...

Michelàngelo - Tecnologia e disegno

by user

on
Category: Documents
27

views

Report

Comments

Transcript

Michelàngelo - Tecnologia e disegno
Michelàngelo
Buonarroti
Nasce a Caprese (Arezzo) il 6 marzo 1475 uno dei più grandi
scultori, pittori, architetti e poeti di tutti i tempi,
Michelangniolo Buonarroti, comunemente chiamato
Michelangelo, definito "il divino" per la bellezza dei suoi
capolavori.
• Già all’età di 6 anni ha inizio la sua passione per la scultura
e a 10 anni non fa altro che abbozzare disegni dei grandi
dell’arte. Infatti, abbandona ben presto il suo paese natale
e si reca a Firenze dove, essendosi fatto notare per una
naturale predisposizione al disegno, entra nello studio del
Ghirlandaio
• A 15 anni abbandona il maestro ed entra a far parte della
corte di Lorenzo de’ Medici, uno dei più grandi mecenati,
che lo accoglie come un figlio e gli commissiona opere e
scultore per il giardino di San Marco.
In questo periodo eseguì la sua prima
opera, la Madonna della Scala, che
esprimeva l'archetipo della donna
creatrice della vita e insieme custode
della morte che saranno alla base degli
aspetti più drammatici della poetica
michelangiolesca.
La Madonna
massiccia, perfetta
Tiene in braccio il
Bambino
Il bambino è
inglobato nel corpo
della Madonna in
una torsione
incredibile, ciò
sottolinea lo studio
da parte
dell’artista. E’ in
bassissimo rilievo.
MADONNA DELLA SCALA
1490/92 - marmo - 55,5 x 40 cm - Casa
Buonarroti, Firenze
Questo è il primo lavoro di Michelangelo
L'opera immediatamente successiva fu La battaglia dei
Centauri (1492), conservata oggi nella casa Buonarroti; essa
esprime una nuova fantasia poetica e un maggiore distacco
tra passato e presente.
Si prefigura uno dei motivi
dominanti dell’arte di M. : la
figura maschile nuda in
movimento
Ogni massa plastica emerge dal
blocco come sospinta da
un’energia interna
Intreccio di corpi tesi secondo
direzioni contrastanti
inedita forza espressività
La materia che non è soggetta a
forze attive resta scabra
soluzione di grande audacia
BATTAGLIA
1492 circa - marmo - 84,5 x 90,5 cm - Casa Buonarroti, Firenze
La battaglia è la seconda opera di Michelangelo. È stata intagliata in
marmo bianco di Carrara per Lorenzo de' Medici e lasciata non finita
alla sua morte. Identificata come la battaglia dei Centauri o la
battaglia di Ercole.
Lorenzo
il Magnifico
Lorenzo
il Magnifico
• L'8 aprile 1492 morì Lorenzo il Magnifico e
Michelangelo abbandonò la corte medicea e
ritornò alla casa paterna dedicandosi ad altri lavori
per farsi conoscere e apprezzare pubblicamente.
 Nel contempo, le accanite profezie del Savonarola
infieriscono su Firenze, mettendola in un grande stato di
subbuglio. Michelangelo trova rifugio nell’ospedale di S.
Spirito ed è proprio qui, nell’obitorio, che segretamente
seziona cadaveri ed esamina minuziosamente dettagli che
imprimerà nella mente e che contribuiranno a quella
finezza, perfezione e rigore del dettaglio delle sue sculture.
 Morto Lorenzo de’ Medici nel 1492, Michelangelo si
trasferisce prima a Firenze, poi a Bologna e in seguito a
Venezia, disegnando, dipingendo e modellando molteplici
opere, alcune delle quali andate disperse.
 Alla morte di Lorenzo, Michelangelo tornò nella
casapaterna e scolpì il “Crocefisso di Ligneo”.
