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Lo sviluppo di un farmaco
................................................................................................................................................................................... Le sperimentazioni cliniche con farmaci nell’Azienda Ospedaliero ‐ Universitaria Careggi dal 1998 al 2007: bias di pubblicazione ................................................................................................................................................................................... sulla base delle tesi di laurea di Adela Xheka e Chiara Lupi Firenze ‐ 2011 Sommario Lo sviluppo di un farmaco .................................................. 1 Dall’individuazione di un target farmacologico alla sperimentazione preclinica ................................................. 1 La sperimentazione clinica.................................................. 6 La diffusione dei risultati della ricerca clinica: i registri informatizzati delle sperimentazioni cliniche.................. 23 Clinicaltrials.gov ................................................................ 32 Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali - Portale della Ricerca Clinica sui Farmaci ...... 38 La “patologia” della ricerca clinica: i bias di pubblicazione delle sperimentazioni cliniche ................. 47 Obiettivi .............................................................................. 55 Materiali e metodi .............................................................. 56 Reperimento dei dati in OsSC........................................... 56 Reperimento dei dati in Clinicaltrials.gov .......................... 58 Risultati............................................................................... 59 Diffusione dei risultati delle sperimentazioni attraverso OsSC ................................................................................ 59 Diffusione dei risultati delle sperimentazioni attraverso Clinicaltrials.gov ................................................................ 65 Discussione........................................................................ 69 Conclusioni ........................................................................ 72 Bibliografia ......................................................................... 75 Lo sviluppo di un farmaco Dall’individuazione di un target farmacologico alla sperimentazione preclinica La parola farmaco deriva dal greco pharmacon che significa principio attivo, quindi rimedio o medicamento, ma anche tossico o veleno. Per farmaco in senso stretto s’intende qualunque sostanza organica o inorganica, naturale o sintetica che, introdotta nell’organismo tramite un’ azione di natura chimica, fisica o chimico-fisica, è in grado di indurre cambiamenti delle funzioni biologiche tali da modificare, in senso positivo o negativo, la funzionalità di cellule e organi La maggioranza dei farmaci, a determinate dosi o concentrazioni, si comporta da medicamento mentre, a dosi più elevate, agisce da tossico. La tossicologia è, infatti, parte integrante dello sviluppo e dello studio dei farmaci che, poiché sostanze estranee all’organismo, possono essere in grado di produrre reazioni avverse e/o tossiche. Si parla dunque di veleno quando una sostanza chimica ha unicamente azione lesiva, ovvero non presenta alcuna dose o concentrazione con la quale si posa ottenere un effetto medicamentoso1. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si deve invece intendere per farmaco “qualsiasi sostanza o 1 prodotto usato o che s’intenda usare per modificare o esplorare sistemi fisiologici o patologici con beneficio di chi lo riceve“. Nell’ambito della Farmacopea ufficiale, sulla base della Dir. 2001/83/CE e dell’art. 1 D.Lgs 219/2006, il termine medicinale viene definito come: 1) ogni sostanza o associazione di sostanze presentata come avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane; 2) ogni sostanza o associazione di sostanze che può essere utilizzata sull'uomo o somministrata all'uomo allo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, esercitando un'azione farmacologica, immunologica o metabolica, ovvero di stabilire una diagnosi medica2. Nella nostra trattazione useremo il termine farmaco nella comune accezione di medicinale. I farmaci possono derivare da una fonte naturale, cioè possono essere direttamente estratti da microrganismi, vegetali o animali, oppure essere il frutto di sintesi chimica o dell’applicazione di tecniche d’ingegneria genetica. Tutti i farmaci esplicano i loro effetti biologici in base alla capacità d’interagire con specifici substrati attraverso i quali modificano meccanismi molecolari responsabili delle varie funzioni cellulari; in tal modo esercitano la loro peculiare attività su processi fisiologici e/o patologici organici. Nella maggioranza dei casi i bersagli dell’azione dei farmaci sono proteine funzionali come recettori, enzimi, proteine di trasporto, canali ionici e dall’interazione farmaco-substrato 2 deriva una cascata di eventi intracellulari che culmina nell’effetto biologico finale. In un numero minore di casi le modalità d’interazione tra farmaco e materia vivente si esplicano diversamente senza interessamento di complessi macromolecolari; ne sono un esempio i composti che si legano a piccole molecole o ioni come gli antiacidi gastrici che neutralizzano l’acido cloridrico, oppure i diuretici osmotici che interagiscono con le molecole di acqua favorendo la diuresi. Alcune categorie di famaci, infine, interagiscono direttamente con il DNA 1,3. Generalmente la nascita di un farmaco muove proprio dall’identificazione di un bersaglio farmacologico nell’ambito di una condizione clinica d’interesse. Una volta pianificato un progetto per la creazione di un nuovo farmaco a partire da una reale necessità terapeutica, la domanda che il team di ricercatori si pone è: per trattare questa specifica condizione patologica su quale target farmacologico focalizziamo la nostra attenzione? Prende così inizio il processo di sviluppo di un farmaco, un lungo percorso a tappe che richiede l’impiego di ingenti risorse umane ed economiche. Si stima che, per arrivare dalle prime fasi del processo di sviluppo al lancio di un farmaco sul mercato, debbano passare circa 1216 anni con un costo minimo complessivo di 500 milioni di euro. Peraltro nonostante siano ben ideati, pianificati e condotti, quattro progetti su cinque non raggiungono il traguardo finale di diventare farmaco per ragioni per lo più farmacocinetiche e tossicologiche. La 3 ricerca biomedica comporta insomma un lavoro perennemente sul filo del rasoio4,5. Tornando all’analisi delle tappe di sviluppo di un medicinale, una volta identificato il bersaglio farmacologico, il primo passo verso la creazione di un farmaco consiste nell’individuare nuovi composti brevettabili capaci di interagire con questo target. Non è questa la sede per dettagliare tale aspetto di pertinenza chimico-farmaceutica, ci limitiamo perciò ad accennare al fatto che la preparazione di molecole attive può avvenire secondo gli approcci più disparati. Tra questi annoveriamo: la modificazione della struttura chimica di molecole note per migliorarne il profilo farmacocinetico o tossicologico oppure per sfruttarne, in previsione di una nuova indicazione terapeutica, gli effetti collaterali; l’associazione di farmaci con attività farmacologica nota per nuovi protocolli terapeutici; lo screening di collezioni molto vaste di principi attivi naturali, di sostanze chimiche precedentemente scoperte e di grandi raccolte (librerie) di peptidi, acidi nucleici ed altre molecole organiche. La scoperta di un farmaco può inoltre essere il frutto di una progettazione razionale sulla base di conoscenze fisiologiche e fisiopatologiche, biochimiche e strutturali ben precise; tra questi metodi razionali citiamo la genomica, la proteomica, la bioinformatica e le biotecnologie4,6. Per accertare la reale efficacia del composto candidato nell’uomo, il ricercatore deve studiare la nuova molecola su organi e sistemi, usando sia prove biologiche su colture di cellule fatte crescere 4 in laboratorio, i cosiddetti modelli in vitro, sia test su animali da laboratorio. Lo studio preclinico richiede da 2 a 3 anni e costituisce circa il 30% dell’investimento economico totale. Le prove sperimentali precliniche devono principalmente mettere in evidenza: gli aspetti farmacodinamici in rapporto qualitativo e quantitativo con l'impiego prescritto nell'uomo, gli aspetti farmacocinetici e i limiti di tossicità del farmaco con segnalazione degli eventuali effetti dannosi o indesiderabili alle condizioni di impiego previste nell'uomo2. Per studiare il potenziale mutageno del farmaco si utilizza il test di Ames, una tecnica in vitro che consiste nel somministrare il farmaco a un ceppo di batteri (Salmonelle) la cui crescita dipende dalla presenza di uno specifico nutriente, l’istidina, presente nel terreno. La perdita di tale dipendenza dopo l’esposizione al farmaco è indice della presenza di mutazioni che rendono il batterio in grado di biosintetizzare l’istidina. Sono invece necessari studi in vivo per determinare, fra gli altri, la tossicità acuta, subacuta e cronica, il potenziale teratogeno e quello cancerogeno del futuro farmaco1,4. Particolarmente importanti sono gli studi tossicologici che devono consentire di definire la dose tossica, la sua relazione con quella terapeutica e l’individuazione del bersaglio (cellula, organo, sistema) degli effetti tossici; di questi ultimi è fondamentale stabilire se sono o no reversibili1. Negli ultimi 40 anni le normative internazionali hanno reso obbligatorio un incremento delle indagini farmacologiche precliniche al fine di ridurre il rischio che le molecole, candidate a divenire nuovi 5 farmaci, abbiano effetti tossici sull’uomo1. L’introduzione di un farmaco in terapia deve, infatti, in primo luogo soddisfare il principio inderogabile del “primum non nocere”. Gli studi preclinici devono essere condotti in accordo con la regolamentazione internazionale e in osservanza di un codice formale rappresentato dalle Good Laboratory Practices (GLP) che regolamenta, nell’ambito dell’attività di laboratorio, gli aspetti inerenti le procedure di conservazione delle registrazioni, dell’analisi dei dati, della calibrazione degli strumenti, dell’addestramento del personale al fine di eliminare il più possibile l’errore umano e di assicurare la massima affidabilità dei dati sottoposti alle attività regolatorie. Durante la fase di sviluppo preclinico, circa la metà dei composti in studio non riesce a superare i test necessari; per i restanti viene preparato un dossier dettagliato contenente tutti i dati, il quale viene sottoposto all’attenzione delle autorità delle attività regolatorie come l’Istituto Superiore di Sanità e la Commissione Unica del Farmaco in Italia e la Federal Drug Administration, organismo federale di controllo, negli USA, il cui permesso è necessario per poter procedere con gli studi sull’uomo3. La sperimentazione clinica Una volta disponibili il profilo farmacologico e i risultati dei primi studi tossicologici, se questi soddisfano le condizioni preliminari di efficacia e 6 sicurezza, si richiede alle autorità sanitarie di poter dare inizio agli studi clinici. In Europa, la documentazione viene inviata, per essere esaminata, ai Ministeri della Salute dei singoli paesi dove è in vigore una normativa in materia1. Come già accennato, una sperimentazione clinica con farmaco si prefigge lo scopo di valutare l’efficacia e la tollerabilità di un trattamento farmacologico nell’uomo. L’obiettivo ultimo dello sviluppo clinico è cioè quello di arrivare a definire un ambito