Indagine su un`epidemia globale Lo sviluppo storico e le ricerche
by user
Comments
Transcript
Indagine su un`epidemia globale Lo sviluppo storico e le ricerche
Indagine su un’epidemia globale Robert Whitaker Aprile 2013 Lo sviluppo storico e le ricerche sugli effetti a lungo termine degli psicofarmaci La convinzione più diffusa L’arrivo della clorpromazina nell’universo manicomiale, nel 1955, “diede avvio, in psichiatria, ad una rivoluzione paragonabile a quella che era avvenuta, nella medicina generale, con l’arrivo della penicillina.” Edward Shorter, A History of Psychiatry I disabili per patologie psichiatriche negli Stati Uniti, 1955-2007 (che ricevono assistenza economica, sotto forma di pensioni di inabilità o di invalidità) Fonte: Silverman, C. The Epidemiology of Depression (1968): 139. U.S. Social Security Administration Reports, 1987-2007. Le cifre della disabilità da patologie psichiatriche, negli USA, nell’era del Prozac Milioni di adulti, da 18 a 66 anni Fonte: U.S. Social Security Administration Reports, 1987-2010 Le cifre della disabilità da patologie psichiatriche in Nuova Zelanda, 1998-2011 Adulti Fonte: New Zealand Ministry of Social Development, “National Benefits Factsheets,” 20042011. Le cifre della disabilità da patologie psichiatriche in Australia, 1990-2011 Adulti Fonte: Australian Government, “Characteristics of Disability Support Pension Recipients, June 2011.” Le cifre della disabilità da patologie psichiatriche e comportamentali in Islanda, 1990-2007 Numero di nuovi casi, per anno, per 100,000 abitanti Fonte: Thoriacius, S. “Increased incidence of disability due to mental and behavioural disorders in Iceland, 1990-2007.” J Ment Health (2010) 19: 176-83. Nuovi Casi di Disabilità per Patologie Psichiatriche in Danimarca Fonte: Danish government, The Appeals Board, Statistics on Early Retirement. Le domande che i dati sulla disabilità spingono a porci, sugli psicofarmaci: Quanto influenzano il decorso a lungo termine dei disturbi mentali? Contribuiscono ad aumentare le probabilità che le persone con diagnosi psichiatriche abbiano un’evoluzione favorevole a lungo termine? Oppure contribuiscono ad aumentare le probabilità che esse abbiano un esito sfavorevole? Gli antipsicotici: una valutazione dei loro effetti sull’evoluzione a lungo termine dei disturbi schizofrenici Le evidenze relative agli antipsicotici Utilizzo a breve termine Gli antipsicotici riducono alcuni sintomi chiave di un disturbo più di quanto riesca a fare un placebo, nell’arco di sei settimane Utilizzo a lungo termine Negli studi sulla frequenza delle ricadute, quelli che interrompono i farmaci hanno tassi di ricaduta più elevati di quelli che proseguono il trattamento. Che cosa manca nella letteratura scientifica? A. Gli studi sulle ricadute riflettono solo i rischi associati alla sospensione dei farmaci, anziché quelli riguardanti un ritorno al decorso naturale del disturbo. L’aumentato rischio di ricadute può essere riconducibile ai cambiamenti avvenuti a livello cerebrale dopo l’avvio di un trattamento antipsicotico. B. Il dato sulle ricadute non ci offre alcuna prova convincente rispetto all’ipotesi che gli antipsicotici possano migliorare l’evoluzione a lungo termine della schizofrenia (e degli altri disturbi psicotici), soprattutto sul piano degli esiti relativi al funzionamento sociale. La valutazione degli esiti a lungotermine della schizofrenia “Dopo 50 anni di neurolettici, siamo in grado di rispondere a questa semplice domanda: i neurolettici sono efficaci nel trattamento della schizofrenia? Se si considera l’evoluzione a lungo-termine, non disponiamo, al momento, di nessuna prova convincente in tal senso. “Se vogliamo fondare la psichiatria sulle evidenze di efficacia, dobbiamo correre il rischio di guardare da molto