Comments
Description
Transcript
Attività "BIOLAB" classe II C
Chi è il colpevole? Sperimenta il “BioLab” La 2 C dell’ITC VERRI all’Istituto di Biotecnologie di via Golgi 19 Milano, 10 marzo 2005 La 2 C al completo…o quasi Qualche premessa… Studiare il DNA sui libri può essere un po’ pesante, ma soprattutto non fa comprendere esattamente cosa si fa in un laboratorio di genetica molecolare quando si analizza, per le più diverse ragioni, questa molecola di cui tanto si parla negli ultimi tempi, ma non si conosce abbastanza. Per questo motivo, con la professoressa Oliva, siamo andati in Università dove, nel laboratorio di Biotecnologie abbiamo svolto un esperimento intitolato “Chi è il colpevole?” Struttura DNA Il DNA è un polimero di unità più piccole legate tra loro attraverso legami fosfo-diesterici: i nucleotidi. Abbiamo 4 diversi tipi di nucleotidi, che si differenziano per la base azotata che contengono. Infatti un nucleotide è costituito da uno zucchero (il deossiribosio nel DNA o il ribosio nell'RNA), un gruppo fosfato, ed una base azotata (citosina, adenina, timina, uracile, guanina). La struttura del DNA è stata scoperta nel 1953 da Watson & Crick: il doppio filamento è costituito da due filamenti anti paralleli (e quindi con direzioni opposte, 5'-3' e 3'-5'), attorno ad un asse centrale. In funzione della composizione del filamento dell'idratazione, abbiamo diverse forme. A causa di proteine dette istoniche che si associano con il DNA, il filamento si organizza in nucleosomi, e queste si strutturano in polinucleosomi. Essi poi si condensano ulteriormente in nucleofilamenti, che si associano in anse su una struttura polisaccaridica, detta scaffold, che costituisce proprio lo scheletro del cromosoma. Replicazione del DNA Durante la duplicazione del DNA, il doppio filamento è separato attraverso una elicasi. Ogni filamento di DNA serve come stampo per la sintesi di un nuovo filamento, prodotto grazie alla DNA polimerasi. Il processo di duplicazione del DNA è detto Replicazione. Durante la replicazione del DNA la direzione di sintesi è da 5' a 3'. Poichè il DNA ha due filamenti antiparalleli, un filamento (detto leading) viene sintetizzato continuamente, l'altro (detto lagging) in modo discontinuo, con la formazione dei frammenti di Okazaki (corte catene di RNA che servono per far procedere al contrario la DNA polimerasi per piccoli tratti). Le cellule viventi usano la replicazione del DNA per la trasmissione e duplicazione dell'informazione genetica alla loro generazione Trascrizione In cellule animali e vegetali l'informazione genetica è portata da molecole di DNA, nel nucleo, attraverso molecole di RNA, nel citoplasma. Il processo è catalizzato da RNA polimerasi ed il processo chiamato Trascrizione. Per esempio una sequenza di DNA come 3’-ACGCGCGCGATAATG-5’, siccome nella trascrizione la A è tradotta in U, la T in A e G in C, la sequenza corrispondente in RNA è 5’-UGCGCGCGCUAUUAC-3’. Negli organismi eucarioti tre differenti RNA polimerasi catalizzano la sintesi di tre diversi tipi di RNA. Nei procarioti, invece, c’è un solo enzima che lo fa. La trascrizione è il primo passo per la traduzione e sintesi proteica. Da recenti scoperte sembra avere però anche un ruolo in una regolazione dell'espressione, grazie ad un fenomeno detto Interferenza. La tecnica della PCR (polymerase chain reaction) inventata da Kary Mullis nel 1985 (premio Nobel per la chimica nel 1993) ha rivoluzionato la genetica molecolare. Essa offre la possibilità di produrre un enorme numero di copie di una sequenza specifica di DNA PCR (Polymerase Chain Reaction) La PCR è una tecnica che prevede l’amplificazione di una sequenza di DNA di cui si conoscono gli estremi. Per realizzarla si ha bisogno di: - Sequenza da amplificare - NTP (nucleoclosidi tri fosfati, come ATP, CTP, GTP, TTP) - Primer (Sequenze complementari agli estremi della sequenza da amplificare) - TAQ (una polimerasi estratta da un batterio termofilo, in grado di non denaturarsi ad alte temperature) - Buffer (i tamponi necessari per la reazione di elongazione) La PCR avviene in una serie di cicli composti da tre fasi: - nella prima abbiamo la