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dott.ssa Gina Simoni, assistente sociale, Comune di Bologna

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dott.ssa Gina Simoni, assistente sociale, Comune di Bologna
Le Linee di Indirizzo regionali
per l'accoglienza e la cura dei minori
vittime di
maltrattamento e abuso
come potenziale
per Servizi e Istituzioni
Gina Simoni - Assistente Sociale - Comune di Bologna
PERCHE' POTENZIALE?
Perché la quotidianità dei Servizi socio-sanitari
rischia di essere sempre più improntata all'azione
ed alla gestione dell'
EMERGENZA
più che al Pensiero, alla Formazione continua,
all'approfondimento teorico ed operativo che le
Linee di Indirizzo, invece, richiedono.
Potenziale perché il lavoro con Famiglie e Minori
richiede un'alta
INTEGRAZIONE
tra Servizi, Enti ed Istituzioni, mentre assistiamo
ad un rischio di
INDEBOLIMENTO DEI CANALI DI
COMUNICAZIONE
per la moltiplicazione delle forme di gestione dei
Servizi, la complessificazione degli assetti
interni, la continua riorganizzazione dei Servizi
finalizzata a meglio rispondere ai bisogni in
rapido mutamento, il generalizzato calo delle
risorse, in particolare di personale.
Potenziale perché l'elevata
INTEGRAZIONE
necessaria al lavoro su Maltrattamento e Abuso
richiede a tutti gli attori...
...tempo, energie, fatica, capacità di rivedere le
proprie posizioni e competenze rispetto agli altri
interlocutori e rispetto ai mutamenti sociorelazionali in atto.
Il lavoro del gruppo che ha portato alle
Linee di indirizzo
è stato un “IMPEGNATIVO”
LABORATORIO DI INTEGRAZIONE.
(sforzo verso la “SOSTANZA”)
Potenziale perché abuso e maltrattamento, per
essere
“VISTI”
richiedono, invece, assetti organizzativi interni e
raccordi tra Servizi ed Istituzioni che
consentano
TEMPI E “SPAZI”
dedicati
per potersi soffermare a “guardare”, ad
”ascoltare” il disagio dei minori, individuando le
prassi e gli interventi più tutelanti.
Potenziale perché il rischio dei
“BATTITORI LIBERI”
anche se “super competenti”, in questo delicato
ambito, è molto elevato ed espone i minori ad
una ulteriore
VITTIMIZZAZIONE
esito di mancate ricomposizioni culturali,
professionali ed operative.
PERCHE' RISORSA?
Perché le Linee di indirizzo erano
ATTESE
viste le molte criticità, i dubbi operativi, le
frammentazioni che incontriamo ogni giorno in
queste situazioni in cui ogni scelta
ha conseguenze su
DELICATI EQUILIBRI FAMILIARI.
Risorsa perché le Linee di indirizzo
offrono l'opportunità a ciascun Operatore, a
ciascun Servizio, a ciascun Ente, a ciascuna
Istituzione, a ciascun Dirigente o Amministratore
di ripensare
a come sta “operando” in questo complesso
ambito,
riponendo al CENTRO
i “fragili diritti”
dei minori vittime di violenza e delle loro famiglie.
Risorsa perché le Linee di indirizzo ripongono
le basi culturali ed organizzative affinché tutte
le
FASI DEL PROCESSO METODOLOGICO
si svolgano con il
MASSIMO LIVELLO DI INTEGRAZIONE
tra professionisti, tra Servizi e tra questi ultimi e
le varie Agenzie/Istituzioni preposte alla Tutela
minorile, trattandosi di un fenomeno
GRAVE, MULTIFORME E SOMMERSO.
Risorsa perché le Linee di indirizzo tentano di raccogliere
la ”SFIDA” della
QUALITA' DEGLI INTERVENTI
SUI MINORI VITTIME DI MALTRATTAMENTO E ABUSO,
NONOSTANTE LA DIFFICILE FASE STORICA IN
CUI SI COLLOCANO, EVIDENZIANDO QUANTO
INCIDANO
ASSETTI ORGANIZZATIVI IDONEI
E QUANTO SIA CRUCIALE IL
BENESSERE LAVORATIVO
DEGLI OPERATORI COINVOLTI.
Risorsa perché le Linee di indirizzo
evidenziano, nell'area minori, i rischi ormai
palesi di
AUTOREFERENZIALITA'



