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File - IL LABIRINTO DELLA DIVERSITA
Arabi e Occidente contribuire, smascherando i meccanismi mediatici di costruzione e diffusione degli stereotipi culturali, al superamento degli atteggiamenti etnocentrici e dei luoghi comuni più radicati, fornendo strumenti critici per l'analisi e la lettura dei messaggi della comunicazione di massa; e coinvolgendo soprattutto le giovani generazioni, più esposte all'influenza, talora negativa, degli stessi mass media. 1 - Aprirsi all’alterità e alla diversità e relativizzare le norme e i valori della propria cultura: una conoscenza di sé e della propria società attraverso la lettura dei testi letterari in didattica delle lingue e delle culture. 2 - Esaminare comparativamente BRANI LETTERARI significativi(letteratura Francofona, dal Maghreb, ecc…) 3 - Analizzare il MONDO DEI MEDIA, lessico specifico di TV e giornali, specie nell’opporre il mondo islamico all’occidente, i clandestini ai cittadini “normali” ecc. 4 - Classificare il lessico in ciascuna lingua e smontare stereotipi e pregiudizi L’informazione è come l’acqua Se l'informazione è l'acqua, la conoscenza è il suolo sul quale innaffiare le nuove idee. Premessa, prima di entrare nel LABIRINTO ALUNNI Messaggio ai nostri alunni di Seconda e Terza media e del Biennio Superiore. Dovete credere in voi stessi, guardare alla propria vita come un cammino permanente di crescita. Ogni persona dovrebbe porsi dei traguardi, piccoli o grandi che siano, e non cessare mai di migliorare. Personalmente penso che i traguardi da porsi devono essere grandi, ma bisogna avere l'astuzia di dividerli in piccole mete raggiungibili. Un traguardo troppo piccolo... si può fare, ma tu hai di certo la possibilità di andare molto più in là. Un traguardo troppo grande... si può fare, ma se non lo dividi in piccole tappe rischi di scoraggiarti e di buttare tutto all'aria cadendo nello scoraggiamento. Consulta i SITI suggeriti e Ti auguro una autonoma e serena crescita nel mare delle informazioni La cultura digitale e le informazioni non si apprendono, ma si costruiscono; non c’è bisogno di maestri, ma di ispirazioni; non serve la competenza informatica, ma curiosità!!! Si enfatizza come voi giovani, a causa dell’uso continuo e costante del web, finite per considerarlo come unico modus vivendi, allentando il contatto con la realtà. Mi viene in mente che anche l’invenzione dell’arcaico pallottoliere ha modificato il modo di fare i conti, ma non mi sembra che la matematica sia stata distrutta per questo. Abbiamo solo cambiato modo di approcciarci, di impostare i calcoli, così come il web 2.0 ha cambiato il modo di impostare la vita sociale, il lavoro, l’informazione e la conoscenza La rete è sicuramente una rivoluzione culturale, ma non mentale. Cambia il modo di pensare, lo adegua alle esigenze della vita moderna, non altera valori e morale. La conoscenza è solo all’inizio… Prendetela così e iniziate il percorso………………….. Il viaggio senza mappa Il fascino dell'esplorazione L'astuzia dell'intelligenza. Pensare è esplorare: il labirinto è il simbolo senza tempo e senza luogo della sfida dell'intelligenza. Il viaggio senza mappa è quello di chi, dopo aver varcato la soglia del “sapere”, si muove per piccoli passi, senza una superiore visione delle cose, ma attraverso successive e ragionate decisioni. Ma tutto questo - il fascino e l'ignoto – deve essere dominato dall'astuzia dell'intelligenza: la Metis. Se dopo aver imparato, sapremo ritrovare noi stessi, quello che avremo acquisito sarà la nostra mappa del sapere. PREMESSA Le persone, i gruppi, le comunità definiscono e ridefiniscono continuamente le loro identità come risultato delle relazioni con altre persone, gruppi e comunità. Attualmente assistiamo al tentativo - bizzarro dal punto di vista culturale e pericoloso dal punto di vista politico - di costruire un’identità molto ampia, quella occidentale, da opporre a un’alterità, quella musulmana. In questi estremi processi di semplificazione, in cui gli elementi identificativi sono dati sostanzialmente dalle religioni, si dimenticano tutte le articolazioni interne alle due aree, gli scambi culturali e le reciproche influenze. Si dimentica come lo stesso Occidente, o se vogliamo, anche la stessa Europa, abbia conosciuto momenti di articolazione interna con scontri molto forti e violenti. Gli stessi fenomeni di razzismo verificatisi tra cittadini di Stati diversi, per esempio ai danni di italiani in Germania, o dello stesso Stato, i cittadini meridionali nel Nord Italia, ne sono una chiara esemplificazione. Si dimenticano anche tutti gli elementi sociali e politici che contribuiscono a creare identità e diversità e che mentre articolano un’area culturale al suo interno creano ponti con altre aree. La letteratura ha rappresentato da sempre il tema del diverso, declinandolo in tutte le accezioni possibili e inserendolo in vari contesti. Patto formativo con i nostri alunni: MOI, LE PROFESSEUR pour réaliser cet objectif, moi, je devrais: …partir de l’expérience que chacun a de sa culture telle qu’elle peut s’expliciter au contact d’œuvres qui révèlent de son aire culturelle. Je dois vous faire découvrir les affinités et ensuite les différences avec les manifestations de la culture de l’autre, avec lesquelles on entre en contact de manière privilégiée grâce aux textes littéraires. Dans une perspective interculturelle, la Francophonie littéraire constitue la forme moderne par excellence d’un ensemble de phénomènes liés à la rencontre avec l’Autre. Le texte littéraire est en quelque sorte une fenêtre sur un autre « monde possible », selon l’expression de Michel Tournier. Le texte littéraire constitue donc un excellent support d’analyse pour