Medicina interna 3 - Corso di Laurea in Infermieristica
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Medicina interna 3 - Corso di Laurea in Infermieristica
Medicina interna 3 Insufficienza respiratoria: definizione Ridotta efficacia del sistema respiratorio nel garantire gli scambi gassosi Conseguenza: non vengono raggiunti normali livelli di PaO2 e PaCO2 Diagnosi di IR non clinica, ma basata sui risultati dell’emogasanalisi Insufficienza respiratoria Tipo I (parziale): ipossiemia (PaO2<60 mmHg) Tipo II (totale): ipossiemia (PaO2<60 mmHg) + ipercapnia (PaCO2>45 mmHg) Ipossiemia: definizione La PaO2 varia con l'età: aumenta dall'infanzia sino all'età adulta, mentre diminuisce progressivamente con l'invecchiamento Nella pratica clinica, si definiscono diagnostici per IR valori di PaO2 < 60 mmHg Ipossiemia: segni clinici • • • • Iperventilazione e dispnea Cianosi Sudorazione Conseguenze funzionali – Circolo sistemico: tachicardia e aumento della pressione arteriosa – Circolo polmonare: vasocostrizione arteriolare, rimodellamento se ipossia cronica – Sistema nervoso centrale: modificazioni del tono dell’umore, riduzione della memoria, cefalea, irritabilità, insonnia Ipercapnia: definizione • La variabilità della PaCO2 nei soggetti normali è limitata • La condizione di ipercapnia è definita da un livello di PaCO2 >45 mmHg CO2 e meccanismi di compenso Polmone intervento rapido CO2 + H2O H2CO3 intervento lento H+ + HCO3 - Rene Equilibrio acido-base VALORI NORMALI VALORI pH = 7.40 pH < 7.30 PaO2= 80 – 100 mmHg PaO2 < 60 mmHg PaCO2 = 40 mmHg PaCO2 > 50 mmHg HCO3- = 24 mEq/L HCO3- I. R . Ipercapnia acuta: segni clinici • • • • • • Esempio: avvelenamento da farmaci che riducono il drive respiratorio Dispnea Cefalea frontale sudorazione, salivazione, secrezione gastrica Tremori grossolani (flapping) e ipertono muscolare Vasodilatazione periferica per livelli ++ di CO2 Progressiva riduzione dello stato di Ipercapnia cronica: segni clinici • Sul piano clinico, i pazienti cronicamente ipercapnici tollerano livelli anche elevati di PaCO2 • Segni e sintomi dell’ipercapnia cronica sono molto meno drammatici che per aumento acuto della PaCO2. • Compenso renale dell’acidosi respiratoria: riassorbimento di HCO3- • Tale compenso è relativamente lento (ore o giorni) Insufficienza respiratoria • IR manifesta: presente anche a riposo • IR latente: EGA normale a riposo IR evidente solo dopo esercizio fisico o durante il sonno Insufficienza respiratoria acuta IR cronica “acute-on-chronic” (riacutizzazioni) Cause di IR acuta • • • • • • • • intossicazioni da barbiturici encefaliti traumi cranici ARDS edema polmonare acuto embolia polmonare massiva polmoniti pneumotorace iperteso Insufficienza respiratoria (IR): cause Le cause di IR sono classificate come: – Intrapolmonari da patologia del parenchima polmonare – Extrapolmonari da efficienza della pompa ventilatoria (patologia del SNC, dei muscoli respiratori, o della parete toracica) IR: fisiopatologia Polmonare Insufficienza ARDS polmonite edema cardiogeno Ventilatoria ridotto drive ridotta efficienza neuromuscolare aumentato carico sul sist. respiratorio Fatica dei muscoli respiratori • Segni clinici di fatica: – Frequenza respiratoria>35/min – Movimenti respiratori paradossi – Sonnolenza o ridotta responsività del pz. IR: fisiopatologia dell’insufficienza ventilatoria • Qualunque sia la causa primitiva di IR, la comparsa di ipercapnia è un importante segno clinico di gravità. • L’ipossiemia ingravescente riduce l’efficienza dei muscoli respiratori • Inoltre, l’aumento di frequenza respiratoria che si accompagna alla fatica dei muscoli respiratori riduce ulteriormente la ventilazione alveolare IR: approccio terapeutico OBIETTIVI DELLA TERAPIA • Migliorare l’ossigenazione • Aumentare la ventilazione alveolare: – Riduzione delle secrezioni e del broncospasmo – Trattamento delle infezioni e controllo della febbre – Riduzione della fatica dei muscoli respiratori: