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La Sveglia - Lega Nazionale

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La Sveglia - Lega Nazionale
N. 163
PERIODICO DELLA «FAMEIA CAPODISTRIANA» IN ESILIO
contiene inserto redazionale
Agosto 2006
Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trieste - Filiale di Trieste - editrice “Fameia Capodistriana” - Unione degli Istriani - via S. Pellico, 2 - Tel. 040 636098 - 34122 Trieste - c/c 12268348
Voi sonerete le vostre trombe,
noi soneremo le nostre campane!
NUMERO CELEBRATIVO NEL
90° ANNIVERSARIO
DEL MARTIRIO DI N. SAURO
MCMXVI - MMVI
LA SVEGLIA era un periodico che usciva dalla Tipografia Cobol & Priora di Capodistria nel 1903, a cura di un gruppo irredentista.
Il tema di allora è quello di ieri, di oggi, di sempre: “Far sì che l’ITALIA abbia a ritornare nella nostra benedetta terra istriana”.
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La Sveglia
Agosto 2006
NUMERO SPECIALE
Questo numero è stato realizzato grazie all’impegno profuso con entusiasmo da Anita Derin, Piero Valente e
Aldo Cherini, che hanno selezionato dalle loro collezioni tutto il materiale originale riguardante la vita di
Nazario Sauro. Va aggiunto inoltre che sono riusciti a mettersi in contatto con la figlia Albania, della quale da
anni si erano perse le tracce e con la quale da oggi la Fameia Capodistriana intende mantenere un rapporto
costante e affettuoso.
OMAGGIO A NAZARIO SAURO
La Fameia Capodistriana, in occasione del 90° anniversario della morte di Nazario Sauro, ha reso omaggio all’eroe la sera del 9 agosto 2006, deponendo una corona di alloro ai piedi del suo monumento davanti alla Stazione
Marittima di Trieste.
La cerimonia si è svolta in forma strettamente privata, su espresso desiderio della figlia Albania, ultima dei cinque figli del martire capodistriano.
Alcuni componenti del Consiglio Direttivo.
Sui nastri della corona d’alloro uniti da una coccarda gialloazzurra sta scritto:
«Al martire Nazario Sauro»
«I Capodistriani in esilio»
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DUE BANDIERE SIGNIFICATIVE
A sinistra:
la bandiera sociale del
C.C. Libertas
donata negli anni ‘20
dalle donne di Capodistria.
A destra:
il labaro della
Fameia Capodistriana in esilio
ricamato a mano
dalle Fie de Capodistria
negli anni ‘90.
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DALL’ALBUM DELLA FAMIGLIA SAURO
Nazario Sauro a 18 anni. Era già
noto per le sue doti di marinaio
ed il suo coraggio.
Nazario Sauro quando aveva
due anni.
Una foto della famiglia Sauro a Venezia nel maggio 1915: l’amico
Silvio Stringari, Nino, Nazario, Anita, Libero, la moglie Caterina
Steffè e l’ultimogenita Albania (manca Italo, con i nonni in un campo
di concentramento austriaco).
Nazario aveva condotto all’altare Caterina il 17 novembre 1901.
La vedova di Nazario Sauro fotografata alla fine della guerra con i
figli Libero, Albania, Italo e Anita.
La figlia Albania nella sua abitazione di Venezia mostra il berretto del
padre che ancora oggi conserva gelosamente.
Trieste 10 agosto 1961 - Anita e Albania Sauro fotografate con il
giornalista capodistriano Ricciotti Giollo presso il Parco della
Rimembranza all’inaugurazione del cippo offerto dall’Unione degli
Istriani in onore del martire capodistriano.
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ALCUNE BIOGRAFIE SCRITTE DAGLI AMICI
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Dal diario di Nicolò Cobol - «MEMORIE DEL MIO ESILIO»,
riportiamo un brano significativo
Roma, febbraio 1919 - Anna Sauro posa per lo
scultore Vito Pardo mentre plasma il suo busto.
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Capodistria - Cimitero di S. Canziano. La tomba di Anna e Giacomo Sauro.
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Anna Depangher Sauro morì nella Villa
Gambini di Semedella, dove era ospite assieme al marito Giacomo dopo il periodo di
internamento in Austria.
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Prop. Benedetto Lonzar - Capodistria
Editore: Arti Grafiche Renato Pecchiari
Sem Benelli dettò
Vito Pardo scolpì
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EPIGRAFE MURATA ACCANTO AI CIMELI
QUESTE RELIQUIE
DEL MARTIRIO DI NAZARIO SAURO
QUI FUGGIASCHE DA POLA
AFFIDANO GLI ESULI GIULIANI E DALMATI
Masso carsico sopra la fossa che racchiuse le spoglie dell’eroe.
ALLA MATERNA PIETÀ DI VENEZIA
PERCHÈ SIANO SERBATE
Rimosso il patibolo su cui grandeggiò la figura eroica di Nazario Sauro,
l’Italia vincitrice pose questa colonna tolta alle rovine di Pola.
La targa murata a Pola si trova ora nella darsena dell’Arsenale di
Venezia.
