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Presentazione di PowerPoint
per la visione in sequenza delle immagini, usare i tasti freccia della tastiera (in basso a destra)
1
Divagazioni sul cinema e su Visconti*
di Maura Quartu
La fascinazione del Cinema ha influito sui lavori di Angelo Liberati fin dai primi anni ’70
e dura vitale tuttora. L’idea che un’opera possa nascere come riflessione su temi del
cinema o possa utilizzare immagini cinematografiche inizia a maturare con la visione di
due film, Professione: reporter di Michelangelo Antonioni, del 1974, e Ultimo tango a
Parigi di Bernardo Bertolucci, del 1972. Così nel 1973 in un olio su tela di grandi
dimensioni, esposto l’anno successivo alla Galleria Sinibaldi di Cagliari e poi a Palermo,
l’artista ritrae i due protagonisti, Marlon Brando e Maria Schneider, e nel 1975 realizza
una acquaforte-acquatinta (fig. 1) a cui dà il titolo della pellicola.
Potremmo seguire questo percorso con alcune opere: Arafat del 1983, in cui si intravede il
décollage del manifesto di Una donna tutta sola di Paul Mazursky (fig.2); I Duellanti del
1984, dall’omonimo film di Ridley Scott (fig. 3); Dopo il declino dell’impero americano, del
1990, sul décollage di Taxi Driver (fig. 4); fino al recente Because something is happening
here, del 2007 (fig. 5), in cui al di sotto di un enigmatico “Angelo dubbioso” di Paul Klee
ritroviamo gli elementi familiari del lessico dell’artista come Zabriskie Point di Antonioni
e il volto di Bob Dylan
(testo completo a pagina 48)
2
fig. 1 - Ultimo Tango a Parigi, 1975,
acquaforte-acquatinta, prova di stampa,
mm 340x192
3
Fig 2 - Arafat, décollage, veline, collage e matite colorate,
cm 76x56
4
fig 3 - I duellanti, 1984, collage,
inchiostri e veline su cartone, cm 70x100
5
Fig 4 - Dopo il declino dell’impero
americano, 1990, colori acrilici,
collage di veline con inchiostri,
pastelli e colori ad olio su tela,
cm 120x150
6
fig 5 - Because something is happening
here …, 2007, colori acrilici, colori ad
olio, smalti, pastelli e matite colorate
su medium density,
cm 150 x 200
7
fig 6 - Gruppo di famiglia in un interno, 1976, collage, collage
di veline e colori ad olio su cartone Hammer, cm 73x51
8
fig 7 - Vizi privati e pubbliche virtù, 1981, décollage, inchiostri, colori acrilici e
collage di veline su cartoncino incollato su medium density, cm 70x50
9
fig 12 - Senza titolo, 2000-2004, décollage, matite colorate, colori acrilici, collage
di veline colorate e colori ad olio su cartoncino
incollato su medium density, cm 76x56
10
fig 13 - Senza titolo, 2003, décollage, matite colorate, colori acrilici,
inchiostri e pastelli su cartoncino
incollato su medium density, cm 76x56
11
fig 15 - Senza titolo, 2000/2004, décollage, collage, matite colorate, colori acrilici,
collage di veline colorate e pastelli su cartoncino
incollato su medium density, cm 76x56
12
fig 21 - Senza titolo, 2000/2004, décollage, matite colorate, collage di veline colorate,
colori acrilici e pastelli su cartoncino
incollato su medium density, cm 76x56
13
Fig 23 - Senza titolo, 2000/2004, décollage, matite colorate,
collage di veline colorate, colori acrilici e pastelli su
cartoncino incollato su medium density, cm 76x56
14
Fig 25- Senza titolo, 2000/2004,
décollage, matite colorate, colori
acrilici e pastelli su cartoncino
incollato su medium density,
cm 56x76
15
Fig 27-Senza titolo, 2000/2004, décollage, matite colorate ,
colori acrilici, collage di veline colorate e pastelli
su lastra di metallo, cm 62x46
16
Fig 28 - Senza titolo,1981, collage, matite colorate, collage di veline colorate,
colori acrilici e pastelli su cartoncino incollato
su medium density, cm 56x76
17
Fig 29 - Senza titolo, 2000/2004, décollage, matite colorate, colori
acrilici, collage di veline, pastelli e collage di petali di
bougainville e foglia di platano su plexiglas e
medium density, cm 50x50
18
Fig 30 - Senza titolo, 2003, décollage, matite colorate e pastelli
su cartoncino, cm 59x42
19
Fig 31- Mastri guerrai, 2005,
colori ad olio, smalti e pastelli
su tela, cm 120x150
20
Fig. 31A - Dirk Bogarde - Morte a Venezia, 2005,
colori acrilici, collage, décollage e colori ad olio
su tela cm 60x80
21
Fig 32 - Piazza del popolo, 2000/2005, colori acrilici, collage di veline colorate, matite
colorate, grafite, collage e pastelli su tela, cm 360x140
22
Fig 33 - Senza titolo, 2000, colori acrilici, décollage, collage di veline con inchiostri,
23
pastelli e matite su cartone zanders, cm 100x70
Senza titolo, del 2000, richiede
un’osservazione attenta, un occhio
perspicace che penetri e comprenda.
