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Il fenomeno sessuale delle baby-prostItute

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Il fenomeno sessuale delle baby-prostItute
editoriale
Il fenomeno
sessuale delle
baby-prostitute
Specchio dei tempi,
gravi responsabilità
e una comunità ipocrita
Non so esattamente cosa abbia incuriosito o spaventato l’anima degli italiani quando hanno letto sui giornali o ascoltato
alla televisione di tre ragazzine (meglio sarebbe dire bambine) che si prostituivano in cambio di qualche ricarica telefonica o di qualche vestito firmato. C’è molta gente che finge di non sapere e di non vedere nel Paese delle Meraviglie!
La prima meraviglia riguarda Parioli, il quartiere romano dove avvenivano gli incontri. Come se i quartieri dove abita la
medio-alta borghesia fossero, per qualche misterioso motivo, immuni al degrado etico e morale. In molti non sanno che il
privilegio economico non è più da molti anni un baluardo contro la crisi di valori che ha investito le più giovani generazioni.
La seconda meraviglia è l’età delle baby-prostitute. Anche in questo caso, si fa finta di non sapere che il calendario della
maturazione dei nostri figli è sempre più precoce e ha fatto sì che la vita di una quindicenne di oggi corrisponda a quella
di una diciottenne di trent’anni fa. In tutti i sensi: anche quello sessuale.
La terza meraviglia riguarda la notizia della diffusione del fenomeno. Forse si pensava che si trattasse di un’eccezione, di
un fenomeno locale che nulla aveva di generalizzabile. Invece la cronaca ci informa che non queste tristissime vicende
non accadono solo a Roma, ma anche a Firenze, a Bologna, a Milano, a Torino. Basterebbe leggere le statistiche riguar-
danti il consumo di droga (cocaina) e di alcol per capire che la generazione dei pre-adolescenti è colpita in modo diffuso
e non episodico: è uno dei tanti modi per cercare di vivere come gli adulti, degli stessi vizi e delle stesse false prospettive.
Il fenomeno delle baby-prostitute, lungi dall’essere circoscritto qualitativamente e quantitativamente, contiene una meta-
fora importante per interpretare il momento che la nostra comunità sta vivendo. Per scambiare sesso per ottenere qualche
servizio materiale, non occorre avere un particolare talento e tantomeno una particolare preparazione. La cultura della
mediocrità, quella che ritiene che bastino i soldi per ottenere tutto ciò che si desidera, è complice di questo fenomeno,
anzi concorre ad originarlo.
Se si continua a dire ai giovani che bisogna scegliere le vie facili, quelle delle raccomandazioni, della negazione della fatica
e della preparazione, perché mai una ragazza non dovrebbe poter scegliere anche il mestiere più semplice e antico?
Non sono passati decenni da quando si trasmetteva “Non è la Rai” una trasmissione in cui delle adolescenti mostravano i
loro corpi quasi fossero tutte delle Lolite, eppure nessuno diceva nulla, anzi quella trasmissione è diventata un cult. E se
una parte non insignificante della nostra classe dirigente si è gioiosamente dedicata alla caccia di ragazze giovanissime cui
versare soldi, vacanze e vestiti pur di ottenere in cambio favori sessuali, perché ora si urla alla meraviglia e allo stupore?
Una comunità ipocrita cresce figli ciechi.
.
Paolo Crepet
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1
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in questo numero
Quando aravamo
la terra e pulivamo
i tombini
4 CREPET PARLA ALLE FAMIGLIE
10 PRIMO PIANO /SOS sesso per le coppie italiane
Arrivano i “pronto soccorso sessuali”
E la psicoterapia?
14 PRIMO PIANO / Allarme omofobia. Legge in stand by
Parlano politica, associazioni, chiesa
Piove governo ladro. L’ironia della battuta sembra una
beffa se solamente riflettiamo sulle tragedie di casa
nostra che si ripetono puntualmente. Anzi si moltiplicano. L’ultima, il ciclone in Sardegna che ha causato venti
morti per le strade allagate. Molto facile è dire: un evento
straordinario, unico, mai visto. Certamente anche per la
diga del Vajont fu detto. Ma con il senno di poi quanti
parlarono di “disastro annunciato”?
Oggi abbiamo una serie di dati di fatto che non lasciano
dubbi sulle responsabilità.
In città: non si puliscono più le fogne (e non si derattizza
e disinfetta) perché il Comune ha saldato i tombini perché “chissachi” se li frega rivendendoli un tanto al chilo.
La pioggia viene giù diretta in strada insieme a qualche
tegola qua e là, perché non ci sono più le grondaie che
essendo di rame “chissachi”, che sarebbe sempre quello
di prima, si è fregato per prima cosa, tagliandole di notte
con un frollino e rivendendole, anche quelle, un tanto al
chilo. Dunque, chi non muore affogato alla prima pioggia
rischia di essere sepolto da topi e scarafaggi che ringraziano.
DI chi è la responsabilità? Nessuno lo sa. Il peggio è:
nessuno sa come fare… per trovare una soluzione.
In campagna: l’agricoltore di nuova generazione non sa
arare un campo e non sa (o non vuole) fare i fossi di scolo
delle acque piovane con relativa preziosa manutenzione
che eviterebbe frane smottamenti e allagamenti.
Non ci sono controlli ma quel che è peggio è che ci si
meraviglia poi che l’auto inizi a galleggiare dopo ogni
temporale e il pane sia sempre più gommoso ad ogni
raccolto del grano.
In montagna: pastori e allevatori sono categorie in estinzione. Aumenta invece – certamente per drenare i terreni
in discesa e impervi – una piantumazione grigia scura definita “a pannelli”… In compenso sono tornati cinghiali,
lupi, orsi e animali selvaggi. Fra un po’ ci saranno fagiani
mannari che addentano i cercatori d’oro, come nel west?
luca guazzati
[email protected]
32 ABITARE IL SOCIALE / Quartieri integrati multietà
40 MEDICINA / La salute si misura dal piede
Occhio alla schiena quando si guida
62 ROMA / Il nuovo volto della Capitale solidale
22
FESTE IN TAVOLA/
Menù per coppie e famiglie italiane
Consigli per chi ama gusto e linea
36 INCHIESTA/
Italiani e gioco d’azzardo
38
INTERVISTA/
Quattro chiacchiere
con Montesano
senzaetà
3
La rubrica del
prof. Paolo Crepet per la
rivista “Senzaetà”
affronta il tema delicato del
cambiamento della società,
della famiglia e
dei complicati rapporti
genitori-figli.
Per scrivere al prof. Crepet:
[email protected]
Mio marito va in pensione
e mi trascura
Stimoli antidepressione...
senza dargliele tutte vinte
M
i chiamo Teresa e le scrivo dalla provincia di Macerata. Non riesco a far
capire a mio marito, che amo e che ho sposato giovanissima, che anche
io vorrei un po’ di libertà. Ho 47 anni, 4 figli che ho tirato sù con tanto
amore, lui era fuori per lavoro tutta la settimana, ma tanto io ero impegnata con i figli, si
sentiva al sicuro. Io lo amo e lo sa, siamo sposati da 29 ani, ero giovanissima i nostri figli
stanno diventando grandi ed autonomi. Però lui non capisce da che è andato in pensione,
a 60 anni, che si può fare tutto insieme, ma anche andare in palestra o in piscina, oppure
prendere una bibita con un’amica. Sta diventando pesante in tutti i sensi, non ha preso
bene la pensione, lo stare a casa. Vive tra frigo, tv e molte schifezze. Lo amo e sono anche
preoccupata per i kg che ha messo sù. Può darmi un consiglio? Grazie infinite.
C
ara Teresa, se ne parla poco, o per meglio dire, per niente: la pensione è un fattore di
rischio non irrisorio. Soprattutto dal punto di vista psicologico. Ciò che sta passando
lei è esattamente il problema di tantissime coppie che erano “tarate” sulla distanza
(favorita dal lavoro esterno) e non sulla vicinanza (week end e vacanze). E’ dunque chiaro
che certi difetti emergono con più facilità quando si è “costretti” a convivere in modo assolutamente diverso rispetto a quando suo marito lavorava. Spesso si assiste ad una vera e propria
regressione: ovvero la pensione e l’inattività porta alla depressione, all’inattività con tutte le
conseguenze del caso: come per esempio l’aumento del peso, l’irritabilità, la totale mancanza di
voglia di fare qualcosa. Il mio consiglio è di cercare di aiutare suo marito ma di non dargliele
tutte buone, spronandolo ma combattendo anche per la propria libertà e per i suoi diritti che
nessun pensionamento può mettere in discussione.
4 senzaetà
Nonni&Nipoti
Che si fa oggi?!
Ecco i consigli dei nostri lettori per riempire le giornate dei più piccoli. Che siate genitori, zii, nonni, cugini, continuate a rivelarci cosa fate insieme ai vostri bimbi per
passare il tempo, cosa inventate, costruite, raccontate.
Scriveteci a [email protected].
A cura di Ilaria Iobbi
Per accogliere al meglio
l’inverno, la sua tipica aria
satura di odori, perché non
divertirsi con i propri nipoti?
Questa volta a scriverci è nonna
Ambretta che con i nipoti Serena
e Davide vanno
ogni inverno al parco vicino casa
e raccolgono una grossa scorta
di pigne che altrimenti
rimarrebbero sole solette sul terreno.
Grandi, piccole, sbocciate, premature,
allungate…
Ecco due idee per le feste.
Un albero-pigna
per ogni stanza
Selezionare le pigne più grandi e aperte scartando
quelle bagnate, con resina o scolorite. Cuocere in
forno a 200° per 20 minuti per eliminare insetti
e sigillare la linfa interna. Poi munirsi di colla a
caldo, glitter, paillettes, nastrini, perline, tempere e
trasformare la pigna in un vero e proprio alberello
di natale in miniatura!
Colore in tavola
Anche per questi lavoretti le pigne più grandi e
aperte sono ottime. Procurarsi del filato in 100%
fibre di lana “grezza” di vari colori, senza alcuna
presenza di acrilico o misti sintetici. Preparare un
miscuglio di sapone (con olio di pino) ed acqua
calda (circa 40°) e sfregarci la lana con le mani con
movimenti circolari dall’esterno verso l’interno per
infeltrirla. Una volta pronte le palline, infilarle o
incollarle tra le squame delle pigne.
Il gioco è fatto!
6 senzaetà
senzaetà
7
CE.DI.MARCHE,
crescita condivisa
Il “Sì con te” supermercato modello: + 2,88%
nel 2013. Nuove aperture e occupazione nelle
Marche ed in Abruzzo
Nasce ‘Pluto’, la casa per aiutare
i dipendenti dal gioco d’azzardo
Reggio Emilia - Pluto è la prima struttura residenziale
aperta 24 ore su 24 e completamente gratuita che offre assistenza
alle persone affette da ludopatia.
I pazienti vivono in gruppo in una abitazione di tre piani e seguono un percorso di riabilitazione intensivo.
FERMO - La convention di CE.DI.MARCHE, la cooperativa marchigiana proprietaria dell’insegna “SI’ con te” con oltre 100 supermercati fra Marche e Abruzzo ha visto intervenire sul tema: “Valore
a Territorio e Impresa. alla presenza di 600 rappresentanti del mondo
imprenditoriale, bancario, professionale e distributivo a livello nazionale, il Sindaco di Fermo Nella Brambatti, il Presidente del Consiglio
di Gestione di Ce.Di.Marche Michele Principi, Il Direttore Generale
Paolo Gattafoni e Alberto Monachesi ed Angelo Serri gli “ambasciatori”
del “made in Marche” di TIPICITA’ .
Sottolineato il valore della collaborazione con Ce.Di.Marche e con le altre imprese locali per creare sinergie produttive e promuovere l’eccellenza, i dati hanno confermato la crescita del fatturato della Cooperativa e
della rete di vendita (+2,88% a Settembre 2013) rispetto ad una media
del mercato che è al -2,42% (fonte Nielsen area3).
La convention è servita anche per analizzare con preoccupazione la
contrazione dei consumi delle famiglie italiane: si va meno volte negli
ipermercati e nei centri commerciali; i discount, per contro, incrementano i servizi ma faticano ad offrire alternative di qualità per la spesa
alimentare di tutti i giorni.
In questo scenario CE.DI.Marche ha deciso di mettere al centro le esigenze del cliente aumentando la qualità dei reparti freschi, creando
sinergie con i produttori locali e le aziende del territorio, con l’obiettivo di valorizzare la filiera distributiva sul territorio Marchigiano ed
Abruzzese, contribuendo così a creare valore ed occupazione.
ECCELLENZE MARCHIGIANE
A TAVOLA CON EATALY
A Roma la promozione e valorizzazione
delle enogastronomie marchigiane
Curare la depressione
impastando il pane
Inghilterra - Sembra che uno dei metodi per cacciar
via la depressione sia impastare il pane. Ad accorgersene
sarebbe stato John Whaite, ambasciatore della campagna
‘Baking a Smile’, il quale racconta di aver sofferto - in
passato - di una depressione da lui definita “paralizzante”, ma di essere riuscito a superarla proprio impastando
il pane. In Inghilterra pare sia diventata una “moda” dilagante offrire corsi per imparare a fare il pane alle persone che ne hanno più bisogno. Dalle persone affette da
problemi mentali alle persone che manifestano problemi
di apprendimento, dagli ex detenuti alle persone che vivono nei ricoveri per senzatetto, fino alle vittime di abusi
domestici.
8 senzaetà
ROMA - La Regione Marche in collaborazione con ASSAM ha
aperto una maratona di promozione e valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche marchigiane che si svolge nei locali di Eataly
Roma, in occasione della 10˄ rassegna nazionale degli oli monovarietali. In conferenza stampa è stato presentato il nuovo volume ‘Oli
Monovarietali’, curato da ASSAM e patrocinato dal Ministero delle
Politiche Agricole. Ancora una volta l’agroalimentare marchigiano
supera i confini regionali con il meglio della sua produzione enogastronomica presentando cinquanta prodotti unici per caratteristiche
organolettiche, certificazione della qualità, salubrità delle materie prime. Questo volume – spiega il Presidente Gian Mario Spacca – costituisce una tappa importante per la nostra Regione che punta moltissimo alla crescita di una nuova economia grazie al made in Italy e al
mercato manifatturiero, che oggi la portano ad essere fra le prime in
Italia per le esportazioni”. Prosegue Alberto Mosca, Responsabile di
Eataly Roma – “Eataly ha posto attenzione alla qualità dei prodotti
marchigiani e in particolare degli oli monovarietali: questa regione si
sta muovendo sul fronte agroalimentare e turistico in maniera pioneristica con una grande valorizzazione del territorio”.
valentina vittori
senzaetà
9
Primo Piano
problema sesso
SOS SESSO PER LE COPPIE ITALIANE
Arrivano i Dipartimenti della Salute Sessuale
a cura di Maria Chiara La Rovere
T
alamo, alcova, camera
da letto.
È qui che si annidano
problemi che minano benessere
e serenità di circa 16 milioni di
italiani. Nonostante la fine di
tanti tabù e i cambiamenti culturali, c’è infatti un problema
sommerso: 20mila ‘matrimoni
bianchi’ stimati nel nostro Paese
e sempre più coppie con problemi sessuali che in molti casi
portano al fallimento della relazione. Sotto accusa stress, crisi
economica, e la continua esibizione di corpi e sessualità ‘facili’
che contribuiscono a ridurre desiderio e capacità sessuali.
