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FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE (Rocken1844-Weimar1900) “La mia è una filosofia a colpi di martello” VITA E OPERE Figlio di un pastore protestante, il padre muore per una malattia al cervello Studia teologia a Bonn e si trasferisce poi a Lipsia dove segue corsi di filologia classica Nel 1869 a 24 anni ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca a Basilea, diventa ammiratore di Wagner; Allo scoppio della guerra franco-prussiana si arruola infermiere volontario, si ammala di difterite e viene congedato; Nel 1876 interrompe l’insegnamento a Basilea e rinuncia definitivamente alla cattedra: d’ora in poi la sua vita sarà quella di un malato inquieto e nervoso. Nel 1889 ha un crollo psichico e comincia a scrivere lettere esaltate (“biglietti della pazzia), muore nel 1900. La sorella Elisabeth custodisce le opere di Nietzsche e pubblicate nell’”Archivio Nietzsche” a Weimar, visitato anche da Hitler: non si può attribuire alla sorella la totale responsabilità della nazificazione di N., ma neanche considerare il filosofo come “padre” dell’ideologia nazista. Nei testi di N. si trovano diversi spunti antidemocratici e antiegualitari che favorirono una lettura “reazionaria” e “di destra” a cui contribuì anche la sorella. GENERI LETTERARI: N. non è un autore sistematico: rifiuta i “sistemi filosofici” perchénascondono il desiderio illusorio di impadronsirsi della totalità del reale. L’aforisma è un’illuminazione istantanea finalizzata a cogliere le cose al volo: come le figure in rilievo, incomplete, devono essere integrate dall’interlocutore con il proprio pensiero. OPERE: Scritti giovanili e del periodo wagnerianoschopenaueriano (1872-1876): La nascita della tragedia; Considerazioni inattuali; Scritti intermedi del periodo “illuministico” o “genealogico” (1878-1882): Umano troppo umano, Aurora, La gaia scienza; Scritti del “meriggio”o “di Zarathustra” (1883-1885): Così parlò Zarathustra; Scritti degli ultimi anni o del “tramonto” (1886-1889): Al di là del bene e del male, Genealogia della morale, L’Anticristo, Ecce homo; Edito postumo La volontà di potenza (1901), un insieme di aforismi dell’autore. Il periodo giovanile LA NASCITA DELLA TRAGEDIA Distingue apollineo e dionisiaco: con questa coppia di opposti (che si concretizza in altre coppie come forma-caos, stasi-divenire, finito-infinito…) indica i due impulsi di base dello spirito e dell’arte greci. L’apollineo che scaturisce dall’impulso alla forma e da un atteggiamento di fuga di fronte al divenire, si esprime nella scultura e nella poesia epica. Il dionisiaco, che scaturisce dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime nell’esaltazione creatrice della musica e della poesia lirica. Il carattere originario della cultura greca è il dionisiaco: la capacità scorgere il dramma della vita e della morte. L’apollineo nasce come tentativo di sublimare il caos nella forma; In un primo tempo apollineo e dionisiaco convissero separati e opposti, ma nell’età della tragedia attica(Sofocle, Eschilo), i due impulsi si armonizzarono tra loro, dando origine a capolavori. Prevale poi l’apollineo e comincia un periodo di decadenza con la tragedia di Euripide (l’uomo quotidiano viene portato in scena. Questa decadenza è espressione dell’insegnamento razionalistico e ottimistico di Socrate che uccide le profondità istintuali, per una visione “misurata” del mondo Dioniso è invece il simbolo del sì totale alla vita: non come accettazione rassegnata, ma come volontà di vita nella sua totalità. CAMBIAMENTO dei valori: al centro vi sono tutte le passioni che dicono sì alla vita e al mondo, accettando la vita nella sua potenza primitiva Il periodo illuministico Con Umano troppo umano inizia il periodo illuministico, caratterizzato dal rifiuto dei maestri di un tempo: N. si distacca dalle concezioni metafisiche di Schopenauer e dalle tendenze decadenti di Wagner (nostalgico del cristianesimo) N. privilegia ora la prospettiva della scienza (riflessione critica) che giudica la metafisica, la religione