ventilazione non invasiva (NIPPV) – Intubazione e ventilazione meccanica Diabete mellito definizione II diabete mellito è una malattia multisindromica complessa caratterizzata essenzialmente sul piano bioumorale dall'iperglicemia e sul piano clinico da complicanze: metaboliche (coma iperglicemico, iperosmolare, lattacidemico, ipoglicemico, dislipidemia), macrovascolari (cardiopatia ischemica, cerebrovasculopatia, arteriopatia obliterante degli arti inferiori, ateromasia diffusa), microvascolari (nefropatia, retinopatia, neuropatia), infettive apparato tegumentario e scheletrico . L'iperglicemia è di entità variabile ed è dipendente dall'alterazione della secrezione e/o dell'azione periferica dell'insulina Classificazione del DM Diabete mellito di Tipo 1 Causato dalla distruzione delle beta-cellule pancreatiche, spesso su base autoimmune (forma A) o anche idiopatico (forma B), che determina perdita della secrezione di insulina e deficit insulinico assoluto. Gli agenti eziologici che causano i processi autoimmunitari e la distruzione beta cellulare non sono molto noti. Diabete mellito autoimmune non richiedente insulina (NIRAD o LADA) Forma di diabete autoimmune non richiedente, almeno nella fase iniziale, la somministrazione di insulina. Diabete mellito di Tipo 2 II diabete meliito di tipo 2 è causato da una combinazione di fattori genetici e non genetici che determinano insulina-resistenza e insulina-deficienza. I geni responsabili non sono noti. I fattori non genetici comprendono l'età avanzata, elevato apporto calorico, l'aumento di peso, l'obesità centrale, la sedentarietà Altri tipi di diabete mellito Questo è un gruppo eterogeneo che comprende casi di diabete ad eziologia nota o parzialmente, nota. Fra i fattori causali si considerano i difetti genetici noti che riguardano la funzione delle beta cellule pancreatiche o l'azione dell'insulina, le malattie de! pancreas esocrino, le endocrinopatie, le alterazioni pancreatiche indotte dai formaci o da agenti chimici, le malattie e le situazioni accompagnate da elevata incidenza di diabete in assenza di un'eziologia nota. Diabete mellito gestazionale II diabete mellito gestazionale è causato da una resistenza all'insulina con .deficit insulinico relativo in caso di gravidanza. Si verifica soprattutto in donne più anziane ed obese., Classificazione del DM • Diabete mellito tipo 1 • Diabete mellito tipo 2 • Diabete mellito secondario malattie pancreatiche, malattie endocrine, farmaci, anomalie dei recettori dell'insulina, emocromatosi • Diabete mellito gestazionale Diabete mellito tipo 1 patogenesi • • • • • • • Non forte predisposizione genetica Insulto ambientale ( inf. Virali ) Reazione autoimmune ( mimicria o insulite ) Autoanticorpi contro beta cellule Distruzione beta cellule Deficit insulinico Diabete mellito Diabete mellito tipo 2 patogenesi • Marcata predisposizione genetica • Insulino-resistenza dei tessuti periferici • Fattori ambientali ( sovrappeso – obesità ) sintomatologia • • • • • • • Astenia Disturbi visivi Poliuria Polidipsia Prurito Riduzione del peso Facilità alle infezioni • Cefalea • Nausea vomito • Spesso il diabete tipo 2 rimane indiagnosticato fino alla comparsa delle complicanze diagnosi Spesso la diagnosi è casuale nel DM tipo 2 Riscontro di iperglicemia in corso di esami eseguiti per altri motivi • Glicemia • OGTT ( test di tolleranza al glucosio per os ) • glicosuria • Indagini di monitoraggio • HbA1c ( emoglobina glicata ) • Peptide C Glicosuria caduta in disuso per diffusione del dosaggio su sangue capillare della glicemia • • • • A digiuno Post prandiale Random Diuresi delle 24 ore • Soglia renale 180 mg/dl OGTT TEST DI TOLLERANZA AL GLUCOSIO PER OS • ADULTI: 75 gr di glucosio, • Condizioni necessarie con prelievi al tempo 0 e • Soggetti in grado di 120 minuti sottoporsi all'esame • GRAVIDANZA: 100 gr di • Nei 3 gg precedenti dieta glucosio con prelievi ai ed attività fisica libere tempi 0, 60, 120,180 minuti • A digiuno