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Fondi - Teseo

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Fondi - Teseo
Diploma European Financial Services
FONDI
I fondi comuni di investimento
e la misurazione della performance
nel risparmio gestito
INDICE
a) Rendimento, rischio e ottimizzazione di portafoglio
b) Fondi Comuni e Classificazione
c) Benchmark e Gestioni
d) Strategie di Asset Allocation
e) Valutazione della performance
Copyright Teseo
2
INDICE
a) Rendimento, rischio e ottimizzazione di portafoglio
Copyright Teseo
3
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio
INTRODUZIONE
 Perché si costruiscono portafogli?
 Quali sono i principi alla base della teoria di
portafoglio?
 Cosa vuol dire diversificare?
 Come si diversifica?
Copyright Teseo
4
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio
L’obiettivo della
Modern Portfolio Theory di Markowitz è
ridurre/minimizzare il rischio a parità di rendimento
o viceversa
di massimizzare il rendimento a parità di rischio.
Alla base della teoria è il principio della diversificazione,
ovvero la riduzione del rischio di portafoglio in assenza di
penalizzazioni di rendimento.
Copyright Teseo
5
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio - segue
Ipotizziamo la situazione:
titoli rendimento
A
10%
B
15%
C
20%
In un contesto di certezza, le attività finanziarie potranno
avere prezzi diversi, ma un unico rendimento: è come se
esistesse un solo titolo in cui investire.
Copyright Teseo
6
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio - segue
Nella realtà si osservano differenti tassi di rendimento ed
esiste una domanda anche per le attività che fruttano meno
di altre: ciò significa che l’ipotesi di certezza non spiega
la realtà del mercato e per avvicinarsi ad essa è
necessario introdurre il concetto di rischio.
Copyright Teseo
7
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio - segue
Quando un titolo è rischioso?
Un titolo è rischioso se i suoi rendimenti sono
definiti da una distribuzione di probabilità.
Ciò vuol dire che esiste la possibilità di
realizzare
rendimenti diversi da quello atteso.
Copyright Teseo
8
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio - segue
Il calcolo della deviazione standard dei rendimenti: un esempio
prezzo acquisto
10
10
10
probabilità
0,25
0,5
0,25
prezzo finale
15
12
8
dividendo
1
1
1
rendimento
60%
30%
-10%
Qual è dunque il valore medio del rendimento atteso ?
E Ri   0.25  0.60  0.50  0.30  0.25  0.10  27.50%
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9
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio - segue
Qual è il rischio associato all’investimento?
Il rischio associato all’investimento, ovvero la deviazione standard, si ricava
dall’utilizzo della formula:
i 
2




R

E
R
Pi
 i
i
i
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10
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio - segue
• Il rendimento ed il rischio (deviazione standard o dispersione) possono
essere rappresentati graficamente con la distribuzione di probabilità, che
riporta sull’asse orizzontale le percentuali di cambiamento del tasso
di rendimento e le rispettive frequenze nell’asse verticale.
la distribuzione di probabilità normale
•La forma di questa
distribuzione di probabilità è
quella celebre di una
campana simmetrica.
•La distribuzione di
probabilità normale è anche
definita come distribuzione di
Gauss o gaussiana
frequenza
  
-10
-8
-
-6
-4
-2
0
2
4
6

8
10
+
68,27%
95,45%
99,73%
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11
a. Il rendimento e il rischio nella teoria di portafoglio - segue
La distribuzione di probabilità
A titolo puramente esemplificativo mostriamo l’aspetto della funzione di
distribuzione di probabilità di una asset class azionaria e obbligazionaria.
Distribuzioni di probabilità per bond e equity
14%
12%
Probabilità
10%
8%
6%
4%
2%
0%
-40%
-30%
-20%
-10%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Rendimento
Prob. bond
Prob. equity
12
c. Il rendimento atteso del portafoglio
Tuttavia, rendimenti delle diverse attività non variano tutti
sempre nella stessa direzione e con la stessa intensità.
Occorre quindi introdurre una misura che spieghi le
relazioni che intercorrono tra i rendimenti di diverse
attività:
la covarianza o il coefficiente di correlazione
Copyright Teseo
13
d. Il rischio del portafoglio – segue
Dalla covarianza al coefficiente di correlazione lineare
Il coefficiente di correlazione lineare, la cui grandezza è
indipendente dall’unità di misura in cui si esprimono i rendimenti, è
definito come segue:
 ij
 ij 
 i j
Il coefficiente di correlazione assume sempre
valori compresi tra +1 e –1.
Copyright Teseo
14
d. Il rischio del portafoglio – segue
L’importanza della correlazione nella scelta dei titoli da inserire nel portafoglio
La forma della frontiera nei casi notevoli di correlazione
rendimento atteso
16%
15%
14%
13%
12%
11%

