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Diapositiva 1 - Biblioteche della Provincia di Reggio Emilia

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Diapositiva 1 - Biblioteche della Provincia di Reggio Emilia
BIBLIOTECA
SAN MARTINO IN RIO
ULTIMI ACQUISTI
Wilbur Smith, La legge del deserto, Longanesi, 2011
Hazel Bannock, bellissima e raffinata vedova di un miliardario americano, tiene ben salde le redini
dell'impero che il marito le ha lasciato. Per garantire la sicurezza del suo impianto petrolifero più
importante, oggetto di frequenti attacchi terroristici, si avvale di un plotone di mercenari guidati da
Hector Cross, ex SAS noto per i suoi metodi sbrigativi, talvolta estremi. Benché nasca una forte
attrazione sin dal loro primo incontro, tra i due non corre buon sangue: Hazel non ama l'aggressività di
Hector e il suo carattere brusco e rude. Un evento tragico, tuttavia, sta per unirli: l'unica figlia di Hazel,
la ventenne Cayla, viene rapita da un gruppo di terroristi islamici, insediati in una delle zone più
selvagge e aride dell'Africa, una terra in cui il deserto corre a filo del mare e in cui anche gli esseri
umani più tenaci sono messi a dura prova. Nonostante tutte le sue resistenze Hazel sa che solo
Hector Cross può tentare l'impresa impossibile di strappare Cayla dalle mani dei terroristi. Ma un
destino più insidioso del vento che soffia tra le dune la costringerà a esporsi in prima persona, e a fare
ricorso a tutto il suo coraggio e alla sua forza...
Margaret Mazzantini, Nessuno si salva da solo, Mondadori, 2011
Delia e Gaetano erano una coppia. Ora non lo sono più, e stasera devono imparare a non esserlo. Si
ritrovano a cena, in un ristorante all'aperto, poco tempo dopo aver rotto quella che fu una famiglia. Lui si
è trasferito in un residence, lei è rimasta nella casa con i piccoli Cosmo e Nico. La passione dell'inizio e
la rabbia della fine sono ancora pericolosamente vicine. Delia e Gaetano sono ancora giovani, più di
trenta, meno di quaranta, un'età in cui si può ricominciare. Sognano la pace ma sono tentati dall'altro e
dall'altrove. Ma dove hanno sbagliato? Non lo sanno. Tre anni dopo "Venuto al mondo", Margaret
Mazzantini torna con un romanzo che è l'autobiografia sentimentale di una generazione. La storia di
cenere e fiamme di una coppia contemporanea con le sue trasgressioni ordinarie, con la sua
quotidianità avventurosa. Una coppia come tante, come noi. Contemporaneamente a noi.
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Irvine Welsh, Serpenti a sonagli , Rizzoli, 2011
Il deserto del Nevada, strani riti sciamanici, tre amici di ritorno dal festival del Burning Man e una
fellatio sotto il tiro di una pistola. E poi ancora un uomo in fuga dalla moglie e dal matrimonio che cerca
di rifarsi una vita aprendo un pub alle Canarie, senza rinunciare al campionato di calcio inglese, alla
birra e alle scopate facili. Un gruppo di amiche di Chicago, la cui unica preoccupazione sono la linea, i
cosmetici e i ragazzi. Uno scapestrato film-maker e attorucolo californiano in cerca di successo che
incontra la vedova del suo idolo, un'inquietante Miss Arizona d'altri tempi appassionata di
imbalsamazione. Ci sono tutti, e sono allo stesso tempo nuovi e sorprendenti, i temi cari a Irvine Welsh
in questa raccolta di racconti: pagine percorse da una solitudine bruciante, fatta di umiliazione,
delusione, perfino orrore, che Welsh stempera con la consueta maestria ibridando i registri del
grottesco, del ridicolo, dell'osceno, del fumettistico. Una furiosa, rocambolesca discesa agli inferi delle
meschinità e delle debolezze umane unita a un linguaggio corrosivo e politicamente scorretto, eppure
del tutto sincero e liberatorio. Come se l'eccesso non fosse solo un modo per raccontare, ma anche un
antidoto alle frustrazioni da cui non riusciamo a sfuggire.
Philip Roth, Nemesi, Einaudi, 2011
Al centro di "Nemesi" c'è un animatore di campo giochi vigoroso e solerte, Bucky Cantor, lanciatore di
giavellotto e sollevatore di pesi ventitreenne che si dedica anima e corpo ai suoi ragazzi e vive con
frustrazione l'esclusione dal teatro bellico a fianco dei suoi contemporanei a causa di un difetto della
vista. Ponendo l'accento sui dilemmi che dilaniano Cantor e sulla realtà quotidiana cui l'animatore deve
far fronte quando nell'estate del 1944 la polio comincia a falcidiare anche il suo campo giochi, Roth ci
guida fra le più piccole sfaccettature di ogni emozione che una simile pestilenza può far scaturire: paura,
panico, rabbia, confusione, sofferenza e dolore. Spostandosi fra le strade torride e maleodoranti di una
Newark sotto assedio e l'immacolato campo estivo per ragazzi di Indian Hill, sulle vette delle Pocono
Mountains - la cui "fresca aria montana era monda d'ogni sostanza inquinante" -, "Nemesi" mette in
scena un uomo di polso e sani principi che, armato delle migliori intenzioni, combatte la sua guerra
privata contro l'epidemia. Roth è di una tenera esattezza nel delineare ogni passaggio della discesa di
Cantor verso la catastrofe, e non è meno esatto nel descrivere la condizione infantile.