separazione dei frammenti, fase che avviene ad alte temperature (denaturazione) - una fase di Annealing, appaiamento, in cui i primer si appaiono a filamenti - a fase in cui la TAQ polimerasi sfruttando il gruppo (OH)- libero fornito dai primer, polimerizza usando come stampo la sequenza (extension) PCR Nel primo ciclo si ha una duplicazione dal primer fino alla fine del frammento, ma nei cicli successivi si ha la amplificazione della sola sequenza compresa tra i due primers. La PCR in realtà prevede numerose varianti, che permettono di far aggiungere delle “ali” negli estremi della sequenza. Oppure è usata per far aggiungere delle mutazioni nella sequenza (perché magari una sequenza genica). In laboratorio …qualche ulteriore spiegazione… Gli strumenti di lavoro… Le prove di “manualità” Le nostre “dottoresse” …e i nostri “dottori”… Prepariamo il gel di agarosio per l’elettroforesi Elettroforesi Tecnica che permette di separare frammenti di acido nucleico, in funzione del peso molecolare. Frammenti di DNA, carichi negativamente per i residui di fosfato, in un campo elettrico tendono ad andare verso il polo positivo. Usando una griglia molecolare costituita da agarosio (o acrilammide se si vuole ottenere una maggiore risoluzione -usata nel sequenziamento-) lasciato polimerizzare (l'agarosio si scioglie in acqua con temperature sopra i 70°C, raffreddandosi polimerizza), i frammenti passano attraverso di essa. Più sono grandi e pesanti e più fanno fatica restando indietro rispetto a frammenti più piccoli che passano più velocemnte tra le maglie. La visualizzazione è garantita da sostanza intercalanti, come l'etidio di bromuro, che sono fluorescenti se esposte ai raggi UV. L'uso di un ladder (una serie di frammenti a dimensione nota), permette per confronto di avere informazioni sulle dimensioni dei frammenti. L'elettroforesi è una tecnica che si applica sia con DNA che con RNA, sia a singolo che doppio filamento. Variando la concentrazione di agarosio si ottengono maglie più o meno fitte, da usare in funzione della dimensione del frammento (più è piccolo e più migra velocemente) e se si tratta di un frammento ds o ss. Tutti all’opera… Il gel è pronto, bisogna caricare i “pozzetti” per l’elettroforesi… …la fase più delicata…prelevare i campioni di DNA… …e caricare i pozzetti per l’elettroforesi… …ora aspettiamo i risultati della “corsa elettroforetica”… Un po’ di considerazioni teoriche… Il termine polimorfismo significa “esistenza di forme diverse”. In genetica, il polimorfismo può essere analizzato a livello di proteina (polimorfismo proteico) oppure di materiale genetico (polimorfismo genetico). In questo secondo caso, le forme diverse (ossia le varianti genetiche) possono riguardare un gene, vale a dire un tratto di DNA codificante una proteina, oppure un tratto di DNA non codificante. Nel primo caso, si parla di polimorfismo allelico, nel secondo caso di polimorfismo del DNA. Per polimorfismi allelici si intende l’esistenza di due o più alleli diversi di uno stesso gene o locus. Gli alleli di un gene si formano uno dall’altro per mutazione, ossia per variazione della sequenza nucleotidica di un gene. Gli alleli di un gene possono essere identificati a livello fenotipico, perché possono determinare fenotipi diversi, ad esempio capelli neri o biondi. Se gli alleli di un gene sono due, il polimorfismo si chiama polimorfismo biallelico. Se gli alleli sono in numero maggiore di due (come nel sistema di gruppo sanguigno ABO), il polimorfismo è detto polimorfismo multiallelico. Quali sequenze di DNA si analizzano.. Polimorfismi di sequenza (microsatelliti) Nel caso dei polimorfismi del DNA, contrariamente ai polimorfismi allelici, la variazione di sequenza nucleotidica avviene in genere in un tratto di DNA non codificante, che nel suo complesso costituisce circa il 98% del genoma. I polimorfismi del DNA sono quindi più frequenti dei polimorfismi allelici e conseguentemente più utili nella ricerca genetica. E’ stato osservato che il DNA di due individui differisce per circa un nucleotide ogni 500/1000. Poiché interessano generalmente il DNA non codificante, i polimorfismi del DNA rappresentano