AL DÌ DEL RITORNO
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Carta nautica tratta da
mappe austriache.
(Proprietà Sergio Riccobon)
Fotografia del «Pullino» allo scoglio della Galiola, fatta da un ufficiale austriaco e ritrovata da Piero
Almerigogna.
Lo scoglio della Galiola visto da
Punta Sottile dell’isola di Unie.
(Foto Anita Derin)
Lo scoglio della Galiola visto da
Capo Promontore della penisola
istriana. (Foto Anita Derin)
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ANNOTAZIONE INTERNA
(Traduzione di Massimiliano Lacota)
L’imputato Nazario SAURO si mantenne durante la pronunziazione della sentenza perfettamente calmo, senza alcun malanimo, si
sottrasse a qualsiasi consolazione e rifiutò l’ingresso di sua madre
nella cella, così come ogni conversazione con lei, con la spiegazione di non volere accrescere il dolore a quella donna.
Nel periodo di tempo tra le 05.45 e le 7.15 del pomeriggio egli
si mantenne perfettamente calmo, pretese soltanto di essere lasciato
in pace ed insistette presso il suo difensore dott. TAKACS esprimendo il desiderio che subito dopo essere giustiziato gli venisse
prelevata una bottiglietta di sangue, da inviare in Italia dopo la conclusione della Pace con la sua Patria.
Quando egli alle ore 7.45 del pomeriggio venne tradotto dalle
carceri della Marina al luogo dell’esecuzione, durante il tragitto con
voce squillante udibile da lontano dapprima chiamò: evviva
(l’)Italia, abbasso (l’)Austria e subito dopo: abbasso (il) vostro
imperatore Francesco Giuseppe quel mascalzone e, rivolto al militare SRUNNEK che gli voleva impediva di gridare: va via mascalzone, e subito ancora una volta: Viva (l’)Italia, abbasso (l’)Austria,
ev(v)iva la libertà e sotto il patibolo, quando vide il sacerdote via,
via prete.
Pola, addì 11 agosto 1916
ULTIMA FOTO DEL PRIGIONIERO
Considerazioni di Silvio Stringari sul documento numero 100.
Lo storico di Nazario Sauro, Ammiraglio Nob. Carlo Pignatti
Morano, nel consultare gli atti del processo del Martire Marinaro,
svoltosi alla corte Marziale di Pola il 10 Agosto 1916, cioè il giorno
stesso del supplizio, trovò mancanti due dei fogli dello storico
dibattimento, misteriosamente trafugati: il foglio N.° 73 documentante la fierezza con cui Nazario Sauro affrontò il patibolo e il
foglio N.° 100, l’ultimo dell’incarto, riferentesi alle pratiche
erariali per il risarcimento, a carico degli eredi del Martire
(così come si era fatto 34 anni prima, per Oberdan) delle spese
per il processo e per l’ impiccagione.
Specialissima importanza, anzi la maggiore di tutto il voluminoso incarto, aveva il foglio N.° 73, poiché, per bocca degli stessi carnefici, esso costituiva la più alta e significativa esaltazione del fiero
e purissimo Eroe, che – come in quel documento è detto – affrontò
il capestro respingendo il prete, perché tranquilla era la sua coscienza, inneggiando all’Italia e alla Libertà e imprecando all’Austria e
all’Imperatore.
Erano serbati a me l’onore e l’intima soddisfazione, dopo lunghi
mesi di ardue, tenaci e amorose ricerche, nelle quali mi fu unica
guida e stimolo potente la mia immensa devozione per la memoria
sacra dell’eroico e immortale amico, di rintracciare il 25 Gennaio
1925 a Zagabria, nella ribelle Croazia, i due preziosi documenti,
che potei ricuperare all’Italia, e che sono ora custoditi, – assieme
agli altri inestimabili ricordi del gran Martire – nell’archivio
Storico della Regia Marina.
Fotografia dell’Istituto Antropologico I.u.R. dell’I.u.R.Kriegmarine.
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ALCUNE IMMAGINI TRATTE DALLE NOSTRE COLLEZIONI
Disegno colorato a tempera di Aldo Cherini.
Ediz. P.Zanella - Capodistria
Composizione allegorica del ventenne Luigi Poli, edita nel giorno dell’inaugurazione del
Monumento Nazionale.
L’autore è finito tragicamente in foiba otto anni dopo, con il tardivo riconoscimento
(legge 30 marzo 2004 n° 92) della medaglia d’oro.
“Fotogravure” Cesare Capello - Milano.
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Acquerello del pittore Aldo Raimondi eseguita nel 1938 per conto del
Touring Club Italiano.
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Quasi tutti i giovani capodistriani sono stati fotografati sotto l’Ardito
Nocchiero evitando, per rispetto, di salire i gradini della scena del confronto di Sauro con la Madre.
“Crest” del sommergibile N. Sauro.
(Proprietà dell’ammiraglio Giulio Cobolli).
Stab. Grafico Cesare Capello - Milano.
L’immagine rispecchia la grandezza e l’equilibrio degli elementi costitutivi del Monumento.