 Come ringraziamento dell'ospitalità il giovane
artista scolpì il crocifisso di ligneo, che oggi è
disposto nella collocazione originaria nella
sagrestia di Santo Spirito dopo essere stato
esposto per un secolo circa nel museo di Casa
Buonarroti
CROCIFISSO
1492 - legno policromo - 142
x 135 cm - Santo Spirito,
Firenze
Il senso la testa ed i piedi
sono disposti in
contrapposizione
suggerendo una ricerca di
armonia classica. La
modellistica estremamente
morbida di Cristo, la sua
espressione facciale tenera
e la struttura anatomica
complessa non hanno
somiglianza in altre opere di
Michelangelo ed alcuni critici
hanno dubbi sulla sua
attribuzione.
 Chiamato a Roma nel 1496, per il suo talento
classico, a solo 21 anni scolpisce Bacco e la
famosissima Pietà di San Pietro, unica opera che
firmerà. Riconosciuto ormai come un grande
artista, torna a Firenze dove è accolto con grandi
onori e festeggiamenti.
Il 25 giugno 1496 Michelangelo si recò a Roma dove gli furono
commissionate dal banchiere Jacopo Galli due opere: il Bacco del
Bargello e un altro Cupido Apollo, andato perduto.
Unisce ”la sveltezza della
gioventù del maschio e la
carnosità e tondezza della
femmina
In questo periodo
ha già lasciato
Firenze ma vi
ritorna alla fine del
‘95 affascinato
dalla predicazione
profetica del
Savonarola
predicazione che lo
sollecita a
porsi,come artista,
il problema del
valore etico e non
solo estetico della
sua opera
 Il 27 agosto 1498 ricevette dal cardinale Jean Bilhères
l'incarico di realizzare la Pietà, scultura destinata a
ornare la cappella dei re di Francia nella chiesa di
Santa Petronilla presso San Pietro.
 Questi lavori lo impegnarono per quasi cinque anni,
durante i quali Michelangelo lasciò Roma solo per
recarsi a Carrara a scegliere i marmi. Il soggiorno
romano rinnovò in modo diretto il colloquio di
Michelangelo con il mondo antico.
 Egli cercò di dare un'interpretazione colta dell'antico,
come se fosse una dimostrazione tecnica da esibire al
pubblico romano che in quel periodo era attratto dal
fascino degli scavi archeologici.
 Proprio con la Pietà raggiunge il vertice della sua arte,
nella quale l'ideale naturalistico rinascimentale si
fonde con la più astratta ricerca formale
La pietà non narra il dolore della madre, non mostra lo strazio
del corpo martoriato di Cristo: l'una e l'altro, la vita e la
morte, riuniti insieme, raggiungendo la “perfezione” divina. Si
spiega così la forma piramidale che, dalla larghezza della
base salendo a spirale, conduce al vertice, quindi all'unità,
nella testa della Vergine.
La Vergine ha il capo abbassato e
non volge gli occhi al pubblico;essa
sorregge il figlio con la mano destra
sotto il braccio di lui lasciato andare
La scultura è alta 174 cm, larga 195
cm e profonda 69 cm
Il dinamismo e la morbidezza delle
linee, la resa plastica delle forme
corporee e delle pieghe di tessuti
Nelle mani di Gesù sono
perfettamente visibili i buchi della
croce
Le pieghe sovrabbondanti della veste, hanno
lo scopo di far risaltare maggiormente, per
contrasto, la bellezza, la ricercatezza
alessandrina del corpo nudo, e di dare un
senso avvolgente a tutta la composizione
 Una delle cose che maggiormente sorprende nella
scultura è l'aspetto estremamente giovanile che
l'artista volle dare al volto della Vergine Maria;
questa scelta, vivamente criticata dai
contemporanei, trova giustificazione nel carattere
astratto della composizione.
Nelle intenzioni dello scultore, la Madonna
rappresenta probabilmente l'intera umanità e come
tale, usando le parole della "Divina Commedia" di
Dante, ella è "Vergine Madre, figlia di tuo figlio".