Ecco l’iniziativa: Dipartimenti
della Salute Sessuale della Coppia, già mediaticamente ribattezzati “pronto soccorso coppie”,
presentati già la scorsa estate in
Senato al Ministro Lorenzin.
A promuoverla, la Società Italiana di Urologia (SIU) e l’Associazione Ostetrici Ginecologi
Ospedalieri Italiani (AOGOI).
Un’iniziativa unica in Europa
10 senzaetà
(fatte salve alcune esperienze scandinave) mentre alcune
esperienze, non ben strutturate,
sono state fatte negli Stati Uniti
negli ultimi anni.
Iniziativa che – precisano i promotori – non graverà sul Sistema Sanitario Nazionale in
termini di costi, grazie all’ottimizzazione e riorganizzazione
delle risorse.
Qual è il problema?
Le disfunzioni sessuali non
sono mai problematiche proprie del singolo individuo, ma
devono essere considerate, e
trattate, come problematiche
della coppia. I disturbi di uno
dei componenti inevitabilmente provocano “effetti collaterali” sull’altro, causando non solo
“danni alla coppia” ma anche
“coppie di danni”.
Così spesso nei partner di donne con vaginismo si sviluppa
disfunzione erettile, o viceversa,
nelle partner di pazienti eiaculatori precoci può essere riscontrata anorgasmia, ed un calo del
Prof. Vincenzo Mirone,
Segretario Generale SIU
Ordinario di Urologia
Università “Federico II”
di Napoli
desiderio di un membro della
coppia nella maggior parte dei
casi trascina l’altro.
Ciò si traduce, troppo spesso,
nella rinuncia alla sessualità.
Cosa fare?
Ribaltare una prospettiva distorta dalla carenza di conoscenze e
imparare a guardare avanti con
l’aiuto di chi può nuovamente
restituire libertà e dignità, solo
momentaneamente perdute.
Il benessere psico-fisico della
coppia passa obbligatoriamente
dal completo benessere di en-
trambi i partner.
Attraverso un percorso comune
di consapevolezza e di condivisione, uomo e donna possono
crescere insieme come coppia,
traendo vantaggio dal dialogo e
dalla conoscenza reciproca.
Quando il primo Dipartimento?
Aprirà a Napoli a dicembre,
presso un ambulatorio dedicato dell’AOU ‘Federico II’ – ci
spiega Vincenzo Mirone, Segretario Generale SIU – Presto
sarà tutto disponibile online sui
siti delle Società Scientifiche e
quelli dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria. Entro il 2014, l’obiettivo di ampliare l’esperienza
coinvolgendo centri in città pilota quali Roma, Milano, Firenze, Palermo.
In caso queste esperienze si rivelassero positive, l’obiettivo è
quello di creare dei riferimenti
per ciascuna regione o, almeno,
per aree macroregionali.
Mancano figure come psicologo e sessuologo in questa iniziativa?
L’obiettivo iniziale di Urologi e
Ginecologi è stato quello di far
emergere problemi della coppia
che, normalmente restano sommersi, sottolineando la natura
“medica” di queste disfunzioni.
Troppo spesso fenomeni quali
anorgasmia, eiaculazione precoce, disfunzione erettile sono
stati etichettati e bollati come
“problemi psicologici”. Vogliamo far capire come in realtà si
tratti di patologie che riconoscono delle cause precise, il cui
riconoscimento è estremamente
importante per fare una buona
diagnosi, e che possono essere
curate. In seguito, quando si sarà
fatta una corretta informazione
e creato il giusto background,
l’apporto di altre figure professionali quali psicologi e sessuologi potrà essere fondamentale
per affrontare a 360° il problema
del benessere di coppia.
FREQUENTI PROBLEMI
SESSUALI E DATI
(Indagine DOXA 2013)
EIACULAZIONE PRECOCE
E ANORGASMIA
L’eiaculazione precoce è il disturbo sessuale maschile più
comune, colpisce circa 4 milioni di italiani e può manifestarsi a qualunque età. L’eiaculazione precoce è una
condizione medica spesso sottodiagnosticata: il 90% di
chi ne soffre non si è mai curato e appena 1 su 10 sa che
sono disponibili soluzioni efficaci. Spesso questo disturbo
si accompagna ad anorgasmia, cioè alla difficoltà o all’impossibilità persistente o ricorrente a raggiungere l’orgasmo, che rappresenta il più frequente disturbo sessuale
femminile e riguarda 4,5 milioni di donne.
DISTURBI DEL DESIDERIO SESSUALE
Interessano 2,5 milioni di donne. Il desiderio sessuale si riduce con l’età, mentre il distress, il disagio
causato dalla perdita di desiderio, è inversamente
correlato all’età: è massimo nella donna più giovane.
Il 15% della popolazione maschile di età compresa
tra i 18 e i 60 anni, pari a oltre 1 milione di uomini
soffre di disturbi del desiderio. Dati recenti indicano
un aumento della percentuale di disturbi del desiderio nell’uomo,specie in ambiente metropolitano ad
elevato indice di stress cronico.
DISFUNZIONE ERETTILE
E VAGINISMO
La disfunzione erettile è strettamente correlata all’età
e in Italia ne soffrono oltre 3 milioni di uomini, ma
viene affrontata solo dal 10%.
In una discreta percentuale di casi, si accompagna a
vaginismo nella partner, contrazione involontaria dei
muscoli che circondano la vagina al momento del rapporto. Può variare da una forma lieve che determina
tensione e disagio fino a forme gravi che impediscono
il rapporto stesso. Il vaginismo interessa circa 1 milione di donne mentre la dispareunia, il dolore genitale
durante la penetrazione, può interessare fino al 12%
della popolazione femminile in pre-menopausa e fino
al 30 % delle donne in post-menopausa.
senzaetà
11
Primo Piano
problema sesso
IL PUNTO DI VISTA DELLA PSICOTERAPIA
“
Sono diversi i disturbi psicosomatici che possono incidere
sulla coppia al punto da portare alla separazione – ci dice
Sabrina Mencarelli, psicologa psicoterapeuta coordinatrice Palazzo Francisci di Todi – Frequenti i disturbi dell’erezione,
della performance, una timidezza dell’uomo rispetto al genere
femminile, problemi relazionali.
Lo stress è la causa prevalente: pochi spazi individuali e per la
coppia, tra lavoro e figli, poco tempo libero dal lavoro.
Gli uomini preferiscono guardare alle cause dal punto di visto organico, mentre la realtà è che ci sono diversi aspetti che incidono
e che si condizionano a vicenda.
Con la psicoterapia vengono spesso fuori difficoltà ad avere interessi comuni o nella comunicazione.
Se i disturbi poi permangono anche dopo che si è cercato di risolvere queste situazioni, allora si tratta di problemi organici.
In realtà, il 30% dei disturbi che sembrano organici si rivelano
poi problemi psicologi della coppia.
C’è poi il fatto che la donna ha una maggiore comunicazione con
il ginecologo, mentre l’uomo non instaura questo rapporto di dialogo con l’urologo. Questo tipo di Dipartimenti può contribuire
ad evitare le separazioni e a diffondere una buona prevenzione,
importante anche presso i medici di base.
È saliente però la figura dello psicologo”.
Consigli per la coppia?
“Parlarsi e non far finta di niente, essere partecipi alle difficoltà
dell’altro, ai momenti di stress e stanchezza senza nascondere le
difficoltà. Prima la comunicazione verbale e poi quella corporea,
altrimenti la coppia si isola”.
“La questione del Pronto Soccorso sessuale per la coppia è stata
sollevata da Ginecologi e Urologi come presidio medico, pertanto non prevede e non prende in considerazione la partecipazione
della figura dello psicologo, tantomeno del sessuologo – ci precisa
Margherita Napoli, psicoterapeuta e sessuologa, vicepresidente
ARPES, Associazione Romana di Psicologia e Sessuologia – Ma è
logico che se parliamo di un’emergenza medica, e il pronto soccorso la presuppone, il problema deve avere una soluzione immediata.
Non entriamo cioè nell’ambito della sessuologia, dove l’immediatezza non risolve problematiche di ben altra natura. I problemi
più frequenti sono eiaculazione precoce, disfunzioni erettili, vaginismo; richiedono risoluzioni complesse anche nel tempo, impos-
12 senzaetà
Dott.ssa Margherita
Napoli, psicoterapeuta
e sessuologa,
vicepresidente
ARPES
Dott.ssa Sabrina Mencarelli,
psicologa psicoterapeuta
coordinatrice Centro
Palazzo Francisci di Todi
sibili da trattare al pronto soccorso!
Sono aumentate le problematiche sessuali?
“Ci sono sempre state, sia nel single che nella coppia, solo che
oggi c’è maggiore propensione a curarsi, soprattutto quando
campagne di sensibilizzazione spingono ad esporre i propri problemi. Una volta nessuno chiedeva aiuto, neanche al medico di
famiglia, mentre quando arrivano da me le persone oggi hanno
già fatto cento esami.
Spesso invece basterebbe fare una sola domanda, ma al sessuologo. La sessuologia aiuta, in sostanza, a riprendersi la normalità
della propria vita sessuale. Se si è in coppia, una vita sessuale
soddisfacente, accettabile”.
Consigli?
“Il sessuologo chiede sempre: da quanto tempo si verifica questo
tal problema? Se l’individuo, uomo o donna che sia, l’ha sempre
avuto, può essere un caso medico, una patologia.
Altrimenti bisogna risalire alla causa scatenante e lavorare su
quella.
C’è anche da scoprire se ci sono cause come alcool, droga, fumo,
etc. Nella visita medica andrologica, comunque, sono rare le cause organiche e facilmente riconoscibili, come il varicocele”.
senzaetà
13
Primo Piano
allarme omofobia
Istat: il 47,4%
di italiani ammette
di aver sentito
amici o parenti
insultare
omosessuali
MORIRE
diOMOFOBIA
Mentre l’Italia attende una legge, interpelliamo
politica, associazioni e Chiesa
U
n salto nel vuoto, 11 piani: l’addio alla vita di Simone, 21 anni.
Una lettera in tasca: “L’Italia è un Paese libero ma
ci sono gli omofobi. Chi ha questi atteggiamenti deve fare
i conti con la propria coscienza”.
La cronaca torna a svegliarci con la realtà, molto più
dura di un polverone mediatico come quello seguito alle
dichiarazioni del patron Barilla, a settembre: “Non faremo pubblicità con omosessuali perché a noi piace la
famiglia tradizionale”.
A fine agosto il Consiglio Nazionale degli Psicologi interveniva sui detrattori della legge antiomofobia che
stava per essere discussa alla Camera: “Affermare che
l’omosessualità possa essere curata o che l’orientamento sessuale di una persona si debba modificare – dice
il presidente Giuseppe Luigi Palma – è un’informazione
scientificamente priva di fondamento e portatrice di un
pericoloso sostegno al pregiudizio sociale ancora così
fortemente radicato nella nostra società”.
Amnesty International parla di un’Unione Europea in
14 senzaetà
cui non si contrastano adeguatamente i crimini d’odio
per omotransfobia.
L’Italia non ha una legge sul tema né possibilità di matrimonio per coppie dello stesso sesso. Ha registri delle
Unioni Civili, riconoscimento giuridico della coppia di
fatto, creati da Comuni e Regioni; non da tutti.
A settembre un segnale: passa alla Camera la legge che
estende la Reale-Mancino ai reati di omotransfobia, ora
in attesa di arrivare in Senato.
Maggioranza spaccata, testo che passa con voti Pd e Sc,
nonostante il no Pdl.
Polemica sul subemendamento Gitti: non costituiscono discriminazione aggravata dall’omofobia le opinioni
“assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di
istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.
Tentiamo un approccio per cercare di capire, con tre diverse voci.
FLAVIO ROMANI,
presidente Arcigay.
Cos’è l’omotransfobia? Perché serve una legge che la contrasti?
Un coacervo di modi di sentire e approcciarsi in maniera
negativa verso persone omosessuali e transessuali. Un’avversione spesso irrazionale e
non facilmente spiegabile, basata in genere sul più trito pregiudizio, che a seconda dell’intensità si
concretizza in gradazioni che vanno dal
fastidio al disgusto, fino all’odio con conseguenti atti di discriminazione e nei casi più gravi di violenza, psicologica e fisica.
Una legge che punisca questi atti, assimilabili agli atti di razzismo,
è doverosa e metterebbe il paese al pari delle altre democrazie europee che da anni l’hanno approvata. Sono necessarie anche azioni di tipo culturale e sociale che facciano maturare la società come
più aperta e inclusiva.L’estensione della Reale-Mancino non vi ha
soddisfatti, causa il subemendamento inserito per “salvaguardare la
libertà di opinione”.
La Reale-Mancino non si occupa di libertà d’opinione, ma di colpire razzismo, xenofobia, antisemitismo, odio a carattere religioso, e
presto, si spera, anche odio omofobico e transfobico. Lo Stato decide di mettersi dalla parte delle vittime e punisce in maniera decisa e
pesante i crimini generati da questi fenomeni. La legge c’è dal 1975
nella prima formulazione, dal 1993 nella sua revisione. Nessuno ha
mai sollevato la questione della presunta limitazione della libertà
d’opinione. Ora che si vuole proteggere gay, lesbiche e trans, è un
problema. È un modo per non ammettere che, ancora una volta, si
vogliono escludere milioni di persone omosessuali e transessuali da
qualsiasi norma di legge; poco importa se vengono escluse, discriminate, picchiate, violentate e spesso uccise. Importante è mantenerle fuori dal diritto e costringerle all’invisibilità sociale.
Quale sarebbe una “buona legge”?
Basterebbe inserire nella Reale-Mancino anche le fattispecie legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere, o se si preferisce all’omofobia e alla transfobia, al pari e allo stesso livello delle
altre fattispecie. Non rivendichiamo privilegi, ma dato che come
categoria sociale siamo colpiti da pregiudizio e violenze, è giusto
che venga applicata la stessa normativa che colpisce chi si accanisce
contro persone di colore o ebrei. Lo chiede l’Europa. Molti paesi a
cui ispirarsi. Il caso paradossalmente più interessante è la Spagna:
non esiste una norma specifica contro l’omofobia, ma c’è il matrimonio per le persone dello stesso sesso, norma che sancisce piena e
completa uguaglianza al di là dell’orientamento sessuale.
A chi può rivolgersi chi è vittima di discriminazione omotransfobica?
Ad associazioni come Arcigay, Arcilesbica, MIT, Agedo (genitori
con figli e figlie omosessuali), Famiglie Arcobaleno (genitori omosessuali, cioè gay e lesbiche con figli), per problematiche sul lavoro
alla CGIL settore Nuovi Diritti; all’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, organismo nella Presidenza del Consiglio (www.unar.it).
IVAN
SCALFAROTTO,
Pd, relatore alla Camera del
testo di estensione della legge Reale-Mancino al reato di
omotransfobia.
Cosa ha rappresentato questa approvazione?
La vittoria di aver esteso integralmente la legislazione esistente - una legge che
colpisce sia tutti i reati fondati sull’odio (“hate crime”) che i discorsi di odio che incitino alla violenza o alla discriminazione (“hate
speech”) - a omofobia e transfobia. Spero in tempi brevi al Senato,
soprattutto perché recenti e tristissimi fatti di cronaca dicono che
l’emergenza non è cessata.
