...

I promessi sposi in Power Point - Sito didattico di Francesca Carvelli

by user

on
Category: Documents
29

views

Report

Comments

Transcript

I promessi sposi in Power Point - Sito didattico di Francesca Carvelli
Viaggio nel romanzo
“I PROMESSI SPOSI”
Scheda
I Personaggi
Trama
Titolo:I Promessi Sposi.
Storia della composizione
Autore:Manzoni
Genere:Romanzo Storico
Collocazione storica:Il
Seicento
I luoghi:La Lombardia
TORNA ALLA PRIMA PAGINA
I PERSONAGGI
 Renzo
 Lucia
 Don Abbondio
 Don Rodrigo
 Azzeccagarbugli
 Fra Cristoforo
 Agnese
 Innominato
 Monaca Di Monza
 Federico Borromeo
LA TRAMA

“I Promessi Sposi “ è il più importante romanzo storico italiano. Il romanzo storico, nato nei primi decenni
dell’Ottocento per opera dello scrittore Walter Scott è un romanzo di storia e di invenzione: esso, narra una
vicenda di invenzione ambientata, però, in un’epoca storica precisa, generalmente del passato, ricostruita più o
meno fedelmente nelle sue caratteristiche sociali e culturali. Accanto a personaggi storici, si muovono personaggi
inventati. Una caratteristica di questo romanzo è la presenza di personaggi collettivi, cioè di gruppi di persone.
Inoltre è caratterizzato da descrizioni di personaggi e da dettagliate descrizioni di oggetti e arredi. Il linguaggio è di
alto registro, che riproduce fedelmente quello parlato nell’epoca in cui si svolge la vicenda. Per quanto riguarda
l’opera di Manzoni, bisogna sottolineare che il periodo che fa da sfondo al romanzo è il 1600. Infatti siamo nel
1628, ai tempi della dominazione spagnola sul ducato di Milano. Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due
contadini e operai tessili di un non precisato paesino della provincia di Lecco, stanno per sposarsi. Don Rodrigo, il
signorotto del villaggio, infatuatosi di Lucia, impedisce le nozze, intimidendo il curato Don Abbondio. I due
promessi sposi tentano di tutto, per difendersi: Renzo si reca da un avvocato di Lecco (soprannominato Azzeccagarbugli), Lucia si rivolge a Fra Cristoforo, un borghese che ha vestito il saio per espiare un delitto commesso in
gioventù. I fidanzati ricorrono perfino all’espediente di un matrimonio a sorpresa, comparendo all’improvviso di
fronte a Don Abbondio. Tutto inutile. In compenso Lucia sfugge al rapimento organizzato da Don Rodrigo e viene
portata al sicuro in un convento di Monza, mentre Renzo si dirige a Milano. La vicenda segue due percorsi. Il
primo porta Lucia a subire un nuovo rapimento, questa volta riuscito, da parte di un potente fuorilegge
“L’Innominato”, che proprio all’interno del convento ottiene la complicità di Gertrude. Portata al suo castello, Lucia
fa voto alla Madonna di rinunciare al matrimonio, in cambio della propria salvezza. Il miracolo avviene e
l’Innominato decide di cambiare vita. Infatti quest’ultimo, invece di consegnare la donna a Don Rodrigo, la dà in
custodia alla famiglia nobile milanese di don Ferrante. Nel frattempo, Renzo, giunto a Milano nel pieno della
carestia, si lascia trascinare ingenuamente nei tumulti, si ubriaca e viene ritenuto pericoloso dalle autorità
spagnole. Arrestato, riesce poi a fuggire e a rifugiarsi nei territori di Bergamo. In seguito arriva la peste, che colpirà
i due protagonisti principali. Proprio nel lazzaretto di Milano i due fidanzati si ritroveranno, scampati al terribile
morbo. Fra Cristoforo, prima di morire, scioglie Lucia dal suo voto e nulla impedirà a Don Abbondio di celebrare le
sospirate nozze, che concludono il romanzo (autunno 1630). In seguito Renzo e Lucia emigrano nel bergamasco,
per avviarvi un florida attività tessile.