I buchi dei chiodi, le ombre, le pieghe
del sudario che avvolgono le gambe
incombono al centro, strappate al corpo.
Al di sopra velature aranciate, azzurre,
scure, grinzite: uno spazio astratto.
L’occhio vaga e lentamente emergono da
infiniti strati volti dai tratti sbiaditi,
dissolti, marcati. Su tutti domina lo
sguardo acuto di Rembrandt, una
apparizione. Diagonalmente opposte,
una carnosa e realistica foglia verde e
una piatta freccia di filamenti arancio e
rossi.
Il Cristo morto di Mantegna, segno
assoluto, è soltanto uno degli stimoli
visivi e concettuali dell’opera.
(testo di Maura Quartu dal catalogo della
mostra Angelo Liberati – Opere 18 dicembre
2004 – 23 gennaio 2005 - Museo d’Arte
Moderna e Contemporanea A.Ortiz Echagüe di
Atzara)
24
Fig 34 - Anni di Piombo-Zabriskie point, 1982, décollage, inchiostri e matite colorate
25
su cartoncino, cm 70x50
Fig 34A - bit-Beat (dedicato a Jean Seberg),
2009, assemblaggio digitale su forex,
cm 70x100
26
Fig 34B - bit-Beat (dedicato a Jean Seberg),
2009, assemblaggio digitale su forex,
cm 70x100
27
Fig.34C – bit-Beat (dedicato ad Anna Karina),
2009, assemblaggio digitale su forex
cm 70x100
28
CONVERSAZIONI di Gino Melchiorre
Un artista racconta storie. Lo fa – è ovvio - il romanziere, il poeta o il cineasta, ma anche il
musicista, lo scultore o il pittore. E le loro opere stabiliscono poi un dialogo con lo spettatore
su come va il mondo e su come potrebbe andare. Anche quando parlano di come andava.
Angelo Liberati fa qualcosa di leggermente diverso con la sua tecnica basata su décollages,
collages, riporti, trasferimenti sgranati o rovesciati di titoli di giornali, brani letterari, volti,
fiori, citazioni cinematografiche, musicali e pittoriche, sparse qua e là sulla tela. Il suo è un
racconto visivo, grafico e verbale, anche se non lineare e articolato su relazioni-collegamenti
successivi, logici e causali, ma basato su equilibri o contrapposizioni di forme, suggestioni
cromatiche e evocazioni mnemoniche, lessemi e sememi come tessere disconnesse nello spazio
variabile del supporto.
Pur restando fortemente legato a uno stile e a un genere pittorico comunemente detto
“figurativo”, Angelo Liberati lavora su visioni più che su vedute. E con quelle stabilisce un
dialogo simultaneo e sinestesico.
Ora, quando un pittore rappresenta un personaggio ( noto o sconosciuto, defunto o vivente),
certo parla “di” lui. Invece Liberati parla “con” lui. E il suo racconto diventa una
conversazione: con pittori, con musicisti, con attori, ma anche con sconosciuti interpellati da
foto di giornali. Conversa soprattutto con registi di cinema come: Visconti, Antonioni, Fellini,
Godard, Kubrick. E con artisti “atipici” come Luca Maria Patella: artista, regista, fotografo,
scultore, e poeta incline a quella particolare forma di poesia detta, in mancanza di meglio,
“poesia visiva”.