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Motivazione della Medaglia d’Oro
"Dichiarata la guerra all'Austria venne subito ad
arruolarsi sotto le nostre bandiere per dare il contributo del suo entusiasmo, della sua audacia ed abilità
alla conquista della terra nella quale era nato e che
anelava congiungersi all'Italia. Incurante del rischio
al quale si esponeva, prese parte a numerose ardite e
difficili missioni navali di guerra, alla cui riuscita
contribuì sempre efficacemente con la conoscenza
pratica dei luoghi e dimostrando sempre coraggio,
animo intrepido e disprezzo dei pericoli. Fatto prigioniero, conscio della sorte che ormai lo attendeva,
serbò fino all'ultimo contegno meravigliosamente
sereno e col grido forte e ripetuto più volte dinanzi
al carnefice di Viva l'Italia esalò l'anima nobilissima, dando impareggiabile esempio del più puro
amore di Patria.
Alto Adriatico, 24 Maggio 1915 - 10 agosto 1916"
Capodistria 10 agosto 1926.
Per la posa della prima pietra del Monumento la città restò illuminata per
tutta la notte.
Testimonianza di Libero Sauro
Il figlio Libero scrisse una lettera all’Unione degli Istriani
con la quale esprimeva la sua commozione per l’omaggio che
la città di Trieste intendeva tributare alla memoria di suo
padre con la collocazione di fronte al mare del monumento
scolpito da Tristano Alberti.
Sottolineava inoltre che la nobile iniziativa non doveva far
dimenticare che le Medaglie d’Oro e molte altre decorazioni
furono sepolte a Capodistria, là dove sorgeva e dovrà un giorno risorgere il suo monumento.
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Necrologi
Dopo una vita dedicata all’amore per il prossimo, al mondo giovanile,
allo sport, alla filodrammatica, all’arte figurativa ed alle tradizioni religiose della sua Capodistria, il giorno 1 luglio 2006 si è ricongiunto
all’adorato figlio Paolo
Non esiste separazione definitiva
finché esiste il ricordo
MARIA NERINA BUSSANI
nata l’8 settembre 1924
Il 13 settembre 2005 è mancato
MARIO ZETTO
Nato a Capodistria
il 5 settembre 1935
PINO GRIO
Nato il 27 agosto 1920 in via Santorio, era il primogenito dei tre
figli dell’artigiano Giuseppe Grio e di Anna Steffè, Pino, Toni e Nevio.
Nella sua città natale è stato un buon disegnatore del Cantiere
Navale I.S.T.R.I.A., ha coltivato anche la pittura da attivo aiutante di
Antonio Zamarin, direttore della libera Scuola Comunale aperta in due
locali a Santa Chiara. Amante della natura quale palestra di salutare
educazione, fu protagonista di molte escursioni della G.E.M.M. Gruppo Escursionista Monte Maggiore, del quale nel 1938, dopo un
periodo di inattività, è stato uno dei rifondatori e principale animatore,
compresa una sezione speleologica ed un gruppo di spericolati rocciatori. Attività che non è cessata durante la guerra e quando la situazione
non consentiva più le libere uscite nel territorio, la G.E.M.M. non si
perse d’animo ripiegando con corde e chiodi da roccia sulle scalate
della parete posteriore della palestra di San Francesco e sull’esterno
del campanile. E’ stato così che, con l’occupazione slavo-comunista,
qualcuno, il partigiano Perla, pensò bene di arrampicarsi alla brava fino
sulla croce del campanile, il punto più alto di Capodistria, piazzandovi
una bandiera rossa che reputava fuori portata di chiunque. Ma invece
non ci è voluto molto a Paolo Della Valle, uno degli arrampicatori della
G.E.M.M., a salire fino lassù e riportarla a terra.
Nel mondo della diaspora, per tener unita la sua gente, grazie alla
popolarità che s’era guadagnata, Pino Grio si è fatto promotore di svariate ed apprezzate iniziative educative, ricreative e religiose facendo
rivivere un passato indimenticabile.
Modesto e schivo per natura, offrì sempre il meglio di se stesso.
Ne danno la dolorosa notizia le
cugine Evelina, Antonia, Andreina
Fontanot ed i parenti tutti.
Nerina è sempre vissuta portando
nel cuore la nostalgia ed il rimpianto per la bella Capodistria.
L’1 agosto del corrente anno è
venuta a mancare improvvisamente
Dedicò tutta la sua vita alla famiglia ed al lavoro, ricordando sempre le tradizioni della terra
natia.Lo ricordano con affetto e
riconoscenza, la moglie Maria, il
figlio Alessandro, la nuora
Barbara, i nipoti Gianluca,
Massimiliano e Nicole.
Il giorno 30 maggio 2006
si è spenta all’età di 91 anni
IDA DERIN VED. LUGLIO
NERINA LONZAR
Ne danno la triste notizia le sorelle
Maria, Bianca e Bruna che la
piangono con grande affetto. Nata
il 7 aprile 1931, è vissuta in intima
unione con la famiglia alla quale
ha dedicato costantemente ogni
pensiero e cura nel ricordo di
Capodistria e delle care amicizie
di sempre.
