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Lezione n.4

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Lezione n.4
A.A. 2006-2007
Corso di Politica Sociale
Maria Letizia Pruna
Quarta lezione
Logica politica e welfare state
La struttura di potere del Welfare state
Il processo storico di espansione, crisi e riforma del
welfare state è basato su un fitto intreccio di scambi
tra:
 “élite distributrici” in cerca di legittimità e di
consenso (governi e parlamenti ma anche partiti e
sindacati)
 “clientele sociali” interessate ad ottenere diritti –
spettanze (categorie professionali e altri gruppi sociali
organizzati)
 “burocrazie di servizio” (apparati statti e locali che
erogano prestazioni sociali)
La sindrome dello
“scivolamento distributivo”
In misura diversa, ha caratterizzato i sistemi politici
in tutte le democrazie europee durante il “trentennio
glorioso” (1945-1975).
La crescita economica ha alimentato una consistente
espansione della classe media in tutta l’Europa,
modificando la struttura sociale dei paesi e
determinando il passaggio dalla logica redistributiva
(dai ricchi ai poveri) alla logica distributiva
(trasferimenti incrociati da una categoria all’altra
della classe media)
La logica delle politiche distributive
E’ basata su alcuni elementi fondamentali:
 l’asimmetria tra benefici e costi: i benefici sono
tangibili e concentrati (es: pensione), mentre i costi
sono scarsamente visibili e molto diffusi (prelievo
alla fonte dei contributi sociali su milioni di
lavoratori dipendenti);
 l’elevata disaggregabilità dei benefici: si prestano ad
essere dispensati in forma selettiva e differenziata;
 l’impatto esterno relativamente contenuto delle
singole misure: il miglioramento di trattamento per
qualche specifica categoria sociale non ha effetti
visibili e dirompenti sulla finanza pubblica.
Le micro-collusioni delle politiche
sociali distributive
Occasioni molto diffuse e poco visibili di
scambi tra estensione e/o rafforzamento di
forme di protezione sociale in favore di
specifiche categorie professionali o gruppi
sociali e consenso politico verso partiti e/o
coalizioni di governo.
Le micro-distribuzioni di benefici sono
visibili solo da chi le offre/riceve e non da
tutti i contribuenti/utenti del welfare.
La logica dello scambio politico
 Dal lato dei cittadini: il sostegno elettorale è sempre
meno basato su un’adesione ideale/ideologica e
sempre più legato alla quantità di welfare categoriale
(al limite, individuale) promessa da questo o quel
partito.
 Dal lato dei partiti: l’aggregazione intercategoriale
del consenso attraverso microdistribuzioni di
benefici pubblici è diventato l’obiettivo primario
degli attori politici.
Sono meccanismi che si rafforzano a vicenda
Le macro-collusioni delle politiche
sociali distributive
 Sistema sanitario: nella fase di espansione, gli
interessi della vasta categoria dei “pazienti” (per
natura mutevole e disorganizzata) non sempre
sono stati in primo piano come quelli dei gruppi
di interesse specifico del settore (medici,
paramedici, case farmaceutiche, industrie di
prodotti sanitari, ecc.).
 Sistema previdenziale: la pressione di gruppi di
interesse specifico è stata altrettanto intensa, a
scapito non solo dei contribuenti ma soprattutto
delle generazioni future.
Che cosa ha reso possibile la sindrome
dello “scivolamento distributivo”?
L’occultamento dei costi delle scelte distributive
grazie a:
 una crescente disponibilità di risorse finanziarie da
parte dello Stato;
 la progressiva conversione al cosiddetto deficit
spending (spesa pubblica non coperta da entrate
tributarie ma dall’emissione di titoli);
 il meccanismo della ripartizione in campo
previdenziale.
La riforma redistributiva degli anni ‘90
e la “politica sottrattiva”
L’integrazione europea, le sfide della globalizzazione,
pongono in primo piano proprio i costi del welfare
state.
Si riavvia quindi un processo redistributivo, a carattere
largamente “sottrattivo”, cioè basato sulla
cancellazione o riduzione di alcune spettanze
considerate ormai diritti acquisiti di una parte di
cittadini o di categorie professionali, in favore di un
progressivo riequilibrio della protezione sociale.
Difesa delle posizioni acquisite
e blame avoidance
Il processo di riforma avviato negli anni ’90 è condizionato
dalla tensione tra:
 la vigorosa difesa delle posizioni di vantaggio acquisite da
parte di categorie professionali e gruppi sociali organizzati
 l’attenta cura ad evitare il biasimo degli elettori da parte
dei partiti, per minimizzare le perdite di consenso
L’obiettivo della blame avoidance ha pesantemente
condizionato il processo di riforma del welfare state,
rallentandone il ritmo e ostacolando l’adozione di misure
più incisive.
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