Liberati lo fa con una serie di opere che definisce “omaggi”. E, nel caso di Patella, uno si
aspetta che l’omaggio consista in citazioni di opere, in rinvii e richiami a poesie, foto o disegni,
eseguiti dal personaggio omaggiato. Invece Liberati, in una ventina di quadri dedicati,
inserisce direttamente alcuni “oggetti” appartenuti a Patella. Non oggetti simbolici, ma
proprio concreti e di uso comune: libri, audiocassette, agende con nomi, indirizzi, schizzi,
progetti, annotazioni, appunti e appuntamenti, brani di lettere, fogli, foglietti e cartigli
29
personali, rigorosamente timbrati secondo la curiosa abitudine di Luca Maria Patella, ideatore,
editore, redattore e distributore della omonima Gazzetta.
Era già successo che un artista inserisse, tra le persone rappresentate, la propria immagine. O
che la infilasse nel quadro mediante un arguto gioco di specchi, o che dipingesse un oggetto,
riconoscibile dall’osservatore come appartenente all’autore. Oppure, saltando ogni mediazione
simbolica, che esponesse se stesso in carne ed ossa, la propria faccia o la propria mano, come
“luogo” di ogni potenziale produzione pittorica. Ma raramente era accaduto che un pittore (per
di più figurativo) mettesse in quadri propri, oggetti di un altro. Oggetti che non alludono al
proprietario d’origine, ma sono brani della sua stessa vita.
Angelo Liberati, per rendere omaggio a un personaggio, incolla sulla tela pezzi della “persona”.
E siccome Liberati aggiunge e commenta, piega e circonda (religiosamente) gli oggetti, con
segni e immagini di propria mano, succede che rappresenta se stesso mentre presenta un altro.
Dispone colori e essenze, ed espone esistenze. E con queste esistenze instaura una
conversazione fitta di cenni e tracce di assenso o dissenso. Mostra volti, foto o brani di lettere,
poesie, romanzi o canzoni come se, rivolgendosi all’interlocutore, dicesse: - …a proposito di
quella storia di…
Dopodiché inizia la discussione intervenendo, di quando in quando, con capziose
argomentazioni in punta di matita o con improvvise interpunzioni a pennello, con esclamazioni
colorate e colorite, con interrogazioni o ipotesi incollate su carta trasparente in cui lo
spettatore rimane invischiato.
Quando Liberati mi ha proposto di filmare tutto ciò, ho provato a “rendere” queste loquaci
conversazioni silenziose nell’unico modo che – non essendo io artista - mi sembrava adeguato:
ho piazzato il cavalletto, ho acceso la telecamera (affinché interloquisse per mio conto) e sono
andato al Bar.
30
Fig 35- Secretum patellae, 2008, assemblaggio + colori acrilici, collage,
inchiostri, matite colorate, pastelli, colori ad olio e smalti su legno, cm100x100
31
Fig 36 - Secretum patellae, 2008, assemblaggio + colori acrilici, collage,
inchiostri, matite colorate, pastelli, colori ad olio e smalti su legno, cm 100x100
32
Fig 37- Secretum patellae, 2008, assemblaggio + colori acrilici, collage,
inchiostri, matite colorate, pastelli, colori ad olio e smalti su legno, cm 100x100
33
Fig 38 - Secretum patellae, 2008, assemblaggio + colori acrilici, collage,
inchiostri, matite colorate, pastelli, colori ad olio e smalti su legno, cm 100x100
34
Fig 39 - Secretum patellae, 2008, assemblaggio + colori acrilici, collage,
inchiostri, matite colorate, pastelli, colori ad olio e smalti su legno, cm 80x60
35
Fig 40 - Secretum patellae, 2008, assemblaggio + colori acrilici, collage,
inchiostri, matite colorate, pastelli, colori ad olio e smalti su legno, cm 80x60
36
41-
Fig 41- Secretum patellae, 2008, assemblaggio + colori acrilici, collage,
inchiostri, matite colorate, pastelli, colori ad olio e smalti su legno, cm 80x60
37
Fig 42 - Secretum patellae, 2008, assemblaggio + colori acrilici, collage,
inchiostri, matite colorate, pastelli, colori ad olio e smalti su legno, cm 80x60
38
Fig 43-Antonioni-Rembrandt, 1993,
litografia a più colori, tiratura
70 esemplari, cm 50x70
39
Angelo Liberati nasce a Frascati (Roma) il
2 giugno 1946. L'incontro a Roma con il
pittore italo-argentino Silvio Benedetto,
nei primi anni sessanta (1964), è
l'occasione per l'apprendimento delle
tecniche
del mestiere
di
pittore,
attraverso la frequentazione dello studio
dell'artista, in via del Babuino, strada
storica tra Piazza del Popolo e Piazza di
Spagna. Per tutti gli anni sessanta sarà
questo il suo percorso preferito per le
frequentazioni delle gallerie di punta in
quegli anni (Galleria Due Mondi, Il Fante
di Spade, L'Attico, La Nuova Pesa). Nel
1970 si trasferisce in Sardegna, dove, a
contatto con le neoavanguardie isolane
(Galleria Sinibaldi, Il Basilisco di
Francesco Tanda, Arte Duchamp), matura
una poetica che combina la rivalutazione
dell'elemento pittorico con le pratiche del
riporto e del décollage di provenienza
"pop".
