Comments
Description
Transcript
Luca 16, 19-31 - Nuova evangelizzazione
Luca 16, 19-31 19 In quel tempo. Gesù disse ai farisei: «Cera un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20 Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23 Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". 25 Ma Abramo rispose: "Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26 Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, ne di lì possono giungere fino a noi". 27 E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli. Li ammonisca se- veramente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". 29 Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". 30 E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"». ( Bibbia Cei : versione 2008 ) LETTURA (= leggere con intelligenza e comprendere con sapienza) Luca 16, 19-31 C`era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell`inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell`acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch`essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi». ( Bibbia Cei : versione 1971 ) Esegesi Il capitolo 16 di Luca è un’unità letteraria costruita attorno al tema dell’uso della ricchezza. Il secondo racconto parabolico ( 16, 19-31 ), è quello del ricco e di Lazzaro. Luca è il solo che riporta questo racconto simbolico che illustra, a modo di esempio, il pericolo della ricchezza e propone un appello alla conversione. La parabola si può dividere in due parte: la prima ( 19-25 ), simile ad un racconto egiziano illustra il rovesciamento dei valori nell’ora della morte e mette in guardia dal pericolo delle ricchezze; la seconda (2731) mostra che per credere non è necessario un miracolo, ma basta la Scrittura. AI FARISEI (19 ) I farisei in genere sono presentati come ricchi, per la loro pretesa di essere fedeli alla legge. Qui Luca denunzia il loro amore al denaro, come fa anche in 20, 45-47 : “divorano le case delle vedove”. UN UOMO RICCO (19 ) Subito sono in contrasto il ricco e il povero. La figura del ricco è evocata secondo il cliché orientale in modo visivo: un uomo che sfoggia vesti costose e fa festa con una tavola sempre imbandita. E’ il tipo gaudente chiuso nel suo mondo dorato, senza problemi e angustie, incosciente a causa dei suoi beni materiali. UN POVERO (20 ) Del povero viene indicato il nome : Lazzaro (Eleazar=Dio aiuta) ed è l’unica volta in cui un personaggio delle parabole lucane riceve un nome. Lazzaro è un mendicante sempre affamato, malato al punto da non riuscire a scacciare i cani randagi, che giace alla porta del ricco. La figura del povero fa pensare a Giobbe. Tra il ricco e il povero, durante la vita terrena, esiste una separazione. ( Vedi Amos 2, 6-7 ; Giobbe 24, 2-12 ). Il ricco appare un privilegiato, ma davanti a Dio la povertà è un titolo per essere personalmente riconosciuti da lui. IL POVERO MORI’ ( 22) Con la morte le parti sono invertite. Il povero è accolto nel “seno di Abramo”. L’espressione può significare o in genere intimità (G, 1-17 : il Figlio “nel seno del Padre” ), o partecipare con Abramo al banchetto messianico (Gv 13.23 ), o la speranza di essere accolti da Abramo al momento della morte ( 4 Mc 13,17 ), o ricongiungersi ai padri. ( Gn 15, 15 ) MORI’ ANCHE IL RICCO ( 22 ) Il ricco invece va nello Sheol, in greco Ade. Sheol era in principio il soggiorno di tutti i morti buoni e cattivi ed era un luogo di desolazione, ma ai tempi di Gesù, si pensava generalmente che i giusti aspettavano in pace la risurrezione, in “paradiso”, nel giardino dell’Eden ( vedi 23, 43: “ oggi sarai con me in paradiso” ), e che i cattivi già subivano il castigo eterno ( si parlava allora del fuoco