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Kate Lauren, Torment, Rizzolii, 2010
Quando Daniel apre le ali e si allontana nel cielo, Luce si sente smarrita. Rimarrà in un collegio della
California per chissà quanto tempo, a mille miglia da casa, senza di lui. È questo il dolore più grande:
perché lui è il suo amore da sempre, l'angelo caduto che dà un senso alla sua vita. Luce stenta a
capire quello che succede. A lei, a loro, al mondo. Infuria una guerra tra potenze celesti e infernali,
ombre minacciose la incalzano. E poi ci sono le insidie del cuore: l'incontro con un ragazzo dolce e
incredibilmente normale...
Penelope Lively, Amori imprevisti di un rispettabile biografo, Guanda, 2011
Raggiunta la boa della mezz'età, Mark Lamming si sente una persona realizzata: infatti, il suo sogno di
bambino di diventare un uomo di lettere si è avverato e adesso è un rispettabile biografo. Insieme alla
moglie Diana, donna pragmatica e di classe, impiegata in una rinomata galleria d'arte londinese, si gode
i piaceri e la tranquilla routine di un'intimità condivisa da vent'anni. Mark sta scrivendo un libro su Gilbert
Strong, saggista conservatore d'inizio secolo per cui nutre una sconfinata ammirazione. Convinto di
sapere praticamente tutto di lui, di fronte a due grandi bauli pieni di fogli ingialliti rinvenuti a Dean Close
- la casa dello scrittore nel Dorset - è costretto a ricredersi. I diari rivelano un altro Gilbert Strong, cinico
e donnaiolo, disposto a tutto pur di avere successo. Dopo la prima notte trascorsa a Dean Close, lo
stesso Mark è scombussolato dalla "sensazione di essere una persona diversa da quella che si era
alzata dal letto quel mattino" e confessa di sentirsi inspiegabilmente attratto da Carrie, la nipote di
Strong, che ha trasformato la residenza di campagna del nonno in un vivaio. Eppure lei, che vive con la
testa fra le nuvole in mezzo a conifere e violette e in trent'anni non è mai arrivata in fondo a un libro, è
tutt'altro che il suo tipo... In un inedito spaccato dell'Inghilterra degli anni Ottanta, Penelope Lively ci
ricorda che nella vita non è mai troppo tardi per scardinare le proprie certezze e rimettersi in gioco.
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Rosa Alberoni, Arianna sfida il destino, Rizzolii, 2011
La giornalista Rachele Vidal vive una straordinaria avventura: ripercorre la vita di una donna
dell'Ottocento, Arianna, attraverso i racconti del misterioso capitano di un antico vascello e della
veggente Virgilia, incontrati fra l'acropoli grecoromana e l'antichissima Abbazia di un arcipelago del
Mediterraneo. Perché è stata scelta proprio lei come depositaria di quella storia? Che cosa la lega a
quegli eventi? Rachele non sa spiegarselo, eppure è irresistibilmente attratta dal destino di quella ex
popolana, divenuta moglie del conte Venosa, che quasi due secoli prima si è intrecciato a quello del
marchese Mario Rossomanni, come guidato da una forza superiore. Sono passati anni dall'incontro
dei due amanti alla Scala. Mario, dopo la sconfitta inflitta da Napoleone all'esercito borbonico, segue la
corte e la moglie a Palermo. È frastornato, sopraffatto dal senso di colpa per aver abbandonato la sua
gente, e il suo pensiero corre di continuo ad Arianna, che non ha mai dimenticato. Un giorno incontra il
cardinale Ruffo e con lui inizia la riconquista del napoletano. Ma intanto conosce Eleonora... Anche
Arianna a Milano viene investita dalla furia della guerra: i francesi sono alle porte e i seguaci dei
giacobini ne approfittano per seminare lutti e saccheggi nella città, ormai in ginocchio. Costretta a
lasciare la sua casa e a rifugiarsi sul Lago di Varese, Arianna patisce fame e umiliazioni, ma non si
arrende e sfida il proprio destino...
Adrienne Sharp, La ballerina dello zar, Neri Pozza, 2010
È il 23 marzo 1890 a San Pietroburgo e, nell'ampio corridoio del teatro Mariinskij, è in corso una delle
sfilate più emozionanti che sia dato vedere nella splendida città affacciata sul golfo di Finlandia. La
famiglia reale è accorsa al gran completo per il saggio finale delle giovani allieve del corpo di ballo. Gli
zar Romanov sono i finanziatori di buona parte dei Teatri imperiali e non mancano mai alle occasioni in
cui è possibile scorgere le prime esibizioni delle future étoiles. Lungo il corridoio, l'imperatore
Alessandro III avanza a grandi passi, seguito dall'imperatrice gracile e minuta. Più indietro ancora lo
zarevic Nicola, detto Niki, un fauno, piccolo, esile nella sua uniforme, le guance morbide e graziose, i
lineamenti fini. Raggiunta la tavola allestita per la sobria cena della scuola, l'imperatore fa sedere alla
sua sinistra Nicola e, accanto a lui, la ragazza che più di tutte promette di essere una stella del
Mariinskij: Mathilde Kschessinska, la figlia più giovane del grande Felix Kschessinsky, che ha danzato
per i Romanov per quasi quarant'anni. L'intento di Alessandro III è palese: fare in modo che il figlio
renda onore a una lunga tradizione che vuole imperatori, granduchi, conti e ufficiali scegliere le loro
amanti tra le ballerine di danza classica. Per Mathilde Kschessinska è l'occasione di puntare dritta al
cielo, un premio inaspettato al suo talento.
