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Ultima lezione - Benvenuto al Dipartimento di Filosofia

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Ultima lezione - Benvenuto al Dipartimento di Filosofia
Appunti dal Corso di Filosofia teoretica
dell’anno accademico 2013 – 14
Lapo Piccionis
studente di filosofia
In ‘sto corso si è parlato
delle Idee di un tale Edmondo:
non si sa quando sia nato,
né quand’ha lasciato il mondo.
Si è parlato solamente
del pensier che l’ossessiona:
lo riassumo brevemente,
lo farò in prima persona
“Senza un filo di ironia
in un dubbio mi sprofondo:
c’è per la filosofia
uno spazio in questo mondo?
Il reale è compartito
in molteplici regioni.
Ogni scienza ha il suo spartito:
dettan gli enti le ragioni
che distinguono la Scienza
nelle scienze del reale;
ma qui un dubbio ahimè mi assale,
mi tormenta a sufficienza
sì che io ci vivo male.
Sei, filosofia, una scienza,
un discorso razionale?
O sei solo la sapienza
che può forse consolare
dall’affanno quotidiano,
ma che non può mai fondare
ciò che è umano nell’umano?
Questo è proprio di ogni scienza;
si affatica su un oggetto
di sua sola pertinenza,
sviscerandone ogni aspetto.
Ma un oggetto filosofico
non lo trovi in questo mondo,
nel dominio un po’ dispotico
che nel vivere assecondo.
Certo, il mondo è una gran cesta:
ogni cosa ha da ospitare,
ma il pensiero che ciò attesta
è una cosa? – a me non pare.
Qui mi fermo un po’ a pensare
perché il mondo che ho trovato
non mi parla del trovare
che quel mondo ha consegnato.
Tu sei in quell’atteggiamento,
che a me sembra naturale,
e che accetta come un dato
che vi sia ciò che è reale.
Ma se appena tu ti chiedi
come sai che il mondo sia,
dalla vita tu recedi:
sei nella filosofia.
Di quel mondo tu hai coscienza
che vi sia, tu ne sei certo
sol perché c’è l’esperienza
che ti fa del mondo esperto.
Tu dirai: la percezione
è un evento naturale;
appartiene alla regione,
circoscritta, del mentale.
Ma se indaghi fino in fondo
e se fai una descrizione
capirai che non è mondo
quello spazio di ragione
entro cui si manifesta
ogni piega del reale,
che non è dentro la testa
l’esperienza intenzionale.
Per comprendere la “è”
degli oggetti d’esperienza,
devi fare l’epoché
e ridare alla coscienza
il primato che è dovuto
alla sfera d’esperienza,
al suo essere assoluto
che è l’oggetto di una scienza
il cui compito è fondare
tutto quanto le si dia.
Quella scienza non ti pare
che sia la filosofia?
Dico un essere assoluto,
perché ho inteso questa ratio;
può accadere questo al mondo:
che si dia l’annichilatio.
L’esperienza è un gran discorso
intessuto di parole;
cambia alle parole il corso
restan solo voci sole.
L’esperienza è un grande arazzo,
ma se i fili li scompigli,
se li intrecci come un pazzo,
non hai più ciò che somigli
alla raffigurazione
di una cosa, né del mondo
hai più tu una percezione:
l’esperienza tua va a fondo
ma rimane un’esperienza
e ciò vale a dimostrare
che del mondo puoi far senza:
ti rimane il cogitare.
L’esperienza così intesa
va descritta con pazienza:
io la vita mia ci ho spesa
a dar forma a questa scienza.
Questa scienza certa e mia
ha natura strutturale,
è fenomenologia:
descrizione concettuale
delle forme d’esperienza
invarianti nel variare;
sol per questo dico scienza:
perché tu puoi controllare
che alle mille distinzioni
che propongo e che argomento
corrispondono intuizioni:
è l’esempio lo strumento
che dà forma ai mie pensieri,
e li rende così astrusi
ai filosofi di ieri
che nell’oggi sono adusi
rimestare dentro ad un secchio
un discorso assai fumoso
da ripetere allo specchio
con un tono un po’ altezzoso”.
Se riguardo qui gli appunti
trovo un po’ di frecce strane
sopra i fogli un poco unti
morsicchiati dal mio cane.
Trovo scritto che al noema
corrisponde una noesi.
Questa frase è proprio scema:
ahi i miei giorni male spesi
per vergare carte invano.
Poco avanti poi c’è scritto
che se tocco con la mano
un bastone ben diritto
questo avverto – sensazioni;
percepisco invece oggetti:
sono gli atti le funzioni
che proiettano in percetti
quegli stati che io vivo
in un mondo che è privato,
mentre è intersoggettivo
questo oggetto che mi è dato.
Alla dimensione iletica,
alle mere sensazioni
dà la forma tua noetica
le sensate appercezioni
che consentono al soggetto
di dar forma a un’esperienza
che per meta abbia un oggetto
che sia dato in coincidenza
di molteplici intenzioni:
visto, udito o ricordato,
uno è ciò di cui ragioni
e se l’hai tu intenzionato
nel variar dell’esperienza
l’hai compreso come un dato
che può certo stare senza
l’atto che l’ha presentato.
È il noema dipendente
e a quell’atto correlato
che lo rende a te presente,
ma poiché identificato
l’hai con altri mille oggetti
che tu stesso hai intenzionati
o che sian da altri soggetti
in futuro cogitati
puoi tu dire che il reale
è davvero trascendente:
un costrutto intenzionale
irrealiter presente
a quell’atto che lo pone
e che è trascendentale
e che pone con ragione
– sempre che non legga male.
Perché poi, per dire il vero,
quel che scrivo si fa oscuro;
te lo dico, son sincero:
do la testa contro al muro
ma non ci capisco un nix
Il noema, la pienezza,
e la storia della x?
Quella è proprio una schifezza.
All’esame come faccio?
So cavarmi dagli impicci:
ho fregato con un laccio
foglio e occhiali allo Spinicci.
Senza quei due talismani
non saprà più cosa dire:
forse che ci son le mani?
Si dovrà presto zittire.
Io gli dico qualche cosa
con un tono oracolare.
Qualche frase misteriosa:
trenta me lo deve dare.
Io conosco la ricetta
per gli esami è sufficiente
il parlare senza fretta,
far la faccia intelligente.
Asseconda i suoi capricci
- tu di’ spesso “banalmente” –
e vedrai che lo Spinicci
si accontenta facilmente.
Se gli parli di idealismo
una smorfia sofferente;
un pochino di cinismo
mai non nuoce allo studente.
Se ti dice “descrizione”
sii un pochino problematico:
quella sai è la sua passione,
ma non vuol esser dogmatico.
Quanto poi allo scetticismo
quello è un chiodo fisso, vedi :
ancor più dell’empirismo.
Digli che tu però credi
che il pensier trascendentale
allo scettico risponda,
ma risponda troppo e male,
E vedrai che ti asseconda.
Per la lode ci ho pensato,
certo è stato doloroso,
ma ora che mi son tatuato
in un modo indecoroso
epoché sulla caviglia
e noema sulle gote
l’accidente se lo piglia
se a me non mi dà la lode.
Ma se in fondo non è il trenta
la questione principale,
e se quello che ti tenta
è il problema concettuale,
e se credi che gli esami
non sian trucchi, né capricci
e gli studi tuoi li ami,
molti auguri da Spinicci.
Auguri, ragazzi
Lapo Piccionis
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