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cultura notarile (vnd.ms-powerpoint, it, 1572 KB, 11/28/12)
CULTURA NOTARILE, CULTURA
CITTADINA, FONTI NARRATIVE
L’impero germanico e l’Italia tra
XII e XIII secolo
2
Promemoria…..
3
 Fasi delle istituzioni comunali
 comune consolare (sec. XII-inizi XIII): consoli + assemblea cittadini
(concio, arengo)
 comune podestarile (fine sec. XII-metà XIII): podestà + consiglio
“minore” (consigli di Credenza, consigli degli Anziani)
 comune popolare (seconda metà sec. XIII - concetto di populus;
governo delle Arti)

capitano del Popolo e podestà

legislazione antimagnatizia e suntuaria; ordinamenti “sacrati e
sacratissimi”
 Signoria (fine sec. XIII-sec. XIV)
 Principato (vicariati imperiali e pontifici)
L’organizzazione tradizionale del sapere
teologia
filosofia
Arti liberali (praticate
dagli uomini liberi)
Arti meccaniche (o manuali)
Le arti del trivio
ARTI DEL
TRIVIO
GRAMMATICA
RETORICA
DIALETTICA
Le arti del quadrivio
ARTI DEL
QUADRIVIO
ARITMETICA
GEOMETRIA
MUSICA
ASTRONOMIA
Le sette arti liberali nel «cappellone degli Spagnoli a S. Maria
Novella (Firenze) – Andrea di Bonaiuto
Il riscontro nelle facoltà universitarie
 Una facoltà “inferiore” o preparatoria: le “Arti”


Arti liberali
trivio
grammatica
retorica
dialettica
quadrivio
aritmetica
geometria
astronomia
musica
La progressiva introduzione di nuove fonti filosofiche fa sviluppare
anche altre discipline, in particolare “fisica” (filosofia della natura),
etica e, alla fine, anche metafisica
 Tre facoltà superiori:
Medicina
Diritto
Teologia
 Ciascuna facoltà si caratterizza per un insieme di fonti
(testi autorevoli) che i maestri sanno spiegare traendo da
essi una dottrina coerente
Retorica e politica
 La diffusione della cultura “retorica” di tradizione
latina medievale
 Retorica e politica in età comunale (Boncompagno
da Signa); studi di Enrico Artifoni
 Sull'eloquenza politica nel Duecento italiano, in
"Quaderni medievali", XXXV (1993), pp. 57-78 (in
versione ridotta anche in Federico II e le città
italiane, a cura di P. Toubert - A. Paravicini
Bagliani, Palermo 1994, pp. 144-160)
Retorica e politce
 Sapientia Salomonis. Une forme de présentation
du savoir rhétorique chez les dictatores italiens
(première moitié du XIIIe siècle), in La parole du
prédicateur, Ve-XVe siècle, a cura di R. M. Dessì M. Lauwers, Nice 1997, pp. 291-310.
 L'éloquence politique dans le cités communales
(XIIIe siècle), in Cultures italiennes (XIIe-XVe
siècles), a cura di I. Heullant-Donat, Paris 2000,
pp. 269-296
,
 Boncompagno da Signa, i maestri di retorica e le
città comunali nella prima metà del Duecento, in
Il pensiero e l'opera di Boncompagno da Signa, a
cura di M. Baldini, Signa 2002, pp. 23-36
Importanza del “regime” podestarile:
12
 E’ nel regime podestarile che la «nuova» cultura letteraria e retorica
trova il suo spazio vitale e manifesta la maggiore utilità
 Chi sono i podestà:
 Il regime podestarile è basato inizialmente su rettori locali e poi
itineranti, con uno sviluppo che si assesta definitivamente tra la fine
del sec. XII e gli anni ’20 del ’200
 personale politico sempre più specializzato, con curie di giudici e notai
 funzioni principali: giurisdizione civile e criminale, politica estera,
comando militare
 strumento di alleanze intercittadine
 redazione scritta degli Statuti
 diffusione di una cultura di matrice giuridica (anche per notai) e
retorica, sull’esempio della tradizione classica e in particolare
ciceroniana (manuali de regimine civitatis e manuali di Retorica-Ars
Dictandi)
Dalla retorica alla politica
13
 Manuali de regimine civitatis:
 Oculus pastoralis, sive Libellum erudiens futurum rectorem
populorum anonymo auctore: raccolta di discorsi per podestà,
forse risalente agli anni ’20 del 200 e aalttribuibile a
Boncompagno da Signa, maestro di ars dictaminis
 De regimine et sapientia potestatis: poemetto terminato nel 1245
dal giudice Orfino da Lodi
 Liber de regimine civitatum: opera composta circa nel 1260 dal
giudice Giovanni da Viterbo
 Brunetto Latini, Tresor, l. III (composto tra 1260 e 1266)
 Paolino Minorita, De regimine rectoris (1314)
Cultura retorica
14