10%

9%

8%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
deviazione standard
Il grafico illustra i diversi profili di rischio e rendimento ottenibili facendo variare il
peso dei due titoli A e B fin qui considerati all’interno del portafoglio, nei tre casi
notevoli di correlazione (negativa perfetta, nulla e positiva perfetta).
Copyright Teseo
15
e. La diversificazione dei rischi e l’ottimizzazione del portafoglio
Per calcolare il rischio totale di portafoglio
dobbiamo considerare due componenti:
componente specifica
componente sistematica
Copyright Teseo
16
e. La diversificazione dei rischi e l’ottimizzazione del portafoglio
La componente specifica è ottenuta dalla media
ponderata del rischio (varianza) delle singole
attività che compongono il portafoglio.
Un esempio di questo tipo di rischio viene da tutti i
fattori micro economici specifici di ogni titolo:qualità
del management, gamma prodotti, magazzini, efficienza
della rete commerciale. Più in generale tutti quei fattori
interni ad una azienda in grado di generare profitto.
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17
e. La diversificazione dei rischi e l’ottimizzazione del portafoglio
La componente sistematica è ottenuta dalla media
ponderata dei rischi derivanti dalla correlazione di
ogni coppia di titoli.
In questo tipo di rischio si raggruppano tutti i fattori
macro economici o esterni all’attività aziendale ai quali
sono soggetti tutte le aziende: tasso d’interesse, tasso di
disoccupazione, tasso d’inflazione, fase del ciclo
economico.
Copyright Teseo
18
e. La diversificazione dei rischi e l’ottimizzazione del portafoglio
La diversificazione semplice
La diversificazione semplice realizza l’obiettivo di eliminare il
rischio specifico, ma non riesce ad agire sul rischio sistematico
2p
Rischio
sistematico
2
 1  specifico
2
Rischio
 p    i
n
n
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19
f. L’ottimizzazione di portafoglio e la frontiera efficiente
La Moderna Teoria di Portafoglio
si occupa di individuare quei portafogli che
massimizzano il rendimento atteso a parità di
deviazione standard
o in alternativa
che minimizzano il rischio a parità di rendimento
atteso, e che pertanto vengono definiti efficienti.
Copyright Teseo
20
1. LE PRINCIPALI ASSET CLASSES SU CUI INVESTIRE
Il rischio come dispersione dei rendimenti
40,00%
30,00%
18,64%
20,00%
11,69%
2,47%
2,11%
2,07%
2,81%
2006
3,59%
2005
4,80%
2004
4,03%
23,86%
21,11%
10,39%
2003
10,00%
28,24%
25,52%
21,65%
4,03%
4,61%
1,61%
1,39%
0,76%
1,65%
3,12%
1,05%
-20,00%
2013
2012
2011
2010
2009
2008
-12,92%
-18,83%
MSCI Daily TR Gross Euro
Local
-30,00%
-40,00%
2007
2002
-10,00% -2,14%
2001
2000
0,00%
-34,49%
MTS Italy BOT Ex-Bank
-43,56%
-50,00%
copyright TESEO
21
1. LE PRINCIPALI ASSET CLASSES SU CUI INVESTIRE
Il rischio come dispersione dei rendimenti
6,00%
MTS Italy BOT Ex-Bank
4,80%
5,00%
Volatil Cash
4,61%
4,03%
4,03%
4,00%
3,59%
3,12%
2,81%
3,00%
2,47%
2,11%2,07%
2,00%
1,65%
1,39%
1,47%
1,05%
0,89%
0,76%
1,00%
0,30%
0,27%
0,36%
0,18%
0,13%
0,11%
0,10%
0,14%
0,17%
0,13%
0,35%
0,27%
copyright TESEO
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
0,00%
22
1. LE PRINCIPALI ASSET CLASSES SU CUI INVESTIRE
Dati storici per il periodo 1980-2011
18,0%
1.
2.
3.
4.
Attività
monetarie
Obbligazioni
Azioni
Altre attività
rendimento medio annuo
16,0%
14,0%
MSCI USA tr
12,0%
10,0%
30 Year Tbond
S&P 500
10 Year Tbond
5 Year Tbond
8,0%
6,0%
Cash 3m
4,0%
2,0%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
deviazione standard annua
Indici utilizzati: Citigroup 3 mesi, Citigroup 5-10-30 anni benchmark, S&P500, MSCI USA total return
copyright TESEO
23
1. LE PRINCIPALI ASSET CLASSES SU CUI INVESTIRE
+119% dal 2005 al 2014
$ 30016
+72% dal 2005 al 2014
$4570
+45% dal 2005 al 2014
$101
R.C.Gibson, “ Asset Allocation”,McGraw Hill, 2008
2014
1. LE PRINCIPALI ASSET CLASSES SU CUI INVESTIRE
Andamento storico medio negli USA dal 1980 al 2013
Rendimenti annualizzati osservati:
Azioni (indice MSCI USA TR) = 10.2%
azioni (indice S&P 500) = 7.8%
obbligazioni (titoli del Tesoro a 30 anni) = 9.3%
obbligazioni (titoli del Tesoro a 10 anni) = 8.5%
obbligazioni (titoli del Tesoro a 5 anni) = 8.2%
obbligazioni (titoli del Tesoro a 2 anni) = 6.9%
attività monetarie (buoni del tesoro di 30 giorni) = 5.4%
Inflazione (CPI Urban Consumer) = 3.4%
Indici utilizzati: Citigroup 3 mesi, Citigroup 5-10-30 anni benchmark, S&P500, MSCI USA total return
copyright TESEO
25
1. LE PRINCIPALI ASSET CLASSES SU CUI INVESTIRE
Principali Asset Classes USA dal 1980 al 2014
4400
4300
4200
4100
4000
3900
3800
3700
3600
3500
3400
3300
3200
3100
3000
2900
2800
2700
2600
2500
2400
2300
2200
2100
2000
1900
1800
1700
1600
1500
1400
1300
1200
1100
1000
900
800
700
600
500
400
300
200
100
0
Citigroup 3 Month Treas Bill L
MSCI USA TR; 4.161,6
Citigroup 1 Year Treas
Citigroup 5 Year Treas
Citigroup 10 Year Treas
Citigroup 30 Year Treas
S&P 500 INDEX
MSCI USA TR
US CPI Urban Consumer
Citigroup 30 Year Treas; 1.650,0
S&P 500 INDEX; 1.619,1
Citigroup 10 Year Treas; 1.376,7
Citigroup 5 Year Treas; 1.206,6
Citigroup 1 Year Treas; 687,8
Citigroup 3 Month Treas Bill L; 520,0
copyright TESEO
gen-13
gen-12
gen-11
gen-10
gen-09
gen-08
gen-07
gen-06
gen-05
gen-04
gen-03
gen-02
gen-01
gen-00
gen-99
gen-98
gen-97
gen-96
gen-95
gen-94
gen-93
gen-92
gen-91
gen-90
gen-89
gen-88
gen-87
gen-86
gen-85
gen-84
gen-83
gen-82
gen-81
gen-80
US CPI Urban Consumer; 300,7
26
1. LE PRINCIPALI ASSET CLASSES SU CUI INVESTIRE
Scelta dell’approccio alla gestione del rischio: il fai da te
copyright TESEO
27
f. L’ottimizzazione di portafoglio e la frontiera efficiente – segue
La curva di indifferenza
Dato il valore della ricchezza iniziale, possono essere individuate più combinazioni di
rischio e di rendimento attesi che danno luogo ad una stessa utilità percepita
dall’investitore. Il luogo geometrico di questi punti, nel piano rendimento-rischio,
prende il nome di curva di indifferenza.
Rp
U3
U2
U1
Rp
U3
U2
U1
Investitore
avverso al
rischio
aggressivo
Investitore
avverso al
rischio
timido
p
Copyright Teseo
p
28
f. L’ottimizzazione di portafoglio e la frontiera efficiente – segue
La curva di indifferenza e la scelta del portafoglio ottimo
Il portafoglio ottimo scelto dall’investitore è indicato nel grafico nel punto O: questo
portafoglio giace infatti nel punto di tangenza tra la frontiera efficiente e la
curva di indifferenza più elevata (U3) a cui corrisponde la massima utilità
dell’investitore.
Rp
U3
O1
U2
Frontiera Efficiente
U1
O3
O
O2
O4
Il portafoglio O sarà quindi
l’unico scelto da qualsiasi
investitore avverso al rischio?
La risposta è no perché la
posizione delle curve di
indifferenza varia da soggetto a
soggetto e ciascuno
individuerà un proprio
portafoglio ottimo collocato
nel tratto efficiente della
frontiera.
p
Copyright Teseo
29
f. L’ottimizzazione di portafoglio e la frontiera efficiente – segue
La curva di indifferenza e la scelta del portafoglio ottimo – segue
Investitore avverso
al rischio
aggressivo
U1
Rp
Investitore avverso
al rischio timido
O2
U2
Frontiera Efficiente
O1
p
• L’investitore avverso al rischio “timido”, caratterizzato dalla curva
d’indifferenza U1, sceglierà il portafoglio ottimo O1.
• L’investitore avverso al rischio “aggressivo”, caratterizzato dalla curva
di indifferenza U2, sceglierà il portafoglio ottimo O2
Copyright Teseo
30
f. L’ottimizzazione di portafoglio e la frontiera efficiente – segue
Dalla teoria alla realtà operativa
Cosa insegna
l’osservazione
dei dati passati
Come si lavora
nella pratica
Copyright Teseo
31
g. L’orizzonte temporale dell’investimento e l’allocazione fondamentale di
portafoglio
Dalla teoria alla realtà operativa
Portafogli diversi
Volatilita’ diverse
Orizzonti temporali diversi
Copyright Teseo
32
g. L’orizzonte temporale dell’investimento e l’allocazione fond. di portafoglio
Rendimenti
attesi
Tempo
Inflazione
Volatilità
Copyright Teseo
33
g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Sotto quali condizioni vale la pena di sottoporsi alla
volatilità del mercato azionario?
Ogni giorno la probabilità che il mercato azionario ha di battere
i titoli di stato è circa il 50%.
Data la volatilità del mercato azionario non esiste quindi alcun
incentivo ad assumersi il rischio implicito nelle azioni per chi ha
un orizzonte temporale d’investimento di un giorno.
La stessa conclusione vale per chi ha un orizzonte temporale
d’investimento di un mese o di un anno.
Copyright Teseo
34
g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
ILTEMPO
è una delle dimensioni più importanti nell’approccio
alla gestione di patrimoni, ma spesso è anche la meno
compresa dagli investitori.
Nella valutazione delle diverse opportunità
d’investimento è l’orizzonte temporale a determinare
quale tra queste sia la più appropriata.
Copyright Teseo
35
g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Dal momento che, nella maggior parte dei casi, il vero
obiettivo di un investimento è quello di preservare o
accumulare ricchezza in termini reali, è richiesto l’utilizzo
di investimenti azionari.
Infatti, anche se nel breve periodo la volatilità delle
azioni è troppo elevata in relazione al rendimento
atteso, con l’allungarsi dell’orizzonte temporale ciò
non è più vero.
Copyright Teseo
36
Tabella 1
confronto tra i risultati dell'investimento in orizzonti temporali di diversa ampiezza nel
mercato statunitense (1926-1998)
azioni
corporate bonds
a lungo termine
titoli di stato a
lungo termine
titoli di stato a
breve termine
orizzonte temporale di 1 anno (73 periodi)
rendimento annuale massimo %
rendimento annuale minimo %
n° periodi con rendimento negativo
n° periodi con il miglior rendimento tra i 4
% dei periodi con il miglior rendimento tra i 4
54,0
-43,3
20
43
59
42,6
-8,1
16
11
15
40,4
-9,2
20
7
10
14,7
0,0
1
12
16
18,2
-10,3
10
orizzonte temporale di 5 anni (69 periodi)
rendimento composto annualizzato massimo %
rendimento composto annualizzato minimo %
n° periodi con rendimento composto negativo
n° periodi con il miglior rendimento tra i 4
% dei periodi con il miglior rendimento tra i 4
24,1
-12,5
7
52
75
22,5
-2,2
3
10
14
21,6
-2,1
6
3
4
11,1
0,1
0
4
6
10,1
-5,4
7
orizzonte temporale di 10 anni (64 periodi)
rendimento composto annualizzato massimo %
rendimento composto annualizzato minimo %
n° periodi con rendimento composto negativo
n° periodi con il miglior rendimento tra i 4
% dei periodi con il miglior rendimento tra i 4
20,1
-0,9
2
50
78
16,3
1,0
0
8
13
15,6
-0,1
1
0
0
9,2
0,1
0
6
9
8,7
-2,6
6
orizzonte temporale di 20 anni (54 periodi)
rendimento composto annualizzato massimo %
rendimento composto annualizzato minimo %
n° periodi con rendimento composto negativo
n° periodi con il miglior rendimento tra i 4
% dei periodi con il miglior rendimento tra i 4
17,7
3,1
0
51
94
10,9
1,3
0
3
6
11,1
0,7
0
0
0
7,7
0,4
0
0
0
6,4
0,1
0
inflazione
I calcoli riportati in tabella sono stati effettuati sui dati presentati nella pubblicazione Stocks, Bonds, Bills and Inflation 1999 Yearbook , edito dalla Ibboston Associates
Copyright Teseo
37
g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
I dati della tabella dimostrano che la volatilità delle
azioni è indubbiamente un nemico nel breve periodo,
ma è anche il motivo del loro più alto rendimento atteso.
Il tempo trasforma questo nemico di breve periodo in un
amico, per gli investitori di lungo periodo.
Copyright Teseo
38
Figura 1
12 mesi
60 mesi
120 mesi
240
mesi
180%
azioni
-67,60% 162,90%
0,00%dei
Intervallo13,60%
di variazione
-17,40%
36,10%
11,30%
0,10%
-4,90%
21,40%
11,10%
0,10%
1,90%
17,70%
11,60%
0,40%
T-Bills
15,20%
3,30%
rendimenti
composti annualizzati in periodi d'investimento di diversa ampiezza
11,10%
9,20%
7,70%
3,00%
3,10%
3,30%
160%
azioni min
140%
azioni max
120%
T-bills min
100%
T-bills max
80%
azioni med
60%
T-bills med
40%
20%
0%
-20%
12 mesi
60 mesi
120 mesi
240 mesi
-40%
-60%
-80%
periodi di 12 mesi
azioni
T-Bills
massimo 162,90% 15,20%
mediano 13,60%
3,30%
minimo
-67,60%
0,00%
periodi di 60 mesi
azioni
T-Bills
massimo 36,10%
11,10%
mediano 11,30%
3,00%
minimo
-17,40%
0,10%
periodi di 120 mesi
azioni
T-Bills
massimo 21,40%
9,20%
mediano 11,10%
3,10%
minimo
-4,90%
0,10%
Copyright Teseo
periodi di 240 mesi
azioni
T-Bills
massimo 17,70%
7,70%
mediano 11,60%
3,30%
minimo
1,90%
0,40%
39
g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
L’orizzonte temporale è la variabile fondamentale che
determina in un portafoglio il mix più appropriato tra attività
finanziarie che generano interessi ed attività finanziarie di
natura azionaria
Investimenti che generano
interessi
Investimenti azionari
Vantaggi
Minor volatilità
Crescita reale del capitale nel
lungo periodo
Svantaggi
Suscettibilità all’inflazione
Alta volatilità
Adatto per
Brevi orizzonti temporali
Lunghi orizzonti temporali
Copyright Teseo
40
g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
In ampi orizzonti temporali il rischio maggiore è quello
proveniente dall’inflazione, essendo secondario il rischio
rappresentato dalla volatilità. Di conseguenza il portafoglio
dovrebbe essere investito con decisione in azioni.
Per brevi orizzonti temporali la volatilità del mercato è più
pericolosa dell’inflazione, per questo il portafoglio dovrebbe
essere posizionato principalmente in titoli di stato ed in altre
attività di natura obbligazionaria, caratterizzati da una
maggiore prevedibilità dei rendimenti.
Copyright Teseo
41
Il modello per l’allocazione fondamentale di portafoglio
La scelta più importante che il cliente deve fare riguarda
l’allocazione del portafoglio tra
 attività che generano interessi
 attività di natura azionaria
Questa scelta definisce le caratteristiche fondamentali del
profilo di rischio-rendimento del portafoglio, determinando non
solo la probabilità di raggiungere gli obiettivi dell’investimento,
ma anche l’intervallo dei possibili risultati.
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42
Il modello per l’allocazione fondamentale di portafoglio – segue
Gli steps per la allocazione fondamentale di portafoglio
1 - Comprensione del profilo rischio/rendimento degli asset
2- Corretta valutazione dell’orizzonte temporale
3 - “Ragionare” sul valore di portafoglio globale:
• Investimenti liquidi e non liquidi
• Il fondo di previdenza complementare
• Il valore attuale dei redditi futuri
4 - “Tagliare i ponti” con il passato
5 - Lavorare inizialmente su asset class di base
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Rendimento atteso
Volatilità
Commento
0%
Il rendimento del 2% è il tasso di
rendimento dei BOT ad un anno. La
volatilità è posta pari a zero perché
il rendimento può essere ottenuto
con certezza.
Titoli di stato a
breve
2%
Azioni
9%
Il rendimento atteso del 9% è stato
ottenuto sommando al premio per il
rischio storico (pari al 7%) il tasso
corrente dei BOT. La volatilità del
20% è quella storica, osservata dal
1926 al 1998.
20%
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Allocazione di portafoglio
titoli di stato
1
2