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Marco Presta, Un calcio in bocca fa miracoli, Einaudi, 2011
Io non ho più interesse per niente e nessuno, rubo penne, passeggio per strade degradate, sbavo per
una portinaia e basta, basta cosi", dice di sé il narratore di questa storia, un vecchiaccio sgradevole e
scorretto, burbero, perfido. Irresistibile. E se la portinaia di cui si è invaghito - una donna sulla
sessantina, attraente, 'sciabile'- accetta la corte di un barista con i denti rifatti; se la sua ex moglie, che
era "un vortice di generosità, di capricci, di ovulazioni, di piccole iniziative stupefacenti", lo guarda
come se fosse il suo gommista; se con la figlia parla per lo più del tempo, a lui non resta che
raccontare, divagando, di tutto questo. E raccontare di Armando, il suo migliore amico. La parte buona
del carciofo che è lui. Una persona rara, gentile, positiva. Con un progetto folle in testa. Si, perché se
tutti vogliono lasciare qualcosa dopo la loro morte, "chi una tabaccheria avviata, chi un grande
romanzo, qualcun altro una collezione di lattine di birra", Armando vuole lasciare un amore. Si è
messo in testa che due ragazzi del quartiere che ancora non si conoscono, Chiara e Giacomo,
sarebbero una coppia perfetta, e intende dare una mano al destino. Pretesa, questa, che l'intrattabile
vecchiaccio reputa ridicola e tenta di osteggiare in tutti i modi. Ma dopo aver impiegato oltre
settant'anni per convincere gli altri a non contare su di lui, si ritroverà coinvolto dalla fastidiosa,
insistente, implacabile fiducia nella vita di Armando.
Kawakami Hiromi, La cartella del professore, Einaudi, 2011
Tsukiko ha poco meno di quarant'anni. Vive sola, e dopo il lavoro frequenta uno dei tanti piccoli locali di
Tòkyo dove con una modica spesa si possono mangiare ottimi manicaretti e bere qualche bicchiere di
birra o di sake. E un'abitudine molto diffusa fra gli uomini della metropoli, meno fra le donne. In una di
queste occasioni incontra il suo insegnante di giapponese, che riconosce, malgrado i tempi del liceo
siano ormai lontani, quando lo sente ordinare le stesse pietanze. Tsukiko e il prof, come lei lo chiama,
iniziano a parlare e trovano subito un'intesa nella loro passione per il cibo. I tanti manicaretti della
delicata cucina giapponese accompagnano gli incontri mai programmati, ma non per questo meno
frequenti, di due persone cosi diverse eppure simili nella quieta accettazione della propria solitudine, e
ogni incontro rappresenta un impercettibile avvicinamento, serve a chiarire dubbi e fraintendimenti. Ma
la donna fatica a trovare una sua dimensione adulta, e il professore - che è vedovo e ha settanta anni non riesce a uscire dal suo passato di marito e insegnante. Arriva la stagione dei funghi, le ferie di
Capodanno passano senza allegria, poi fioriscono i ciliegi, si organizza una gita che delude le
aspettative e termina, come tante serate, nel torpore dell'alcol... Trascorrono cosi due anni. E dopo
infiniti appuntamenti, giunge il momento in cui il prof vince il pudore e chiede a Tsukiko se accetterebbe
di frequentarlo "con la prospettiva di stringere una relazione amorosa"...
clicca qui per prenotare il libro
Amelie Nothomb, Una forma di vita, Voland, 2011
Quella mattina ricevetti una lettera diversa dal solito". Inizia così l'ultimo libro di Amélie Nothomb, in cui
la scrittrice si confronta con un genere che conosce bene, quello epistolare. Amélie infatti passa parte
del suo tempo a rispondere alle lettere dei suoi numerosissimi fan. La lettera arriva da un soldato
americano di stanza a Bagdad, Melvin Mapple. Siamo agli inizi della presidenza Obama. L'uomo spera
di tornare a casa. Come molti soldati americani in Iraq è afflitto dalla bulimia e da un'obesità sempre
più preoccupante, legate alla paura degli attentati, all'orrore della repressione e alle costrizioni della
vita militare. Poco a poco Amélie si affeziona al soldato Mapple e ai suoi compagni obesi, quelli di
taglia XXXXL. Per aiutarlo a trovare una via d'uscita, gli suggerisce di praticare la body art
fotografando sé stesso e il cibo in ogni momento della giornata. All'improvviso però Melvin Mapple
smette di scriverle e Amélie, sconcertata, tenta di ritrovarlo... Il finale è naturalmente del tutto inatteso.
In questo romanzo l'autrice torna ad affrontare temi a lei profondamente congeniali, come la bulimia, la
solitudine e la fuga nella monomania.
Georges Simenon, La fuga del Signor MondeAdelphi, 2011
In una bella mattina d'inverno, mentre il suo autista lo portava, come ogni giorno da trent'anni, nella ditta
di import-export fondata da suo nonno, Norbert Monde ha deciso di scomparire. Anzi no: non c'è stato
niente da decidere. "Probabilmente lo aveva sognato spesso, o ci aveva pensato così tanto che adesso
aveva l'impressione di compiere gesti già compiuti": farsi radere i baffi, scambiare il completo dal taglio
elegante con un abito di seconda mano, andare alla Gare de Lyon, chiedere un biglietto di terza classe
per Marsiglia. Ma perché è accaduto proprio quel giorno? Forse perché era il suo compleanno; o forse
perché, alzando gli occhi, ha visto i comignoli rosa stagliarsi contro un cielo di un pallido azzurro in cui
fluttuava pigra una minuscola nuvola bianca - e gli è venuta voglia di vedere il mare. Quando finalmente
se l'è trovato davanti, il signor Monde ha pianto. E quelle lacrime, che si portavano via "tutta la
stanchezza accumulata in quarantotto anni", erano dolci, "perché ora la battaglia era finita", e lui era
finalmente come uno di quei clochard che dormono sotto i ponti di Parigi, e che più di una volta gli era
capitato di invidiare. Così è andato a vivere con una tale Julie, che fa l'entraîneuse in un locale notturno
di Nizza dove hanno dato un lavoro anche a lui. Ed è diventato per tutti Désiré Clouet, il contabile del
Monico. Un giorno, però, gli apparirà dinanzi un fantasma della sua vita di prima: allora il signor Monde
riprenderà la sua identità, ma non sarà più lo stesso.