l’enseignant qui tente d’amener ses étudiants à saisir un système culturel. Cf. la définition que donne l’UNESCO d’un système culturel : « système de valeurs dynamiques formé d’éléments acquis, avec des postulats, des croyances et des règles qui permettent aux membres d’établir des rapports entre eux et avec le monde, de communiquer et de développer les capacités créatrices qui existent chez eux » LES RAISONS DES NOS ETUDES L’identité culturelle comme construction et affirmation par les textes ne concerne pas que les enfants de migrants. Les réactions autour de ces textes et leur confrontation avec issus de la littérature de France et du Maghreb ou des pays francophones, amèneront les élèves du groupe majoritaire à s’ouvrir à l’altérité et à la diversité culturelle, et, par là, à relativiser les normes et les valeurs de leur propre culture. Elle constitue la voie prioritaire du succès du dialogue en s’appuyant sur le partage des expériences et des cultures vécues par chacun, en sensibilisant à la pluralité des points de vue et en apprenant à prendre ses distances par rapport à ses propres références, sa propre culture. Punto di ARRIVO!!!! L’AUTRE ET SOI-MÊME Notre objectif pédagogique est d’aider à construire une connaissance de soi et de sa société à travers la lecture de textes littéraires en didactique des langues et des cultures. Car si une connaissance objectivée, une attitude distanciée, peuvent favoriser la reconnaissance de l’autre, l’inverse ne va pas de soi : la reconnaissance de l’autre sans la connaissance de soi, de sa société, de son histoire, nous parait une entreprise à risques, celle de renforcer les préjugés, les malentendus et les incompréhensions. En partant à la découverte de l’Autre, on est amené à se découvrir Soi-même en tant que cet autre nous enrichit et nous confère une part de notre propre identité. Girando per il mondo ecco alcuni stereotipi tipici sui popoli europei: Italiani: mangiate pasta tutti i giorni le donne non si depilano e hanno i baffi mafia guidate male francesi: nazionalisti non si lavano spagnoli: zingari irlandesi: stupidi ubriaconi criminali( detto da alcuni inglesi), e per finire molti di loro sono terroristi inglesi: tutti perfettini ma puzzano e non si lavano tedeschi: nazisti e razzisti polacchi: le donne tutte p-----e uomini ubriaconi sono dei criminali olandesi: sono dei cannaioli ecco perche tanti di loro soffrono di malattie mentali , e tanti di loro sono avari , infatti molti di loro sono ebrei gli scandinavi: non vedono tanto la luce del sole ecco perche molti di loro sono depressi alto tasso di suicidi pure anche loro ubriaconi queste sono solo alcune cose che ho sentito dire potrei continuare ............ Non solo con i popoli europei, ma anche con gli abitanti della stessa Nazione, da Nord a Sud, e così via…. IN FRANCIA Racisme et exclusion manifestés sous diverses formes ALCUNE ESPRESSIONI: 'bicot', 'bougnoule', 'sale Arabe' proférés de vive voix ou s’étalant sur les murs : “Des inscriptions menaçant les immigrés, blanches de chaux, injurieuses et meurtrières, imposaient leur ignoble anonymat.” “Vous les ‘crouilles’, on devrait rétablir le couvre-feu pour vous. Comme au bon vieux temps.” “Retourne dans ton bled, sale raton!” “La France aux Français !” “Si par malheur tu as une carte d’identité française on te fait la peau, on ne veut pas de basanés dans les mêmes registres que nous, Bicot tu es, Bicot tu resteras.” “Je ne veux pas que le petit Arabe vienne jouer dans le magasin... Les Arabes ça vole...” « - Mes parents sont algériens. Mais j’suis né en France. - C’est pareil, vous êtes tous de la même race d’emmerdeurs.” Archivio Immigrazione http://www.archivioimmigrazione.org/mostre.ht m http://filmup.leonardo.it/sc_quandoseinatononpuoi.htm Approfondire le iniziative per combattere il razzismo http://www.sos-racisme.org/ Cos’è la Francofonia? http://www.france-italia.it/LINGUAFRANCESE/Francofonia/cos'%C3%A8_la.php?c=5335&m=128&l=it www.france.it Histoire de l’Algérie: l’indépendance de l’Algérie http://www.voyagesphotosmanu.com/pages/independance_ algeriepag.html La nostra attenzione si rivolge a un fenomeno che spicca nel romanzo contemporaneo francese, a partire dagli anni 1980, circa. Si tratta del cosiddetto "roman beur" o "littérature beure", cioè i romanzi scritti dai figli di emigrati, in gran parte algerini, ma anche marocchini, nati in Francia da genitori arabi. Si tratta di autori che appartengono alla seconda generazione di emigrati, i cui padri sono giunti in Francia alla ricerca di lavoro, e i cui figli, nati in Francia, hanno studiato nelle scuole francesi. La denominazione, strana e nuova, e che non appartiene alla lingua francese, è tuttavia entrata ultimamente nei dizionari. Usato come aggettivo e come sostantivo negli ambienti della "banlieue" parigina, il termine indica in quegli anni l’arabo nato in Francia, e la sua apparizione ufficiale nei media viene sancita a partire dalle diffusioni emesse da una "radio beur", nel 1981. La derivazione della parola ha una natura argotica, o del "verlan" che è un gioco linguistico tipico del neologismo nell’argot (l’uso dell’ "envers"), secondo cui si invertono i suoni di una parola preesistente: per cui da arabe si ha beara e poi ber o beur. Il Maghreb: “pays au soleil couchant” En arabe, le Maroc s’appelle « » ﺏﺮﻐﻣﻟﺎ, « el maghrib » ou « maghreb », ce qui signifie l’ « occident ». « occident » vient du latin « occido, is, ere » qui veut dire « tomber » et lorsqu’on parle des astres « se coucher ». De la même façon, l’origine du terme« orient », c’est le verbe « orior », « se lever » en parlant des astres, et aussi par la suite « naître, commencer »… L’occident, c’est donc le lieu où le soleil « tombe », se couche, et