Manuali di retorica:
Boncompagno da Signa (nato a Signa, presso Firenze, tra 1165 e 1175
e maestro di grammatica e retorica a Bologna sino al 1218;
appronta anche il Prologo alla Summa Codicis di Azzone)
Cedrus = operetta composta nel 1201 in 6 libri ove dà informazioni
generali sugli Statuti
 viene scritta prima che i giuristi inizino a occuparsi di Statuti e
ricorda che ogni città d’Italia già si era data uno Statuto, mentre
non esistevano ancora quelli di Società d’Arti, d’Armi e degli
Studenti
 anticipa le riflessioni dei giuristi sull’interpretazione dello Statuto,
sulla sua legittimazione quale deroga allo ius commune, e pure
commenti e glosse di legisti a statuti cittadini
Cultura retorica
15

Manuali di retorica:
Rethorica novissima = pubblicata in 1235 in 13 libri e scritta per
studenti di diritto  è un manuale di istruzione retorica per
avvocati
 sostiene l’universalità del diritto romano e l’inconsistenza del
diritto canonico senza quello civile
 formula le norme degli Statuti, afferma la loro natura di legge
particolare derogante al diritto comune e ne sostiene la
validità fermo restando il mantenimento unitario e universale
del diritto comune
.
 Formation et culture des notaires (XIe-XIVe siècle),
in Éducation et cultures en Italie (XIIe-XVe siècles),
a cura di I. Heullant-Donat, Paris 2000, pp. 297-324
 La tradizione dell’esperienza storica, Introduzione a
R. W. Southern, La tradizione della storiografia
medievale, a cura di M. Zabbia, Bologna 2002
(Istituto italiano per gli studi storici. Testi storici,
filosofici, letterari, 11), pp. 9-33
Dalla retorica alla storiografia
 Problema di forme espressive, di modelli letterari
(un aspetto fortemente trascurato dalla riflessione
storica)
Dal “modello annalistico” (singoli notamenti per
ciascun anno, privi di connessioni, poveri di
“retorica”)….
…. alla “scrittura della storia” (opus rethorice
maximum)
Fonti cronistiche e narrative
 Una lunghissima transizione,
 Una lunga sopravvivenza di forme letterarie e di
registri espressivi
 Latino / volgare
 Modelli antichi (la biografia, Plutarco e Svetonio; la
narrazione storica drammatizzata, Cesare e Livio;
ecc.), ripresi tanto in latino quanto in volgare
Fonti cronistiche e narrative
 La tradizione della letteratura italiane e le fonti
storiografiche medievali e moderne
Foscolo
De Sanctis
Dionisotti
“Atlante della letteratura italiana”
Fonti cronistiche e narrative
 La tradizione storiografica
 La triade degli MGH
 “Rerum italicarum scriptores” (1 e 2)
 Storia della storiografia (Fueter)
 Cronache medievali italiane (Ugo Balzani)
 Typologie des sources du Moyen Age Occidental
Fonti cronistiche e narrative
 La crisi tardo-antica della “comunicazione politica”
 Cronache imperiali di “committenza” statale (attenta
ai vertici del potere politico)
 Fasti municipali e scritture storiche di ambito locale:
elenchi di magistrati, narrazione di fondazioni,
celebrazioni di culti locali
 Gabba (Rifessioni sulla storiografia locale antica)
Fonti cronistiche e narrative
 Il “primum mobile” identitario: perché si rielabora




una memoria consapevole nella crisi tardoantica
La motivazione “nazionale”
La motivazione “istituzionale”
La motivazione “identitaria “
Le narrazioni storiche altomedievali e il concentrarsi
delle scritture presso i vertici istituzionali della
chiesa
Fonti cronistiche e narrative
 Una nuova concezione della storia:
 Dalla concezione ciclica alla concezione “lineare” della
storia, che ha una fine e un fine
(storia e storia della salvezza)
Inserire le storie particolari nella storia universale
(partire dalla creazione del mondo: un inquadramento
cronologico che resta nei testi anche tardi, come
testimonianza di un modo di pensare, di un’idea della
storia)
Fonti cronistiche e narrative
 In lingua latina e greca continua a svilupparsi una