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James Patterson, Daniel X, Nord, 2011
Daniel ha soltanto tre anni e non può sapere che i suoi genitori sono i Custodi della Lista, l'elenco dei
criminali alieni che si nascondono sulla Terra. Però lo sa la Mantide, un essere malvagio e spietato
che, per impadronirsene, è disposto a tutto, anche a uccidere. E a farlo sotto gli occhi di Daniel, che
così assiste impotente alla morte del padre e della madre... Sono passati dodici anni da quel terribile
giorno, ma Daniel non ha dimenticato. E ha deciso di vendicarsi. Grazie ai suoi straordinari poteri la
capacità di creare oggetti con la forza del pensiero e di spostarsi alla velocità della luce, nonché di
avere una forza eccezionale -, vuole continuare il lavoro dei genitori, eliminando i fuorilegge inclusi
nella Lista e preparandosi al momento in cui affronterà il più pericoloso di tutti: la Mantide. Ora, però,
Daniel deve dare la caccia a Ergent Seth, un orribile alieno determinato a sterminare la razza umana,
per poi ripopolare la Terra di esseri mostruosi provenienti dal suo pianeta. Daniel è l'unico che può
trovarlo. Daniel è l'unico che può sconfiggerlo. Daniel è l'unico che può salvare il mondo dalla
catastrofe. Ma Daniel è soltanto un ragazzo
...
Salvatore Niffoi, Il lago dei sogni, Adelphi, 2011
La volta che Itria Panedda Nilis riprese a sognare era un pomeriggio di fine estate, con un sole che
rosolava le carni e spaccava le pietre". A Melagravida i sogni se n'erano andati dopo una scossa di
terremoto, "inseguiti dall'alito caldo della terra che si apriva come una melagrana". Ma quel giorno Itria
Nilis - "conosciuta col nomignolo di Panedda per via delle sue carni morbide e bianche come il latte
appena quagliato", e da un anno vedova inconsolabile - si era sentita come accesa da un fuoco, ed era
corsa verso l'ovile del capraio Martine. Lui, quel fuoco che Itria aveva addosso, gliel'aveva spento
volentieri - ma l'aveva pagata cara. E questo accadeva sulle rive del lago di Locorio - dove da allora
hanno cominciato a verificarsi fatti assai strani. Il parroco ha un bel sostenere che non c'è nessun
mistero, che è solo opera del Maligno: tutti lo sanno, anche se pochi hanno visto Itria Panedda "che si
spoglia, canta e vola sopra le acque del lago". Così comincia questo romanzo di Salvatore Niffoi, che
ancora una volta, sin dalle prime pagine, immerge il lettore in un'atmosfera magica e insieme
concretissima, in cui la vita quotidiana di un paesino della Barbagia (fatta di fatica e di dolore, di miseria
e di ferocia) si illumina di visioni in cui compaiono il diavolo e i morti ammazzati, ma anche madonne
"con le tette grosse e dure, labbra alabastrine e capelli di seta" - e, sull'altare maggiore di un santuario
abbandonato, finanche un dipinto raffigurante un grosso ragno.
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Anthony E. Zuicker, Moonlight mile, Piemme, 2011
Ti ricordi di me?" Così la voce al telefono si rivolge al detective Patrick Kenzie svegliandolo nel cuore
della notte. Una voce di donna. Nessuna presentazione, nessun giro di parole. Solo un imperativo, che
suona come una minaccia: "L'hai trovata una volta. Trovala di nuovo. Me lo devi". Forse un incubo, si
dice il detective al risveglio. Se ne scorderà presto, pensa. Invece il mattino dopo lei è lì, sulle scale
della metropolitana, ad aspettarlo. Un volto segnato dal tempo e dalla mano dura del destino. Un volto
che Kenzie aveva sperato di non vedere più. Perché, dodici anni prima, la stessa donna gli aveva
chiesto di trovare sua nipote: una bambina di nome Amanda, scomparsa nel nulla. Lui e la sua partner,
Angie Gennaro, l'avevano ritrovata restituendola alla madre, che beveva e la trascurava, e sbattendo
in carcere i rapitori: persone che non volevano farle del male, bensì darle una famiglia stabile e
serena. Un caso strano, in cui i colpevoli non coincidevano con i cattivi, e la cui soluzione non era
stata un lieto fine. Un caso che Kenzie si era sempre portato dentro con angoscia. Per questo ora che
Amanda, ormai diciassettenne, pare essere scomparsa di nuovo, il detective non può tirarsi indietro.
La sua ricerca sarà per lui e Angie l'inizio di un viaggio nel cuore di un mercato squallido, dove
adozioni, identità e raccolte di fondi sono oggetto di traffici illeciti. Un mondo dove il bene può
assumere i contorni del male, e il male quelli del bene.
Eraldo Baldini, L’uomo nero e la bicicletta blu, Einaudi, 2011
Il fratellino furbo riesce sempre a fargli fare brutta figura. Il papà vende bestiame e sogna Marilyn, ma
affari non ne fa. Il nonno, reduce di guerra, ha sempre il fucile in mano. La mamma sforna crostate
buonissime e riesce a far vivere con dignità la famiglia sempre più povera. Lui vive in un mare di storie e
inventa mille lavori per comprarsi un giorno l'oggetto dei suoi sogni. Poi arriva Allegra, bella e diversa, e
Gigi sente finalmente che anche lui può conquistare la Luna... La bellezza e l'amore, il male e il dolore
irrompono insieme nella sua vita. E quel meraviglioso 1963 diventa l'anno in cui tutto cambia. Per
sempre. Un romanzo che svela il passaggio misterioso e crudele dalla luce dorata dell'infanzia, come
una porta che si chiude. E insieme ne mantiene lo splendore.