3
4
5
100%
70%
50%
30%
0%
azioni
0%
30%
50%
70%
100%
Rendimento atteso del portafoglio
rendimento
atteso
volatilità
2.0%
4.1%
5.5%
6.9%
9.0%
0.0%
6.0%
10.0%
14.0%
20.0%
tipico intervallo dei risultati
minimo
massimo
2.0%
-1.9%
-4.5%
-7.1%
-11.0%
10.1%
15.5%
20.9%
29.0%
Dato che le decisioni d’investimento vengono prese in
condizioni d’incertezza, piuttosto che affermare che il
portafoglio 2 ha un rendimento atteso del 4.1%, è preferibile
indicare che il rendimento, in circa 2 casi su 3, cadrà
nell’intervallo che va da -1.9% a 10.1%
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45
Il modello per l’allocazione fondamentale di portafoglio – segue
La consapevolezza del trade-off fra rendimento atteso
e volatilità invita il cliente a prestare più attenzione alla
sua capacità di tollerare la volatilità di breve periodo del
suo portafoglio.
La tolleranza alla volatilità di un cliente è
semplicemente l’incremento di volatilità che è
disposto ad accettare in cambio di un maggior
rendimento atteso.
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Il modello per l’allocazione fondamentale di portafoglio – segue
Se il rendimento associato alla massima volatilità che il
cliente può tollerare non è sufficiente per realizzare i
suoi obiettivi di investimento, egli dovrebbe modificarli
o riconoscere che molto probabilmente questi non
potranno essere conseguiti.
Se il rendimento associato alla volatilità massima che il
cliente può tollerare è maggiore di quanto viene
richiesto per raggiungere gli obiettivi d’investimento, è
semplice spostarsi su un portafoglio dai rendimenti più
stabili, se questo è quello che il cliente desidera.
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Il modello per l’allocazione fondamentale di portafoglio – segue
L’esercizio della allocazione fondamentale di portafoglio
tra azioni ed obbligazioni dovrebbe essere praticato
periodicamente con il cliente.
Nel tempo, infatti, l’esperienza riguardo gli investimenti
muterà e con essa la sua reazione alla volatilità, che
potrebbe essere molto diversa da quella che ci si
aspettava inizialmente.
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g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
La scelta del portafoglio ottimo:
dalla curva d’indifferenza alla Shortfall Probability
E’ possibile conoscere tutte le combinazioni di rendimento atteso e
di rischio del portafoglio che lasciano egualmente soddisfatto
l’investitore?
E’ possibile sapere se queste giacciono tutte sulla stessa curva di
indifferenza o, al contrario, su curve diverse, alle quali viene quindi
associata un’utilità maggiore o minore?
Nella pratica professionale i gestori spesso risolvono il problema
della scelta del portafoglio ottimo attraverso il concetto di shortfall
probability.
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g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
La scelta del portafoglio ottimo: dalla curva d’indifferenza alla Shortfall Probability
La “probabilità di shortfall ”
o
shortfall probability,
non è altro che la probabilità,
spesso espressa in percentuale,
di non cogliere l’obiettivo di rendimento che
l’investitore si pone, al termine del periodo
d’investimento che lo stesso investitore
stabilisce.
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g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Esempio di Asset Allocation: Indici di mercato utilizzati
JP Morgan EMU Cash 3 mesi (EMU3M)
Monetario euro
JP Morgan EMU traded (EMUTR)
Obbligazionario euro
JP Morgan Government Bond Index Plus (GBI+)
Obbligazionario globale
Morgan Stanley Capital International All Country
Europe (ACEU)
Azionario Europa
Morgan Stanley Capital International All Country
World Free (ACWF)
Azionario Globale
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g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Il Value at Risk (VaR)
Il Value at risk (VaR) è un indicatore statistico della
possibile perdita di un portafoglio
In particolare, il VaR indica l’ammontare di perdita
massima che un portafoglio potrebbe sopportare in un
determinato periodo con una determinata probabilità. Il
dato viene calcolato come percentuale della
distribuzione dei rendimenti.
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g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Il Value at Risk (VaR)
Il VAR dipende quindi
dall’orizzonte temporale e
dal livello di probabilità con cui si lavora
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g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Value at Risk – un esempio
Distribuzione dei rendimenti
Probabilità
• Usiamo una prob = 5% e un
periodo di 1 giorno
• Il VaR è la perdita
giornaliera massima
• Dato il livello di probabilità
prescelto, si può assumere
che solo nel 5% dei casi si
potrebbe osservare una
perdita superiore
• Il dato è individuato
tagliando il 5% della
distribuzione dei rendimenti
(coda sinistra)
VaR
-100000
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0
100000
Rendimenti del portafoglio
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g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Quindi il VAR dipende :
1) dalla scelta del periodo (t) su cui misurare la
perdita
2) dal livello di confidenza x
N.B. Se questi dati non ci vengono forniti, l’indicatore è assolutamente
privo di senso
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55
g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Il VaR sale se
•Si allunga il periodo t
•Si abbassa la probabilità x
Il valore di t è influenzato dalla velocità di trading
•Il valore del portafoglio dovrebbe restare per ipotesi costante nel periodo t
Il valore della probabilità x è legato alla tolleranza al
rischio del detentore del portafoglio
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g. L’orizzonte temporale e l’allocazione fond.di portafoglio – segue
Come si calcola il VaR
Determinati i fattori a rischio del portafoglio (prezzi
azionari, tassi di interesse, tassi di cambio), il VaR si
può determinare con tre diversi approcci :
• Simulazione storica
– Applicazione dei dati storici al valore corrente del portafoglio
• Metodo varianza-covarianza
– Si lavora sulla distribuzione normale dei rendimenti
• Simulazione Monte Carlo
– Si determina la variabilità del valore del portafoglio in scenari
generati casualmente
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h. Il Capital Asset Pricing Model
Se due titoli o portafogli differiscono per il rischio,
quale deve essere il "giusto" rendimento per ciascuno
di essi?
E la relazione esistente tra il rischio e il rendimento di
un titolo è identica a quella che intercorre tra il rischio
e il rendimento di un portafoglio?
A queste domande risponde il
Capital Asset Pricing Model (CAPM),
che si basa sui principi della
Moderna Teoria di Portafoglio (MPT).
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h. Il Capital Asset Pricing Model – segue
Il Capital Asset Pricing Model
determina il prezzo, il rendimento appropriato dato
un livello di rischio,
• sia di portafogli perfettamente diversificati (in base
alla capital market line, o CML)
• sia di portafogli qualsiasi o di singole attività
finanziarie (secondo la security market line, o SML)
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h. Il Capital Asset Pricing Model – segue
Dalla Capital Market Line (CML) alla Security Market Line (SML)
La Capital Market Line (CML) è valida
solo per portafogli efficienti (perfettamente
diversificati).
Gli economisti hanno elaborato una versione alternativa del
CAPM con la Security Market Line (SML),
valida per singole attività e per portafogli
non perfettamente diversificati (ad es. gestiti
attivamente).
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h. Il Capital Asset Pricing Model – segue
Dalla Capital Market Line (CML) alla Security Market Line (SML)
La Security Market Line (SML) è espressa nel piano
Rendimento atteso – Beta
invece che nel piano
Rendimento atteso – deviazione standard.
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h. Il Capital Asset Pricing Model – segue
Dalla Capital Market Line (CML) alla Security Market Line (SML)
Il Beta è l’indicatore che esprime la sensibilità
del rendimento di un’azione al rendimento del
mercato.
Il coefficiente Beta, pubblicato dalla stampa economica, è utile per
scindere il rischio sistematico da quello specifico
2i=2i 2m + 2spec
L’equazione del beta è la seguente:
σim = covarianza tra i rendimenti del titolo i e i rendimenti del portafoglio di mercato M
σ2m = varianza dei rendimenti del portafoglio di mercato M
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h. Il Capital Asset Pricing Model – segue
La Security Market Line (SML)
E(Rm)
Rf
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h. Il Capital Asset Pricing Model – segue
La Security Market Line (SML)
E(Rm)
La retta rappresentata nel grafico, Security
Market Line (SML), esprime la relazione di
equilibrio tra rendimento e rischio atteso per
qualsiasi titolo o portafoglio.
Con E(Ri) è indicato il rendimento atteso dal
titolo i, con Rf è indicato il tasso risk free, e con
ßi il beta del titolo i.
Rf
Il beta di un titolo misura il suo rischio
sistematico, ed esprime il legame che
intercorre tra il titolo ed il portafoglio di
mercato M.
Nel piano rendimento rischio la SML può essere individuata in modo semplice poiché
l'intercetta Rf (il tasso senza rischio, o risk free) è nota e l'inclinazione può essere
derivata dividendo la distanza verticale tra il portafoglio di mercato M ed Rf per la loro
distanza orizzontale ßi.
L'equazione della Security Market Line (CML) è allora la seguente:
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INDICE
b) Fondi Comuni e Classificazione
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65
Classificazione dei Fondi Comuni
• Azionari
• Bilanciati
• Obbligazionari
• Liquidità
• Flessibili
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Classificazione dei Fondi Comuni (segue)
Ogni macro categoria si contraddistingue per la percentuale minima e massima
di investimento azionario, ossia identifica i parametri per l’asset allocation di
base (azionaria-obbligazionaria). In particolare, le macro categorie possono
essere poste in ordine crescente rispetto alla proporzione di azioni detenibili in
portafoglio
- i fondi di liquidità non possono investire in azioni;
- i fondi obbligazionari non possono investire in azioni
(con l’eccezione
dei fondi obbligazionari misti che possono investire da 0% al 20% del
portafoglio in azioni);
-i fondi bilanciati investono in azioni per importi che vanno dal 10% al 90%
del portafoglio;
- i fondi azionari investono almeno il 70% del proprio portafoglio in azioni;
- i fondi flessibili non hanno vincoli di asset allocation azionaria (0%-100%)
- i fondi indicizzati
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Classificazione dei Fondi Comuni (segue)
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Classificazione dei Fondi Comuni (segue)
Ogni macro categoria si suddivide a sua volta in diverse categorie definite sulla base dei fattori
di rischio che le caratterizzano:
• Azionari: giurisdizione dell’emittente e specializzazione settoriale;
• Bilanciati: proporzione della componente azionaria;
• Obbligazionari: rischio mercato (valuta di denominazione e duration del portafoglio) e rischio
credito;
• Liquidità: valuta di denominazione, merito di credito dell’emittente e duration del portafoglio;
• Flessibili: nessun fattore di rischio comune.
Tutte le categorie azionarie sono caratterizzate da:
• un investimento principale pari almeno al 70% del portafoglio in azioni con emittente oppure
specializzazione settoriale definita dalla categoria;
• un investimento residuale pari al massimo al 30% del portafoglio in titoli obbligazionari di
qualunque emittente e in liquidità nella valuta del mercato di definizione oppure in euro.
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70
Classificazione dei Fondi Comuni (segue)
Le categorie di fondi bilanciati si differenziano esclusivamente
in relazione al peso della componente azionaria:
• Bilanciati azionari: azioni in portafoglio comprese tra il 50%
e il 90%.
• Bilanciati: azioni in portafoglio comprese tra il 30% e il
70%.
• Bilanciati obbligazionari: azioni in portafoglio comprese tra
il 10% e il 50%.
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71
Classificazione dei Fondi Comuni (segue)
Le categorie dei fondi obbligazionari sono definite sulla base di
opportune combinazioni dei fattori di rischio caratteristici
dell’investimento in strumenti obbligazionari:
Rischio di mercato:
• valuta di denominazione: euro, dollaro, yen, qualunque valuta;
• duration del portafoglio: inferiore o uguale ovvero superiore a
2
anni.
Rischio di credito:
• giurisdizione dell’emittente: paesi sviluppati ovvero
emergenti;
• tipologia dell’emittente: sovrano ovvero impresa;
• merito creditizio: investment grade ovvero high yield.
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Classificazione dei Fondi Comuni (segue)
Categorie non specializzate (misti e flessibili):
• I fondi obbligazionari misti possono detenere fino al 20% del
portafoglio in azioni. Non sussistono vincoli ulteriori alla
relativa politica di investimento.
• I fondi obbligazionari flessibili sono caratterizzati da una
politica di investimento obbligazionaria “total return”, ovvero
senza alcun limite all’esposizione ai fattori di rischio
caratteristici dell’investimento in strumenti obbligazionari.
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74
Una distinzione tra fondi che
soddisfano “esigenze di accumulazione”
• Fondi di asset allocation e
Gestioni a Profilo
Si tratta di soluzioni di
investimento chiavi in mano,
progettate sulla base di un
dato profilo finanziario
(prudente, equilibrato,
aggressivo, etc.); il
portafoglio viene constante
monitorato e movimentato
senza tuttavia discostarsi
significativamente dal mix %
di investimenti iniziale
• Fondi e Gestioni
specializzate
In questo caso la gestione di
portafoglio rappresenta una
sorta di semilavorato che
nella gestione del risparmio
privato ha senso solo se
combinata con altri
strumenti finanziari.
L’investimento è focalizzato
su certe tipologie di azioni ed
obbligazioni, settori
economici, stili di gestione,
etc.
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Fondo di fondi
Si tratta di un fondo che investe a sua volta in quote di
organismi collettivi di investimento (Oicm); rispetto alle
Gpf hanno l’obbligo di pubblicare giornalmente il valore
della quota; dovrebbero (ma non è detto!) risultare più a
buon mercato rispetto alle Gpf.
La bassa soglia di ingresso, paragonabile a quella dei fondi
comuni più tradizionali, offre alti livelli di efficienza anche
ai possessori di piccoli-medi patrimoni.
Possono presentare le caratteristiche:
• Multi Asset (diversificazione globale azioni-obbligazioni)
• Multi Style (diversi stili di investimento - value/growth)
• Multi Manager (diversi gestori professionali).