storiografia di carattere “generale”,
Alcune opere ripercorrono roma antica (Paolo
Orosio). Compilazioni
Altre imperniano la narrazione su Costantinopoli
(Procopio di Cesarea, secolo VI)
Sviluppo nuovo: le Storie “nazionali”
Goti, Franchi, Longobardi, Angli
In genere scritte da ecclesiastici
Fonti cronistiche e narrative
 Paolo Diacono e la “historia langobardorum”
 Dalle origini mitiche dei longobardi ….
 Anche: Fioritura di narrazioni di ambito
territoriale definito:
 Cataloghi di vescovi (cronotassi episcopali)
 Vite episcopali
 Rare narrazioni imperniate su alcuni importanti
monasteri: Bobbio, Montecassino, Nonantola,
Monte Amiata (leggende di fondazione, cataloghi e
vite di abati)
Fonti cronistiche e narrative
 Punto di frattura la clericalizzazione
 In generale prevale un’ottica locale, di “monastero”
o di “episocpio”
Annales episcoporum
Rari esempio di scritture libere da un ancoraggio
locale: Raterio da Verona
Fonti cronistiche e narrative
 Liber pontificalis della Chiesa romana,, sequenza
di biografie di papi elaborate in una prima serie nel
secolo IV e poi aggiornata per tutto il medioevo,
sino al Quattrocento
Fonti cronistiche e narrative
 La varietà delle forme memoriali e commemorative
della tradizione monastica ed episcopale:
 Le “cronache cartulario”
 Le “cronache con documenti”, un ibrido tra testo
narrativo e “libri iurium” che si rafforzano a
vicenda
La città finalmente
 Una identità di lunga durata: sino al Settecento
incluso (in Italia)
 (Historiae rariores) (La tradizione a stampa)
 Vecchi e nuovi protagonisti:
 Ecclesiastici che si “convertono” e diventano
ideologi della città
 Vescovi e frati, prima di tutto
Fonti cronistiche e narrative
 Nuovi protagonisti, i notai e i giudici , e i
cancellieri, “intellettuali organici” della città e della
città comunale in particolare
(abbinano la consuetudine con la scrittura e il ruolo
nella gestione della politica cittadina ai vari livelli)
 Valore civile, anche rituale e simbolico, della
cronaca cittadina
 Rolandino da Padova
Fonti cronistiche e narrative
 Committenza ufficiale da parte del comune
 Caffaro e gli “Annali”. Lo stesso notaio che verbalizza i
consigli, scrive anche gli annali cittadini
 Prospettiva cittadina
 In Italia, comparativamente alla ricchezza della
tradizione, studi abbastanza tardi e radi
 NOTAI CRONISTI G. Arnaldi, “Studi sui cronisti della
Marca Trevigiana nell’età di Ezzelino da Romano”,
Roma 1963
 M. Zabbia, I notai e la cronachistica cittadina italiana
del Trecento, Roma 1999 (Nuovi studi storici, 49).
Fonti cronistiche e narrative
 La registrazione dei miracoli: una delega della Chiesa
alla cultura dei laici? in Notai, Miracoli e culto dei
santi. Pubblicità e autenticazione del sacro tra XII e
XV secolo, a cura di R. Michetti, Milano 2004 (Studi
storici sul notariato italiano XII), pp. 611-637
 Tra modelli letterari e autopsia. La città comunale
nell’opera di Ottone di Frisinga e nella cultura
storiografica del XII secolo, in “Bullettino
dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo”, 106/2
(2004), pp. 105-138
Fonti cronistiche e narrative
 B. Smalley, Storici nel Medioevo, Napoli, Liguori,
1979, L. 35.000
 O. Capitani, La storiografia medievale, in La Storia.
I grandi problemi dal Medioevo all'Età
contemporanea, Torino, UTET, 1988, vol. I/1, pp.
757-792
 - B. Guenée, Storia e cultura storica nell'Occidente
medievale, Bologna, Il Mulino, 1991.

Fonti cronistiche e narrative
 Altri soggetti politici:
 Le corti e la storiografia di corte
 Il “modello di corte” nella storiografia europea
medievale: la tradizione regia francese e inglese
 V.H. Galbraith, Kings and Chroniclers,
Hambledon, London, 1982
 La cultura aristocratica francese e la sua
“importazione” in Italia
Fonti cronistiche e narrative
 - L. De Lachenal, Spolia. Uso e reimpiego dell'antico dal III al XIV