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Irene Nemirovsy, Il vino della solitudine, Adelphi, 2011
"Il vino della solitudine" è il più autobiografico e il più personale dei romanzi di Irene Némirovsky: la
quale, pochi giorni prima di essere arrestata, stilando l'elenco delle sue opere sul retro del quaderno di
"Suite francese", accanto a questo titolo scriveva: "Di Irene Némirovsky per Irene Némirovsky". Non
sarà difficile, in effetti, riconoscere nella piccola Hélène, che siede a tavola dritta e composta per
evitare gli aspri rimproveri della madre, la stessa Irene; e nella bella donna che a cena sfoglia le riviste
di moda appena arrivate da Parigi in quella noiosa cittadina dell'impero russo - e trascura una figlia
poco amata per il giovane cugino, oggetto invece di una furente passione - quella Fanny Némirovsky
che ha fatto dell'infanzia di Irene un deserto senza amore. Hélène detesta la madre con tutte le sue
forze, al punto da sostituirne il nome, nelle preghiere serali, con quello dell'amata istitutrice, "con una
vaga speranza omicida". Verrà un giorno, però, in cui la madre comincerà a invecchiare, e Hélène
avrà diciott'anni: accadrà a Parigi, dove la famiglia si è stabilita dopo la guerra e la rivoluzione di
ottobre e la fuga attraverso le vaste pianure gelate della Russia e della Finlandia, durante la quale
l'adolescente ha avuto per la prima volta "la consapevolezza del suo potere di donna". Allora sembrerà
giunto alfine per lei il momento della vendetta. Ma Hélène non è sua madre - e forse sceglierà una
strada diversa: quella di una solitudine "aspra e inebriante".
Mimmo Gangemi, La signora di Ellis Island, Einaudi, 2010
È il 1902 e molti italiani partono a cercare fortuna in America. Anche Giuseppe, ventun anni, figlio
maggiore di una famiglia contadina dell'Aspromonte, lascia tutto quello che ha e attraversa l'oceano,
con la promessa di tornare. Sbarcato a Ellis Island, non supera le visite di controllo e viene isolato in
attesa di essere rispedito indietro. Ma gli appare una signora vestita d'azzurro e con un bimbo in
braccio, che gli spalanca le porte dell'America. Dopo cinque anni nell'aria viziata delle miniere e delle
fonderie, Giuseppe torna in Calabria. La convinzione di aver ricevuto un miracolo lo scorta per l'intera
vita e guida ogni sua decisione. L'incontro con la signora di Ellis Islnd cambia inaspettatamente le sorti
di tutta la famiglia.
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Anne Holt, L’Unico figlio, Einaudi, 2011
In un gelido e ostinatamente plumbeo febbraio norvegese, l'arrivo di un ragazzino in un orfanotrofio
alle porte di Oslo è causa di grande scompiglio. Il dodicenne Olav infatti, sottratto alla patria potestà,
pare infinitamente più adulto e cattivo degli altri compagni, e tutti i tentativi di pacificarlo sembrano
fallire. Quando Agnes Vestavik, la direttrice dell'orfanotrofio, viene trovata nel suo ufficio, uccisa con
un coltello da cucina, e Olav è scomparso, probabilmente dopo aver assistito al delitto, Hanne
Wilhelmsen, appena nominata soprintendente di polizia, decide di occuparsi del caso. Cosa che la
porterà a scendere per le strade di Oslo, tra il peggior degrado ma anche nell'umanità più
dolorosamente viva.
Christopher Isherwood, La violetta del Prater, Adelphi, 2011
Il cinema ha un suo modo di affrontare i tempi più difficili, che da sempre consiste nel proporre agli
spettatori i più facili fra i soggetti possibili. Così nella Londra degli ultimi anni Trenta, mentre tutti si
preparano all'inevitabile, un volitivo produttore, Chatsworth, ritiene sia il momento giusto per mettere in
cantiere un'operetta vagamente mitteleuropea, di quelle che vanno parecchio anche a Hollywood nello
stesso periodo. Chatsworth è altresì sicuro che "La violetta del Prater" sbancherà il botteghino, ma a
due condizioni: che a dirigerlo sia il più talentuoso e paranoide fra i registi immigrati disponibili, Friedrich
Bergmann, e che a scriverlo sia il giovane sceneggiatore più brillante su piazza - Christopher
Isherwood. Quanto segue è semplicemente la storia veridica (come il suo doppio narrativo, Isherwood
prima della guerra aveva effettivamente lavorato alla Gaumont) e non resistibile (a volte, si sa, i making
of sono cinema allo stato puro) di come un film nasce e si trasforma, e soprattutto di come a ogni giorno
di lavorazione rischia, nei modi spesso più folli e sgangherati, la catastrofe. Per John Boorman, questo
piccolo gioiello semidocumentario era il più bel libro in circolazione sul rapporto fra il cinema
immaginario e quello reale; per qualsiasi lettore, sarà quantomeno un'appassionante parafrasi della
lapidaria definizione che Bergmann, in un momento di franchezza, largisce a Christopher: "Sa che cos'è
un film? Semplice è una macchina infernale."
clicca qui per prenotare il libro
Mariapia Veladiano,La vita accanto, Einaudi, 2011
Rebecca è nata irreparabilmente brutta. Sua madre l'ha rifiutata dopo il parto, suo padre è un inetto. A
prendersi cura di lei, la zia Erminia, il cui affetto però nasconde qualcosa di terribile, e la tata
Maddalena, affettuosa e piangente. Ma Rebecca ha mani bellissime e talento per il piano. Grazie
all'anziana signora De Lellis, Rebecca recupera un rapporto con la complessa figura della madre,
scoprendo i meccanismi perversi della sua famiglia. E nella musica trova un suo modo singolare di
riscatto, una vita forse possibile. La Veladiano racconta senza sconti l'ipocrisia, l'intolleranza, la
crudeltà della natura, la prevaricazione degli uomini sulle donne, l'incapacità di accettare e di
accettarsi, la potenza delle passioni e del talento.