Programmaticamente il suo segno è
permeato dalla influenza di Renzo
Vespignani, maestro da sempre e amico
fraterno per quasi vent'anni.
40
Monografie:
Angelo Liberati, opere 1975-1993, presentazione di Mario Ursino e una testimonianza di
Renzo Vespignani, Ed. S.P.A.C.C., Roma 1993;
Liberati, opere 1973-2000, con interventi di Pietro Storari ed Enrico Deplano, Ed. CUEC,
Cagliari 2001.
Cataloghi:
Angelo Liberati, presentazione al catalogo di Rosella Cipriani e Laura Cristofanelli, per la
mostra personale alla Galleria L.C.R.C. di Frascati, aprile 1967;
Angelo Liberati, presentazione al catalogo di Antonio Pelle, per la mostra personale alla
Galleria Il Pennellaccio di Cagliari, 1968 e alla Galleria Maitani di Orvieto, 1969;
Angelo Liberati, presentazione al catalogo di Elio Mercuri, per la mostra personale alla
Galleria Il Sileno di Palermo, 13 marzo 1972;
Angelo Liberati, presentazione al catalogo di Elio Mercuri per la Mostra personale alla
Galleria Sinibaldi di Cagliari, aprile 1972;
Angelo Liberati, presentazione al catalogo di Vittorio Grotti, per la mostra personale alla
Galleria Il Cancello di Sassari, ottobre 1972 e alla Galleria Sinibaldi di Cagliari, aprile
1973;
Angelo Liberati, Al di là dell'organizzazione dell'apparenza, 1973, presentazione al
catalogo di Placido Cherchi, per le mostre personali alla Galleria Il Basilisco di Sassari,
novembre 1973, alla Galleria Sinibaldi di Cagliari, aprile 1974 e al Centro d’Arte Il
Condor di Palermo, giugno 1974;
Angelo Liberati, presentazione al catalogo di Mario De Murtas e Giancarlo Nonnoi, per la
mostra personale alla Galleria Chironi 88 di Nuoro, novembre 1977;
E nel pensier mi fingo..., testo di Flaminio Gualdoni, catalogo per la mostra collettiva allo
Spazio Alternativo Spazzapan di Stresa, 1979;
41
Il figurativo alle soglie degli anni '80, testo di Manlio Brigaglia, catalogo mostra collettiva,
Palazzo Cariati, Napoli, 1980;
Presenze nell'arte in Sardegna, testo di Giorgio Pellegrini, catalogo Ed. In & Out Art
Services, mostra collettiva, Cagliari, giugno 1990;
Don Chisciotte della Mancia, presentazine al catalogo di Mario Ursino, Ed. I.P.A.C.C.,
Istituto Italiano di Cultura, Siviglia,1992;
Cosarda, presentazione al catalogo di Maria Elvira Ciusa, per la mostra collettiva alla
Cittadella dei Musei di Cagliari, settembre 1992;
I labirinti del reale, testo di Giorgio Pellegrini, mostra collettiva, Ex Mattatoio Cagliari,
nov. 1994;
Angelo Liberati, presentazione al catalogo di Massimo Antonio Sanna, per la mostra
antologica, Comune di Isili, giugno 1994;
Percezioni di realtà, testo di Massimo Antonio Sanna per la mostra colletiva, Salvetti
arredamenti, Cagliari, novembre 1994;
Tra le pieghe del visibile, presentazione al catalogo di Massimo Antonio Sanna, per la
mostra al Monte Granatico di Ussana (CA), settembre 1997;
Realismo pop opere, 1990 –1998, presentazione al catalogo di Massimo Antonio Sanna,
per le antologiche al Museo Genna Maria di Villanovaforru (CA), giugno 1998 e alla
Galleria Comunale d’Arte di Nuoro, novembre 1998;
Angelo Liberati – Opere, a cura di Maura Quartu, I Quaderni n. 1, catalogo della mostra al
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea A. Ortiz Echagüe di Atzara (NU) 2004-2005
Schede:
Angelo Liberati, presentazione di Roberto Badas Galleria Sinibaldi, 16 novembre 1974;
Angelo Liberati, presentazione di Paolo Merci per la mostra personale alla Galleria Arte
Duchamp, 1979;
Angelo Liberati, presentazione di Paolo Merci per la mostra personale alla Galleria
Citybank, Milano, marzo 1979;
42
Angelo Liberati, presentazione di Flaminio Gualdoni per la mostra personale CitybankRoma, maggio 1979;
Angelo Liberati, presentazione di Silvio Benedetto per la mostra personale al Palazzo
Comunale di Campobello di Licata, agosto 1986;
Angelo Liberati, presentazione di Renzo Vespignani, per la mostra personale al Nouveau
Centro Culturale Mediterraneo di Palermo, aprile 1989;
Angelo Liberati, presentazione di Barbara Fiori per la mostra personale al Museo del Crudo,
San Sperate (CA), luglio 2000;
Notizie dal pianeta, presentazione di Paolo Sirena per la mostra personale al Museo del
Territorio, Villanovaforru (CA), dicembre 2003.