e l’arte. N. è ora “illuminista” non perché dotato della (ingenua) fiducia settecentesca nella scienza, ma perché critica la cultura tramite la scienza. Il SOSPETTO è la regola dell’indagine. Lo spirito libero si identifica con il “viandante” ossia con colui che, grazie alla “gaia” scienza riesce a emanciparsi dalle tenebre del passato: vive un’esistenza libera dalle certezze precostruite. Errori del passato: la metafisica e la morale LA MORTE DI DIO Che cosa intende con Dio? 1. È il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell’essere al di là dell’essere, ovvero in un altro mondo e non in questo. 2. La personificazione delle certezze ultime dell’umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate per dare un “senso”, ma che sono una fuga dalla vita e una rivolta contro questo mondo. Per N. la realtà caotica e non-provvidenziale del mondo, confuta l’idea di Dio, originata dal terrore di fronte all’essere: all’origine dell’idea di Dio vi è la paura dell’uomo di fronte all’essere. La Gaia scienza (af. 125) “Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla luce del giorno, corse al mercato e si mise a gridare “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa.[…] Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo, voi ed io! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? […] Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? […] Non si è fatto più freddo? Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso. Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini?[…] Non è troppo grande per noi la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dei, per apparire almeno degni di essa? […] Gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto – proseguì – non è ancora il mio tempo. […] SPIEGAZIONE della SIMBOLOGIA: L’uomo folle è il filosofo-poeta; le risa ironiche degli uomini al mercato rappresentano l’ateismo ottimistico e superficiale dei filosofi dell’Ottocento, insensibili alla portata e agli effetti della morte di Dio La difficoltà di bere il mare o cancellare l’orizzonte è un’allusione al carattere arduo e sovrumano dell’uccisione di Dio Il “giungere troppo presto” dell’uomo folle indica che la coscienza della morte di Dio non si è ancora concretizzata in un fatto di massa. È un evento in corso su cui riflettere. La morte di Dio è l’atto di nascita del Superuomo che ha il coraggio di guardare in faccia alla vita “morti sono tutti gli dei: ora vogliamo che il superuomo viva” (Così parlò Zarathustra) Il periodo Zarathustra Dopo la morte di Dio si aprono due possibilità: l’ultimo uomo o il superuomo. “L’opposto del superuomo è l’ultimo uomo: li ho creati insieme” (Frammenti postumi) Così parlò Zarathustra: (o Zoroastro) non è il superuomo, ma solo il profeta. Nell’opera si trovano tre temi fondamentali: il superuomo, l’eterno ritorno, la volontà di potenza (al centro anche dell’ultimo periodo) Quest’opera non è in aforismi, ma è un poema in prosa caratterizzato da immagini e parabolo e da un tono profetico. Il superuomo Rappresenta il modello di uomo in cui si concretizzano i temi fondamentali del pensiero di Nietzsche: è colui che accetta la dimensione dionisiaca e tragica dell’esistenza, di dire sì alla vita, di “reggere” la morte di Dio e di far propria la prospettiva dell’eterno ritorno. È un uomo futuro, un “altro”tipo di uomo, non è un uomo potenziato (es.l’esteta dannunziano o un’evoluzione biologica di tipo darwiniano), è un uomo oltre l’uomo, capace di creare NUOVI VALORI. È un uomo che è sostanzialmente corpo e che accetta i valori della vita. TRE METAMORFOSI dell’uomo: Il cammello rappresenta l’uomo che porta i pesi della tradizione Il leone rappresenta l’uomo che si libera dei fardelli metafisici ed etici, ma questa è ancora una libertà solo negativa, una libertà “da” e non “di” (ultimo uomo) Il bambino che gioca, rappresenta l’oltreuomo: nella sua innocenza ludica, sa dire “sì” alla vita e inventare se stesso al di là del bene e del male, come “spirito libero”. Non è l’incarnazione di un’umanità liberata (Marx), il superuomo riguarda solo un’élite