Lynda La Plante, Il grido della mantide, Guanda, 2011
Londra, una villa d'epoca nel quartiere più lussuoso della città. Amanda Delany ha il mondo ai suoi
piedi. Le sue avventure con gli attori più affascinanti sono su tutti i giornali, i suoi film sono uno
strepitoso successo. Mentre saluta l'autista dalla porta di casa, illuminata dai fari della Mercedes,
Amanda non sa che quella è l'ultima volta che qualcuno vedrà brillare i suoi capelli biondi. Il mattino
dopo il suo corpo viene trovato riverso sul letto. Le mani legate, le gambe spalancate, la ragazza è stata
colpita ovunque da coltellate furiose. Solo il bellissimo viso è intatto, gli occhi sbarrati per l'orrore. La
prima ad arrivare sulla scena del delitto è Anna Travis. L'ispettrice è in un momento cruciale della sua
vita. Dopo essersi liberata dell'ossessione per il suo ex capo ed ex amante James Langton, sta per
essere promossa. Questo caso potrebbe decidere la sua carriera. Anna si butta a capofitto nelle
indagini e quello che scopre la sconvolge profondamente. Dietro la facciata dell'attrice glamour,
disinibita con gli uomini e sfrontata nella vita, Amanda nascondeva una realtà molto più triste e cupa.
L'ispettrice sta per entrare in un mondo ambiguo, pieno di persone dall'apparenza ingannevole: amiche
invidiose, agenti assetate di denaro, amanti respinti, mogli tradite, registi delusi. Anna dovrà fare molta
attenzione, non farsi abbagliare e trovare velocemente la verità, prima di perdersi in questo terribile
labirinto di luci e ombre...
clicca qui per prenotare il libro
Georges Simenon, L’amico d’infanzia di Maigret, Adelphi, 2011
Ma che coincidenza: proprio in quella giornata di metà giugno, con l'aria tiepida che entra dalla finestra
aperta insieme ai rumori di Parigi, e Maigret che, ipnotizzato da una mosca, non può fare a meno di
ripensare a certi giorni lontani in cui "una mosca che svolazzava attorno al suo banco diventava molto
più importante della lezione del professore" ebbene, proprio in quella pigra mattina inondata di sole si
presenta al Quai un vecchio compagno di scuola. E non uno qualsiasi: Léon Florentin, il figlio del
miglior pasticciere di Moulins, quello che aveva sempre le tasche piene di soldi, ed era sempre così
sicuro di sé, così loquace. Quando entra nell'ufficio di Maigret, però, Florentin non sembra aver più
tanta voglia di fare il pagliaccio: anzi, ha l'aria di uno che se la passa male. All'amico d'infanzia è
venuto a chiedere aiuto: poche ore prima, infatti, la donna che lo manteneva da anni è stata uccisa con
un colpo di pistola. Lui se ne stava acquattato nel guardaroba, dove andava a nascondersi
ogniqualvolta uno dei "visitatori" abituali della donna arrivava all'improvviso. Una storia non meno
squallida che inverosimile, pensa Maigret: che sarà non poco imbarazzato, nel corso di un'indagine
aggrovigliata e fangosa, di aver a che fare con quell'ambiguo mascalzone, uno che non gli è mai
piaciuto eppure continua a dargli del tu e che qualcosa, senza che lui neanche se ne renda conto, gli
impedisce di sbattere subito in galera
.
Orhan Pamuk, Il Signor Cevdet e i suoi figli, Einaudi, 2011
Nel discorso tenuto nel 2006 davanti all'Accademia svedese in occasione del Nobel per la Letteratura,
Orhan Pamuk ricorda un episodio avvenuto molti anni prima: "Pieno di trepidazione avevo consegnato a
mio padre il dattiloscritto del mio primo romanzo perché lo leggesse e mi desse un parere". Era il 1974 e
Pamuk aveva solo ventidue anni quando decise che sarebbe diventato uno scrittore e si chiuse in una
stanza per portare a termine il suo primo romanzo: "Il signor Cevdet e i suoi figli", un'ambiziosa saga
che attraverso la storia intima di una famiglia di Istanbul ripercorre un secolo di storia turca. Tutti i
personaggi dei libri di Pamuk sono alla ricerca disperata di un'identità. A cominciare ovviamente dal
fondatore della dinastia Cevdet, umile bottegaio della Istanbul di inizio secolo che tenta di imporsi come
commerciante musulmano in una città che limitava il commercio alle minoranze etniche e religiose; per
passare ai suoi figli e ai loro amici, esempi di una generazione spaesata, ostinatamente in cerca di uno
scopo per vivere in un paese sospeso tra residui della tradizione e un'occidentalizzazione allo stesso
tempo agognata e imposta dall'alto; fino ad Ahmet, l'ultimo nipote, che negli anni Settanta partecipa,
riluttante, ai movimenti studenteschi. Quando il padre di Pamuk lesse il manoscritto del figlio ne fu
ammirato: "Pronunciò parole che mi apparvero esagerate per esprimere la fiducia che riponeva in me e
nel mio romanzo: mi disse che un giorno avrei vinto il Nobel".
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Martin Cruz Smith, Le tre stazioni, Einaudi, 2010
Su un treno espresso diretto a Mosca la giovanissima Maya, quindici anni, e la figlioletta di sole tre
settimane viaggiano su uno squallido vagone in classe supereconomica, quando un soldato ubriaco
tenta di violentare la ragazza. Soccorsa da un'amabile vecchietta, la ragazza si accorge al suo
risveglio da un sonno drogato che l'anziana è scomparsa portandosi via la sua bambina. Nel
frattempo, alla stazione d'arrivo, in piazza Komsomol - un'area popolata da ogni tipo di malavitosi,
prostitute, bambini mendicanti e drogati - viene ritrovato il cadavere di una giovane prostituta.