l’orient, celui où il se lève, « naît ». DA QUESTA DEFINIZIONE ETIMOLOGICA DEL TERMINE “OCCIDENTE” E QUINDI “MAGHREB”, ASSOCI UNA VISIONE NEGATIVA O POSITIVA DELL’OCCIDENTE STESSO, IN RAPPORTO ALL’ORIENTE? http://www.meltingpot.org/ Clicca qui: per una Informazione di fatti e di leggi sul fenomeno dell’immigrazione e della mescolanza Melting pot letteralmente significa "crogiolo". L'espressione si usa per indicare l'amalgama, all'interno di una società umana, di molti elementi diversi (etnici, religiosi, ecc.). Melting pot è inoltre un nomignolo di Londra, in ragione del fatto che proprio in questa grande metropoli vivono milioni di persone di culture tra loro molto diverse, proprio come in un grosso calderone. Il melting pot è un fenomeno complesso, che sta avvenendo, in proporzioni minori, anche in Italia, paese nel quale comincia a delinearsi una fusione tra la popolazione italiana e quella immigrata. La banlieue et les jeunes http://www.db.acec.it/acec/seed/cn2_acec.c_vedi_film?c_doc=843&origine=0 Le rapport initial des enfants à cette culture d’origine est évidemment tout autre, comme l’écrit Joubert (1988 :20) : Le développement de cette « culture immigrée » procède du constat d’une triple impossibilité : celle de prolonger ailleurs et sans altération la culture du pays d’origine, celle de s’intégrer sans douleurs dans la société d’accueil et celle de retourner, comme si rien ne s’était passé, dans le pays des parents. Les jeunes issus de l’immigration, porteurs de deux cultures : l’une minoritaire et l’autre majoritaire, courent plus que d’autres un risque de déstabilisation lorsqu’ils se heurtent aux confrontations interculturelles. Ils cumulent des difficultés de plusieurs ordres : familial, social, de minorité ethnique et de double « nonappartenance culturelle ». Analizzeremo alcune sequenze scelte, di letteratura Francofona LA STATUE DE SEL Premier roman d’Albert Memmi, se situe dans la Tunisie colonisée et se déroule avant et pendant la Seconde guerre mondiale. Largement autobiographique, la Statue de sel raconte la vie et rapporte les interrogations d’un héros appartenant à la minorité juive et, dans cette minorité, à la classe la plus pauvre. Dans un pays majoritairement arabe et musulman et dominé par les colons français, la condition de ce personnage en fait un observateur et un acteur privilégie des conflits sourds ou déclares qui agitent les communautés qui voisinent la capitale. (…) je suis de culture française mais Tunisien (…) je suis Tunisien mais Juif, c’est-à-dire politiquement, socialement exclu, parlant la langue du pays avec un accent particulier, mal accordé passionnellement à ce qui émeut les musulmans, juif mais ayant rompu avec la religion juive et le ghetto, ignorant de la culture juive et détestant la bourgeoisie inauthentique, je suis pauvre enfin et j’ai ardemment désire en finir avec la pauvreté, mais j’ai refuse de faire ce qu’il fallait. (p, 364) Avec l’impasse j’ai rompu, parce que ce n’était qu’un rêve d’enfance, avec mon père et ma mère et j’ai eu honte d’eux, avec les valeurs de la communauté parce qu’elles sont périmées, avec l’ambition et le bourgeois parce qu’ils sont injustes et d’idéal frelaté, avec la ville parce qu’elle vit au moyen âge oriental et je n’aime pas, avec l’Occident parce qu’il est menteur et égoïste (p.368) 1. L’auteur se trouve dans une impasse, dans une situation sans issue. Lis les extraits et essaie à imaginer de quoi s’agit-il ? Camus disait de mettre de l’ordre dans le désordre et entrevoir un avenir porteur de rêves déçus 2. L’auteur s’aperçoit de la fausseté du monde dans lequel il vit. Il appartient et il n’appartient pas, il se retrouve une identité déchirée. Toutefois il entrevoit un espoir. 3. Lis l’extrait suivant et explique Je ne serais pas Alexandre Mordekhai Benillouche, je sortirais de moi-même et irais vers les autres. Je n’étais ni juif, ni oriental, ni pauvre, je n’appartenais pas à ma famille ni à sa religion, j’étais neuf et transparent : j’étais à faire, je serais professeur de philosophie (p.248) Mehdi Charef (Algeria, 21 ottobre 1952) è uno scrittore e regista francese. Charef ha abbandonato il proprio paese all’età di dodici anni con la madre e i fratelli per raggiungere il padre che, da tempo, lavorava in Francia. Cresciuto nella periferia parigina, tra la baraccopoli di Nanterre e una Cité di Gennevilliers, Charef è un figlio dell’immigrazione magrebina, un Beur secondo il neologismo che definisce gli Arabi nati o cresciuti in terra francese. Con il suo primo romanzo, Le thé au harem d’Archi Ahmed, edito nel 1983, Charef inaugura una corrente letteraria che verrà chiamata Letteratura Beur. Mehdi Charef et son ouvrage « Le harki de Mériem » Nel quadro complesso delle guerre di decolonizzazione, il racconto sottolineava la difficoltà, in una prospettiva di ricostruzione storica, di separare in modo netto i giusti dai malvagi, i comportamenti legittimi dalle azioni inaccettabili. Era difficile negare una parte di ragione a quei francesi di umili origini nati in Algeria che, come Camus, avevano rivendicato la loro appartenenza ad una patria profondamente amata, non riconoscendo come proprie le colpe dei coloni, responsabili della feroce politica di assimilazione e di esclusione. Ugualmente difficile accettare che un gruppo di indigeni poveri e spinti dal bisogno come gli harkis, diventassero soggetti senza diritti, doppiamente perdenti, sul piano militare e dell’identità. Senza patria, rifiutati da tutti, gli harkis apparivano come figure tragiche di vinti che avevano combattuto dalla parte sbagliata e dovevano lasciare l’Algeria insieme a quei pieds noirs che comunque in Francia avrebbero ritrovato una terra madre (o forse matrigna). Pour la famille