di dose e una posologia entro i quali il farmaco dimostri sia capacità di conseguire l’obiettivo terapeutico desiderato, sia capacità di non provocare effetti indesiderati alle dosi efficaci in terapia, così da rendere accettabile il suo rapporto beneficio-rischio1,7. Lo sviluppo clinico di un farmaco viene abitualmente suddiviso in quattro fasi che identificano i momenti chiave dell’iter di studio. Le fasi I, II, III vanno dalla prima somministrazione all’uomo fino all’immissione in commercio del prodotto, mentre la fase IV comprende in senso lato tutti gli studi eseguiti dopo la commercializzazione del nuovo farmaco. A causa della crescente complessità dello sviluppo clinico e in conseguenza della progressiva internazionalizzazione del processo di sperimentazione, non è sempre semplice far rientrare in uno schema un processo lungo e articolato come quello della ricerca clinica su un nuovo farmaco. A tal proposito un esempio evidente riguarda la fase IV o post-registrativa. La maggioranza dei trials clinici ha un progetto di sviluppo multinazionale e questo determina di frequente una 7 situazione paradossale per cui un prodotto viene autorizzato o è già in commercio in uno o più Paesi, mentre in altri si trova ancora in fase di sperimentazione pre-registrativa (fasi I, II o III)7. Le diverse fasi di ricerca definiscono in via di massima in modo generale l’andamento temporale dello sviluppo di un nuovo farmaco; infatti, spesso accade che in fasi avanzate si eseguano studi, che per caratteristiche, contenuti e obbiettivi, sono tipici di fasi anteriori. Per citare uno dei casi più comuni, un prodotto può trovarsi già in fase III, mentre ancora devono essere condotte alcune analisi proprie della fase I, per definire, ad esempio, il comportamento farmacocinetico in categorie particolari di pazienti o stabilire le caratteristiche di biodisponibilità di una nuova formulazione. Pertanto bisogna osservare tale suddivisione senza eccessiva rigidità e considerare che essa, introdotta negli USA dalla Food and Drug Administration al fine di stabilire punti di riferimento comuni con le case farmaceutiche, si è dimostrata schema molto usato e valido, perché da un lato facilita la comprensione dello stadio di sviluppo di un farmaco e dall’altro per l’industria rappresenta efficiente strumento di pianificazione e di valutazione della tempistica di allocazione delle risorse7. La fase I, della durata complessiva di circa 1-2 anni, rappresenta l'inizio della sperimentazione clinica, e non mira a una connotazione terapeutica, ma solo conoscitiva. Viene definita fase di farmacologia clinica e si pone l’obiettivo di acquisire una serie di conoscenze che, oltre a caratterizzare il farmaco, consentono anche di stabilire analogie 8 e differenze con i dati rilevati negli studi preclinici sull’animale, fornendo importanti elementi di predittività sull’attività terapeutica e sulla posologia da impiegare nell’uomo. Il farmaco è generalmente somministrato a un campione di 100-200 volontari sani non anziani; per alcune classi di farmaci si rende invece necessario sin dall’inizio l’impiego di soggetti affetti da malattia (un esempio tipico sono gli antineoplastici testati direttamente in pazienti affetti da eteroplasia). La fase I ha lo scopo primario di stabilire il profilo di tollerabilità del farmaco. Attraverso la somministrazione di una dose iniziale sicura, piccola ma comunque non troppo lontana dall’intervallo terapeutico ipotizzato, e via via di dosi superiori a scalare, si cerca d’identificare la dose più alta in grado di non provocare nei soggetti trattati reazioni avverse significative, ovvero la Massima Dose Tollerata (MTD). Non sempre è però possibile raggiungere tale obiettivo perché a volte gli effetti indesiderati possono essere insopportabili o addirittura rischiosi per i volontari. In ogni caso a partire dai dati preliminari relativi alle concentrazioni plasmatiche ricavati durante gli studi di tollerabilità, sempre durante la fase I, vengono impostati gli studi per definire il profilo farmacocinetico del farmaco. Infine si procede alla valutazione farmacodinamica del farmaco. Nonostante lo studio venga effettuato su soggetti sani, è infatti possibile analizzare effetti farmacologici specifici provocati dalla sostanza in esame ai quali è attribuibile l’effetto terapeutico; è possibile in questo modo prevedere l’attività del farmaco, il range approssimato delle dosi attive e il rapporto di potenza in 9 relazione allo standard di riferimento della medesima classe terapeutica1,3,5,7. Una volta acquisite le informazioni degli studi di fase I, si procede agli studi di fase II, suddivisi in II A e II B, in cui la sostanza viene per la prima volta testata in volontari affetti dalla patologia per cui il farmaco viene proposto. Nella fase II A, anche definita terapeutico-esplorativa, sono effettuati i primi studi terapeutici orientativi non comparativi, in aperto su un campione di 200-400 pazienti. Sono mirati a una conferma dell’efficacia terapeutica della molecola con identificazione dell’ambito di dosi efficaci e consentono di stimare, anche se ancora in modo approssimativo, l’entità dell’effetto. Sempre a questo livello del processo di ricerca, se già non impostate in fase I, prendono avvio le analisi volte a chiarire le caratteristiche farmacocinetiche anche relativamente alle popolazioni speciali, ovvero anziani, pazienti con insufficienza renale od epatica, nelle quali il processo farmacocinetico potrebbe essere alterato. I dati emersi dalla fase II A sono alla base degli studi di fase II B, i primi studi controllati ovvero comparativi versus placebo e/o una molecola sicuramente attiva. A questo livello del trial il campione in esame si amplia fino a 400-600 pazienti al fine di avere indicazioni più precise, in condizioni sperimentali corrette, delle dosi terapeutiche e della posologia ottimale di tollerabilità del prodotto1,3,5,7. Superata anche la fase II, la sperimentazione continua con la fase III. Gli studi della fase III, anche definita terapeutico-confirmatoria, sono per la maggior parte di tipo randomizzato in doppio cieco e il 10 farmaco sperimentale è valutato in confronto alla terapia standard di riferimento per la patologia in esame. Rispetto alla fase precedente si nota un cambiamento significativo non della qualità degli studi, ma della quantità dei soggetti coinvolti. Il campione considerato diventa dell’ordine di varie migliaia di pazienti, in genere 2000-4000, al fine di definire in maniera approfondita e conclusiva non solo l’efficacia e la tollerabilità ma anche le principali interazioni farmacodinamiche e farmacocinetiche, le indicazioni e le controindicazioni del futuro farmaco in condizioni quanto più possibile vicine a quelle di un impiego su larga scala. I risultati degli studi di fase III consentono in ultima analisi la definizione del profilo clinico complessivo del prodotto, che rappresenta la conditio sine qua non per il completamento del dossier registrativo del farmaco da depositare presso le autorità regolatorie preposte in allegato alla domanda per l’ottenimento dell’Autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). Entrando nel merito, parleremo di studi di fase III A, per quelli che precedono la presentazione alle Autorità Sanitarie della documentazione necessaria per l’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC), e di studi di fase III B per quelli eseguiti tra la presentazione della documentazione e l’ottenimento dell’ AIC1,7. I dossier dei candidati farmaci vengono valutati dalla Food and Drug Administration negli Stati Uniti e dalla European Medicines Agency (EMA/EMEA) nell’Unione Europea. L'Agenzia europea per i medicinali istituita dal regolamento (CE) n. 726/2004 del Parlamento europeo e del 11 Consiglio, del 31 marzo 2004, svolge la funzione di istituire procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario. In Italia però l’autorizzazione all’immissione al commercio deve necessariamente passare anche attraverso il parere favorevole dell’autorità regolatoria nazionale, rappresentata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Nello specifico, secondo quanto stabilito dell’art. 8 D.Lgs 219/2006, il richiedente deve presentare all’ Agenzia Italiana Farmaco (AIFA) una domanda corredata di “allegato tecnico” che contiene numerose informazioni. Tra le più importanti citiamo: la denominazione del medicinale; la composizione qualitativa e quantitativa del medicinale riferita a tutti i componenti riportati; la valutazione dei rischi che il medicinale può comportare per l'ambiente e le misure specifiche per limitarli; la descrizione del metodo di fabbricazione; le indicazioni terapeutiche; le controindicazioni e le reazioni avverse; la posologia; la forma farmaceutica; la via di somministrazione; i risultati delle prove farmaceutiche (chimico-fisiche, biologiche o microbiologiche), delle prove precliniche (tossicologiche e farmacologiche) e della sperimentazione clinica con descrizione dettagliata del sistema di farmacovigilanza e, eventualmente, del sistema di gestione dei rischi che sarà realizzato dal richiedente7. Per l’ottenimento dell’autorizzazione da parte all’immissione in della sostanza commercio, sperimentata corredata della specifica indicazione terapeutica, sono trascorsi in genere 12 anni dal momento della prima sintesi di quella stessa molecola in laboratorio ed 12 il lungo processo di analisi sperimentale a carico del farmaco non si è ancora concluso. Benché infatti la fase III porti alla raccolta di casistiche numerose e certamente sufficienti alla rilevazione dei più frequenti eventi avversi correlati all’attività farmacologica del prodotto (effetti tipo A), questo numero non è sufficiente ad evidenziare eventi a bassa frequenza. Inoltre la popolazione di pazienti trattati nei trials preregistrativi è composta da soggetti molto selezionati e seguiti in ambienti specialistici; in tali situazioni si possono perciò verificare eventi avversi anche gravi, ma rari e non legati strettamente all’attività farmacologica della molecola bensì dipendenti da condizioni di reattività individuale (effetti tipo B). Risulta quindi chiara l’assoluta necessità di studi di fase IV o post-registrativi che possono arrivare a coinvolgere anche decine di migliaia di soggetti e durare molti anni al fine di caratterizzare in maniera, questa volta davvero definitiva, la validità del nuovo medicinale sul piano terapeutico. Essi possono avere i requisiti di studi controllati contro farmaci in commercio alle dosi e nelle indicazioni approvate e quindi essere del tutto identici per finalità e metodologia a quelli di fase III. Nell’ambito degli studi di fase IV possono rientrare però anche studi controllati e non, in nuove indicazioni o con posologie diverse da quelli autorizzati e studi di tipo osservazionale finalizzati a raccogliere più approfondita evidenza sulla tollerabilità del farmaco (studi di farmacovigilanza)1,3,5,7. 