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25-27 novembre 2013 - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca

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25-27 novembre 2013 - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca
IMPLICATURE
Implicature vs presupposizioni
• Diversamente dalle presupposizioni, le implicature non hanno la
natura di uno sfondo dato per scontato, ma aggiungono una
informazione, che corregge o sostituisce quelle fornite esplicitamente
dal testo.
• Diversamente dalla presupposizione, l’implicatura non coincide mai
con qualcosa che il testo, nello stesso segmento testuale che attiva
l’implicatura, formula anche esplicitamente.
• La
presupposizione economizza, le implicature
completano, complicano, colorano, sfumano
arricchiscono:
• Le presupposizioni ricattano tacitamente l’interlocutore, le implicature
lo seducono, inducono il ricevente a recuperare il messaggio anziché
imporglielo. (Sbisà 2007)
Paul Grice
(Birmingham,1913 - Berkeley1988)
Testi di riferimento:
Logic and Conversation, 1967, trad. it. in Gli Atti linguistici, a cura di M.
Sbisà, Feltrinelli, 1978, pp. 199-219;
Grice, Logica e conversazione. Saggi su intenzione, significato e
comunicazione,
il
Mulino,
1993
(ed.
or.
1989)
Significato e implicatura
• Il significato è un’intenzione complessa del parlante e
comprende sia il dire che l’implicare
• L ’ implicatura
è sostanzialmente un significato
(un’intenzione comunicativa) aggiuntivo rispetto a quanto
viene detto esplicitamente, cioè rispetto alla componente
vero-condizionale dell’enunciato
• Con le indagini sulle implicature, Grice va oltre il problema
del significato come condizione di verità, fino a
comprendere nella teoria del significato anche gli aspetti
pragmatici.
Cosa vuol dire comunicare?
• Produrre intenzionalmente certi effetti (credenze e azioni) su qualche
altro essere umano, e far sì che il destinatario riconosca le intenzioni
comunicative dell’emittente.
essenziale che l ’ intenzione del parlante sia riconosciuta
dall’interlocutore: raggiungere lo stato di conoscenza reciproca di una
intenzione comunicativa è essere riusciti a comunicare (Bazzanella
2005:171).
• È
Logica della conversazione
(Grice)
Parlante A
Intenzione
riflessiva
Comprensione:
riconoscimento delle
intenzioni di A
Ascoltatore B
• “…l’ambizione fondamentale di Grice è quella di rendere
conto in un’unica teoria complessiva e sistematica sia del
modo in cui le intenzioni dei singoli individui entrano in
gioco nella comunicazione, sia del modo in cui questa è
determinata da convenzioni e pratiche regolari. ”
(Cosenza, Intenzioni, significato, comunicazione, 1997:
13)
Significato dell’enunciato e
significato del parlante
• Distinzione tra ciò che l ’ enunciato dice e ciò che il
parlante implica usando quel determinato enunciato in
quel determinato contesto.
• Il significato dell’enunciato è una questione semantica, e
si ottiene combinando il significato degli elementi sulla
base di regole sintattiche
• Il significato del parlante è tutto ciò che il parlante
potrebbe voler dire con il suo proferimento, ed è una
questione pragmatica.
Questione dell’implicito
Si può calcolare il significato del parlante e di ciò che si
vuole intendere quando non coincide con il significato
dell’enunciato e con ciò che si dice? Come si possono
riconoscere le intenzioni del parlante in un quadro di
razionalità?
Principio di cooperazione
• Conforma il tuo contributo alla conversazione, nel momento in cui
essa ha luogo, alle finalità e alla direzione della conversazione a cui
partecipi.
Presupposto: condivisione di uno scopo
La conversazione è un’attività sociale regolata, basata sul principio di
cooperazione e il possesso di uno scopo comune, sulla negoziazione
del senso da attribuire agli atti linguistici prodotti dai parlanti.
Cfr. M. Weber (Wirtschaft und Gesellschaft, 1922: tr. it. Economia e società 23
sgg.): nella relazione sociale (soziale Beziehung) un ruolo decisivo spetta
all’accordo sul dare un senso a un comportamento che ha una certa forma.
Massime conversazionali
• Quantità
Dai un contributo tanto informativo quanto è richiesto
Non dare un contributo più informativo di quanto è richiesto
• Qualità
Tenta di dare un contributo che sia vero
Non dire ciò che credi falso
Non dire ciò di cui non hai prove adeguate
• Relazione
Sii pertinente
• Modo
Sii perspicuo:
Evita l’oscurità di espressione
Evita le ambiguità
Sii breve
Sii ordinato nell’esposizione
Pragmatica e retorica
• Nelle massime si ritrovano le nozioni proposte dalla retorica classica come
requisiti di una comunicazione efficace:
• la prima è l’equivalente del quantum opus est e del quantum satis est;
• la seconda allude alla verosimiglianza della retorica classica;
• la terza era stata sviluppata dalla retorica classica nelle casistiche relative
alla narrazione e alla argomentazione: non divagare (anche se le
digressioni sono parte delle strategie retoriche centrate sul mantenimento
dell’attenzione)
• relativamente alla quarta, gli accostamenti sono molti: la perspicuitas era
considerata una delle virtù dell ’ eloquenza, così la brevitas (figura di
pensiero); la dispositio si occupa dell’ordine del discorso; sull’ambiguità
gli antichi retori hanno molto discusso (Mortara Garavelli, Manuale di
Retorica, il Mulino, 1994, pp. 69-70).
Su pragmatica e retorica: F. Venier, Il potere del discorso, Retorica e
pragmatica linguistica, Carocci, 2008
Le massime come punti di orientamento in una
interazione cooperativa e razionale
1.