algérienne de ce film-roman, vivant en France, la confrontation des différences, s’expérimente à travers la vie sociale des enfants Sélim et Saliha. Nés en France ou venus en bas âge dans le cadre du regroupement familial, les enfants d'immigrés maghrébins vont subir de plein fouet, tout comme leurs parents, les contradictions de la politique qui leur est appliquée. Les autres mettent en évidence la différence honteuse de Saliha en la surnomment « fille de harki », qui signifie « fille de traître ». La difficulté pour la jeune à se situer dans son groupe de pairs est crainte puisque ce groupe l’insulte et la rejette. Va jouer avec tes frères français, lui balançaient les petits immigres, dès qu’elle s’approchait d’eux à la récré. Chez toi, tu manges du porc et tu bois du vin, et le midi t’oses venir à notre table ! lui envoyaient les petits arabes. (p. 45) C’est effectivement le choix de certaines familles algériennes de rompre avec les principaux interdits (manger du porc et boire de l’alcool) associés à la religion musulmane. Ces choix s’inscrivent aussi dans des stratégies de mise en conformité et d’invisibilisation pour s’intégrer à la France. 1. Est-ce que tu penses que le choix d’abandonner ses propres traditions soit nécessaire pour un immigré ? C’est une décision complexe, collective ou individuelle ? Yamina Benguigui avec « Mémoires d’immigrés ». C’est une histoire personnelle, si l’on veut : celle d’une jeune femme, la réalisatrice de ce documentaire, qui a vu son père et sa mère, émigrés algériens, rêver à haute voix de rentrer un jour au bled et qui sont, finalement, restés, ici, en France, et s’y sont plus ou moins bien enracinés. Comme des centaines de milliers d’autres, comme les enfants de ceux-là qui, ensemble, aujourd’hui, constituent cette abstraction passe-partout : l’« immigration maghrébine ». Yamina Benguigui a voulu comprendre. Et pour cela, elle fait mieux que de parler d’eux : elle leur donne la parole. Un visage. Une identité. Elle fouille les mémoires, et, après des décennies de silence, des hommes et des femmes retrouvent derrière les mots les souffrances enfouies, les humiliations accumulées, les espoirs anéantis. Et le sentiment, largement partagé, d’être passés à côté de leur vie... Deux auteurs algériens, cinéastes par ailleurs : Mehdi Charef et son ouvrage « Le harki de Mériem » et Yamina Benguigui avec « Mémoires d’immigrés ». Ces deux œuvres explorent des processus, produits de l’histoire de la France avec l’Algérie, qui ont été longtemps des tabous. Dans ces histories, le statut et le rôle de mémoire se trouvent ainsi interpellés. Cette mémoire, revisitée, autorise à faire de nouvelles interprétations sur les parcours des immigres qui ont quitte leur pays d’origine. En ce sens ces récits s’inscrivent dans un processus de réappropriation de l’histoire par les lecteurs. Le mythe de la France ou de la patrie d’adoption (Italie, PAR EXEMPLE) La France te prend en charge et te félicite de la rejoindre (..) Et d’ici quelques mois tu sauras lire et écrire, tu passeras ton permis de conduire et t’auras une bonne solde. A un certain moment Myriem pense : A partir de ce moment-là je n’ai plus regardé mon père de la même façon. J’ai pense que la politique française s’était servie de son courage, car il lui en avait fallu beaucoup à ce paysan, analphabète, pour se faire pionnier, pour avoir le projet de traverser la mer, de s’exiler, seul dans un pays inconnu, avant de faire venir sa famille. C’est une mémoire reconstruite qui a pour but de rendre hommage à la dignité des immigrés, de leur vie de labeur pour faire vivre leur famille, pour les leurs et contre la honte stigmatisante. Ainsi, les récits de ces écrivains immigrants sont un vecteur de la transmission de l’histoire qui participe et contribue a l’identité. INTERVISTA ALLA SCRITTRICE : Di mia nonna non so niente, non l’ho vista che una sola volta. Mia madre si è sposata in Algeria e papà l’ha portata in Francia. Aveva 16 anni e non si poteva abituare al freddo, alla neve. Era sbarcata con un vestito leggero all’europea. A quell’epoca gli immigrati mussulmani ci tenevano a far vedere che le loro donne avevano abbandonato il velo. Per loro, invece, era difficile. Avevano l’impressione di essere nude. Mia madre si era trovata di colpo a dover decidere tutto per sé e per noi bambini. Mio padre, infatti, non c’era mai, era sempre nascosto o intento a organizzare scioperi nelle fabbriche. Noi bambini, a casa, vivevamo in Algeria ma appena aperta la porta ci trovavamo in Francia. Ci vergognavamo quando nostra madre veniva a prenderci a scuola. Aveva le mani dipinte con l’henné, d’inverno portava una giacchetta rosa e le ciabattine e gli altri bambini commentavano: “Ma ha le mani sporche…” Sono nata in piena guerra d’Algeria e ho trascorso l’infanzia a Saint Quentin dove mio padre, militante del MNA (Movimento Nazionale Algerino) era confinato. La mia famiglia proveniva da Bougie in Kabylia e in casa i bambini parlavano sia il francese che l’arabo. Il berbero era la lingua intima dei miei genitori. A 16 anni ho scelto la nazionalità algerina pur essendo nata in Francia. Era mio padre a volerlo; dieci anni più tardi per ottenere la “reintegrazione” ho dovuto affrontare il terribile “percorso di guerra” nella giungla dell’amministrazione. Allora ero praticamente prigioniera in casa come le mie sorelle. Non potevamo andare in biblioteca, dovevamo rifiutare gli inviti per le feste di compleanno. I miei genitori avevano ancora paura di tutto. Il postino in arrivo poteva avere una lettera raccomandata di espulsione. Loro abbassavano la testa e si vergognavano. Contemporaneamente, in casa, si leggeva molto e non si guardava la televisione. Nostro padre voleva che noi