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76
Le Sicav
società di investimento a capitale variabile
La SICAV ( società di investimento a capitale variabile ) è una società per azioni
che ha per oggetto esclusivo l’investimento collettivo in valori mobiliari del
proprio patrimonio ( c.d. capitale sociale ) ; esso viene raccolta mediante
l’offerta al pubblico in via continuativa di proprie azioni e , pertanto, può
variare.
Il Capitale viene investito in comparti, ciascuno indipendente dall’altro e con
specifici indirizzi di investimento e politiche di gestione.
L’offerta pubblica in Italia di azioni di SICAV estere ( rientranti nell’ambito di
applicazione delle direttive in materia di organismi di investimento collettivo )
deve essere preceduta da una comunicazione alla Banca d’Italia e alla Consob.
L’offerta pubblica delle azioni può iniziare decorsi 2 mesi dalla ricezione della
comunicazione da parte delle due ( c.d silenzio assenso).
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Le Sicav, differenze con i fondi comuni
La SICAV è una società per azioni con personalità giuridica ed è dotata di
organi amministrativi ( consiglio di amministrazione, assemblea degli azionisti
ecc…)
I fondi emettono QUOTE, mentre la SICAV emette AZIONI, che
 Danno diritto al sottoscrittore di essere iscritto al registro degli azionisti
 Attribuiscono un solo voto, indipendentemente dal numero di azioni possedute.
Il capitale sociale della SICAV coincide con il patrimonio raccolto, mentre il
capitale del fondo comune non coincide mai con quello della società di
gestione.
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78
Gestione di Patrimoni Mobiliari
Consiste nell’attribuzione da parte del cliente di somme di
denaro (e/o di titoli) ad un intermediario finanziario
perché questo, in base alla propria competenza tecnica,
svolga una gestione personalizzata e discrezionale che
ottimizzi la redditività degli investimenti nel rispetto delle
esigenze di rischio, rendimento e liquidità del cliente.
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79
L’asset allocation delle gestioni patrimoniali
 Le gestioni patrimoniali prevedono una ripartizione delle
attività fra diverse macro attività finanziarie, individuata dal
benchmark e mantenuta sostanzialmente stabile nel tempo
 Il gestore può modificare l’esposizione delle singole asset
class solo nell’ambito degli scostamenti consentiti dal
contratto
 Inoltre, all’interno delle singole macro-asset class decide il
sovrappeso/sottopeso da attribuire ai singoli settori/aree
geografiche/settori o tratti della curva dei rendimenti
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80
Cos’è la GPF
Il servizio convoglia il capitale del risparmiatore verso
l’acquisto di un paniere ben diversificato di fondi comuni
di investimento, cioè di strumenti finanziari che sono di
per sé il risultato di una attività di gestione.
Rispetto al classico servizio di gestione individuale (che
opera con investimenti diretti in azioni ed obbligazioni), la
GPF risulta più “efficiente” e prevede soglie di ingresso
particolarmente basse (di norma 25mila euro).
Sul piano fiscale prevede lo stesso trattamento riservato a
chi opta per il regime del “risparmio gestito”.
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Confronto Gestioni-Fondi
GESTIONE PATRIMONIALE
FONDO COMUNE
•Possibilità di avere un rapporto
personalizzato con il gestore
•Diversificazione anche per bassi tagli di
investimento
•Possibilità di ottenere un profilo rischio •Comparazione delle performance dei
- rendimento su misura del cliente
gestori con la pubblicazione del valore
delle quote
•La diversificazione non sempre è
ottimale ( si può avviare con una
gestione di fondi)
•Facilità di calcolo delle performance
• accesso anche tramite risparmio
periodico (p.a.c.)
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82
Gestione di portafoglio a capitale protetto
La gestione di portafoglio a capitale protetto presenta
un’importante caratteristica innovativa: offre una forma di
protezione del capitale investito attraverso la gestione
“dinamica” di un portafoglio composto sia da azioni che
da obbligazioni.
Tale gestione si propone di massimizzare il rendimento,
pur proteggendo a scadenza il capitale investito.
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83
Cosa sono gli ETF
L'ETF è un'innovativa tipologia di Fondo/Sicav che consente,
in maniera immediata, di prendere posizione su un indice
(globale, regionale, settoriale, ecc..) attraverso un’unica
operazione di acquisto/vendita.
Presenta tre caratteristiche essenziali:
• negoziazione in borsa: come una semplice azione (lotto min. = 1);
• replica dell'indice benchmark: grazie alla "gestione passiva“;
• economicità: nessuna commissione di entrata, uscita e performance
e commissione di Gestione contenuta.
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84
ETF: alcuni aspetti operativi
• DISTRIBUZIONE DEI DIVIDENDI INCASSATI
• ACQUISTO E VENDITA IMMEDIATI
• LIQUIDITA’
• TRASPARENZA
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85
Classificazione delle gestioni patrimoniali
Assogestioni classifica i contratti di gestione su base individuale di
portafogli di investimento per conto terzi (gestioni patrimoniali) in
sette categorie ognuna delle quali si caratterizza per una
percentuale minima e/o massima di titoli azionari detenibili in
portafoglio:
• Azionarie: azioni in portafoglio per almeno il 70%
• Bilanciate azionarie: azioni in portafoglio comprese tra 50% e 90%
• Bilanciate: azioni in portafoglio comprese tra 30% e 70%
• Bilanciate obbligazionarie: azioni in portafoglio comprese tra 0% e
50%
• Obbligazionarie: nessun investimento azionario
• Monetarie: nessun investimento azionario, duration massima di
portafoglio pari a 2 anni
• Flessibili: azioni in portafoglio da 0% a 100%
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86
Classificazione delle gestioni patrimoniali
• Alle gestioni patrimoniali si possono applicare le seguenti
ulteriori qualificazioni della politica di investimento, per la
definizione delle quali si rimanda a quanto previsto per i fondi
comuni:
• Gestione etica
• Gestione a capitale protetto
• Gestione a capitale garantito
• Gestione indicizzata.
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Classificazione alternativa (segue)
Le definizioni delle qualificazioni sono integrate dalle seguenti due condizioni:
• la denominazione del fondo deve contenere termini che richiamano
esplicitamente le qualificazioni che la società di gestione dichiara;
• il regolamento del fondo deve illustrare con precisione i vincoli applicati alla
politica di investimento che giustificano le qualificazioni dichiarate.
Si qualifica etico un fondo che sulla scorta di una propria definizione operativa
del concetto di eticità: • ha una politica di investimento che vieta l’acquisto
di un insieme di titoli e/o privilegia l’acquisto di titoli sulla base di criteri
diversi dalla sola massimizzazione del rendimento atteso e/o Fondo etico; •
si attiene a un processo di investimento secondo principi diversi dalla sola
massimizzazione del rendimento atteso (corporate governance del fondo).
(VEDI Le “Disposizioni in materia di finanza etica o socialmente responsabile”
introdotte nel regolamento n. 11522/1998 (artt. 55-bis e 55-ter), con la
recente delibera n. 15961 del 30 maggio 2007.)
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88
Classificazione alternativa
• 2. Si qualifica a capitale protetto un fondo la cui politica di investimento
ha come obiettivo la protezione del valore dell’investimento perseguita
attraverso l’applicazione di tecniche quantitative di gestione degli
investimenti e di limitazione delle perdite; non viene fornita alcuna garanzia
che il valore dell’investimento non scenda al di sotto del livello di
protezione. Per valore dell’investimento si intende una quantità legata
all’andamento della quota del fondo. Il fondo a capitale protetto è pertanto
un’obbligazione di mezzi e non di risultato.
• 3. Si qualifica a capitale garantito un fondo che, a prescindere dai
risultati della gestione, garantisce ad ogni sottoscrittore la restituzione a
certe scadenze di una determinata percentuale delle somme versate; la
garanzia deve fondarsi (almeno) su un contratto di assicurazione a favore
del patrimonio del fondo. Si tratta di una obbligazione di risultato e non
meramente di mezzi.
• 4. Si qualifica indicizzato un fondo la cui politica di investimento ha
come obiettivo la riproduzione del profilo di rischio/ rendimento di un
indice di mercato calcolato da terzi.
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Come funziona un fondo?
Società
di gestione
Decisioni di investimento
denaro
Risparmiatori
che investono
quote
denaro
Risparmiatori
che disinvestono
Patrimonio
del fondo
denaro
titoli
quote
Banca depositaria
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90
Garanzie
• La normativa prevede una serie di garanzie e di controlli
sull’operatività dei Fondi, sempre nell’ottica che guida tutta la
normativa del settore: La tutela del risparmiatore
• Elemento principale di tutela è l’autonomia patrimoniale del
Fondo che mette al riparo il denaro dei sottoscrittori da ogni
eventuale creditore della società di gestione
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Il pricing
Un aspetto importante e che rende particolarmente
apprezzabile la scelta del risparmio gestito è l’assoluta
trasparenza nei costi dell’investimento.
E’ il prospetto informativo che garantisce all’investitore la
perfetta conoscenza di ogni costo di natura
commissionale e di ogni altra spesa alla quale potrebbe
venire incontro in ogni fase del rapporto con l’SGR
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Gestione su base individuale
• Il gestore costruisce un portafoglio personalizzato, acquisendo
strumenti finanziari che diventano di proprietà del cliente
• Il rapporto è basato su un mandato attraverso cui il gestore
agisce in nome proprio e per conto del cliente
• La caratteristica importante è la personalizzazione delle scelte
ed il rapporto diretto che il cliente ha con il gestore
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93
GPM e GPF
GPM = investimento in azioni e obbligazioni
GPF = investimento in OICR
• Per ottenere una efficace diversificazione degli investimenti sono
necessari capitali tanto più elevati quanto più è articolato il
mercato su cui il gestore opera
• Per offrire buone possibilità di diversificazione alla clientela con
disponibilità inferiori, la soluzione è limitare gli strumenti su cui
investire agli OICR che, a livelli di ingresso bassi, offrono scelte
diversificate
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94
Le gestioni a capitale protetto
• Le Gpf a capitale protetto sono gestione in Fondi che
propongono a chi investe specifici obiettivi d'investimento.
• In particolare, si dichiara al cliente la volontà di investire il suo
capitale in modo che, in caso di mercati negativi, non scenda
mai sotto una determinata soglia
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Le gestioni a total return
Le GPF a Total Return sono una gestione in fondi svincolata da un
benchmark predeterminato che si propongono obiettivi di rendimento
espliciti, a prescindere dall'andamento dei mercati.
Le gestioni Total Return (rendimento assoluto) hanno due obiettivi:
1) proteggere il capitale dalle fasi negative dei mercati;
2) raggiungere un rendimento costante e superiore a quello ottenibile
mediante i consueti strumenti free risk, sfruttando le fasi positive dei
mercati laddove si manifestano
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96
c) Benchmark e Gestioni
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a. Il benchmark
Che cosa è il Benchmark ?
 Per il Legislatore:
“Ai fini della definizione delle caratteristiche della gestione, l’intermediario deve
indicare all’investitore un parametro oggettivo di riferimento coerente con i
rischi ad essa connessi al quale commisurare i risultati della gestione.” (Delibera
Consob N. 11522 dell’1/07/1998, Art. 42)
 Per il Gestore:
Portafoglio di riferimento (costruito con indici di mercato) su cui basare una
strategia di investimento.
 Per l’Investitore:
Indicatore del profilo di rischio-rendimento EX ANTE che caratterizza la
gestione.
 Per l’Osservatore Esterno:
Parametro di confronto per la valutazione ex-post della performance di un
fondo o di una gestione.
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a. Il benchmark - segue
Benchmark: criteri di scelta
 Replicabilità:
 indici di mercato
 peer index, tassi
 Regole di costruzione e misurazione: Richiesta trasparenza e oggettività.
 Stabilità della composizione: La composizione dell’indice non deve mutare
continuamente. Variazioni basate su regole di agevole comprensione.
 Turnover implicito: Operazioni di ribilanciamento conseguenti alla
scadenza/rimborso anticipato dei titoli.
 Grado di efficienza: Posizione dell’indice rispetto alla frontiera efficiente di
mercato.
 Opportunità di hedging: Esistenza di strumenti di copertura direttamente collegati
all’indice.
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99
a. Il benchmark - segue
Benchmark: criteri di scelta
MSCI - THE WORLD INDEX FREE
Sw eden
Altri Paesi
1%
4%
Netherlands Spain
Australia
1%
2%
2% Sw itzerland
Italy
3%
2%
Germany
Canada
3%
3%
France
4%
Usa
54%
Japan
10%
United Kingdom
11%
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100
a. Il benchmark - segue
Benchmark: definizione e modalità di costruzione. L’indice FTSEMIB
 Misura la performance di 40 azioni quotate in Borsa e sul Nuovo
Mercato e mira a replicare la rappresentazione settoriale
dell'intero mercato.
 Utilizza la metodologia Global Industry Classification Standard (GICS)
sviluppata da S&P e Morgan Stanley Capital International (MSCI)
nel 1999
 La capitalizzazione di borsa delle società componenti l'indice
FTSEMIB viene calcolata ricorrendo al CRITERIO
DEL FLOTTANTE (free-floating shares).
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101
b. Le determinanti della performance nel lungo periodo
Security
Selection; 4,6%
Market Timing;
1,8%
Other Factors;
2,1%
Asset
Allocation;
91,5%
Gary P.Brinson, L.Randolph Hood, Gilbert L.Beebower, “Determinants of Portfoglio Performance”, Financial
Analysts Journal, July-August 1986
Gary P.Brinson, Brian D.Singer, Gilbert L.Beebower, “Determinants of Portfoglio Performance II: An
Update”, Financial Analysts Journal, May-June 1991
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102
c. Gestione attiva e passiva
Rischio rispetto al benchmark
Discrezionalità
d’intervento
rispetto al benchmark
INDEXED FUNDS
HEDGE FUNDS
Gestione
PASSIVA
ATTIVA
Quantitativa
Quantitativa/Qualitativa
TEV
TRACKING ERROR
0
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103
c. Gestione attiva e passiva
Il Tracking Error indica la deviazione dal benchmark ed è calcolato
con la seguente formula
TE 