Quantità: ci si aspetta un contributo alla interazione commisurato alla
richiesta (né più né meno);
2.
Qualità: ci si aspetta un contributo autentico, non falso, menzognero;
3.
Relazione, connessa al grado di congruenza fra i contributi: ci si aspetta
un contributo pertinente alla fase della interazione;
4.
Modalità: ci si aspetta che il contributo sia esplicito, eviti ambiguità,
confusioni.
Possibili violazioni delle massime
• Non esplicita (intenzione di ingannare)
• Uscita esplicita dal raggio di azione della massima e del principio di
cooperazione (es. “questo è tutto quello che posso dire”)
• Conflitto tra il rispetto di una massima (ad es. della Quantità) e quello di
un’altra (ad es. del Modo): tra richiesta di esaustività e criterio di economicità
• Ostentazione della violazione: attiva una implicatura conversazionale, tipo di
inferenza intenzionale, esterna al contenuto semantico dell’enunciato.
IMPLICATURE
CONVERSAZIONALI
• Inferenze prodotte dagli interlocutori a partire dal presupposto del
rispetto del principio di cooperazione e delle massime
conversazionali: quando le massime non vengono rispettate, gli
ascoltatori ricercano un livello più profondo sulla cui base, con un
procedimento inferenziale, poter calcolare il significato inteso dal
parlante (significato occasionale).
• Diversamente dalle implicature convenzionali (vedi oltre), attivate da
meccanismi semantici, le implicature conversazionali sono attivate da
meccanismi pragmatico-retorici.
• Secondo Venier (Il potere del discorso. Retorica e pragmatica
linguistica, Carocci, 2008:40) la teoria dell ’ implicatura “ potrebbe
essere riletta come teoria del recupero delle parti non esplicite
dell’entimema” (entimema=sillogismo retorico).
• Es. di entimema:
• ti puoi sbagliare, sei un essere umano
• È italiano, dunque ha buon gusto
Implicature di prevenzione
• Le implicature di prevenzione si attivano di fronte
al fatto che il parlante ha detto qualcosa ma
quanto detto è apparentemente in contrasto con il
contesto
del
discorso,
incoerente
o
contraddittorio (casi diffusi negli usi quotidiani).
• Es.
A. Dov’è Carlo?
B. C’è una VW gialla davanti alla casa di Anna
(Levinson 1985:114)
La risposta di B è apparentemente incoerente (violazione della massima della
relazione), ma segnala un intento cooperativo: rispondere pur non possedendo
informazioni sufficienti.
• Secondo Sbisà queste implicature sono più frequenti nei
testi informativi.
Implicature di riparazione
• Le implicature di riparazione sono attivate quando il parlante “fa
mostra di dire qualcosa”, ma lo fa attraverso una violazione ostentata
delle massime conversazionali
> es. Tropi
• Secondo Sbisà queste implicature sono più frequenti nei testi letterari
e poetici.
Implicature e figure retoriche
• La riflessione sul detto non-detto consente di spiegare anche la
figuralità come ostentazione di un non dire, mette in luce cioè la
funzionalità argomentativa delle figure
• Tautologia, ironia, metafora, litote, eufemismo, e iperbole (tutti tropi,
cioè trasferimenti di significato da un elemento a un altro) possono
essere riletti in termini di implicatura.
• Se non si può immaginare un grado zero del nostro dire, rispetto a cui
la figuralità sarebbe una sorta di sovrastruttura, il funzionamento delle
figure può essere però spiegato in base a una competenza strutturata
secondo regolarità che definiscono e delimitano il campo operativo
del parlante e l’orizzonte di attesa dell’ascoltatore, consentendo così
di marcare lo scarto, che dipende sempre da testo e contesto
(Venier).
Implicature connesse alla massima di
Quantità
Rendi il tuo contributo tanto informativo quanto è
richiesto
• 2. Non rendere il tuo contributo più informativo di
quanto è richiesto
• 1.
• 1. Rendi il tuo contributo tanto informativo quanto
è richiesto
Di fronte a un enunciato che presenta un basso
grado di informatività, ci si chiede se e a quali
condizioni l ’ informazione fornita può essere
considerata sufficiente, e altrimenti perché il
parlante si è limitato a fornire informazioni in
quella quantità.
• All’Onu si era rivolto sabato anche il capo del
Fronte di salvezza islamico (Fis, illegale)
algerino, Abassi Madani, che ha fatto sapere di
essere pronto a lanciare “immediatamente ” un
appello perché si ponga fine alla violenza in
Algeria. (es. Sbisà)
Punta l’attenzione su una fase dell’agire solo preparatoria (vedi
analisi semiotica): viene implicato che l’azione effettiva non ha ancora
avuto luogo.
[…] in Francia […], antichi vulcani, attivi circa un milione
di anni fa, hanno dato origine a una catena di rilievi
tondeggianti, chiamati Pays[…] (es. Sbisà)
Non specificando se i vulcani attivi un milione di anni fa sono attivi
tuttora, si comunica implicitamente che tali vulcani non sono più attivi.
G. Ferrara, «Il Giornale», 8.5.2011
“Di Rosa Russo Jervolino so poco. So quanto basta”
Davide Boni, intervistato a «Radio 24», 24.5.2011, h 8,20
D: Speranze di vittoria, ci sono?
R: Guardi, noi abbiamo l’indicazione di portare la partita
fino in fondo
Tautologia
La tautologia ( “ la guerra è guerra ” ) è totalmente non
informativa, perciò è una evidente violazione della
massima della Quantità.
È dunque informativa a livello di ciò che si implica, e il fatto
che l ’ ascoltatore identifichi il contenuto informativo a
questo livello dipende dalla sua abilità di spiegare il fatto
che il parlante abbia selezionato questa particolare
tautologia.