13 La conduzione di ogni trial clinico si configura in una duplice complessità che da una parte impone di portare avanti uno studio quanto più scientificamente rigoroso, dall’altra richiede una notevole capacità di gestione del coinvolgimento diretto di soggetti umani che scelgono volontariamente di prendere parte ad una sperimentazione. La riflessione sull’etica della ricerca scientifica da sempre pone al centro del dibattito il conflitto tra il rapido avanzamento del progresso scientifico e la tutela dei singoli individui. Il documento eticodeontologico di riferimento per la ricerca biomedica è costituito dalla Dichiarazione di Helsinki, promulgata nel 1964 dalla World Medical Association e periodicamente aggiornata fino all’ultima revisione di Seul nel 2008. Essa trae origine dalla consapevolezza, tragicamente emersa durante il processo di Norimberga contro i medici nazisti, che in qualsiasi studio clinico può esistere una contrapposizione tra etica del beneficio collettivo ed etica sperimentazione clinica deve individuale del beneficio individuale. Ogni raggiungere un equilibrio tra etica e collettiva, in modo da rispettare i diritti del singolo paziente nel conseguimento e nella salvaguardia della validità scientifica che la ricerca si propone di portare avanti. In tal senso la dichiarazione di Helsinki si rivolge direttamente ai medici coinvolti nelle sperimentazioni stabilendo due principi fondamentali, successivamente ribaditi nella Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina, formulata dal Consiglio d’Europa ad Oviedo nel 1997. Da un lato si sottolinea che “ il progresso della medicina si fonda sulla ricerca, che in 14 ultima analisi deve basarsi parzialmente sulla sperimentazione su soggetti umani“, dall’altro si afferma chiaramente che “nella ricerca clinica su esseri umani, l’interesse e il benessere del singolo soggetto debbono prevalere sugli interessi della scienza e della società”. Il medico sperimentatore deve quindi assicurarsi che ogni singolo soggetto, volontariamente arruolato nel trial clinico, non patisca alcuna sofferenza; qualora i rischi in tal senso si dimostrino superiori ai potenziali benefici, lo studio deve necessariamente essere interrotto. I principi generali sanciti dalla Dichiarazione di Helsinki hanno rappresentato il cardine concettuale per la realizzazione, nell’ambito della ricerca biomedica, di linee guida di condotta operativa scientifica ed etica, ovvero delle Good Clinical Practice (GCP) o Norme di Buona Pratica Clinica. La Buona Pratica Clinica è “uno standard internazionale di etica e di qualità scientifica per progettare, condurre, registrare e relazionare gli studi clinici che coinvolgano esseri umani”. Questi standard, che i governi dei singoli paesi possono implementare nelle legislazioni locali riguardanti gli studi clinici sullo uomo, sono stati definiti dalla ‘Conferenza internazionale per l'armonizzare dei requisiti tecnici per la registrazione dei farmaci ad uso umano’ (ICH), organismo in cui collaborano le autorità regolatorie e le industrie farmaceutiche di Europa, Stati Uniti d’America e Giappone per discutere aspetti scientifici e tecnici della registrazione dei prodotti farmaceutici. In analogia alle norme di Buona Pratica di Laboratorio e di Buona Pratica di Fabbricazione, le ICH-GCP mirano a stabilire delle procedure per 15 l’organizzazione, esecuzione e documentazione degli studi clinici con farmaco e per la loro verifica, fissando anche le responsabilità delle parti coinvolte, al fine di raggiungere l’attendibilità, in termini di qualità e integrità, dei risultati e la protezione dei soggetti coinvolti, nel rispetto del principio di confidenzialità delle informazioni mediche raccolte su di essi. Esse rappresentano inoltre una normativa comune atta a facilitare la mutua accettazione dei dati clinici da parte delle autorità regolatorie delle aree geografiche dove ha luogo la maggior parte delle sperimentazioni cliniche con farmaco (Unione Europea, Stati Uniti d’America e Giappone )1,7. In Italia le GCP sono state per la prima volta recepite dalla legislazione nazionale con il Decreto Ministeriale del 15 luglio 1997 (Recepimento delle linee guida dell'Unione europea di buona pratica clinica per l’esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali), mentre altre direttive comunitarie in materia sono state recepite con i Dlgs 211/2003 (Attuazione della direttiva 2001/20/CE relativa all'applicazione della buona pratica clinica nell'esecuzione delle sperimentazioni cliniche di medicinali per uso clinico) e 200/2007 (Attuazione della direttiva 2005/28/CE recante principi e linee guida dettagliate per la buona pratica clinica relativa ai medicinali in fase di sperimentazione a uso umano, nonché requisiti per l'autorizzazione alla fabbricazione o importazione di tali medicinali). Il decreto 21 Dicembre 2007 è stato lievemente modificato con la Determinazione AIFA 7 Marzo 2011 (Modifica delle appendici 5 e 6 al decreto del Ministro della 16 salute 21 Dicembre 2007 concernente i modelli e le documentazioni necessarie per inoltrare la richiesta di autorizzazione, all’Autorità Competente, per la comunicazione di emendamenti sostanziali e la dichiarazione di conclusione della sperimentazione clinica e per la richiesta di parere al Comitato Etico). Come già accennato, le GCP entrano nel merito delle modalità di esecuzione degli studi clinici definendo il ruolo e le responsabilità di tutti i numerosi attori coinvolti nella sperimentazione clinica. Gli studi sull’uomo richiedono l’approvazione di un protocollo che viene sottoposto all’organo governativo di competenza, al quale devono essere forniti tutti i dati preclinici raccolti nonché una dettagliata proposta degli studi clinici da intraprendere. Il percorso della sperimentazione clinica inizia con protocollo sperimentale accurato che deve contenere le seguenti voci: informazioni generali, giustificazione e finalità, considerazioni etiche, disegno generale dello studio, selezione dei soggetti, trattamenti, valutazione dell’efficacia e della tollerabilità, eventi avversi, valutazione finale, statistica e bibliografia. Le GCP prevedono l’istituzione di organismi indipendenti, i Comitati Etici, che approvino le sperimentazioni cliniche in base alla scientificità ed eticità del protocollo dello studio e monitorino le sperimentazioni approvate fino alla loro conclusione. Nella direttiva 2001/20/CE del Parlamento Europeo, il Comitato Etico viene definito come un organismo indipendente, composto di personale sanitario e non, incaricato di garantire la tutela dei diritti, della sicurezza e del 17 benessere dei soggetti della sperimentazione e di fornire pubblica garanzia di questa tutela, emettendo, ad esempio, pareri sul protocollo di sperimentazione, sull’idoneità dello o degli sperimentatori, sulle strutture e sui metodi e documenti da impiegare per informare i soggetti della sperimentazione prima di ottenere il consenso informato. Una sperimentazione clinica prende avvio solo se il Comitato Etico, competente per il centro clinico in cui la sperimentazione avrà luogo, avrà espresso, in accordo con le Autorità Competenti, un parere favorevole. In accordo alla normativa nazionale vigente, in caso di sperimentazioni multicentriche, un centro clinico sul territorio nazionale è individuato come centro coordinatore e tutti gli altri saranno definiti centri satelliti. In caso di Parere Unico non favorevole emesso dal Comitato etico, il promotore, qualora voglia reiterare il tentativo di approvazione, può modificare gli elementi della sperimentazione sui quali si basa il parere negativo del Comitato Etico per poi ripresentare allo stesso, e non ad altri, i documenti della sperimentazione rivisitati e modificati. Il Comitato Etico esamina il protocollo della sperimentazione sotto il profilo del razionale scientifico e della fattibilità del progetto, esprimendo un giudizio di carattere tecnico-scientifico. Peraltro ci preme qui sottolineare come il fatto che questo organo presenti al suo interno competenze disciplinari diversificate, che abbracciano non solo la medicina, la farmacologia, la farmacia ma anche la psicologia, la giurisprudenza, la filosofia, la teologia, determini un pluralismo culturale che si fa esso stesso garante di un approccio corretto alla valutazione 18 del protocollo. Le GCP affidano allo Sperimentatore, ovvero alla persona responsabile della conduzione dello studio clinico presso un centro di sperimentazione, il compito chiave di gestire tutti gli aspetti dello studio concernenti il trattamento dei pazienti. In tal senso allo Sperimentatore spetta innanzitutto il compito di sottoporre al paziente il modulo del consenso informato. In esso lo Sperimentatore chiede al soggetto di prendere parte allo studio accettando, in un documento datato e firmato, di condividere il nobile fine della ricerca di una cura migliore per coloro che non dispongono di una terapia adeguata, identificandosi con gli obiettivi umanitari perseguiti e compiendo un gesto di solidarietà. Il paziente ha peraltro il diritto di ritirarsi in qualsiasi momento dal progetto di ricerca, senza dare spiegazioni; in circostanze del genere lo Sperimentatore deve compiere ogni ragionevole sforzo per accertare i motivi che hanno indotto il soggetto a lasciare lo studio. Lo Sperimentatore deve inoltre assicurare assistenza medica ai pazienti durante e dopo lo studio in caso di eventi avversi o di modificazione dei valori di laboratorio7. Una volta ottenuto il consenso informato, lo Sperimentatore gestisce la conservazione e l’impiego del prodotto in stretta osservanza del protocollo terapeutico con obbligo alla segnalazione di eventi e reazioni avverse. Sulla Scheda di Raccolta Dati (Case Report Form, CRF) devono essere riportati tutti i dati relativi al trial; i dati ed i documenti relativi devono essere archiviati in un luogo sicuro in modo 19 da essere rintracciabili in caso di audits o ispezioni anche dopo la conclusione della ricerca. Lo Sperimentatore si trova inoltre in una stretta relazione con il Comitato Etico da una parte e lo Sponsor dall’altra. Come già accennato, al Comitato Etico deve sottoporre la documentazione per l’autorizzazione allo studio e deve via via rispondere dello stato di avanzamento della ricerca, condividendo con esso tutte le nuove informazioni che potrebbero modificare il rapporto rischio-beneficio del farmaco. Allo Sponsor deve dimostrare di disporre delle competenze, delle strutture e delle risorse necessarie allo studio e deve dare conto, nel corso della ricerca, dell’esecuzione di tutte le procedure previste nei tempi e nei modi predefiniti (ad esempio osservanza di randomizzazione e cecità se previste dal protocollo)7. Lo Sponsor è un individuo, una società, una istituzione, oppure un’organizzazione che, sotto la propria responsabilità, dà inizio, gestisce e/o finanzia uno studio clinico. Allo Sponsor, in genere rappresentato dall’azienda produttrice del farmaco, spettano obblighi e responsabilità specifiche che possono essere in parte demandati ad una Organizzazione di Ricerca a Contratto (CRO); lo Sponsor rimane comunque sempre il responsabile finale della qualità ed integrità dei dati. Lo Sponsor pianifica uno studio clinico e sceglie direttamente gli sperimentatori con le qualifiche professionali, l’esperienza e le risorse adeguate alla conduzione dello studio. Ad esso spetta fornire lo Sperimentatore di tutte le informazioni precliniche e cliniche disponibili sul prodotto in studio riassunte nella Investigator Brochure; esso si deve 20 anche assicurare che tutti i prodotti in studio siano preparati e conservati secondo le GMP. Sponsor e Sperimentatore lavorano quindi insieme all’elaborazione di un protocollo terapeutico da sottoporre, con una richiesta di autorizzazione alla sperimentazione, all’attenzione delle Autorità Competenti, ovvero: al direttore generale o al responsabile legale delle strutture sanitarie pubbliche, o delle strutture equiparate a quelle pubbliche, ove si svolga la sperimentazione; all’ AIFA nel caso in cui la sperimentazione sia su farmaci per la terapia genica, cellulare somatica, cellulare xeno genica e per tutti i medicinali contenenti organismi geneticamente modificati; all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) nei casi di farmaci di nuova istituzione. Allo Sponsor è affidata la nomina del responsabile delle attività di monitoraggio il quale, dopo ogni visita, produce un rapporto scritto da sottoporre allo Sponsor7. Il Monitor deve possedere qualifiche ed esperienza documentate che lo mettano in condizione di seguire con cognizione di causa lo studio, sia sotto il profilo scientifico, sia sotto quello procedurale. In conformità alle Procedure Operative Standard (SOP) verifica la qualità dei dati in termini di completezza, confrontando quelli sulla CRF rispetto a quelli sulle cartelle cliniche, il rispetto del protocollo e della salvaguardia etica dei pazienti (consenso informato, confidenzialità), la corretta gestione e la contabilità del materiale sperimentale. Esso ha anche l’importante funzione di assistere lo Sperimentatore in ogni attività della ricerca, coadiuvandolo soprattutto nell’adempimento degli aspetti formali e nell’elaborazione del rapporto finale dello studio. In tal 21 senso il Monitor si configura come la figura chiave di mediazione tra Sponsor e Sperimentatore7. Tirando le fila di questa lunga introduzione, lo sviluppo di un farmaco, dal momento in cui viene elaborata la molecola candidata fino a quello dell’immissione di quest’ultima in commercio, è un procedimento lungo e ricco di insidie che richiede un notevole investimento in termini economici ed umani. Il fine ultimo di ogni sperimentazione scientifica, e a maggior ragione di una sperimentazione con farmaco, è quello di avere una ripercussione sulla salute delle persone e, affinché ciò avvenga, è necessario che i risultati delle sperimentazioni siano prodotti nella maniera più esaustiva e trasparente possibile. 