Rf , t  RB , t / T
t 1
T
TE = tracking error
Rf,t = rendimento del fondo al tempo t
RB,t = rendimento del benchmark al tempo t
La Tracking Error Volatility è la deviazione standard del
Tracking Error ed è calcolata con la seguente formula

T
TEV 
t 1
Rf , t  RB , t   TE
2
T 1
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104
c. Gestione attiva e passiva - segue
 L’adozione di un benchmark introduce una nuova
dimensione nella gestione, che si caratterizza non più solo
in termini di rendimento e rischio assoluti, ma anche di
rendimento e rischio relativi (rispetto a benchmark).
 L’atteggiamento assunto dal gestore rispetto a questi
parametri ne qualifica la natura di gestore Attivo o
Passivo.
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105
c. Gestione attiva e passiva - segue
Il gestore passivo “Puro”
 Riproduce fedelmente il benchmark prescelto
 Annulla ogni elemento di rendimento e rischio relativo, che
saranno sempre pari a zero. (Tracking error
0)
 Accetta che rendimento e rischio assoluto non siano
governati e siano quindi determinati dal mercato
 Crede che il benchmark sia un portafoglio ragionevolmente
efficiente
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106
c. Gestione attiva e passiva - segue
Il gestore attivo
 Non cerca di riprodurre il benchmark prescelto.
 Cerca di ottenere un rendimento relativo positivo e per far
ciò è pronto a sopportare rischio relativo. (Tracking error>
0)
 Cerca di governare rischio e rendimento assoluti
 Crede che il benchmark sia un portafoglio “inefficiente”
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107
c. Gestione attiva e passiva - segue
Le componenti della gestione ATTIVA sono:
A) TIMING
B) SELECTIVITY

Il Timing rappresenta il Market timing o Asset allocation
tattica, ossia la capacità di sovrappesare o di sottopesare
rispettivamente le asset class migliori o peggiori in termini di
performance.

La Selectivity comunemente chiamata Stock picking o Stock
selection è intesa come l’attività di selezione dei singoli titoli
caratterizzati dai migliori rendimenti potenziali.
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108
c. Gestione attiva e passiva - segue
.
 La strategia più comune di Market Timing è basata sulla
gestione del Beta (ß) di portafoglio (si veda Capm):
• se le attese sul mercato sono di forte rialzo, la strategia tenderà
ad incrementare il Beta di portafoglio (incremento i titoli
aggressivi con beta >1);
• viceversa se le attese sono di flessione, la strategia tenderà a
ridurre il Beta di portafoglio ( incremento il peso dei titoli
anticiclici e negativamente correlati , beta <1 o <0).
Un esempio di gestione Beta oriented è rappresentato da tutti i
prodotti gestione attiva (o strategica) dei pesi percentuali dei vari
mercati vs benchmark.
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109
c. Gestione attiva e passiva - segue
.
 La strategia che sfrutta la Selectivity è basata sulla gestione
dell’Alpha (α) di portafoglio (Capm), ovvero l’extrarendimento
creato dall’Asset Manager mediante la scelta dei migliori titoli del
mercato.
• Più in generale l’Alpha di un titolo, e quindi di un portafoglio,
dipende da una serie di fattori specifici (micro economici)
dell’azienda emittente, come la dinamica dei dividendi, degli utili,
dei dipendenti, l’andamento del settore d’appartenenza ecc.
• Un Alpha positivo indica che il titolo, o il portafoglio, è in grado
di spuntare la performance positiva anche quando l’indice di
mercato risulta invariato.
Un esempio di gestione basata sull’Alpha è dato dai prodotti
flessibili o Total return o Absolute return con obiettivo di
rendimento positivo, svincolato dal benchmark
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110
d. Strategie di asset allocation
Strategie Statiche e Dinamiche di Asset Allocation
•Strategia Buy & Hold
Grado di
attivismo
del gestore
•Strategia Constant Mix
•Strategia Constant Proportion
+
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111
d. Strategie di asset allocation – segue
Strategia Buy & Hold
 Strategia di investimento passiva e statica: il portafoglio,
una volta creato, non viene in alcun modo movimentato.
I suoi cambiamenti di valore sono pertanto attribuibili
interamente alla dinamica di mercato. È un portafoglio
“non gestito”.
 Il valore del portafoglio è funzione lineare dell’indice di
mercato azionario o obbligazionario sottostante.
 I guadagni potenziali sono illimitati e il valore del
portafoglio non scende mai al di sotto dell’investimento
iniziale in attività prive di rischio.
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112
d. Strategie di asset allocation – segue
Strategia Buy & Hold
VANTAGGI:
i costi di gestione sono minimizzati per l’assenza dell’attività di
ribilanciamento e di Market Timing.
SVANTAGGI:
possibili asimmetrie tra risk tollerance dell’investitore ed
esposizione del portafoglio alla volatilità di mercato.
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113
d. Strategie di asset allocation – segue
Strategia Constant Mix
 Strategia di investimento passiva e dinamica, mantiene
costante nel tempo la percentuale del patrimonio investita
in una data attività finanziaria.
 Impone dei ribilanciamenti periodici in controtendenza
rispetto alla dinamica del mercato di riferimento.
 Questa strategia crea valore, ovvero batte la strategia Buy
&Hold in presenza di volatilità senza trend. Sfrutta la
tendenza mean reverting dei prezzi e dà indicazione di
aumentare il peso delle attività rischiose proprio quando
esse subiscono un ribasso. I profitti potenziali sono
illimitati mentre la massima perdita è l’intero patrimonio.
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114
d. Strategie di asset allocation – segue
Strategia Constant Mix
VANTAGGI:
riesce a sfruttare le volatilità irregolari del mercato senza
market timing. Inoltre mantiene il profilo rischio-rendimento
costante nel tempo.
SVANTAGGI:
in presenza di trend prolungati del mercato tende a
deprimere la performances.
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115
d. Strategie di asset allocation – segue
Strategia Constant Proportion
 Questa strategia definisce l’allocazione del patrimonio in
un’attività rischiosa come proporzione costante (m) di un
parametro definito “cuscino” (c).
 Il cuscino è la differenza tra il valore del portafoglio e il
valore minimo del patrimonio fissato dall’investitore
(floor).
 Il floor rappresenta la dimensione minima al di sotto della
quale il patrimonio non può andare, quantificando il
livello del rischio sostenibile dall’investitore. I guadagni
potenziali sono invece illimitati.
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116
d. Strategie di asset allocation – segue
Strategia Constant Proportion
Se il valore del portafoglio sale (mercato toro), la
realizzazione dell’obiettivo della gestione diviene più
probabile e si può rischiare di più (incremento la
componente azionaria)
Se il valore del portafoglio scende (mercato orso), la
realizzazione dell’obiettivo della gestione diviene meno
probabile e si deve rischiare meno (incremento la
componente obbligazionaria)
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117
d. Strategie di asset allocation – segue
Strategia Constant Proportion
 La strategia potenzia il rischio se il mercato sale e
protegge il capitale se il mercato scende. Di fatto replica il
grafico hockey stick di un’opzione call.
 Ciò spiega anche perché la strategia è utilizzata
frequentemente nei prodotti index linked.
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118
d. Strategie di asset allocation – segue
Strategia Constant Proportion
VANTAGGI:
produce un effetto leva del moltiplicatore nel mercato toro e riesce
a fissare un limite minimo di valore del portafoglio da non
superare.
SVANTAGGI:
esistono dei limiti alla copertura
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119
INDICE
d) Valutazione della performance
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120
Valutazione della performance
Considerazioni introduttive

Cosa si aspettano i clienti dai gestori di portafoglio?

Come un gestore ottiene performances superiori?

Quali sono le misure di rendimento più appropriate?

Cos’è la performances attribution e come separare
l’abilità di selezione titoli dal market timing?
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121
Valutazione della performance
Il rendimento conseguito dal gestore dipende:

ESPOSIZIONE AL RISCHIO
 indicatori di rendimento rettificati

ABILITÀ (performance attribution)
 indicatori di Stock picking e Market timing

FORTUNA
 frequenza e continuità
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122
Considerazioni introduttive
I passaggi che ci avvicinano alla definizione del problema della valutazione della
performance di un portafoglio gestito sono molteplici.
Da cosa dipende il rendimento di un portafoglio?
RETURN = f (MERCATO PRESECELTO, CAPACITA’ DEL GESTORE)
+ RISCHIO = + RENDIMENTO
STOCK PICKING, MARKET
TIMING, PERSISTENZA...
Il primo passo verso la comprensione dei processi di
valutazione della performance di un portafoglio
passa attraverso la definizione di strumenti basilari come
rendimento e rischio
che costituiscono la base dati per l’applicazione delle misure più complesse
Copyright TESEO
123
La misurazione della performance di un
portafoglio gestito
La
misurazione corretta della performance di un
portafoglio gestito consiste nell’esaminare cinque macrotipologie di misure ciascuna delle quali può essere misurata
utilizzando diversi indicatori proposti dalla portfolio theory .
1 - Rendimento
2 - Rischio
3 - Risk adjusted return
4 - Performance vs. benchmark
5 - Style effect
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124
Descrizione delle macro-tipologie
1 - Rendimento (variazione di valore di un portafoglio in un
determinato arco temporale):
Rendimento: misure time weighted e money weighted.
2 - Rischio (variabilità o volatilità dei rendimenti di un portafoglio
in un certo periodo/incertezza legata alla realizzazione di un dato
obiettivo):
Deviazione standard, VaR
3 - Risk adjusted return (rendimento di un portafoglio
finanziario rettificato per il suo livello di rischiosità):
Indice di Sharpe, Indice RAP di Modigliani, Indice di treynor, Alpha di Jensen
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125
Descrizione delle macro-tipologie
4 - Performance vs benchmark (rendimento e rischio di un
portafoglio in riferimento al benchmark seguito dalla gestione):
Misure rispetto al benchmark: Information ratio, Tracking error e sua volatilità sia
complessiva che downside; Sortino, Tev.
5 - Style effect (analisi dello stile e delle specifiche abilità del
gestore):
Modelli di valutazione della selectivity e del market timing (Treynor-Mazuy, HenrikssonMerton)
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126
1- Rendimento:
Misurare il rendimento di un portafoglio finanziario
RENDIMENTO TIME-WEIGHTED
RENDIMENTO MONEY-WEIGHTED
Misura la redditività determinata dalle
Misura la redditività del singolo
capacità del gestore
investitore
Si escludono dal processo di calcolo i
fattori che incidono sulla redditività di
un portafoglio ma che non sono
imputabili all’attività ed alle scelte del
gestore (conferimenti e prelevamenti
di risorse effettuate dal risparmiatore)
Nel processo di calcolo sono
considerate sia le scelte effettuate dal
gestore che le decisioni di conferimento
e prelievo dell’investitore
Copyright TESEO
127
1-Rendimento
( segue)
: Metodi di calcolo
• Il problema della misurazione del rendimento di un investimento
finanziario è un problema di scelta e di calcolo di una media.
• In generale, una media viene definita come utile “riassunto”, o
“caratteristica sintetica” di qualcosa di più complesso, in una
logica funzionale, di “rispondere a un dato scopo”. Perciò non si
può dire, in assoluto, se una media è migliore di un’altra, se non
nel senso che risponde meglio dell’altra allo scopo dichiarato.
• Per la definizione dell’indice di rendimento vale la stessa logica;
quindi non è possibile definire un indice, come il migliore in tutti i
sensi, prescindendo dalle finalità specifiche.
>>>
Copyright TESEO
128
>>>

L’indice di rendimento time-weighted (dei rendimenti
giornalieri, o delle quote) è adeguato al fine di confrontare il
rendimento di un fondo con il rendimento del benchmark,
prescindendo dall’effetto dei volumi investiti;