della Geenna ). Ma Luca qui non offre informazioni esatte sull’aldilà, infatti la scena delle “sedi” dei morti sottintende rappresentazioni tipicamente giudaiche di una situazione intermedia, di fiamme e sete, di discorsi tra defunti, di grande abisso, che non possono essere presi come una presentazione fotografica dell’aldilà. Il suo scopo è di esortare fin d’ora alla conversione. La sorte dell’aldilà si gioca sulla terra e sulla terra bisogna cambiare vita. ALLORA GRIDANDO DISSE (23 ) Il ricco invoca aiuto appellandosi al “padre Abramo” , che deve curarsi dei suoi figli; implora un sollievo, non un mutamento della condizione e ammette che la situazione attuale è meritata. I TUOI BENI… I SUOI MALI ( 25 ) La risposta di Abramo pone fine a tutte le possibili speranze del ricco. Egli presenta l’avvenuto rovesciamento della situazione: i beni nella vita e i mali dopo e viceversa. Anche altrove Luca parla di rovesciamento: nel Magnificat ( 1 46-55) : “ ha deposto i potente dai troni, ha innalzato gli umili” ) e nelle Beatitudini ( 6, 20-26 : “ beati, voi… guai a voi “ ). UN GRANDE ABISSO ( 26 ) Al momento della morte il destino di ognuno, buono o cattivo è definitivamente segnato. REPLICO ( 27 ) Qui ha inizio la seconda parte della parabola, in cui si parla di conversione. Il povero vorrebbe far avvertire i suoi cinque fratelli, ancora in vita. con un miracolo spettacolare. HANNO MOSE’ ( 29 ) Abramo rimanda alle Scritture, che esprimono la volontà di Dio sull’uso dei beni di questo mondo e sulla conversione. Abbiamo qui un forte contrasto tra la testimonianza del miracolo e quella della Scrittura. La testimonianza della Scrittura basta Su questa testimonianza insisterà Gesù. SI RAVVEDERANNO ( 30 ) Rispondendo ad Abramo il ricco parla di conversione in generale, cioè in tutti campi della vita e non solo nell’uso del denaro. SE NON ASCOLTANO MOSE’ ( 31 ) Chi non crede alla Scrittura non crederà nemmeno al miracolo. Le prove di questa asserzione sono tante: una è quella della risurrezione di Lazzaro, quando i capi dei Giudei non solo non si convertirono , ma decisero di uccidere Gesù. ( Gv , 12, 10-11 ) MEDITAZIONE (=meditare con attenzione e ascoltare con amore) ANCORA SULLA RICCHEZZA E SULLA POVERTA’ Le letture odierne insistono sul tema della ricchezza e della povertà, con la denunzia dei ricchi egoisti e spregiudicati e la lode dei poveri pii e saggi. Per bocca di Amos, Dio flagella i grossi borghesi, che si danno alla dolce vita, chiudendo gli occhi sulle sofferenze dei non abbienti e sulla necessità pubbliche. Il salmo celebra Dio che, mentre sconvolge le vie degli empi, si fa difensore degli oppressi e di chiunque è provato dal dolore e da ogni tipo di sofferenza. Gesù nel Vangelo mostra la fine tremenda del ricco epulone, empio e malvagio e l’esaltazione di Lazzaro, povero, pio e umile. (A. Raffa ) POVERTA’ E RICCHEZZA, SECONDO LA GENTE Sono situazioni antiche quanto il mondo. Ma hanno fatto e continuano a fare problema. Le interpretazioni e le soluzioni sono molte. C’è chi collega povertà e ricchezza alla “fortuna” e al caso. Chi vede nella povertà il segno dell’incapacità e del disordine morale e nella ricchezza il segno e il premio dell’intelligenza e della virtù. Per altri è proprio il contrario : chi è onesto non si arricchisce, perché per diventare ricchi non bisogna aver troppi scrupoli di coscienza e la ricchezza coincide con lo sfruttamenti dell’uomo da parte dell’uomo. ( Messale LDC ) DENUNZIA PROFETICA Il Vangelo è denunzia profetica di ogni ordinamento ingiusto e rivelazione della cause profonde dell’ingiustizia. Anche il povero può essere un ricco potenziale e lottare non per la giustizia ma per prendere il posto dei