E il subemendamento contestato?
Un passo necessario a portare a casa l’approvazione della legge alla
Camera.
In realtà ciò che fa è non considerare reato eventuali decisioni interne di organizzazioni quali partiti, sindacati o associazioni religiose purché siano conformi alla legge e assunte nell’esplicazione
dei principi costituzionali che caratterizzano quelle organizzazioni. Se una scuola cattolica rifiutasse di assumere un insegnante
apertamente omosessuale o ebreo (il subemendamento si applica a
tutte le discriminazioni) il direttore della scuola non potrebbe essere incriminato per questo ai sensi della Legge Reale-Mancino.
Ovviamente a quell’insegnante resterebbero le altre forme di tutela
di diritto civile o diritto del lavoro: eventuale risarcimento del danno, eventuale reintegrazione sul posto di lavoro, ecc.
Quale sarebbe la “legge perfetta”?
Intanto il voto alla Camera è stato il primo favorevole nella storia
del parlamento italiano su una materia di interesse e a protezione
della comunità omo e transessuale italiana.
La legge perfetta sarebbe l’estensione della Reale-Mancino senza
emendamenti.
È però una legge molto ficcante, e penale: non si valutano razzismo
e omofobia sotto il profilo dell’etica ma come crimini da reprimere
con sentenza che preveda reclusione o altre sanzioni penali.
Non tutte le opinioni che esprimano sentimenti razzisti possono
essere considerate crimini, anche se ci repellono: se qualcuno dice
di essere contrario al matrimonio tra due donne o due uomini, è
un’affermazione omofobica?
Personalmente lo è, ma non può essere considerata reato.
Il subemendamento Gitti, che spero sia migliorato o addirittura espunto al Senato, non era tale da farci affondare l’estensione
dell’intera legge, con cui abbiamo introdotto reati di omofobia e
transfobia, divieto di costituire associazioni omofobiche e transfobiche, stabilito un’aggravante per i reati a stampo omotransfobico e
procedibilità di ufficio per i reati ispirati da omotransfobia, inclusi
quelli contro l’onore.
Rinunciare a ciò in attesa, forse, della prossima legislatura sarebbe
stato un errore molto grave.
senzaetà
15
Primo Piano
allarme omofobia
Gaycenter Roma:
solo 1 caso su 10 VIENE
denunciato, nel 2013 circa
120 casi trattati
All’Unar arrivati
63 episodi violenti
e discriminazioni gravi,
144 nel 2012
PADRE GIANFRANCO
GRIECO direttore di “Familia et
Vita” del Pontificio Consiglio per la
Famiglia - Città del Vaticano.
Cos’è l’omosessualità per la
Chiesa?
Premesso che la Chiesa condanna
il peccato non il peccatore, è una
tendenza disordinata della sessualità.
Queste persone meritano rispetto,
comprensione, attenzione e amore.
Occorre guidarle verso ravvedimento e conversione del cuore, con la grazia che viene da Dio.
Se è vero quanto ha detto Papa Francesco “Chi sono io per giudicare
un gay che alla ricerca di Dio?”, è vero che il sacerdote non deve giudicare ma perdonare sempre e guidare verso la strada dell’illuminazione
quanti vivono questa tendenza.
Cosa dice la Chiesa in merito al dibattito su una legge anti-omotransfobia?
La Chiesa ha le sue leggi ‘spirituali’, al riguardo è bene che lasci a
quanti hanno pubbliche responsabilità di emanare norme che tutelino
il bene comune.
Non è possibile ricorrere alla violenza mortificando, offendendo o uccidendo la vita delle persone omosessuali e transessuali.
La violenza deve essere sempre condannata.
I provvedimenti li prenda lo Stato con leggi che rispettino la persona
umana.
Il consiglio per i genitori che si trovino ad approcciare l’omoses-
16 senzaetà
sualità di un figlio o che lo vedano in situazioni di discriminazione
omotransfobica? “Vai dal sacerdote, dal tuo confessore, dal tuo padre spirituale”. La vita
spirituale è al di sopra della vita fisica, corporale, sessuale. I genitori
chiedano consiglio a lui e dicano ai figli di partecipare alla vita sacramentale; compiano opere di carità verso ultimi, indifesi, deboli. Familiarizzino con Gesù che è la vera medicina che guarisce. Il resto tocca
ad altri: psicologi, sessuologi, antropologi. Tutti facciano la loro parte.
Discriminare, deridere, offendere, uccidere è peccato perché offende
l’uomo e di conseguenza offende Dio.
Tempo fa, Arcigay e Istituto Superiore di Sanità parlavano di
100.000 bambini con genitori omosessuali, numero in crescita.
Come cambia la famiglia? La Chiesa affronta il cambiamento?
L’approccio dal punto di vista teorico, soprattutto in questa stagione
segnata dall’avvento di Papa Francesco, è aprire le braccia del perdono,
della misericordia. Il problema è come sacerdoti, parroci, confessori percepiscano queste delicate modifiche. Un labirinto di situazioni
difficili da uniformare. Chi ha responsabilità di guidare anime, intelligenze e cuori ha un unico e grande modello: Gesù misericordioso.
Ci vogliono grande attenzione, capacità di ascolto e vicinanza ai genitori che vivono, con figli e figlie, questa situazione.
Rispetto e preghiera per loro e con loro. Un dato di fatto è anche che
in genere i genitori omosessuali restano, purtroppo, sul piazzale della
chiesa, non entrano, non ascoltano la parola di Dio, non amano avere consigli e spesso vivono come chi ha perduto senso e strada della
vita. Anche loro però, soprattutto loro, devono sentirsi figli di Dio.
Un giorno si rivelerà anche a loro come amico e compagno di viaggio.
Maria Chiara La Rovere
senzaetà
17
Focus
IAIO
Curarsi in Europa
quale libertà possibile?
E’ ufficiale. IAIO, Fondo Integrativo del Servizio Sanitario nazionale, è Fondo riconosciuto dal ministero, L’attestato di iscrizione al Registro Fondi, è stato trasmesso
in data 7 novembre scorso dal Ministero della Salute alla sede centrale di Ancona,
in attuazione del “Decreto Sacconi” di cui all’art. 9 del D.Lgs 229/99.
“E’ una notizia che apprendo con immensa soddisfazione, a corollario della Bontà
Onestà e Trasparenza del nostro operato nel rispetto delle norme che statuiscono i Fondi Sanitari Integrativi” ha commentato il presidente Iaio dott. Filippo Bambara. Che ci invia questo suo intervento.
C
on
la
Direttiva
24/2011/UE si aprono le frontiere per le
prestazioni sanitarie cosiddette
transfrontaliere quindi la libertà
di usufruire da parte del cittadino comunitario assistenza sanitaria in tutta l’Unione europea.
La IAIO Fondo Integrativo del
Servizio Sanitario Nazionale
con le sue Associate/convenzionate (Dicasi IAIO ISS) hanno
recepito integralmente, attraverso il proprio Codice Etico,
la Carta Europea dei Diritti del
Malato presentata a Bruxelles il
15 novembre 2002 che sintetiz-
18 senzaetà
za i fondamentali requisiti per il
soddisfacimento dei fabbisogni
emergenti della persona in tema
di salute.
I principi ispiratori sono: sussidarietà , equità, eccellenza ed
i valori fondamentali vengono
individuati in etica, sicurezza,
qualità ed economicità.
Il Codice Etico IAIO F.I.S.S.N.
garantisce e soddisfa tutte le
norme e le condizioni previste
dalla Direttiva in parola “conditio sine qua non” per il rimborso
della spesa sostenuta una volta
rientrati nel paese di provenienza.
Giova sottolineare che la presente Direttiva non si applica
per i rimborsi di spese sanitarie
di seguito evidenziate: servizi nel settore dell’assistenza di
lunga durata; trapianti d’organo;
programmi pubblici di vaccinazione.
La “IAIO Fondo Integrativo del
Servizio Sanitario Nazionale” è
un’associazione “no-profit” che
ha come scopo fondamentale la
promozione sociale dei servizi
Odontoiatrici, delle Cure Termali, della Medicina non Convenzionale e dell’ Attività SocioSanitaria è presente sia in Italia
Filippo Bambara
presidente Nazionale IAIO
Ma come funziona IAIO?
Il sistema posto in essere, in primis, vede la presa in carico degli associati IAIO per cui attraverso Statuto, Codice Etico, Regolamento Applicativo, Accreditamento “Tra Pari”, Debito Informativo,
Piano Sanitario e Tariffari si definisce il “Contratto di Garanzia” ai
fini delle necessaria trasparenza degli accordi nei servizi resi in ambito UE che vedono coinvolti questi Attori (Associazione IAIO
F.I.S.S.N. le Strutture, i Professionisti e gli Associati/Utenti).
“Abbiamo sempre sostenuto – dice il presidente Bambara - che
i professionisti aderenti alla nostra rete non sono “i più bravi del
mondo” ma la loro formazione riscontra in toto i requisiti richiesti dalle normative comunitarie, i prodotti e le attrezzature sono
uguali a quelli degli altri paesi UE.
Siamo convinti che la diversità dei sistemi culturali più che una
minaccia rappresenti un formidabile punto di forza idonei a creare
valori ed eccellenze.
Ed è proprio in ragione di
questo che la IAIO F.I.S.S.N.
ha avviato una serie di accordi
con strutture sanitarie operanti
nei paesi comunitari che condividono il nostro programma,
le nostre procedure operative,
il nostro “accreditamento tra
pari”, tutto ciò a tutela dei nostri associati.
Noi crediamo in un sistema
che non deve più confrontarsi
con “l’offerta” tra Stato Regioni ma sulla richiesta centrale in base alla introduzione
di criteri di parametrazione
dell’efficienza, della qualità e
del rapporto tra costi e benefici previsti dalla “Riforma Ter”.
che in diversi Paesi della UE .
La IAIO F.I.S.S.N. è una comunità solidale (Welfare Community) a cui aderiscono: in qualità
di Soci promotori le strutture e i
singoli professionisti e in qualità
di Soci sostenitori gli Utenti.
La stessa si fa garante del rispetto dei suoi valori fondamentali
affinchè i vantaggi riservati ai
suoi Soci siano trasformati in
“valore aggiunto” da estendere
anche a persone in particolare
stato di disagio socioeconomico così da poter avere accesso
a livelli essenziali di assistenza
sia nell’odontoiatria, cure ter-
mali, medicina non convenzionale, attività Socio-sanitarie,
attraverso strutture pubbliche e
private autorizzate ed accreditate Istituzionalmente o “TRA
PARI”. L’Associazione no-Profit IAIO, in collaborazione con
la società Sanit@italiana, allarga
la sua operatività, ad altre branche specialistiche mediche, Il
Manuale di qualità della IAIO
F.I.S.S.N. indica i criteri e le
procedure operative che tutte le
strutture e professionisti sanitari
aderenti devono possedere.
In tal senso abbiamo condiviso
la standardizzazione del siste-
Quindi, capovolgendo e ridistribuendo le responsabilità come sinora conosciute: non più in capo a Stato, Corporazioni, Regioni,
Politica, etc. ma alle parti coinvolte, nella fattispecie gli attori di
cui sopra, i quali indicano le regole collocando l’utente nella parte
centrale del sistema, mentre la funzione di regista spetterebbe ai
Fondi integrativi del S.S.N ed il controllo allo Stato.
Si alimenterebbe in tal senso un circolo virtuoso in termini di
competitività a vantaggio, a cascata, di una migliore qualità/offerta
delle strutture.
Noi crediamo in una sanità in cui l’abbattimento dei costi inizia
non dalla diversità di costo di una “siringa” tra una regione e l’altra ma dal Costo analitico annuale della singola struttura pubblica
(ambulatorio) per l’erogazione delle prestazioni sanitarie.
ma sulle procedure operative,
la formazione degli operatori,
il Manuale della qualità in aderenza alle norme UNI EN ISO
9001/2008 e quelli ulteriori
previsti nel Manuale Integrato
per le strutture e professionisti
aderenti alla IAIO F.I.S.S.N.
che vedono, tra laltro, la Cartella clinica multilingue e una
piattaforma comune per videoconferenza per l’erogazione della “Second Opinion” nella Ue,
senza sottacere l’obbligatorietà
delle strutture e professionisti
dell’utilizzo di un sistema informativo che consente attraverso
il software specifico appositamente configurato e cucito sulle
esigenze e know how del Fondo
(dicasi IAIO F.I.S.S.N.) di avere in tempo reale trasmissione e
controllo delle prestazioni erogate dai Soci Promotori della
IAIO F.I.S.S.N., l’appropriatezza delle stesse, la verifica dei
titoli e specialità riconosciuti
dalla UE, copertura assicurativa
delle strutture e dei professionisti nonché, i risultati finali
della assistenza prestata, incluso
il gradimento degli utilizzatori
dei servizi (dicasi Utenti/Soci
IAIO).
Veterinaria
Se
il paziente
dice miao
“
Dottore la prego risolva il
problema, è uno di famiglia!” . Alla clinica veterinaria
“Roma Sud” questa frase è all’ordine del giorno… ad ammettere infatti che il nostro cane o il
gatto sia come un essere umano,
sembra ci sia ancora pudore e
imbarazzo.
Ma l’attenzione rivolta al loro
benessere
utilizza
parametri sempre più vicini a quelli
dell’uomo. In tal senso la medicina veterinaria si sta evolvendo
a grande velocità nel campo specialistico e diagnostico.
Questa clinica di Roma è un’eccellenza vera, si nota subito, entrando: come in ospedale c’è il
Pronto Soccorso, il reparto riabilitazione, addirittura l’emodialisi!
Ce ne parla la dott.ssa Daniela
Mignacca, Direttore Sanitario
della Clinica Veterinaria Roma
Sud.
Come è strutturata la clinica?
La clinica svolge attività di medicina di base, pronto soccorso e
medicina specialistica avvalendosi di personale medico, tecnico
e amministrativo di segreteria.
Durante il giorno lavoriamo
per appuntamento, mentre negli
orari notturni e festivi c’è il pronto soccorso.
Questo è, a tutti gli effetti, un
ospedale veterinario anche a livello normativo. Come Clinica
siamo la terza in Italia ad avere
l’unità di Emodialisi…
Cani, gatti e C… Qual è la
clientela più frequente?
Ci occupiamo di animali da
compagnia, anche se oggi il
20 senzaetà
termine si è esteso a razze non
convenzionali diventate domestiche, come conigli, furetti, rettili, tartarughe e alcuni volatili.
All’interno della struttura lavora
personale specializzato che si occupa solo di questi e si perfeziona sulla gestione delle diagnosi e
delle loro terapie.
Non possiamo affermare di avere
prevalenza di cani o di gatti, lavoriamo con i pazienti del quartiere oppure casi esterni da tutta
Italia per servizi diagnostici e
terapeutici più avanzati.
Quali sono le richieste più frequenti?
Ogni giorno le persone ci chiedono diagnosi specialistiche, con
la pretesa di trovare un livello di
medicina e cura molto alti erogati come quelli che chiederebbero
per loro stessi.
Coloro che non considerano la
veterinaria come un branca della medicina non vengono da noi
ma si accontentano della diagnosi del loro veterinario senza fare
ulteriori approfondimenti.