22 La diffusione dei risultati della ricerca clinica: i registri informatizzati delle sperimentazioni cliniche La complessità dei processi che riguardano l’approvazione, l’esecuzione ed il monitoraggio delle sperimentazioni cliniche rende necessario un serrato controllo “quoad vitam” di ogni studio clinico. La miglior sorveglianza possibile sull’iter di una sperimentazione, al fine di evidenziarne le eventuali criticità, si fonda sulla possibilità di raccogliere in un unico database tutte le informazioni riguardanti il ciclo vitale di un trial, a partire dalla data di emissione del Parere Unico positivo per passare al reclutamento dei pazienti fino alla sua conclusione ed in ultimo alla sua pubblicazione. La registrazione delle sperimentazioni cliniche prima del loro inizio in archivi elettronici pubblicamente consultabili non si configura solo come un mezzo di controllo e accertamento puntuale del protocollo di ricerca. E’ innanzitutto una prassi per diffondere a livello internazionale informazioni sulla ricerca biomedica in corso in un Paese o in una certa area geografica al fine di evitare la duplicazione degli studi clinici e prevenire il finanziamento di ricerche simili a quelle in atto o concluse da una parte, allo stesso tempo favorire il reclutamento dei pazienti nelle sperimentazioni in corso, promuovere la comunicazione 23 tra ricercatori e coordinare eventuali collaborazioni. Inoltre ogni registro contenente tutti dati di un ciclo sperimentale dovrebbe rappresentare un vero e proprio mezzo per veicolare in maniera trasparente e capillare i risultati dei trials clinici in essa catalogati. Se tutti gli studi clinici venissero registrati sistematicamente in un pubblico archivio elettronico sì da conoscerne esattamente la data inizio e quella di conclusione, sarebbe peraltro possibile presumere un tempo ragionevole entro cui attendersi la pubblicazione dei risultati. Precisando che in questa trattazione focalizzeremo la nostra attenzione sul ruolo dei registri come veicolo di diffusione dei risultati della ricerca clinica con farmaco, ci preme innanzi tutto sottolineare che solo se pubblicati, i risultati dei trials clinici diventano utili per prendere decisioni in campo clinico. La Evidence-Based Medicine (EBM) o medicina basata sull’evidenza è un movimento culturale che si è diffuso a livello internazionale a metà degli anni novanta. Si è affermata in un momento di crisi dei modelli tradizionali della medicina ed in un contesto in cui la crescita esponenziale (per quantità e complessità) dell’informazione biomedica e lo sviluppo delle tecnologie informatiche, culminato nell’esplosione di Internet, hanno reso sempre più complicato l'aggiornamento professionale per il singolo medico. Nel 1996 David Sackett, direttore della Trout Research and Conference Centre Ontario in Canada, ha definito l’EBM “come un approccio alla pratica clinica 24 dove le decisioni cliniche risultano dall'integrazione tra l'esperienza del medico e l'utilizzo coscienzioso, esplicito e giudizioso delle migliori evidenze scientifiche disponibili, mediate dalle preferenze del paziente". Il padre spirituale dell’EBM ha inoltre precisato che "le evidenze riguardano l'accuratezza e la precisione dei test diagnostici (inclusi la storia e l'esame fisico), il potere degli indicatori prognostici, l'efficacia e sicurezza dei trattamenti preventivi, terapeutici e riabilitativi"8. La EBM consiste pertanto in un processo di apprendimento e formazione continui, durante il quale l'assistenza al singolo paziente stimola nel medico la ricerca d’informazioni valide, rilevanti ed aggiornate che gli permettano di colmare gli eventuali gap di conoscenza. Nel volume Clinical epidemiology- a basic science for clinical medicine, Sackett e i suoi collaboratori specificano ancora che, prima di prescrivere un farmaco a un paziente, il medico dovrebbe identificare quali siano l’obiettivo intermedio e quello ultimo del trattamento e scegliere quindi la terapia più appropriata, utilizzando sistematicamente tutte le evidenze scientifiche disponibili, integrate sia con la propria esperienza clinica, sia con la valutazione del contesto clinicoassistenziale, comprese le preoccupazioni, preferenze e aspettative del paziente9. Nell’ambito dell’EBM, quindi, la completezza della pubblicazione dei risultati delle sperimentazioni cliniche, ovvero la disponibilità di tutte le evidenze realmente disponibili in merito ad un certo intervento 25 sanitario, è la “conditio sine qua non” perché le scelte cliniche, che da esse dipendono, siano le più corrette possibili. L’approccio alla pratica clinica secondo i dettami della EBM è risultato, infatti, ad oggi il migliore possibile: la “ricerca di esito” basata sulla popolazione ha documentato ripetutamente come i pazienti che ricevono trattamenti evidence-based presentino esiti clinici migliori rispetto agli altri 8,9,10. Se però la pubblicazione degli studi clinici è prerogativa inderogabile di una ricerca scientifica che mantenga alta l’attenzione e la tensione verso la salute pubblica, essa è un atto assolutamente dovuto nei confronti dei soggetti direttamente coinvolti nelle sperimentazioni cliniche. Un ricercatore che non adempie il compito di rendere pubblici i risultati dei suoi studi, siano essi positivi o negativi, contravviene, infatti, in primo luogo al “contratto” stipulato con gli individui che si sono arruolati nella ricerca clinica con la convinzione di contribuire, attraverso un gesto di disponibilità solidale, alla messa a punto di mezzi terapeutici più efficaci7. La necessità di registrare le sperimentazioni cliniche è in realtà oggetto del dibattito scientifico mondiale già da alcuni anni. Nella disputa i principali contendenti sono da sempre da una parte la comunità scientifica e le riviste mediche internazionali e dall’altra le case farmaceutiche, colpevoli, a detta dei primi, di non essere sufficientemente trasparenti nella comunicazione dei protocolli di studio e dei risultati delle sperimentazioni cliniche da loro condotte. 26 Nell’anno 2000 in seguito ad un’ordinanza del Ministero della Sanità l’Italia è divenuta il primo, e ad oggi ancora l’unico, paese europeo a dotarsi di un centro collettore centralizzato, informatizzato di tutte le informazioni riguardanti le sperimentazioni cliniche con farmaco: l’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali (OsSC)11. Nello stesso anno in ambito internazionale il primo passo verso la realizzazione di un registro delle sperimentazioni cliniche è avvenuto negli Stati Uniti per iniziativa del National Institutes of Health (NIH) a seguito di un atto riformatorio (Modernization Act) del pacchetto legge della Food and Drug Administration (FDA) avvenuto nel Novembre del 1997. La NIH attraverso il suo National Library of Medicine (NLM) e con la partecipazione della stessa FDA e di altri organi competenti, ha sviluppato la Clinical Trials Data Bank, un archivio centralizzato contenente l’informazione corrente sui trials clinici aperto ai ricercatori, a tutti i soggetti impiegati a vario titolo nell’assistenza sanitaria e anche alla pubblica utenza. Questa banca dati di sperimentazioni cliniche, resa accessibile al pubblico on line il 29 Febbraio 2000, non era che la primissima versione del portale Clinicaltrials.gov. Giacché la registrazione degli studi clinici era in buona parte volontaria, la composizione di quest’ archivio informatico era però parziale, contenendo solo una piccola parte delle sperimentazioni cliniche realmente effettuate, principalmente quelle direttamente sponsorizzate dal NIH12,13. 27 Il tema in primo piano nella comunità scientifica internazionale è divenuto, gioco forza, l’obbligatorietà all’inserimento in pubblici archivi delle sperimentazioni cliniche prima che inizino. Il dibattito su tale tema si è infiammato nel Settembre 2004 in seguito a un editoriale pubblicato simultaneamente su tutte le undici riviste mediche affiliate all’International Committee of Medical Journal Editors (ICMJE). Nel suddetto articolo i membri dell’ICMJE proponevano una registrazione completa dei trials clinici come soluzione al problema della diffusione selettiva dei risultati e annunciavano che sarebbero direttamente scesi in campo per promuovere questa politica, avvertendo che si sarebbero rifiutati di pubblicare i risultati delle sperimentazioni che non fossero state preventivamente registrate in un database pubblico. Essi chiedevano inoltre che l’archivio fosse consultabile on line e gestito da un’associazione senza fini di lucro che si facesse garante della validità dei dati registrati14,15. Per sperimentazione clinica ICMJE intendeva ogni progetto di ricerca che assegnasse prospettivamente soggetti umani a gruppi d’intervento o di confronto per studiare la relazione causa- effetto tra un intervento medico e un risultato sulla salute. Non rientravano pertanto in questa definizione studi con altre finalità, come gli studi di farmacocinetica o di tossicologia (ad esempio gli studi di fase I). Il proposito dell’editoriale è stato applicato a ogni trial che ha arruolato i suoi pazienti dopo il 1° Luglio 2005, mentre gli studi clinici iniziati prima di tale data sono stati considerati da ICMJE per una eventuale loro 28 pubblicazione solo se inseriti in un registro pubblico entro il 13 Settembre 2005. Al fine di rendere i registri esistenti più omogenei e completi, lo stesso gruppo ha inoltre proposto nel Maggio 2005 un gruppo minimo standardizzato di venti informazioni fondamentali da raccogliere per ciascuna sperimentazione clinica14,16: • numero unico identificativo dello studio • data di registrazione del trial • ID secondario assegnato dallo sponsor o da altre parti interessate • fonte/i di finanziamento • sponsor primario • sponsor secondario • responsabile al contatto con il pubblico • sperimentatore principale • breve titolo dello studio scelto dal gruppo di ricerca • titolo scientifico ufficiale dello studio • documento di approvazione da parte del CE • condizione clinica in studio • intervento/i clinici: descrizione di tipo e durata • criteri di inclusione e di esclusione dei pazienti • tipo di studio • data stimata di primo arruolamento • dimensione della popolazione in studio • stato di reclutamento • risultato