Incaricato delle indagini, l'ispettore Arkady Renko capisce che i due casi sono collegati e riconducono
a un chiacchierato oligarca russo.
Karin Fossum, Al lupo, al lupo, , 2011
In un tranquillo paesino norvegese due genitori, vedendo la loro bimba placidamente addormentata
nella carrozzina, decidono di lasciarla sul retro della casa a finire il sonnellino. Ma quando tornano fuori
per vedere se si è svegliata si trovano di fronte a uno spettacolo atroce: il corpicino è immerso in una
pozza di sangue. La disperata corsa in ospedale ha un epilogo sconcertante: la piccola è illesa, non ha
nemmeno un graffio. Lo scherzo di un folle? L'ispettore Sejer, chiamato a indagare, ha un brutto
presentimento, e infatti quella stessa sera trova un biglietto sotto la porta: L'inferno comincia adesso. Le
macabre burle continuano per tutta l'estate: un malato terminale riceve la visita dei becchini; una madre
viene convocata all'ospedale per un presunto incidente della figlia; una ragazzina con la passione dei
conigli se ne ritrova uno di peluche crocefisso sulla porta; un'altra viene aggredita e umiliata. E ancora,
e ancora. La gente è confusa, turbata, e nell'animo di ciascuno comincia a nascere un'oscura
inquietudine. Pazientemente, Sejer tesse il filo che collega ogni episodio, arrivando a tracciare un
identikit dell'anonimo attentatore. Ma ormai il clima di insicurezza ha scatenato forze inarrestabili e il
lupo, tante volte evocato, è piombato sul gregge...
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Antonin Varenne, Sezoine suicidi, Einaudi 2011
Il tenente Guerin è sempre stato un poliziotto un po' speciale. Misantropo, figlio di una prostituta che lo
ha lasciato da poco orfano, vive tutto solo in un appartamento immerso nel caos, con l'unica
compagnia di uno stravagante pappagallo che accoglie l'arrivo dei rari ospiti con vere e proprie
esplosioni di turpiloquio. Ma Guerin è anche uno sbirro di prim'ordine, onesto fino al midollo e poco
incline ai compromessi. Proprio per questo è stato spedito a dirigere la sezione suicidi della Surété. Un
esilio ben poco dorato, nel quale sembra condannato all'inattività. Fino a quando Parigi viene
sconvolta da una serie di morti spettacolari e sospette. Le "vittime" si sono tolte la vita nude e in
pubblico, quasi seguissero tutte un medesimo, misterioso rituale. Con l'aiuto di Nichols, uno psicologo
americano figlio di hippy che vive in una tenda nelle campagne francesi, Guerin si avvia lentamente a
scoprire la verità, tra mille ostacoli, con la coscienza che dietro quelle morti c'è qualcuno pronto a
muovere tutte le leve del potere, pur di non essere scoperto.
Tomas Pynchon, Vizio di forma, Einaudi, 2011
California, inizio anni Settanta. Doc Sportello, investigatore privato con una passione smodata
per le droghe e il surf, viene contattato da una vecchia fiamma, Shasta, che gli rivela l'esistenza
di un complotto per rapire il suo nuovo amante, un costruttore miliardario. L'investigatore non fa
neanche in tempo ad avviare le sue indagini che si ritrova arrestato per l'omicidio di una delle
guardie del corpo del costruttore, il quale è intanto sparito, come pure Shasta. Sembrano le
premesse del più classico dei noir, ma ben presto le coincidenze piú strane si accumulano e il
mistero si allarga a macchia di leopardo. Doc inciampa così in collezioni di cravatte con donnine
discinte, in falsi biglietti da venti dollari con il ritratto di Richard Nixon, in un'associazione di
dentisti assassini nota come Zanna d'Oro, che è però anche il nome di un sedicente cartello
indocinese dedito al traffico di eroina.
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Claude Izner, Il talismano delle villette, Nord, 2011
Parigi, febbraio 1894. È l'inverno più freddo del secolo e la città è sepolta sotto una spessa coltre di
neve. Anche nella libreria Elzévir, al numero 18 di rue des Saints-Pères, l'atmosfera è glaciale. Non
per colpa del clima, bensì per l'inatteso arrivo di Maurice Laumier, pittore, donnaiolo ed ex rivale in
amore di Victor Legris. Questa volta, però, Maurice è venuto per chiedere aiuto: tre settimane prima,
una sua cara amica è svanita nel nulla e ormai lui teme il peggio. Smanioso di gettarsi in una nuova
avventura, Victor mette subito da parte i vecchi rancori e, quando il cadavere della donna viene
scoperto nei pressi del dazio della Villette, si reca immediatamente sul luogo del delitto. Ed è proprio in
quel quartiere popolare, girovagando fra i laboratori delle sartine e i locali insanguinati dell'enorme
mattatoio di rue de Fiandre, che il libraio-investigatore s'imbatte nell'unico testimone dell'omicidio.
Purtroppo i suoi ricordi sono annebbiati dall'alcol, tuttavia l'uomo gli consegna un medaglione con
inciso un liocorno nero, trovato accanto alla vittima. Seguendo la pista di quello strano gioiello, Victor
lascia quindi i bassifondi di Parigi per immergersi nei riti di una misteriosa società occulta, un ambiente
tanto raffinato quanto pericoloso, dove gli iniziati sono disposti a tutto pur di custodire i loro segreti:
perfino a uccidere...