Entrando nella clinica, al pian
terreno, salta subito all’occhio
la palestra per la riabilitazione
motoria…
La necessità di avere un reparto di riabilitazione nasce dalla
grande richiesta di pazienti ortopedici e neurologici. Per il successo del trattamento chirurgico
o medico è importante un percorso riabilitativo che velocizzi
la guarigione, oltre a restituire
autonomia di movimento all’animale e rendere più semplice la
vita del padrone. Parallelamente
a questo, il reparto si occupa degli animali sportivi, ossia animali
che praticano percorsi di agility
e compiono grandi sforzi e che
necessitano di un allenamento
costante come gli atleti.
Una delle ultime applicazioni del reparto riabilitativo, che
nei prossimi anni sarà sempre
meno marginale, è il trattamento dell’obesità, un problema ancora sconosciuto trent’anni fa
negli animali da compagnia ma
oggi diventato allarmante come
nell’uomo.
Valentina Vittori
dott.ssa Daniela Mignacca,
Direttore Sanitario della
Clinica Veterinaria Roma Sud
Emodialisi e oncologia:
nuova era della medicina veterinaria
La clinica Roma Sud dispone di una diagnostica avanzata
e quindi una tac 16 strati, una risonanza magnetica, un
reparto di emodialisi con tre unità, monitoraggi avanzati in
tutte le postazioni anestesiologiche, radiologia digitale, tre
unità rianimative dotate di respiratore automatico, due sale
chirurgiche di cui una dotata di microscopio operatorio,
un reparto di laparoscopia e toracoscopia per effettuare
chirurgia mininvasiva, due laser chirurgici e una camera
iperbarica. Il reparto di oncologia ha la possibilità di praticare l’elettro chemioterapia, dove lavorano, in equipe, due
chirurghi e due professionisti di oncologia medica.
L’oncologia è molto importante per due motivi: la patologia neoplastica è emergente negli animali come nell’uomo
grazie alla moderna diagnostica. Inoltre, gli animali sono
considerati delle sentinelle epidemiologiche: laddove i nostri amici si ammalano di cancro è possibile che negli anni
successivi anche le persone riscontrino neoplasie.
senzaetà
21
Regalo natalizio Feste in tavola
Emozioni in bottiglia
il regalo più gradito
E
se a Natale regalassimo del vino? Mai
banale, sempre gradito, è come donare un pezzo di territorio, un sorso di
benessere, una sensazione tangibile di cultura… insomma tante emozioni in una, da
gustare in compagnia. Ci aiuta ad orientarci
una vera esperta in materia, Angela Velenosi,
che ha appena terminato la vendemmia negli oltre cento ettari di viti coltivate nella sua
azienda, ad Ascoli Piceno.
Che vino avremo da questa vendemmia?
“Ritengo che, nonostante le preoccupazioni
della vigilia che ci hanno spinto ad eccessive
precauzioni di tutti i tipi, i risultati sono stati inaspettati e dunque, il vino alla fine sarà
buono come al solito.
Forse anche un po’ di più!”
Non avevamo dubbi: lei, Angela, è una im-
Il vino da regalare,
fra Passerina, Pecorino
e le immancabili
bollicine…
Finita la vendemmia,
qualche domanda
ad Angela Velenosi
prenditrice che basa tutto sulla passione.
Ma fare il vino è sempre una gran bel mestiere, un’arte capace di far sognare, come
dice la filosofia Velenosi, oppure con questa
crisi…
“Non sono il tipo che si lamenta. Anzi qui ci
rimbocchiamo le maniche e partiamo. Ogni
volta con grande motivazione. Solo, occorre
tanta attenzione. Conta anzitutto la qualità
del prodotto per chi come noi dalle Marche
abbiamo produzioni limitate. Nessuno può
più competere con le grandi quantità di fascia bassa, quel vino che, destinato a enorme
consumo, si trova a prezzi stracciati con etichette di varia natura per un’offerta sempre
più frammentata. La mia azienda guarda alla
piccola quantità, ma fa massa critica. Partecipa alle fiere nel mondo e fa fare bella figura
alle Marche, meritando premi prestigiosi…”
22 senzaetà
Comunque parliamo di 2,6 milioni di bottiglie prodotte all’anno, una varietà di vini
fra rossi (65%) e bianchi notevole, premium
wine e l’ammiraglia, le bollicine di prestigio…
“Gran Cuvèe, Charmat di passerina e altre
etichette di prestigio appartengono alla tradizione Velenosi… se si pensa al regalo per
le feste…”
Dall’uva passerina al pecorino…. Questi
sono i vini che adesso vanno più di moda…
“Il monovitigno è popolare e l’etichetta diretta rimane più facilmente nell’immaginario collettivo. E’ anche vincente sul mercato
internazionale: ce lo chiedono in molti Paesi. Per il suo gusto leggero e piacevole, meno
impegnativo di qualche riserva di rosso. E
poi questi nostri vini rappresentano davvero
il territorio del sud delle Marche. Genuini e
sinceri, se dovessi usare aggettivi”.
Angela Velenosi
responsabile vendite Velenosi
senzaetà
23
Regalo natalizio Feste in tavola
F
Francesca Negri,
giornalista e scrittrice
trentina, esperta
di enogastronomia
anatica del tacco 15, Cavaliere
del Sovrano e Nobilissimo Ordine
dell’Amarone e del Recioto, cronista enogastronomica e scrittrice, ha racchiuso il lato femminile, chic&sexy, dell’enogastronomia in un blog magazine che
miete lettori ogni minuto, seguaci di un
nuovo modo di essere donna emancipata
e di vedere la donna, fuori da facili clichè
e luoghi comuni. La giornalista trentina
Francesca Negri torna a raccontarci il suo
mondo, ci instrada sulle più interessanti
ricette delle montagne italiane (racchiuse nel suo settimo libro), ci consiglia per
le feste: cosa non può mancare nel menù
delle coppie e delle famiglie italiane?
Come acconciarsi…ai fornelli?
CIBO, VINO, AMORE
Le feste secondo Geishagourmet
D
alle avventure di Cleo
nel romanzo “Sex and
the wine”, ritratto
di una nuova generazione di
donne che fa del piacere enogastronomico un simbolo di
emancipazione, alla cucina di
montagna, soggetto del suo
nuovo libro. Qual è il bello di
24 senzaetà
questa cucina?
Non è una novità per me far coesistere, nel mio lavoro, temi più
“seri” e temi più “leggeri”. “La
cucina di montagna. Tutta l’Italia d’alta quota in 315 ricette
della tradizione” (ed. Ponte alle
Grazie) è il mio settimo libro:
prima, oltre al mio romanzo
“Sex and the wine”, avevo già
pubblicato altri libri di cucina,
vino e monografici su degli chef,
anche per Gribaudo-Feltrinelli.
Due sono stati anche Premio
Selezione Bancarella della cucina (“La storia nel piatto” e “Oro
Giallo”, ed. Curcu&Genovese),
altri, finalisti del Premio Cesare Pavese (“Il Menu del vino”,
“Sex and the wine”). La cucina
di montagna è il mio omaggio al
microcosmo delle vette, e nessuno, prima d’ora, aveva racchiuso
in un unico volume le ricette di
tutta la montagna italiana: il mio
libro lo fa, e chiaramente è una
selezione personale tra i piatti che ritengo più significativi,
perché è chiaro che patrimonio
culinario d’alta quota va ben ol-
tre 315 ricette. Il bello di questa
cucina è che è attualissima: è a
chilometro zero, usa ingredienti
per lo più poveri, predilige frequentemente il riciclo, è piena di
gusto ma non necessariamente
di calorie, e mette molta allegria.
Ma soprattutto è un patrimonio
storico e culturale da difendere,
un testimone “gustoso” di dominazioni e migrazioni: per questo,
una parte del libro è dedicata alla
ricerca delle usanze delle minoranze etniche a tavola (dai Walser ai Friulani), frutto di mesi e
mesi di lavoro, perché anche in
questo caso non esisteva, prima
d’ora, qualcosa che raccontasse in
maniera completa anche questo
aspetto del patrimonio gastronomico montano.
“La cucina di montagna.
Tutta l’Italia d’alta quota
in 315 ricette della tradizione”
(ed. Ponte alle Grazie),
il settimo libro
di Francesca Negri.
E FANTASIA
Un blog magazine per raccontare il lato femminile dell’enogastronomia. Come va questa
sua creatura? Rispecchia la
donna di oggi?
Geishagourmet è nato per divertimento ma in realtà è un
lavoro a tutti gli effetti. I lettori
sono variegati, divisi equamente
tra uomini e donne, e ora siamo
a quota poco meno dei 100mila
visitatori unici all’anno. Non
male per un blogmagazine che
non è mai stato pubblicizzato e
che ha come lettori appassionati
ed esperti del settore. Geishagourmet sicuramente rispecchia
un nuovo modo di essere donna
e lo vuole promuovere: l’idea è
quella di diffondere l’idea di una
donna libera di godere dei piaceri del cibo e del vino, piaceri che,
in un modo o nell’altro, le sono
sempre stati negati.
Amore, sensualità, vino e cucina...il tutto in salsa natalizia.
Se dovesse consigliare un menù
delle feste per la coppia, cosa
indicherebbe?
Natale è forse l’occasione in cui
la tavola è davvero ricca, in cui
si è disposti anche a chiudere un
occhio con le spese e concedersi
cose che usualmente non si consumano. Alla coppia consiglierei,
per quest’anno, di non cucinare
molto, lasciando spazio alla mise
en place e alla scelta di ingredienti strepitosi, da mangiare
con le mani: champagne, ostriche, crostacei, tartufi, foie gras,
formaggi peccaminosi come il
Camembert al Calvados o l’affinato allo Chablis…
Per Capodanno,
mai senza
cotechino,
zampone
di maiale nero,
un bel Lambrusco
Per fine anno, invece, cosa consiglierebbe per le famiglie italiane? Si va sul classico o propone “svisate sul tema”?
Premetto che io non amo molto
i festeggiamenti del Capodanno,
per questo credo che una bella
cena tra amici sia la cosa migliore. Il piacere di cucinare tutti
insieme, il calore del caminetto,
una buona bottiglia di vino e via,
la serata è fatta. Quello che non
può mancare, per me, è il cotechino di Cremona e lo zampone
di maiale nero, magari annaffiato con un bel Lambrusco, che fa
tanto cheap&chic. Oggi ci sono
dei produttori straordinari, il
Lambrusco non è più sinonimo
di vino dozzinale, ma sta riacquistando la qualità che ne ha
sempre fatto un vino eccezionale.
La donna durante le feste cucina abbastanza, di solito, ma dovrebbe comunque essere “gradevolmente sistemata”. Non
sempre ci si riesce. Qualche
consiglio in proposito?
Come dicevo prima, scegliamo
grandi materie prime, così non
dobbiamo cucinare molto. Ma se
proprio non vogliamo rinunciare
a spadellare tutto il giorno, beh,
un buon trucco a lunga tenuta, un
rimmel waterproof e un grembiule particolare, magari fatto su
misura (ogni tanto li segnalo su
geishagourmet.com), vi faranno
diventare delle cuoche davvero
da ammirare. Ovviamente, senza
dimenticarsi di indossare un paio
di stiletto tacco12!
Maria Chiara La Rovere
senzaetà
25
Regalo
Donna natalizio
ShapingFeste in tavola
Feste
un occhio alla linea
uno alla gola
Feste natalizie e di fine anno uguale riunioni
conviviali con parenti e amici in un clima caldo
e amichevole, reso ancor più vivace dai dolci tipici, un tocco di allegria attorno alla tavola,
tra “letterine” e regali.
Per godersi appieno l’atmosfera, dimentichiamo
per un po’ (nei limiti che la salute ci consente),
diete e restrizioni, dando libero sfogo alla
golosità che è in noi. Strategie? Agire su
tre fronti: prima, durante, dopo.
Dott.ssa Cristiana Aperio,
Biologa Nutrizionista,
Coordinatore Scientifico
ReGenera research Group
DURANTE: OCCHIO ALLA QUALITA’
Durante i classici pranzi e cenoni cerchiamo di soddisfare la gola puntando alla qualità piuttosto che alla quantità. Più i cibi sono di qualità e più soddisfano e gratificano il palato senza necessità di rimpinzarsi troppo!
Questo vale anche per i dolci. Proviamo a scegliere dolci
artigianali preparati con ingredienti selezionati cercando di evitare i dolci industriali preparati con grassi di
scarsa qualità e lieviti artificiali. Meglio cercare quelli
che contengono burro e lievito naturale: costano di più
ma così siamo anche più motivati a gustarli senza esagerare. Lo stesso discorso vale per vini, spumanti e alcolici
in genere: pochi ma buoni!
DOPO: RIPRENDIAMO IL CONTROLLO
L’obiettivo di riprendere il controllo vale sia per i giorni
immediatamente successivi ai grandi pranzi o cene in
cui possiamo consumare un pasto a base di un passato
di verdure o minestrone, remineralizzante e depurativo,
che per il periodo che segue le festività in cui dovremo
fare uno sforzo per recuperare un comportamento alimentare corretto.
26 senzaetà
PRIMA: DIETA LEGGERA
DI PREPARAZIONE
Per evitare che gli stravizi delle festività natalizie, che tanto
bene fanno allo spirito ed alla detossificazione dallo stress, ci
lascino fastidiosi chili di troppo, la prima strategia è pensare
ad un’alimentazione pre-festività leggera, detossificante, drenante e purificante in modo da permettersi qualcuna delle
eccezioni golose agognate.
A partire dai primi di Dicembre consumiamo:
-una colazione a base di latte scremato caffè o tè poco zuccherati e accompagnati da qualche fetta biscottata integrale
o una fettina di pane integrale con un velo di marmellata;
-uno spuntino a base di frutta fresca di stagione ( 2 clementine oppure una mela, o un cachi piccolo o un Kiwi) oppure
a base di yoghurt magro;
-un pranzo con un piatto di pasta o riso integrali conditi con
verdure di stagione come broccoletto o zucca gialla o carciofi, e un piatto di verdure crude o cotte ed infine un frutto,
stando attenti ad alzarsi da tavola senza sentirsi troppo sazi;
pasta e riso andrebbero alternati un paio di volte a settimana
con un piatto a base di legumi;
-lo spuntino del pomeriggio sarà l’occasione per gustare una
spremuta di arancia o pompelmo o melograno;
-infine a cena prediligiamo le proteine scegliendo soprattutto pesce o carne magra ed una volta a settimana uova o formaggi freschi sempre accompagnati da un contorno a base di
verdura di stagione cotta o cruda. Stiamo attenti a limitare la
quantità di pane con cui accompagnamo il pasto serale
Calorie natalizie
Kcalorie x 100grammi
600Panettone farcito con crema alle nocciole
430Pandoro
350Panforte
330Panettone
260 Fichi secchi
250Datteri
È facile che dietro una pubblicità sui risultati ottenibili con tariffe scontatissime, prestazioni gratuite, preventivi on-line, proposta da ambigue strutture locali o da sconosciute strutture estere, si
possa nascondere qualche spiacevole sorpresa.
Il paziente italiano, complice la grave crisi economica, è sempre più tentato a ricorrere a queste
strutture ed è purtroppo capitato che organizzazioni senza scrupoli abbiano incassato i soldi,
realizzato lavori incompleti od insoddisfacenti e soprattutto negato di fatto qualsiasi forma di
tutela ed assistenza.