ALESSANDRO MANZONI
La vita
Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785 dal conte Pietro Manzoni e da Giulia Beccaria,
figlia di Cesare Beccaria, autore del famoso trattato Dei delitti e delle pene contro la tortura e la
pena di morte.
Compiuti i suoi primi studi in collegi religiosi, a vent’anni si recò a Parigi, raggiungendo la madre
che si era separata dal marito. Gli anni parigini (1805- 1810) furono molto importanti per la sua
formazione politica, morale e culturale. Nel 1808, durante un breve soggiorno a Milano, conobbe e
sposò Enrichetta Blondel, di religione calvinista. Il fervore religioso della moglie, convertitasi al
cattolicesimo, spinse Manzoni a una profonda meditazione sui problemi morali e religiosi che
determinò il suo ritorno alla fede cristiana. Dalla conversione in poi la sua vita fu povera di
avvenimenti, ma ricca di opere e di meditazione interiore. Visse quasi sempre a Milano in modo
appartato e schivo, seguendo però con intensa passione le vicende del Risorgimento.
Il Manzoni, per la sua indole timida e riservata, non partecipò direttamente alle lotte del
Risorgimento, ma si limitò ad esortare gli italiani, mediante gli scritti, a combattere per la libertà e
l’indipendenza della Patria. sia direttamente con le opere di ispirazione patriottica e civile, come la
lode “Marzo 1821”, sia indirettamente con il romanzo. Le poesie patriottiche hanno spesso un
tono polemico, aspro e violento e fremono d’odio contro gli oppressori della Patria; invece nelle
poesie del Manzoni non c’é una sola parola d’odio o di violenza, ma la moderazione di un animo
cristiano, che parla a sentimento di tutti i popoli civili per perorare la causa della libertà della
Patria. Ma il contributo più alto che Manzoni ha dato al Risorgimento fu nella questione della
lingua, la creazione di una prosa nuova, semplice e popolare che facilitò l’unificazione spirituale e
culturale della Nazione. Nel 1848 firmò con altri patrioti la petizione a Carlo Alberto perchè
intervenisse in Lombardia contro gli Austriaci; nel 1861, nominato senatore del nuovo Regno
d’Italia, partecipò a Torino alla prima seduta del Parlamento italiano e nel 1872 accettò la
cittadinanza onoraria di Roma per aver contribuito, con la sua opera di scrittore, alla causa
italiana.
Alessandro Manzoni morì nel 1873 all’età di ottantotto anni. Tra le opere ricordiamo: gli Inni Sacri,
alcune liriche (Marzo 1821, 5 Maggiio), I Promessi Sposi.
IL ROMANZO STORICO
Il romanzo manzoniano è di tipo storico. Tale genere ebbe fortuna nel XIX secolo. Per romanzo storico si intende
una narrazione che racconta vicende immaginarie ambientate in contesti storici definiti che fanno da sfondo al
racconto. Manzoni, scrittore ottocentesco, narra una storia ambientata nel 1600, ricostruisce gli eventi e le
abitudini del tempo e in tale contesto dà vita ad una vicenda “verosimile”, cioè che sarebbe potuta accadere.
Quando Manzoni si dilunga a parlare dei “bravi” , della giustizia come arma dei potenti contro gli umili, parla di
situazioni che caratterizzavano quei tempi; “i signorotti” locali realmente si avvalevano di veri e propri eserciti
illegali, “i bravi” per l’appunto, di cui abbiamo notizia nelle cronache del tempo. Gli avvenimenti che fanno da
sfondo alla vicenda sono realmente accaduti, come ad esempio la sommossa popolare di Milano e la peste che
devastò il Milanese.