Dal 22 agosto 2006
la “Fia de Capodistria”
BRUNA MARION
PETTARINY
nata il 22 marzo 1937
non è più tra noi
Lo annuncia il gruppo delle Fie
che La piangono stringendosi
attorno alla sorella Lidia ed al
marito Claudio.
Ne danno il triste annuncio il
figlio Gino e la nuora Marcella,
unitamente alle rispettive famiglie.
RICORDO DI PAOLO BLASI
Anche Paolo Blasi ci ha lasciati
per sempre. Non rivedremo più l’amico che amava gratificarci di un
largo sorriso pronto a tramutarsi,
all’occorrenza, o in una seriosa sentenza oppure in una piena risata.
Non sentiremo più al telefono la sua
squillante voce.
Ma continuerà tuttavia ad essere
presente – essendo anzi uno dei
primi -- nella schiera di coloro che
hanno conferito lustro alla storia
della letteratura italiana con riguardo
alla Venezia Giulia ed alla nostra
capodistrianità grazie all’instancabile sua attività di ricercatore e di scrittore iniziata nel 1942 e mai cessata.
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Ma quale Blasi, dirà qualcuno,
se i Blasi erano mezzo friulani e
mezzo triestini o cos’altro. Non si
può dimenticare la parentela con i
de Mori, la presenza della carismatica Paolina de Mori Blasi, la casa di
Via Zupelli, il vasto orto di Riva
Castel Leone, e le presenze di lui fin
da ragazzo con una cultura cavresana acquisita a pieno titolo.
Prova ne sia il racconto “Il nido
chiama” del 1975 e i 53 Quadretti
della “Capodistria Ieri” del 1981.
I luoghi descritti, nota Marcello
Fraulini, presidente della Società
Artistico Letteraria di Trieste, del
quale Blasi è stato socio attivo, sono
raffigurati col lieve tocco che ci
ricorda le pagine di Pier Antonio
Quarantotti Gambini con approfondimenti psicologici e stilistici resi in
termini quanto mai garbati, accurati
e precisi anche nel lessico. Una
prosa di memoria in cui egli rievoca
la sua infanzia e la prima adolescenza nell’ambiente di Capodistria.
Sono due libretti, due opuscoli,
che non fanno paura a venir presi in
mano e che si leggono volentieri
scoprendo quanto può essere avvincente e gratificante la buona lettura.
Singolari le nitide citazioni che,
nelle pagine del “Nido chiama”,
conferiscono all’ambiente un rilievo
generalmente sottaciuto dagli altri
perché considerano quelle citazioni
disdicevoli: la polvere delle strade
non ancora asfaltate, le mosche
onnipresenti, le zanzare, lo stallatico
utilizzato negli orti e nelle campagne. “I più comuni veicoli erano le
biciclette, per la media borghesia; i
popolani si servivano di asini col
carretto e – in numero molto inferiore- dei cavalli da tiro. I nobili e i
“signori” affidavano ancora il loro
decoro al calesse o, se più amanti
del progresso, all’automobile. Di
somari Capodistria pullulava”.
Singolare quadro che rappresenta in
stringata sintesi il profilo sociale
della nostra città di tanti anni fa.
Per quanto riguarda “Capodistria ieri – 53 Quadretti” Marcello
Fraulini scrive che questa raccolta di
brevi composizioni può far conoscere la città più di larghe descrizioni o
lunghi racconti, non solo a quelli
che in essa sono vissuti ma anche a
quelli che non l’hanno conosciuta.
Perché la suggestione dei versi è
penetrante e tale da trasferire il lettore in un mondo che oramai esiste
soltanto nella memoria.
Lasciando libero sfogo al senti-
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mento più che voler fare poesia,
Blasi conduce per mano il lettore
qua e là, pochi passi per volta, in un
ambiente fiabesco vissuto da gente
anche modesta, se non povera, ma
ricca di sentimento e nutrita di tradizioni che sono schietto riverbero
di una venezianità che affonda le
sue radici nei secoli.
A.C.
Il 13 settembre 2006 ricorre il
quarto anniversario della scomparsa del nostro caro
BRUNO CORRENTE
Tu sei sempre nei nostri cuori.
Con grande affetto lo ricordano la
moglie Norma, i figli Sergio,
Gianni, Silvio e Ric, le nuore e i
cari nipoti.
TAZZINE E BOCCALI
Alla Loggia
tazzine di caffè
e giornali.
QUINTO ANNIVERSARIO
LINA ARGENTI VED. AUBER
(12.04.1922 – 24.09.2001)
La ricordano con affetto i figli
Elda, Gianni e Tullio, unitamente
alle loro famiglie.
Al “frasco”
boccali di vino
e canti e cori.
LE ORE DI CAPODISTRIA
Il buon giorno era
dei Cappuccini
lo scampanio gioioso da Sant’Anna
nell’incerto albore.
Alto solenne
all’Ave
signoreggiava l’ombre
il Duomo.
CICALE E TRALCI
Stridevano nell’afa
le cicale
a Bossamarino
Gravavano i tralci
gli acini sanguigni
del refosco.