Il Tuo Dentista è una persona vera, con un volto, un nome, un indirizzo conosciuto, che vive
ed opera da sempre nel Tuo territorio e che ha interesse per la Tua salute ed il Tuo benessere e
quando hai un problema sai dove trovarlo e sai che farà di tutto per risolverlo.
Quando ti rivolgi al Tuo Dentista non trovi solo competenza nelle procedure cliniche che più
direttamente ti riguardano anche con l’utilizzo di prodotti affidabili e tecniche e risorse tecnologiche adeguate, ma anche la corretta applicazione delle procedure per la sterilizzazione e la
disinfezione, l’attenzione per l’ambiente tramite la gestione dei rifiuti, la sicurezza tua e degli
operatori come previsto dalle norme sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, il tutto garantito
dall’aggiornamento professionale nell’ambito della ECM (Educazione Continua in Medicina).
Questa è la grande professionalità del Tuo Dentista.
Hai dubbi? Hai qualche domanda e cerchi le risposte? Hai problemi collegati alle tue cure odontoiatriche?
Il Tuo Dentista è qui, rivolgiti direttamente a lui od informati presso il personale presente per
individuare insieme la miglior soluzione alle Tue necessità.
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senzaetà 27
Oltre 23.000 Dentisti italiani appassionati del vostro sorriso.
Sorriso
ANDI
Perché andare
dal Dentista
D
a gran parte degli Italiani è grandemente
sottovalutata l’importanza di recarsi in uno Studio
Odontoiatrico per regolari visite
di controllo sullo stato di salute
del proprio cavo orale ...
Per questo molti Pazienti - soprattutto in questi periodi di
contingenza negativa e conseguente crisi economica - trascurano e/o rimandano visite,
prestazioni di igiene orale, prevenzione e terapie, frequentando con minor assiduità gli Studi
Odontoiatrici !
Il più delle volte si presentano
solamente per prestazioni di urgenza ed emergenza, quali:
•Parodontiti (affezioni
acute delle gengive e dei tessuti
di sostegno dei denti)
•Ascessi (dovuti a carie destruenti trascurate o a pregresse
patologie orali)
•Pulpiti e dolori acuti (da carie profonde e/o penetranti nella polpa dentale)
•Distacchi o rotture
di vecchie protesizzazioni
In poche parole: patologie che
richiedono terapie lunghe e costose, se non estrazioni degli elementi dentali irrimediabilmente
compromessi.
L’errore è grandissimo nel sotto-
28 senzaetà
valutare le carie ed estrarre denti
(tanto ne abbiamo 32) o trascurare le patologie gengivali (due
sciacqui con il colluttorio e passa
l’infezione) .
Nessuno di noi si farebbe amputare un dito della mano o del
piede (tanto ne abbiamo 20), se
questofosse ferito; tantomeno
curerebbe un’infezione di un
organo solo con dei semplici lavaggi !
Il cavo orale deve essere considerato - e curato - alla stregua
di ogni altro organo è infatti la
cavità di accesso dell’intero organismo: il cibo che assumiamo,
l’aria che respiriamo attraversano
questo meraviglioso organo che,
se non sano, permette di veicolare germi e batteri all’interno del
nostro corpo!
Il Dentista è il medico specialista cui sono deputate la sorveglianza, il controllo, la terapia ed
il mantenimento di un’ ottimale
salute orale !
Frequentemente è il Dentista
che per primo intercetta ed individua patologie quali:
•lesioni orali anomali (afte, lichen, neoplasie e carcinomi)
•bruxismo e serramento (con digrignamento
notturno dei denti - indice anche di patologie somato-neuro-
logiche)
•malocclusioni e patologie della deglutizione (talvolta scatenanti disturbi della postura e
deambulazione, del rachide, del
linguaggio, etc.)
Recarsi quindi assiduamente e
con fiducia dal proprio dentista
per regolari visite di controllo significa volersi bene e salvaguardare il benessere di tutto il nostro
corpo.
Aldemiro Mimmo Andreoni
VicePresidente Vicario ANDI
Marche
senzaetà
29
Farmacia la storia
Una
famiglia
di
farmacisti
I Russi, dinastia storica che
ha guidato da Ancona le vicende
farmaceutiche marchigiane
per oltre un secolo.
Gli eredi oggi e la
Farmacia del Piano
Dott.Roberto Catanzaro
titolare Farmacia del Piano,
Ancona
L
a lunga e gloriosa storia
della prima e più importante azienda farmaceutica marchigiana passa attraverso le vicende di una famiglia di
Ancona.
Nel 1882 Davide Russi figlio di
Jacob, ebreo di origine dalmata,
con alcuni soci, fonda la “Società
30 senzaetà
Russi & C. di Ancona, già Successori di G. Collamarini & C.i”
che rileva per intero nel 1914.
Ancona, forte nel commercio di
sostanze naturali, era diventata
all’epoca un centro sanitario e
ospedaliero illustre.
L’azienda farmaceutica Russi
nacque come stabilimento per
il commercio di droghe e spezie
ma grazie all’avvento dei prodotti di sintesi, nei primi anni del
Novecento, svolse una doppia
attività commerciale e industriale, diventando un produttore internazionale affermato: nel 1940
contava circa 600 operai per la
maggioranza donne.
Purtroppo, i bombardamenti
del 1943/44 rasero al suolo lo
storico stabilimento di via Saffi,
distruggendone anche il valore
produttivo ed economico, poi le
leggi raziali decretarono la fine di
questa grande azienda, venduta
definitivamente nel 1956.
Davide e Sara Russi ebbero undici figli ma solo i cinque maschi
affiancarono il padre nella con-
duzione dell’azienda, muovendosi in diverse città d’Italia – le
filiali furono impiantate a Bari,
Forlì e Roma - per condurla a
competere con le più grandi case
farmaceutiche nazionali dell’epoca.
Dei cinque maschi, Franco diventò primario dell’ospedale
Umberto I di Ancona, Rodolfo
diresse la filiale di Forlì, Giacomo fu considerato il vero artefice
delle vicende aziendali, Raffaele
diresse la filiale di Bari e Vito nel
1915 venne nominato procuratore del padre nella ditta. Vito
visse quasi sempre ad Ancona,
ebbe tre figli maschi Dino, Umberto e Adolfo.
Dopo i bombardamenti del 1°
Novembre 1943, i dipendenti furono dislocati da Giacomo
in due diversi stabilimenti fuori
città: il primo era a Villa Favorita, oggi sede dell’Istituto Studi
Adriano Olivetti (ISTAO), il
secondo poco distante da Passo
Varano.
Durante gli anni in cui la ditta
Russi ha operato con successo
nel mercato farmaceutico, si è
avvalsa della collaborazione e
del lavoro di scienziati, studiosi e
personalità importanti nel campo medico, che le hanno conferito notevole prestigio.
Inoltre, la continua sperimentazione e una proficua attività di
ricerca hanno portato alla fabbricazione e al lancio di alcuni
prodotti farmaceutici molto conosciuti, come il Sanalepsi, un
antiepilettico usato nella terapia
sedativa e anticonvulsiva.
Certamente, il riconoscimento
ottenuto dalla ditta Russi fu decretato anche da altri strumenti
cardine dell’impresa, quali una
buona pubblicità e un’ottima rete
di distribuzione.
L’azienda aveva creato un catalogo di prodotti annuale, delle
cartoline postali illustrate, locandine, gadget.
Il sistema di distribuzione comprendeva, oltre lo stabilimento
di Ancona, una rete di depositi a
Pescara e Perugia, almeno cento
mezzi di trasporto e altrettante
farmacie collegate.
I depositi distribuivano la merce
in tutta l’Italia centro meridionale e il grande parco automezzi, ideato da Giacomo, riforniva
giornalmente tutte le farmacie.
Dopo la guerra in seguito ad
una nuova legge, i cinque maschi
della famiglia Russi presero la
gestione diretta delle farmacie di
proprietà.
Nella città di Ancona ancora
oggi alcuni dei discendenti di
questi vi lavorano e le gestiscono
mantenendo immutato il prestigio dei padri fondatori.
Franco gestì la Notturna di palazzo Jona. Alle figlie di Giacomo Liliana e Franca la farmacia
ex Lanzoni, poi passata a Zecchini nel 1970.
La dott.ssa Manuela Russi, figlia di Frida e Aldo Russi, è oggi
titolare della Farmacia Russi e
Felici di corso Amendola. Alla
famiglia di Vito, il primogenito,
la Farmacia del Piano. Adolfo,
il figlio di Vito prematuramente
scomparso, lasciò poi ai suoi figli
Mario e Susanna, il cui marito,
dott. Roberto Catanzaro, è l’attuale proprietario della farmacia.
La dott.ssa Susanna Russi e suo
marito Roberto, mantengono
immutata l’alta reputazione dei
loro predecessori affiancando a
grande professionalità e preparazione che li contraddistinguono
indubbie capacità manageriali.
Perché un calendario
Il dott. Roberto Catanzaro titolare della Farmacia del Piano, è
anche un appassionato della storia di Ancona.
Dopo averci raccontato le vicende della famiglia Russi che
riportiamo qui, ha voluto fare un
omaggio ai lettori di Senzaetà,
consentendo di mettere in edicola insieme alla rivista l’ormai
tradizionale calendario fotografico di Ancona, realizzato da Roberto Piccinni, quest’anno dedicato alle immagini più suggestive
delle frazioni doriche, che sono
appunto 12: una pagina per ogni
mese dell’anno!
senzaetà
31
Abitare il sociale
Conier
Sfidare la crisi
con un nuovo modello
L
e mutate condizioni del vivere quotidiano e le rinnovate esigenze tecnologiche e di servizio della famiglia
contemporanea chiedono nuove regole per
abitare il futuro.
Costruire dunque un quartiere integrato con
tali caratteristiche diventa oggi una sfida importante. Ne abbiamo una testimonianza a
Marzocca nelle Marche.
Il frazionamento dei nuclei familiari, la condizione dei giovani, la carenza dei servizi
pubblici, le nuove professioni casa/lavoro, le
opportunità fornite dalle nuove tecnologie
informatiche e dalla comunicazione, si affiancano alla nuova realtà di una popolazione
anziana sempre più numerosa, per esprimere la necessità di nuovi modelli residenziali,
produttivi e assistenziali in grado di ottimizzare le varie esigenze e renderne meno onerosa la gestione.
La Regione Marche, una delle regioni più
longeve d’Italia ma anche una di quelle dove
la qualità della vita è ai più alti livelli, è sempre stata caratterizzata da una forte integra-
32 senzaetà
zione tra la realtà socio-economica, la tipologia insediativa che ha prodotto un modello
produttivo, residenziale, ambientale e culturale ancora oggi sostanzialmente presente e
visibile e che costituisce una risorsa unica e
“non de localizzabile” su cui fondare una parte importante dello sviluppo socio economico
futuro della nostra comunità.
Il Comune di Senigallia, dove è situata Marzocco, allegra frazione sul mare a forte con-
abitativo
notazione turistica, per primo nella Regione
Marche, gioca la carta dei programmi operativi di riqualificazione urbana come risposta alla crisi dell’edilizia e con l’obiettivo non
secondario di recuperare nel contempo aree
industriali altrimenti destinate al degrado,
senza consumo di nuovo suolo.
Costruire il Sociale può essere un obiettivo
alquanto arduo e difficile se non lo si coglie
preparati. Per questo motivo la cooperativa
Modulo Casa di Ancona ha raccolto la sfida legata alla crisi economica e alle nuove
esigenze dell’abitare per realizzare un nuovo
modello abitativo.
Un comitato di esperti in vari settori (economia, urbanistica, edilizia, energia, botanica,
medicina, informatica) si è offerto di guidare
la progettazione del nuovo quartiere a Marzocca, per realizzare un modello abitativo finalizzato a:
Nelle prossime puntate sentiremo anche il
parere di chi ha lavorato e lavora con competenze diverse e grandi esperienze anche
scientifiche oltre che tecniche e edilizie, at-
torno a nuove formule dell’abitare che integrano appunto le esigenze di più generazioni
e delle nuove famiglie che si stanno formando.
• abbattimento dei costi
• sostenibilità ambientale
• condivisione di spazi e servizi comuni
• integrazione tra generazioni
senzaetà
33
Abitare il sociale
Conier
Con il supporto di questo comitato di esperti la cooperativa ha già
definito alcune delle principali caratteristiche dell’intervento:
PER LE PARTI COMUNI-CONDOMINIALI
• Presenza di uno o più locali comuni da utilizzare per il tempo
libero, attività ricreative, ginnastica, baby-parking, per usi privati
(feste, riunioni,ecc).
• Previsione di uno spazio all’aperto protetto, possibilmente adiacente ai locali comuni con le stesse funzioni ed in particolare per il
gioco e la socializzazione dei bambini.
• Portierato di quartiere autogestito da cooperativa di abitanti, e/o
da cooperative sociali e/o da singoli privati interessati a fornire
servizi saltuari a richiesta, con oneri a carico dei singoli utilizzatori dei servizi (piccole manutenzioni, pulizie, baby-parking, lavanderia, supporto ad anziani autosufficienti, gestione degli spazi
comini,ecc).
• Telecontrollo degli spazi comuni di quartiere e/o condominiali,
anche ai fini della sicurezza.
• Percorsi pedonali e ciclabili separati dalla viabilità meccanica.
• Produzione di energia tramite l’utilizzo di aree ed impianti a scala condominiale e/o di quartiere (tetti, coperture di parcheggi,ecc).
PER I SINGOLI ALLOGGI
• Unità immobiliari ad alta efficienza energetica, predisposte per
accogliere i progressi della domotica, dell’informatica e della informazione.
• Alloggi a flessibilità programmata: possibilità di futuri ampliamenti con chiusura di parte di terrazzi o balconi e/o di soppalcamento di doppie altezze per soddisfare le esigenze della famiglia
che cresce.
• Nuove tipologie di alloggio predisposto per l’ inserimento di serre solari, orto su terrazzo, bagni aggiuntivi, facilità di modifiche
interne per adeguare l’alloggio al variare delle esigenze e dell’età.
• Alloggi con destinazioni miste residenza/ufficio, residenza/laboratorio per facilitare l’accesso ai nuovi mestieri.
34 senzaetà
La cooperativa Modulo Casa avvia la campagna prenotazioni
per trasformare una ex area industriale (inserita dal Comune di Senigallia nel Programma Operativo
di Riqualificazione Urbana) in un nuovo quartiere di fronte al mare, con alloggi moderni, prestazioni energetiche e sismiche elevate, ma a basso costo, dotato di spazi comuni e servizi condominiali,
secondo una nuova filosofia del costruire che ottimizza e riduce costi di manutenzione e gestione
Alloggi, uffici, attività artigianali e commerciali
a basso costo ed alta efficienza energetica
PER ADERIRE ALLA INIZIATIVA
BASTA INVIARE LA SCHEDA CHE SEGUE
Alla MODULO CASA soc. coop.