primario che lo studio si pone di valutare 29 • risultati secondari che lo studio si pone di valutare Sottolineiamo come ad oggi, nonostante la richiesta espressa già nel 2007 nei confronti dei ricercatori dalla Food and Drug Administration in un Amendaments Act (FDAAA) ad un impegno costante nella registrazione dei risultati, la ICMJE non richieda espressamente nella metodologia di archiviazione la registrazione dei risultati sperimentali14. Le direttive proposte nel 2005, appoggiate immediatamente anche dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sono state recepite fin da subito dai principali registri internazionali canditati a ricoprire il ruolo di archivio globale delle sperimentazioni cliniche. Tra questi citiamo ClinicalTrials.gov e soprattutto l’International Standard Randomised Register of Clinical Trials Number (ISRCTN), a cui va il merito di aver per primo proposto la necessità di un registro pubblico nel quale le sperimentazioni cliniche fossero univocamente identificate e obbligatoriamente registrate. Il registro ISRCTN è un semplice sistema numerico per l’identificazione dei trials randomizzati controllati su scala mondiale. Ogni sperimentazione clinica, previa attribuzione di un numero identificativo ISRCTN di otto cifre, è monitorata durante l’intero corso, dal protocollo iniziale alla pubblicazione dei risultati. I dati presenti non sono mai cancellati dal registro, salvo nei casi di duplicazione, in modo che le informazioni sulle sperimentazioni registrate in ISRCTN risultino sempre disponibili, anche a distanza di anni dalla conclusione degli studi. Esso è quindi in ultima analisi 30 perfettamente conforme alle linee guida dell’ICMJE e ai requisiti stabiliti dall'OMS all’interno del suo registro, l’International Clinical Trials Registry Platform (ICTRP)17. La ICTRP, nata con il fine ultimo di offrire un sistema di coordinamento dei registri di sperimentazioni cliniche esistenti, volge la sua attività ad assicurare una visione completa a livello globale delle attività di ricerca per tutti coloro che sono coinvolti nel processo decisionale di assistenza sanitaria. Nei propositi dell’OMS questo migliorerà la trasparenza della ricerca e rafforzerà la validità ed il valore dell’evidenza scientifica che dalla ricerca deriva18. Infine accenniamo al ruolo delle aziende farmaceutiche nel promuovere una maggiore trasparenza sui dati inerenti le sperimentazioni cliniche con farmaco da esse finanziate. Un esempio positivo in tal senso è il registro delle sperimentazioni cliniche condotte dalla multinazionale GlaxoSmithKline accessibile al pubblico, in rete, già da diversi anni. Negli USA invece l’iniziativa della Pharm Research and Manufactures of America (PhRMA), un’organizzazione che riunisce le principali aziende farmaceutiche americane, che aveva portato nel 2004 allo sviluppo del registro ClinicalStudyResults.org con il fine di rendere pubblici i risultati delle sperimentazioni cliniche delle aziende rappresentate, si è dovuta negli anni scontrare con la maggiore completezza ed accessibilità del database Clinicaltrials.gov. L’esperienza di questo registro terminerà pertanto gradualmente con la completa dismissione del relativo sito web entro la fine del 201119. 31 Approfondiamo adesso le principali peculiarità dei due registri di maggior interesse ai fini del nostro progetto di studio: Clinicaltrials.gov e L’Osservatorio Nazionale della Sperimentazione Clinica. Clinicaltrials.gov Clinicaltrials.gov è un portale nato negli Stati Uniti d’America nell’anno 2000 per iniziativa della National Institutes of Health (NIH) che, attraverso il suo National Library of Medicine (NLM), ha sviluppato il sito in collaborazione con la Federal Drug Administration, a seguito della modernizzazione del pacchetto legge della FDA stessa avvenuto nel Novembre del 1997. Creato in risposta ad una crescente preoccupazione della comunità scientifica internazionale riguardo alla mancanza di Clinicaltrials.gov trasparenza è in nella assoluto la condotta più dei importante trials clinici, banca dati informatizzata di sperimentazioni cliniche con farmaco e con dispositivo medico13. Esso contiene studi clinici su una vastissima gamma di condizioni cliniche, sponsorizzati non solo dal NIH ma anche da altre agenzie federali e dall’industria farmaceutica. Ad oggi, 3 ottobre 2011, questo registro contiene 144.201 sperimentazioni cliniche provenienti da tutti i 50 Stati membri degli USA e da 177 Paesi nel resto del mondo. Clinicaltrials.gov riceve oltre 65.000 visitatori al giorno per una media di 50 milioni di pagine visitate 32 ogni mese, distinguendosi quindi per la sua fruibilità oltre che per la sua completezza. Figura 1 Home page del portale http://clinicaltrials.gov/ Nella pagina iniziale del sito (figura 1) qualunque utente può leggere una breve descrizione delle caratteristiche generali del portale e delle finalità che il progetto Clinicaltrials.gov si prefigge. Sempre dalla home page del sito gli Sponsor e gli Sperimentatori possono consultare una sezione loro dedicata; al suo interno essi hanno libero accesso al Protocol Registration System (PRS), attraverso cui possono inserire il protocollo delle sperimentazioni cliniche nel database elettronico. In 33 questa sezione è inoltre reperibile la Food and Drug Administration Amendments Act (FDAA), ovvero il più recente riferimento normativo in tema di registrazione di studi clinici. La suddetta legge stabilisce la registrazione obbligatoria dei trials clinici in pubblici archivi e richiede agli sperimentatori di impegnarsi nella pubblicazione dei risultati delle sperimentazioni cliniche di farmaci, prodotti biologici e dispositivi medici. Infine la home page presenta un link (figura 2) attraverso cui poter reperire ulteriori informazioni interessanti su Clinicaltrials.gov e sulla salute pubblica, ad esempio un approfondimento delle risorse della NIH, rivolti prevalentemente alla cittadinanza. Figura 2 Schermata di visualizzazione delle “background information” 34 Clinicaltrials.gov presenta inoltre un articolato sistema di ricerca delle sperimentazioni cliniche, di facile utilizzo anche per un cittadino medio con scarse competenze informatiche. La ricerca può essere variamente impostata: • Ricerca base in cui s’inserisce una parola o una frase che contenga il nome di una condizione medica o di un intervento terapeutico • Ricerca avanzata in cui invece sono disponibili una serie di parametri maggiori per filtrare la ricerca o reclutamento chiuso/aperto o studi con risultati/senza risultati o studi interventistici/osservazionali o malattia o farmaco/dispositivo/vaccino o sponsor o sede della sperimentazione o sesso ed età o fase di sperimentazione o ultimo aggiornamento • Ricerca per argomento in cui è possibile scegliere tra sei diverse categorie 35 o condizioni, in ordine alfabetico per categoria (es. ipertensione arteriosa) o principio attivo, in ordine alfabetico (es. L lansoprazolo) o sponsor, in ordine alfabetico o sede della sperimentazione, ripartita a sua volta, in aree geografiche (es. Europa) o malattie rare, in ordine alfabetico o integratori alimentari, in ordine alfabetico • Ricerca per area geografica attraverso un planisfero Il risultato di una ricerca su Clinicaltrials.gov, ad esempio per condizione clinica d’interesse, consiste nel reperimento di una o più sperimentazioni cliniche, ancora in corso o concluse, che si occupano di studiare quella patologia. Cliccando sul trial di interesse, si può accedere ad un ricco set di dati: • Caratteristiche principali dello studio clinico in formato discorsivo e in formato tabulare o Informazioni sul processo - prima data di ricezione - data dell’ultimo aggiornamento - data di inizio - data di completamento - misura di esito primaria attuale - storia dei cambiamenti 36 - misura di esito primaria originaria - misure di esito secondarie originali o informazioni descrittive - titolo breve e completo - riassunto dei propositi - fase - tipo - disegno - condizione clinica - intervento/I - braccio dello studio/gruppi di comparazione - pubblicazioni o informazioni sul reclutamento - stato di reclutamento - arruolamento - data di completamento - criteri di inclusione e di esclusione - genere - età - accettazione o meno di volontari sani - contatti per il reclutamento - paesi in cui si svolge la sperimentazione 37 o informazioni amministrative - codice identificativo assegnato da Clinicaltrials.gov (NCT ID) - altri codici identificativi - responsabile delle relazioni con il pubblico - sponsor - collaboratori - sperimentatori - fornitore delle informazioni - data di verifica • Risultati dello studio clinico • Studi clinici correlati12 Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali - Portale della Ricerca Clinica sui Farmaci L’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali (come già precedentemente riportato, OsSC) è un archivio informatizzato attivo dall’anno 2000. Creato dall’AIFA per consentire agli operatori del settore la sorveglianza epidemiologica sulle sperimentazioni cliniche farmacologiche condotte in Italia, OsSC si è proposto, fin dalla sua nascita, di esercitare un controllo nel tempo 38 sull’andamento della ricerca clinica con farmaco per evidenziarne gli aspetti peculiari e le inevitabili criticità ed introdurre quindi i necessari correttivi, di controllo e di sistema, al fine di sostenere e sviluppare ulteriormente l’intero settore. A favore di questo obiettivo si è chiaramente espressa nel corso degli anni la legge italiana: per primo il Decreto Dirigenziale del 25 maggio 2000 “Trasmissione per via telematica dei dati inerenti le sperimentazioni cliniche dei medicinali” e, successivamente in maniera incontrovertibile, l’articolo 11 del Decreto Legislativo n. 211 del 24 giugno 2003 “Attuazione della direttiva 2001/20/CE relativa all’applicazione della buona pratica clinica nell’esecuzione delle sperimentazioni cliniche di medicinali per uso clinico” hanno reso obbligatoria la registrazione di tutti gli studi clinici con medicinale condotti in Italia all’interno di OsSC. L’OsSC è dunque innanzitutto uno strumento tecnico-scientifico che raccoglie, monitora e rielabora i dati delle sperimentazioni cliniche con medicinali e ne divulga le principali caratteristiche in termini aggregati attraverso pubblicazioni periodiche. L’attività editoriale di OsSC si realizza con la redazione e la pubblicazione a cadenza annuale di rapporti basati su dati nazionali e regionali, nello specifico un rapporto nazionale, bollettini regionali in lingua italiana e un bollettino annuale in lingua inglese, rivolti alle figure professionali del settore e al pubblico in generale. Sempre con finalità informative OsSC realizza inoltre, in collaborazione con le Regioni e le Province autonome, iniziative di formazione nel settore regolatorio 39 rivolte agli operatori coinvolti nella sperimentazione attraverso corsi, seminari e workshop. La seconda finalità dell’OsSC è l’unificazione e l’armonizzazione delle procedure e delle documentazioni necessarie a iniziare, emendare, concludere e riportare i risultati delle sperimentazioni, rendendo più agevole il dialogo e la collaborazione tra tutti gli attori del settore. In base al Decreto Ministeriale del 21 dicembre 2007 l’OsSC è diventato a tutti gli effetti uno strumento per la preparazione delle domande di autorizzazione di sperimentazioni cliniche nel formato previsto dalla normativa vigente nell’ambito dell’Unione europea e per la redazione del parere unico in un formato standard per tutti i Comitati etici chiamati ad esprimersi sulle sperimentazioni. L’area a ciò preposta è riservata agli organismi pubblici responsabili della valutazione dei protocolli (Comitato Etico e/o Autorità competente) e