Per quel che riguarda gli attori del romanzo ci sono da una parte personaggi di pura fantasia, come Renzo,
Lucia, Agnese, Don Abbondio, Perpetua, Don Rodrigo, il Conte Attilio, il dottor Azzecca-garbugli. Dall’altra si
incontrano personaggi storici realmente esistiti, come Fra Cristoforo (= Padre Cristoforo di Cremona); la Monaca
di Monza (= Virginia Maria di Leyva); L’Innominato (= Francesco Bernardino Visconti), ecc…
STORIA DELLA COMPOSIZIONE
I Promessi Sposi ebbero tre stesure o redazioni. La prima aveva come titolo “Fermo e Lucia” e poi “Gli Sposi
Promessi”. Di questa prima stesura non solo erano diversi i nomi di alcuni personaggi (L’Innominato si chiamava il
Conte del Sagrato; Renzo Tramaglino era Fermo Spolino; Lucia Mondella era Lucia Zarella), ma erano diversi
anche alcuni episodi come quello della fine di Don Rodrigo, il quale, nel Lazzaretto, alla vista di padre Cristoforo e
delle sue vittime, Fermo e Lucia, balzava su un cavallo e, dopo una folle cavalcata, veniva raccolto morto da due
monatti e gettato su un mucchio di appestati. Insoddisfatto della sua opera, il Manzoni dopo la prima stesura ne
pubblicò un’altra nel 1827 col titolo di “Promessi Sposi, storia milanese del XVII sec., scoperta e rifatta da A.
Manzoni”. Lo scrittore, però, insoddisfatto della seconda redazione, che gli appariva ricca di lombardismi, lo stesso
anno (1827) si recò a “risciacquare i cenci in Arno” e sottopose tutto il romanzo ad un’accurata revisione linguistica
sul modello del fiorentino vivo e medio, si ebbe così la terza ed ultima edizione, che fu pubblicata tra il 1840 e il
1842.
Il Seicento
Le vicende di Renzo e Lucia, nella narrazione manzoniana, si
sviluppano nei primi decenni del XVII sec. Il Seicento è stato un
secolo particolarmente cupo per i territori della penisola italiana. Gli
Spagnoli dominavano in Lombardia, in Sicilia, nel Regno di Napoli e in
parte della Toscana, generando malgoverno e scontento tra la
popolazione. Un secolo segnato dall’ingiustizia. Tutta la narrazione
vive nell’ambito di questa cornice di valori, dove la condizione degli
umili oppressi può trovare solo riscatto nella salvezza morale, non
potendo sperare in nessuna forma di garanzia da parte delle istituzioni
e del potere. L’analisi spietata che Manzoni opera sulla dominazione
spagnola è un atto di accusa a tutte le dominazioni straniere, è quindi
testimonianza di opposizione al governo austriaco, potenza straniera
che governava nel Lombardo-Veneto al tempo in cui l’autore compose
l’opera.
I luoghi
“I Promessi Sposi” è ambientato in Lombardia nel XVII secolo, specificatamente in un paesino, non
nominato, che si trova sul ramo lecchese del lago di Como, nella città di Lecco, Milano e in tutta la parte
che comprendeva il Ducato di Milano . Qui vivono i protagonisti del romanzo, vengono ambientate le
scene principali e i “viaggi” di Renzo e Lucia. Solo Bergamo, luogo dove si rifugia Renzo per sfuggire
alla polizia che lo sta cercando, è nel territorio della Repubblica di Venezia.
Il borgo natìo dove è stata ambientata la prima parte della vicenda è stato identificato con Olate, piccolo
paesino poco a nord di Lecco. L’identificazione dei luoghi reali dove si svolgono le vicende appare
complessa, in quanto Manzoni raramente fornisce chiare indicazioni in merito.
DON ABBONDIO
Don Abbondio è il curato di un piccolo paese vicino
Lecco, inoltre è uno dei primi personaggi che si
incontrano nel romanzo.
É uno dei personaggi più importanti di questa
vicenda, ma non è né nobile,
né ricco, né
coraggioso. Il suo sistema di vita si basava su
poche regole precise: scansare tutti i pericoli,
schierarsi sempre dalla parte del più forte facendo,
rimanere sempre neutrale per evitare rischi, badare
solo a sé stesso, non prendere mai posizione nei
contrasti per evitare qualunque problema.