Documentari:
Arte Duchamp Cagliari-Stresa - regia di Tonino Casula, 1981
Angelo liberato - regia di Andrea Frisan, DVD, 2003
L’Invito - regia di Gino Melchiorre, DVD, 2004
Transfer Drawing – consulenza video, Gino Melchiorre, DVD, 2005
Secretum patellae / mostra di Angelo Liberati - regia di Gino Melchiorre, DVD, 2008
43
Fig 44 - Raffaello-Wenders, 1992, colori acrilici, collage, pastelli e matite colorate
su tela, cm 150x120
44
Fig 45 - I Fiori della Jugoslavia, 1992/94,
collage, veline con inchiostri, pastelli e
colori ad olio su medium density,
cm. 76x126
45
Fig 46 - Berlinguer ti voglio bene, 1998, colori acrilici, décollage, collage di veline con
inchiostri e smalti su tela, cm 230x150
46
Fig 47 - Rolling Stones-Johnnie Walker, 1999, colori ad olio e décollage su lastra
di metallo, cm 80x60
47
Fig 48- Dylan-Fanny Ardant , 1997,
colori acrilici, décollage, collage e
smalti su medium density,
cm 42x144
48
Fig 49 - Sardegna-Padru, 2003,
colori acrilici su medium density,
cm 42x144
49
Divagazioni sul cinema e su Visconti*
di Maura Quartu
La fascinazione del Cinema ha influito sui lavori di Angelo Liberati fin dai primi anni ’70 e
dura vitale tuttora. L’idea che un’opera possa nascere come riflessione su temi del cinema
o possa utilizzare immagini cinematografiche inizia a maturare con la visione di due film,
Professione: reporter di Michelangelo Antonioni, del 1974, e Ultimo tango a Parigi di
Bernardo Bertolucci, del 1972. Così nel 1973 in un olio su tela di grandi dimensioni,
esposto l’anno successivo alla Galleria Sinibaldi di Cagliari e poi a Palermo, l’artista ritrae
i due protagonisti, Marlon Brando e Maria Schneider, e nel 1975 realizza una acquaforteacquatinta (fig. 1) a cui dà il titolo della pellicola.
Potremmo seguire questo percorso con alcune opere: Arafat del 1983, in cui si intravede il
décollage del manifesto di Una donna tutta sola di Paul Mazursky (fig.2); I Duellanti del
1984, dall’omonimo film di Ridley Scott (fig. 3); Dopo il declino dell’impero americano, del
1990, sul décollage di Taxi Driver (fig. 4); fino al recente Because something is happening
here, del 2007 (fig. 5), in cui al di sotto di un enigmatico “Angelo dubbioso” di Paul Klee
ritroviamo gli elementi familiari del lessico dell’artista come Zabriskie Point di Antonioni
e il volto di Bob Dylan.