alle organizzazioni responsabili della gestione, avvio ed eventuale finanziamento degli studi (Sponsor e CRO) che ricevono le credenziali d’accesso (user ID e password) dall’Ufficio Ricerca e Sperimentazione clinica dell’AIFA. 40 Figura 3 Homepage dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali (OsSC) http://oss-sper-clin.agenziafarmaco.it/ OsSC consente in questo modo, attraverso la voce “Utenti abilitati” sulla home page del sito (figura 3), di preparare le domande per richiedere il parere del Comitato Etico e l’autorizzazione dell’Autorità Competente, di comunicare le decisioni del Comitato Etico o dell’ Autorità Competente, di notificare l’avvio, la conclusione e la pubblicazione dei risultati della sperimentazione. In accordo alla normativa vigente ogni utente è obbligato a comunicare per via telematica i dati di competenza relativi a ogni sperimentazione clinica. Le Regioni e Province autonome, tramite gli Assessorati alla Sanità 41 hanno accesso, solo in consultazione, alle ricerche che si svolgono nei territori da loro amministrati. Il supporto informativo dell'OsSC è costituito da registri informatizzati estremamente sicuri, per quanto riguarda la riservatezza dei dati in essi contenuti, e predisposti in modo da essere compilati e consultati per via telematica. Il registro relativo alle sperimentazioni cliniche è stato per molti anni ad uso esclusivo degli utenti accreditati. Tuttavia, a partire dal 1° dicembre 2005 esso è stato reso accessibile al pubblico, limitatamente ad alcune informazioni specifiche quali titolo dello studio clinico, patologia indagata, centri clinici coinvolti e riguardo sperimentazioni già approvate dai Comitati etici11,20. Al fine di aprire ad una più vasta platea le informazioni contenute in OsSC e attingendo dati da questo registro rivolto sostanzialmente agli operatori del settore, è nato il 21 dicembre 2010 il Portale della Ricerca Clinica sui Farmaci (PRC) dell’AIFA. Il PRC è una fonte d’informazione pubblica sulle sperimentazioni cliniche dei medicinali condotte in Italia, sulle normative ed i principi etici che regolano la ricerca, sulle iniziative in materia di sperimentazione promosse dall’AIFA. Pensato non tanto per la comunità scientifica, quanto per gli ammalati e più genericamente per i comuni cittadini, PRC si pone l’ambizioso obiettivo d’incrementare la trasparenza e promuovere ad ampio raggio la conoscenza sulla ricerca clinica farmacologica. 42 Figura 4 Home page del Portale di Ricerca Clinica dell’AIFA http://ricerca-clinica.agenziafarmaco.it/it/node/1 Dalla pagina iniziale del sito (figura 4) ogni utente può, in modo analogo a quanto visto per Clinicatrials.gov, accedere liberamente a un significativo pool d’informazioni e a un’articolata sezione di ricerca. Tra le principali informazioni reperibili annoveriamo le finalità del progetto e la composizione dello staff AIFA che ne è responsabile, la normativa in materia di sperimentazione clinica con medicinali, le pubblicazioni periodiche dell'OsSC, i bandi di ricerca AIFA, le comunicazioni dirette al cittadino. L’area deputata alla ricerca permette di visualizzare i registri dei Comitati Etici, dei Centri e dei Laboratori privati, delle CRO autocertificate e di consultare i dati dei protocolli delle sperimentazioni 43 cliniche in Italia dal 1° maggio 2004 a oggi. La ricerca degli studi clinici può essere variamente impostata: • Ricerca libera che può essere effettuata secondo due modalità: “cerca almeno una delle parole/frasi” e “cerca tutte le parole/frasi” • Ricerca avanzata ovvero per parametri o tipo di studio o stato dello studio o area terapeutica o condizione clinica o fase dello studio (fase I solo su minori, II, III o IV) o studio profit o no profit o fascia d’età o sesso o area geografica intesa come regione italiana o promotore o identificativo dello studio o anno dello studio inteso come anno di rilascio del parere unico da parte del Comitato Etico • Ricerca geografica attraverso una pagina web raffigurante cartina italiana si possono individuare le sperimentazioni cliniche 44 condotte in ciascuna regione e quindi poi visualizzare la distribuzione delle sperimentazioni cliniche per provincia. Una volta individuata la sperimentazione d’interesse se ne visualizzano i dati principali in formato tabellare o Codice identificativo assegnato da EudraCT. EudraCT è il registro, attualmente in fase di ristrutturazione, istituito presso l’EMA in accordo alla Direttiva 2001/20/CE e contenente tutti i dati di sperimentazioni cliniche di tipo interventistico con medicinali condotte nell’Unione Europea dal 1° maggio 2004 o Tipologia dello studio o Stato dello studio (concluso o aperto) o Titolo del protocollo di studio o Condizione clinica o Dettaglio dello studio: attraverso questa voce si accede ad informazioni ancora più dettagliate ed espresse in larga parte in maniera discorsiva quali un riassunto sulla sperimentazione, l’elenco dei farmaci in studio e dei centri partecipanti, una descrizione dello studio, criteri di eleggibilità e ulteriori informazioni come il codice ISRCTN, il codice OsSC, data del protocollo o del rilascio del parere unico. 45 Sempre dalla home page di PRC solo gli utenti accreditati possono accedere alla voce “Utenti abilitati” di OsSC , al Registro degli Studi Osservazionali (RSO) e ai Bandi di Ricerca AIFA21. Vorremmo qui sottolineare che, per quanto estremamente dettagliate, le informazioni che il normale cittadino può ottenere con la ricerca su PRC non sono comunque sovrapponibili a quelle visualizzabili dai soggetti sostanziale differenza accreditati. tra questo Tale aspetto database segna una elettronico e Clinicaltrials.gov dove tutti gli utenti possono consultare gli stessi dati. In conclusione il PRC rappresenta uno strumento elettronico di libero accesso, costituito grazie ai dati provenienti dal registro OsSC, attraverso il quale gli operatori del settore possono garantire una maggiore trasparenza nell’ambito della sperimentazione clinica. Tale registro, pur non rendendo pubblici tutti i dati raccolti, è in grado di offrire agli interessati una selezione significativa d’informazioni sulle sperimentazioni cliniche con medicinali che hanno luogo in Italia12,20,21,22. 46 La “patologia” della ricerca clinica: i bias di pubblicazione delle sperimentazioni cliniche Il dibattito all’interno della comunità scientifica internazionale sui fattori che contribuiscono a minacciare l’integrità della ricerca scientifica e sulle modalità per prevenirne o ridurne l’incidenza ha subito nel corso dell’ultimo decennio un notevole incremento. Dalla metà degli anni Novanta a oggi, abbiamo assistito ad una vertiginosa espansione del fenomeno culturale della EBM in ogni campo e ad ogni livello dell’assistenza sanitaria, con relativa moltiplicazione degli acronimi di riferimento; solo per citare i più diffusi: Evidence-Based Nursing (EBN), Evidence-Based Practice (EBP), Evidence-Based Health Care (EBC)8. A causa della rapida e trasversale diffusione di tale approccio alla pratica clinica, si è puntata la massima l’attenzione sull’oggetto “evidence” al fine di identificarne gli aspetti critici. Questo ha consentito di evidenziare numerose problematiche che gettano ombre sulla qualità della ricerca scientifica ed inficiano l’essenza stessa della Medicina Basata sulle Evidenze, facendo aleggiare lo spettro della cosiddetta Evidence-B(i)ased Medicine23. Muovendo dalle premesse poste nei precedenti capitoli, nella nostra trattazione punteremo lo sguardo sugli errori sistematici, in 47 inglese bias, che riguardano la fase di pubblicazione o, in senso più ampio, di diffusione dei risultati di una sperimentazione clinica. Il bias di pubblicazione è definito come una tendenza, da parte degli sperimentatori, dei revisori e degli editori, di considerare o accettare manoscritti per pubblicarli, in base all’orientamento o alla forza delle conclusioni riportate24,25,26,27. La definizione di bias di pubblicazione specifica lo stato di pubblicazione di uno studio rispetto alla qualità dei risultati che ha prodotto . Le conclusioni desunte da un team di ricerca al termine di un trial clinico sono comunemente classificate, da un punto di vista statistico, in significative e non significative. Secondo la valutazione degli sperimentatori, e quindi con una buona dose di soggettività pur nel rispetto del metodo scientifico, i risultati degli studi possono essere altresì definiti come positivi o negativi, graditi o sgraditi, impressionanti o irrilevanti. È intuitivo comprendere che tutto ciò che è passibile del giudizio soggettivo presenta un certo margine d’inaffidabilità: ad esempio due diversi ricercatori possono ritenere il medesimo risultato sperimentale positivo, negativo o indifferente in base alle attese e alle differenti capacità analitiche sui dati ottenuti. A proposito dello status di pubblicazione, la diffusione dei dati di una sperimentazione clinica può avvenire in vari formati: pubblicazione completa in riviste scientifiche, presentazione in conferenze, citazione all’interno di capitoli di libri o tesi24. Un aspetto peculiare della 48 pubblicazione in ambito scientifico è rappresentato, soprattutto all’interno dei database elettronici che raccolgono le sperimentazioni cliniche, dagli abstracts ovvero sintesi di articoli o atti congressuali. Gli abstracts sono testi di carattere informativo molto brevi (intorno alle 250- 300 parole) ma dotati di senso compiuto ed in buona misura indipendenti dai testi che riassumono, sì da poter essere letti in maniera del tutto autonoma. Gli abstracts devono in larga misura riuscire a suscitare nel lettore il desiderio di reperire l’intero articolo di cui essi non sono che un piccolo assaggio. Da quanto fin qui descritto, emerge chiaramente che “la pubblicazione non è un evento dicotomico, ma continuo”28. Se gli studi i cui risultati vengono interamente pubblicati in una rivista scientifica sono universalmente riconosciuti come pubblicati, quando il format di pubblicazione è un altro diverso, si lascia spazio alla libera interpretazione e le sperimentazioni possono essere considerate come pubblicate o non pubblicate in base a criteri soggettivi. A tal proposito nel 2000 un report sui bias di pubblicazione prodotto dall’Health Technology Assessment (HTA) , un programma del National Institute for Health Research (NIHR) che produce informazioni sulla qualità della ricerca, introdusse il termine ”profilo di disseminazione” per descrivere il vario grado di accessibilità dei risultati della ricerca da parte dei potenziali utenti. Il profilo di disseminazione ha uno spettro molto ampio che va dalla completa inaccessibilità dei 49 risultati sperimentali alla loro facile reperibilità a seconda di dove, quando ed in quale formato gli studi clinici sono pubblicati. Parleremo pertanto di “bias di disseminazione” quando il profilo di disseminazione di un trial clinico è determinato dai suoi risultati. Il termine “bias di disseminazione” potrebbe essere usato in maniera onnicomprensiva riunendo al suo interno il bias di pubblicazione e altri errori sistematici di pubblicazione correlati a tipo (location bias), lingua di pubblicazione (language bias), duplicazione del numero delle pubblicazioni (multiple reporting bias). La peculiarità del termine “bias di disseminazione” è che permette di evitare la necessità di definire in maniera univoca lo status di pubblicazione ed è più direttamente correlato all’accessibilità dei risultati piuttosto che al concetto di pubblicazione in senso stretto. Per esempio, l’attenzione dei media può avere un grande impatto sulla divulgazione dei dati di uno studio clinico, ma questo elemento non è stato generalmente considerato nella definizione dei bias di pubblicazione. Per