Il momento in cui dimostra appieno la sua “ fifa” è
durante il suo incontro con i bravi, quando cerca
una via di fuga e rendendosi conto che l’unica
maniera era affrontarli gli corre incontro e affretta i
tempi, così che la paura duri il meno possibile.
Un episodio che evidenzia la paura di Don
Abbondio nei confronti dei più ricchi e potenti è
testimoniato dall’incontro con i bravi. In tal contesto,
appena sente il nome di Don Rodrigo, si dichiara
disposto ad ubbidire ai suoi comandi, pur sapendo
di andare incontro ad un guaio.
Don Abbondio è un tipo insolito e, pur non
approvando il suo comportamento di fronte ai bravi,
non si può che non provare una forte pena per un
uomo così debole, che si trova a vivere in un
mondo così crudele, in una società piena di
violenza.
RENZO
Renzo è uno dei protagonisti principali del
romanzo, è un filatore di seta che
praticamente vive del suo lavoro. Egli vive in
una determinata epoca: il XVII secolo. E’ un
personaggio
configurato
in
modo
strettamente storico, che è il modo poetico
del Manzoni:
Dalla descrizione che fa Manzoni , Renzo
appare un personaggio pacifico , anche se
affronta le avversità con impeto ed
impulsività, adirandosi e inveendo, ma poi
quasi sempre si contiene facendosi guidare
da una radicata moralità. A volte sembra
ingenuo come nella taverna di Milano,
quando si lascia andare fino a sembrare un
sovversivo, ma riesce anche ad evitare le
trappole che insidiano la sua fuga verso
Bergamo, dove trova rifugio dal cugino. E’
legato a Lucia e non riesce a non pensare ad
un futuro senza la sua promessa sposa, così
quando viene a sapere del voto è pronto a
“partire soldato”.
DON RODRIGO
Don Rodrigo è l’antagonista di Renzo, è colui che vuole
impedirne il suo matrimonio con Lucia e che si pone
contro i protagonisti e dà origine a tutta la vicenda. Don
Rodrigo è lo specchio del suo tempo, di quel Seicento di
cui Manzoni ci ha lasciato il quadro più vasto, multiforme
e completo che mai sia stato fatto.
Sebbene sia colui che, con il suo agire avventato e
prepotente, rende possibile tutta la vicenda, è l’unico
personaggio di cui non ci venga fatta una presentazione,
né fisica, né morale. Lo conosciamo solo attraverso la sua
autorità e attraverso il suo agire e le conseguenze che ne
derivano. Appare sin dall’inizio tramite le parole dei bravi e
il racconto di Lucia, ma la sua vera comparsa fisica è nel
cap. V: «…Don Rodrigo […] era lì in capo di tavola, in
casa sua, nel suo regno, circondato d’amici, d’omaggi, di
tanti segni della sua potenza, …» .Quello che subito salta
agli occhi è la sua prepotenza e il suo essere uomo al di
sopra degli altri. Per quanto riguarda il suo carattere, egli
compie il male solamente per l’ appoggio che riceve da
persone di una certa importanza, che gli permettono di
violare molte leggi. Per lui esiste solo una legge :quella
del più forte, visto che le altre le può violare sempre,
grazie alla sua ricchezza e a persone che lo aiutano come
i “Bravi”.
Questi ultimi insieme ad alcuni amici suoi fedelissimi sono
inviati a fare i lavori sporchi per conto suo, come ad
esempio nel caso del rapimento di Lucia, di cui viene
incaricato il Griso anche se tale tentativo di sequestro
fallirà. Don Rodrigo è un tiranno di campagna che non
accetta le conseguenze delle sue azioni, non facendosi
così valere neppure nel male, non sapendo suscitare
paura e rispetto allo stesso tempo.
Don Rodrigo può essere considerato un personaggio
statico, visto che non cambia nel male, ma neanche nel
bene.