 Dalla figura del Cristo sono assenti i segni della
Passione, Michelangelo, infatti, non persegue la
rappresentazione oggettiva della morte ma
manifesta la propria visione religiosa nel volto
abbandonato e tuttavia sereno del Figlio a
testimonianza della comunione fra uomo e Dio
sancita con il sacrificio del Salvatore.
Si racconta che Michelangelo, non solito a firmare
le proprie opere, dopo aver casualmente sentito
alcuni visitatori lombardi dire che la Pietà era
opera di Gobbo di Milano, sia entrato la notte
stessa nella Basilica di San Pietro, ed abbia inciso
sull'opera la scritta: "Angelus Bonarotus
Florentinus Faciebat".
Bonarotus
Florentinus
Faciebat".
Buonarroti
Il Fiorentino
Faceva/Creava
Si racconta che Michelangelo, non solito a firmare le
proprie opere, dopo aver casualmente sentito alcuni
visitatori lombardi dire che la Pietà era opera di Gobbo di
Milano,
sia entrato la notte stessa nella Basilica di San
Pietro, ed abbia inciso sull'opera la scritta: "Angelus
Bonarotus Florentinus Faciebat".
PIETA'
1499 - marmo - altezza 174
cm, con la base 195 cm Basilica di San Pietro,
Vaticano
Esegue alcune statue per il cardinale Francesco Piccolomini e il
gigantesco Davide per la Signoria (1501-4). In questo periodo
segue il Tondo della Madonna col bambino (1503-5) e lo
stupendo Tondo Doni (1504) con la Sacra Famiglia.
Il David di Michelangelo  Nell'autunno del 1504 i fiorentini assistettero a un evento
eccezionale: dopo quattro giorni di viaggio per le vie della
città, trasportato con le attenzioni destinate solo ai grandi
eventi, all'interno di una gabbia di legno che scorreva su
travi unte di grasso, arrivava finalmente a destinazione, in
Piazza della Signoria, quello che fu immediatamente
celebrato come uno dei massimi capolavori del
Rinascimento: il David di Michelangelo.
• Le cronache ci riferiscono l'immenso stupore e la
meraviglia che il popolo fiorentino manifestò, al
momento in cui la statua venne scoperta. 'Tolse il
grido alle statue antiche e moderne', scrive il
Vasari, autore di una celebre biografia dell'artista,
perché mai s'era vista né a Firenze né altrove
un'opera tanto superba, nella sua manifesta
espressione di consapevole potenza. I fiorentini,
che lo battezzarono da subito il "gigante" di
Michelangelo, lo considerarono la più esplicita
rappresentazione dello spirito della Nuova
Repubblica, che nel 1494 aveva cacciato i Medici
da Firenze.
 Ai tempi in cui realizzò il David, Michelangelo non
aveva nemmeno trent'anni, ma aveva già eseguito
opere di grandissimo valore, come il Tondo Doni, che
oggi è conservato agli Uffizi. E il successo del David fu
tale che egli fu richiamato a Roma addirittura dal
Papa, Giulio II, per il quale avrebbe in seguito eseguito
la famosissima Cappella Sistina.
 La Firenze in cui nasce Michelangelo è già la città
d'arte e commerci che conosciamo come centro
propulsore di quel movimento di rinascita culturale
che è appunto chiamato Rinascimento. Aveva
conosciuto artisti come Giotto, Masaccio, Donatello,
ma è soprattutto in Michelangelo, oltre che
naturalmente in Leonardo, che Firenze individua quel
genio ineguagliabile adatto a rappresentare al meglio
il suo indiscusso primato culturale
Michelangelo impiega tre anni a completare il David. Quest'opera
grandiosa lo confermerà il più grande scultore di Firenze e non solo
 Quello che i fiorentini si trovano davanti, quel giorno del 1504, è un
capolavoro che non teme paragoni. È un gigante di quasi quattro metri
e mezzo d'altezza, ed è il primo nudo di grandi dimensioni scolpito
dopo l'epoca antica, dal momento che nessuno ha più voluto
confrontarsi con i capolavori greci o romani. Ma, sebbene ricordi i
modelli antichi, il David è arditamente anticlassico. La sua posa, pur
esprimendo un perfetto equilibrio, allude al movimento, con il tallone
sinistro sollevato dal suolo. E l'atteggiamento è energico, spavaldo e,
soprattutto, dotato di vita interiore come nessuna altra corrispondente
statua classica. Sotto l'apparente equilibrio, il David reprime
un'energia e una tensione fortissime.