R. Zaccaria, «L’Unità», 21.5.2011
Poi le elezioni sono andate come sono andate.
Litote
Litotes = semplicità, diminuzione, attenuazione. Finge di indebolire
l’espressione per renderla più forte, dice meno per intendere di più.
Già Fontanier (Le figure del discorso, 1827-30) descriveva la litote
come “l’arte di mostrare di attenuare, mediante l’espressione, un
pensiero di cui si vuole conservare tutta la forza. Si dice meno di ciò
che si pensa; ma si farà intendere più di quanto si dica”. La forza di
cui parla Fontanier è l ’ eccedenza di senso, il plusvalore
comunicativo, che caratterizza il livello retorico dell’enunciazione.
(Mortara Garavelli, Manuale di retorica, il Mulino, p. 179).
Beccaria, Dizionario di linguistica, e di filologia, metrica e retorica,
Einaudi, 1994: «Da un punto di vista formale si tratta di una perifrasi
che ha la struttura sintattica della negazione del contrario (ad es.
“Non è male”, “non è antipatico”), con evidenti legami con l’ironia e
l’eufemismo [es. Sono un po’ stanco, per “sono sfinito”]. Da un punto
di vista funzionale, la tradizione attribuisce alla litote l’effetto di una
iperbole. Con la litote formalmente si attenua, funzionalmente si
rafforza.»
Litote e implicatura
Ancora Beccaria: «È chiaro il ruolo decisivo dell’interlocutore [..]: alla
deresponsabilizzazione attuata attraverso il dire di meno della litote
corrisponde una speculare attribuzione di responsabilità al
destinatario, chiamato in causa a ricostruire non solo gli effetti
pragmatici, ma anche quelli semantici dell’enunciazione.[…] risponde
a esigenze di tatto e prudenza, […], [è] l’alleata di un dire sorvegliato
che lascia spazio a ripensamenti e a riaggiustamenti in diverse
direzioni argomentative.»
Attiva dunque una implicatura di riparazione, in quanto è violazione sia
della massima della Quantità che della massima della Qualità.
L’esempio di Grice è
“Sapendo che un tale ha spaccato tutti i mobili, dire di lui «Era un po’
brillo»” (eufemismo).
Belpietro, «Libero», 21.5.2011
Il governo non attraversa uno dei suoi periodi migliori (litote), come sempre
accade ad un esecutivo a metà legislatura, quando è esaurita la luna di miele
e gli elettori ancora non vedono (presupposizioni) gli effetti delle decisioni
prese.
Paolo Rodari,« Il Foglio», 21.5. 2011, p. 5
La notizia non è di poco conto (litote). La comunità cistercense, infatti, è una
presenza storica a Roma (implicatura convenzionale) […].
[…]C’è un dispaccio vaticano che parla di «problemi nella conduzione della
comunità». Mentre diverse voci anonime riferiscono di rapporti di amicizia
«non del tutto ortodossi» (litote) tra alcuni monaci. Che può significare tanto
ma anche nulla (tematizzazione esplicita della violazione della massima della
Quantità).
Implicature associate alla negazione
(di prevenzione)
Casi in cui si può essere incerti se il riferimento corretto sia alla Quantità o
alla Relazione: un enunciato negativo, per risultare pienamente
cooperativo, deve giustificare la sua pertinenza oppure riscattare il suo
scarso grado di informatività.
Dal punto di vista di chi è in cerca di informazioni sul mondo, un enunciato
negativo non dà la quantità di informazione desiderata, a meno che non
lo si possa integrare con una opportuna implicatura di prevenzione che
potrà prendere due direzioni:
• Giustificare il fatto che l’informazione richiesta è proprio quella negativa
(perché le circostanze richiedono di escludere una ipotesi piuttosto che di
affermarne un’altra)
• Suggerire una alternativa positiva allo stato di cose negato (che tipicamente
consisterà nella affermazione dello stato di cose contrario).
• Interpretazione alla luce della massima della Relazione:
l ’ enunciato negativo comunica implicitamente che
l’ipotesi negata deve essere in qualche modo saliente e
suggerisce anche perché (per esempio, perché qualcuno
l’ha avanzata).
Sette bambini e un impero come quello pilotato dal marito Steven
Spielberg, che la rende partecipe di ogni decisione, non
impediscono a Kate Capshaw, 46 anni, di avere una vita
autonoma.
• 2. Non rendere il tuo contributo più informativo di quanto è
richiesto. La quantità di informazione fornita non deve
essere eccessiva rispetto agli scopi della comunicazione:
• Es. Sbisà, p. 137:
Sparta era governata da un’aristocrazia di guerrieri
che sfruttavano il lavoro di popolazioni locali ridotte in servitù, gli iloti.
- > L’aristocrazia di guerrieri che governava Sparta non era locale.
• Il riferimento all’etnia nel caso di attori criminali può attivare l’implicatura
che i cittadini provenienti da un certo paese siano tendenzialmente
criminali.
Pleonasmo
La massima della Quantità viene violata anche dal pleonasmo, ridondanza
stilistica retoricamente marcata: distrae l’attenzione e complica il discorso
con il rischio di renderlo equivoco (Se a me mi cambia l’editore, a me non me
ne importa nulla: da un intervista televisiva a Montanelli, 26.4.88, cit. in
Mortara Garavelli 1988:297)
Spesso associato al DIL (La Gina non lo sapeva, lei, di dover andarsene).
In pragmatica gli elementi ridondanti assumono una funzione di marcatezza
retorica, di messa in rilievo della parte ripetuta, che diviene così il centro
d’interesse, il focus informativo dell’enunciato.