L’indice money-weighted consente di misurare
appropriatamente il rendimento di periodo, tenendo conto delle
movimentazioni, nella logica del tasso interno.
• Un rapporto informativo sulla situazione dell’investimento
dovrebbe utilizzare entrambe le logiche di misurazione del
rendimento;
>>>
Copyright TESEO
129
1- Rendimento
( segue)
: Metodi di calcolo
Time weighted rate of return
R t o t    S 1  S 2  ......  S n   1   1 0 0
dove S1, S2,……,Sn sono gli indici dei sottoperiodi 1, 2,…, n calcolati in
questo modo:
CFi
Si 
CI i
CFi = valore del portafoglio alla fine del sottoperiodo i, prima del
verificarsi del flusso di liquidità nel periodo i, ma compresi gli eventuali
proventi maturati nel periodo
CIi = valore di mercato del portafoglio alla fine del sottoperiodo
precedente compresi i flussi di liquidità alla fine del periodo precedente
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130
Time weighted rate of return
Un esempio numerico:
Valuta
Versamenti
01-gen
100.000.000
30-giu
50.000.000
Valore Portafoglio
Parametro di riferimento
100
31-dic
104.000.000
104
157.500.000
106
Rendimento del portafoglio
Si 
CFi
CI i
S1 
104.000.000
 1.040
100.000.000
S2 
157.500.000
 1.02272
154.000.000
Rendimento del benchmark
 IF

 106 
V pr  
 1   100  
 1   100  6 .0 %
 100 
 I0

R t o t    S 1  S 2   1   1 0 0   1 . 0 4  1 . 0 2 2 7 2   1   1 0 0  6 . 3 6 3 %
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131
1-Rendimento
( segue)
: Metodi di calcolo
Money weighted rate of return - Mod.Dietz
Il rendimento di periodo (Rp)
Rp 
CF  CI  V  P 
100
GM
dove :
R p  rendimento di periodo annualizza to della gestione
CF  valore di mercato del portafogli o alla fine del periodo, compresi tutti i proventi maturati nel periodo
CI  valore di mercato del portafogli o all' inizio del periodo, compresi i proventi del periodo precedente
V  valore dei versament i verificat isi nel periodo
P  valore dei prelevamen ti verificat isi nel periodo
GM  giacenza media di periodo
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132
Money weighted rate of return - Mod.Dietz
La giacenza media di periodo (GM)
CI  Tf  Ti   V  Tf  Tv   P  Tf  Tp 
GM 
Tf  Ti 
dove :
Tf  data alla fine del periodo (numero di giorni)
Ti  data all' inizio del periodo (numero di giorni)
Tv  valuta dei versament i
Tp  valuta dei prelievi
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133
Money weighted rate of return - Mod.Dietz
Un esempio numerico:
Valuta
Versamenti
01-gen
100.000.000
30-giu
50.000.000
31-dic
Valore Portafoglio
Parametro di riferimento
100
104.000.000
104
157.500.000
106
Rendimento del portafoglio
Rp 
CF  CI  V  P 
 100
GM
GM 
Rp 
100.000.000  364   50.000.000  184 
 125.274.725
364
157.500.000  100.000.000  50.000.000 
 100  5.99%
125.274.725
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(continua)
134
Money weighted rate of return - Mod.Dietz
Un esempio numerico:
Parametro di riferimento
IF/Ii
Versamenti
Montante
100
1,06000
100.000.000
106.000.000
104
1,01923
50.000.000
50.961.538
106
CFpr
156.961.538
Rendimento del benchmark
V pr 
V pr 
CF pr  CI  V  P 
GM
 100
156.961.538  100.000.000  50.000.000 
 100  5.56%
125.274.725
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135
Money weighted rate of return - IRR
CF  CI 1  R    Vi  1  R 
Wv
  Pi  1  R 
Wp
dove :
Wv 
Tf  Tv 
Tf  Ti 

Tf  Tp 
Wp 
Tf  Ti 
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136
Money weighted rate of return - IRR
Un esempio numerico:
Valuta
Versamenti
01-gen
100.000.000
30-giu
50.000.000
Valore Portafoglio
100
31-dic
Rendimento del portafoglio
157 .500 .000  100 .000 .000 1  R   50 .000 .000  1  R 
R  6 .00 %
Parametro di riferimento
104.000.000
104
157.500.000
106
Rendimento del benchmark
0 .5
156 .961 .538  100 .000 .000 1  R   50 .000 .000  1  R 
0 .5
R  5 .57 %
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137
1 - Rendimento: Metodi di calcolo
Alcune considerazioni
Un report sulla situazione di investimento dovrebbe
utilizzare entrambe
le logiche di misurazione del rendimento:
•il time-weighted per dare all’investitore una misura assoluta
dell’abilità del gestore (standard obbligatorio dal 01/01/2005)
•il money-weighted per valutare l’effetto del timing – ovvero del
tempismo nell’entrata e nell’uscita dall’investimento – sul rendimento
prodotto
Non è opportuno valutare la performance del gestore, e quindi
l’eventuale extra commissione ad esso spettante, con la metodologia
money-weighted se il gestore non può in alcun modo agire sul timing
dell’investimento (come comunemente accade)
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138
La necessità di tenere ben distinte le performance
money weighted
da quelle
time weighted
è resa ancor più importante se si considera, come di seguito
mostrato, che le due metodologie di calcolo possono dar luogo
a risultati molto differenti
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139
1 - Rendimento: Misura della performance – un esempio
Il caso di tre investitori (A, B, C) che
affidano,
nello
stesso
giorno,
un
patrimonio iniziale pari a 100 a tre diversi
gestori operanti nello stesso mercato
benchmark
data
valore
rendimento
31/12/1999
100
31/03/2000
140
0,40
30/06/2000
140
0,00
30/09/2000
70
-0,50
31/12/2000
100
0,43
flussi di cassa degli investitori
A
B
C
100,00
100,00
100,00
20,00
-20,00
-20,00
20,00
85,71
114,29
100,00
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(continua)
140
Performance time weighted
R t w p   S 1  S 2  .......  S n   1
Investitore A
100
1  0
100
Investitore B
140 80 85 . 71


1  0
100 160
60
Investitore C
140 60 114 . 29


1  0
100 120
80
Copyright TESEO
(continua)
141
Performance money weighted
Rp 
Mod.Dietz
C F  C I  V  P 
 100
GM
Investitore A
100  100
0
100
Investitore B
85 . 7143  100  20  20 
  0 . 12987
100  20  0 . 75  20  0 . 25
Investitore C
114 . 28  100  20  20 
14 . 2857

 0 . 15872
100  20  0 . 75  20  0 . 25
90
(continua)
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142
Performance money weighted
C F  C I 1  R  
 V  1  R 
i
Wv

IRR
 P  1  R 
Wp
i
Investitore A
1 0 0  1 0 0 1  i   i  0
Investitore B
8 5 . 7 1 4 3  1 0 0 1  i   2 0 1  i 
Investitore C
1 1 4 . 2 8 5 7  1 0 0 1  i   2 0 1  i 
0 .7 5
 2 0 1  i 
0 .7 5
0 .2 5
 2 0 1  i 
 i   0 .1 2 9 8 8
0 .2 5
 i  0 .1 5 8 7 2
(continua)
Copyright TESEO
143
Caso dei tre investitori: conclusioni
•L’operato dei tre gestori di portafoglio può considerarsi equivalente,
visto il valore della performance time weighted uguale per tutti e tre
gli investitori.
•L’investitore B pur avendo conseguito una performance time
weighted pari a zero non ha indovinato il timing dell’investimento,
avendo investito proprio prima del crollo del mercato pari al 50%. È
l’unico ad aver subito una perdita (money weighted) nel periodo
considerato.
•L’investitore C ha invece indovinato il timing, disinvestendo prima del
crollo ed investendo di nuovo nell’ultimo trimestre dell’anno,
beneficiando così di una performance money weighted positiva.
•L’investitore A, non avendo determinato alcun flusso di cassa, è il solo
ad avere performance time weighted e money weighted coincidenti e
pari a zero.
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144
2 - Rischio:
La misura del rischio assoluto
• COS’E’ IL RISCHIO: dispersione/variabilità del rendimento attorno al
valore medio
X
i
Xi  X
225
225
240
215
120
Misura del rischio:
-2
-2
13
-12
3
X
i
X
2
4
4
169
144
9
330
X  227
deviazione standard o scarto quadratico medio
 

 X
i
X
=


2
n 1
Copyright TESEO
145
2 - Rischio:
il VaR (Value at Risk)
Il VaR è la principale misura di rischio assoluto ex-ante,
e risponde alla seguente domanda:
Quale è la perdita massima che il mio portafoglio potrà
conseguire, su un certo orizzonte temporale e con un certo
livello di confidenza, data la sua composizione attuale e le
attuali condizioni di mercato?
Se quindi verifichiamo che il VaR settimanale di un
portafoglio al 95% è pari al 4%, ciò significa che solo nel
5% dei casi il fondo potrà perdere più del 4% nel corso
della prossima settimana.
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146
2 - Rischio:
La misura del rischio assoluto e relativo
• E’ importante suddividere le misure di rischio
assolute, che derivano da una sola variabile,
e relative, che esprimono una misura
differenziale tra due o più variabili.
• Distingueremo inoltre le misure EX-POST
(cioè storiche, che descrivono il rischio
sostenuto in passato) e misure EX-ANTE (cioè
previsionali, che descrivono il rischio che ci si
aspetta di sostenere in futuro).
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147
2 - Rischio:
La misura del rischio assoluto e relativo
EX-POST
EX-ANTE
ASSOLUTO
Volatilità storica
Beta
duration
Volatilità attesa
VAR
RELATIVO
Volatilità del
Tracking Errror
(TEV)
Relative VaR
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148
3 - Risk adjusted return:
Le misure della performance corrette per il rischio
Discendono da un modello di equilibrio rischio/rendimento chiamato
Capital Asset Pricing Model.
Tale modello indica il prezzo, il rendimento ed il rischio appropriato sia di
portafogli perfettamente diversificati (Capital Market Line), sia di
portafogli qualsiasi o di singole attività rischiose (Security Market Line).
Capital Market Line
(CML)
 E R m   R f
E R p   R f  
m

Security Market Line
(SML)


E R p   R f  E  R m   R f 

 p

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p
149
3 - Risk adjusted return:
Le misure della performance corrette per il rischio
Indice di Sharpe;
Indice Alpha Jensen
Indice Treynor
Indice RAP di Modigliani;
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150
Risk adjusted return
Indice di Sharpe
Misura il rendimento del portafoglio in eccesso
rispetto al tasso risk free, per unità di rischio di
portafoglio. Deriva dalla Capital Market Line.
Sp 
Rp  Rf

p

Rm  Rf
m
Rp
A
CML
M
Rf
SA


M
L’indice
di
Sharpe
misura
l’inclinazione della retta che
congiunge il tasso risk free al
portafoglio che si considera, ma
diversamente da quanto vedremo
per gli indici di Jensen e Treynor,
sull’asse delle ascisse qui abbiamo
il rischio globale del portafoglio,
non il rischio sistematico.
p
L’investitore dovrà preferire l’attività rischiosa caratterizzata dall’indice
di Sharpe più elevato.
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151
Risk adjusted return
Indice di Sharpe
Un esempio numerico:
Rf = 10%
Rm = 12%
sm = 7%
sp = 8%
Il rendimento di equilibrio, secondo la CML, è pari a:
 12  10 
R p  e   10  
 8  12 . 28 %
7


Se il rendimento realizzato dal portafoglio che si considera (Rp) fosse del 14%, l’indice di Sharpe del
portafoglio avrebbe un valore superiore a quello della CML, infatti:
S CML 
Sp 
R p e   R f
p
Rp  R f
p