 Michelangelo ha poi una trovata geniale: non ci mostra il David dopo aver
sconfitto Golia, trionfante sulla testa mozzata del colosso, secondo
l'iconografia tipica, ma in un momento imprecisato, forse
immediatamente successivo alla vittoria.
 A Michelangelo, infatti, non interessa raffigurare l'azione, ma la possibilità
di compierla e preferisce mostrare la forza del David in potenza, più che
nell'evidenza della narrazione storica. Una forza che si esprime
nell'eccezionale vitalità dello sguardo di sfida, sotto le sopracciglia
aggrottate, e nella tensione muscolare, rappresentata in una minuziosa
resa dei particolari anatomici. E tanta è l'attenzione alla descrizione
scrupolosa dell'anatomia che Michelangelo interviene sulla statua anche
dopo che la figura è collocata al suo posto, per valorizzare gli effetti
plastici alla luce del giorno.
 Michelangelo adotta, inoltre, un ingegnoso espediente,
quello di conferire autorevolezza al personaggio
attraverso una voluta sproporzione di alcune sue parti: le
mani, nodose e di straordinaria bellezza, e il volto che,
insieme al collo, è grande più della metà del busto. Ed è
proprio nelle mani e nel volto che più si esprimono le
virtù dell'uomo universale, vale a dire la forza fisica e la
ragione dell'intelletto. L'intera opera rappresenta, in
questo senso, una perfetta sintesi del Rinascimento
fiorentino.
Michelangelo rompe il senso tradizionale di rappresentare
David. Non lo presenta come il vincitore, la testa del gigante ai
suoi piedi e la spada da potente nella sua mano, ma ritrae la
gioventù nella fase immediatamente prima della battaglia. Il lato
destro della statua è regolare, mentre la sinistra, dal piede ai
capelli tutto è apertamente attivo e dinamico
DAVID
1504 - marmo - altezza 434 cm Galleria dell'Accademia, Firenze
 Esposto nella Piazza più importante della città, e
davanti alla sede dei suoi governi, il David di
Michelangelo ha rischiato più volte di essere
gravemente danneggiato. Nel 1872, infine, si decise
di spostarlo nella Galleria dell'Accademia, in una
sala appositamente progettata dove tuttora lo si può
visitare, mentre solo nel 1910 si provvide a collocare
una copia nella sede originaria di Piazza della
Signoria.
MADONNA (TONDO PITTI)
1504/05 - marmo - 85,8 x 82 cm - Museo Nazionale del
Bargello, Firenze
In questo tondo Michelangelo ha disposto, vicino al
Madonna, un bambino di cui la posa ricorda quella dei genii
funerei antichi. Così l'effetto generale, malgrado
l'atteggiamento apparentemente felice del bambino, è
profondamente serio e la Madonna ha una forza quasi
profetica, a causa del suo formato, che scoppia fuori dalla
struttura del rilievo.
• Prima di andare a Roma, chiamato dal nuovo
Papa Giulio II, Michelangelo dipinge il
famoso "Tondo Doni" nel quale l'elaborata
cornice è parte integrante e chiave di lettura
della tavola
• Nel 1520 Michelangelo inizia gli studi per la realizzazione
delle Tombe Medicee a Firenze nella Sacrestia Nuova di
San Lorenzo cominciandone la realizzazione l'anno
successivo.