da almeno 10 ore e non più di 16 • Test eseguito al mattino • Non fumare • Rimanere seduti glicemia • PLASMA: prelievo • Valore su sangue venoso capillare é inferiore • GLUCOMETRO: su del 12% rispetto alla determinazione su sangue capillare plasma Emoglobina glicosilata HbA1c L'emoglobina con il glucosio forma un legame stabile in misura proporzionale alla glicemia la glicosilazione riflette la concentrazione media del glucosio a cui l'emoglobina è stata esposta nei 2-3 mesi precedenti HbA1c 5% --> glicemia media 90 mg/dl ogni aumento dell'1% corrisponde un aumento di 30 mg/dl terapia • DIETA • A.D.O. • INSULINA • ESERCIZIO FISICO PASTI esempi di ripartizione • 3 pasti • 6 pasti • 1/5 a colazione • 2/5 a pranzo • 2/5 a cena • • • • • • 2/11 a colazione 1/11 snack 3/11 pranzo 1/11 snack 3/11 cena 1/11 snack Dieta 50% dei diabetici non la segue Raggiungimento peso ideale...... è ideale 50 – 60 % carboidrati 15 -20% di protidi meno del 30% di lipidi (ac grassi monoinsaturi) ricca di fibra Esercizio fisico • Favorisce l'ingresso del gluc. nelle cellule ( quindi riduzione delle glicemia e del fabbisogno insulinico ) • Utile nella prevenzione e trattamento di patologie che spesso si associano al DM ( cardiopatia ischemica, AOCP, obesità ) • Eseguito regolarmente per almeno 30 min / die • Valutazione glicemica ( se < 100 mg/dl -----> rischio ipoglicemia se > 250 mg/dl -----> ulteriore incremento ) INSULINA AZIONE SU MUSCOLO, FEGATO, ADIPE. EFFETTI SU GLUCOSIO > glicolisi glicogenosintesì gluconeogenesi glicogenolisi effetto avverso LIPIDI sintesi glicerolo > sintesi acidi grassi < lipolisi PROTIDI > utilizzo aminoacidi > > protidosintesi < < proteolisi < ipoglicemia Antidiabetici orali obiettivo trattamento Evitare le complicanze acute decesso tardive HbA1c inferiore o uguale a 7% Complicanze acute: coma ketoacidosico, coma iperosmolare, coma lattacidemico, coma ipoglicemico. Sintomi iperglicemici: per es. poliuria, polidipsia tardive: Obiettivo del controllo • Glicemia a digiuno • La strategia terapeutica non può essere uguale 90 – 130 mg/dl per il diabete tipo 1 e tipo 2 pur dovendo puntare • Glicemia postall'identico obiettivo prandiale < 180 mg/dl • HbA1c < o = 7% • HbA1c < 7% • L' Automonitoraggio della glicemia è parte integrante della terapia trattamento terapia intensiva terapia non intensiva • Realizzare e mantenere un • profilo glicemico fisiologico • Soggetti in cui la prevenzione delle complicanze tardive e • quelli in cui è possibile un intervento secondario (complicanze reversibili) • Età pediatrica --> 60 anni, motivato, capace di collaborare, Diabete instabile, • Gravidanza • MULTIDOSI DI INSULINA MICROINFUSORE • Problemi: Aumento delle ipoglicemie gravi (250-300%) quando si punti ad obbiettivi - Prevenzione dei sintomi iperglicemici e delle complicanze acute Spettanza di vita inferiore al tempo necessario per l'evoluzione delle complicanze microvascolari e rischio di ipoglicemia con terapia intensiva in presenza di complicanze vascolari Età >65 anni, soggetti con complicanze irreversibili PENSIERO • INSULINA • • • • GLUCAGONE CORTISOLO ADRENALINA SOMATOTROPO COMPLICAZIONI ACUTE TARDIVE • COMA CHETOACIDOSICO • COMA IPEROSMOLARE • MALATTIA MICROVASCOLARE • COMA LATTACIDEMICO • M. MACROVASCOLARE • COMA IPOGLICEMICO • NEUROPATIA • LESIONI CUTANEE Chetoacidosi deficit di insulina disidratazione acidosi metabolica iperglicemia corpi chetonici alterazione della coscienza mortalità circa 5% Defici insulinico:riduzione oppure omissione delle dosi o aumento del fabbisogno in seguito ad eventi stressanti ( patologie acute ) iperglicemia: 1) ridotta utilizzazione tessutale 2) aumentata produzione epatica di glucosio dagli AA (gliconeogenesi) Disidratazione da diuresi osmotica legata all'iperglicemia Acidosi metabolica (pH < 7,2, HCO3- < 15 mEq/1) Aumento della lipolisi con produzione di corpi chetonici (acetone, acido acetoacetico, acido betaidrossibutirrico) CHETOACIDOSI insorgenza graduale, preceduta