studiassimo; diceva “Il sapere è un arma per le battaglie che dovremo affrontare” ma non accettava che le ragazze scegliessero da sole il proprio destino. Così, a 20 anni, sono andata via di casa creando un vero e proprio scandalo. Da allora, mio padre non ha più pronunciato il mio nome, non parla mai di me. So che consce il mio lavoro ma non ne parla. Io invece penso a lui molto spesso anche se non credo che lo rivedrò. Ho trovato il modo di parlargli attraverso il cinema ma temo che tra noi resterà il solo mezzo di comunicazione. Il mio primo film, “Mémoires d’immigrés” (1997) era proprio dedicato ai padri come lui e alle madri che non ci hanno mai parlato chiaramente di quello che accadeva ‘laggiù’ e anche ai loro bambini, quelli nati nelle bidonville, nelle città di transito, nelle case popolari delle periferie, contesi tra il rifiuto dell’integrazione e la certezza che la Francia fosse la loro sola vera patria. Quando ho iniziato a fare cinema mi è sembrato di rinascere, avevo trovato una nuova famiglia. Fare cinema era stato il mio sogno fin dall’adolescenza. Come tutti, all’inizio, ho lavorato sul set di altri registi, poi sono entrata nella produzione. Nel frattempo la storia aveva accelerato il suo corso. In Iran c’era stata la rivoluzione islamica e in Algeria accadevano cose terribilmente inquietanti. In Francia prendeva forza il Fronte Nazionale, si discuteva sulle ragazze velate nei licei e si assisteva alla nascita di un pericoloso integralismo laico. Era arrivato il momento di impugnare la macchina da presa. Da allora, ho sempre affrontato direttamente i temi legati alla diversità delle culture e poi anche quelli della memoria collettiva e privata. La generazione dei miei genitori sta scomparendo, in questi anni, senza avere avuto modo di esprimersi e quindi è la mia che deve realizzare i film sull’immigrazione. Tous les romans de Azouz Begag traitent, d’une manière ou d’une autre, de la quête identitaire di héros. Son premier roman autobiographique, Le Gone du Chaâba (1986), raconte ainsi l’histoire d’un jeune adolescent, Azouz, vivant dans une bidonville lyonnais, qui cherche à savoir s’il est d’abord français et ensuite algérien ou, au contraire, d’abord algérien et ensuite français. Ces questionnements en amènent d’autres qui concernent tantôt la religion, tantôt les rapports aux parents, aux amis, etc..Une fois encore, les jugements que posent les autres sur Azouz lui permettent, après diverses souffrances, de se rendre compte que l’important n’est pas de se dire arabe ou européen, mais d’accepter d’être soi-même, c’est-à-dire un peu des deux. La recherche identitaire dans Benis ou le Paradis privé (1989) va également s’opérer grâce aux regards des autres qui renvoient à l’adolescent une image tantôt positive, tantôt négative. A travers l’enfant, ce livre veut également combattre l’injustice, la bêtise et le racisme, de quelque coté qu’ils proviennent. Ce qui caractérise fortement ces deux romans, c’est l’autodérision, cette forme d’humour qui consiste à se moquer de soi, « à faire rire autrui à ses propres dépens, tout en soulignant l’universalité du destin dont on est victime. Le rire ainsi provoqué est généralement bienveillant, fraternel ». Voici par exemple, quels sont les sentiments de Béni à l’ approche de la Noël : Noël et son père barbu ne sont jamais rentrés chez nous, et pourtant Dieu sait si nous sommes hospitaliers ! Jamais de sapin-roi-desforets devant la cheminée, de lumières multicolores et d’étoiles scintillantes qui éclaboussent les yeux des enfants, encore moins de crèche avec des petits Jésus et des moutons en chocolat. Rien du tout. Et tout ça parce que notre chef à nous c’est Mohamed. Dans son bouquin, il n’avait pas prévu le coup du sapin et des cadeaux du 25 décembre. Un oubli comme celui-là ne se pardonne pas facilement. On aurait presque envie de changer de chef, du coup, pour faute professionnelle ! Alors, pour faire comme tout le monde, mon père ne voulait pas entendre parler du Noel des chrétiens. Il disait que nous avions nos fêtes à nous : il fallait toujours en être fier. Mais les fêtes des arabes n’étaient pas spécialement célébrées pour les enfants, à part celle où les petits se font découper un morceau de leur quéquette. Mais c’est pas fait pour rire. LE GOFF J, La civilisation de l'Occident médiéval, Paris, 1984. "Le musulman, c'est l'infidèle, l'ennemi élu avec qui il ne peut-être question de pactiser. Entre chrétiens et musulmans, l'antithèse est totale.... Et pourtant , à travers ce rideau abaissé entre chrétiens et musulmans ..., à travers ce front guerrier, des courants pacifiques, des échanges continuent et même s'amplifient. (...) Echanges commerciaux d'abord. A ce jeu les Vénitiens passent maîtres. Echanges intellectuels ensuite. Au fort des croisades, la science arabe déferle sur la Chrétienté et...nourrit ce que l'on appelle la Renaissance du XIIème siècle. Les Arabes apportent aux chrétiens la science grecque, conservée dans les bibliothèques orientales, et remise en circulation par les savants musulmans qui l'apportent jusqu'au bout de l'Islam occidental en Espagne, où les clercs chrétiens viennent avidement l'aspirer* au fur et à mesure de la Reconquista. Tolède devient le pôle d'attraction de ces assoiffés qui sont, dans un premier temps, surtout des traducteurs." Plus encore en Terre Sainte des relations de coexistence pacifique s'établissent rapidement. "L'appartenenza non è uno sforzo di un civile stare insieme non è il conforto di un normale voler bene, l'appartenenza è avere gli altri dentro di se" canta l'indimenticabile Giorgio Gaber in uno dei suoi testi che tanto hanno da insegnare. http://www.giorgiogaber.org/testi/veditesto.php?codTesto=10 Lo "sforzo di un