vicino ciò che è stato, a lungo, considerato un fatto reale” Emmanuel Stip, European Psychiatry (2002) Gli esiti della schizofrenia negli USA, 1945-1955 • Tre anni dopo il primo ricovero al Warren State Hospital, il 73% dei pazienti ricoverati tra il 1946 ed il 1950 vivevano nel proprio contesto sociale di provenienza. • Sei anni dopo il primo ricovero al Delaware State Hospital, il 70% dei 216 pazienti ricoverati tra il 1948 ed il 1950 vivevano nel proprio contesto sociale di provenienza Fonte: J Cole, Psychopharmacology (1959): 142, 386-7. R. Warner, Recovery from Schizophrenia (1985): 74. Il primo dato paradossale Il primo studio di follow-up del NIMH (1967): Dopo un anno, i pazienti che avevano ricevuto un placebo, al primo ricovero, “avevano minori probabilità di essere nuovamente ricoverati rispetto a coloro che avevano ricevuto un trattamento con una delle tre fenotiazine” Fonte: Schooler, C. “One year after discharge.” Am J of Psychiatry 123 (1967):986-95. Il punto di vista dei clinici • I pazienti venivano nuovamente ricoverati, con grande frequenza, e questo fenomeno venne definito come “sindrome della porta girevole” • Le recidive durante la somministrazione dei farmaci “sono di un’intensità clinica maggiore rispetto a quella che si riscontra nelle recidive di chi non assume farmaci.” • Se i pazienti hanno ricadute dopo la sospensione dei farmaci, i sintomi psicotici tendono a persistere e ad essere di maggiore gravità” Fonte: Gardos, G. “Maintenance antipsychotic therapy: is the cure worse than the disease?” American Journal of Psychiatry 135 (1978: 1321-4. La comparazione retrospettiva degli esiti tra due coorti, prima e dopo l’arrivo dei neurolettici Tassi di recidiva a 5 anni dalla dimissione Coorte del 1947: 55% Coorte del 1967: 69% Esiti sul piano del funzionamento sociale Coorte del 1947: il 76% viveva nel proprio contesto di provenienza, a cinque anni dalla dimissione Coorte del 1967: i pazienti della coorte erano molto più “socialmente dipendenti”, in termini di sussidi ed altre forme di sostegno, rispetto alla coorte del 1947. Fonte: Bockoven, J. “Comparison of two five-year follow-up studies,” Am J Psychiatry 132 (1975): 796-801. Le conclusioni di Bockoven: “Piuttosto inaspettatamente, questi dati suggeriscono che i farmaci psicotropi possono essere considerati non indispensabili. Il loro ampio utilizzo nella fase successiva alla dimissione può indurre una protratta dipendenza sociale di molti di questi pazienti” Lo studio di Rappaport sugli esiti a tre anni Uso dei farmaci (in ospedale/ dopo la dimissione) Numero di Pazienti Gravità finale della patologia ( 1= esito ottimale; 7 = esito negativo) Recidive di ricovero Nessun farmaco/ nessun farmaco 24 1.70 8% Antipsicotico/ nessun farmaco 17 2.79 47% Nessun farmaco/ antipsicotico 17 3.54 53% Antipsicotico/ antipsicotico 22 3.51 73% Fonte: Rappaport, M. “Are there schizophrenics for whom drugs may be unnecessary or contraindicated?” Int Pharmacopsychiatry 13 (1978):100-11. Le conclusioni di Rappaport: “i nostri risultati suggeriscono che i farmaci antipsicotici non sono il trattamento di elezione, almeno per certi pazienti, se l’obiettivo è il miglioramento clinico a lungo termine. Molti pazienti non trattati farmacologicamente durante il ricovero hanno mostrato, nel confronto con coloro che avevano ricevuto clorpromazina durante il ricovero, livelli di miglioramento superiori, un quadro patologico successivo meno grave, un numero inferiore di riospedalizzazioni e un livello di funzionamento sociale più elevato”. Il Progetto Soteria di Loren Mosher Risultati: A distanza di due anni, i pazienti di Soteria avevano “punteggi inferiori sulle scale sintomatologiche, un numero più basso di nuovi ricoveri e un migliore adattamento sociale”.” Sul piano