ISOLAMENTO PROFESSIONALE
ESAURIMENTO PROFESSIONALE

ELEVATO TURNOVER
Dedicando molta attenzione al tema della
FORMAZIONE CONTINUA INTEGRATA, e
della SUPERVISIONE .
Risorsa perchè le Linee di indirizzo accolgono, come
suggerito dall'Organizzazione mondiale della sanità
(OMS, o World Health Organization, WHO - agenzia specializzata dell'ONU per la
salute),
l'adozione di una
PROSPETTIVA
E C O L O G I C A
ISPIRATA AL MODELLO DI BRONFENBRENNER
(1986, 2010; Malacrea , 2010)
RIBADENDO CHE MALTRATTAMENTO E ABUSO
SONO IL RISULTATO DI UNA COMPLESSA
INTERAZIONE DI FATTORI
...CHE RICHIEDE DI
COGLIERE SEGNALI
PRECOCI DI DISAGIO da
parte di

INDIVIDUALI

RELAZIONALI

SO CIALI

CULTURALI
Servizi educativi –
scolastici

AMBIENTALI
Servizi socio-sanitari
Figure di riferimento dei
minori negli ambiti di
vita ordinari
Nella consapevolezza, ribadita nelle Linee di indirizzo,
che molto debba ancora essere fatto sul piano
culturale e della
SENSIBILIZZAZIONE
al fenomeno del maltrattamento/abuso, da parte delle
diverse agenzie formative e da parte dei
MASS MEDIA
“per passare da un'impronta sensazionalistica a forte
impatto emotivo negativo, soprattutto verso i Servizi,
ad una
INFORMAZIONE CULTURALE
a
VALENZA PIU' EDUCATIVA E PREVENTIVA
”
LE Linee di indirizzo CONFERMANO
L'OPPORTUNITA' DELL'ADOZIONE DI UN
SISTEMA DI CURA
PIUTTOSTO CHE DI SINGOLI E FRAMMENTATI
INTERVENTI DI CURA
A CHI LA “REGIA” DELLA COMPLESSA
RETE DEI SERVIZI COINVOLTI?
Le Linee di indirizzo, in diversi punti dell'approfondimento
metodologico e nelle raccomandazioni, affermano che
UNA REGIA È NECESSARIA
e che va
“auspicabilmente individuata nel
SERVIZIO SOCIALE
in quanto incaricato dall'Ente locale della funzione di tutela
minorile secondo la normativa vigente
(v. gli art. 4 e 17 della Legge regionale 14/2008 Norme in materia di politiche per le giovani generazioni)”
Art. 4
Funzioni del Comune
1. I Comuni, in forma singola o associata, in quanto espressione della comunità come insieme di soggetti individuali e collettivi che la compongono, all'interno della
programmazione del piano distrettuale per la salute e il benessere sociale di cui all'articolo 29 della legge regionale 12 maggio 2003, n. 2 (Norme per la promozione della
cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), svolgono le funzioni di lettura dei bisogni, di pianificazione, programmazione ed
erogazione diretta o indiretta dei servizi e degli interventi, nonché di valutazione qualitativa e quantitativa dei risultati.
2. Il Comune è titolare, in via esclusiva, delle funzioni in
materia di tutela dei minori, fatte salve le competenze
dell'autorità giudiziaria. Esso:
a) prevede interventi specifici per l'infanzia, l'adolescenza, il
sostegno alla genitorialità e per i neo maggiorenni;
b) esercita le funzioni di gestione, autorizzazione e vigilanza
dei servizi socio-educativi a favore di bambini, adolescenti
e neo maggiorenni, secondo quanto previsto dalla legge
regionale n. 2 del 2003 e dai relativi provvedimenti attuativi;
c) assicura la necessaria collaborazione con le autorità
giudiziarie competenti;
d) valorizza il protagonismo delle aggregazioni familiari e
sociali, quale condizione per l'incremento di una cultura
accogliente e solidale.
3. I comuni, in forma singola o associata, promuovono progetti nell'ambito delle politiche giovanili, favoriscono la creazione di luoghi d'incontro, centri di aggregazione ed
esperienze di associazionismo e sviluppano azioni concrete e condizioni volte a favorire la transizione al mondo del lavoro.
4. I comuni favoriscono, inoltre, la partecipazione attiva e il dialogo strutturato e costante con i giovani e le loro rappresentanze, al fine della condivisione delle politiche, anche