Qui in particolare indaghiamo come sia nata la scoperta di Visconti. Nel 1974 esce Gruppo
di famiglia in un interno. L’impatto è forte e suggestivo. Alcuni elementi catturano
l’attenzione di Liberati, in primo luogo l’attualità e l’ambientazione del racconto nella
contemporaneità, rispetto ad altre pellicole del regista. Emerge chiaramente la crisi
dell’intellettuale, il disgusto e la curiosità per una borghesia volgare ed emergente, ma
50
traspaiono anche riferimenti alla storia e alla politica: il trascorso antifascista del
protagonista, il professore, interpretato da Burt Lancaster, e gli “opposti estremismi”,
come si ritrova nella stampa dell’epoca, adombrati nelle figure di Konrad, Helmut Berger,
e del padre di Stefano e marito di Bianca, quest’ultima interpretata da Silvana Mangano.
Sollecitate da questi stimoli e soprattutto sollecitate dalla disillusione degli ideali del ’68,
dalla rabbia e dal rammarico per lo spreco dei frutti di quel rinnovamento generazionale,
riflessioni che lo stesso regista suggerisce, nascono due opere. Una nel 1976 (fig. 6) e
l’altra nel 1977, entrambe Senza titolo, che furono esposte nel 1993 a Roma nello Spazio
Arte della Società Poligrafica d’Arte Classica e Contemporanea e nel 1994 al Castello
Aragonese di Ischia, all’interno della mostra personale che raccoglieva opere dal 1973 al
1993. Queste due opere costituiscono il primo nucleo del cosiddetto “ciclo Visconti”,
realizzato nel corso di quasi trent’anni, con interruzioni anche lunghe, pause e riprese,
esposto interamente nella mostra “Angelo Liberati – Luchino Visconti, percorsi di pittura,
cinema, architettura”, tenutasi a Cagliari nello Spazio San Pancrazio, Cittadella dei
Musei, dal 24 febbraio al 25 marzo 2006.
La scoperta parte dunque da qui, ma via via l’interesse si è approfondito e si è allargato
comprendendo non solo i temi trattati nei film, ma tutto quanto ha ruotato intorno ad essi,
sviluppando un approccio di tipo più sociale e di costume, che strettamente narrativo.
Il guardare a Visconti da parte di Liberati è stato mediato anche attraverso l’opera di
Renzo Vespignani. Nel 1957 Vespignani ha curato i costumi e le scene per Maratona di
danza, balletto su musiche di Hans Werner Henze, libretto di Luchino Visconti e
coreografie di Dick Sanders, la cui prima si tenne il 24 settembre di quell’anno alla
Städtische Oper di Berlino. Nella nota per il programma di sala Visconti scrive:
“Vespignani, un giovane pittore italiano che ammiro e tengo d’occhio per il teatro da
51
tempo, sin dai suoi primi disegni denuncianti un mondo inedito e periferico, ha disegnato
scene e figurini, trasferendo per la prima volta la sua umana simpatia per una umanità
periferica dalla tela al palcoscenico con un risultato che a me sembra validissimo, teatrale e
poetico.” (in “Il mio teatro”, a cura di Caterina d’Amico de Carvalho e Renzo Renzi, vol. II
(1954-1976), Bologna Cappelli 1979, p. 149)
Consapevolmente Angelo Liberati nel realizzare le prime opere a cui si accennava poc’anzi
ha rappresentato un occhio, citazione da “Rapporto sull’autore” di Vespignani e ha fatto
comparire il volto di questo artista sopra il manifesto del film Gruppo di famiglia in un
interno, come a voler visivamente sottolineare questo binomio Visconti -Vespignani.
Il “ciclo Visconti” si compone di circa 30 opere, complesse dal punto di vista tecnico. La
maggior parte di esse è realizzata su cartoncino incollato su medium density che funge da
sfondo ad un lavoro di décollage, collage di veline colorate, accompagnato dalla pittura con
oli, acrilici, tempere, pastelli, inchiostri e grafite. Due opere sono realizzate su lastra di
metallo per tipografia, un’altra è un assemblaggio di foglie secche su tavola (bougainville,
fiori e foglie e una foglia di platano di un noto viale romano, via Veneto) e pannello di
plexiglas su cui si sviluppa il décollage, le veline e la pittura (fig. 29). Fa parte del ciclo
anche il documentario “L’invito” del regista Gino Melchiorre, nel quale compaiono le fasi di
realizzazione di alcune opere insieme ad immagini, dialoghi, brani musicali tratti dai film
La terra trema e Senso.
Tutti i lavori portano un emblematico Senza titolo, consuetudine per l’artista che
volutamente non affida ad un enunciato il contenuto delle proprie opere, ma rivolge tale
richiesta a chi guarda; invece il dipinto (non in mostra) che chiude il ciclo è
significativamente intitolato Piazza del Popolo, uno spaccato della società italiana degli anni
’60 e ’70, o più precisamente di quel mondo intellettuale, artistico, ma anche più
semplicemente quotidiano che aveva come punto di riferimento la storica piazza.