dell’utilizzo degli antipsicotici, il 42% dei pazienti non aveva mai assunto farmaci, il 39% li aveva usati temporaneamente, e solo il 19% li aveva continuati per tutto il periodo di follow-up. Fonte: Bola, J. “Treatment of acute psychosis without neuroleptics.” J Nerv Ment Disease 191 (2003):219-29. Le conclusioni di Loren Mosher “Contrariamente all’opinione più diffusa, un uso minimo di antipsicotici associati a un intervento psicosociale specifico per i nuovi casi di schizofrenia non sembra produrre alcun danno, ma essere di beneficio … crediamo che vada riesaminato il rapporto tra rischi e benefici nella pratica abituale di trattare farmacologicamente tutti i primi episodi di psicosi” Lo studio NIMH di Carpenter, 1977 Risultati •I pazienti senza farmaci erano stati dimessi prima di quelli in terapia farmacologica. • Dopo un anno, solo il 35% dei pazienti senza farmaci avevano avuto una ricaduta, dopo la dimissione, mentre tra i soggetti trattati la percentuale era del 45%. •I pazienti senza farmaci presentavano anche un numero minore di crisi depressive, di appiattimento emotivo e di rallentamento motorio Fonte: Carpenter, W. “The treatment of acute schizophrenia without drugs.” Am J Psychiatry 134 (1977):14-20. Carpenter e McGlashan sollevano un problema: Non c’è dubbio che, una volta avviata una terapia farmacologica, i pazienti appaiono meno vulnerabili alle ricadute se proseguono il trattamento. Ma se questi pazienti non fossero mai stati trattati con i farmaci nella fase iniziale del disturbo?... A nostro giudizio, va considerata la possibilità che i farmaci antipsicotici possano rendere alcuni pazienti schizofrenici più vulnerabili a future ricadute rispetto al corso naturale della malattia” Fonte: Carpenter, W. “The treatment of acute schizophrenia without drugs.” Am J Psychiatry 134 (1977):14-20. La teoria della Ipersensibilità alla Dopamina Come funziona la dopamina prima dell’antipsicotico Neurone presinaptico Dopamina Recettori della dopamina Neurone Postsinaptico Come funziona la dopamina dopo l’antipsicotico Neurone presinaptico L’antipsicotico blocca i recettori Dopamina Neurone postsinaptico Il cervello aumenta i recettori per compensare il blocco La teoria della Ipersensibilità alla Dopamina “I neurolettici possono indurre un’ipersensibilità alla dopamina che determina sia sintomi discinetici sia sintomi psicotici. Di conseguenza, la tendenza alle ricadute in un paziente che ha sviluppato questa ipersensibilità è favorita dal normale decorso della malattia”.” Guy Chouinard and Barry Jones, McGill University Fonte: Chouinard, G. “Neuroleptic-induced supersensitivity psychosis,” Am J Psychiatry 135 (1978): 1409-10; and “Neuroleptic-induced supersensitivity psychosis,” Am J Psychiatry 137 (1980): 16-20. Studi con la risonanza magnetica nei macachi Dati: • Nei macachi, il trattamento con aloperidolo od olanzapina per un periodo variabile dai 17 ai 27 mesi ha portato ad una “riduzione dell’8-11% del peso medio del cervello fresco” rispetto ai controlli. • Le differenze (sul piano del peso e del volume cerebrale) “sono state rilevate in tutte le principali regioni cerebrali, anche se sono apparse più spiccate nelle regioni frontali e parietali.” Fonte: Dorph-Petersen. “The influence of chronic exposure to antipsychotic medications on brain size before and after tissue fixation.” Neuropsychopharmaology (2005) 30: 1649-1661. Gli studi con la Risonanza Magnetica di Nancy Andreasen Nel 2003, Nancy Andreasen definì la schizofrenia un “disturbo neuroevolutivo progressivo” caratterizzato da una “progressiva riduzione del volume della sostanza bianca nel lobo frontale” Questa diminuzione del volume cerebrale era stato registrato grazie alla Risonanza Magnetica. Fonte: Ho, B. “Progressive structural brain abnormalities