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La derivata - Istituto omnicomprensivo Carsoli
La derivata Docente Grazia Cotroni classi V A e V B Un po’ di storia Uno dei problemi classici che portarono al concetto di derivata è quello della determinazione della retta tangente a una curva in un punto. In geometria analitica, quando si deve determinare la tangente ad una conica essa si definisce come quella retta che interseca la conica stessa soltanto nel punto P. Quando però le funzioni sono più complicate, questa definizione non è sempre corretta. Definizione di tangente Per ottenere una definizione valida in generale, occorre richiamare il concetto di limite, pensando al procedimento secondo il quale si può approssimare la tangente mediante rette secanti che le si avvicinano sempre di più. Definizione di retta tangente: La retta tangente ad una curva in un punto P è la posizione limite, se esiste, della secante PQ al tendere (sia da destra sia da sinistra) di Q a P. Un’osservazione importante La retta tangente segue l’andamento della curva vediamolo Significato geometrico Data la funzione y = 𝑓 𝑥 definita in un intervallo 𝑎, 𝑏 e preso 𝑥0 interno all’intervallo si consideri un incremento ℎ tale che 𝑥0 + ℎ appartenga ancora all’intervallo in cui la funzione è definita. Indicheremo con i simboli f e x le seguenti differenze: l’incremento della funzione f = f(x0+h) – f(x0) L’incremento della variabile indipendente x = x0+h – x0 = h P e Q hanno le seguenti coordinate: 𝑃 𝑥0 , 𝑓 𝑥0 Q 𝑥0 + ℎ, 𝑓 𝑥0 + ℎ e grazie alle formule studiate in geometria analitica si può calcolare il coefficiente angolare ∆𝑓 ∆𝑥 = 𝑡𝑔α = 𝑚𝑠𝑒𝑐𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑃 𝑒 𝑄 = 𝑓 𝑥0 +ℎ −𝑓 𝑥0 ℎ 𝑦 −𝑦 (infatti la retta passante per 𝑃1 𝑒 𝑃2 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑖𝑙 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑒𝑓𝑓𝑖𝑐𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑚 = 𝑥2−𝑥1). 2 1 Ora se si guarda l’animazione Si può notare che quando Q coincide con P la retta secante in P e Q diventa la retta tangente in P e infatti quando si considera il limite per ℎ → 0 si ottiene il coefficiente angolare della retta tangente nel punto P. Allora si può concludere che 𝑓 𝑥0 + ℎ − 𝑓 𝑥0 = 𝑓 ′ 𝑥0 = 𝑚𝑡𝑎𝑛𝑔𝑒𝑛𝑡𝑒 (𝑃) ℎ→0 ℎ lim Definizione: funzione derivabile in un punto Una funzione si dice derivabile in un punto x0 se esiste ed è finito il limite del rapporto incrementale della funzione quando l’incremento h della variabile tende a zero, cioè se esiste ed è finito il seguente limite: f(x 0 h) f(x 0 ) h 0 h lim Il risultato del precedente limite lo diremo derivata della f(x) nel punto x0 e lo indicheremo con il simbolo: f(x 0 h) f(x 0 ) f ' (x 0 ) lim h 0 h Se il precedente limite non esiste (cioè il limite destro e sinistro sono diversi), oppure non dà come risultato un numero finito, allora diremo che la funzione f(x) non è derivabile nel punto x0 DERIVATE 3/6 Punti di non derivabilità Punto angoloso: Il limite destro e sinistro del rapporto incrementale sono finiti ma non sono uguali. Punto a tangente verticale: Il limite destro e sinistro è lo stesso ma non è finito Punto di cuspide: Il limite del rapporto incrementale non esiste e non ha un valore finito. Le notazioni La notazione df(x0)/dx è stata introdotta da Leibniz nel 1675 ca. e i simboli df(x0) e dx indicano i rispettivi valori infinitesimi (cioè entità numeriche infinitamente piccole). La condizione di continuità di una funzione è necessaria ma non sufficiente per la derivabilità; ad esempio la funzione a valore assoluto f(x)=|x| è continua ma non derivabile nel punto x0=0 (poiché il limite calcolato per x>0 è diverso da quello calcolato per x<0). La derivata di una funzione in un punto x0 , che indicheremo col simbolo f’(x0), è un numero che misura la variazione della f(x) in un intorno del punto, ovvero la “rapidità” con cui cresce o decresce la f(x) in