civile stare insieme" è molto importante per una convivenza pacifica e serena, ma non è sufficiente: è necessario che ciascuno avverta l'esigenza di sentire gli altri come parte di sé, di identificarsi in un contesto sociale ampio, dove il contributo di tutti sia il mezzo al fine di creare una società di tutti e per tutti. Così il contributo di ogni individuo arricchisce la società e contribuisce al suo miglioramento. Quindi la diversità e la pluralità non sono impedimenti, bensì necessità senza le quali non è concepibile un'idea di coesistenza pacifica e di sviluppo, fondamentali per liberare energie creative e benessere. Questo deve tenere in considerazione l'Europa: non si può sentire un'appartenenza europea senza sincretizzare i vari elementi culturali presenti, per costituire una reale società europea aperta e disposta a captare qualsiasi elemento che possa contribuire al suo sviluppo. I personaggi che hanno creato l’Europa http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=737&author=40 Essere cittadini d'Europa significa prima essere cittadini del mondo, pur mantenendo la propria identità culturale, etnica e religiosa. Ci sembra utile in questo ambito far conoscere alcuni aspetti della realtà artistica della Sicilia sotto la dominazione Normanna, come esempio di buongoverno basato sulla tolleranza e la coesistenza pacifica di diversi gruppi etnicireligiosi in cui le varie lingue si intrecciavano e si intendevano, nelle splendide cattedrali fiorivano straordinarie decorazioni frutto di sintesi tra oriente ed occidente, allora sconosciute in tutto il resto d'Europa. Arabi invisibili: la cultura araba vista senza preconcetti http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8807171317 “ C’è un universo di meraviglie che gli stereotipi impediscono di apprezzare” http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200804articoli/31530girata.asp Il mondo arabo visto dall’Occidente http://scuole.provincia.terni.it/ls_galilei/arabi%20fatto/mondo%20arabo%20visto%20da%20noi. htm#Carlo%20Magno Cinema: quando l’arabo è cattivo (stereotipi ricorrenti) http://www.mondoarabo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=174&Itemid=32 I luoghi comuni http://www.scudit.net/mdgiotto.htm “Gli arabi senza gli ebrei, alle radici di una tragedia” “Storia dolorosa degli “ebrei arabi” e della loro cacciata” http://www.nostreradici.it/arabi-senza-ebrei.htm www.nostreradici.it/ebrei_spagna.jpg “La passione di Giosuè l’ebreo” Film di Pasquale Scimeca http://www.cinefile.biz/giosue.htm La civiltà Occidentale non sarebbe esistita senza l’Islam http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=20009 ESEMPIO DI EUROPA PLURILINGUISTICA Una proposta di pace, DI COESISTENZA PACIFICA, DI MESCOLANZA REALE, che viene dal passato FEDERICO II STUPOR MUNDI FILM http://www.stupormundi.it/filmstupor.htm http://www.stupormundi.it/lacorte.htm LA SUA FANCIULLEZZA UN’ADOLESCENZA DIFFICILE http://www.stupormundi.it/adolescenza.html http://www.stupormundi.it/FANCIULLO.html La Chiesa inferiore, cappella personale del conte Ruggero I, è eccellente esempio di architettura arabo-normanna. PALERMO La Cappella Palatina, con lo scintillio dei suoi mosaici aurei,è universalmente riconosciuta come una dei gioielli più preziosi del patrimonio storico artistico dell’umanità. Conserva, quasi integri, l’originaria decorazione musiva, con il magnifico Cristo Pantocrator dell’abside; il meraviglioso pavimento a tarsie marmoree e lo stupendo soffitto ligneo a muqarnas, raffigurano il più importante ciclo di pitture del mondo islamico giunto fino a noi. http://maik07.wordpress.com/2008/08/23/siciliala-bellezza-ti-salveralo-spendore-del-duomo-di-monreale / Cattedrale di Monreale, esempio di arte contaminata e in convivenza fra i popoli Iscrizione in latino, greco e arabo relativa all'orologio del Palazzo Reale di Palermo del 1130. Iscrizione FUNEBRE QUADRILINGUE:in latino, greco, arabo e giudeo arabo in memoria di Anna, madre di Grisando, chierico di Guglielmo I e committente della lapide. Palazzo della Zisa Il termine “stele di Rosetta”, può essere usato anche come metafora per indicare qualsiasi cosa rappresenti la chiave per un processo di decriptazione, traduzione o per la soluzione di un problema particolarmente difficile. http://www.egittopercaso.net/lasteledirosetta.html ALTERITA’ e EDUCAZIONE ALLA PACE Elenco di poesie e brani significativi all’argomento in questione, tratti anche da prove ministeriali di maturità. E “GERUSALEMME”, vista con lo stesso sguardo, dalle Tre grandi Religioni monoteiste. Alla fine siamo così diversi? Giunge qui ramingo. Bisogna prendersi cura di lui, ora: ché vengono tutti da Zeus, forestieri e mendichi, e un dono anche piccolo è caro. Su, ancelle, date all’ospite da mangiare e da bere, e lavatelo prima nel fiume, dove c’è un riparo dal vento. OMERO, Odissea, VI, vv. 135-148 e vv. 186-20 Il Vangelo afferma: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio [Mt 5,9]. In quel giorno: Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La vacca e l’orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare. [Is 11,6-9] “Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha redento l’Eterno, il tuo Dio; perciò ti comandò di fare questo. Quando fai la mietitura nel tuo campo e dimentichi nel campo un covone, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova, affinché l’Eterno, il tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai a ripassare sui rami; le olive rimaste saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non ripasserai una seconda volta; i grappoli rimasti saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. E ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d’Egitto; perciò ti comando di fare questo” DEUTERONOMIO, 24, 17-22 Lo straniero “A chi vuoi più bene, enigmatico uomo, di? A tuo padre, a tua madre, a tua sorella o a tuo fratello?” “Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.” “Ai tuoi amici?” “Adoperate una parola di cui fino a oggi ho ignorato il senso.” “Alla tua patria?” “Non so sotto quale latitudine si trovi.” “Alla bellezza?” “L’amerei volentieri, ma dea e immortale.” “All’oro?” “Lo odio come voi odiate Dio.” “Ma allora che cosa ami, straordinario uomo?” “Amo le nuvole…le nuvole che vanno…laggiù, laggiù…le meravigliose nuvole!” C. BAUDELAIRE, Poemetti in prosa, 1869 Tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta, nel tuo proprio specchio, e ognun sorriderà al benvenuto dell’altro, e dirà: Siedi qui. Mangia. Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io. Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore a se stesso, allo straniero che ti ha amato per tutta la vita, che hai ignorato… D. WALCOTT, Amore dopo amore, in “Mappa del nuovo Mondo”, trad. it., Adelphi, Milano, 1992 Da: l’integrazione degli alunni stranieri in Sicilia Non vivere su questa terra Ti diano gioia tutti i beni della terra: come un estraneo L’ombra e la luce ti diano gioia o come un turista della natura Le quattro stagioni ti diano gioia Vivi in questo mondo ma soprattutto a piene mani Come nella casa di tuo padre: Ti dia gioia l’uomo! Credi al grano, alla terra, al mare Ma prima di tutto credi all’uomo. Ama le nuvole, le macchine, i libri Ma prima di tutto ama l’uomo. Senti la tristezza del ramo che secca Dell’astro che si spegne Dell’animale ferito che rantola Ma prima di tutto Senti la tristezza e il dolore dell’uomo. Nazim Hikmet – Ultima lettera al figlio Gerusalemme, Gerusalemme! (nelle tre Religioni) Se io ti dimentico, Gerusalemme, che la mia mano destra si secchi! Che la lingua mi si attacchi al palato Se io mi dimentico di te, se non metto Gerusalemme al sommo della mia gioia! Canto dei fanciulli esiliati da Israele. Salmi 137 Oh Gerusalemme, tu che uccidi i profeti E lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto adunare i tuoi figli come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto alle sue ali… Gesù contemplando Gerusalemme dal Monte degli Olivi. Matteo 23 – 27 Oh Gerusalemme, terra eletta da Allah E patria dei Suoi servi, è dalle tue mura Che il mondo è diventato il mondo. Oh Gerusalemme, la rugiada che cade su di te Guarisce ogni male perché essa discende Dai giardini del Paradiso. L’Hadith, parole del profeta Maometto CITTADINO DEL MONDO Il tuo Cristo è ebreo e la tua democrazia è greca. La tua scrittura è latina e i tuoi numeri sono arabi. La tua auto è giapponese e il tuo caffè è brasiliano. Il tuo orologio è svizzero e il tuo walkman è coreano. La tua pizza è italiana e la tua camicia è hawaiana. Le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine. Cittadino del mondo, non rimproverare il tuo vicino di essere … straniero. Graffito Munich Migranti, il Consiglio d'Europa: «L'Italia fomenta la xenofobia» “Siamo preoccupati. Sembra che ci sia un progetto teso a creare i presupposti di atti criminosi che poi accadono: contro i Rom, contro i Rumeni, contro gli immigrati, contro i docenti meridionali che lavorano al nord. Contro tutte le diversità, in un trionfo medievale degli steccati, di muri divisori, di chiusure morali e mentali. Non abbiamo le prove dell’esistenza di questo progetto. Ma abbiamo molti indizi che, d’altra parte, sono sotto gli occhi di tutti coloro che hanno voglia di vedere. Non è la prima volta che degli stupidi pericolosi rischiano di fare seriamente del male a chi abita nella parrocchia di Bosco Minniti. Forse sono gli stessi aspiranti criminali che qualche anno fa iniziarono con il recapitarmi il bossolo di un proiettile. Non fanno spaventare nessuno. Ma non è esaltante assistere al tramonto della nostra civiltà.” Padre Carlo Chiesa di Boscominniti -Siracusa .Tratto da un episodio di teppismo di marca chiaramente razzista; lunedì 28 luglio nel cortile parrocchiale sito alle spalle della chiesa di Bosco Minniti.- IMMIGRATI: CONSIGLIO D'EUROPA, PREOCCUPATI ………… Roma, 29 lug. (Apcom) - Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg riferisce nel suo rapporto sulla visita di giugno in Italia di aver incontrato rappresentanti delle ong che hanno "denunciato la quasi totale assenza di critiche nei confronti di dichiarazioni xenofobe da parte della classe politica". "La comunità dei rom e dei sinti - spiega Hammarberg - temeva che questa carenza di risposte, combinata con il 'pacchetto sicurezza', abbia incoraggiato ulteriormente la violenza e l'incitazione all'odio contro di loro". Le comunità dei nomadi, prosegue il commissario, hanno "espresso un bisogno di protezione a dir poco drammatico". Hammarberg ammette la necessità di agire con fermezza contro i singoli criminali con una "rafforzata cooperazione giudiziaria a livello internazionale", ma non accetta il ricorso a una serie di misure che comportano "il chiaro rischio di collegare l'insicurezza a un gruppo specifico di popolazione, e di generare confusione fra criminali e stranieri". "Questo rischio - secondo il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa - dovrebbe essere evitato con attenzione, se non si vogliono alimentare ulteriormente le tendenze xenofobe". Razzismo: L'Italia, secondo il commissario, ha un atteggiamento troppo morbido nei confronti del razzismo. "Devono essere reintrodotte pene più severe per reati legati al razzismo e rafforzate le norme contro le discriminazioni". E ha ammonito la classe politica: "L'approvazione, diretta o indiretta, di questi atti da parte di certe forze politiche, singoli politici e da parte di alcuni organi di informazione è particolarmente