12.28  10
 0.29
8
14  10
 0 .5
8
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152
Risk adjusted return
Indice di Jensen
Misura il rendimento del portafoglio in eccesso
rispetto a quello di equilibrio, stimato dalla SML
 p  R p t  R f   R m t  R f t  p 
Rpt - Rft
SECURITY MARKET LINE
Rendimento realizzato dal portafoglio
L’indice di Jensen misura la
distanza verticale tra il
portafoglio che si considera
e la Security Market Line
S ML
p 
p > 0
p
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cov R p , R m 
 2m
Il beta del portafoglio
misura la “spinta” del
mercato al portafoglio
153
Risk adjusted return
Indice di Jensen
Un esempio numerico:
mercato
toro
orso
beta
Rendimento mercato
12%
8%
Rendimento port A
12%
10%
0,5
Rendimento port B
14%
8%
1,5
Risk free = 10%
Mercato Orso
Mercato Toro
 A  12  10  12  10 0 .5   1
 A  10  10  8  10 0 .5   1
 B  14  10  12  10 1 .5   1
 B  8  10  8  10 1 .5   1
L’indice di Jensen è insensibile al rischio di portafoglio ed alla tendenza del mercato. L’indice NON valuta
l’abilità del gestore a diversificare, dal momento che il premio per il rischio è basato esclusivamente sul
rischio sistematico (BETA)
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154
Risk adjusted return
Indice di Treynor
Misura il rendimento del portafoglio in eccesso rispetto al
tasso risk free, per unità di rischio sistematico
Tp 
Rp  Rf
p
 Rm  Rf
L’indice di Treynor misura
l’inclinazione della retta che
congiunge il tasso risk free al
portafoglio che si considera
Rp
P
M
Rf
SML
Tm
Tp
p
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155
Risk adjusted return
Confronto tra le misure di Jensen e Treynor
Pur derivando entrambe le misure della
performance fin ora esposte dalla SML, esse
possono dare origine a diverse classifiche di
portafoglio
misure performance
Rendimento mercato
beta
Jensen
Treynor
12%
Rendimento port A
11,5%
0,5
0,5
3
Rendimento port B
14%
1,5
1
2,67
Risk free = 10%
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156
Risk adjusted return
Indice di Moses, Cheyney e Veit
Dv
Dh
Capacità selettiva
Dv  R
f
Indice di
Performance
p
m
m
  

   p    
   

 


 1  r p m 


Se Dh = 0, allora il
portafoglio è
perfettamente
diversificato.
 R
f
Indice di
performance rispetto
al mercato
PM j 
p
m
capacità selettiva /
diversificazione
Pj 
PMj

 R
p
Diversificazione
 
D h   
  
Pj

 R
p
Se Dv > 0, allora la
capacità selettiva è
provata.
Dv
Dh
indice di performance /
inclinazione SML
PM j 
Pj
Rm  Rf
p 
 p m rpm

Se Pj > 0, allora il
rendimento ha più che
compensato il maggior
rischio.
Se PMj > 1, allora il
gestore ha avuto
successo nella
selezione o nel “timing”.
Pj
Rm  Rf
Copyright TESEO
157
2
m
Risk adjusted return
Gli indici RAP e RAPT di Modigliani (M2)
 m
RAP   m S p  

 p

 R p  R f



Risk Adjusted Performance
il RAP si ottiene moltiplicando l’indice di Sharpe per il rischio di mercato (σ m)
 m
RAPT  

 p

 R p  R f   R f


Risk Adjusted Performance Total
il RAPT indica il rendimento che il portafoglio avrebbe conseguito se il suo rischio (σ p)
fosse stato pari a quello del mercato (σ m)
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158
Risk adjusted return
Gli indici RAP e RAPT di Modigliani (M2)
Esempio numerico:
portafoglio
rendimento
p
(1+Q)
RAP
RAPT
indice
Sharpe
indice mercato
12
3,5
1
7
12
2
A
15
5
0,7
7
12
2
B
15
7,5
0,47
4,7
9,7
1,4
C
10
2,5
1,4
7
12
2
D
15,5
3,5
1
10,5
15,5
3
Bot 3 m.
5
La novità introdotta dal RAP riguarda il
modo di classificare i portafogli, in base al
rendimento in eccesso, posto il rischio pari
a quello di mercato.
In altri termini, la misura corregge il
rischio di ciascun portafoglio mediante
l’investimento od il disinvestimento in
attività rischiose e prive di rischio. La
quantità da investire o disinvestire è
determinata in base al rapporto Q:
R A P T  1  Q  R p   Q  R f
indici di performance
   
Q   m   1
  p  
posizione
portafoglio
RAP
RAPT
Sharpe
1°
D
10,5
15,5
3
2°
A
7
12
2
Le misure della performance di Modigliani
3°
C
7
12
2
danno esattamente la stessa classifica
4°
B
4,7
9,7
1,4
ottenibile
utilizzando
la
misura
della
performance di Sharpe
Copyright TESEO
159
4 - Performance Vs Benchmark
Misure rispetto al benchmark:
Information ratio;
Tracking error e sua volatilità sia
complessiva che downside;
Sortino;
 Tev.
Copyright TESEO
160
4 - Performance Vs Benchmark:
L’Information ratio
Misure rispetto al benchmark: Information ratio, Tracking error e sua volatilità sia complessiva che downside; Sortino, Tev.
Information ratio 


R p  Rbmk
TEV
è una misura dell’abilità del manager nel creare valore rispetto
ad un benchmark per unita’ di rischio assunto.
TEV=Tracking error volatility (deviazione standard dei
rendimenti differenziali del portafoglio rispetto al benchmark)
T E V  D e v .S t ( R P  R B )
E’ UN INDICATORE DI FEDELTA’ AL BENCHMARK
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161
4 - Performance Vs Benchmark:
Trecking Error Volatility - TEV
Tracking error e tracking error volatility.
Scostamento del rendimento da quello del benchmark e volatilità di tale differenziale
TE  RP R
B
R P  R end im ento de l p ortafoglio
R B  R end im ento de l b enchm ark
R f  R end im ento risk free
T E V  D e v .S t ( R P  R B )
Le gestioni passive mirano a minimizzare sia TE che TEV, mentre le gestioni
attive hanno valori in media più elevati di entrambi gli indicatori
Upward & Downward market skill.
Definite come capacità di battere il mercato rispettivamente nelle sue fasi rialziste e
ribassiste. La logica mira a distinguere fra le strategie di gestione più aggressive e
quelle più conservative. Il procedimento può essere impostato sia in ottica di tracking
error che in ottica di correlazione con il benchmark di riferimento nelle diverse fasi di
mercato.
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162
4 - Performance Vs Benchmark:
Trecking Error Volatility – TEV (Fondo A)
Andamento storico di portafoglio e benchmark
300
TE medio %
TEV %
SD Port %
SD Bmk %
Rend Port medio %
Rend Bmk medio %
250
200
150
Mensile
Annuale
0,27%
0,88%
4,23%
4,42%
0,58%
0,31%
3,20%
3,05%
14,66%
15,30%
6,96%
3,76%
100
50
0
dic-03
set-04
giu-05
mar-06
dic-06
portafoglio
set-07
giu-08
mar-09
dic-09
set-10
giu-11
benchmark
Rendimenti mensili di portafoglio e benchmark
8%
6%
4%
30-set-11
31-ago-11
29-lug-11
30-giu-11
31-mag-11
29-apr-11
31-mar-11
28-feb-11
31-gen-11
31-dic-10
30-nov-10
29-ott-10
30-set-10
31-ago-10
30-lug-10
30-giu-10
31-mag-10
30-apr-10
31-mar-10
26-feb-10
29-gen-10
-4%
31-dic-09
0%
-2%
30-nov-09
2%
30-ott-09
mar-03
-6%
-8%
-10%
-12%
portafoglio
benchmark
Tracking Error
163
4 - Performance Vs Benchmark:
Trecking Error Volatility – TEV (Fondo B)
Andamento storico di portafoglio e benchmark
00
50
TE medio %
TEV %
SD Port %
SD Bmk %
Rend Port medio %
Rend Bmk medio %
00
50
00
Mensile
Annuale
0,31%
2,14%
5,07%
4,42%
0,62%
0,31%
3,72%
7,41%
17,57%
15,30%
7,48%
3,76%
50
0
mar-09
dic-09
set-10
giu-11
portafoglio
benchmark
Tracking Error
30-set-11
31-ago-11
29-lug-11
30-giu-11
31-mag-11
29-apr-11
31-mar-11
28-feb-11
31-gen-11
31-dic-10
30-nov-10
29-ott-10
30-set-10
31-ago-10
30-apr-10
30-lug-10
Rendimenti mensili di portafoglio e benchmark
31-mar-10
10%
8%
6%
4%
2%
0%
-2%
-4%
-6%
-8%
-10%
-12%
giu-08
benchmark
26-feb-10
portafoglio
set-07
30-giu-10
dic-06
31-mag-10
mar-06
29-gen-10
giu-05
31-dic-09
set-04
30-nov-09
dic-03
30-ott-09
mar-03
164
4 - Performance Vs Benchmark:
Indice di Sortino
La logica di questo indice è la medesima di quella dell’indice di Sharpe in cui il
rendimento è calcolato rispetto ad un tasso soglia (t) e la rischiosità è calcolata in
ottica di downside deviation (DDev)
L’indice di Sortino sfrutta la nozione di downside risk, concetto secondo il quale gli
investitori hanno una percezione asimmetrica delle deviazioni dei rendimenti rispetto al
prezzo di carico dell’investimento o all’obbiettivo di rendimento e non considerano alla
stessa maniera quelle positive e quelle negative (valutando molto più preoccupanti
quelle negative).
La Downside deviation (DDev) è la deviazione standard della serie dei rendimenti
(sottoperiodali) minori rispetto ad un rendimento obiettivo (zero, risk-free, media,
mediana, moda); Allora definito come t un rendimento obbiettivo la DOWNSIDE
DEVIATION viene definita come deviazione standard della serie costituita dai
rendimenti (R) che sono stati inferiori al tasso t.
n
DDev 
Di 2
i 1
n 1
Dove
Di =t i - Ri se t i > Ri
Di = 0 se Ri > t i
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165
4 - Performance Vs Benchmark:
Indice di Sortino
 Indice che misura il rapporto esistente tra il rendimento ottenuto in
eccesso a quello atteso rispetto alla probabilità statistica di perdita.
Sortino =
Dove
RP - t
DDev
=
RP - t
Downside Deviation
t = Rendimento obbiettivo (es Risk Free, Media ecc.)
R P= Rendimento portafoglio realizzato
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166
Indici di Draw Down
Acar E. e S. James (1997) propongono per la misurazione del rischio degli hedge funds un
modello basato sulle misure di drawdown, suggerendo di esprimere la rischiosità dei fondi alternativi
attraverso uno dei seguenti modelli:




la drawdown duration, che definisce il più alto numero di mesi consecutivi con rendimento
negativo;
l’uninterrupted drawdown indica la perdita più alta in percentuale, che in modo ininterrotto ha
avuto luogo nel periodo di analisi;
il maximum drawdown detto anche peak-to-valley-drawdown, che esprime, in termini
percentuali e per un periodo di tempo prefissato, la massima perdita di valore che l’investitore
può sperimentare. Esso è calcolato mettendo a confronto il massimo valore storico raggiunto
dalla quota con il minor valore della stessa osservato in un memento successivo. DD è il
Drawdown che è la perdita registrata dal peak al valore corrente,
 NAVt

MaxDD(0, T )  min 0t T 
 1  min 0tT DDt
 max 0t T 

DD è il Drawdown che è la perdita registrata dal picco al valore corrente,
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167
Indici di Draw Down
• Draw Down S&P 500 Giu 05 – Set 11
Analisi Draw Down : May 05 - Set 11
S&P 500
1600
Drawdown%
1400
Max Drawdown%
10,00%
0,00%
S&P 500
-10,00%
1200
1000
-20,00%
800
-30,00%
600
-40,00%
400
200
-50,00%
16 mesi
-60,00%
0
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168
Draw Down %
1800
Indici di Draw Down