Via Togliatti 37/I – Ancona - tel 071/2905450 - fax 071/2907472 - e_mail: [email protected]
Io sottocritto ___________________________________________________________________________
Telefono __________________________ e_mail _____________________________________________
Indirizzo (città, via) _______________________________________________________________________
DICHIARO DI ESSERE INTERESSATO A PRENOTARE SENZA IMPEGNO
UN ALLOGGIO A SENIGALLIA – LOCALITA’ MARZOCCA
ESIGENZE SPECIFICHE
ALLOGGIO IN PROPRIETA’ PER USO PROPRIO O PER INVESTIMENTO
ALLOGGIO IN GODIMENTO (AFFITTO) CON PATTO DI FUTURA VENDITA
UNITA’ CON DESTINAZIONE MISTA ALLOGGIO/UFFICIO
UNITA’ AD USO NEGOZIO, UFFICIO, ALTRE ATTIVITA’
CON LE SEGUENTI CARATTERISTICHE
TIPOLOGIA ALLOGGIO:
DIMENSIONI RICHIESTE:
piano terra con giardino mq ___________
posto auto coperto
piano superiore con balcone
n. camere. ______
posto auto esterno
n. bagni ______
senza posto auto
FASCIA DI COSTO PER ACQUISTO:
meno di € 100.000
da € 100.000 a € 150.000
da € 150.000 a € 200.000
più di € 200.000
CON:
FASCIA DI CANONE MENSILE PER AFFITTO:
meno di € 400
da € 400 a € 600
più di € 600
CHIEDO DI RICEVERE LA DOMANDA DI AMMISSIONE A SOCIO
PER POTER VALUTARE LA EVENTUALE ISCRIZIONE A SOCIO DELLA COOPERATIVA
Data
_________________Firma _______________________________
L’inchiesta gioco d’azzardo
TANTO PRIMA O POI VINCO
L’Italia, gli italiani e il gioco d’azzardo
Si inizia per gioco o
per evadere?
L
’arrivo alla fine del mese è un miraggio sempre più lontano.
Le scadenze pesano come macigni sulla coscienza e sul
reddito delle famiglie. Precarietà, sfiducia nel futuro e nelle
istituzioni.
Questo lo scenario italiano.
Forse è proprio per non pensare alla vita reale che si cerca un modo
per svuotare la mente, ci si abbandona all’accogliente atmosfera di
luci invitanti, musichette allegre e luoghi di ritrovo, e, perché no, si
approfitta per tentare la fortuna.
Forse perché, in questo mondo parallelo fatto di perdite camuffate
da un “tanto prima o poi vinco”, ci si sente protetti e mai sconfitti del
tutto.
In fondo è solo un gioco.
Eccolo il gioco d’azzardo, una piaga che sta mettendo in ginocchio
il nostro paese, un’industria che non conosce crisi e che si piazza al
terzo posto delle attività produttive italiane con ben 76,1 miliardi di
euro e circa 10 milioni guadagnati con il gioco illegale.
Mentre gli italiani a rischio si aggirano ormai intorno ai 2 milioni e
circa 800 mila sono le persone che ne sono dipendenti psicologicamente ed economicamente.
36 senzaetà
Troppo timide
e insufficienti
le norme
U
n recente provvedimento ha sbloccato l’apertura di 1000 sale
per giocare a poker, permettendo ancora una volta alle grandi
lobby di “vincere”.
A questo proposito è nata la campagna nazionale “Mettiamoci in
Gioco”, contro i rischi del gioco d’azzardo, promossa da ACLI, ADUSBEF, ALEA, ANCI, ANTEAS, ARCI, AUSER, Avviso Pubblico,
CGIL, CISL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori, FeDerSerD,
FICT, FITEL, Fondazione PIME, Gruppo Abele, InterCear, Libera,
UISP. Tutti schierati in prima linea contro la sanatoria delle penali
imposte ai Concessionari di slot, che in principio rischiarono una maxi-sanzione, poi drasticamente ridotta dall’ennesimo condono arrivato
dal Consiglio dei Ministri.
Di più: la Corte dei Conti non si limitò a giudicare solo gli operatori
ma chiese un risarcimento anche ai Monopoli di Stato, individuando
nelle figure di alcuni dirigenti i diretti responsabili del danno, rei di
non aver applicato la revoca delle concessioni agli operatori stessi.
Le cifre della
questione?
Incredibili.
136mila
(su 207mila qualche anno fa, oggi aumentate a più di
400 mila) le Slot che non avevano trasmesso dati in
remoto ai Monopoli di Stato per un periodo ragguardevole di tempo.
Dati che, se trasmessi correttamente, avrebbero consentito una chiara tassazione sulle somme incassate.
98 miliardi di euro
l’ammontare della maxi-multa a loro inizialmente
destinata, poi ridottasi a circa 800 milioni di euro dimostrando, in tipico stile italiano, come “alla fine dei
conti è sempre il furbo a vincere”.
Il pensiero comune è che, nonostante la drammaticità
in cui versa il paese, il rigore e il rispetto delle regole
abbiano lasciato posto al maggior potere dei grandi
concessionari, che hanno alzato la solita voce grossa
sulla politica.
Una speranza
in fondo c’è
I
l 25 settembre, al Parlamento, è stata approvata la legge delega
sulla riforma fiscale.
Essa prevede, all’art. 14, una serie di norme riguardanti il mondo del gioco: riduzione del numero massimo di slot presenti nello
stesso luogo, riorganizzazione territoriale nazionale pianificata, un
fondo monetario per il gioco d’azzardo patologico, definizione del
ruolo dei Comuni, il contrasto alla criminalità, riformulazione di
norme fiscali più trasparenti e chiare, rafforzamento del controllo
e monitoraggio per la tutela dei minori, introduzione del divieto di
pubblicità nelle fasce protette di radio e tv e la possibilità di essere
inabilitati al gioco (iscrivendosi ad un apposito registro nazionale).
Finalmente anche il Parlamento presta più attenzione verso un
problema ormai saldamente radicato nel nostro territorio nazionale?
Una cosa è certa. “Mettiamoci in Gioco” e il popolo italiano si
aspettano che questo sia solo l’inizio della lotta al gioco, che l’approvazione di queste norme siano solo il principio per giungere ad
una legge di settore che di giorno in giorno si rivela sempre più
urgente e necessaria.
Ilaria Iobbi
Quando un farmaco induce a giocare
Sembra una barzelletta ma non lo è. Chi avrebbe immaginato che un farmaco contro il Parkinson (quelli
contenenti principi attivi del pramipexolo e del benserazide) avesse tra i vari effetti collaterali lo sviluppo
della dipendenza dal gioco? Secondo studi condotti dall’Università degli Studi di Milano, circa l’8% dei
malati di Parkinson si trasforma in un accanito giocatore.
La spiegazione è nel modo di agire della porzione del cervello coinvolta nel modo di prendere decisioni ed
elaborare le emozioni. Essa si attiva in modo iperattivo e innalza la soglia di percezione del rischio.
senzaetà
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L’intervista Enrico Montesano
Montesano
millevolti
F
elice Allegria, il conte Tacchia, Er Pomata, Dudù e Cocò, la
romantica donna inglese, Torquato il pensionato.
In un attimo, un tuffo in un’Italia d’altri tempi, raccontata con
una coscienza sociale che arriva a tutti, che unisce storie, tempi comici, ritratti significativi, cabaret, varietà, macchina da presa, luci di
ribalta…
L’eclettico artista è ovviamente Enrico Montesano, classe 1945.
Il “romano de Roma” – come spesso lo si definisce – che invece s’è
preso tutta Italia, l’ha convinta, colpita alla pancia e alla testa.
In teatro, al cinema, in tv, in radio; attore, autore, regista, cantante.
Da quel 1966, debutto come attore imitatore nella commedia “Humor Nero”, il cabaret del Puff di Lando Fiorini, il varietà “Ma che
domenica amici”, il Bagaglino, “Canzonissima”, “Dove sta Zazà”, il
“Fantastico” che a fine anni ’80 inchioda gli italiani alla tv.
Più di cinquanta film, da “Amore vuol dire gelosia” di Mauro Severino,
il cult “Febbre da cavallo” di Steno, “Pane burro e marmellata” di Giorgio Capitani, “Camera d’albergo” di Mario Monicelli, “Il Conte Tacchia” di Sergio Corbucci, “Grandi magazzini” di Castellano&Pipolo,
“I due carabinieri”, “Uomini duri”, “Tutto l’amore del mondo”.
Il grande amore? Il teatro, quello che l’ha consacrato con “Rugantino”
e “Se il tempo fosse un gambero”, quello di “Cercasi tenore”, “Beati
voi”, “Menomale che c’è Maria”, “Malgrado tutto beati voi”, “Un sogno di famiglia”.
Oggi, porta nei teatri la sua commedia musicale “C’è qualche cosa in
te”, di e con Enrico Montesano.
Gli abbiamo chiesto di raccontarsi un po’.
Come ha iniziato? Intendo la sua primissima volta?
A casa..già da ragazzino..poi in collegio..la prima recita fu fatta nel
38 senzaetà
teatrino del collegio di Santa Maria in Acquiro.
Chi erano i suoi miti di allora?
Erano quelli che vedevo in Carosello..l’unica trasmissione che ci era
permesso di vedere, noi siamo quelli di dopo Carosello tutti a nanna!
I suoi personaggi hanno fatto storia, come le caricature consegnate al
pubblico in sketch dinamici. Un filone a cui si sono “ispirati” in tanti.
I caratteri mi sono sempre piaciuti..
Creare un personaggio è una delle peculiarità dell’attore creativo..nipote della commedia dell’arte.
Mettersi nei panni di un altro, consente di inventare, fare la caricatura
di tipi e personaggi della vita reale, con la libertà di evidenziarne i
difetti, i tic, le manie! Le curiosità.
Molti colleghi venuti dopo di me si sono ispirati, un po’ mi fa piacere
e un po’ no…però è meglio essere copiati che copiare!
Impossibile non chiederle di Febbre da cavallo. Com’è nata la magia? C’è qualche episodio che le è rimasto impresso, delle riprese,
che ci vuole svelare?
Febbre da Cavallo è stata un ‘intuizione del Produttore e di Steno..due
persone intelligenti ed amanti del cinema.
Ricordo che con Steno andavamo in giro per le sale corse, che ora purtroppo non ci sono più (rimpiazzate dalle sale multi scommesse), che
erano frequentate da personaggi unici, gente che amava i cavalli, un
misto del giocatore e dell’esperto di cavalli, dello sportivo che sapeva
tutto del trotto!
Cosa pensa della tv di oggi, in cui il varietà sta scomparendo ma ci
sono talk politici e reality?
Che devo pensare di una cosa che non fa pensare? Che atrofizza la
mente?
Che idea ha della satira di oggi? E della politica?
Era meglio quando si stava peggio! Nel senso che la politica di prima
era più seria, e la satira di conseguenza; “moscia” la politica, “moscia”
la satira!
Cosa rappresenta per lei la famiglia?
La famiglia è l’unica struttura che pur avendo subito crisi e modifiche,
ancora regge e resiste, è una certezza in questo mare di vaghezza e
inaffidabilità! Un nucleo resistente!
Alcuni dei suoi sei figli hanno seguito le sue impronte artistiche,
due li vediamo sul palcoscenico nella sua ultima commedia. Li ha
indirizzati?
Una cosa ho detto ai miei ragazzi che hanno debuttato con me in
questa commedia musicale: che dovevano lavorare perché erano bravi
e non perché figli di…Hanno superato la prova, il pubblico compatto
ha decretato che sono bravi. Una bella vittoria, per loro e per me!
Ci parla di questa sua ultima creatura, “C’è qualche cosa in te”?
Com’è nata?
Era tanto che avevo questa idea in testa, e desideravo fare un omaggio alla commedia musicale italiana. È stato faticoso, ma piacevole e
divertente, scrivere questa storia..sentivo che era giusta, ed il pubblico
mi ha premiato.
Lo ringrazio. Ho messo insieme gli elementi della commedia, della musica, del cabaret, duetti, monologhi, coreografie..insomma una
bella miscela!
Cosa può dire alle nuove generazioni che sognano il “mondo dello
spettacolo”? E quale messaggio può dare loro, in un periodo difficile?
Il mestiere dell’attore è difficile..troppe insidie e perdita dei valori del
merito, però questo è un male della società tutta, non del solo mondo
dello spettacolo.
Un sano rinnovamento sarebbe quello di selezionare i meritevoli, i
professionalmente validi..insomma mandiamo avanti i capaci! In un
momento di crisi bisogna reagire! Inventatevi voi giovani un lavoro,
mettetevi insieme, create una compagnia, andate, fate, rompete l’anima e fatevi sentire!
Come passerà il Natale?
Spero recitando “C’è qualche cosa in te!”
Maria Chiara La Rovere
senzaetà
39
Medicina
Podologo
Parla il Presidente AIP
Montesi: dall’anziano
al diabetico, la cura va
personalizzata
La salute si
misura dal piede!
C
onosciamo da vicino
l’Associazione
Italiana Podologi, attraverso
questa intervista al suo fondatore e attuale presidente, il dott.
Mauro Montesi.
Chi è e cosa rappresenta il Podologo nel Sistema Sanitario?
“Professione in ascesa nella sanità, quella del Podologo si sta
rivelando essenziale nell’ambito
della prevenzione, della cura e
della riabilitazione nelle patologie podaliche.
La Podologia, infatti, è una disciplina in crescita in tutti i Paesi
più evoluti, Europei e Extraeuropei. Il salto di qualità è attribuibile in Italia all’introduzione
della laurea specifica e dei Ma-
40 senzaetà
ster post universitari centrati su
Piede Diabetico, Postura, gestione delle lesioni cutanee.
Ma per comprendere meglio
cosa rappresenti il Podologo
occorre sapere che la salute e la
qualità della vita di una persona
si associano alla cura del piede”.
Quali sono le patologie podaliche più frequenti?
“Il Podologo tratta tutti gli
aspetti preventivi, diagnostici e
terapeutici delle affezioni che riguardano il piede, dalle più semplici come l’ipercheratosi alle più
complesse come la complicanza
del Piede Diabetico e dell’anziano.
Fra l’altro esegue esami diagnostici, come l’esame baropodo-
metrico ma soprattutto realizza
direttamente ortesi plantari personalizzate su misura”.
Spesso i pazienti che soffrono
di Piede diabetico non sanno a
chi rivolgersi... Come si attua la
cura del Podologo?
“Non si tratta solo di cura ma
anche e soprattutto di prevenzione della complicanza.
Oggi in Italia ne soffre il 25% dei
pazienti diabetici.
In presenza di ulcere il Podologo
effettua il cosiddetto “curettage”,
cioè la pulizia della lesione e successivamente la medicazione di
essa.
Nella maggior parte dei casi è
necessaria un’ortesi plantare con
scarico selettivo, in modo da evi-
Dott. Mauro Montesi
presidente AIP
Conosciamo l’AIP
L’Associazione Italiana Podologi fondata nel 1974 da Mauro Montesi, attuale
Presidente ha il merito storico di aver introdotto la podologia in Italia, scienza
medica ampiamente affermata nei Paesi più sviluppati, quali Spagna, Regno
Unito, Francia, U.S.A., Canada.
Attualmente è l’unica Associazione formalmente riconosciuta come persona giuridica e accreditata presso le Istituzioni Nazionali e presso gli Organismi Internazionali. Fra l’altro fa parte della Federazione Internazionale Podologi e Podoiatri (FIP). Oggi la figura del podologo, come professionista laureato, è entrata
a pieno titolo nello scenario della sanità italiana. Non è stato un compito facile:
tante le resistenze burocratiche e corporativistiche, i ritardi culturali del mondo
medico e scientifico.
tare contatto e sovraccarico. Tale
ortesi, se necessario, viene modificata sulla base del cambiamento dell’ulcera. La casistica in
nostro possesso testimonia l’efficacia dell’assistenza podologica e
quindi il conseguimento dell’obiettivo di evitare l’amputazione,
sia essa maggiore o minore. Ciò
con grande soddisfazione del
paziente ed anche in linea con il
problema della spending review
tenuto conto del costo dei ricoveri ospedalieri”.
