha emesso una sequenza di suoni corrispondenti all’aria “Nessun dorma” L’espressione b) viola il criterio della brevità e attiva l’implicatura che il cantante sia stato pessimo (forma di eufemismo). • Implicatura attivata dall’ordine di esposizione (dispositio) in quanto presupposto parallelo all’ordine di svolgimento dei fatti esposti Es. Sbisà: Verso la fine del Quattrocento l ’ intolleranza verso le comunità ebraiche era diventata insopportabile e il “Grande inquisitore”, Torquemada, convinse facilmente la regina Isabella che la loro fede e le loro abitudini stavano pericolosamente portando i cattolici verso l’eresia. Gli ebrei costretti a partire furono 150.000. • Usi enfatici Chi sceglie veramente è colui che ha di fronte due alternative possibili: per esempio assumere droghe o no. È anche un esempio di dissociazione (l’implicatura attiva una distinzione tra due significati di scegliere: “scegliere in modo apparente” e “scegliere in modo effettivo”). Ciò giustifica l’uso dell’avverbio, che altrimenti sarebbe una presenza verbosa. Cfr. “la dieta efficace”, “giustizia giusta”, “il vero scandalo”. Criteri di identificazione dell’implicatura conversazionale • Calcolabilità: riferimento al ragionamento, alle inferenze • • • • necessarie per comprendere l’implicatura Non-staccabilità: è legata al contenuto dell’enunciato e non alla forma linguistica (a differenza della presupposizione e della implicatura convenzionale) Non-convenzionalità: dipende dal contesto Indeterminatezza: non c’è garanzia di correttezza della inferenza, perché il ragionamento non è di tipo logicodeduttivo, ma è spesso di tipo entimematico (le premesse del ragionamento sono solo probabili) Cancellabilità: si può sempre aggiungere qualcosa che cancella l’implicatura, ovvero che la ritratta. Cfr. Caffi, Pragmatica. Sei lezioni, Carocci, 2009 IMPLICATURE CONVENZIONALI Implicatura conversazionale rivela qualcosa che non viene detto ma fatto intendere utilizzando il contesto della conversazione • Occasionale, legata al contesto di enunciazione • Ha origine nei principi generali che regolano l’interazione comunicativa • Minimalismo semantico Implicatura convenzionale rivela qualcosa che non viene detto ma fatto intendere utilizzando convenzioni linguistiche • Legata all’impiego di certe parole, dotate di più significati (es.: “e”, con valore di congiunzione e di avversativo: • E proprio tu me lo dici? • E sai che sforzo! • Altre implicature convenzionali: cioè, infatti, quindi, ma • Poveri ma belli • Si tratta di impliciti già cristallizzati nell’uso di certe espressioni, che non richiedono, per essere capiti, l’assunto che il parlante stia uniformandosi al principio di cooperazione. • Sono attivati da inferenze agganciate alla semantica, alla comprensione del significato. La presenza di alcune parti del discorso obbliga il destinatario a ricostruire la parte mancante della sequenza. Connettivi • Rapporti di equivalenza (coreferenza, sinonimia e parafrasi) e di esemplificazione: cioè, per esempio, insomma • Rapporti di spiegazione (causale o motivazionale) e di conseguenza logica: infatti, pertanto, dunque, quindi • Rapporti di obiezione e contrapposizione: e, ma I connettivi non modificano il contenuto semantico dell’enunciato ma mettono in relazione l’enunciato con un sistema di credenze. Rapporti di equivalenza ed esemplificazione Cioè per esempio Insomma: Il primo dato […] emerge dalla “scala dei valori” del campione interrogato. Al primo posto trionfa la famiglia (83,1%). Seguono l’amore (81,9%), l’amicizia (76,1%), la libertà e la democrazia (62,5%). Il sesso si attesta soltanto al quinto posto (57,3%). Insomma questi ragazzi non sognano avventure ed esperienze spericolate, ma un focolare confortevole con tivù e stereo in salotto e angolo cottura. Rapporti di spiegazione • Ambiguità delle spiegazioni, che possono servire a fornire: • un sapere su cause e ragioni di uno stato o di un evento • Una motivazione o giustificazione di un proprio atto linguistico. • Le motivazioni e le giustificazioni possono essere basate su: • Preferenze psicologiche • Relazioni causali • Relazioni di conseguenza logica. Infatti: CdS 21.5.2011, p. 14 La cancellazione del contratto ha gettato nel panico la provatissima signora Sinclair, uscita giovedì dall’udienza in tribunale sorretta dalla figliastra Camille. La giornalista televisiva, moglie del politico francese, in questi giorni è stata infatti costretta a fare la spola tra