padroni. Il Vangelo è appello alla conversione radicale per tutti, poveri e ricchi, conversione da realizzare subito. ( Messale LDC) “ Anche tra i ricchi Gesù annunzia il Regno che viene. Ma condanna i mali che la ricchezza trascina con sé : vede il ricco prigioniero dei suoi beni portato ad escludere ogni altro valore, a considerare i suoi simili strumento della sua avidità. Il ricco epulone della parabola evangelica che banchetta lautamente e non si dà pena di Lazzaro, un povero mendicante affamato e coperto di piaghe, non ne è ancora l’immagine più completa. Lo sono ancora più i suoi cinque fratelli che continuano spensierati a gozzovigliare, insensibili fino al punto che nemmeno un morto risuscitato potrebbe scuoterli. (CdA p.31) BEATI VOI POVERI…INFELICI VOI RICCHI Con questa parabola Gesù illustra ciò che aveva già detto molto chiaramente nelle beatitudini: “ Beati voi che siete poveri…infelici voi che siete ricchi “ ( Lc 6, 20-24 ). L’abisso tra Dio e il ricco è invalicabile, come quello stabilito tra Abramo e il ricco ( 16, 26 ). Il messaggio è chiarissimo e deve essere accolto in tutta la sua radicalità: non vi è salvezza per il ricco. Non si tratta di edulcorare il vangelo e proporre delle vie di uscita come l’elemosina, gli aiuti economici, le esortazioni alla generosità o qualunque altra soluzione che finirebbe per essere soltanto come le briciole che cadono dalla mensa del ricco. L’unica via è la conversione, l’ascolto di Mosè e dei profeti, il ritorno a Dio nella povertà. Nonostante la durezza di questo annunzio, che ci rimette radicalmente in questione, noi soprattutto che apparteniamo all’emisfero Nord, a quello cioè che da secoli sfrutta e impoverisce l’emisfero sud, moltiplicando le ingiustizie e le oppressioni, benché sia la parte “cristiana” della terra, il significato della parabola di Gesù non si esaurisce in questa condanna della ricchezza. (Ernesto Menichelli ) NESSUNO HA IL DIRITTO DI ESSER FELICE DA SOLO “ Ciascuno per sé e Dio per tutti”, dice un pessimo proverbio. E’ forse chiudendosi che l’uomo si sviluppa e fiorisce ? Al contrario intristisce, perché è solo nel rapporto con gli altri che io posso costruire me stesso. Chi si chiude inoltre prepara da sé la sua condanna : perché “alla fine della vita saremo giudicati sull’amore” (S.G. della Croce ). Dice la Liturgia : “ Questo mistero eucaristico, che ci apre i tesori della vita divina ... ci spinge a spezzare tra noi il pane terreno in nome della carità fraterna”. Se poi ti chiedi che misura deve avere questo, ecco la risposta di Dio : devi dare agli altri anche attingendo dalla tua povertà, come la povera vedova che getta nel tesoro quanto aveva per vivere. (Mc 12, 41 ). Devi dare attingendo dal lavoro delle proprie mani (Ef. 4,28). Ancor più devi dare attingendo dalla ricchezza, che ti trovassi ad avere : addirittura la metà dei propri beni. ( Lc 19, 8 ). Troppo esigenti queste conseguenze ? Troppo difficili da attuare ? Ognuno lo farà secondo il dono che ha da Dio, ricordando che Gesù non ha mai detto che il suo messaggio è facile da vivere. “Il cristianesimo non è facile, ma è felice”, ha detto in un discorso Paolo VI. (M. Magrassi ) ABISSO INCOLMABILE L’uomo può crearsi attorno un abisso incolmabile. Si continua anche oggi a creare abissi che dovremmo colmare prima che sia troppo tardi, abissi tra uomo e uomo, tra razza e razza, tra popolo e popolo, tra paesi ricchi paesi poveri. Lazzaro è colui che abbiamo distanziato con un abisso. Può essere il barbone, lo straniero, l’uomo di un’altra razza, il povero che ha fame, il nemico. Dalla parabola appare con estrema evidenza la predilezione di Dio per Lazzaro e di chi si trova, in ogni tempo della storia