E il piede dell’anziano?
“Uno dei principali obiettivi
della Podologia è assicurare una
longevità attiva.
D’altra parte il 70% degli anziani
soffre di patologie podaliche. È
importante quindi che in presenza di ipercheratosi, onicogrifosi,
spina calcaneare, metatarsalgia,
ecc. ecc. l’anziano si rivolga alle
cure del Podologo, il quale è in
grado di intervenire consentendo
così all’anziano di vivere in modo
attivo, partecipe ed utile”.
Che cosa si aspetta dalla Podologia nei prossimi anni?
“Il piede costituisce nell’area
sanitaria una nuova frontiera di
ricerca, studio, ma anche di cura
e terapia.
È quanto ha chiaramente espresso il XXI Congresso Mondiale di
Podologia dello scorso Ottobre,
per svolgere il quale la FIP (Federazione Internazionale Podologi e Podoiatri) ha scelto l’Italia
Il Podologo
oggi:
ruolo
e responsabilità
e in particolare Roma, a testimonianza della crescita della Podologia Italiana, nonché della stima
che essa gode negli altri Paesi.
Ma ciò che più preme è che finalmente si dia attuazione alla modifica del profilo professionale,
nell’interesse stesso dei pazienti.
Altro traguardo che mi auguro
sarà raggiunto nei prossimi anni
è quello della laurea magistrale,
che consentirà un più vasto raggio d’azione nell’attività podologica, ad esempio l’intervento
della chirurgia mininvasiva del
piede, come si verifica nei Paesi
più avanzati.
Ma ciò che più ci attendiamo da
podologica e, quando è il caso, lo
ricordi anche al paziente”.
Ma qual è il ruolo dell’AIP
nell’ambito sanitario nazionale?
“La risposta è già chiara riflettendo sulle risposte precedenti. Se si tiene conto dei grandi
obiettivi che persegue la Podologia, è facile capire che l’impegno
dell’AIP è rivolto soprattutto ad
agevolarne il raggiungimento e
soprattutto a rendere disponibili per la sanità italiana Podologi
preparati e seri, ma che tengano
soprattutto conto che il paziente
deve sempre essere al centro di
ogni interesse.
parte dei Medici di Medicina
Generale è una maggiore consapevolezza e conoscenza delle
opportunità che offre l’assistenza
Occorre poi tener presente che
l’AIP è l’unica Associazione
con personalità giuridica riconosciuta sia in Italia che all’E-
stero. Essa, quindi, rappresenta
i Podologi presso le Istituzioni
nazionali e locali, nonché presso
la FIP.
Le ricerche e gli studi realizzati in collaborazione con l’Università Sapienza; le iniziative di
formazione come il Congresso
Nazionale organizzato annualmente, nonché i workshop tematici; la pubblicazione della rivista
“Il Podologo in Medicina”, come
anche la pubblicazione di numerosi articoli scientifici e di strategia sanitaria su periodici specializzati, non sono che alcuni degli
impegni con cui l’Associazione
ha finora garantito e continuerà
a garantire l’esigenza primaria in
ciascun sistema sanitario di poter
disporre di un’assistenza podologica che sia adeguata alle aspettative della gente.
Fra l’altro i protocolli di intesa
sottoscritti con la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia e
con la Federazione Italiana dei
Medici di Medicina Generale
garantiscono al paziente, soprattutto all’anziano, le cure necessarie. Sul tema della salvaguardia
del paziente è necessario richiamare l’attenzione sul pericolo di
ricorrere alle cosiddette cure dei
molti che esercitano la professione abusivamente (ad esempio, i pedicure) che, nonostante
l’impegno
dell’Associazione,
continuano ad essere presenti sul
territorio”.
senzaetà
41
Medicina
Postura
Chi lavora
con l’auto,
chi parte per
la montagna,
chi fa il
pendolare:
ecco le
regole per
non avere
problemi di
postura
Troppe ore alla guida?
Attenti alla schiena
A
vete mai pensato – per
esempio partendo per
le vacanze di Natale o
per la settimana bianca – al fatto che anche guidare per molte
ore può essere un pericolo per
la vostra schiena? Senza contare poi che molte sono le persone che per lavoro o per spostarsi sono costrette a rimanere per
diverse ore al giorno sedute su
un mezzo di trasporto.
Tali circostanze impongono il
rispetto di regole ergonomiche
e posturali idonee se si desidera
prevenire patologie osteo-muscolari. Regolare lo schienale
dell’auto ad una angolazione di
110°/120°. Posizionare i glutei
e l’osso sacro a contatto con lo
schienale. La nuca deve essere
sempre a contatto con il poggia-
42 senzaetà
Correggere la posizione di guida è facile
e può essere fondamentale per chi ha già
problemi alla schiena
Regole da rispettare in moto
In moto ancor più che in automobile, si subiscono contraccolpi che si possono tradurre
in veri e propri microtraumi per i dischi intervertebrali,
quando la postura adottata non è quella corretta. Appoggiare sulla sella la zona corrispondente alle tuberosità
ischiatiche. Mantenere la colonna allineata. La testa sarà
sul normale prolungamento del collo mentre i piedi saranno ben appoggiati. Cercare di mantenere la zona delle
spalle rilassata evitando di tenere le mani troppo strette sul
manubrio.
La posizione eretta corretta
Anche le attività svolte in stazione eretta possono provocare patologie a carico della colonna vertebrale, qualora si
assumano posizioni scorrette durante lo svolgimento dei
propri compiti lavorativi.
Nella posizione eretta, il corretto equilibrio della colonna
riveste un’importanza fondamentale: le curve fisiologiche
infatti tenderebbero ad accentuarsi per effetto della forza
di gravità e del peso del corpo stesso. E’ quindi nostro
compito conoscere e mantenere un buon allineamento del
rachide, che permette di distribuire in modo idoneo i carichi sui dischi, sul bacino e sugli arti inferiori. La posizione
eretta equilibrata si ottiene con naturalezza mantenendo
il capo in linea con il busto (e non proteso in avanti) e
le spalle in linea con i fianchi. L’addome e i glutei leggermente contratti tengono in
equilibrio il bacino e offrono un supporto protettivo alla curva lombare (alleggerendo
i carichi sui dischi, sulle articolazioni vertebrali posteriori e sui legamenti), evitando inoltre l’accentuazione della curva lombare e quindi lo sbilanciamento del busto
indietro. Il peso del corpo, infine, deve essere distribuito su tutte e due le gambe. Non
è sempre facile mantenere un atteggiamento corretto per coloro che sono costretti a
lunghe permanenze in piedi a volte col busto flesso.
testa. La schiena deve poggiare
completamente sullo schienale,
con un supporto lombare che
mantenga la lordosi fisiologica.
Regolare il sedile in modo che
l’angolo tra coscia e gamba sia
all’incirca di 120°. La distanza
dal sedile deve poter permettere un’angolazione tra braccio e
avambraccio di circa 120°/130°.
Il sedile rigido deve essere preferito a quello morbido; è essenziale che il peso delle cosce
venga completamente sostenuto per prevenire la stanchezza
e distribuire il peso su un’area
maggiore. Un sedile regolabile in lunghezza sarebbe, per i
motivi elencati sopra, la condizione ottimale. Spesso viene
raccomandato di tenere le mani
Centro Ortopedico
Marchigiano
Via Flaminia 309/310
Torrette di Ancona (AN)
Tel.071/2181277
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www.plantaresensomotorio.it
sul volante alle “10 e 10”, tale
posizione però costringe la persona ad incurvare le spalle e a
tenere le braccia e le spalle alzate, inducendo facilmente alla
stanchezza. In caso di emergenza è una posizione instabile,
dato che il guidatore tenderà ad
aggrapparsi al volante piuttosto
che a controllarlo. Se invece si
tiene il volante alle “7 e 25”, le
spalle stanno in posizione naturale e la parte superiore del
braccio resta verticale, riducendo notevolmente la stanchezza.
Inoltre, in caso di emergenza,
la posizione è resa stabile dal
fatto cha la spalla e il braccio
si possono appoggiare contro
lo sportello e la presa diventa
molto salda.
senzaetà
43
Federfarma
44 senzaetà
senzaetà
45
Coss
Marche
Cooperazione
modelli formativi
Foritaal 2013
Quarto Forum Italiano per
l’Ambient Assisted Living
A cura di Nicolò Scocchera
D
al 23 al 25 ottobre 2013
si è tenuto ad Ancona il
4° Forum Italiano per
l’Ambient Assisted Living – ForitAAL - presso l’Università Politecnica delle Marche, organizzato
dall’Associazione Italiana AAL.
Il Forum ha rappresentato un’importante spazio di confronto tra
professionisti, ricercatori, utenti
e altri attori coinvolti nell’ambito
delle soluzioni tecnologiche innovative rivolte agli anziani.
COOSS ha partecipato attivamente all’evento attraverso uno
Spazio Espositivo coordinato dal
Dipartimento di Ricerca e Formazione, mostrando i principali
progetti europei ICT che lo vedono protagonista come centro di ricerca e rappresentante degli utenti
finali.
I ricercatori del Dipartimento
hanno inoltre presentato quattro
contributi scientifici all’interno di
quattro differenti sessioni tema-
46 senzaetà
tiche. Il progetto NACODEAL
proposto dal Dott. Luca Bordoni
ha mostrato come le nuove tecnologie possono sostenere il processo di stimolazione e mantenimento delle funzioni cognitive
dell’anziano.
La Dott.ssa Romina Boraso ha
riportato l’esperienza FATE,
evidenziando il ruolo e la prospettiva degli utenti nelle fasi di
sperimentazione del sistema anticaduta per la realizzazione di
un servizio efficiente e commerciabile.
COOSS ed altri partner del progetto FATE sono membri della rete europea E-NO FALLS,
network europeo composto da
centri di ricerca e specialisti nella prevenzione delle cadute degli
anziani.
Il dott. Marco Antomarini ha
brevemente presentato gli obiettivi della rete nata a febbraio
CHE COS’È
L’ASSOCIAZIONE
ITALIANA AAL
L’Associazione italiana Ambient Assisted Living (AitAAL), strutturata in sezioni regionali, riunisce enti
istituzionali e di ricerca, associazioni,
aziende ed esperti che operano, a diverso titolo, nel settore delle tecnologie avanzate a supporto degli ambienti di vita e delle persone. AitAAL
promuove interventi e politiche volte
a favorire un miglioramento delle condizioni di vivibilità degli spazi
domestici, per favorire la sicurezza,
l’autonomia, l’inclusione sociale ed il
miglioramento della qualità della vita.
I QUATTRO PROGETTI SULLE ICT IN CUI
COOSS è ATTUALMENTE COINVOLTA
NACODEAL
NAtural COmmunication DEvice for Assisted Living è un
progetto finanziato dal programma AAL che ha l’obiettivo
di agevolare gli anziani con lievi difficoltà cognitive nell’espletamento delle attività quotidiane, servendosi delle moderne tecnologie della Realtà Aumentata.
Per ulteriori informazioni: www.nacodeal.eu
FATE
Fall Detector for the Elder è un progetto finanziato all’interno del programma CIP-ICT-PSP che ha l’obiettivo di
validare un sistema tecnologico di rilevazione delle cadute
degli anziani sia all’interno che all’esterno dell’ambiente
domestico. Per la sperimentazione italiana COOSS ha realizzato un Call Center dedicato. Per ulteriori informazioni:
www.project-fate.eu
getti interessati a livello europeo e fornire raccomandazioni e suggerimenti sia agli esperti sia ai beneficiari
diretti.
ELDERHOP
Solution Assisting the Shop Hopping of Elderly è un
progetto finanziato dal programma AAL che propone
un apparecchio elettronico di facile utilizzo destinato a
smartphone e smart TV.
Il sistema intende aiutare le persone anziane a svolgere determinate attività come fare acquisti, segnalare
sconti e promozioni, trovare percorsi e orari dei mezzi
pubblici.
Per ulteriori informazioni: www.elderhop.com
E-NO FALLS
European Network fOr FALL Prevention, Intervention
& Security è finanziato all’interno del programma CIPICT-PSP e ha la finalità di integrare e mettere insieme conoscenze, esperienze e buone pratiche acquisite a livello
europeo e internazionale in materia di prevenzione delle
cadute, metodologie d’intervento e strumenti per la sicurezza, con l’obiettivo di coordinare le attività di tutti i sog-
2013. La soluzione per la mobilità e lo shopping assistito ELDERHOP, illustrata dal Dott. M.
Antomarini e dalla Dott.ssa Lorenza Lupini, apre nuovi scenari
di partecipazione dell’anziano alla
“self-serve society”.
CHE COS’È L’ASSOCIAZIONE ITALIANA AAL
L’Associazione italiana Ambient
Assisted Living (AitAAL), strutturata in sezioni regionali, riunisce enti istituzionali e di ricerca,
associazioni, aziende ed esperti
che operano, a diverso titolo, nel
settore delle tecnologie avanzate
a supporto degli ambienti di vita
e delle persone. AitAAL promuove interventi e politiche volte
a favorire un miglioramento delle
condizioni di vivibilità degli spazi
domestici, per favorire la sicurezza,
l’autonomia, l’inclusione sociale ed
il miglioramento della qualità della
vita.
COOSS, grazie all’esperienza ma-
turata in oltre 20 anni di presenza
nel settore, continuerà a investire
nella ricerca e sperimentazione di
tecnologie assistive e soluzioni innovative volte alle miglioramento
della qualità della vita delle fasce
più deboli di utenza, attraverso la
partecipazione a programmi comunitari e transnazionali in tale
ambito.
IL DIPARTIMENTO DI RICERCA
E FORMAZIONE
Il Dipartimento dal 1993 si occupa di ricerca,
analisi, sviluppo e sperimentazione di soluzioni
ai bisogni sociali emergenti della popolazione ed
eroga corsi di formazione in ambito sociale, sanitario ed educativo.
Per saperne di più visitate la nostra pagina
Facebook : Cooss Ricerca e Formazione
senzaetà
47
Cosmetica
dell’eterna giovinezza
U
na conoscenza piena e consapevole
dell’importanza della naturalità del
prodotto, nella cosmetica e nella bellezza, è alla base di un nuovo brand:
L’origine dell’eterna giovinezza (oggi che si
parla tanto di longevità attiva, questa è ben
più che una moda, una necessità) è in Africa,
in piantagioni incontaminate curate da popolazioni native di Yakassè, in Costa d’Avorio, una zona tutt’altro che desertica dove la
gente ha imparato a lavorare a livelli molto
buoni e dove Fruttonero rappresenta per tutti
un’opportunità di sviluppo. Proprio con queste premesse nasce la nuova linea cosmetica
di prodotti naturali: olio di Argan, olio di
cocco, burro di karitè e saponi naturali per la
cura di viso e corpo.