tali ragioni il termine bias di disseminazione potrebbe rimpiazzare l’ampio utilizzo del termine bias di pubblicazione. Noi useremo come sinonimi i due termini, dando la preferenza al secondo solo perché più intuitivamente comprensibile nonché più largamente condiviso. Al di là disquisizione terminologica, ciò che il termine bias di pubblicazione suggerisce è che le caratteristiche dei risultati degli studi pubblicati possono essere sistematicamente diverse dai risultati degli studi non pubblicati25. Il bias di pubblicazione è un errore sistematico che si esprime come una 50 chiara tendenza ad una più frequente pubblicazione degli studi con risultati positivi rispetto quelli con risultati negativi. Le conseguenze dei bias di pubblicazione possono essere variegate. Lo scenario peggiore, che un bias di pubblicazione possa rappresentare, è che un intervento in realtà nocivo venga dichiarato efficace all’interno di una pubblicazione, con la possibilità di recare seri danni alla salute dei pazienti che lo ricevono. Se invece a un intervento inefficace viene falsamente attribuito un effetto terapeutico, gli individui che ne fruiscono sono in misura diversa ma comunque danneggiati, perché si nega loro la possibilità di venir curati con trattamenti veramente efficaci. Inoltre interventi terapeutici possono essere sovrastimati nella loro efficacia a causa dei bias di pubblicazione. Le misure terapeutiche di nuova creazione sono generalmente più costose di quelle convenzionali; se le loro capacità terapeutiche sono sovrastimate è ragionevole attendersi un loro largo impiego a scapito di trattamenti consolidati con un inutile incremento della spesa sanitaria. La mancata pubblicazione degli esiti di uno studio clinico può altresì configurare un danno a carico di soggetti che si arruoleranno in ricerche future. Un esempio classico riguarda la mancata pubblicazione dei risultati negativi di uno studio. Ad anni di distanza un nuovo team di sperimentatori, non trovando evidenze negative in letteratura, potrebbe ripetere la stessa ricerca su un altri pazienti, recando loro inutili sofferenze. Nel 1980 un trial testò la locairnide, un antiaritmico appartenente alla classe IC, in pazienti ricoverati per infarto miocardico 51 acuto. Il numero di decessi osservati risultò maggiore nel gruppo a cui era stata somministrata la locairnide rispetto a quello che aveva ricevuto il placebo. Tali risultati non furono però mai pubblicati perché lo sviluppo farmaceutico della molecola venne bloccato per “ragioni commerciali”. Circa dieci anni dopo, un sospetto incremento della mortalità fu rilevato tra i pazienti trattati con agenti derivati della locairnide, encainide e flecainide, nell’ambito di due diversi studi clinici. E’ lapalissiano che, se i risultati della prima sperimentazione fossero stati pubblicati, le morti dei soggetti reclutati nei successivi trials avrebbero potuto essere evitate. In linea più generale la ripetizione di uno studio già dimostratosi infruttuoso comporta uno spreco di risorse dal punto di vista sia umano sia economico. Le ragioni delle altalenanti sorti della divulgazione dei risultati degli studi clinici sono addebitabili, con peso diverso, a tutte le figure coinvolte nel processo della ricerca29. Gli Sponsor commerciali, che sono i maggiori promotori e finanziatori della ricerca biomedica, pianificano e gestiscono le sperimentazioni cliniche per lo più in previsione di un loro tornaconto economico, perdendo spesso di vista le reali necessità della salute pubblica. Poiché fin dai primi passi del processo sperimentale l’interesse delle case farmaceutiche è realizzare un profitto attraverso l’investimento di denaro nella ricerca, non è infrequente che esiti negativi siano insabbiati per far sì che la molecola studiata venga comunque immessa sul mercato. 52 Gli Sponsor no profit possono invece avere difficoltà di tipo logistico o professionale connesse con la mancanza di un apparato organizzativo di supporto alle attività cliniche previste nella ricerca. Questo, unitamente alla carenza di mezzi economici, può determinare una precoce sospensione dell’iter di ricerca e quindi anche di pubblicazione. In un gran numero di casi gli Sperimentatori non svolgono un ruolo sufficientemente attivo nel promuovere la diffusione dei risultati degli studi clinici che conducono. In letteratura ci si è domandati a cosa fosse dovuta questa posizione e le risposte ottenute non hanno di fatto chiarito la sostanza del problema. Gli interessati alludono spesso alla difficoltà di conciliare la gestione di più trials in contemporanea che li induce a privilegiare quelli più promettenti. D’altro canto si registra di frequente una frettolosa valutazione dei primi risultati sperimentali ottenuti che vengono valutati di scarsa importanza e quindi per definizione non degni di essere pubblicati. Nell’ambito del processo di pubblicazione, gli editori di riviste scientifiche sono maggiormente interessati a divulgare i risultati di sperimentazioni cliniche che, avendo un grande impatto presso la comunità scientifica e il pubblico dei lettori, aumentino il numero di citazioni della loro rivista. Anche in questo caso i risultati positivi sembrano ricevere una maggiore attenzione. 53 I Comitati Etici dovrebbero assicurare lo svolgimento delle sperimentazioni cliniche nel pieno rispetto delle norme etiche e procedurali della buona pratica clinica. Essi pertanto, in virtù del loro osservatorio privilegiato, dovrebbero esigere con maggior incisività la pubblicazione dei risultati delle sperimentazioni cliniche che hanno approvato. Questo, d’altra parte, richiederebbe loro un’attività di monitoraggio attivo continuo sullo stato di avanzamento delle sperimentazioni cliniche approvate, controllo che non tutti i Comitati Etici sono in grado di supportare con mezzi e costanza sufficienti30,31. L’intero processo di ricerca non può però prescindere dal terminale ultimo di ogni sperimentazione: il pubblico degli utenti cittadini. La pubblicazione dei risultati della ricerca biomedica si impone come un vero e proprio imperativo etico nei confronti della comunità29. Deve però anche essere il grande pubblico a richiedere con insistenza al sistema di ricerca una maggiore trasparenza in termini di migliore accessibilità ai dati sull’intero iter di ogni sperimentazione. Come già ampiamente argomentato, la politica sanitaria italiana, per prima in ambito europeo, nell’anno 2000 si è mossa nella direzione di un soddisfacimento di questa esigenza attraverso la creazione di un collettore elettronico delle sperimentazioni cliniche nazionali che, da poco più di un anno, è divenuto ancor più a misura di cittadino attraverso l’apertura di PRC. 54 Obiettivi Il nostro studio si propone di I. valutare il ruolo di OsSC come veicolo di diffusione dei risultati e delle pubblicazioni delle sperimentazioni cliniche con farmaci concluse, svoltesi presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi (AOUC) nel periodo 1998-2007 II. confrontare OsSC con Clinicaltrials.gov in termini di tasso di pubblicazioni inserite, farmaco concluse relative alle sperimentazioni cliniche con svoltesi presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi (AOUC) nel periodo 1998-2007. 55 Materiali e metodi Reperimento dei dati in OsSC Abbiamo preso in considerazione tutte le sperimentazioni in carico ad AOUC nel periodo 1998-2007, registrate all’interno di OsSC ed indicate come concluse. Accedendo all’archivio elettronico dal link “Utenti abilitati” sulla home page di OsSC, attraverso un user ID e una password forniti al Comitato Etico di AOUC, abbiamo valutato il protocollo di studio di ogni sperimentazione clinica. Sempre all’interno dell’area riservata, abbiamo avuto accesso ad informazioni sullo stato di avanzamento degli studi clinici fino a quel momento ed abbiamo raccolto per ciascuna sperimentazione un set di dati rappresentativi dello studio. I dati complessivamente ottenuti sono stati organizzati in formato tabellare utilizzando un supporto informatico (Excel): • codice del protocollo di studio • codice EudraCT per gli studi a partire dal 1° maggio 2004 • titolo per esteso dello studio • farmaco/i sperimentato/i • area terapeutica • indicazione proposta per il/i farmaci sperimentato/i 56 • fase dello studio (II, III, IV) • data del parere unico positivo • studio profit o non profit • data di conclusione dello studio • studio multicentrico o monocentrico • studio nazionale (Italia) o internazionale (Italia e Paesi dell’Unione Europea o Italia e Paesi Extraeuropei) • risultati (sì/no) • pubblicazioni (sì/no) Ci siamo soffermati ad analizzare le modalità di divulgazione dei risultati all’interno dell’OsSC ed in particolare ad analizzare le modalità di diffusione dei risultati delle sperimentazioni. Nel database sono presenti campi all’interno dei quali il promotore può inserire un riassunto dei risultati dello studio e/o la referenza bibliografica relativa ad una pubblicazione e/o il file della pubblicazione. Per ”risultati” nel nostro database si è inteso la sintesi dei risultati dello studio in formato word e/o PDF consultabile. Per ”pubblicazioni” abbiamo considerato: o abstracts di congressi o conference proceedings o referenza/e bibliografica/che di pubblicazione su rivista scientifica o pubblicazioni su rivista scientifica in formato pdf 57 Reperimento dei dati in Clinicaltrials.gov Abbiamo considerato tutte le sperimentazioni in carico ad AOUC nel periodo 1998-2007, registrate all’interno di OsSC e indicate come concluse. Le sperimentazioni sono state cercate in Clinicatrials.gov usando come parametro di ricerca il codice di protocollo e/o il codice EudraCT. Abbiamo inserito in due diverse tabelle Excel: o tutti gli studi registrati in Clinicaltrials.gov con relativo numero identificativo e segnalandone l’eventuale pubblicazione (sì/no). o tutti gli studi pubblicati in Clinicaltrials.gov con relativa/e referenza/e bibliografica/che 58 Risultati Diffusione dei risultati delle sperimentazioni attraverso OsSC Il data set è costituito da tutte le sperimentazioni in carico ad AOUC contenute nel database OsSC ed indicate come concluse nel periodo 1998-2007. Gli studi clinici conclusi in carico all’AOUC e registrati in OsSC alla data 30/3/2011 sono in totale 547. Analizziamo le principali caratteristiche degli studi registrati n=547 (Figura 1). Promotore Cinquecentosedici studi sono profit (99%); 31 studi sono non profit (1) Fase Centodiciannove (22%) studi sono di fase II; 383 (70%) studi sono di fase III; 45 (8%) studi sono di fase IV. Multicentricità/Monocentricità Cinquecentoquarantaquattro (c.ca 99%) studi sono multicentrici; 3 (c.ca 1%) sono monocentrici 59 Nazionalità / internazionalità Trecentocinquantasette (65%) studi sono internazionali, 190 (35%) studi sono nazionali. Figura 1 Caratteristiche delle sperimentazioni in carico ad AOUC e concluse registrate su OsSC (n= 547) Del totale degli studi registrati, secondo la classificazione utilizzata (Tabella 1), possiamo vedere che (Figura 2): • 247 studi (45%) riportano riferimenti a risultati e/o pubblicazioni • 300 studi (55%) non riportano alcun riferimento a risultati e/o pubblicazioni 60 Tabella 1 Modalità di divulgazione dei risultati delle sperimentazioni Risultati ne Descrizione Sintesi dei risultati dello studio in formato word o pdf Pubblicazioni Referenze bibliografiche e/o pubblicazioni su riviste scientifiche in formato pdf e/o abstracts e/o conference proceedings Figura 2 Sperimentazioni su OsSC (n= 547) Gli studi che secondo quanto risulta in OsSC risultano pubblicati rappresentano quindi solamente il 16% (n: 85) dei 547 studi (Figura 3). Di questi 16 presentano solo la pubblicazione mentre per i restanti 69, oltre alla pubblicazione, è disponibile una breve sintesi dei risultati. 