e in ogni parte del mondo nelle sue stesse condizioni di povero e di emarginato. COMBATTI LA BUONA BATTAGLIA DELLA FEDE Nella seconda lettura la vita di fede è vista come una gara sportiva. L’uomo di Dio deve affrontarla, come un campione con decisione, per rispondere alla chiamata e per onorare l’ingaggio. La fede viene vissuta nel contrasto e la vita eterna va conquistata nella lotta. Oziosi e neghittosi sono categoricamente esclusi dal conseguimento della vita. Per vincere i nemici della nostra salvezza e arrivare al traguardo dobbiamo tenerci sempre in forma. Il controllo di noi stessi, l’esclusione di ogni mollezza, la sobrietà, il nutrimento con la parola di Dio e i suoi sacramenti, lo sguardo fisso verso la meta da raggiungere, cioè la vita eterna, ecco il metodo che il cristiano deve seguire per poter combattere la buona battaglia e superare brillantemente la prova. NIENTE IMPUNITO, NIENTE PERDUTO Colpisce l’apparente assenza di Dio: lascia che l’epulone passi da un banchetto all’altro e che Lazzaro soffra nella sua miseria. In realtà Dio è presente, conosce e misura la vita dell’uno e dell’altro. Quando cala il sipario della nostra vita, quando ci incontriamo faccia a faccia con Dio niente resterà impunito. Non è Dio che punisce, siamo noi che stoltamente ci chiudiamo alla felicità, quando consapevolmente rifiutiamo l’amore. Dio rispetta e sancisce le sciagurate libere scelte. Nulla va perduto, neanche le sofferenze di un povero mendicante che non riesce a difendersi dai cani che vanno a leccare le piaghe. Questa è una parabola destinata a turbare molte coscienze.. E’ destinata anche a dare speranza ai moltissimi “Lazzaro” della vita. ( Da : Riflessioni di Giovanni Nervo ) CONDANNATO PER NON AVER DATO "Un tale era ricco e si vestiva di porpora e bisso e banchettava ogni giorno splendidamente. E c`era un mendicante, di nome Lazzaro, pieno di piaghe, che se ne stava per terra alla porta del ricco" (Lc 16,19). Alcuni credono che il Vecchio Testamento sia piú severo del Nuovo ma si sbagliano. Nel Vecchio, infatti, non è condannato il non dare, ma la rapina. Qui, invece, questo ricco non è condannato per aver preso l`altrui, ma per non aver dato il suo. Non si dice ch`egli abbia fatto violenza a qualcuno, ma che faceva pompa dei beni ricevuti. Si può capire, quindi, quale pena dovrebbe meritare colui che ruba l`altrui, se è già condannato all`inferno colui che non dona il proprio. Nessuno perciò si assicuri dicendo: Non ho rubato nulla, mi godo ciò che m`è stato legittimamente assegnato, poiché questo ricco non è stato punito per aver rubato, ma perché si abbandonò malamente alle cose che aveva ricevuto. Lo ha condannato all`inferno quel suo non essere guardingo nella prosperità, il piegare i doni ricevuti al servizio della sua arroganza, il non aver voluto redimere i suoi peccati, pur avendone tutti i mezzi... (Gregorio Magno, Hom., 40, 3 s.10) IL POVERO CHIAMATO PER NOME Bisogna far bene attenzione anche al modo di narrare usato dalla Verità, quando indica il ricco superbo e l`umile povero. Si dice infatti: "Un tale era ricco", e poi si aggiunge subito: "E c`era un povero di nome Lazzaro". Certo, tra il popolo son piú noti i nomi dei ricchi, che quelli dei poveri. Perché allora il Signore, parlando di un ricco e di un povero, tace il nome del ricco e ci dà quello del povero? Certo, perché il Signore riconosce e approva gli umili e ignora i superbi. Perciò dice anche ad alcuni che s`insuperbivano dei miracoli da loro operati: "Non vi conosco; andate via da me, gente malvagia" (Mt 7,23). Invece di Mosè è detto: "Ti conosco per nome" (Es 33,12). Del ricco, dunque, dice: "Un tale ricco"; del povero, invece: "Un mendicante di