and their relationship to clinical outcome.” Arch Gen Psych 60 (2003):585-94. Nel 2003 e nel 2005, la Andreasen ha segnalato che questa riduzione del volume cerebrale è associata ad un peggioramento dei sintomi negativi, ad una maggiore compromissione del funzionamento sociale e, dopo cinque anni, ad un deterioramento cognitivo. Fonte: Ho, B. “Progressive structural brain abnormalities and their relationship to clinical outcome.” Arch Gen Psych 60 (2003):585-94. Andreasen, N. “Longitudinal changes in neurocognition during the first decade of schizophrenia illness.” International Congress on Schizophrenia Research (2005):348. Nel 2011, la Andreasen ha segnalato che questa riduzione del volume cerebrale è riconducibile ai farmaci. Sia i tipici che gli atipici (compresa la clozapina), sono “associati a una riduzione di volume dei tessuti cerebrali, sia per la sostanza bianca che per la grigia”. La gravità della patologia e l’abuso di sostanze hanno “un effetto minimo o nullo” sui volumi cerebrali. Ho, B. “Long-term antipsychotic treatment and brain volumes.” Arch Gen Psychiatry 68 (2011):12837. Gli studi tranculturali dell’OMS degli anni ‘70 ed ’80 - 1 • In entrambi gli studi, che valutavano gli esiti dopo due e cinque anni, i pazienti dei tre paesi in via di sviluppo mostravano “un’evoluzione ed un esito decisamente più favorevoli” •I ricercatori dell’OMS trassero la conclusione che “vivere in un paese sviluppato rappresentava un predittore fortemente negativo rispetto alla possibilità di una completa remissione.” • Hanno segnalato, inoltre, che “i pazienti dei paesi in via di sviluppo avevano esiti straordinariamente positivi sul piano del reinserimento sociale”. Fonte: Jablensky, A. “Schizophrenia, manifestations, incidence and course in different cultures.” Psychological Medicine 20, monograph (1992):1-95. Gli studi tranculturali dell’OMS degli anni ‘70 ed ’80 - 2 L’uso di antipsicotici: Solo il 16% dei pazienti proseguivano il trattamento nei paesi in via di sviluppo, contro il 61% dei pazienti nei paesi ricchi. Il follow-up a 15 e 20 anni: Le “differenze sul piano dell’esito” si sono mantenute, a livello di “stato di salute generale, di sintomatologia, di disabilità e di funzionamento sociale.” Nei paesi in via di sviluppo il 53% dei pazienti schizofrenici non avevano più avuto alcuna ricaduta ed il 73% aveva un lavoro. Fonte: Jablensky, A. “Schizophrenia, manifestations, incidence and course in different cultures.” Psychological Medicine 20, monograph (1992):1-95. See table on page 64 for medication usage. For followup, see Hopper, K. “Revisiting the developed versus developing country distinction in course and outcome in schizophrenia.” Schizophrenia Bulletin 26 (2000):835-46. Ipotesi in conflitto: quali sono i predittori di esito negli studi osservazionali a lungo termine? Se fosse giusta la convinzione più diffusa, sarebbero i pazienti in trattamento farmacologico ad avere un’evoluzione decisamente migliore. Se invece gli studi appena menzionati hanno ragione, i pazienti in terapia farmacologica vanno incontro, nel complesso, ad una evoluzione caratterizzata da sintomi persistenti ed esiti peggiori. Lo studio di Martin Harrow sull’evoluzione a lungo termine dei pazienti psicotici Pazienti coinvolti: • 64 pazienti schizofrenici • 81 pazienti con altri disturbi psicotici • Età media di 22.9 anni al momento del primo ricovero Fonte: Harrow M. “Factors involved in outcome and recovery in schizophrenia patients not on antipsychotic medications.” Journal of Nervous and Mental Disease 195 (2007):406-14. Sintomi ansiosi nei pazienti con diagnosi di schizofrenia Senza antipsicotici Con antipsicotici Percentuale con ansia elevata Fonte: Harrow M. “Do all schizophrenia patients need antipsychotic treatment continuously