Coinvolto nelle vicende storiche che oppongono Firenze,
erettasi in Repubblica, ed il Papato, Michelangelo trascura
l'arte per studiare le difese della sua città.
Solo nel 1430 lo scultore riprende il lavoro alle Tombe
Medicee.
Richiamato a Roma per completare la tomba di Giulio II,
Michelangelo scolpisce una delle sue più belle e nobili
opere:
• il Mosè collocato in San Pietro in Vincoli: nel 1545.
Avendogli Papa Giulio II affidato l’incarico di
erigergli un monumento funebre si reca a Carrara
per scegliere dei marmi pregiati; ma il papa cambia
idea e il tutto sfocia nel nulla (infatti è solo 30 anni
dopo che ultimerà l’opera); così, privo di denaro,
torna a Firenze. Viene poi richiamato a Roma dove
realizza la sua più celebre opera: gli affreschi della
Cappella Sistina che lo occuperanno per più di un
decennio. Morto Giulio II, Michelangelo, ormai
sessantenne, riprende la costruzione del mausoleo
non portata a termine in precedenza.
Dipinse il “Giudizio Universale” sulla parete
dell’altare nella Cappella Sistina. Negli ultimi 20
anni gli interessi di Michelangelo si spostarono
sull’attività architettonica. Progettò la
sistemazione della piazza del Campidoglio e altre
cose di non molta importanza.
La figura del Cristo è il fulcro di questa grande
rappresentazione e imprime un moto rotativo alle oltre
quattrocento figure che compongono l’affresco.
Intorno al Cristo si assiepano gli
Eletti, lentamente disponendosi in
circolo, in attesa.
Cristo Giudice è raffigurato in atto di alzarsi dal suo
trono di nubi, il volto sereno e imperscrutabile
dell’Onniscente, le braccia alzate come a chiedere
l’attenzione e contemporaneamente a placare
l’agitazione circostante
Accanto al Cristo la Vergine volge il capo in un moto di compassione, il
corpo avvitato in un movimento che si contrappone a quello del Figlio,
quasi a sottolineare la diversità del ruolo; essa ormai non può più
intercedere e attende trepidante l’esito del giudizio.
Il loro atteggiamento non esprime felicità o sollievo, come ci
si potrebbe aspettare, ma piuttosto ansia e preoccupazione:
il momento rappresentato è infatti, contrariamente ad ogni
tradizione, quello immediatamente precedente l’annuncio del
verdetto.
Particolare della Creazione di Adamo
Particolare della volta della Cappella Sistina Creazione degli Astri
Finita l'opera, a quasi settantacinque anni e
sebbene indebolito, il grande maestro si
dedica con maggior impulso all'attività di
architetto (Palazzo Farnese, fortificazione del
Borgo, piazze ed edifici del Campidoglio)
tanto che il Papa lo nomina architetto di S.
Pietro e gli commissiona la Cupola della
chiesa, la porta Pia, la chiesa di S. Giovanni, e
anche quella di S. Maria degli Angeli.
Sono opere degli ultimi anni , la "Pietà, la
"Pietà di Palestrina", la "Deposizione" e la
"Pietà Rondanini" abbozzo forte e
commovente a cui Michelangelo ha lavorato
fino a pochi giorni dalla morte.
Alla scomparsa di Michelangelo Buonarroti, i
lavori, per la costruzione della Basilica di San
Pietro erano praticamente conclusi tranne
che per la volta della cupola progettata
interamente dal maestro.