nome Lazzaro", come se volesse dire: Conosco il povero, umile, non conosco il ricco, superbo; quello lo approvo riconoscendolo, questo lo condanno rifiutando di conoscerlo. (Gregorio Magno, Hom., 40, 3 s.10) FATE DEI POVERI I VOSTRI AVVOCATI Ma voi, fratelli, conoscendo la felicità di Lazzaro e la pena del ricco, datevi da fare, cercate degli intermediari e fate in modo che i poveri siano vostri avvocati nel giorno del giudizio. Avete ora molti Lazzari; stanno innanzi alla vostra porta e hanno bisogno di ciò che ogni giorno, dopo che voi vi siete saziati, cade dalla vostra mensa. Le parole del libro sacro ci devono disporre ad osservare i precetti della pietà. Se lo cerchiamo, ogni giorno troviamo un Lazzaro; ogni giorno, anche senza cercarlo, vediamo un Lazzaro. (Gregorio Magno, Hom., 40, 3 s.10) RICCHEZZA E POVERTA’ Perché mai un uomo è ricco e un altro è povero? Non lo so; e ti dico subito che l`ignoro, per insegnarti che non tutte le cose possono essere controllate e che niente è abbandonato al capriccio del caso…….Detto questo, rispondo alla vostra domanda: alcuni sono ricchi perché Dio ha donato loro queste ricchezze, oppure ha permesso che ne dispongano; altri ancora le posseggono per un`altra sua segreta disposizione. Questa spiegazione, come vedete, è breve e semplice. Ma voi insistete a chiedermi: Come mai Dio rende ricco quest`uomo malvagio, adultero, frequentatore di luoghi malfamati e che fa cattivo uso dei suoi beni? Non è che Dio - vi rispondo - rende ricco quest`uomo, è che lo permette. La differenza che esiste tra fare e permettere è assai grande, anzi immensa. Ma perché - voi direte ancora - Dio tollera questo? Perché non è ancora giunto il momento del giudizio, quando ciascuno riceverà ciò che merita. Quale colpa è piú odiosa di quella del ricco che non volle dare al povero Lazzaro nemmeno le briciole della sua mensa? (cf. Lc 16,19ss). Ebbene, egli ha ricevuto la punizione piú terribile di tutti, dato che, essendo stato crudele nella sua ricchezza, non ottenne neppure una goccia d`acqua. Cosí, se due persone sono ugualmente malvagie, ma non godono qui in terra degli stessi beni, essendo l`una ricca e l`altra povera, non saranno ugualmente punite all`inferno, ma il ricco soffrirà molto piú del povero. Non vedete, infatti, che questo ricco malvagio è punito nell`altra vita assai piú severamente, in quanto durante la sua vita ha ricevuto la sua parte di beni? Ebbene, quando voi vedete un ricco malvagio godere di ogni sorta di piaceri, piangete e compatite la sua sorte, perché tutta quella ricchezza serve ad accrescere il suo castigo. (G. Crisostomo, In Matth., 75, 4 s.) DI CHI E’ LA RICCHEZZA ? A chi faccio torto, dici, se mi tengo il mio? Ma, dimmi, che cosa è tua? Che cosa hai portato tu alla vita? Come se uno, avendo preso prima un posto in un teatro, poi cacci via quelli che entrano, pretendendo che sia suo ciò che è fatto a beneficio di tutti; cosí sono i ricchi. Occupano i beni comuni e ne pretendono la proprietà perché li hanno occupati prima. Se invece ognuno prendesse solo ciò che è necessario al proprio bisogno e lasciasse agli altri ciò che non gli serve, nessuno sarebbe ricco e nessuno sarebbe povero. Non sei uscito nudo da tua madre? Non tornerai nudo nella terra? Da che parte ti son venuti i beni che hai? Se dici che ti vengono dal fato, sei un empio, perché non riconosci il Creatore e non sei grato a chi te li ha dati; se dici che ti vengono da Dio, spiegaci perché te li ha dati. Può essere ingiusto Dio, che darebbe inegualmente le cose necessarie alla vita? Perché, mentre tu sei ricco, l`altro è povero? Non forse perché tu possa avere la mercede del giusto e fedele dispensatore e l`altro acquisti il