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Caruso I., Greco S., Flussi migratori nel contesto euro

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Caruso I., Greco S., Flussi migratori nel contesto euro
XLVII Riunione scientifica della S.I.E.D.S.
“Un mondo in movimento: approccio multidisciplinare dei fenomeni migratori”
(Milano, 27-29 maggio 2010)
Flussi migratori nel contesto euro mediterraneo e
politiche comunitarie di assistenza allo sviluppo nei
Paesi di origine dei migranti.
Il caso studio dei Paesi del Maghreb e del Mashreq
Immacolata Caruso e Sabrina Greco
Lo studio
•
Lo studio si inserisce nella ricerca dell’ISSM “Migrazioni Mediterranee. Storia ed
Economia” nell’ambito del Progetto multilaterale strategico “ Migrazioni” afferente
al Dipartimento di Identità Culturale del CNR.
•
Attraverso il caso studio dei Paesi del Maghreb e del Mashreq, si intende verificare
l’impatto delle politiche comunitarie di assistenza allo sviluppo nei Paesi di origine
dei migranti, per comprendere meglio le dinamiche sottese al fenomeno migratorio
nel contesto euro mediterraneo ed il conseguente complesso intreccio di relazioni
tra l’Unione Europea, gli Stati membri e i paesi Terzi Mediterranei.
•
La prima parte, introduttiva, è dedicata in linea generale all’evoluzione del sistema
migratorio internazionale ed alla questione migratoria in Europa e nei Paesi
mediterranei, evidenziando le problematiche relative alla comparabilità delle
statistiche prodotte nei vari paesi e da differenti organismi.
•
La seconda parte del testo presenta i principali elementi socio-economici di
contesto che caratterizzano i due ambiti territoriali di riferimento.
•
La terza parte illustra le relazioni in termini di politiche di assistenza allo sviluppo
tra l’Unione Europea e rispettivamente il Maghreb ed il Mashreq.
Migrazioni nel contesto euro-mediterraneo
•
Riprendendo le linee dei
rapporti delle Nazioni Unite sulla
popolazione e lo sviluppo, le
migrazioni dall’Africa mediterranea verso l’Europa, rinviano
alla problematica delle relazioni
Sud/Nord
ovvero a quelle
relative allo sviluppo.
•
Persistono nel corso degli anni
alti differenziali di crescita
demografica e di sviluppo
economico che spiegano il
proseguimento dei flussi anche
nel nuovo millennio.
Le migrazioni e l’evoluzione demografica nell’UE
All’indomani della seconda guerra mondiale:
• la costituzione della Comunità Europea ha favorito la libera circolazione dei
lavoratori al suo interno
• i flussi migratori, nel periodo 1950-1970 hanno rappresentato nei fatti una
migrazione di forza lavoro
• il processo di industrializzazione dell’Europa mediterranea ha trasformato le
peculiarità dei flussi intercontinentali europei che hanno assunto il carattere
di migrazioni ricorrenti.
•
•
La crisi petrolifera dei primi anni Settanta, ha determinato:
un nuovo corso nei movimenti migratori verso l’Europa, divenendo il Bacino
mediterraneo il carrefour delle migrazioni internazionali.
L’Africa mediterranea e sub-sahariana diventavano aree di origine di intensi
flussi migratori diretti verso l’Europa mediterranea investita dallo sviluppo
economico.
I flussi migratori tra le due aree del Mediterraneo sono legati
prevalentemente, anche se non esclusivamente, agli alti differenziali di
crescita demografica e di sviluppo economico dei paesi africani del
Mediterraneo
I limiti delle statistiche
•
Esistono tre diversi strumenti per osservare le migrazioni internazionali: i registri della
popolazione, gli schedari dei permessi di soggiorno con le relative inchieste statistiche ed
infine i censimenti.
•
Sui 27 paesi Stati membri dell’Unione Europea, soltanto 20 hanno il registro della
popolazione e gli individui che giungono in un paese stabilendovi la loro residenza, la
devono dichiarare così come alla loro partenza.
•
I 7 Stati che non hanno il registro della popolazione sono: Cipro, Francia, Grecia, Irlanda,
Malta, Portogallo e Regno Unito.
•
La varietà di definizioni di migrante internazionale, unitamente al fatto che le migrazioni
internazionali non sono oggetto di un consensus tra i vari Paesi .
•
Le Nazioni Unite e l’OECD hanno cercato di armonizzare le statistiche prodotte e nelle
raccomandazioni delle Nazioni Unite (1998), si considerano migranti di lungo termine tutti
coloro per cui la durata del soggiorno è superiore ad un anno, quale che sia il motivo
Le migrazioni internazionali misurate nei vari Stati dell’UE variano da un paese
all’altro e di conseguenza le statistiche elaborate comportano non trascurabili
problemi di comparabilità
Le origini dei flussi migratori
•
Nel corso degli anni le origini e le destinazioni dei flussi migratori si sono
diversificate, anche a seguito, in taluni casi, dell’attenuazione del peso dei
passati legami instauratisi a causa delle campagne coloniali nel Bacino
mediterraneo
•
L’UE, soprattutto nella sua parte Occidentale, è divenuta una destinazione
privilegiata per i migranti originari dell’Africa
•
Considerando le prime dieci cittadinanze nei flussi migratori verso l’Unione
europea, si ha la prevalenza di cittadini originari del Marocco, seguiti da
quelli ucraini
•
La politica della “fortezza europea” appare oggi una risposta irreale per
l’allentamento della pressione migratoria, dati i divari demografici ed
economici che non saranno destinati a ridursi, almeno nel breve periodo
Mappa dell’indice di sviluppo umano (2007)
Fonte: elaborazioni proprie su dati UNDP - Report 2009.
Legenda:
MOLTO ALTO ≥ 0,900
ALTO da 0,899
MEDIO da 0,799
BASSO < 0,500
Aspetti demografici
Indici sintetici di fecondità (1950-2025)
Popolazione dei Paesi mediterranei (1970-2025)
Aspetti economici
PIL pro-capite nei paesi mediterranei (2006)
Politica europea di vicinato e partenariato
euromediterraneo
L’Unione per il Mediterraneo (2009)
Conclusioni
•
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La realtà dimostra ancora una volta la profonda frattura esistente tra le rive
del Bacino mediterraneo, la divergenza degli interessi e degli obiettivi.
Le linee di frattura che separano le sponde del Bacino mediterraneo, non
solo persistono ma si accrescono. A livello politico e di sicurezza, è meno
che mai uno spazio di pace, sul piano economico e finanziario permangono
tuttora profonde disparità in termini di PIL pro-capite ed infine dal punto di
vista sociale e culturale, povertà e pauperizzazione, alimentano la logica
dell’ostracismo.
Nel complesso sembra poco realistico pensare che nel prossimo futuro la
cooperazione allo sviluppo possa essere considerata un’alternativa
all’immigrazione, data anche la velocità dei fenomeni sociali economici e
politici che investono il Bacino mediterraneo.
Pertanto, appare fortemente probabile che ancora per molti anni la
cooperazione allo sviluppo e l’immigrazione debbano coesistere, rilanciando
il binomio integrazione/sviluppo.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE
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