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standard lezioni
La struttura del patrimonio per
grado di liquidità
.
La riclassificazione dello stato patrimoniale
Riclassificare lo stato patrimoniale significa
“riassemblare” le voci dello stato patrimoniale in
modo da ottenere maggiori informazioni ai fini
della valutazione dell’economicità aziendale e
rispondere a domande del tipo:
• qual è il grado di liquidità dell’azienda?
• l’azienda ricorre a fonti di finanziamento esterne
in misura tale da rischiare di compromettere
l’equilibrio futuro?
.
Criteri per la riclassificazione
Tra i diversi criteri secondo i quali si può
riclassificare lo stato patrimoniale, qui
utilizziamo il CRITERIO FINANZIARIO
• manteniamo 2 sezioni contrapposte
• valori al netto delle poste rettificative
• attivo riclassificato secondo il criterio della
LIQUIDITA’
• passivo e netto riclassificati secondo il criterio
della SCADENZA o ESIGIBILITA’
.
Riclassificazione dell’attivo
Le classi di valori che derivano dalla riclassificazione
secondo il criterio della liquidità sono:
•
•
•
•
•
•
LIQUIDITA’ IMMEDIATE
LIQUIDITA’ DIFFERITE
DISPONIBILITA’
IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI NETTE
IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE
.
Riclassificazione dell’attivo
LIQUIDITA’ IMMEDIATE
ATTIVO
CORRENTE
LIQUIDITA’ DIFFERITE
DISPONIBILITA’
IMMOB. TECNICHE NETTE
ATTIVO
IMMOBILIZZATO
o ATTIVO FISSO
NETTO
IMMOB. IMMATERIALI
IMMOB. FINANZIARIE
TOTALE ATTIVO =
CAPITALE INVESTITO
.
Riclassificazione di passivo e netto
Le classi di valori che derivano dalla riclassificazione
secondo il criterio della scadenza sono:
• PASSIVITA’ CORRENTI
• PASSIVITA’ CONSOLIDATE (o A MEDIO E LUNGO
TERMINE)
• CAPITALE NETTO (o MEZZI PROPRI)
.
Riclassificazione di passivo e netto
PASSIVITA’ CORRENTI
MEZZI DI TERZI
PASSIVITA’ CONSOLIDATE
CAPITALE NETTO o PROPRIO
TOTALE PASSIVO E NETTO =
CAPITALE INVESTITO
MEZZI PROPRI
.
Interpretazione tradizionale
dello SP riclassificato
Secondo la teoria tradizionale:
• è opportuno che le attività correnti superino le
passività correnti, in modo da poter far fronte agli
impegni di breve termine con attività facilmente
liquidabili
• è opportuno che le immobilizzazioni siano coperte
(ovvero siano inferiori) dai mezzi propri e dalle
passività consolidate
• se nell’attivo prevalgono le immobilizzazioni rispetto
alle attività correnti si dice che la struttura dell’attivo
è rigida
.
Critica all’analisi tradizionale
L’analisi tradizionale presenta diversi limiti:
• Si dice che crediti e scorte “sono di breve termine”, in
quanto scadenti entro i 12 mesi. Se è vero che il singolo
credito o la singola scorta effettivamente possono
trasformarsi in liquidità entro i 12 mesi, è anche vero
che man mano che un credito viene incassato altri
nascono e man mano che del materiale in scorta viene
venduto altro materiale arriva per rimpiazzare quanto
venduto.
• Possiamo quindi affermare che le attività correnti che
fanno capo alla gestione caratteristica (crediti e scorte)
rappresentano un fabbisogno finanziario duraturo
quando il fabbisogno generato dalle immobilizzazioni.
• Molto diverse solo le liquidità di gestione patrimoniale
(banche c/c attivi, titoli disponibili) che in effetti sono
.
trasformabili in liquidità netta nel breve termine.
Critica all’analisi tradizionale
• Così come le attività correnti di gestione caratteristica generano
un fabbisogno finanziario duraturo, allo stesso modo le passività
correnti di gestione caratteristica (ovvero i debiti verso fornitori e
gli altri debiti di funzionamento) rappresentano fonti durature di
finanziamento: man mano che un debito viene pagato, altri
nascono. La categoria “debiti verso fornito” è quindi una
categoria permanente.
• L’analisi tradizionale non considera in modo adeguato la profonda
differenza che esiste fra debiti di funzionamento (o regolamento) e
debiti di finanziamento.
– I primi sono come il “colesterolo buono”: non sono onerosi, sono indice di
potere contrattuale e più alti sono meno si presenta l’esigenza di chiedere
prestiti.
– I secondi sono come il “colesterolo cattivo”: sono onerosi e, se troppo
elevati, indice di difficoltà finanziarie
.
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