Antonio Skarmeta, Un padre da film, Einaudi, 2011
Il padre di Jacques è partito per la lontana e misteriosa Parigi, lasciando in Cile la moglie e il figlio. È da
questo abbandono che prende l'avvio il nuovo romanzo di Skàrmeta che è la storia di un'assenza quella appunto del padre e di una sofferenza: quella della madre, una donna bella e scolpita nella
malinconia, irrigidita nel suo dolore "come se una folata di vento gelido l'avesse spenta". Ed è infine la
storia del microcosmo in cui vivono gli indimenticabili personaggi che fanno da contorno alla vicenda del
protagonista: il mugnaio Cristian, gran bevitore di vino rosso e che sa cose che gli altri non sanno;
Augusto Gutiérrez, l'alunno che vuole a tutti i costi iniziarsi alla vita perdendo la propria verginità nella
vicina città di Angol; Teresa ed Elena, le provocanti e disinibite sorelle di Jacques, strizzate nei loro
jeans all'ultima moda. E proprio ad Angol, mentre aspetta che arrivi l'ora di apertura del bordello,
Jacques scoprirà la verità sul passato e i suoi misteri...
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Nicole Krauss, La grande casa, Guanda, 2011
Nell'inverno del 1972, a New York, Nadia vive reclusa in una casa vuota, a fare i conti con la solitudine
dopo un abbandono e con le difficoltà del suo mestiere di scrittrice. L'incontro di una sola notte con un
giovane poeta cileno le cambierà la vita: lui decide di lasciarle in prestito i suoi mobili e di tornare in
Cile, dove verrà inghiottito dalle carceri di Pinochet. A Nadia resta in eredità un'enorme scrivania,
dotata di diciannove piccoli cassetti, uno dei quali impossibile da aprire. E quando dopo venticinque
anni riceve la telefonata di quella che si presenta come la figlia del poeta, Nadia si rende conto di non
volersi separare da qualcosa che è diventato parte integrante della sua identità. Si tratta, forse, della
stessa scrivania su cui da sessant'anni un antiquario di Gerusalemme sta cercando di mettere le mani,
nel tentativo di ricostruire pezzo dopo pezzo lo studio di suo padre, saccheggiato dai nazisti a
Budapest in una notte del 1944. E per un periodo sembra essere appartenuta anche a un'altra
scrittrice, Lotte Berg, fuggita a Londra dalla Germania nazista: solo alla fine della loro vita insieme il
marito di Lotte, un professore universitario inglese, capisce di non aver mai conosciuto a fondo la
donna che ha amato di un amore struggente, e che proprio in quei cassetti nascondeva un terribile
segreto
Robin Cook, Fttore di rischio, Sperling & Kupfer, 2011
Dopo aver eseguito l'autopsia di un uomo morto in uno dei tre ospedali della catena privata Angels
Healthcare, Laurie Montgomery - medico legale, già brillante protagonista dei precedenti thriller di Cook
- scopre che la vittima è deceduta a causa di un'infezione polmonare fulminante. Confrontando i risultati
con altri precedenti, capisce di trovarsi di fronte a un caso più complesso di quanto non avesse pensato.
Un caso che fa balenare nella sua mente una parola terribile: pandemia. Le morti per lo stesso tipo di
patologia negli ospedali della Angels Healthcare, infatti, sono drammaticamente aumentate negli ultimi
tre mesi, e nessuna misura pare in grado di fermare l'epidemia. Spinta dal senso del dovere, e
soprattutto dalla preoccupazione per il neomarito Jack Stapleton, che deve subire un'operazione proprio
nella struttura ortopedica della Angels, Laurie inizia a indagare per venire a capo del mistero
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Qiu Xialong, Diseta e di sangue, Marsilio, 2011
Una donna avvolta in un qipao rosso. Il suo corpo viene ritrovato in città alle prime luci dell'alba. Dopo
averla uccisa, qualcuno l'ha vestita con l'antico abito in stile mandarino che, bandito dalla Rivoluzione
culturale, è tornato di gran moda tra i ricchi nella Shanghai del duemila. È il primo di una serie di
omicidi, per la polizia cinese, costretta a confrontarsi con un fenomeno considerato occidentale, uno
scandalo. L'ispettore capo Chen Cao decide di occuparsi del caso, solo lui è in grado di tracciare il
profilo psicologico di un serial killer che colpisce in una Shanghai sconvolta dai contrasti, dove
l'industria dell'intrattenimento è sempre più prospera e redditizia e le inchieste sono manipolate dagli
interessi di Partito e dei nuovi capitalisti. Indagando un crimine che affonda le sue radici nel recente
passato, tragico e tumultuoso, dell'era post-Mao, il caso del qipao rosso offre a Qiu l'appiglio per
scavare nei meccanismi politici e nella società della Cina moderna in preda a una corruzione
incontrollabile, e di affrontare la questione bruciante delle ferite lasciate aperte dalla Rivoluzione
culturale.
Lisa Jane Smith, Sete di sangue, Newton Compton, 2011
Elena continua a leggere il diario di Stefan, il suo amore... Mystic Falls, Virginia, fine Ottocento. La
misteriosa Katherine, il primo grande amore di Stefan, lo ha tradito e lo ha trasformato in un vampiro.
Ora per Stefan tutto è perduto: la sua vita è distrutta, e la sua anima dannata per sempre. Un tempo,
prima che il destino si abbattesse su di loro, lui e suo fratello Damon vivevano spensierati e felici nella
lussuosa dimora di famiglia. Ora invece i cacciatori di vampiri attendono in ogni angolo, assetati di
vendetta. Non resta che lasciare tutto e fuggire. Più lontano possibile. Dove il male non potrà
raggiungerli...
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Biblioteca San Martino in rio
Orari di apertura VALIDO TUTTO L’ANNO
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Lunedì……14.30 – 19.00
Martedì…..14.40 – 19.00
Mercoledì..9.00 -13.00
Giovedì…..14.30 – 19.00
Venerdì…..9.00 – 13.00
Sabato……9.00 - 12.30
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