Implicature secondo la Qualità
• La massima della Qualità può essere violata in molti modi:
• Se l’informazione fornita non può essere ritenuta attendibile perché
non appare giustificata (con prove o ragioni adducibili a sostegno)
• Se il contributo si presta a una interpretazione contraddittoria ed è
impossibile costruire un quadro coerente della informazione fornita
• Se c’è il sospetto che il parlante non eviti con sufficiente rigore di
dire cose che ritiene false
• La
comprensione cooperativa legge le potenziali contraddizioni
cercandone la motivazione e vedendovi una coerenza con il resto del
discorso.
• Delegare una enunciazione a un’altra fonte enunciativa implica una
violazione della massima della Qualità (che attiva implicature di
prevenzione).
• Ad esempio nelle recensioni di un libro, di un film, di uno spettacolo:
“ Al pubblico è piaciuto ” (implicatura: “ a me non del tutto ” ): il
distanziamento dalla responsabilità enunciativa implica che non
condivido pienamente il giudizio.
Interpretabile anche come enallage: sganciamento dell ’ origine
deittica dalle coordinate personali e spazio-temporali.
Ma la violazione può essere interpretata anche come indicativa di una
scarsa autoconsiderazione dell ’ enunciatore, che non ritenendosi
sufficientemente competente, delega il parere a un esperto, al
pubblico ecc.
La metafora
• Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, 1984: «la
metafora è uno strumento di conoscenza additiva, non
sostitutiva», ci mostra sotto forma di percezione sincretica
di due o più entità concettuali qualcosa che ancora non
sapevamo, in caso contrario sarebbe inutilmente
ridondante e tautologica.
• Si basa sullo sfruttamento della massima della qualità, in
quanto comporta una falsità categoriale (che attiva
implicature di riparazione).
Es. di Sbisà:
[…] l’asimmetria è presente anche nelle particelle elementari […]
tanto che Chien Shiung Wu, fisico di notevole valore che lavora alla
Columbia University, ha commentato che Dio dev’essere mancino.
L ’ enunciato Dio dev ’ essere mancino viola la massima della Qualità e
dunque va interpretato in modo metaforico.
Scalfari su RE, 22.5.2011
[…] la fascinazione mediatica del Cavaliere di Arcore è ormai
diventata una logora liturgia che non riesce più a sedurre i fedeli
ormai in libera uscita.
«Il Fatto», 3.12.2012, p. 5
T. E oggi il movimento sceglie i candidati
“…altra stanza dove il potere romano è sempre stato di casa e dove i
leghisti, nel lontano 1994, scesi da marziani, si trasformarono in
terrestri il giorno successivo…”
«Il Giornale», 3.12.2012
Dal 2009 [Oscar Giannino] ha due cattedre, dalle quali sdottora ogni
giorno con seguito crescente, accentuato dalla palude in cui è
caduto il centrodestra. ]…]
[..]al suo secondo pulpito […]
[…] nella convinzione di trovarsi di fronte a un rito dell’intelligenza cui
ha l’onore di essere ammessa[…]
[…] per gli orfani del centro-destra a Nord del Po, Oscar è una
reliquia […]
L’ironia
• Grice colloca l’ironia tra le violazioni della massima della
qualità
• Si tratta anche di una forma di disconferma, di
svalutazione della parola altrui
• Va ricondotta al fenomeno della polifonia: presenza nello
stesso enunciato di due voci, di cui una si oppone all’altra
(Mizzau, L’ironia. La contraddizione consentita, Feltrinelli,
1984).
• Travaglio, FQ, 21.11.2013
In effetti, se i giornali non uscissero, o non pubblicassero notizie, o si
limitassero alle pagine degli spettacoli, dei necrologi e della gastronomia,
nessuno saprebbe nulla della ministra Cancellieri-Fonsai. Ci vuole una riforma.
Potrebbe scriverla Brunetta, che alla Camera ha dato prova di saperla lunga: a
suo dire, il caso Cancellieri non esiste, se non per “la macchina del fango
messa in moto da Repubblica e dal fatto Quotidiano, dotati di intercettazioni e
tabulati che non si capisce come siano finiti dalle procure a loro”.[….]
Anche la senatrice Finocchiaro potrebbe dare una mano: l’altro giorno la
cosiddetta presidente della commissione Affari Costituzionali si è molto doluta
con il presidente ridens del Senato, Pietro Grasso, perché i giornali hanno
pubblicato le sue telefonate con la compagna Maria Rita Lorenzetti, già
governatrice dell’Umbria e poi presidente di Italferr (gruppo Fs), purtroppo
arrestata per corruzione. Bisogna assolutamente fare qualcosa. Per esempio
abolire la cronaca giudiziaria, così la gente non saprebbe nemmeno che il
marito della Finocchiaro, Melchiorre Fidelbo, è sotto processo per abuso
d’ufficio e truffa su un appalto senza gara da 1,7 milioni di euro. Quindi
facciamo così: una bella legge-silenziatore firmata da Brunetta, Cancellieri,
Finocchiaro, e magari pure Vendola.[…]
Ps. Ieri i 5Stelle hanno fatto un figurone con la mozione di sfiducia alla
Cancellieri….complimenti vivissimi….