Quattro poli di vita intensa in una
ventina di versi
Anniversari
Nel IX° anniversario della morte
del figlio
ALDO DECARLI
28.08.1997
e nel II° anniversario di quella del
padre
ALBINO DECARLI
Carlon 16.08.2004
NATI A CAPODISTRIA
Li ricordano con immenso dolore
la mamma e moglie Maria, il fratello e figlio Livio con la moglie
Anita ed il figlio Nevio, la moglie
e nuora Gai, le figlie e nipoti
Lorena con Giuseppe, Imara con
Alessandro, le nipoti e pronipoti
Noemi e Engi e i parenti tutti.
DECIMO ANNIVERSARIO
VITTORIO ALMERIGOGNA
Lo ricorda la moglie Maria, le
figlie, i generi, il cognato Mario
Delconte e famiglia dal Canada.
DECIMO ANNIVERSARIO
MARIO STRADI
(12.06.1996)
La moglie Adriana unitamente ai
figli, lo ricorda sempre con grande
amore e rimpianto.
Nel decimo anniversario
della scomparsa di
GERMANO ANGELINI
Mario
Lo ricorda la moglie Anita Zucca
con i figli. Passano gli anni ma tu
resti sempre nei nostri cuori.
(finita di pagare un mese prima
dell’esodo). Dal gruppo “fie de
Capodistra” del quale faceva
parte con la tessera n.1, era chiamata affettuosamente “gnagna
Maria”. Orfana di madre dalla
nascita (17 gennaio 1894), il suo
grande rimpianto era di non averla
mai potuta conoscere. Le ultime
parole che ha sussurrato sono state
“mama desso vegno de ti”.
L’altro rammarico quotidiano era
per la sua Capodistria perduta,
della quale cantava sempre le vecchie canzoni e declamava le poesie (insegnandoci quelle a noi sconosciute). Noi la ricorderemo con
le mani giunte, in un suo gesto
usuale rivolto a chi andava a farle
visita, mentre diceva: “grassie, no
dovevi a disturbarve, me racomando, saludè duti quei de
Capodistria”.
POSTE ITALIANE s.p.a.
Conto Corrente Postale
n. 12268348
intestato alla
FAMEIA
CAPODISTRIANA
LA SVEGLIA
periodico della
FAMEIA CAPODISTRIANA
Nel III° anniversario
della scomparsa di
LUCIANO SCHIPIZZA
Scocia
Lo ricordano con immutato affetto
la moglie Wilma, la figlia
Manuela, il genero Brian, il nipotino Connor e tutti coloro che gli
hanno voluto bene.
Direttore responsabile
Avv. PIERO SARDOS ALBERTINI
Aut. Tribunale di Trieste
n. 295 del 20/11/73
Editrice “Fameia Capodistriana”
aderente all’Unione degli Istriani”
Trieste, via Silvio Pellico 2
Tel. 040 636098
Conto Corrente Postale
12268348
Da dieci anni
(domenica 19 maggio 1996)
MARIA ZETTO
ved. DEPONTE
riposa, per suo desiderio, accanto
al marito Tonin, nella tomba n.105
del cimitero di San Canziano. Per
il suo funerale aveva risparmiato
gelosamente la misera somma che
il governo italiano le aveva risarcito per la sua casa di Capodistria
Fotocomposizione e Stampa:
Tipo/Lito ASTRA Srl
Via Cosulich 9-11 (Z.I.)
34147 TRIESTE
Tel./Fax 040 830180
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.unioneistriani.it
Spedizione in abbonamento
postale gruppo IV/70
La pubblicazione gode
del contributo
della L. 193/2004
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Agosto 2006
La Sveglia
Elargizioni dal 01/06/06 al 31/07/06
PRO SVEGLIA E FAMEIA
IN MEMORIA
Da Nevio Basezzi, Euro 50; da Elsa
Bersan, Euro 30; da Anita Pobega, Euro
10; da Dino Marsi, Euro 20; da Italo
Stradi, Euro 20; da Bruno Bolis, Euro
10; da Clara Lana, Euro 40; da Maria
Marina Cesari Zuccon, Euro 40; da
Annamaria Genzo, Euro 20; da Luciano
Corrente, Euro 30; da Antonietta Lonza,
Euro 15; da Maria Fabris Corradin
D’Ambrosi, Euro 10; da Anita Parovel,
Euro 10; da Giulio Lonza, Euro 20; da
Livio Vuk, Euro 40; da Anna Filippi,
Euro 15; da Paola Sciaccaluga, Euro 30;
da Tullio Bembich, Euro 30; da Ugo
Fonda, Euro 15; da Nazario Marsich,
Euro 25; da Nori Vattovani, Euro 15; da
Gianna Fontanot, Euro 20; da Luigi
Vattovani, Euro 15; da Pietro Guccione,
Euro 25; da Elda Cherini Piancastelli,
Euro 20; da Ines Bacci, Euro 20; da
Giovanni Vattovani, Euro 10; da
Luciana Venier, Euro 20; da Alfredo
Mondo, Euro 20; da Ondina Mondo,
Euro 20; da Maura Scher Filippi, Euro