LUCIA
”…..Lucia s’andava schermando con quella modestia
un po’ guerriera delle contadine,facendosi scudo
alla faccia col gomito, chinandola sul busto,e
aggrottando i lunghi e neri sopracigli,mentre però la
bocca s’apriva al sorriso…..aveva qello quotidiano
d’una modesta bellezza,rilevata allora e accresciuta
dalle varie affezioni che le si dipingeva sul viso:una
gioia temperata dal un turbamento leggiero,quel
placido accoramento che si mostra di quand’in
quando sul volto delle spose,e,senza scompor la
bellezza,le dà un carattere particolare…”
( capitolo II “I Promessi Sposi” ).
Lucia è la protagonista de “I Promessi Sposi”, a cui
vengono attribuite come doti la bontà e l’innocenza.
Lei è fedele al suo sposo, lo ama e cerca in tutti i
modi di sposarlo. La ragazza è molto religiosa e
sincera e non mente mai, anche quando Agnese le
propone di sposare Renzo, prendendo alla
sprovvista don Abbondio, Lucia non se la sente di
sposarlo con l’inganno. Ella è convinta che i mali
non si possono evitare, tuttavia possono essere
superati con l’abbandono alla provvidenza. Figura
semplice e delicata, di modesta bellezza, la
descrive l’autore, ma con una luce di interiore
serenità che mette a disagio l’interlocutore : sia la
Monaca di Monza, che l’Innominato provano
turbamento al cospetto di Lucia, che sembra
risvegliare rimorsi da tempo soffocati.
AZZECCA-GARBUGLI
Nel romanzo di Alessandro Manzoni "I
Promessi
Sposi",
Azzecca-garbugli
è
l'avvocato di Lecco (a quel tempo chiamato
dottore).
Nel suo studio è presente una
notevole quantità di libri, che tiene più come
elementi decorativi che come materiale di
studio. Il suo tavolo invece è cosparso di fogli
che impressionavano gli abitanti del paese che
vi si recavano.
Renzo Tramaglino si presenta da lui, per
chiedere se ci fosse stato un editto che
avrebbe potuto condannare don Rodrigo, ma
lui sentendo nominare il potente signore,
respinge Renzo, perché non avrebbe potuto
contrastare la sua potente autorità.
Azzecca-garbugli è un personaggio del tutto
secondario, ma è rimasto famoso per l'abilità
con cui Manzoni descrive la sua personalità.
Egli viene descritto come un uomo sulla
sessantina d’anni, alto, magro, calvo, con il
naso sporgente.
Nel
testo
il
dottor
Azzeccagarbugli
rappresenta la crisi della giustizia del Seicento.
FRA CRISTOFORO
Il personaggio di fra Cristoforo, oltre ad avere un
importanza non trascurabile ai fini della storia de “I
Promessi Sposi”, presenta delle caratteristiche che
testimoniano l’abilità di Manzoni nel creare personaggi
compositi e dotati di una vera e propria psicologia.
L’autore lo presenta inizialmente con la descrizione
dell’aspetto fisico, attraverso la quale mostra anche alcune
delle caratteristiche interiori la cui natura sarà specificata
da Manzoni in seguito. Di fra Cristoforo, durante la
narrazione del suo passato, ci viene detto che, pur
essendo di origini plebee, disponeva di mezzi sufficienti
per condurre una vita da aristocratico; nonostante le sue
grandi ricchezze Lodovico (questo era il suo nome prima di
ricevere gli ordini) era trattato con disprezzo dai vari
signori del luogo, e quindi aveva iniziato a difendere con la
violenza gli umili dalla prepotenza dei nobili, giungendo ad
ucciderne uno per futili motivi; il rimorso e l’orrore per
questa azione lo portano infine a farsi monaco. La
narrazione della storia passata di Padre Cristoforo è molto
interessante sotto vari punti di vista. In primo luogo ci
permette di capire la morale dello scrittore: la purezza
interiore, di conseguenza la grazia divina, non è insita
nell’uomo, ma va ricercata attraverso un duro percorso di
peccato e purificazione.
.