secolo, Milano, Longanesi, 1995.
- C. Frugoni, L'antichita': dai "Mirabilia" alla propaganda politica; M.
Miglio, Roma dopo Avignone. La rinascita politica dell'antico; M.
Greenhalgh, "Ipsa ruina docet": l'uso dell'antico nel medioevo, in
Memoria dell'antico nell'arte italiana. I. L'uso dei classici, a cura di S.
Settis, Torino, Einaudi, 1984 (rispettivamente pp. 3-72; pp. 73-111; pp.
113-167).
- C.H. Haskins, La rinascita del XII secolo, Bologna, Il Mulino, 1972.
- R. Krautheimer, Roma: profilo di una citta', 312-1308, Roma, Edizioni
dell'Elefante, 1981.
- E. Panofsky, Rinascimento e rinascenze nell'arte medievale, Milano,
Feltrinelli, 1971.
Fonti cronistiche e narrative
 Un nuovo clima culturale
 La storiografia umanistica
 Il passaggio dalla concezione provvidenzialistica
della historia salutis medievale a quella
progressiva ed evoluzionistica delle filosofie della
storia dei secoli XVIII e XIX
Fonti cronistiche e narrative
 E. Cochrane, Historians and Historiography in the
Italian Renaissance, Chicago and London 1981
 N.S. Struever, The language of history in the
Renaissance. Rhetoric and historical
Consciousness in Florentine Humanism, Princeton
1970
 R. Landfester, Historia magistra vitae.
Untersuchungen zur Humanistischen
Geschichtstheorie des 14. bis 16. Jahrhunderts,
Genève 1972
Fonti cronistiche e narrative
 C. Vasoli, Il modello teorico, in “La storiografia
umanistica”, Atti del convegno, Messina 1992
 Coluccio Salutati
rerum gestarum scientia monet principes, docet
populos et instruit singulos quid domi quidque
foris, quid secum, quid cum familia, quid cum
civibus et amicis, quidque privatim vel publice sit
agendum
 (valore etico degli exempla)
Fonti cronistiche e narrative
 La storiografia laica con l’Umanesimo recupera ,
perfeziona e continua riproporre il canone
storiografico antico, fino alla rivoluzione scientifica
del secolo XVII e XVIII e al declino del “mito delle
origini”
 Storiografia dello stato
Fonti cronistiche e narrative
 La storiografia ecclesiastica deve adattare il
modello provvidenzialistico medievale ai problemi
posti dalla rottura dell’unità religiosa, dalle
controversie dottrinali tra Chiesa cattolica e Chiese
protestanti, dalla confessionalizzazione dello Stato
moderno
Fonti cronistiche e narrative
 Un altro aspetto.
La nascita dell’individualismo
(Petrarca, il Secretum)
Ragioni familiari per lo scrivere.
Il libro di famiglia tra privato e pubblico
Fonti cronistiche e narrative
 I libri di famiglia sono una forma di scrittura
documentaria finalizzata alla registrazione, diffusa
tra XIV e XVI secolo.
 Di origine extraletteraria, questo genere testuale va
distinto dalla storiografia «minore», dalla
memorialistica, dall'autobiografia.
 Angelo Cicchetti e Raul Mordenti (La scrittura dei libri
di famiglia, in Letteratura italiana diretta da A. Asor
Rosa, vol. III, Le forme del testo, t. Il, La prosa, pp.
1117-59) collocano i libri di famiglia nell'ambito dei
testi di registrazione (che comprendono tanto i
protocolli notarili quanto i libri dei conti dei mercanti),
riconosce ad essi alcune qualità proprie della scrittura
diaristica,
Fonti cronistiche e narrative