«Il Foglio», 3.5.2011, Andrea’s Version
Avranno anche restituito un po ’ di orgoglio all ’ America, ridato
ossigeno all’amor proprio, sollevato entusiasmi, avranno pure messo
la parola fine a quello che dopo l’11 settembre sembrava un incubo
inafferabile. Avranno forse dimostrato che le barbe finte della Cia
sanno ancora combinare qualcosa e saranno riusciti, probabilmente,
a convincere i più scettici che doveva pur esistere qualche motivo, se
nemmeno Obama aveva accettato di chiudere Guantanamo. Potrà
avere talune ragioni anche Hillary Clinton, a dire che Bin Laden era
altresì un mortale nemico dell’Islam, e a sostenere che la storia
dovrà ricordarsi di come il principale tra i terroristi sia stato tolto dalla
scena “mentre nel mondo arabo avanzavano le richieste di libertà e
di democrazia”. Sarà tutto vero, tutto giusto, tutto soddisfacente e
sarà quindi inevitabile che, da sinistra a destra, tutti, ma proprio tutti,
applaudano. Noi vorremmo semplicemente far notare, dopo l’animata
discussione cui abbiamo assistito, che quei crumiri dei Navy Seal
hanno lavorato il 1° maggio.
• S. Rodotà, RE, 27.4.2011
Sia lode al presidente del Consiglio. Con la disinvoltura che
lo contraddistingue ha svelato le vere carte del governo
sul nucleare, carte peraltro niente affatto coperte.
N. Porro, «Il Fatto», 21.5.2011
Bertelli solo pochi mesi fa consegnava ad Aldo Cazzullo,
sul Corriere della sera, alcune considerazioni che
riportiamo: «L’impresa deve insegnare a collaboratori e
dipendenti l’appartenenza, a essere compartecipi di un
processo che porta risultati, che mantiene famiglie, che
manda bambini a scuola, che trasmette l’orgoglio di far
parte di un Paese. La politica deve ricreare le condizioni
dell’appartenenza, che sono fondamentali per chiunque:
l ’ identità italiana, il rischio d ’ impresa, lo sviluppo, la
ricerca». Belle parole, non c’è che dire. Magari, sapendo
che si stava preparando a vendere un quinto della propria
azienda ai cinesi, per spuntare legittime condizioni e
prezzi migliori, la pappina sull ’ «orgoglio del paese»,
l’«identità italiana» poteva risparmiarcela.
Implicature secondo la Relazione
• Grande influenza della massima di Relazione nelle
implicature conversazionali --> teoria della Pertinenza
• La Pertinenza non riguarda l’oggetto del discorso o la
focalizzazione dell ’ attenzione sulle sue proprietà, ma
l ’ enunciato, che deve risultare un contributo
conversazionale pertinente rispetto al discorso o alla
situazione comunicativa.
Relazione e pertinenza
• Sperber e Wilson (Relevance. Communication and Cognition Blackwell
1986/1995) riducono tutte le massime alla sola massima di Relazione,
fondata sul principio di Pertinenza.
• Tale principio sarebbe innato e verrebbe seguito automaticamente
dalla mente, che tende a processare tutti gli stimoli che riceve per
ricavarne il massimo di informazione con il minimo sforzo.
• Critiche di Sbisà a questo appiattimento delle massime, che riduce le
strategie argomentative a supporto degli impliciti:
• la teoria di Sperber e Wilson è una teoria cognitiva della comprensione, una
ipotesi sul funzionamento effettivo della mente;
• quella di Grice è una ricostruzione razionale dei percorsi di comprensione,
che si interroga sulla legittimità di certe attribuzioni di senso implicito e sui
modi a disposizione del parlante per giustificarle.
• Relazioni fra enunciati
Assumere che la massima di Relazione sia rispettata comporta
assumere che un enunciato sia la prosecuzione pertinente di ciò che
lo precede e cercare di ricostruirla
• Accostamenti tematici
Esempio:
I Franchi […] nutrivano per di più grandi ideali e dividevano il mondo
tra cristiani e infedeli (pagani e musulmani)
Nella scrittura giornalistica spesso gli accostamenti tematici da
elaborare mediante l’assunto della pertinenza servono a comunicare
implicitamente il messaggio centrale di un articolo.
(vedi anche l’analisi semiotica delle isotopie e delle tematizzazioni
nella impaginazione dei giornali)
• Coreferenze
Gli accostamenti tra enunciati, sintagmi e parole vengono assunti come
rispettosi della pertinenza, che così contribuisce alla coesione
testuale.
La coesione è dunque una questione di Relazione, mentre la coerenza
è una questione di Qualità
Mentre la coerenza è data dall’assenza di contraddizione, la coesione
riguarda la superficie del discorso, l’effetto di uniformità, la ricorrenza
di forme ed elementi lessicali (vedi il problema della ripetizione e degli
incapsulatori anaforici).
Stabilire tra parti del testo connessioni che garantiscono la coesione
del testo comporta spesso accettare assunti integrativi del senso del
testo
• Variatio ed economia informativa
Esempio:
Sette bambini e un impero come quello pilotato dal marito […] non
impediscono a Kate Capshaw […] di avere una vita autonoma. La
bionda nata nel Texas e cresciuta nel Missouri dice che non ha mai
chiesto al marito di essere scritturata per uno dei suoi film […] La
signora più potente di Hollywood […] sta tifando […] per
l’affermazione agli Oscar di “An American Beauty”.
• Incapsulatori anaforici (o nomi riassunto)
Sintagmi nominali definiti o dimostrativi che hanno come antecedenti
intere parti di testo. L’ incapsulazione è dunque un meccanismo
coesivo (Wanda D’Addio Colosimo).
La connessione tra gli incapsulatori e le parti di testo antecedenti
richiede un assunto di pertinenza e attiva implicature di prevenzione
secondo la Relazione
A volte quanto viene ripreso non è testualizzato ma è implicito nel testo.
Congiungono dunque un aspetto presupposizionale (presupposizioni di
esistenza) con l’attivazione di una implicatura di Relazione.
Contribuiscono a categorizzare o classificare il materiale testuale che
riprendono, in modi che al momento della prima formulazione non
erano ovvi.
