I TRIANGOLI DIMENTICATI 27 gennaio 2010 giorno della memoria
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I TRIANGOLI DIMENTICATI 27 gennaio 2010 giorno della memoria
I TRIANGOLI DIMENTICATI “Il giorno della memoria ricorda a tutto il mondo l’orrore dei campi di sterminio nazisti e il dolore delle loro vittime. Nel parlkare di sterminio il pensiero corre subito alle leggi razziali ed alla persecuzione del popolo ebraico. Ma le vittime della follia nazista non furono solo ebree. Quasi la metà degli oltre 11 milioni e mezzo di uomini, donne e bambini che hanno perso la propria vita nei lager, sono stati perseguitati e uccisi per motivi diversi.” Per consentire ai capi e ai guardiani dei campi di concentramento di individuare a prima vista la categoria di appartenenza del deportato, per nazionalità, idee politiche, razza o religione, i prigionieri venivano contrassegnati, oltre che con il numero di matricola impresso sul braccio, anche con un triangolo di stoffa colorato, cucito sulla giubba e sui pantaloni. I colori di questi triangoli indicavano il motivo dell’arresto e della deportazione di cui era vittima chi lo indossava. 27 gennaio 2010 giorno della memoria TRIANGOLO ROSSO: indicava i prigionieri politici, gli oppositori del regime, i partigiani arrestati non in armi e i prigionieri di guerra italiani. TRIANGOLO NERO: veniva attribuito agli “asociali”, un gruppo dai contorni spesso indefiniti nel quale rientravano prostitute, senza fissa dimora, lesbiche e profughi. TRIANGOLO BLU: vi erano ricompresi gli immigrati, gli apolidi e soprattutto i combattenti della Spagna Repubblicana riparati all’estero TRIANGOLO VIOLA: il viola era il colore che distingueva i Testimoni di Geova e i religiosi in genere, fatta eccezione per i sacerdoti polacchi TRIANGOLO MARRONE: era il colore che contrassegnava le popolazioni di origine Zingara: Rom e Sinti TRIANGOLO ROSA: il rosa marchiava gli uomini accusati di omosessualità TRIANGOLO VERDE: designava i criminali comuni, detenuti di origine tedesca tra i quali spesso venivano scelti i capo-blocco, i kapò, e i sorveglianti delle squadre di lavoro, incaricati di mantenere l’ordine e far funzionare il lager STELLA GIALLA: indicava gli Ebrei, la popolazione più numerosa rinchiusa nei campi di concentramento. La Stella di David è il risultato di due triangoli sovrapposti: uno sicuramente giallo indica l’appartenenza alla razza ebraica, l’altro poteva essere di colore diverso ed indicare così l’eventuale appartenenza anche ad altre categorie Fu il programma nazista di eugenetica AKTION che prevedeva la soppressione o la sterilizzazione di coloro che erano affetti T4 da malattie genetiche e da più o meno gravi malformazioni fisiche. Il razzismo, l’antisemitismo, l’omofobia non sono finiti con la chiusura dei lager. Sono rimasti sottesi alla cultura occidentale; sopiti, ma radicati negli stereotipi che ne avevano determinata l’origine. Pronti a riemergere nel momento in cui l’indebolirsi delle certezze e il diffondersi dell’insicurezza, rendessero di nuovo fertile il terreno per individuare nel “diverso da noi” il responsabile principale di tutti i nostri mali. Questa è, per molti versi, la situazione che viviamo oggi; segnata dal venir meno di molte certezze economiche e sociali e dall’insicurezza, se non dallo smarrimento, per il futuro. In questa situazione l’immigrato, il nomade, chi sceglie modelli di vita differenti da quelli consueti o nutre l’aspirazione ad una società diversa dall’attuale, finisce per essere individuato come il male, come il nemico, come la causa unica di tutto quello che succede intorno a noi. E’ un fenomeno pericoloso che può portare, come in alcuni casi è avvenuto, ad atti estremi di violenza e di vera e propria persecuzione. Solo la ragione e la disponibilità a comprendere le ragioni degli altri possono evitare che l’intolleranza e la violenza si diffondano e prendano piede nella nostra società. Ripensare alla storia e cogliere in essa gli elementi di continuità con la realtà attuale diventa così il passaggio obbligato di ogni percorso di riflessione e di costruzione di una cultura durevole della tolleranza e dell’accoglienza Ed è anche il modo migliore per onorare la memoria di chi dall’intolleranza e dalla persecuzione è stato ucciso. LUCCA