registrazione
 la presenza in apertura di un'invocazione alla divinità e
l'utilizzazione di un formulario fisso con lo scopo di
conferire alla scrittura veridicità, autorevolezza, sacralità;
 destinatario lontano nel tempo; la disposizione della
scrittura nel libro, distribuita per partizioni collegate a
determinate operazioni di registrazione.
 Aspetto codicologico-paleografico conferma questa
parentela, specialmente con i libri di conti mercantili: in
comune con essi i libri di famiglia hanno infatti l'utilizzo
della medesima scrittura corsiva (la mercantesca),
l'autografia, l'assenza di correzioni (benché siano presenti
glosse), le caratteristiche di unicità e irriproducibilità (si
tratta di testimoni unici conservati), il formato, la
rilegatura, la quantità di pagine, le materie e gli strumenti
scrittori tipici dei libri di utilità.
Fonti cronistiche e narrative
 Libri di famiglia e ricordanze economiche hanno una comune
origine mercantile dovuta all'«attitutidine borghese a
registrare del/nel tempo» (ivi, p. 1123). L'attività mercantile si
intreccia infatti con gli eventi della vita familiare e pubblica:
dalla mera registrazione dei conti si passa cosí ad annotare
fatti di interesse familiare oltre che meramente economico (ad
esempio eredità, dotazioni, controversie, tutela di orfani e,
conseguentemente, i fatti che hanno generato questi eventi:
nascite, morti, matrimoni, ecc.) e situazioni in cui gli affari
privati intersecano la sfera pubblica. La diffusione di questa
forma di scrittura si estende comunque al di là della classe
mercantile da cui origina, poiché risponde ad una radicata
esigenza di sopravvivenza della memoria.
Fonti cronistiche e narrative
 L'altro tipo di scrittura a cui i libri di famiglia si
possono apparentare è quella diaristica
 tempo della scrittura (discontinuo nel
racconto e immediato nella registrazione)
e la narrazione rivolta dal presente verso il
futuro. Si tratta però di scrittura diaristica di
tipo plurale: la memoria tramandata non è
individuale bensí familiare, collettiva perché
frutto della successione diacronica di diversi
scriventi.
Fonti cronistiche e narrative
 ibrido, a metà tra il libro-archivio e il libro-
zibaldone»
 (p. 1138), ma costante nell'autorappresentazione
familiare, caratterizzata da elementi di continuità a
livello di contenuto pur nella discontinuità e
nell'eterogeneità della scrittura.

 L'autorappresentazione familiare si articola infatti
generalmente su due poli: l'identità del gruppo
familiare e il suo operare economico.
 funzioni pratiche di anagrafe e di archivio
familiare
 Sul piano dell'aspetto economico, oltre alle
registrazioni contabili, i libri di famiglia raccolgono
esperienze di vita dando origine ad un sistema di
informazione familiare.
Fonti cronistiche e narrative
 Ricordi di Giovanni di Pagolo Morelli, a cura di V.
Branca
 Talvolta la scrittura, sollecitata dagli eventi, supera i
confini dell'enunciazione scivolando nel gusto del
racconto.
Fonti cronistiche e narrative
 A partire dal XVII secolo la scrittura dei libri di famiglia
entra in crisi, poiché alcune delle funzioni da essi svolte
passano dalla dimensione privata alla sfera pubblica
oppure vanno soggette a specializzazione e
professionalizzazione: la registrazione anagrafica viene
svolta dai registri parrocchiali d'istituzione posttridentina; si consolidano alcuni sistemi di informazione
pubblica (come gli almanacchi) che soppiantano quella
familiare; con le storie genealogiche si afferma un nuovo
tipo di scrittura familiare, mentre la sfera
eminentemente privata viene assorbita dalla scrittura
diaristica.
Fonti cronistiche e narrative
Proemio
Quali cagioni ebbe l'Autore a scrivere, e quali occasioni:
su quale soggetto e con quali intendimenti.
Le ricordanze dell'antiche istorie lungamente hanno stimolato la
mente mia di scrivere i pericolosi advenimenti non prosperevoli, i
quali ha sostenuti la nobile citt?figliuola di Roma, molti anni, e
spezialmente nel tempo del giubileo dell'anno MCCC. E io,
scusandomi a me medesimo siccome insufficiente, credendo che
altri scrivesse, ho cessato di scrivere molti anni: tanto che,
multiplicati i pericoli e gli aspetti notevoli s?che non sono da
tacere, propuosi di scrivere, a utilit?di coloro che saranno eredi
de' prosperevoli anni, acci?che riconoscano i benefic?da Dio, il
quale per tutti i tempi regge e governa.
 LIBRO PRIMO
 1




Fonti narrative e cronistica
 Metodo propostosi dall'Autore. Descrizione di
Firenze.
 Quando io incominciai, propuosi di scrivere il vero delle
cose certe che io vidi e udi', per?che furon cose notevoli, le
quali ne' loro princip?nullo le vide certamente come io: e
quelle che chiaramente non vidi, proposi di scrivere
secondo udienza; e perch?molti secondo le loro
volont?corrotte trascorrono nel dire, e corrompono il vero,
proposi di scrivere secondo la maggior fama. E acci?che gli
strani possano meglio intendere le cose advenute, dir?la
forma della nobile citt? la quale ?nella provincia di Toscana,
edificata sotto il segno di Marte, ricca e larga d'imperiale
fiume d'acqua dolce il quale divide la citt?quasi per mezo,
con temperata aria, guardata da nocivi venti, povera di
terreno, abondante di buoni frutti, con cittadini pro' d'armi,
superbi e discordevoli, e ricca di proibiti guadagni, dottata e
temuta, per sua grandeza, dalle terre vicine, pi?che amata.
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