Manzoni mette anche in risalto alcune caratteristiche
positive di Lodovico: viene presentato sì come arrogante e
impulsivo, ma si dice di lui che non era un sanguinario e
spesso risultava aggressivo solo per impedire che
venissero commessi dei soprusi sui più deboli; queste
qualità, pur moderate dall’umiltà acquisita in seguito al suo
pentimento, continuano a costituire un tratto distintivo della
personalità di fra Cristoforo. Egli quindi può essere per
certi versi paragonato a Renzo, con cui condivide
un’impetuosa generosità d’animo, inoltre il suo percorso
spirituale presenta delle analogie con quello dell’autore.

AGNESE
Agnese si può identificare come il personaggio che
svolge la funzione di aiutante dei protagonisti
all’interno della storia.
L’autore
presenta
questo
personaggio
indirettamente: non fornisce una descrizione
completa, ma una serie di indizi che costruiscono la
figura.
Agnese è la tipica donna che si trova nelle contrade
brianzole. Il suo carattere, deciso e sbrigativo, unito
ad un’esperienza di vita che lei stessa dentro di sé
forse sopravvaluta, la induce ad un’estrema
sicurezza di giudizio; la sua sollecitudine e il suo
amore per l’unica figlia, la sua facilità di parola e la
sua arditezza di espressioni, costituiscono un
marchio inconfondibile. Una caratteristica di Agnese
è la sollecitudine con cui si dispone ad aiutare la
figlia nel raggiungimento della sua felicità. Agisce
con la sicurezza di sé, propria della gente di limitata
cultura, che è portata a vedere una faccia sola della
realtà, quella che la interessa direttamente. Agnese
è astuta, a volte invadente e ciarlona, ma anche
acuta conoscitrice dell’animo umano: sa come
distrarre Perpetua quando i due giovani promessi
tentano di sorprendere Don Abbondio. Inoltre è
amorevole verso Lucia e ama, come fosse suo
figlio, Renzo ed è anche pettegola quando serve.
Infine c’è da dire che rappresenta nel corso di tutta
la storia un punto d’appoggio per Lucia.
L’INNOMINATO
L'Innominato è una delle figure psicologicamente
più complesse e interessanti del romanzo. Con
pochi tratti Manzoni ci delinea la figura fisica
dell’Innominato: alto, bruno, calvo, vicino alla
sessantina, ma ancora virile e vitale. È un
personaggio storicamente esistito al quale
l’autore fa svolgere un dramma spirituale.
L'Innominato, figura malvagia, la cui malvagità
più che ripugnanza forse incute rispetto, è il
potente cui Don Rodrigo si rivolge per attuare il
piano di rapire Lucia. In preda a una profonda
crisi spirituale, l'Innominato scorge nell'incontro
con Lucia un segno, una luce che lo porta alla
conversione: durante la famosa notte in cui Lucia
è prigioniera nel castello, la disperazione
dell'Innominato giunge al culmine, tanto da far
pensare al suicidio, ma ecco che il pensiero di
Dio e le parole di Lucia lo salvano e gli mostrano
la via della misericordia e del perdono.
L'Innominato è un personaggio de “I promessi
sposi” chiamato così per il nome sconosciuto..
Dopo la conversione l'Innominato cambia
completamente e coglie al volo l'occasione per
fare del bene in maniera proporzionata al male
che aveva fatto. Infatti quando scendono in Italia i
lanzichenecchi
(mercenari
tedeschi
che
combattono nella guerra di successione al
Ducato di Mantova), che mettono a sacco il
paese di Renzo e Lucia e diffondono il morbo
della peste, molti, tra cui don Abbondio, Perpetua
e Agnese, trovano rifugio nel castello
dell'Innominato, che si è fatto campione di carità.
FEDERIGO BORROMEO
Il cardinale F. B. è un personaggio realmente
esistito, in quanto si avvicina molto all’arcivescovo
di Milano suo omonimo “Federigo Borromeo”
realmente esistito e nato a Milano il 16 agosto
1564, arcivescovo di Milano dal 1595. Il Cardinale è
uomo dotto, sapiente, ma caritatevole e
misericordioso, pronto ad accogliere chi si pente
con sincerità,come l’innominato. Federigo Borromeo
non rappresenta la Chiesa rigida e inflessibile,ma
quella che svolge la sua azione tra la gente. Egli
non è combattivo come Padre Cristoforo, tuttavia si
muove tra gli umili e non ha paura di correre rischi.