preoccupante”. http://notizie.alice.it/cronaca/velo_islamico_uguale_suore .html Velo nelle culture, da Occidente ad Oriente, un esempio che ci accomuna L' Aga Khan: «Mi stupisce l' ignoranza sull' Islam» http://ismaili.net/timeline/2001/20011022.html Pensare in Europa http://www.caffeeuropa.it/pensareeuropa/300jahanbegloo.html Intervista a Omar Bin Laden inTV7 (Non ritrovabile più su youtube) L’uso di telecamere sui personaggi, scrutano, con sguardo sospetto, tutta la loro “esteriorità” culturale. L’effetto è di morbosità e disprezzo, più che di curiosità verso la diversità. "God bless America" «Poiché molti Americani credono che la loro nazione sia benedetta da Dio in modo speciale. o di avere una responsabilità speciale verso Dio, l'espressione [God Bless America] fu impiegata anche per sottolineare il senso di essere favoriti da Dio, come Abele era preferito a Caino nella storia biblica. Dopo l'11 settembre, il senso di essere favoriti da Dio, e il desiderio che questa benedizione nazionale continuasse, si è mescolato con il patriottismo statunitense da una parte e la demonizzazione del nemico dall'altra, e li ha a sua volta rafforzati» (Da: P. Herbst, Talking terrorism: A dictionary of the loaded language of political violence , Westport, Greenwood Press, 2003, 78). CONCLUSIONI: http://www.storicamente.org/1Vaccari.htm VERSIONE STAMPABILE http://www.storicamente.org/1Vaccari_print.htm PUNTO DI ARRIVO - competenze in uscita 1- Conosco la complessità del mondo arabo da esponenti del mondo arabo stesso e dall’esame di documenti diversificati 2- Rilevo autonomamente gli stereotipi e i pregiudizi legati al mondo arabo e nella stampa in generale 3- Conosco, approfondisco e studio la necessità di una BIODIVERSITA’ in natura e “Culturale”; ho idee personali e creative in merito 4- Comprendo che, così come l’uniformità genetica distrugge le numerose varietà presenti in natura, l’omologazione culturale, la globalizzazione conduce alla “non diversità” e alla perdita d’ Identità Prodotto finale, realizzato con le modalità di lavoro di gruppo, collaborativo e reticolare. Associare nel prodotto finale, una tela di rimandi alle informazioni fornite e approfondite, costruiti in gruppo. Tessere il “mosaico” finale nel modo seguente: REIMPIEGO E UTILIZZO DI QUANTOAPPRESO SU IDENTITA’ e ALTERITA’ Uso intertestuale della celebre opera Shakespeariana “GIULIETTA E ROMEO” “Sulle tracce del tema”: alla luce delle conoscenze acquisite, parti da una storia molto conosciuta e adattala al tema della diversità, includendo stereotipi, luoghi comuni, pregiudizi che due famiglie, di religioni e culture diverse, possono opporre l’una all’altra Cambiando la provenienza dei personaggi, quindi i topos, adatta il tema al contesto di provenienza e a un’altra significativa interpretazione. Il tema dell’AMORE è universale e unisce tutti. Sottostante quindi a quanto abbiamo studiato vi sarebbe la storia d’amore più famosa al mondo, di tipo occidentale, “GIULIETTA E ROMEO. La consegna è la seguente: Giulietta sarebbe proveniente da una famiglia Araba e Romeo invece da una Europea. Due culture a confronto, percezioni diverse, modi diversi di “fare le feste”, ecc L’obiettivo è trovare comunque un’unica “matrice”: che è quella appunto Mediterranea, e capire che poi fondamentalmente non siamo poi tanto “diversi”. Pensiamo alla cultura araba, origine di quella occidentale. COSEGNA FINALE Realizza in chiave ironica, una sceneggiatura dell’opera per uso teatrale, cambiando la provenienza dei personaggi, la loro cultura e la religione, inserendo punti di rottura e punti di incontro, valorizzando un atteggiamento interculturale, costituito da una sana e democratica convivenza tra i popoli. Consulta i seguenti siti: Se Giulietta e Romeo fossero invecchiati insieme http://www.university.it/notizie/vedi_notizia.php?COD _NOTIZIA=31580 Love’s kamikaze http://redazione.romaone.it/4Daction/Web_RubricaNuo va?ID=65662&doc=si Consulta una versione di opera letteraria, esempio di intertestualità “Alì e Nina” (..è solo coincidenza! Non ridete!!!!) Ai confini tra Oriente e Occidente, nella città multietnica di Baku, il giovane musulmano Alì e la bellissima Nina, georgiana di fede cristiana, si amano fin da bambini. Alì ha nel sangue la passione dei suoi avi per il deserto e le leggende guerresche: non è un fanatico, ma rispetta la tradizione e ammira il coraggio che la fede può ispirare. Nina ha origini nobili, un carattere orgoglioso e non vuole rinunciare alla libertà e all’indipendenza alle quali è stata educata. La resistenza delle due famiglie e la distanza tra le loro culture non possono nulla contro il forte sentimento che lega i due giovani. Ma la furia cieca della Grande guerra e della Rivoluzione russa avrà l’ultima parola sul loro destino. Pubblicato a Vienna nel 1937, “Alì e Nina” venne subito salutato come una delle grandi storie d’amore del secolo. Dopo un lungo oblio, il romanzo fu riscoperto per caso in un negozio di libri usati. Ripubblicato nel 2000, è stato paragonato dalla stampa al “Dottor Zivago” di Boris Pasternak. Sotto lo pseudonimo di Kurban Said si cela in realtà Lev Nussimbaum, un ebreo nato a Baku nel 1905 e convertitosi all’islam. Durante la Rivoluzione bolscevica si trasferì a Berlino intraprendendo la carriera di giornalista e scrittore. Per sfuggire al nazismo andò a Vienna, dove conobbe la baronessa Elfriede Ehrenfels. Alì e Nina è il risultato del loro sodalizio. Quando anche l’Austria fu occupata, Nussimbaum riparò in Italia. Morì a Postano nel 1942. E… per finire, ecco il blog della manifestazione intitolata “Il Gusto delle Culture” Il cibo è veicolo di conoscenza dell’ALTRO (Consulta sito) http://webpensiero.myblog.it/archive/2008/07/24/ webpensiero.html