throughout their lifetime? A 20-year longtitudinal study.” Psychological Medicine, (2012):1-11. Funzionamento cognitivo nei pazienti con diagnosi di schizofrenia Senza antipsicotici Con antipsicotici Migliori Punteggi pensiero astratto Peggiori Source: Harrow M. “Do all schizophrenia patients need antipsychotic treatment continuously throughout their lifetime? A 20-year longtitudinal study.” Psychological Medicine, (2012):1-11. Sintomi psicotici a lungo termine in pazienti con diagnosi di schizofrenia Senza antipsicotici Con antipsicotici Fonte: Harrow M. “Factors involved in outcome and recovery in schizophrenia patients not on antipsychotic medications.” Journal of Nervous and Mental Disease 195 (2007):406-14. Livelli di adattamento sociale dei pazienti con diagnosi di schizofrenia Esiti peggiori Con antipsicotici Senza antipsicotici Esiti migliori Fonte: Harrow M. “Factors involved in outcome and recovery in schizophrenia patients not on antipsychotic medications.” Journal of Nervous and Mental Disease 195 (2007):406-14. Tassi di guarigione a lungo termine dei pazienti con diagnosi di schizofrenia Senza antipsicotici Con antipsicotici Fonte: Harrow M. “Factors involved in outcome and recovery in schizophrenia patients not on antipsychotic medications.” Journal of Nervous and Mental Disease 195 (2007):406-14. Andamento degli esiti nello studio di Harrow Guariti Discreti Esiti sfavorevoli Con antipsicotici Senza antipsicotici Fonte: Harrow M. “Factors involved in outcome and recovery in schizophrenia patients not on antipsychotic medications.” Journal of Nervous and Mental Disease 195 (2007):406-14. “La mia conclusione è che i pazienti schizofrenici che fanno a meno dei farmaci per un lungo periodo di tempo hanno un grado di funzionamento globale significativamente migliore di coloro che assumono regolarmente antipsicotici”. Martin Harrow, Meeting Annuale dell’American Psychiatric Association, 2008 Livelli di adattamento sociale dei pazienti con “altri disturbi psicotici” Esiti peggiori Con antipsicotici Senza antipsicotici Esiti migliori Fonte: Harrow M. “Factors involved in outcome and recovery in schizophrenia patients not on antipsychotic medications.” Journal of Nervous and Mental Disease 195 (2007):406-14. Livelli di adattamento sociale di tutti i pazienti psicotici Esiti peggiori Schizofrenia - farmaci Altri disturbi - farmaci Schizofrenia senza farmaci Altri disturbi senza farmaci Esiti migliori Fonte: Harrow M. “Factors involved in outcome and recovery in schizophrenia patients not on antipsychotic medications.” Journal of Nervous and Mental Disease 195 (2007):406-14. Ripensare l’uso degli antipsicotici: che cosa ci dicono le evidenze scientifiche sul modo migliore di favorire la guarigione? La mia opinione personale: • Evitare il ricorso immediato agli antipsicotici per capire quali siano le persone che possono migliorare e guarire senza farne uso. • Ridurre al minimo il loro utilizzo a lungo termine. Gli esiti possibili con un utilizzo selettivo degli antipsicotici Esiti a lungo termine nei pazienti al primo episodio psicotico trattati con la terapia del “dialogo aperto” nella Lapponia Occidentale, in Finlandia Un invito a ripensare l’uso degli antipsicotici “E’ arrivato il momento di riconsiderare il principio secondo cui gli antipsicotici debbano essere sempre la prima scelta nel trattamento delle persone con un episodio psicotico. Non si tratta di un urlo selvaggio dalla foresta, ma di un’opinione presa in considerazione da importanti ricercatori …. Ci sono evidenze scientifiche sempre più convincenti che ci dicono che, se consideriamo gli effetti avversi degli antipsicotici, il gioco – per esprimerci in modo semplice – non vale la candela.” Peter Tyrer, Editor British Journal of Psychiatry, August 2012