Borromeo viene presentato da Manzoni nel capitolo
XXII con una lunga digressione in cui non è
raccontata solo la vicenda umana del cardinale, ma
delineata la sua personalità, il suo temperamento e
le sue debolezze: egli assecondò le credenze
superstiziose del suo tempo circa le cause della
peste.
LA MONACA DI MONZA
La storia di Gertrude occupa il capitolo IX e
per intero quello successivo. Tutto il racconto
offre
un
illuminante
spaccato
delle
consuetudini,
sulle
ipocrisie
e
sulle
convenzioni del sec. XVII. Gertrude è vittima
delle convenienze e degli interessi superiori,
ai quali viene sacrificata tutta la sua
esistenza.
E’ avviata alla vita monacale, con metodi
subdoli: infatti ella non è animata da vera fede
ma dalla convinzione che in convento avrà un
ruolo molto importante. <quando comprende
che sarà costretta a rinunciare alla vita di tutti
i giorni intreccia una relazione amorosa con
Egidio; scoperta, viene segregata in casa,
non le resta altro che accettare la vita
monacale, con tutto il rancore e l’astio per
una scelta subìta. La sua vita da monaca
diventa una rivalsa contro quanti hanno
causato la sua infelicità, la famiglia e le
monache. La sua colpa è quella di essere
troppo debole, di non aver mai osato una
reale opposizione alle decisioni dei genitori.
I BRAVI
“…….avevano entrambi intorno al capo una reticella verde che terminava sull’omero sinistro terminata
in una gran nappa, e dalla quale usciva sulla fronte un enorme ciuffo: due lunghi mustacchi arricciati in
punta: una cintura lucida di cuoio, e a quelle attaccate due piccol corno ripieno di polvere, cascante sul
petto, come una collana:un manico di coltellaccio che spuntava fuori d’un taschino degli ampi e gonfi
calzoni:uno spadone,con gran guardia traforata a lamine d’ottone, congegnate come in cifra, forbite e
lucenti….”(cap. I).
I Bravi nel romanzo di Manzoni appaiono subito, nel primo capitolo. Due di loro aspettano Don
Abbondio al bivio che lo conduceva a casa sua,sono aggressivi e armati fino ai denti. Da questo
episodio si evincono alcune caratteristiche di questi personaggi, che cercano di persuadere il curato
attraverso minacce e bestemmie.
I Bravi sono sempre al servizio dei potenti signori e pronti ad obbedire agli ordini più crudeli e a
uccidere chi osa mettersi sulla loro strada.
I Bravi descritti nel romanzo sono spavaldi, ma quando temono qualcuno sono ruffiani e codardi.
“Il Griso” è il “Bravo” prediletto da Don Rodrigo ed esegue sempre i suoi ordini.
Al Griso è ordinato di portare a compimento il rapimento di Lucia e verrà punito quando vedrà arrivare la
carrozza vuota.
La codardia del Griso si evidenzia in uno negli ultimi capitoli del romanzo.
Egli torna a casa di notte, dopo una festa in compagnia di Don Rodrigo e dei suoi amici, e si accorge
che il padrone sta poco bene. Già mettendolo a dormire, si tiene a distanza, ma più tardi, quando viene
chiamato e pregato di recarsi con urgenza da un medico, per soccorrere Don Rodrigo che si è scoperto
malato di peste, corre invece dai monatti. Alla fine anche questi muore di peste.
Il Nibbio, invece, è un uomo crudele ed è incaricato di nascondere i misfatti di Don Rodrigo. Nibbio è
crudele, ma ha compassione di Lucia. Infatti, nel momento in cui la trasporta al castello, cerca di farla
soffrire il meno possibile.
I bravi erano i segni più evidenti dell’anarchia che caratterizzava la dominazione spagnola in
Lombardia e contro di loro erano emanate delle “griide”, cioè delle leggi gridate dai banditori in modo
che anche le persone analfabete ne fossero informate.
Fly UP