61 (Tabella 2). Abbiamo segnalato quando la referenza bibliografica era collocata all’interno delle sintesi dei risultati dello studio. In un esiguo numero di casi alla voce “Risultati” in OsSC abbiamo trovato, oltre ad un breve riassunto dei risultati, la pubblicazione vera e propria in formato PDF. Tabella 2 Modalità di divulgazione dei risultati della sperimentazione Nessun risultato Numero di studi e/o 300 pubblicazione Solo risultati 162 Risultati e Pubblicazioni 69 Pubblicazioni 16 62 Figura 3 Sperimentazioni su OsSC (n= 547) Analizziamo quindi le principali caratteristiche degli studi clinici pubblicati n= 85 (Figura 4): Promotore Ottantadue (96%) studi risultano essere profit; 3 (4%)studi risultano essere non profit . Quindi, gli studi profit per cui è possibile reperire una pubblicazione su OsSC sono quindi il 16% dei 516 studi profit totali conclusi. Mentre, gli studi non profit per cui è possibile reperire una pubblicazione su OsSC sono quindi il 10% dei 31 studi non profit conclusi. 63 Fase Tredici (15%) studi sono di fase 2; 68 (80%) studi sono di fase 3; 4(5%) studi sono di fase 4. Multicentricità/Monocentricità Ottantaquattro (c.ca 99%) studi sono multicentrici, mentre 1 (c.ca 1%) studio è monocentrico. Nazionalità / internazionalità Sessanta(71%) studi sono internazionali; 25 (29%) studi sono nazionali Figura 4 Caratteristiche delle sperimentazioni con pubblicazione su OsSC (n= 85) 64 Diffusione dei risultati delle sperimentazioni attraverso Clinicaltrials.gov Il data set è costituito dalle sperimentazioni in carico ad AOUC contenute nel database OsSC ed indicate come concluse nel periodo 1998-2007, che sono registrate anche in Clinicaltrials.gov. Gli studi clinici conclusi in carico all’AOUC e registrati anche all’interno di Clinicaltrials.gov alla data 30/03/2011 sono in totale 241(46%) di 547. Per 81 (30%) di questi studi sono disponibili le referenze bibliografiche con accesso diretto in PubMed ai corrispettivi articoli. Per 17 di questi 81 studi anche all’interno di OsSC sono disponibili le referenze bibliografiche e/o il file PDF della pubblicazione. Location bias Analizziamo la qualità delle pubblicazioni presenti in OsCC (n=85) e Clinicaltrials.gov (n=81). In OsSC 60 studi presentano referenza bibliografica e/o pubblicazione su rivista scientifica, quindi un vero e proprio report dettagliato sullo studio pubblicato su rivista del settore viene indirettamente reso rintracciabile all’utente, mentre 25 studi presentano solo il riferimento ad abstracts e/o conference proceedings (Figura 5). 65 Figura 5 Tipologia pubblicazione delle sperimentazioni con pubblicazione su OsSC (n= 85) In Clinicaltrials.gov tutti gli 81 studi presentano referenza/e bibliografica/che con accesso diretto al relativo articolo su Pubmed. Per quanto riguarda i 17 studi che presentano pubblicazione sia in OsSC che in Clinicaltrials.gov, il riferimento ai risultati messo a disposizione su OsSC in 8 casi è una referenza bibliografica ad un vero e proprio articolo su rivista peer-reviewed, nei restanti 9 casi è un abstract e/o conference proceeding. Multiple reporting bias 66 Il data set è costituito dalla totalità degli studi per cui è disponibile risalire ad almeno una referenza bibliografica. Nel caso la referenza bibliografica sia presente in entrambi i database analizziamo quella reperita in Clinicaltrials.gov, poiché per tutte in questo registro è presente il riferimento alla pubblicazione . Il totale delle sperimentazioni da considerare è di 149 (Tabella 3). Tabella 3 Registro OsSC Numero delle sperimentazioni per cui è reperibile almeno una referenza bibliografica 68 Clinicaltrials.gov 81 Totale 149 Data set OsSC n= 60 • 50 casi di sperimentazione con singola referenza • 18 casi di sperimentazione con referenze multiple Data set Clinicaltrials.gov n=81 • 61 casi di sperimentazione con singola referenza • 20 casi di sperimentazione con referenze multiple Data set completo n= 149 (Figura 6) 67 • 101 sono le sperimentazioni con singole referenze • 38 sono gli studi con referenze multiple Figura 6 Referenze singole e multiple per sperimentazioni con pubblicazione su OsSC e/o Clinicaltrials.gov Language bias Il 100% delle referenze bibliografiche reperite sia su OsSC che su Clinicaltrials.gov fa riferimento a pubblicazioni in lingua inglese. 68 Discussione Le sperimentazioni cliniche svolte nell’AOUC rappresentano il 13% (n: 657) delle 5080 sperimentazioni cliniche registrate in OsSC nel periodo oggetto di studio, compreso tra il 1998 ed il 2007. Le sperimentazioni non profit, che a livello nazionale rappresentano il 30% delle sperimentazioni registrate in OsSC, a livello di AOUC rappresentano solamente il 16% del totale. Le sperimentazioni per cui all’interno dell’OSSC è possibile reperire informazioni circa i dati raccolti con lo studio sono il 55% (n: 247) delle 547 in carico ad AOUC e concluse nel periodo di studio. Considerando solamente quelle per cui sull’OsSC sia disponibile la referenza bibliografica della pubblicazione e/o l’intero articolo pubblicato, la percentuale scende in maniera significativa raggiungendo il 16%. Andando nel dettaglio ad analizzare il dato della pubblicazione secondo quanto riportato da OsSC, vediamo che delle 516 sperimentazioni profit concluse nel periodo di studio solo 82 (16%) risultano pubblicate. Parallelamente delle 31 pubblicazioni non profit registrate nel periodo di studio solo 3 (10%) risultano pubblicate. Perciò dai nostri dati emerge che, è più frequente che un promotore profit metta a disposizione su OsSC la pubblicazione della sperimentazione di cui è responsabile, rispetto a quanto non faccia un promotore profit. 69 Per quanto riguarda le altre caratteristiche (Fase, Multicentricità/Monocentricità, Nazionale/internazionale) le percentuali delle diverse categorie osservabili a livello di tutte le sperimentazioni registrate in OsSC sono assimilabili considerando il campione totale e le sole sperimentazioni concluse. La ricerca su Clinicaltrials.gov delle sperimentazioni cliniche registrate in OsSc nel periodo considerato per lo studio, permette di rintracciare solo 241 delle 547 sperimentazioni cercate. Tra le sperimentazioni rintracciate, però, la quota di quelle con referenza bibliografica della pubblicazione è molto più alta (81 su 241, 30%) rispetto a quella osservabile per OsSC. Solo 17 degli studi cercati erano contemporaneamente presenti su entrambi i database. Per ciò che riguarda i bias di pubblicazione, mentre per tutti gli studi Clinicaltrials.gov mette a disposizione la referenza bibliografica, secondo i dati riportati in OsSC solo per 60 (71 %) su 85 possiamo risalire ad un report pubblicato su rivista scientifica. Ciò che inoltre possiamo osservare è che, dei 17 studi contemporaneamente presenti su entrambi i database, solamente per 8 su OsSC il promotore mette a disposizione la referenza bibliografica. Andando a considerare il multiple reporting bias, tra tutte le sperimentazioni con almeno una pubblicazione, possiamo osservare una quota simile di studi con referenze multiple in entrambi i database. Così come, per quanto accade per il language bias, la totalità delle 70 referenze bibliografiche reperite sia su OsSC che su Clinicaltrials.gov fa riferimento a pubblicazioni in lingua inglese. 71 Conclusioni I registri rappresentano uno strumento utile per la diffusione di informazioni sulla sperimentazione clinica. Mentre le informazioni riguardanti le sperimentazioni prima del loro avvio sono molte e ben dettagliate, per quanto riguarda le informazioni circa i risultati dello studio, sia OsSC che Clinicaltrials.gov, seppure con differenze nella quantità e nella qualità di informazioni presentate, risultano essere ancora scarsamente utilizzati come mezzo per la loro diffusione. Ciò che dal nostro studio emerge in maniera significativa è la grande disomogeneità con cui, considerando le medesime informazioni, i promotori mettono a disposizione i risultati ottenuti. Su un totale di 149 sperimentazioni per cui consultando entrambi i registri risaliamo ad una pubblicazione, solo per 17 (11%) la referenza bibliografica e/o la pubblicazione è presente su entrambi i registri. Nei restanti 132 (89%) casi, invece, la pubblicazione è rintracciabile esclusivamente su uno dei due registri. Per quanto riguarda la presenza della pubblicazione su OsSC in relazione al profilo della sperimentazione, emerge che per le sperimentazioni profit è più probabile poter rintracciare il riferimento ad una pubblicazione (16% delle 516 registrate e concluse), rispetto a quanto non accada per le sperimentazioni non profit (10% delle 31 registrate e concluse). 72 Per quanto riguarda l’analisi dei bias di pubblicazione, risalta il fatto che mentre per la totalità delle sperimentazioni per cui c’è un risultato su Clinicaltrials.gov si viene direttamente rimandati alla pubblicazione su PubMed, nel caso di OsSC risalire ad una pubblicazione su rivista peer-reviewed tramite le informazioni fornite è possibile solo nel 71% dei casi. Per quanto riguarda la presenza di referenze multiple e la lingua della pubblicazione, tra OsSC e Clinicaltrials.gov non si rilevano differenze sostanziali. Considerando congiuntamente tutti questi elementi, è possibile concludere che i registri di sperimentazioni cliniche come strumento per la diffusione dei risultati, per come attualmente strutturati, sono certamente migliorabili ed assolutamente da migliorare. Nel caso di OsSC il miglioramento fondamentale e propedeutico a tutti gli altri sarebbe sicuramente la possibilità di accesso ai risultati da parte dell’utente pubblico e non solo degli utenti abilitati. Questo studio ed i suoi risultati sono propedeutici ad una ulteriore valutazione: l’analisi del bias di pubblicazione sensu strictiori. I report delle 547 sperimentazioni cliniche condotte e concluse in AOUC dal 1998 al 2007 dovranno infatti essere ricercati su database come PubMed ed Embase per valutare la frequenza reale della loro pubblicazione. Dati di letteratura infatti, riportano che circa il 50% delle sperimentazioni effettuate viene pubblicato, per cui è verosimile che questa successiva fase di ricerca ci permetta di aumentare sensibilmente il numero di pubblicazioni da analizzare. La raccolta di 73 tutte le pubblicazioni permetterà, tramite la valutazione del loro contenuto ed il confronto con i report di risultati presenti su OsSC, di studiare come la direzione dei risultati influenzi la loro pubblicazione su riviste scientifiche peer-reviewed e di valutare in maniera più specifica alcuni bias di particolare rilevanza, come ad esempio l’outcome reporting bias. I risultati dello studio descritto e quelli degli studi successivi, per cui il nostro studio era propedeutico, contribuiranno a migliorare la conoscenza di un fenomeno composito e complesso come quello del bias di pubblicazione che, riconosciuto da anni come problema da parte della comunità scientifica, ha recentemente trovato maggior spazio come oggetto di dibattito, ma stenta ancora a trovare adeguate soluzioni. 74 Bibliografia 1. F.Rossi - V.Cuomo - C.Riccardi, Farmacologia, Principi di base e applicazioni terapeutiche,Torino, Minerva Medica, 2005 2. Società Italiana di Farmacologia (SIF): http://www.sifweb.org/. Ultimo accesso 3/10/2011 3. H.P.Rang - M.M.Dale - J.M.Ritter - P.K.Moore, Farmacologia, Edizione italiana a cura di A.Gorio e A.M.Di Giulio, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, terza edizione, 2005 4. D.A.Williams - T.L. Lemke, Foye’s Principi di Chimica Farmaceutica, IV Edizione italiana a cura di. F.Dall’Acqua - S. Caffieri, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2005 5. 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