di individui superiori (aspetti antidemocratici e reazionari del pensiero di N.). Non parla di un’umanità di superuomini, spiriti liberi, ma dell’Ubermensch come l’eccezione superiore che si contrappone al “gregge” degli inferiori L’eterno ritorno N. lo presenta come il pensiero decisivo della sua filosofia, ma è anche molto controverso. Gaia scienza (fr.341): “Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle te solitudini e ti dicesse –Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte […] Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ti ha parlato! […] Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun’altra cosa che questa ultima eerna sanzione, questo suggello?” Il pensiero dell’eterno ritorno fa da spartiaque tra l’uomo (reazione di terrore e di peso) e il superuomo (gioia entusiastica e accettazione totale della vita). Così parlò Zarathustra riporta la visione enigmatica del pastore soffocato dal serpente: “[vidi] un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un grave serpente nero penzolava dalla bocca. Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio dipinto su di un volto? […] Il pastore, poi, morse così come gli consigliava il mio grido; e morse bene! Lontano da sé sputò la testa del serpente e balzò in piedi. –Non più pastore, non più uomo – un trasformato, un circonfuso di luce che rideva!” L’uomo può trasformarsi in creatura superiore e ridente (superuomo) solo a patto di vincere la ripugnanza soffocante del pensiero dell’eterno ritorno. Che cos’è veramente la teoria dell’eterno ritorno? Forse si tratta di una certezza cosmologica: N. vorrebbe dare una spiegazione “scientifica” (l’energia dell’universo è finita, mentre il tempo in cui si dispiega è infinito, le manifestazione e le combinazioni del mondo devono per forza ripetersi) Oppure è uno schema etico: che prescrive di amare la vita e di agire come se tutto dovesse ritornare. Cosa vuol dire decidersi per esso? Prendere atto di una struttura cosmica già data o istituirlo tramite una scelta? Sicuramente comporta: il rifiuto della visione lineare del tempo come catena di momenti (figlio che divora padre e sarà divorato) Disporsi a vivere la vita e ogni attimo, come coincidenza dell’essere Solo l’oltreuomo può vivere la vita come gioco creativo e avente in sé il proprio senso appagante L’ultimo Nietzsche Le ultime opere della vita sono attraversate dal tema della critica della morale e del cristianesimo, per distruggere le credenze dominanti e far posto al nuovo pensiero. CRITICA AI VALORI NICHILISMO VOLONTÀ DI POTENZA Critica ai valori tradizionali Per N. è necessario porsi il problema della morale: è sempre stata considerata evidente, è mancato il sospetto che ci potesse essere qualche cosa di problematico. È necessario mettere in discussione la morale stessa: “abbiamo bisogno di una critica dei valori morali, di cominciare a porre una buona volta in questione il valore steso di questi valori” (Genealogia della morale) N. compie un’analisi GENEALOGICA della morale per mostrarne l’origine psicologica: i valori trascendenti della morale non sono altro che proiezioni di tendenze umane. Es. la “voce della coscienza” è la presenza in noi delle autorità sociali da cui siamo educati In un primo momento, soprattutto nel mondo classico, la morale era espressione di un’aristocrazia cavalleresca (morale dei signori): improntata ai valori vitali, di forza, salute, fierezza; In un secondo momento, che ha il proprio apice con il cristianesimo, la morale è espressione della classe sacerdotale invidiosa (morale degli schiavi): improntata ai valori antivitali del disinteresse, dell’abnegazione, del sacrificio di sé; I valori dello spirito vengono contrapposti al valore del corpo: è avvenuto un rovesciamento dei valori che caratterizza soprattutto il popolo ebraico e poi il cristianesimo. Si ha così una religione che è frutto del risentimento dell’uomo debole verso la vita (uomo malato, con sensi di colpa). Bisogna rifiutare i valori antivitali per affermare quelli vitali: i valori sono libere proiezioni della volontà di potenza dell’uomo. Nichilismo Il nichilismo ha due accezioni differenti: 1. È la “volontà del nulla”, indica ogni atteggiamento di fuga e di disgusto nei confronti del mondo concreto: questo atteggiamento è incarnato per N. soprattutto dal platonismo e dal cristianesimo. 