52
Ecco cosa scrive Liberati parlando di questa opera:
“Piazza del Popolo. Roma anni ’60, Mimmo Rotella da tempo strappa ed incolla manifesti,
l’appuntamento da Rosati non è ancora un semplice rituale modaiolo, ci passa ogni sera un
pezzo di cultura che saprà cogliere al volo il vento del cambiamento che arriva sulle note
musicali dei Beatles, Dylan, Odetta, ecc.
Nel dipinto sulla sinistra si intravedono Anna Karina1 e Luchino Visconti, ed infatti il
dipinto nasce e si sviluppa con il ciclo pittorico che ho dedicato al cinema e a Luchino
Visconti. Piazza del Popolo e la Pop Art Romana, Franco Angeli e Mario Schifano, Robert
Rauschenberg e Giosetta Fioroni, venti passi in avanti e inizia via Ripetta con la galleria Il
Fante di Spade e Renzo Vespignani, i manifesti del cinema mescolati ai cartelloni
pubblicitari, le modelle e le aspiranti attrici, scrittori e pittori, televisionari e
cinematografari. Ma ogni tanto capitano anche Burri o Michelangelo Antonioni. Nel dipinto
si trovano frammenti trascritti, appunti e testi come quello di Alan Jones2 che testimonia in
presa diretta il ruolo di Roma e di Piazza del Popolo per tutti gli anni sessanta e settanta, ci
sono i Pini di Roma e le ragazze, le crepe dei muri e le veline aranciate e tutto l'amore per
questo luogo della Città amato e da amare per quello che ancora rimane e da ricordare per
tentare di ricostruire un futuro vivibile.”
Nome d’arte di Ann Karen, svedese, attrice-icona degli anni ’60, musa ispiratrice di Jean Luc Godard e,
nel caso specifico, ritratta con Luchino Visconti in una pausa delle riprese del film “Lo straniero”.
2Alan Jones, L’epopea pop: quando Godot è arrivato dall’America, pp. 25-28, in L’arte pop in Italia. Pittura,
design e grafica negli anni sessanta, mostra a cura di Plinio De Martis, Galleria d’arte Niccoli - Parma 18
dicembre 1999 - 6 marzo 2000, Parma 1999.
1
Di fronte a tali opere, ma ciò è valido per tutta l’arte contemporanea seria, è bene
mantenere un rispetto e un approccio critico e conoscitivo quanto più simile a quello che
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converrebbe avere di fronte ad un’opera del passato. Ovvero un’opera del ’400 o del ’500 ci
colpisce in primo luogo per la sua “bellezza”, ma richiede uno sforzo intellettuale per
comprenderne il significato o condurre una lettura iconologica. L’analisi deve essere
sostenuta dalla conoscenza della cultura dell’artista e del contesto in cui l’opera è nata.
Analogo rigore analitico e analoga attenzione nel riappropriarsi del contesto socio-culturale
richiedono le opere di Angelo Liberati. In esse la semplicità comunicativa iniziale, la
leggerezza delle immagini quotidiane della pubblicità, della televisione, del cinema, dei
giornali, dissimula una complicata struttura compositiva. Il livello strettamente tecnicoesecutivo è solo uno dei livelli che è necessario considerare per la comprensione. Si fondono
e si sovrappongono ad esso la componente estetico-visiva e quella che assume un valore
etico-sociale nel senso più lato.
Se la pratica del décollage o del transfer drawing richiamano immediatamente
l’appartenenza al filone della Pop Art italiana o meglio romana, all’interno della quale
Liberati si è formato, guardando con attenzione Mimmo Rotella e altri, essa oggi non
basterebbe più da sola a far comprendere le opere del “ciclo Visconti”. Se non si vuole
restare alla superficie delle cose e correre il rischio non solo di non comprendere, ma
addirittura di travisare completamente il significato, occorre possedere un solido
background della storia e del costume della società italiana degli ultimi 40 anni.
Il discorso potrà divenire più chiaro se partiamo dalle opere.