attraverso forum, consigli comunali aperti, forme innovative di consultazione e partecipazione.
Art. 17
Servizio sociale professionale ed équipe territoriali
1. I Comuni, singoli o associati, tramite i servizi sociali,
anche avvalendosi per quanto di competenza delle
AUSL e delle aziende ospedaliere, esercitano le funzioni
di tutela dei minori di cui all'articolo 15, comma 5, lettera a)
della legge regionale n. 2 del 2003, e di promozione, anche
ai sensi della Convenzione ONU di cui alla legge n. 176 del
1991.
2. Indipendentemente dalla tipologia organizzativa scelta, i servizi sociali prevedono l'assistente sociale come figura professionale specificamente dedicata, con continuità e
prevalenza, alla tutela dell'infanzia e dell'adolescenza.
3. Il servizio sociale opera secondo la metodologia del lavoro
di équipe, che consente l'integrazione delle professioni
sociali, educative e sanitarie: assistente sociale,
educatore, psicologo, neuropsichiatra ed altre figure
richieste dal caso. Il servizio sociale opera a favore di
bambini e adolescenti anche attraverso il sostegno a
famiglie, gruppi, reti sociali.
Ogni servizio sociale individua il responsabile di ciascun caso in una delle figure professionali componenti l'équipe.
4. La Regione incentiva, tramite le province, l'associazionismo degli enti locali per assicurare, altresì, efficaci e tempestivi interventi, anche notturni e festivi, per l'emergenza.
5. Fatti salvi gli obblighi di segnalazione e di denuncia previsti dalla legislazione statale, i servizi si fanno carico delle situazioni di pregiudizio o rischio psicofisico e sociale dei
minori perseguendo in modo privilegiato, ove possibile, l'accordo e la collaborazione della famiglia.
6. I servizi territoriali perseguono l'integrazione gestionale e
professionale attraverso la costituzione di équipe
multiprofessionali che garantiscono presa in carico,
progettazione individualizzata e valutazione
dell'esperienza.
7. I soggetti pubblici competenti in materia di minori, anche in accordo tra loro, si avvalgono di un supporto giuridico continuativo, figura esperta sui temi dell'infanzia e
dell'adolescenza, a sostegno degli operatori e delle équipe anche nell'interazione con gli uffici giudiziari. L'esperto giuridico collabora alla promozione d'iniziative di
aggiornamento normativo del personale dei servizi e alla corretta rappresentazione della condizione dei minori e delle loro famiglie, nonché del funzionamento dei servizi,
anche in riferimento alla gestione delle relazioni tra servizi e mass-media. La Regione assicura la formazione, l'aggiornamento periodico in servizio e la supervisione di tali
esperti anche per garantire l'integrazione delle competenze giuridiche con quelle sociali, psicologiche e pedagogiche.
8. La Giunta regionale stabilisce i requisiti qualitativi e
quantitativi delle prestazioni sociali, socio-sanitarie e
sanitarie adeguati alla realizzazione di percorsi
personalizzati ed integrati a favore di tutti i bambini e gli
adolescenti in difficoltà, anche in attuazione dei livelli
essenziali di assistenza e dell'articolo 6 della legge
regionale n. 2 del 2003.
IL VALORE DEI DATI
PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIOSANITARIA
OLTRE ALLA PROBLEMATICA DELLA SOMMERSIONE DEL
FENOMENO DOVUTA ALLA SUA COMPLESSITA',
SUSSISTE UNA DIFFICOLTA' DEI SERVIZI E DELLE
ISTITUZIONI A GARANTIRE UN'ADEGUATA E COSTANTE
“RACCOLTA DATI”
QUANTITATIVA
QUALITATIVA
DI PROCESSO SUGLI ESITI DEI PERCORSI
DI PRESA IN CARICO
PIANIFICARE O IMPROVVISARE?
DIALOGARE PER CREARE LINGUAGGI COMUNI
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