per uno o più giorni da poliuria, polidipsia, marcata astenia, nausea, vomito. ( il paziente non si alimenta insulina erroneamente omessa) Disidratazione grave: lingua arida, ascella asciutta, globi oculari molli, cute sollevabile in pliche sottili, vene periferiche collassate, ipotensione arteriosa alito: classico odore di acetone stato mentale obnubilato progredendo fino al coma respiro periodico di Kussmaul esami del sangue: iperglicemia , chetonemia, riduzione del pH, riduzione dei bicarbonati, ipersodiemia, iperazotemia. terapia misure di supporto per shock e/o coma: monitoraggio dei parametri vitali, accesso venoso, eventuale catetere per la misurazione della pressione venosa centrale, cateterismo vescicale con misurazione della diuresi, mantenimento della pervietà delle vie aeree, eventuale sondino nasogastrico per prevenire l'aspirazione di contenuto gastrico nelle vie aeree ( ab ingestis ), variazione del decubito; correzione della causa scatenante reidratazione rapida :mediamente 10% del peso corporeo solitamente circa 1 I/ora soluzione salina allo 0,9% ( Attenzione funzione miocardica compromessa) Insulina: bolo endovenoso di insulina rapida poi infusione continua di 5-10 unità/ora. ( anche IM 5 U/h ) Quando glicemia 250 mg/dl iniziare infondere sol. gluc. 5% (possibile ipoglicemia -----> paziente in coma può passare inavvertitamente dall'iper- all'ipoglicemia) riducendo l'insulina. Infondere potassio: deplezione ed ingresso nella cellula infusione bicarbonato: in caso di grave acidosi (pH < 7.2 ) o shock o coma. Coma iperosmolare ( non chetoacidosico ) pazienti con DM tipo 2 non in trattamento insulinico spesso manifestazione di esordio del DM grave iperglicemia (valori da 600 a 2000 mg/dl), iperosmolalità e disidratazione scarsa secrezione di insulina endogena sufficiente a prevenire la chetoacidosi mortalità fino al 50%. Il trattamento è simile a quello della chetoacidosi Acidosi lattica non esclusivo del diabetico Pz con patologie che tendono a provocare ipossia utilizzo delle biguanidi etilismo Il pz appare subito grave con algie addominali turbe del sensorio iperventilazione glicemia non elevatissima complicazioni tardive Malattia microvascolare: specifica del DM; interessa i piccoli vasi e si manifesta con la retinopatia e la nefropatia: •Retinopatia . alterazione dei capillari della retina. • R. non proliferativa: più benigna, è presente nel 90% dei pazienti dopo 20 anni di malattia e non altera la funzione visiva. •R. proliferativa: caratterizzata da neoangiogenesi con emorragie nel vitreo e distacchi della retina con perdita del visus, fino alla cecità; si sviluppa nel 25% dei diabetici di tipo I dopo 20 anni di malattia. La •Terapia : fotocoagulazione laser efficace nel ridurre la perdita del visus; Nefropatia 1° causa di insufficienza renale terminale dialisi o di trapianto Il 20-30% dei pz. con incidenza proporzionale alla durata del DM. La lesione è caratterizzata da una deposizione di materiale ialino nel mesangio e da ispessimento diffuso della membrana basale del glomerulo. Compare albuminuria, inizialmente di lieve grado (microalbuminuria: 30-300 mg/die) e successivamente, in media 15 anni dopo la diagnosi, di grado maggiore (macroalbuminurìa, oltre 300 mg/die), accompagnata da progressiva riduzione della filtrazione glomerulare. Un'albuminuria superiore a 3-3,5 g/24 ore definisce il quadro della sindrome nefrosica. Il dosaggio della microalbuminuria ha assunto una notevole importanza nella prognosi del DM, poiché un suo aumento è predittivo della comparsa di insufficienza renale terminale. Il trattamento con ACE-inibitori o con bloccanti i recettori dell'angiotensina si è dimostrato molto efficace nel ridurre la microalbuminuria, ritardando e, a volte, evitando la comparsa di insufficienza renale terminale. Pertanto, il dosaggio della microalbuminuria deve essere eseguito annualmente e in caso di valori patologici il trattamento con i farmaci suddetti è fortemente