grande premio della pazienza? Tu invece abbracci tutto nelle insaziabili pieghe dell`avarizia e mentre privi tanta gente, credi di non far torto a nessuno. Chi è l`avaro? Colui che non è contento di quanto basta. Chi è il saccheggiatore? Chi prende la roba degli altri. Non sei avaro? non sei un saccheggiatore? Tu ti appropri di ciò che hai ricevuto per dispensarlo. Sarà chiamato ladro chi spoglia uno che è vestito e non meriterà lo stesso titolo colui che, potendo vestire un nudo, non lo veste? E` dell`affamato il pane che tu possiedi; è del nudo il panno che hai negli armadi; è dello scalzo la scarpa che s`ammuffisce in casa tua; è dell`indigente l`argento che tu tieni seppellito. Quanti sono gli uomini ai quali puoi dare, tanti son coloro cui fai torto. (Basilio di Cesarea, Hom., 12, 7) UN’APPLICAZIONE DELLA PARABOLA Giovanni Paolo II nella lettera enciclica “Sollecitudo rei socialis”, applica la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro al rapporto fra paesi ricchi e paesi poveri, tra i quali la divaricazione aumenta sempre: il “ricco epulone” è diventato più ricco, il povero “Lazzaro” sempre più povero. PREGHIERA (= pregare la parola) • O Dio che chiami per nome i tuoi poveri, mentre non ha nome il ricco epulone; stabilisci con giustizia la sorte di tutti gli oppressi, poni fine all’orgia degli spensierati, e fa che aderiamo in • • • • • • • • • tempo alla tua parola, per credere che il tuo Cristo è risorto dai morti e ci accoglierà nel tuo regno. ( Colletta 26 perannum C) Signore, tu sei un Dio che tutto conosce, sei tu che poni davanti a tutti la vita e la morte, il bene e il male; tu sollevi nel fango il misero, tu sempre vegli sul cammino dei giusti. Grazie, Signore. (David Maria Turoldo ) Mio Signore e mio Salvatore, mi sento sicuro fra le tue braccia…Ti prego di darmi ciò che è bene per me; ti prego di togliermi tutto ciò che può porre in pericolo la mia salvezza. Non ti prego di farmi ricco, non ti prego di farmi molto povero, ma mi rimetto a te, interamente, perché tu sai ciò di cui ho bisogno, che io stesso non so . ( J.H Newman ) Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario, perché una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: “ Chi è il Signore”, oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e profani il nome del mio Dio. ( Pr 30, 7-9 ) Se tu imponi dispiaceri o sofferenze, concedimi la grazia di sopportarli, preservami dall’egoismo dell’impazienza. Se mi doni salute, forza e successo in questo mondo, fa che sia sempre vigilante, affinché questi doni insidiosi non mi trascinino lontano da te. ( J.H Newman ) Conservami, Signore, nel tuo amore. Che io non dimentichi i bisogni degli altri. Possa tutto il mio essere volgersi alla tua gloria e possa io non disperare mai. Perché io sono sotto la tua mano e in te è ogni forza e bontà. ( Dag Hammarskjol ) E ora, Signore mio Dio, dona al tuo servo un cuore capace di ascolto ( Dal 1 libro dei Re ). Apri , Signore, le nostre orecchie, la nostra mente, il nostro cuore, perché evitiamo il rischio di morire chiusi in noi stessi. Insegnaci, Signore, a misurare le nostre necessità su quelle dei poveri. Ti preghiamo, Signore, per tutte le nazioni che oggi, come Lazzaro, giacciono alle porte del nostro mondo, che è ricco; perché cessi lo sfruttamento sfrenato dei più deboli, e cresca l’utopia di un’umanità che lavora per guarire le ferite di disuguaglianze insopportabili. (Domenico Pezzini ) CONTEMPLAZIONE ( = silenziosa accoglienza della parola di Dio) AZIONE ( = assunzione di impegni concreti ) Aprire il cuore alle necessità dei fratelli. Vivere i valori che superano la realtà presente, soprattutto la carità. 26 Domenica durante l’anno : C