differenze tra individui, senza conseguenze sul fenotipo. Quindi, non è possibile rilevarli osservando le caratteristiche fenotipiche di un individuo. Esistono diversi tipi di polimorfismi del DNA: 1. polimorfismi di singoli nucleotidi = SNP (single nucleotide polymorphism) 2. polimorfismi di ripetizione = VNTR (V= variable, N= Number, T= Tandem, R= Repeats) 3. polimorfismi di restrizione Il DNA profiling E’ una nuova tecnica di genetica molecolare, utilizzata in tutti quei casi in cui è necessario effettuare l’identificazione di un individuo. Oltre che nei laboratori di ricerca in genetica molecolare, questa tecnica è usata nei laboratori di medicina legale di tutto il mondo. Il DNA profiling può essere applicato all’identificazione di materiale per attribuirne l’appartenenza a vittime o sospetti, come succede nei casi di incidenti aerei, delitti, stupri. Il test del DNA può essere applicato anche alla determinazione di relazioni familiari come paternità, nascite conseguenti a stupri o incesti. Un vantaggio di questa tecnica è che essa consente di analizzare il DNA di un individuo, partendo da quantità molto piccole di materiale biologico. E’ sufficiente una piccola quantità di cellule, come un capello o le tracce di saliva su un bicchiere o su una sigaretta per poter effettuare il test del DNA con la PCR. Il test del DNA si basa sull’analisi dei microsatelliti dopo estrazione del DNA dal campione in esame, amplificazione delle sequenze di DNA relative ai microsatelliti (tramite PCR) ed elettroforesi. La storia della nostra “indagine” Antefatto Gianni, un ragazzo di quindici anni, vince una gara di bicicletta e tornando a casa si imbatte in un gruppo di teppisti che vogliono rubargli il trofeo e la bici. Dopo una colluttazione conclusasi con il furto del trofeo al vincitore e la fuga dei teppisti, arriva il vigile di quartiere che soccorre il malcapitato e lo riaccompagna a casa. I genitori decidono di denunciare il fatto alla polizia e dopo accurate ricerche vengono rintracciati alcuni ragazzi, presenti durante la gara e rientrati a casa con evidenti e sospette ferite. Anche la bicicletta di Gianni è macchiata di sangue, così come i suoi vestiti. La polizia scientifica inizia l’analisi del materiale biologico e decide di identificare il colpevole, facendo il profilo del DNA. I campioni utilizzati Schema dell’esperimento Il campione di materiale biologico di Gianni è indicato con V= vittima Il campione prelevato sulla scena del crimine è il sangue ritrovato sulla bicicletta ed è indicato con la lettera SC I campioni prelevati dai sospettati sono indicati con: S1, S2, S3 Dai campioni viene estratto il DNA, viene poi applicata la tecnica della PCR, utilizzando coppie di primer specifiche per i tre diversi microsatelliti; successivamente si effettua l’elettroforesi e si analizzano i risultati. Ci siamo impegnati molto… …e siamo soddisfatti del nostro lavoro… I risultati M pe arc so at m ore ol d ec i ol ar vi e tti m a D su NA lla p sc rele e v 1° na ato so sp et ta 2° t so o sp et ta to 3° so sp et ta to Per capire… Micr.1 Micr.2 Micr.3 Come si interpretano i risultati La foto del gel va osservata attentamente per stabilire quale indiziato ha lo stesso profilo del DNA di quello prelevato dalla scena del crimine. Per avere la certezza è necessario che le bande dell’indiziato coincidano tutte perfettamente con quelle del campione trovato, ossia presentino lo stesso profilo di DNA. Nel nostro caso questo accade per l’indiziato 2. Attenzione: in genetica, una rondine non fa primavera, ma neanche due! In altri termini, per poter fare il profilo di un individuo ed ottenere risultati attendibili, bisogna analizzare secondo l’FBI almeno 13 microsatelliti. Nel nostro esperimento, abbiamo analizzato 3 microsatelliti e non 13, per motivi di tempo, di spazio e di costi. Qualche ringraziamento Questa esperienza è stata possibile grazie all’aiuto e alla competenza di tutto il gruppo di lavoro di “Sperimenta il Biolab” dell’Università degli Studi di Milano, e, in particolare, della professoressa Cinzia Grazioli che tutti gli studenti della 2 C ringraziano per la disponibilità e gentilezza.