• Possono svolgere azione anaforica incapsulante:
• Nomi generali: questa cosa, questo fatto, la situazione, la questione
• Deverbali: il progetto, questo invito, l’innovazione, la chiusura
• Nomi astratti assiologicamente neutri: questa fenomenologia, tale
atteggiamento, tale prospettiva
• Sintagmi più valutativi: questo declino, questo risultato
• Sintagmi ancora più valutativi: questo increscioso episodio, tale
condotta criminosa, questa delicata congiuntura, lo scandalo, questo
ricatto, la tragedia (Caffi, Pragmatica, 2009, p. 106)
• Nel
caso di riprese con nomi generali (fatto, cosa,
questione, faccenda, circostanza ecc.) si ha una riduzione
della quantità di informazione;
• nel caso degli altri nominali si ha invece un incremento di
informazione.
Qualche esempio
• 1) Da una parte i gestori dei locali, che chiedono l’isola pedonale
estiva già dal 15 febbraio. Dall’altra i comitati residenti, contrari ai
progetti di chiusura definitiva, che preparano azioni legali nei confronti
del Palazzo Marino. La contesa fra negozianti e abitanti sui Navigli
non è mai stata così aspra (RE, 30.1.2009)
• 2) Gerusalemme – Torna il terrore in Israele. Un’autobomba ha ferito
dieci persone a Mea Shearim, il quartiere ultraortodosso della città
santa.
L’attentato è considerato il primo avvertimento al neo premier Ariel
Sharon da parte degli estremisti palestinesi. Poco dopo l’esplosione,
una telefonata ha rivendicato l’agguato a un’organizzazione finora
sconosciuta, “Martiri di Shabra e Chatila” (RE, 9.2.2001)
• 3) E’ rimasta due ore incastrata tra le lamiere della sua
Mercedes e, alla fine, è stata estratta dai vigili del fuoco.
Silvia Soffiantini, una donna di 44 anni abitante a
Chignolo Po, ha riportato la frattura del bacino e i medici
del Pronto soccorso dell’ospedale San Matteo l’hanno
giudicata guaribile in due mesi. Era alla guida della sua
Mercedes che, all ’ incrocio della strada che porta a
Monticelli Pavese, si è schiantata contro un camion. Il
drammatico incidente stradale avrebbe potuto avere
conseguenze molto più gravi ( “ la Provincia pavese,
11.2.2009)
• 4) Fa chiaro presto a Tokio, ma verso le cinque di mattina,
oltre ai corvi che si cibano delle prelibatezze abbandonate
agli angoli dei ristoranti, gli unici ad abitare la città sono gli
uomini in coda ordinata, che aspettano la razione
giornaliera di riso e proteine. Accade nella stazione di
Shinjuku o a Sanya, a nordest di Tokio, o ancora a Osaka
e a Nagoya, dove cresce quotidianamente il numero di
persone senza lavoro e senza casa.
Il Giappone è in piena recessione e i dati parlano chiaro: il
Pil dell’ultimo trimestre 2008 ha perso il 12,7% rispetto
all ’ anno precedente, Toyota e Nissan licenziano
rispettivamente 40 mila e 20 mila dipendenti, persino Sony
e altri colossi della moderna tecnologia tagliano personale.
Davanti a questo disastro, il ministero del Lavoro ha
annunciato che concederà per un anno un vero prestito a
fondo perduto (RE, il Venerdì, 27.2.2009).
• 5) l’altro giorno l’elezione di Dario Franceschini a nuovo segretario
del Pd è stata una decisione sensata e forse l’unica possibile. Ma il
salvataggio viene rinviato a elezioni primarie che dovrebbero spazzar
via la vecchia nomenklatura e miracolosamente scoprire nuovi leader.
Le primarie sono state una fissazione di Prodi; e sinora si sono
rivelate un enorme dispendio di energie senza frutto, che non hanno
fondato o rifondato un bel nulla. Per carità, riproviamoci ancora. Ma
non illudiamoci che si scoprano ignoti né quello che non c’è. A oggi
ogni capo partito ha allevato i suoi e cioè potenziato la sua fazione, la
sua corrente, promuovendo gli obbedienti (anche se deficienti) e
cacciando gli indipendenti (anche se intelligenti). Pertanto la crisi di
leadership della sinistra è una realtà dietro la quale non è detto che si
nascondano geni incompresi, geni repressi.
Il guaio risale al fatto che per una trentina d’anni abbiamo avuto la
più grande sinistra d’Occidente, che era però egemonizzata dal Pci e
forgiata dallo stalinismo di Palmiro Togliatti (CdS, 25.2.2009)
• 6) Questa non è Tangentopoli, nel senso che la politica c’entra poco
e niente. Un tempo, il grosso dei soldi illeciti andava ai partiti,
restandone solo una parte attaccata alle mani di profittatori e
mascalzoni. Qui succede l’esatto contrario: solo qualche spicciolo
arriva alla propaganda politica, il resto si nasconde nelle tasche
private. Un tempo erano i vertici dei partiti a governare il sistema, che
tutti coinvolgeva, ora sono le seconde e le terze file a far quello che
lor pare. Per ottenere questa mutazione genetica sono stati necessari
due passaggi[…] (D. Giacalone su “Libero”, 15.5.2010)
• 7) Per certe persone la lingua, ricondotta al suo principio
essenziale, è una nomenclatura, vale a dire una lista di
termini corrispondenti ad altrettante cose […]. Questa
concezione è criticabile per molti aspetti. Essa suppone
delle idee già fatte preesistenti alle parole […]; infine
lascia supporre che il legame che unisce un nome a una
cosa sia un’operazione del tutto semplice, ciò che è assai
lontano dall ’ esser vero. Tuttavia, questa visione
semplicistica può avvicinarsi alla verità, mostrandoci che
l ’ unità linguistica è una cosa doppia, fatta del
raccostamento di due termini (Saussure, CLG, p. 83)
-> atto di valutazione protetto (Caffi, 2009: 111)
• Gli incapsulatori anaforici mettono bene in luce il legame
tra testualità e pragmatica, evidenziando il ruolo che la
ricostruzione di impliciti svolge nella interpretazione di un
testo.