2. N. adopera il termine per indicare il movimento storico da lui riconosciuto per la prima volta, ma che domina già i secoli precedenti (“Dio è morto”). Nichilismo indica la situazione dell’uomo moderno e contemporaneo: avverte lo sgomento del vuoto e del nulla. Quanto più l’uomo si è illuso tanto più è rimasto deluso. ERRORE del nichilismo moderno: dire che il mondo non ha “alcun senso” perché si dice che non esistono significati metafisici (bontà, verità…). In realtà per N. il senso non esiste come struttura metafisica data, ma come prodotto della volontà di potenza che affronta il caos dell’essere e gli impone i propri fini. Per N. il nichilismo deve essere superato, è uno stadio intermedio, per questo distingue: 1. il nichilismo incompleto, dove i vecchi valori vengono distrutti, ma si ha ancora bisogno di verità e i nuovi valori hanno la stessa fisionomia dei precedenti: sono forme di nichilismo incompleto il nazionalismo, il socialismo, l’anarchismo, il positivismo, il naturalismo e l’estetismo. 2. Il nichilismo completo ovvero il nichilismo vero e proprio: può rappresentare un segno di debolezza, quando è espressione del declino della potenza dello spirito, quando ci si limita a prendere atto del declino dei valori e a crogiolarsi nel nulla (nichilismo passivo). È segno di forza quando non solo prende atto del declino dei valori, ma distrugge ogni credenza residua (nichilismo attivo). Il senso non è ontologicamente dato deve essere umanamente inventato. La volontà di potenza La volontà di potenza si identifica con l’intima essenza dell’essere, con la vita stessa intesa come forza espansiva e autosuperantesi. La molla fondamentale della vita non sono gli impulsi autoconservativi, né la ricerca del piacere, ma la spinta all’autoaffermazione: “volontà di vita? Al suo posto ho sempre soltanto trovato volontà di potenza” (Frammenti postumi). La vita è autopotenziamento, autocreazione, libera produzione di se stessa. L’ARTE (forza creatrice) non è solo una forma di vita, ma è la forma suprema. L’artista è la prima visibile figura dell’oltreuomo. L’essenza creativa della volontà di potenza si manifesta nella produzione di valori, è la forza con cui gli uomini nella storia progettano e valutano. Il culmine della volontà di potenza risiede nell’accettazione dell’eterno ritorno, ovvero nell’atto attraverso cui il superuomo si libera del peso del passato e redime il tempo (il “così fu” diventa “così volli che fosse”) Volontà di potenza è intesa anche come sopraffazione e dominio (accezione presente anche nelle opere edite da N.): dall’immagine della “magnifica bestia bionda che vaga bramosa di preda e di vittoria” (Genealogia della morale), ad altre espressioni dure “la vita è essenzialmente appropriazione, offesa, sopraffazione di tutto quanto è estraneo e più debole, oppressione, durezza, imposizione di forme proprie” (Al di là del bene e del male), “la lotta per l’uguaglianza dei diritti è già sintomo di malattia” (Ecce homo); Nel concetto nietzscheano di volontà di potenza sono presenti aspetti antidemocratici e antiegualitari; Prospettivismo Nell’ultimo N. si assiste a una radicalizzazione del suo “prospettivismo”: non esistono cose o fatti, ma solo interpretazioni circostanziate di cose o di fatti. (anche il soggetto stesso è una costruzione interpretativa). Esistono molteplici e mutevoli punti di vista sul mondo, alla base delle interpretazioni stanno i bisogni e interessi collegati all’istinto di conservazione e alla volontà di potenza. Ciò equivale a dire: non esiste un criterio di verità o di falsità Non significa che tutte le interpretazioni sono equivalenti e che di fronte allo scontro delle diverse volontà di potenza non vi sono: per N. i criteri sono la salute e la forza, ovvero la vita stessa (vita che si accresce ed è volontà di potenza)