consigliato. Altre lesioni renali, non connesse con la microangiopatia, ma frequenti nel DM, sono l'arteriosclerosi renale, le infezioni delle vie urinarie, la necrosi papillare. La patologia renale comporta ipertensione arteriosa con ulteriore progressione della complicanza Malatta macrovascolare. arteriosclerosi è più frequente e precoce nei pazienti con DM rispetto ai non diabetici. maggiore frequenza di ischemia silente in rapporto alla neuropatia autonomica compromissione dei grossi rami coronarici con interessamento dei rami più distali (microangiopatia) . Neuropatia È una delle maggiori cause di disabilità nel paziente diabetico polineuropatia simmetrica distale: ipoestesia (riduzione della sensibilità), parestesie (sensazioni spontanee abnormi: formicolio, bruciore ecc.) dolori agli arti inferiori. I riflessi osteotendinei sono aboliti; la sensibilità vibratoria è ridotta. La ridotta percezione sensoriale può dar luogo ad alterazioni articolari (artropatia di Charcot) o a ulcere trofìche plantari ( Piede diabetico); La neuropatia simmetrica motoria:(più rara) astenia e atrofia muscolare. Irreversibile neuropatia asimmetrica:colpisce più spesso i nervi cranici, specie il 3°, il 4° e il 6°, con conseguente strabismo e diplopia, o i nervi periferici, con paralisi transitorie della mano o del piede. L'inizio è di solito brusco e la risoluzione graduale, nel corso di alcune settimane; neuropatia autonomica: L'interessamento del sistema nervoso autonomo provoca disturbi a carico dell'apparato digerente (rallentato vuotamente gastrico, stipsi, diarrea specialmente postprandiale e notturna), cardiovascolare (ipotensione ortostatica), urogenitale (disfunzione vescicale, incontinenza, disfunzione erettile, eiaculazione retrograda). Piede diabetico Ulcere cutanee plantari e deformità osteoarticolari talvolta vistose (artropatia di Charcot) sono gli elementi caratteristici del piede diabetico morbilità e disabilità che colpisce il 15% dei diabetici. fattore predisponente è la neuropatia diabetica ridotta percezione del dolore ridotta sensibilità propriocettiva ( alterata distribuzione del carico ) neuropatia motoria ( alterata meccanica della muscolatura ) squilibrio tra flessori ed estensori quindi contratture, posizioni viziate del piede (accentuazione dell'arco plantare, dita a martello e ad artiglio con ulteriore alterazione della statica del piede. neuropatia autonomica alterazioni cutanee (secchezza, fissurazioni) che favoriscono l'impianto dei germi. L'ulcera cutanea ( ulcera neuropatica ) si localizza nella pianta del piede, nelle zone sottoposte al maggior carico Fondo granuleggiante, bordi rilevati e fibrotici Indolente Spesso porta d'ingresso per infezioni osteoarticolari Difficili da trattare (problema principale evitare la pressione ) Prevenzione fondamentale vista la scarsa efficacia del trattamento e la frequenza delle recidive. Lesioni cutanee Facilità alla comparsa e alla ricorrenza della foruncolosi Candidiasi vaginale Balanopostite Dermopata diabetica: papule rossastre sulle regioni anteriori delle gambe che evolvono verso l'atrofia e la pigmentazione. Sdr metabolica fattore di rischio per aterosclerosi coronarica Resistenza all'insulina obesità centrale ( < 102 cm M. 88 cm F) riduzione HDL ( dislipidemia ) ipertensione arteriosa iperuricemia TATTAMENTO: dieta, es. fisico, abitudini di vita, controllo farmacologico di IA – dislipidemia – glicemia, antiaggreganti gotta disordine metabolico il cui risultato è l'accumulo di acido urico La solubilità dell'Ac urico è bassa p. e.: nel plasma quando supera i 7 mg/dl a pH 7.40 e 37° di temperatura tende a precipitare. Così quando diminuisce il pH o la temperatura oppure alcuni fattori non ben conosciuti precipita L'ac. Urico è il metabolita ultimo delle purine ( adenina e guanina ) 70% eleminato per via renale; 30% enterica Iperuricemia precipitazione di cristalli di urato monosodico nei tessuti precipitazione di acido urico nelle urine