Un’opera del 1981 (fig. 7), utilizzata come elemento scenografico per “Take off” - Rai 3
regionale di Mauro Schirru nel 1987, costringe a confrontarsi con il regista ungherese
Miklòs Jancsò, di cui oggi si parla poco, anche se è stato recentemente premiato al
Filmfestival di Taormina nel 2003. Il suo film Vizi privati e pubbliche virtù del 1975 fece
tale scandalo che il regista fu condannato per oscenità e poi successivamente riabilitato. Il
film racconta, secondo una lettura inedita che pone l’accento sulla immoralità e sulla vita
viziosa della nobiltà, la fine di Rodolfo d’Asburgo e di Maria Vetsera, ritrovati privi di vita
nel 1889 a Mayerling, in Austria. Alcune immagini dello stesso film le ritroviamo in molte
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opere. Per esempio accostate al volto di Visconti (fig. 21) o alla foto di Visconti con Romy
Schneider nel ruolo della principessa Sissy (fig. 23), fotografati durante le riprese di
Ludwig (1973) in Baviera. Si suggerisce un collegamento, seppur superficiale, con Ludwig
e con La caduta degli dei (1969), per questa analoga visione della fine di un mondo
aristocratico o alto-borghese.
L’aspetto più interessante in questo corto circuito di immagini è senz’altro quello di
rendersi conto, tutto ad un tratto, della potenza all’epoca (sic!) della censura sull’arte e sul
cinema, in virtù di un oltraggiato comune senso del pudore, ma di non essere altrettanto
consapevoli del dramma che in realtà stava effettivamente accadendo, come dimostra il
titolo di un articolo di Lelio Basso, tratto da L’Espresso del 4 giugno 1972, sul dilagare del
terrorismo in Europa.
Pensando a quegli anni Liberati ha recuperato pagine de L’Espresso e ha ricostruito il
clima di contrasto, contraddizione e quotidianità che la società stava vivendo. Ci si trova,
così, coinvolti in un gioco di specchi tra oggi e gli anni Sessanta e Settanta. Vi è un
continuo rimando a fatti accaduti nei decenni passati (l’assassinio di Carlo e Nello
Rosselli, la strage di Piazza Fontana, il caso Mattei, la figura di Eugenio Cefis e la
Montedison) e di cui si riparla ora con studi e riletture; appaiono i volti noti del cinema,
Claudia Cardinale, Burt Lancaster, Alida Valli, Helmut Berger, Grace Kelly e Marilyn
Monroe, il mondo e i film di Visconti (la locandina di Senso, le scene del ballo di Angelica
nel Gattopardo); le citazioni dall’arte come l’autoritratto di Egon Schiele, un ritratto
femminile di Rubens o quello di una provocante donna anziana, del fotografo olandese
Erwin Olaf; emerge la forza stravolgente della pubblicità con la sapiente abilità
nell’utilizzare il corpo femminile come strumento di convinzione o compaiono oggetti
divenuti di culto, la macchina da scrivere Olivetti lettera 22; e poi il volto di intellettuali,
Pavese, o i loro testi, come per Emilio Garroni.
Si può essere osservatori assenti o viceversa si può essere in grado di penetrare la pellicola
trasparente che separa l’opera da chi guarda e allora ogni fermo immagine, che è stato
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scelto dall’autore, è pronto a raccontare la storia che porta con sè. Gli accostamenti non
sono mai casuali e il gioco sta nello scoprire se la relazione è di tipo cronologico o di tipo
sociale; se le immagini raffigurate percorrono la stessa direzione o perseguono direzioni
opposte, come accade per il volto di Visconti e la Cardinale e la strage di Piazza Fontana
(fig. 13) o per i volti di George Sand e Chopin e il bambino africano (fig. 12). È un fine
divertimento intellettuale riuscire ad animare questi particolari fanta book della
coscienza.
Solo alla fine ci si rende conto che in molte opere compare dipinta una luna rosa e che
spesso l’immagine è accompagnata dalla trascrizione di un brano del cantautore inglese
Nick Drake (1948-1974) intitolato Pink Moon del 1972: L’ho visto scritto e l’ho visto dire/
la luna rosa è in cammino/ e nessuno di voi potrà mai stare così in alto/ la luna rosa vi
prenderà tutti/ ed è una luna rosa/ sì, una luna rosa...
* il testo, in parte rielaborato, è stato pubblicato nel catalogo della mostra “Angelo Liberati – Luchino
Visconti, percorsi di pittura, cinema, architettura”, tenutasi a Cagliari nello Spazio San Pancrazio,
Cittadella dei Musei, dal 24 febbraio al 25 marzo 2006.
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