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orario settimanale (ita + sto)
LA FONOLOGIA (dal greco phonè, suono + logos, discorso) L’alfabeto Quello italiano comprende 21 lettere (grafemi): 5 vocali e 16 consonanti. quello straniero comprende 5 grafemi in più: j, k, w, x, y. A, b, c, d, h, i, j, k, o, p, q, r, v, w, x, e, l, s, y, f, g, m, n, t, u, z. L’ordine alfabetico Per mettere in ordine le parole si deve prendere in considerazione la lettera iniziale: casa viene prima di ferro. Se due parole cominciano con la medesima lettera, si prenderà in considerazione la seconda lettera. E così via...: ferro viene prima di fucile; felino viene prima di festa... Grafemi e fonemi Nell’alfabeto italiano i grafemi (lettere) sono 21. I fonemi(suoni) sono però molti di più. Questo significa che noi usiamo la stessa lettera (grafema) per rappresentare più suoni (fonemi): quali? 1. C (c “dolce” di ciliegia + c “dura” di casa) 2. E (é “chiusa”, con l’accento “acuto”, di réte + è “aperta”, con l’accento “grave”, di bène) 3. G (g “dolce” di gita + g “dura” di gufo) 4. o (Ó “chiusa”, con l’accento “acuto”, di mÓlto + ò “aperta”, con l’accento “grave”, di pòco) 5. S (s “sorda” di sasso + s “sonora” di rosa) Per rappresentare qualche fonema (suono) dobbiamo addirittura usare più grafemi (lettere) contemporaneamente: sc di scelta, gl di figlio, gn di legno. In altri casi, al contrario, si usano più lettere (grafemi) per lo stesso fonema (suono): c di casa e q di quadro si pronunciano nello stesso modo! Infine, alcuni grafemi non si pronunciano: è il caso della h “muta” di hotel. Parole omografe Sono parole che si scrivono nello stesso modo ma si pronunciano diversamente e hanno diverso significato: bòtte/bótte, accètta/accétta ecc. Sai fare degli altri esempi? Dittonghi e trittonghi Un dittongo è un gruppo di due vocali che si pronunciano con una sola emissione di fiato: piaz-za, scuo-la, o-rien-te, pau-sa ecc. Un trittongo è un gruppo di tre vocali che si pronunciano con una sola emissione di fiato: guai, buoi, a-iuo-la. Essi costituiscono una sola sillaba e quindi non vanno mai divisi (nel dubbio, controlla il dizionario!). Iati Quando però si incontrano due vocali “forti” (A, E, O) si verifica uno iato (separazione): esse vanno cioè conteggiate in due sillabe diverse: po-e-ta; boa-to; ca-o-ti-co. Sai fare degli altri esempi? Le sillabe Regole particolari per dividere le parole in sillabe: 1.Dittonghi e trittonghi non si dividono, iati invece sì (a-iu-to VS po-eta); 2.Doppie sempre divise (sas-so); 3.S “impura” (= seguita da consonante) si “attacca” alla consonante finendo nella sillaba successiva (pa-sto; o-sta-co-lo). L’accento tonico L’accento tonico è la “messa in rilievo”, attraverso un rafforzamento di tono, di una particolare vocale della parola. Lo “sentiamo” ma non lo scriviamo (a-mi-ca, me-di-co, por-ta-melo…), tranne quando cade sull’ultima vocale (cit-tà). L’accento tonico Se l’accento cade: 1. Sull’ultima sillaba, la parola si dice “tronca” (città, gettò); 2. Sulla penultima sillaba, la parola si dice “piana” (a-mi-ca, ca-val-lo); 3. Sulla terzultima sillaba, la parola si dice “sdrucciola” (me-di-co; cir-co-lo); 4. Sulla quartultima sillaba, la parola si dice “bisdrucciola” (por-ta-me-lo). 5. Sulla quintultima sillaba, la parola si dice “trisdrucciola” (re-ci-ta-me-lo) Nota Bene: nel 1884, il poeta Arrigo Boito giocò addirittura a formare parole con l’accento sulla sestultima e settimultima sillaba: Sì crudo è il gelo che le rime sdruc-cio-la-no-se-ne tremando, e in fondo al verso rin-can-tuc-cio-la-nose-ne; Le gocciole d'inchiostro sta-lat-ti-ti-fi-ca-no-mi-si sotto la penna, ovvero sta-lag-mi-ti-fi-ca-no-mi-si). Leggi a voce alta queste parole. Poi dividile in sillabe e, in base a dove cade l’accento, stabilisci se sono tronche, piane ecc. PARLARE, ORGOGLIO, VIRTÙ, DOTTORE, COLLABORARE, SETTIMANA, SERA, DROMEDARIO, ALTEZZA, FUMETTO, CONVINCILO, LAMPADA, PRESTAGLIELO, FIORENTINO, SEDIA, PENNARELLO, TELEFONAGLI. L’accento grafico L’accento grafico è quello che non solo “sentiamo” ma anche vediamo scritto: quello, cioè, delle parole tronche (città, però, cucù). Cerca dieci parole con uguali grafemi ma diverso accento: per esempio, pero/però; àncora/ancòra ecc.