15; da Mario Riccobon, Euro 20; da
Anonimo assegno Unicredito, Euro 20;
da Mario Tamplenizza. Euro30; da
Lidia Ramani, Euro 20; da Lidia Serri,
Euro 10; da Giovanna Marsi Ravasini,
Euro 10; da Licia Ramani – USA,
Dollari 30; da Maria Kogej ved. Zetto,
Euro 20; da Maria Parovel, Euro 15; da
Anita Flego Grio, Euro 30, da Lucio
Mele, Euro 30; da Manuela Steffè, Euro
15; da Luciana Pobega, Euro 20; da
Gianna Deponte, Euro 50; da Aldo
Sambo, Euro 30; da Egida Parovel,
Euro 10; da Sergio Deponte, Euro 20;
dall’Ing. Carlo Scampicchio, Euro15; da
Paolo e Stella Parovel, Euro 30; da
Nives Daponte Aragno, Euro 25; da
Delconte Maria, Euro 10; da Gino
Castellani, Euro 20; da Norma Sandrin,
Euro 10; da Livia Ravasini Tenderini,
Euro 20; da Antonia Divo Zarotti, Euro
20; da Maria Silva Godeas, Euro 20; da
Roberto Reichstein, Euro 20; da Pietro
Stradi, Euro 30; da Rita Sperandio, Euro
20; da Romana Giovannini, Euro 20; da
Mario Colmo, Euro 10; da Giuseppa
Manniti, Euro 10; dal dott. Glauco Poli,
Euro 20; da Ondina Busechian, Euro 50;
da Loris Premuda, Euro 10; dalle
Ragazze del’29, Euro 30; da Giuseppe
Benedetti, Euro 20; da Maria Kogej
Zetto, Euro 50; da Luigi Perini, Euro 50;
da Giovanni Pribaz, Euro 10; da Maria
Marchesi Decarli, Euro 100; da Wilma
Schipizza, Euro 30.
- di Giovanna Gerin e Pietro Lonza,
ricordando i cari defunti delle suddette
famiglie, dalla figlia Dina Lonza, Euro
40;
- dei genitori Francesco Stradi e Angela
Stradi, nel 3° anniversario della scomparsa, dai figli Mario, Italo e Gianni,
Euro 50;
- della mamma Medea Filiputti, dai figli
Renato, Nino, Piero e Rosanna, Euro
40;
- di tutti i miei defunti, da Augusta
Berani, Euro 10;
- della moglie Lina Sauricau, da
Giovanni Steffè, Euro 20;
- dei nostri morti capodistriani, da Mario
Cociani – San Maurizio al Lambro,
Euro15;
- del marito Giovanni Luis, da Iside
Steffè Luis, Euro 20;
- di Piero Favento e Emma Depangher,
da Giulio Favento, Euro 10;
- del papà, mamma, cugini e zii,
Luciano, Bruno, Sergio e Giancarlo, da
Ermanno Zago con Nives, Italo,
Mariangela e Massimiliano, Euro 20;
- di Giuseppe Orbani, da Elisa Orbani
Euro 20;
- del marito e papà Pietro Lonzari nel
13° anniversario della morte, dalla
moglie Lucia Ceppi e Famiglia, Euro
20;
- di Bruno Maria, da Bruno Destradi,
Euro 20;
- di Antonio Sestan (Nino), dalla moglie
Maria, dal figlio Fabio con Tiziana,
Elisa e Sandro;
- del Generale C.C. Leandro Passon,
dalla moglie Deda Del Campo, Euro
150;
- dei genitori Pietro Cociani e Anna
Vicic, da Gianfranco Cociani, Euro 50;
- del Prof. Sergio Babich, dalla moglie
Graziella e dal figlio Andrea, Euro 50;
- di Giovanni Delconte, da Quinto
Macchiavelli con Daria e Sara, Euro 30;
- della mamma Lina Argenti ved. Auber
(12.04.1922 – 26.09.2001), dalla figlia
Elda Auber, Euro 15;
- di Bruno e Luciana Vattovani, dalle
figlie Gabriella e Elvia, Euro 15;
- di Mario Stradi nel 10° anniversario
della morte (12.06.1996), da Adriana
Stradi, Euro 20;
- di Mario Stradi nel 10° anniversario
della morte (12.06.1996), un affettuoso
ricordo dalla cugina Luciana Stradi
Borin;
- dei genitori Anita Derin e Guerrino
Minutti, dalle figlie Anita e Livia, Euro
30;
- di Romana e Piero Pellarini, da Laura
Derin Pellarini, Euro 20;
- di mia madre Tina Derin nel centenario della nascita (04.06.2006), da Maria
Silva Godeas, Euro 20;
- dei nonni Tommaso Budica e Lucia
Voltolina, da Delia Budica Bretoni,
Euro 40;
- dei genitori e del fratello Mario, da
Anita Pacor, Euro 20;
- dei genitori Natalia ed Enrico Urbani e
del fratello Enrico, dalla figlia e sorella
Albina Urbani, Euro 20;
- di Armando Zelco e di Bruna
Massimo, dal Circolo Culturale Udine
Nord, Euro 50;
- di Adriano Luglio con le più sentite
condoglianze alla famiglia (Dina fatti
coraggio), da Silvia Surian Riccobon –
Pittsburgh USA, Euro 25;
- della Terza Liceo del “CARLO
COMBI” (Anno Scolastico 1942 –