Draw Down S&P 500 Giu 05 – Ago 11
La tabella mostra nelle colonne 1,6 e 7 i dati del grafico precedente
il Draw Down massimo del periodo è –52.68% registrato tra Ott 07 e feb 09; il periodo di recupero (ancora in
corso) della perdita è stato di 16 mesi . Da Aprile 2011 c’è stata un’inversione che ha incrementato il drowdawn.
1
Date
apr-05
mag-05
giu-05
lug-05
ago-05
set-05
ott-05
nov-05
dic-05
gen-06
feb-06
mar-06
apr-06
….
ott-07
nov-07
dic-07
gen-08
feb-08
mar-08
apr-08
mag-08
giu-08
lug-08
ago-08
set-08
ott-08
nov-08
dic-08
gen-09
feb-09
mar-09
apr-09
mag-09
giu-09
lug-09
ago-09
…..
1549.38
1481.14
1468.36
1378.55
1330.63
1322.7
1385.59
1400.38
1280
1267.38
1282.83
1166.36
968.75
896.24
903.25
825.88
735.09
797.87
872.81
919.14
919.32
987.48
1020.62
6
7
8
Drawdo
wn%
Max
Drawdo
wn%
Rend %
Mens
S&P 500
-0.01%
0.00%
-1.12%
-0.44%
-2.20%
0.00%
-0.10%
0.00%
0.00%
0.00%
0.00%
-3.09%
-0.01%
-0.01%
-1.12%
-1.12%
-2.20%
-2.20%
-2.20%
-2.20%
-2.20%
-2.20%
-2.20%
-3.09%
-0.01%
3.60%
-1.12%
0.69%
-1.77%
3.52%
-0.10%
2.55%
0.05%
1.11%
1.22%
-3.09%
4
(1-2)
Drawdo
wn
1191.5
1234.18
1234.18
1234.18
1234.18
1249.48
1249.48
1280.08
1280.66
1294.83
1310.61
1310.61
-0.17
0
-13.85
-5.37
-27.17
0
-1.19
0
0
0
0
-40.52
-0.17
0
-13.85
-5.37
-27.17
0
-1.19
0
0
0
0
-40.52
….
…
…
…
…
..
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
1549.38
0
-68.24
-81.02
-170.83
-218.75
-226.68
-163.79
-149
-269.38
-282
-266.55
-383.02
-580.63
-653.14
-646.13
-723.5
-814.29
-751.51
-676.57
-630.24
-630.06
-561.9
-528.76
0
-68.24
-81.02
-170.83
-218.75
-226.68
-163.79
-149
-269.38
-282
-266.55
-383.02
-580.63
-653.14
-646.13
-723.5
-814.29
-751.51
-676.57
-630.24
-630.06
-561.9
-528.76
-75.35
-75.35
-81.02
-170.83
-218.75
-226.68
-226.68
-226.68
-269.38
-282
-282
-383.02
-580.63
-653.14
-653.14
-723.5
-814.29
-814.29
-814.29
-814.29
-814.29
-814.29
-814.29
0.00%
-4.40%
-5.23%
-11.03%
-14.12%
-14.63%
-10.57%
-9.62%
-17.39%
-18.20%
-17.20%
-24.72%
-37.47%
-42.15%
-41.70%
-46.70%
-52.56%
-48.50%
-43.67%
-40.68%
-40.67%
-36.27%
-34.13%
-4.92%
-4.92%
-5.23%
-11.03%
-14.12%
-14.63%
-14.63%
-14.63%
-17.39%
-18.20%
-18.20%
-24.72%
-37.47%
-42.15%
-42.15%
-46.70%
-52.56%
-52.56%
-52.56%
-52.56%
-52.56%
-52.56%
-52.56%
S&P 500 Max S&P
1191.5
1191.33
1234.18
1220.33
1228.81
1207.01
1249.48
1248.29
1280.08
1280.66
1294.83
1310.61
1270.09
5
Max
Drawdo
wn (min
4)
3
2
-0.17
-0.17
-13.85
-13.85
-27.17
-27.17
-27.17
-27.17
-27.17
-27.17
-27.17
-40.52
Copyright TESEO
1.48%
-4.40%
-0.86%
-6.12%
-3.48%
-0.60%
4.75%
1.07%
-8.60%
-0.99%
1.22%
-9.08%
-16.94%
-7.48%
0.78%
-8.57%
-10.99%
8.54%
9.39%
5.31%
0.02%
7.41%
3.36%
169
Analisi della performance : Fondi azionari USA
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170
5 - Style Effect
Analisi dello stile e delle specifiche abilità del gestore
Modelli di valutazione della selectivity e del
market timing
-
Treynor-Mazuy
-
Henriksson-Merton
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171
Gli indicatori di abilità dell’asset manager:
l’indice
(Gamma) – Modello Treynor Mazuy

R p  RF     RB  RF    RB  RF 2
dove :
RP : rendimento del portafoglio;
permette di valutare separatamente la capacità del gestore di
individuare i titoli sottovalutati (selectivity) e di anticipare i
movimenti del mercato (market timing);
R f : rendimento dell' attività risk - free;
RB : rendimento del mercato o del benchmark;
α : coefficiente di selectivity;
 : beta o rischio sistematico del portafoglio;
 : coefficiente di market timing;
gamma < 0
R p  RF
•
Segnala l’abilità del Market Timing
•
•
•
gamma>0
gamma=0
gamma<0
gamma = 0
market timing efficiente
assenza di market timing
market timing dannoso
gamma > 0
Rm  R F
In presenza di Market timing positivo la misura di Jensen
può sottostimare l’alpha
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172
Gli indicatori di abilità dell’asset manager:
Modello Henriksson - Merton
RP  R f     ( RB  R f )   max 0,( RB  R f )  
dove :
RP : rendimento del portafogli o;
R f : rendimento dell' attività risk - free;
RB : rendimento del mercato o del benchmark;
α : coefficien te di selectivit y;
 : beta o rischio sistematic o del portafogli o;
 : coefficien te di market tim ing;
 : termine di errore.
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Permette di valutare le abilità del
gestore attraverso un approccio
differente dal modello precedente. In
particolare il timing è definito come la
capacità del gestore di prevedere se il
rendimento
del
mercato
sarà
superiore o inferiore rispetto a quello
dell’attività priva di rischio. Il modello
non considera quindi la possibilità di
anticipare l’entità della differenza tra
rendimento di mercato e tasso riskfree;
173
L’analisi di persistenza
• Si usa per i Fondi comuni d’investimento
• l’obiettivo è di verificare la stabilità o meno del
posizionamento competitivo del fondo rispetto ai
concorrenti sulla base del rendiconto
conseguito, con riferimento ad un analogo
orizzonte temporale
• si effettua con l’analisi dei QUARTILI
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174
L’analisi della persistenza: la costruzione dei quartili
• Orizzonte temporale di analisi: 5 anni
• Dati utilizzati: rendimenti trimestrali
• Numero fondi nella cetegoria: 16
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175
L’analisi della persistenza: la costruzione dei quartili
• 1° FASE: ordinare in senso decrescente il rendimento
fatto registrare dai 26 fondi nel primo trimestre
dell’anno 1;
• 2° FASE: costruire 4 raggruppamenti consecutivi
ciascuno dei quali includa il 25% dei fondi considerati;
• 3° FASE: ripetere le fasi 1 e 2 per i rimanenti
sottoperiodi;
• 4° FASE: calcolo delle frequenze e delle continuità nei
quartili;
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176
L’analisi della persistenza
• Dai quartili alla stima di
frequenza
continuità
di posizionamento di un certo quartile
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177
Metodologia di analisi del comportamento dell’asset Manager
La STYLE ANALYSIS
METODOLOGIA FINALIZZATA ALLA IDENTIFICAZIONE
dell’effettivo asset mix di un fondo (e/o portafoglio)
nel periodo di tempo considerato
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178
La Style Analysis
• Lo strumento fondamentale della Style Analysis è rappresentato
da un modello di REGRESSIONE LINEARE MULTIVARIATA:
Ri  wi1 F1  wi 2 F2  ...  win Fn   ei
dove
Ri  ren dim ento del portafogli o
Fn  rendimento di un' asset class
win  indice di sensitivit a' - peso% di un asset class
ei  termine di errore
I paramentri da stimare sono le “W” rispetto ai vincoli che la sommatoria sia pari ad 1
e che le singole “W” siano comprese tra 0 e 1 (no short selling)
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179
La STYLE ANALYSIS : Interpretazione del modello
Si riesce a separare il rendimento del
portafoglio in due componenti:
• STYLE RETURN (RENDIMENTO ATTRIBUIBILE ALLO
STILE DI GESTIONE)
• SELECTION RETURN (RENDIMENTO NON
ATTRIBUIBILE ALLASSET ALLOCATION IMPLICITA)
INDICA LA PARTE DELLA VARIABILITA’ DEL
RENDIMENTO DEL PORTAFOGLIO SPIEGATA DALLA
VARIABILITA’ DEI RENDIMENTI DELLE ASSET
CLASS
R
2
IN CUI IL PORTAFOGLIO E’ ALLOCATO
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180
La STYLE ANALYSIS: punti di forza
• E’ IMMUNE DAGLI EFFETTI DI POLITICHE DI
WINDOW DRESSING (manipolazioni del
portafoglio in prossimità delle date di
rendicontazione);
• può ridurre i rischi di MISCLASSIFICATION
• Può agevolare la valutazione interna alla società
di A.M. delle performance.
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181
Un esempio
•
Fattori critici che si pensa possano influenzare il rendimento del fondo:
–
–
–
–
–
bot 3 mesi
BTP 10yr
MIB SERVIZI
MIB Industriale
MIB Finanziario
RISULTATI:
min b VarRF ,t  b1 F1  b2 F2  b3 F3  b4 F4  b5 F5 

sub
 N
i 1 bi  1
0  b  1
i

Coefficienti di Sensitività
BOT 3 m
12,90%
BTP 10 YR
20,60%
MIB ind.
25,10%
MIB Fin.
19,80%
MIB Serv.
21,60%
R2
=
90,18%
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182
STYLE ANALYSIS
Selection
10%
Style
Selection
Style
90%
IL VALORE R- quadro=90.18% INDICA CHE IL RENDIMENTO DEL FONDO
E’ SPIEGATO OTTIMAMENTE DAI FATTORI SELEZIONATI, CIOE’ E’
POSSIBILE ATTRIBUIRE IL 90.18% AD UNO STILE DI GESTIONE
MODELLATO SU UNA DETERMINATA SCELTA DI ASSET CLASS; IL 9.82%
DELLA VARIANZA DEL PORTAFOGLIO E’ DOVUTA ALLE AZIONI
INTRAPRESE DAL GESTORE.
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183
COEFFICIENTI DI SENSITIVITA'
21,60%
MIB Serv.
19,80%
MIB Fin.
25,10%
MIB ind.
20,60%
BTP 10 YR
12,90%
BOT 3 m
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
I FATTORI CHE HANNO MAGGIORMENTE INFLUENZATO
IL COMPORTAMENTO DEL FONDO (b)
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184
Rolling Style Analysis
• Permette di esaminare l’evoluzione nel tempo
dell’esposizione media dell’asset manager
alle diverse asset class
• si replica l’analisi di regressione
• Si usa un numero fisso di rendimenti periodali
in ciascuna analisi
• Si usa una serie storica che elimina al tempo
t il dato più remoto del periodo t-1
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185
L’attribuzione del rendimento alla
gestione : Performance attribution
• Il rendimento di un gestore può sempre
essere visto come somma di 4 elementi:
•
•
•
•
rendimento passivo (Benchmark)
Contributo A. A. Tattica
Contributo dello stock picking
Interazione tra A.A. Tattica e Stock Picking
• Come scomporlo? (contributo di Singer,
Brinson e Beebower)
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186
Performance Attribution: un esempio
Mercato
Peso
Rend
Benchmark Benchmark
Peso
Gestione
Rend
Gestione
USA
50%
10%
40%
5%
EURO
30%
15%
35%
20%
PACIFICO
20%
20%
25%
15%
•
RENDIMENTO BENCHMARK= 5% + 4.5% + 4% =13.5%
•
RENDIMENTO GESTIONE = 2% + 7% + 3.75% = 12.75%
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187
Performance Attribution: un esempio
IL CONTRIBUTO DELL’A.A. TATTICA
• SI OTTIENE COMBINANDO I PESI
DELLA GESTIONE CON I RENDIMENTI
DEL BENCHMARK (e sottraendo il
rendimento del benchmark)
Caat   Pesigest  Re ndBMK   Re ndBMK
Caat  4%  5.25%  5%  13.5%  0.75%
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188
Performance Attribution: un esempio
Contributo dello Stock Picking
• Rendimento ottenuto combinando i pesi
del benchmark con i rendimenti della
gestione (e sottraendo il rendimento del
benchmark)
C StockPick  PesiBMK  Re ndGest   Re ndBMK
C StockPick 2.5%  6%  3%  13.5%  2%
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189
Performance Attribution: un esempio
Performance attribution
• Rendimento passivo (Benchmark)= 13.5%
• Contributo a.a. tattica=
+0.75%
• Contributo Stock Picking=
- 2.00%
• Interazione tra a.a tattica e St Pick=
+0.50%
Risultato complessivo
Copyright TESEO
+12.75%
190
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