• Pietà (Firenze, Duomo, 1547-55): negli ultimi anni della sua vita, dal
1545 circa fino alla morte, Michelangelo sempre più immerso
nell’amorosa contemplazione della morte del Redentore, lavorò a
tre gruppi della Pietà. La prima in ordine di tempo è quella del
Duomo di Firenze, composta ancora secondo il tradizionale schema
piramidale, ma con una ben diversa strutturazione del gruppo, tutto
animato da un complicato intreccio di moti contrapposti. Eppure il
gruppo è raccolto in una pacificata armonia di dolente tenerezza. Il
volto di Nicodemo rappresenta probabilmente un autoritratto dello
scultore, così che è Michelangelo stesso che sostiene e contempla
l’abbraccio di Maria al Figlio morto.
Schema piramidale, ma con una ben diversa strutturazione
del gruppo, tutto animato da un complicato intreccio di moti
contrapposti.
Il volto di Nicodemo rappresenta probabilmente un
autoritratto dello scultore, così che è Michelangelo
stesso che sostiene e contempla l’abbraccio di
Maria al Figlio morto.
Secondo Vasari, il desiderio dell'artista era di
essere sepolto in Santa Maria Maggiore a Roma, ai
piedi della Pietà su cui aveva lavorato fra il 1547 e il
1553; ciò era prima che la fracassasse nel 1555,
perché un piedino si era rotto e perché il blocco di
marmo era difettoso.
• Pietà di Palestrina (Firenze, Galleria dell’Accademia, 1555
circa): rappresenta il patetismo michelangiolesco portato
ad un punto estremo, quasi una forzatura scenografica.
L’enorme corpo inerte di Cristo crolla in avanti e slitta
ineluttabilmente verso terra, mentre la Madre lo stringe
disperatamente a sé e la Maddalena, piegata nello sforzo
di sostenere il cadavere, si volge a chi guarda quasi a
chiedere aiuto.
PIETA' PALESTRINA
marmo - altezza 253 cm - Galleria dell'Accademia,
Firenze
Questa Pietà è stata attribuita per la prima volta a
Michelangelo nel 1756 senza alcuna prova certa.
Se fosse suo, dovrebbe essere disposto fra le due
ultime Pietà
• Un'opera di Michelangelo accertata nella chiesa
Santa Maria Maggiore di Miglionico. Da circa un
mese, ormai, è certo che "La deposizione di Gesù
Cristo" appesa alle pareti del luogo sacro
miglionichese fu creata da Michelangelo
Buonarroti.
• Come s'è scoperto dell'identità dell'autore della "deposizione"
custodita a Miglionico? Le tracce della maestria di Michelangelo
sono individuabili in diversi tratti dell'opera.
Innanzitutto, è stato appurato che il pittore ha utilizzato la figura di
Giuseppe d'Arimatea, per immortalarsi nella sua esecuzione.
Sotto la figura di Giuseppe, quindi del Buorarroti medesimo, è stata
pure individuata la firma sull'opera; celata fra un martello e una
calza rossa del personaggio biblico. Caratteristiche fondamentali del
dipinto sono anche altre.
Per esempio, il particolare tocco con il quale fu
disegnata la muscolatura dei personaggi
(visibilissima nelle "fattezze" di Simone da Cirene).
Ancora, la "speciale" tridimensionalità dell'opera,
nata dalle pennellate del celebre artista.
Questa suggestione è resa in special modo, invece,
dalle tre scale poggiate alle tre croci.
Di notte, per vincere la solitudine
dell’anima dovuta sia alla morte della
sua grande amica Vittoria Colonna sia al
tormento personale inerente a questioni
di fede scolpisce la Pietà Rondanini
(1552-64). Il grande maestro, il
protagonista per eccellenza dell’arte
rinascimentale si spegne a Roma, il 18
febbraio 1564, all'età di 89 anni.
 Pittore, architetto, letterato, Michelangelo si
considerava più di tutto scultore: ed è proprio
nell'azione dello scultore che colpisce il marmo
con lo scalpello, nello sforzo di far uscire dalla
materia l'idea primaria, il concetto universale, che
si riconosce il suo ineguagliabile genio e la ragione
per cui, come dice il Vasari, la sua fama vivrà
sempre gloriosissima, al dispetto della morte.
Fly UP