1943), da Antonino Azzarà, Euro 50;
- di Zaira Sfetez – Scuola Marinara, da
Ettore Zetto, Euro 30;
- di Pino Grio, dal fratello Nevio e dalla
cognata Anita Flego, Euro 50;
- di Bruno Parovel e Anita Sandrin, da
Capodistria, da Silvio Parovel, Euro25;
- di Maria Nerina Bussani, dalle cugine
Evelina, Antonia e Andreina Fontanot,
Euro 100;
- di Bruno Corrente, dalla moglie
Norma, Euro 25;
- di Romana Liva, da Gabriella Liva,
Euro 30;
- della cara mamma Antonia, dei fratelli
Antonio e Nazario, delle sorelle Ida,
Libera e del nipote Franco, da Palmira
Sandrin, Euro 20;
- della cara amica Anita Macor
Deponte, da Anita Vascon, Renata
Dandri, Lucilla Percossi e Maria
Corradini, Euro 30;
- di Germano Angelini, dalla moglie
Anita Zucca, Euro 15;
- di Gregorio Calogiorgio, dalla moglie
Rita e dai figli Mario, Alberto e
Francesco, nel 12° anniversario della
sua scomparsa, Euro 60;
- di Gianpiero Leo nel XXV anniversario (6 agosto 2006) dalla mamma Maria
Rovatti Leo e familiari, Euro 25.
PRO FIE
- in memoria dei nostri cari defunti, da
Emma e Silva Marsi, Euro 40;
- in memoria del padre Pietro Schipizza
(a 30 anni dalla sua scomparsa) e della
madre Maria, dal figlio Paolo, dalla
nuora Olga e dalle nipoti, Euro 20;
- in memoria della suocera Ida Derin
ved. Luglio, da Marcella Giormani,
Euro 20;
- da Marino Zancolich, Melbourne Australia, quale prenotazione del libro
“Il nostro ieri durerà per sempre”, Euro
50.
EX ALLIEVI GINNASIO LICEO
“CARLO COMBI”
L’annuale raduno si terrà
sabato 30 settembre 2006. Ci
incontreremo alle ore 11.30
nella chiesa del Villaggio del
Pescatore per la Santa Messa, per raggiungere successivamente il ristorante “Ai 7 Nani” di Sistiana.
Per le prenotazioni seguire la solita prassi: versare la
quota (euro 30,00) presso la segreteria dell’Unione
degli Istriani o sul solito C/C postale (n. 13503594
intestato a Nobile Roberto) entro il giorno 23/9.
Per chiarimenti, telefonare a Ugo di sera al n. 040
299606.
Agosto 2006
27
La Sveglia
LE NAVI COL NOME DI NAZARIO SAURO
Il più noto piroscafo portante
il nome di Nazario Sauro è stato
tra di noi, manco a dirlo, il vapore della Navigazione Capodistriana per il duplice motivo che
Sauro è stato uno dei capitani
della linea costiera tra Capodistria e Trieste che tutti i nostri
padri hanno conosciuto e per i
lunghi anni di servizio prestato
dal “vapòr” (così tutti usavano
chiamare i piroscafi della linea)
avanti e indietro trasportando
un’infinità di gente tanto che
pochi erano quelli che non erano
saliti a bordo almeno una volta.
Nel 1898 il Cantiere Navale
San Marco di Trieste passava alla
nostra Società Cittadina di
Navigazione a Vapore (così si
chiamava allora) col nome di
“San Giusto” un piroscafo celere
non tanto grande ma comodo, che
veniva comandato dal capitano
Sauro. Vita alquanto travagliata in
quel periodo con due passaggi di
proprietà e per quanto successo a
guerra iniziata nel 1914- 1916.
Col ritorno della pace la società
cittadina si riorganizzava in
Navigazione Capodistriana, i
“vapori” venivano rimodernati e
il “San Giusto”, cambiato il
nome in “Nazario Sauro”, riprendeva incessantemente l’andirivieni con Trieste. Scoppiata la
seconda guerra mondiale, tutti
piroscafi sociali passavano ai servizi ausiliari della R.Marina.
All’epoca dell’armistizio dell’8
settembre 1943 il “Sauro” veniva
a trovarsi da Ancona a Trieste
dove cadeva in mano dei
Tedeschi che l’utilizzarono in servizi di scorta finchè il 31 dicembre 1943 veniva affondato nel
canale di Zara.
La Società di Navigazione
Istria-Trieste metteva in linea nel
1908 un piroscafo per i collegamenti costieri più vicini che prendeva il nome di “Timavo”. Scoppiata nel 1914 la guerra, l’attività
rimaneva sospesa e molti dei
vapori grandi e piccoli venivano
destinati ad un ancoraggio protetto presso Sebenico. Il “Timavo”,
contrariamente alla disposizione,
trovava rifugio a Porto Nogaro.