• Vi è una correlazione significativa fra “chiarezza” di un
testo e quantità di nessi inferenziali richiesti per
interpretarlo recuperando l ’ antecedente di un
incapsulatore
Implicature secondo il Modo
• Attivate da testi che appaiono poco comprensibili perché
prolissi, complicati, disordinati, oscuri, verbosi, ambigui.
L ’ ambiguità è una violazione della massima “ sii
perspicuo”
Implicature attivate dalla ambiguità
• assumiamo che il testo sia stato prodotto in tale forma per
essere capito in una certa maniera e quindi che,
nonostante le apparenze, il modo di comunicazione sia
adeguato a ciò che si voleva comunicare.
• ammettiamo che l’oscurità del testo sia reale e lo renda
davvero inadeguato ma che sia in qualche modo
giustificato e dunque gli conferisca un sovrappiù di senso
(ambiguità deliberata e oscurità voluta).
Violazione della concisione
Esempio in una recensione musicale
a) X ha cantato “Nessun dorma”
b) X ha emesso una sequenza di suoni corrispondenti all’aria “Nessun
dorma”
L’espressione b) viola il criterio della brevità e attiva l’implicatura che il
cantante sia stato pessimo (forma di eufemismo).
• Implicatura attivata dall’ordine di esposizione (dispositio)
in quanto presupposto parallelo all’ordine di svolgimento
dei fatti esposti
Es. Sbisà:
Verso la fine del Quattrocento l ’ intolleranza verso le
comunità ebraiche era diventata insopportabile e il
“Grande inquisitore”, Torquemada, convinse facilmente la
regina Isabella che la loro fede e le loro abitudini stavano
pericolosamente portando i cattolici verso l’eresia. Gli
ebrei costretti a partire furono 150.000.
• Usi enfatici
Chi sceglie veramente è colui che ha di fronte due alternative
possibili: per esempio assumere droghe o no.
È anche un esempio di dissociazione (l’implicatura attiva
una distinzione tra due significati di scegliere: “scegliere
in modo apparente” e “scegliere in modo effettivo”). Ciò
giustifica l’uso dell’avverbio, che altrimenti sarebbe una
presenza verbosa.
Cfr. “la dieta efficace”, “giustizia giusta”, “il vero scandalo”.
Criteri di identificazione
dell’implicatura conversazionale
• Calcolabilità: riferimento al ragionamento, alle inferenze
•
•
•
•
necessarie per comprendere l’implicatura
Non-staccabilità: è legata al contenuto dell’enunciato e non
alla forma linguistica (a differenza della presupposizione e
della implicatura convenzionale)
Non-convenzionalità: dipende dal contesto
Indeterminatezza: non c’è garanzia di correttezza della
inferenza, perché il ragionamento non è di tipo logicodeduttivo, ma è spesso di tipo entimematico (le premesse
del ragionamento sono solo probabili)
Cancellabilità: si può sempre aggiungere qualcosa che
cancella l’implicatura, ovvero che la ritratta.
Cfr. Caffi, Pragmatica. Sei lezioni, Carocci, 2009
IMPLICATURE
CONVENZIONALI
Implicatura conversazionale
rivela qualcosa che non viene
detto ma fatto intendere
utilizzando il contesto della
conversazione
• Occasionale, legata al contesto
di enunciazione
• Ha origine nei principi generali
che regolano l’interazione
comunicativa
• Minimalismo semantico
Implicatura convenzionale
rivela qualcosa che non viene
detto ma fatto intendere
utilizzando convenzioni
linguistiche
• Legata all’impiego di certe
parole, dotate di più significati
(es.: “e”, con valore di
congiunzione e di avversativo:
• E proprio tu me lo dici?
• E sai che sforzo!
• Altre implicature convenzionali:
cioè, infatti, quindi, ma
• Poveri ma belli
• Si tratta di impliciti già cristallizzati nell’uso di
certe espressioni, che non richiedono, per essere
capiti, l’assunto che il parlante stia uniformandosi
al principio di cooperazione.
• Sono
attivati da inferenze agganciate alla
semantica, alla comprensione del significato. La
presenza di alcune parti del discorso obbliga il
destinatario a ricostruire la parte mancante della
sequenza.
Connettivi
• Rapporti
di equivalenza (coreferenza, sinonimia e
parafrasi) e di esemplificazione: cioè, per esempio,
insomma
• Rapporti di spiegazione (causale o motivazionale) e di
conseguenza logica: infatti, pertanto, dunque, quindi
• Rapporti di obiezione e contrapposizione: e, ma
I connettivi non modificano il contenuto semantico
dell’enunciato ma mettono in relazione l’enunciato con un
sistema di credenze.
Rapporti di equivalenza ed
esemplificazione
Cioè
per esempio
Insomma:
Il primo dato […] emerge dalla “scala dei valori” del campione
interrogato. Al primo posto trionfa la famiglia (83,1%).
Seguono l’amore (81,9%), l’amicizia (76,1%), la libertà e la
democrazia (62,5%). Il sesso si attesta soltanto al quinto
posto (57,3%). Insomma questi ragazzi non sognano
avventure ed esperienze spericolate, ma un focolare
confortevole con tivù e stereo in salotto e angolo cottura.