un intorno di x0 . La derivata risulta quindi essere legata alla pendenza del grafico della funzione in un intorno di x0 : f(x) f ’(x2) = 0 f ’(x1) = 1 . . f ’(x3) = -1 . f ’(x6) = 4 . f ’(x0) = 2 . . f ’(x4) = -2 f ’(x5) = 0 . O x x0 x1 x2 x3 x4 x5 x6 DERIVATE 1/6 In particolare… si può notare che Quando la funzione è decrescente la derivata prima è negativa, quando è crescente la derivata prima è positiva, quando è uguale a zero è un punto stazionario Punti stazionari Per trovare i punti stazionari Cioè i punti di massimo, di minimo o di flesso a tangente orizzontale occorre imporre la derivata prima uguale a zero N.B. si chiamano punti stazionari perché potrebbero essere visti come punti di equilibrio stabile (il minimo) o instabile (massimo o flesso a tangente orizzontale), quindi una pallina posizionata bene in quei punti potrebbe «stazionare», cioè rimanere ferma. APPLICAZIONI DELLA DERIVATA IN GEOMETRIA ANALITICA LA RETTA TANGENTE IN P Ricordando che l’equazione della retta passante per un punto è y – y0 = m (x – x0) allora sostituendo il coefficiente angolare e le coordinate del punto P l’equazione della retta tangente al grafico della funzione nel punto di ascissa x0 è: y – f(x0) = f ’(x0) ( x – x0) APPLICAZIONI DELLA DERIVATA IN FISICA Quasi tutte le grandezze fisiche dipendono da altre grandezze o parametri, quindi il significato fisico della derivata è proprio quello di definire in che modo varia una grandezza fisica rispetto alla sua variabile correlata (ma ciò è vero solo se questa grandezza può essere espressa da una funzione continua e derivabile). Nota: naturalmente una grandezza fisica può dipendere da più variabili; il concetto di derivata si può in effetti estendere a più variabili. La velocità Consideriamo il rapporto Δ s /Δ t tra lo spazio percorso e l'intervallo di tempo impiegato a percorrerlo che, come sappiamo dalla fisica, rappresenta la velocità media del punto mobile nel tempo Δ t. Ma tale rapporto è anche il rapporto incrementale della funzione spazio relativo all'istante generico t e all'incremento Δ t . Facciamo tendere a zero l'incremento Δ t del tempo: sappiamo che, così facendo, la velocità media tende, in generale, a un limite v che rappresenta la velocità istantanea o velocità all'istante t . ∆𝑠 lim =𝑣 ∆𝑡→0 ∆𝑡 Se consideriamo il grafico della equazione oraria nel piano cartesiano 𝑠 𝑡 ,t la velocità del corpo in questione è, in ogni istante, data dal coefficiente angolare della retta tangente all' equazione oraria nell' istante considerato. I punti di massimo e/o di minimo relativo di 𝑠 𝑡 sono punti nei quali il corpo inverte il suo moto e conseguentemente la sua velocità è zero in quanto la tangente alla curva 𝑠 𝑡 è parallela all'asse delle ascisse cioè all'asse dei tempi. L’ACCELERAZIONE Il rapporto incrementale Δt . ∆𝑣 ∆𝑡 rappresenta l'accelerazione media di un punto mobile nel tempo Se ∆𝑡 tende a zero e il limite esiste ed è finito, se cioè la funzione v(t) è derivabile, allora tale limite rappresenta l'accelerazione. Ma, essendo v(t) a sua volta la derivata dello spazio rispettoal tempo, l’accelerazione istantanea sarà sia la derivata della velocità ma anche la derivata seconda dello spazio rispetto al tempo. ∆𝑣 𝑎 𝑡 = lim = 𝑠 ′′ (𝑡) ∆𝑡→0 ∆𝑡 La corrente elettrica Sia q=q(t) la quantità di carica elettrica che nell'intervallo di tempo 0, 𝑡 attraversa la sezione di un conduttore; diamo a t un incremento Δ t e sia q(t +Δ t) la quantità di carica che attraversa la stessa sezione nell'intervallo ghgghhhggk bòà 0, 𝑡 + ∆𝑡 . Sappiamo che il rapporto .tsytra la quantità di elettricità che passa nella sezione del conduttore nell'intervallo di tempo Δ t e Δ t stesso indica l'intensità media della corrente elettrica in quel conduttore relativamente all'intervallo di tempo 𝑡, 𝑡 + ∆𝑡 sappiamo che, se 𝑞 𝑡+∆𝑡 ∆𝑡 ∆𝑡→0 lim esiste ed è finito, esso d il valore dell'intensità della corrente all'istante t. . Inoltre