tribunali, avvocati, immobiliaristi e banche. «Il Giornale», 3.12.2012, p. 12 La causa per cui si batte è, come si sa, quella delle libertà individuali. Oscar [Giannino] è, infatti, un valente giornalista economico paladino del liberismo più spinto che ha dello Stato l’opinione che molti hanno di Di Pietro. • Pertanto, dunque segnalano rapporti spiegazione, causale oppure logica di Nell’enunciato: “È inglese, quindi è coraggioso” La corretta interpretazione del “ quindi ” obbliga a ricostruire la parte mancante della sequenza: “tutti gli inglesi sono coraggiosi” (doxa) Lo stesso vale per: “È italiano, dunque ha buon gusto” Sono forme entimematiche. Rapporti di obiezione e di contrapposizione • Ma con funzione controargomentativa (Ducrot 1972): ciò che viene dopo il ma viene ritenuto in contrasto con quanto viene prima. • Analoghi a ma: però, tuttavia • Es. (Antelmi): • La ragazza di Marco è bella ma intelligente • Giulio è ricco ma generoso Senza esplicitarlo il ma implica nel primo caso che le ragazze belle sono stupide, nel secondo che i ricchi sono avari • «Il Giornale» 8.5. 2011 p. 4, T: Ma sono gli industriali a dover fare di più p. 7, T: Ma così moriremo democristiani • «Il Fatto» 3.12.2012 p.1 Ma ora i PD sono due • Ma ora l’approvazione del patto è a rischio persino in Germania («L’Unità», 15.4.2012) • Ma dentro le carte c’è la verità storica sulla tragedia della tensione («L’Unità, 15.4.2012) • Ma a cavalcare la tigre antipolitica cominciò il Pds (E. Macaluso“L’Unità, 15.42012, p. 17) • L ’ implicatura convenzionale può derivare da una implicatura conversazionale. • Esempio: l’uso avversativo della congiunzione e scaturisce dal fatto di utilizzarla al posto dell ’ avversativo ma oppure della semplice enunciazione in sequenza di due eventi. Se sottolineo con un elemento linguistico la concomitanza temporale è perché ho lo scopo di metterla in risalto. Vedi anche il caso di mentre (dal valore temporale al valore avversativo). • Sta piovendo e non ho l’ombrello • E le stelle stanno a guardare • E il pompiere levò le braccia verso il cielo (CdS 3.5.2011, T) • E Giuliano pensa allo sprint finale (RE, 17.5.2011, p. 9) • E ora nelle città brillano “le 5 stelle” (RE, 17.5.2011, p. 12) • E Napolitano pensa alla grazia («Il Giornale», 3.12.2012, p. 1) • E «Libero» apre il fronte della clemenza («Il Giornale», 3.12.2012, p. 2) Arriva la guerra atomica e noi pensiamo al Trota (A.Socci, «Libero», 15.4.2012) Impliciti e contesto • Contesto cognitivo: insieme delle credenze e delle conoscenze attive nel parlante in relazione alla produzione dell’enunciato (common ground, sfondo comune agli interlocutori) • Contesto situazionale: situazione in cui l’enunciato viene prodotto. Svolge un ruolo normativo: la situazione ideale è quella in cui il contesto cognitivo o common ground della conversazione giunge a contenere gli stessi enunciati oggettivamente selezionati dal contesto situazionale. • Contesto oggettivo: insieme di enunciati che vengono oggettivamente selezionati dal contesto situazionale come asseribili per le finalità dello scambio in corso. È l’attività in corso a selezionare ciò che nella situazione è pertinente al proprio successo. • La comunicazione non consiste nel processo lineare di codifica e decodifica, ma nella presenza e accessibilità all’interno dello spazio intersoggettivo di un insieme di enunciati, la cui disponibilità consente di approssimare i contesti cognitivi dei partecipanti ai contesti oggettivi. Gli impliciti consentono di mettere a disposizione questo insieme. • La cultura dell ’ implicito non è una dietrologia, non cerca cause nascoste, ma senso intersoggettivamente riconoscibile; aumenta il nostro dominio sulla comunicazione verbale e rende possibile il distacco critico dagli impliciti, che altrimenti assorbiamo in modo subliminale. Perciò è anche uno strumento di difesa dagli usi manipolatori degli impliciti nell’ambito delle comunicazioni di massa. • Il grado di libertà del lettore è collegato al grado di implicito del testo che lo sollecita ad andare oltre la superficie, a lavorare sul non detto, ad accettare il rapporto di complicità-sfida che si instaura con l’autore (Mizzau, Storie come vere, Feltrinelli 1998:12) Parole chiave del modello di Grice (Caffi, 2009:91) • Cooperazione • Attività razionale • Ritrattabilità • Recuperabilità referenziale • Co-costruzione del senso • Negoziazione • Contestualizzazione • Procedure interdiscorsive di costruzione dell’identità