Rapporti di spiegazione
• Ambiguità delle spiegazioni, che possono servire
a fornire:
• un sapere su cause e ragioni di uno stato o di un evento
• Una motivazione o giustificazione di un proprio atto
linguistico.
• Le motivazioni e le giustificazioni possono essere
basate su:
• Preferenze psicologiche
• Relazioni causali
• Relazioni di conseguenza logica.
Infatti:
CdS 21.5.2011, p. 14
La cancellazione del contratto ha gettato nel panico la
provatissima signora Sinclair, uscita giovedì dall’udienza
in tribunale sorretta dalla figliastra Camille. La giornalista
televisiva, moglie del politico francese, in questi giorni è
stata infatti costretta a fare la spola tra tribunali, avvocati,
immobiliaristi e banche.
«Il Giornale», 3.12.2012, p. 12
La causa per cui si batte è, come si sa, quella delle libertà
individuali. Oscar [Giannino] è, infatti, un valente
giornalista economico paladino del liberismo più spinto
che ha dello Stato l’opinione che molti hanno di Di Pietro.
• Pertanto,
dunque segnalano rapporti
spiegazione, causale oppure logica
di
Nell’enunciato:
“È inglese, quindi è coraggioso”
La corretta interpretazione del “ quindi ” obbliga a
ricostruire la parte mancante della sequenza: “tutti gli
inglesi sono coraggiosi” (doxa)
Lo stesso vale per: “È italiano, dunque ha buon gusto”
Sono forme entimematiche.
Rapporti di obiezione e di
contrapposizione
• Ma con funzione controargomentativa (Ducrot 1972): ciò
che viene dopo il ma viene ritenuto in contrasto con
quanto viene prima.
• Analoghi a ma: però, tuttavia
• Es. (Antelmi):
• La ragazza di Marco è bella ma intelligente
• Giulio è ricco ma generoso
Senza esplicitarlo il ma implica nel primo caso che le ragazze belle sono
stupide, nel secondo che i ricchi sono avari
• «Il Giornale» 8.5. 2011
p. 4, T: Ma sono gli industriali a dover fare di più
p. 7, T: Ma così moriremo democristiani
• «Il Fatto» 3.12.2012
p.1 Ma ora i PD sono due
• Ma ora l’approvazione del patto è a rischio persino in Germania («L’Unità»,
15.4.2012)
• Ma dentro le carte c’è la verità storica sulla tragedia della tensione («L’Unità,
15.4.2012)
• Ma a cavalcare la tigre antipolitica cominciò il Pds (E. Macaluso“L’Unità, 15.42012,
p. 17)
• L ’ implicatura convenzionale può derivare da una implicatura
conversazionale.
• Esempio: l’uso avversativo della congiunzione e scaturisce dal fatto
di utilizzarla al posto dell ’ avversativo ma oppure della semplice
enunciazione in sequenza di due eventi. Se sottolineo con un
elemento linguistico la concomitanza temporale è perché ho lo scopo
di metterla in risalto. Vedi anche il caso di mentre (dal valore
temporale al valore avversativo).
• Sta piovendo e non ho l’ombrello
• E le stelle stanno a guardare
• E il pompiere levò le braccia verso il cielo (CdS 3.5.2011, T)
• E Giuliano pensa allo sprint finale (RE, 17.5.2011, p. 9)
• E ora nelle città brillano “le 5 stelle” (RE, 17.5.2011, p. 12)
• E Napolitano pensa alla grazia («Il Giornale», 3.12.2012, p. 1)
• E «Libero» apre il fronte della clemenza («Il Giornale», 3.12.2012, p. 2)
Arriva la guerra atomica e noi pensiamo al Trota (A.Socci, «Libero», 15.4.2012)
Impliciti e contesto
• Contesto cognitivo: insieme delle credenze e delle conoscenze attive
nel parlante in relazione alla produzione dell’enunciato (common
ground, sfondo comune agli interlocutori)
• Contesto situazionale: situazione in cui l’enunciato viene prodotto.
Svolge un ruolo normativo: la situazione ideale è quella in cui il
contesto cognitivo o common ground della conversazione giunge a
contenere gli stessi enunciati oggettivamente selezionati dal contesto
situazionale.
• Contesto oggettivo: insieme di enunciati che vengono oggettivamente
selezionati dal contesto situazionale come asseribili per le finalità
dello scambio in corso. È l’attività in corso a selezionare ciò che nella
situazione è pertinente al proprio successo.
• La comunicazione non consiste nel processo lineare di codifica e
decodifica, ma nella presenza e accessibilità all’interno dello spazio
intersoggettivo di un insieme di enunciati, la cui disponibilità consente
di approssimare i contesti cognitivi dei partecipanti ai contesti
oggettivi. Gli impliciti consentono di mettere a disposizione questo
insieme.
• La cultura dell ’ implicito non è una dietrologia, non cerca cause
nascoste, ma senso intersoggettivamente riconoscibile; aumenta il
nostro dominio sulla comunicazione verbale e rende possibile il
distacco critico dagli impliciti, che altrimenti assorbiamo in modo
subliminale. Perciò è anche uno strumento di difesa dagli usi
manipolatori degli impliciti nell’ambito delle comunicazioni di massa.
• Il grado di libertà del lettore è collegato al grado di
implicito del testo che lo sollecita ad andare oltre la
superficie, a lavorare sul non detto, ad accettare il
rapporto di complicità-sfida che si instaura con l’autore
(Mizzau, Storie come vere, Feltrinelli 1998:12)
Parole chiave del modello di Grice
(Caffi, 2009:91)
• Cooperazione
• Attività razionale
• Ritrattabilità
• Recuperabilità referenziale
• Co-costruzione del senso
• Negoziazione
• Contestualizzazione
• Procedure interdiscorsive di costruzione dell’identità
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