Con l’entrata in guerra dell’Italia
veniva catturato con un colpo di
mano e fu proprio Nazario Sauro,
che conosceva bene la zona, a
portare il piroscafo al sicuro nelle
acque italiane. Passato nel 1917
nei servizi ausiliari della Regia
Marina con il mutato nome di
“Capitano Sauro” e armato a cannoniera prendeva parte alla difesa
del Piave dalla parte marina.
Restituito nel 1921 alla S.N.
Istria-Trieste, riprendeva le rotte
locali abituali finché tornava nel
1940 in regime di requisizione
nella Regia Marina che lo assegnava ai servizi di pilotaggio
foraneo. Sorpreso a Piombino
dall’armistizio del 1943 veniva
autoaffondato, il giorno 10, per
non cadere in mano tedesca. Il
relitto, o parte di esso, veniva
ricuperato nel 1948.
La Società Transatlantica
Italiana iniziava nel 1924 una
linea con il Sud America con
l’impiego del transatlantico
“Nazario Sauro” costruito dal
cantiere Ansaldo di Sestri
Ponente, presso Genova. Ma già
nel 1927 il piroscafo si trovava in
disarmo con la conseguenza di un
lungo periodo impiegato in revisioni specialmente per migliorare
la sistemazione dei passeggeri.
Nel 1935 veniva rilevato dalla
società Tirrenia (Flotte Riunite
Florio e Citra) e assegnato al collegamento con i porti della
Somalia Italiana con scalo a
Massaua in Eritrea. La guerra
d’Etiopia impegnava molto anche
il “Sauro”, che allo scoppio della
seconda guerra mondiale rimaneva bloccato in Mar Rosso.
Quando l’Eritrea stava per venire
occupata dalle truppe inglesi, il
“Sauro” prendeva il mare il 6
aprile 1941 ma per autoaffondarsi
presso le isole Dalhac.
Grande festa marinara nel
nostro Vallone, quella dell’8
luglio 1928, e splendida giornata
con fresco borino che faceva garrire un’infinità di bandiere.
Faceva spicco con la pittura ancora fresca il nuovo R. Cacciatorpediniere “Nazario Sauro” al
quale Capodistria, madrina Anita
Sauro, donava la bandiera di
combattimento in un cofanetto,
fregiato dal Sole Raggiato e dal
Leone di San Marco, che veniva
alzata con il saluto delle sirene, il
fischietto dei nostromi, il suono
delle campane, l’evviva della
gente. Il comandante dell’unità
capitano di fregata Giuseppe
Genta ringraziava, affermava che
la bandiera era in buone mani e
aggiungeva: “Che se un giorno
dovesse essere spiegata al vento
per la difesa dell’onore e dei sacri
diritti nostri, giuro che essa mai si
piegherà al nemico e sarà da noi
difesa fino all’estremo sacrificio”.
Allo scoppio della seconda
guerra mondiale il CT “Sauro”
veniva a trovarsi nel Mar Rosso
con altre cinque unità similari.
Apparendo evidente nel 1941 che
la base di Massaua era destinata a
cadere, venivano fatte partire le
navi in grado di riparare in
Europa con circumnavigazione
dell’Africa e o in basi giapponesi.
Non era ciò possibile per le navi
vecchie ed usurate, per le quali
sarebbe stato giustificato l’autoaffondamento. Ma fu deciso di
battersi fino in fondo con un
attacco di sorpresa a Porto Sudan.
La decisione costava al vecchio
cacciatorpediniere “Sauro” due
ore di combattimento e l’affondamento per attacco aereo proprio
nel centro geografico del Mar
Rosso, con la nostra bandiera
alzata. Erano le ore 9 del 3 aprile
1941: il giuramento del comandate Genta era stato rispettato.
Rimenevano a galla alla disperata
95 uomini molti dei quali feriti o
debilitati e bisognò attendere fino
al tramonto per il salvataggio
quando 68 di essi erano già morti.
Nel 1980 entrava in servizio il
sottomarino S 518 “Nazario
Sauro” primo di una classe di
unità rispondenti ad avanzati criteri tecnologici e di impiego. Il 13
marzo di quell’anno il nuovo
mezzo subacqueo riceveva la
bandiera di combattimento nel
corso di una cerimonia che aveva
luogo nel Mar Piccolo di Taranto
con la partecipazione delle autorità militari e civili, madrina la
signora Albania Sauro Minotto.
Era presente pure una delegazione della Fameia Capodistriana
rappresentata dal comandante
capitano di fregata Albino Blocca
e dalla Medaglia d’Oro al V.M.
Giorgio Cobolli latori di una
targa d’argento in ricordo dell’evento al quale tutta la Fameia partecipava idealmente ricevendo a
sua volta in dono il “crest” dell’unità fregiato dalla Medusa
quale simbolo di Capodistria.
La bandiera di combattimento
è stata ammainata il 30 aprile
2002 ed il sommergibile si trova
ora ormeggiato alla base di La
Spezia.
Immagini di vita
e r eminiscenze
del marinaio
N AZARIO S AURO
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