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Morte nel magazzino, Melinda nei guai
Morte nel magazzino, Melinda nei guai Il presidente Odorizzi e il Consorzio indagati per omicidio colposo per il decesso di Boci. Il Consorzio rischia lo stop Era salito su una piattaforma per sostituire un ventilatore. Non era tenuto a farlo. Un atto di generosità che è costato la vita ad Aldo Boci, un giovane idraulico di 27 anni residente a Bergamo che è morto all'interno del magazzino del Consorzio frutticoitori (Cfc) di Clesil3 ottobre dell'anno scorso. Per quella morte ora la Procura di Trento ha iscritto sul registro degli indagati il vertice di Melinda, oltre al datore di lavoro di Boci. Gli indagati sono il presidente di Melinda Michele Odorizzi di Tassullo, il direttore dello stabilimento della Cfc Franco Gebelin di Cles, l'addetto alle celle frigo Alessandro Tavonatti di Coredo e il titolare della Longofrigo Casimiro Longo di Zanica in provincia di Bergamo. La Procura ipotizza il reato di omicidio colposo. Indagata anche Melinda sotto il profilo della responsabilità amministrativa degli enti. La contestazione per tutti è quella di omicidio colposo. Infatti l'autopsia sul corpo dell'idraulico eseguita dal dottor Mattia Barbareschi è arrivata alla conclusione che Boci è morto soffocato perché nella cella frigorifera c'era pochissimo ossigeno. Il giovane era salito su una piattaforma aerea fino a 9 metri di altezza per sostituire un ventilatore, ma non era riuscito nemmeno a svitare le viti. E' subito svenuto e poi è stato ucciso dalla mancanza di ossigeno. L'autopsia esclude che vi possano essere state altre cause della morte. Secondo quanto sostiene il perito, quando nell'aria c'è una presenza di os- sigeno tra il 4 e il 6 per cento si perde conoscenza nel giro di 40 secondi. Il giovane, quindi, sarebbe svenuto e poi morto per asfissia. Secondo quanto accertato dalla Procura, l'ossigeno in quella cella era così scarso perché una manopola dell'impianto che immette azoto nella cella era rimasta aperta. In altre parole, pur non contenendo mele in quel momento, era funzionante. L'impianto dell'azoto sarebbe stato aperto con la bocchetta proprio vicino a dove si trovava Boci. La Procura ipotizza per questo la responsabilità di Melinda per non aver approntato tutte le misure di sicurezza per evitare questo genere di incidente. Il Consorzio, infatti, gestisce il magazzino in virtù di un contratto di affitto con Cfc. Melinda rischia grosso perché in questi casi la norma prevede la condanna a una multa da 251 mila a un milione e 549 mila euro e l'interdizione dell'attività per un periodo dai tre mesi ai due anni. Un danno incalcolabile. Il difensore di Melinda, l'avvocato Paolo Demattè, ha chiesto una nuova autopsia e la riesumazione del cadavere dal momento che il primo esame era stato fatto prima venissero individuati gli indagati che, quindi, non hanno potuto nominare propri periti. Richiesta rigettata dal gip Francesco Forlenza che ha accettato le tesi della Procura e dell'avvocato della famiglia di Boci, Marcello Paiar. Adesso le indagini vanno avanti.