Tutto inizia dall’intenzione della Fondazione
“Maria Grazia Balducci Rossi per i più bisognosi” di non fare elemosine a chi ha bisogno
ma di creare prima un ospedale e una scuola,
poi un’azienda agricola e infine diverse attività lavorative, fra commercio e industria, che
possano insegnare un mestiere e aiutare le
persone a rendersi autonome e indipendenti. A raccontarci tutto questo è il presidente
della Fondazione, Tommaso Rossi, illuminato imprenditore di Senigallia. Oggi suo figlio
Andrea segue Fruttonero dalle coltivazioni
al commercio. Tutta la produzione è completamente equosolidale, segue rigidissime
regole europee, in maniera scalare secondo
il codice INCI (International Nomenclature Cosmetic Ingredients) ha controlli severi
48 senzaetà
e continui, comprovanti la certezza di utilizzo di elementi di origine naturale e garantisce standard qualitativi e tracciabilità, senza
danni all’ambiente e senza sfruttare il lavoro della popolazione africana. Anzi creando
condizioni normali di vivibilità laddove prima non c’era nulla. La supervisione poi viene
effettuata sia in Africa che in Italia presso il
laboratorio di Sogein Srl a Senigallia (AN).
Il valore aggiunto – ci spiega Andrea Rossi –
è tutto nella purezza di una linea nuovissima
per la bellezza di viso e corpo. Attenzione:
non stiamo parlando di creme. Prendiamo ad
esempio l’Olio di Argan. Indicato per massaggi e protettivo dei raggi del sole, ha proprietà antisettiche, rigeneranti, elasticizzanti
ed emollienti uniche!
Si usa durante l’allattamento per la prevenzione di ragadi al seno e come antismagliature, è un ottimo antirughe, rende la pelle
liscia e più giovane, più luminosa. Il burro di
karitè poi è un prezioso cosmetico: migliora
la tonicità ed elasticità della pelle con risultati immediati e insperati, possedendo inoltre
proprietà cicatrizzanti è indicato nei trattamenti di ogni imperfezione della pelle, come
dermatiti, couperose, psoriasi, irritazioni, allergie, ustioni, è lenitivo e antinfiammatorio.
L ’olio di cocco, ottenuto dalla spremitura
a freddo della polpa del frutto, è purissimo
ed ha il suo tipico odore tropicale. I saponi
invece, vengono ottenuti in maniera naturale dalla saponificazione a bassa temperatura
dell’olio di cocco, esente quindi dai tradizionali processi di raffinazione, mantenendone
così inalterate le loro proprietà nutrienti ed
emollienti. Non contengono profumi sintetici ma solo olii essenziali profumati e sono
disponibili per ora in sei fragranze.
Le materie prime di Fruttonero non sono
testate su animali e tutti i prodotti sono
ipoallergenici, nickel free e senza parabeni.
Sono ricercati e potrebbero essere impiegati
in molti usi farmaceutici di più ampia gamma. Fruttonero li confeziona in lotti minimi
in modo da garantirne sempre qualità e freschezza. Finalmente siamo all’inizio di una
nuova era anche nella cosmetica.
s.p.
sostiene
seguici su
www.fruttonero.it
www.fondazionebalduccirossi.com
senzaetà
49
Economia il termometro della crisi/2
Luci e ombre
dalla politica
ma intanto
i nostri lettori
ci chiedono...
SEGNALI A INTERMITTENZA
Ormai da oltre un quinquennio, venti di crisi continuano a spirare sul
nostro Paese. Ma qual è la situazione attuale dell’economia?
E come ci siamo arrivati? Cosa accadrà nel breve e medio periodo?
A queste e ad altre domande ci prefiggiamo di rispondere in questa
rubrica che intende rappresentare il “termometro della crisi”, sulla base
dell’attività e dei riscontri di una Banca come la Popolare di Ancona,
con oltre 120 anni di storia, una presenza ben radicata in 7 regioni
italiane e parte integrante di uno dei primi gruppi bancari italiani.
50 senzaetà
U
n paio di mesi fa, aspettavamo segnali concreti dalla politica, europea e italiana.
In questo periodo si sarebbero giocate partite importanti se non decisive, per capire
se l’euro avrebbe avuto un futuro e se il
nostro Paese avrebbe ricevuto dall’attività governativa un vero impulso al proprio
cammino verso la ripresa.
Già, le iniziative della Banca Centrale Europea, le elezioni politiche in Germania e
la prima volta delle “larghe intese” a governare il nostro Paese.
I segnali che sono arrivati da questi accadimenti sono stati confortanti da una parte e
non del tutto incoraggianti dall’altra. Che
cosa è successo?
Che le azioni messe in atto dal presidente
della BCE, Mario Draghi, hanno rassicurato i mercati e che la rielezione a Cancelliere tedesco di Angela Merkel ha fugato
gli ultimi dubbi sulla tenuta dell’euro.
Luci ed ombre sono invece arrivate da
quanto è accaduto e continua ad accadere
in Italia. Se da una parte Alfano ed i ministri dell’ormai ex PDL hanno strenuamente difeso l’attività del governo delle
Nunzio Tartaglia
Direttore Generale
della Banca Popolare
di Ancona
“larghe intese” presieduto da Enrico Letta,
dall’altra l’elevata litigiosità che ancora insiste dentro e fra i partiti non sta consentendo di attuare quelle politiche di rilancio
di portata forte, necessarie per rimettere in
moto la nostra economia.
In assenza di riforme strutturali, la nostra
crescita resterà debole, nonostante la nostra
voglia di guardare al futuro con più ottimismo.
Certo, è necessario dare corpo sempre a
nuova creatività ed aprirsi ai mercati di tutto il mondo, ma per rilanciare la nostra domanda interna servono scelte coraggiose.
In molti, anche attraverso il seguito di questa rubrica, ci chiedono se vi sia o no la ripresa e, se sì, in quali settori essa risulti più
evidente.
La risposta è sì, la ripresa c’è e si manifesta
nel settore dell’export.
Le nostre aziende godono di credibilità e di
prestigio in un mondo che ama ed apprezza
il gusto del “made in Italy”. Si spiega così il
fatto che le imprese che operano nei campi
agroalimentare, abbigliamento, calzaturiero, arredamento di fascia alta, meccanica
specializzata continuano ad avere un grande appeal consolidando, se non addirittura
aumentando, i loro fatturati.
Ma occorrono politiche forti per rilanciare
la domanda interna.
In particolare, il governo dovrebbe attuare
iniziative mirate per rilanciare il comparto
edilizio, il che rimetterebbe in moto una
miriade di attività collegate, tali da dare respiro all’occupazione.
Sarebbe necessario avviare un ampio progetto di riqualificazione del patrimonio
immobiliare esistente, piuttosto che consentire nuove costruzioni di cui non si sente gran bisogno nel paese con il più alto livello di metri cubi/abitante di edificazione,
e avviare una nuova fase di rilancio delle
infrastrutture (strade, ferrovie, porti, piccole manutenzioni).
Un altro settore che andrebbe rilanciato
con iniziative adeguate è quello del turismo. Migliorarne gli standard di qualità,
operare per una omogeneità dell’offerta e
collegarla al nostro patrimonio culturale
ed enogastronomico garantirebbe – con il
rilancio del settore edilizio – un maggior
utilizzo di quella mano d’opera che oggi
non trova punti di riferimento, abbassando
il livello di speranza in un futuro migliore al quale tutti dobbiamo invece tendere.
Ognuno per la propria parte.
Nunzio Tartaglia
Direttore Generale
Necessario
aprirsi
ai mercati
di tutto
il mondo:
l’export è
la risposta
senzaetà
51
52 senzaetà
senzaetà
53
Giuseppe Zuccatelli
direttore generale
dell’Inrca
I
Piani di rientro
strategie
ruoli e….
responsabilità
ncontriamo il direttore generale dell’Inrca Giuseppe Zuccatelli
in occasione della presentazione ufficiale del Manuale sul Diritto
sanitario curato dagli esperti Inrca. Affronta temi di primissimo
piano per la sanità, come ad esempio la riqualificazione del personale
e il controllo di gestione nel territorio.
Ma soprattutto,relativamente proprio all’intervento in quella sede, ci
interessa il concetto che la trasformazione del sistema deve passare
attraverso la riorganizzazione della medicina del territorio...
Allora chiediamo a Zuccatelli, vista la sua esperienza nel mondo
della sanità, un’opinione sul Sistema Sanitario Nazionale…
“Il nostro Servizio Sanitario Nazionale si colloca tra i sistemi più
complessi da interpretare e da governare, anche in ragione delle continue evoluzioni e dei cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi
decenni, dando vita a modelli organizzativi spesso mutuati da realtà
internazionali e sostanzialmente concentrati sul potenziamento degli
ospedali. Mi riferisco alla presenza di 21 Servizi Sanitari Regionali che hanno sicuramente suggerito considerazioni particolari sulla
permanenza di criteri di equità e universalità ma anche al fatto che
la metà delle Regioni italiane è interessata dai Piani di Rientro. Di
certo l’argo mento su cui si discute maggiormente è la sostenibilità
5454
senzaetà
senzaetà
del SSN, diversi sono gi interventi legislativi, di certo necessari,
ma occorre anche fare ulteriori e differenti scelte di politica sanitaria
che pongano fine ad un sistema che ha tollerato un eccesso di offerta
ed impongano un maggiore controllo sui medici iperprescrittori ed
una riorganizzazione di alcuni strumento come ad esempio, quello
dell’ospedale che deve essere un luogo di attrezzature e dispositivi ad
altissima tecnologia garantite h 24”.
Vorrei ritornare sul concetto che la metà delle Regioni italiane
sono sottoposte ai più complessi piani di rientro. Ci può spiegare
cosa sono, i loro punti di forza e le loro criticità?
I Piani di rientro sono strumenti necessari nel quadro del cambiamento di paradigma della governance in sanità, avvenuto al principio del
decennio scorso, che di fatto ha ampliato la divaricazione tra Regioni
che hanno ricercato, fin da subito, soluzioni strumentali alla sostenibilità economica dei propri SSR e Regioni che, invece, non hanno
provveduto (o poco efficacemente) ad intervenire nella ricerca di sinergie a livello regionale. Un divario che, via via, si è allargato e non
ha riguardato soltanto la sostenibilità, ma anche i risultati sanitari. I
PdR, quindi, costituiscono, innanzitutto, uno strumento utile per la
modernizzazione dei SSR in un’ottica di sostenibilità e non meri piani
La situazione delle Regioni italiane
La fotografia ci consegna una realtà (come ben descritto dal direttore Zuccatelli), formata da una metà delle Regioni in regime di PdR,
di cui a loro volta un’ulteriore metà è soggetta a commissariamento
e parte delle stesse, tra cui le tre maggiori Regioni per disavanzo
assoluto e popolazione (vedi prospetto grafico), che sono già oltre il
secondo triennio di vigenza.
(Tratto da “I Piani di Rientro in Sanità: elementi e caratteri giuridici ed economico-aziendali. Cuccurullo C, Zuccatelli G nell’opera
“Manuale operativo di diritto sanitario per gli operatori della sanità
territoriale”).
di rientro finanziario, come nella prima stagione si sono caratterizzati.
In merito alle loro criticità si può evidenziare una mancanza chiara
delle responsabilità, dei ruoli e dei poteri dei vari attori che partecipano alle varie fasi de PdR ciò dovuto anche all’assenza di un quadro
normativo organico ed esaustivo.
Ad esempio, nelle Regioni commissariate è spesso mancato un coordinamento operativo efficace in grado di allineare gli obiettivi e le
azioni delle aziende sanitarie al PdR. E’ mancato una piena responsabilità assegnata ad un soggetto attuatore, che può essere individuato
nella persona del subcommissario.
Inoltre, per la mia esperienza fatta in Regione Campania (dal 26 Ottobre 2009 al 20 Febbraio 2011) e in Regione Abruzzo (dal 12 Giugno 2012 a tutt’oggi) in qualità di Subcommissario ad Acta ritengo
fondamentale separare nettamente la funzione di Commissario ad
Acta da quella di Presidente della Giunta Regionale ciò perché la collaborazione tra commissari e subcommissari tende a riproporre e non
a superare il classico clichè del dualismo inconciliabile tra politica e
tecnica, che genera divergenze, stalli, rallentamenti, incertezze tanto
rispetto agli impegni formali con i Tavoli di Monitoraggio, quanto
rispetto alla effettiva attuazione degli interventi.
Ma secondo Lei come si potrebbero migliorare?
Si potrebbero ipotizzare, oltre alla separazione della funzione di
Commissario ad Acta da quella di Presidente della Giunta Regionale
anche delle modifiche legislative in merito alla figura dei Sub-commissari. Ad esempio:
• aggiungere di conseguire autonomamente uno o più obiettivi previsti dal Piano di rientro attraverso l’adozione dei provvedimenti necessari, anche normativi;
• prevedere, previa intesa con il Commissario ad acta, che la nomina
degli organi di vertice delle Aziende sanitarie venga delegata ai Sub
commissari per garantire l’attuazione degli interventi per il proseguimento dell’equilibrio economico;
• prevedere che la valutazione e verifica dell’operato degli organi di
vertice sia interamente rimessa alle decisioni assunte dai Sub-commissari di nomina governativa;
• prevedere autonomia gestionale ed amministrativa per la dotazione
di personale altamente qualificato da assegnare attraverso l’istituto del
distacco e/o del comando e per l’approvvigionamento in economia di
beni e servizi atti a garantire efficacia ed efficienza all’attività di porre
in essere
A colloquio con il
direttore generale
dell’Inrca Zuccatelli,
il suo parere
a fronte delle esperienze
in Sanità con
le Regioni commissariate
senzaetà
55
Un manuale per capire
come cambia la Sanità
Presentato il volume suL Diritto Sanitario
all’Inrca di Ancona, autori Benedettelli e Gentili
A
ncona – Un manuale utile ed estremamente
attuale che approfondisce temi delicati ed in continuo
assestamento relativi alla sanità
territoriale. Si è svolta nell’auditorium I.N.R.C.A. di Ancona,
la presentazione del nuovo libro
scritto da Debora Benedettelli
(avvocato ed esperta di diritto
amministrativo sanitario) e Gilberto Gentili (medico chirurgo
e dirigente di distretti sanitari),
con la collaborazione di altri Autori dalla competenza specifica.
“Manuale operativo di diritto
sanitario per gli operatori della
sanità territoriale” questo il titolo del testo, si pone per obiettivo
quello di spiegare un concetto
che per molti risulta complesso:
l’importanza del Servizio Sanitario Territoriale e le norme amministrative che lo riguardano
in un momento così critico per
la sanità del nostro Paese. “Un
testo umile e allo stesso tempo
ambizioso” ha dichiarato Gilberto Gentili, un libro dalla lettura
semplice e scorrevole ma che si
pone a capo di uno dei grossi
problemi del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
“Non lo abbiamo prodotto con
l’idea di destinarlo ad un preciso
target di lettori. Abbiamo fatto
in modo che, sia il mondo della
sanità che quello amministrativo,
possano trovare tutte le risposte
ai quesiti di questi ultimi tempi”,
ha aggiunto l’autrice Debora Benedettelli.
Presenti alla conferenza anche
56 senzaetà
Qui Debora Benedettelli.
Sopra il tavolo di
presidenza dell’Inrca
Fabrizia Lattanzio (Direttore
Scientifico), Francesco Comi
(Vicepresidente del Consiglio
Regione Marche) l’assessore regionale al Lavoro Marco Lucchetti e Giuseppe Zuccatelli
(Direttore Generale dell’INRCA) che ha concluso esponendo la situazione in cui versano
oggigiorno i Servizi Sanitari
Regionali impegnati in una riorganizzazione finanziaria e nel
tentativo di adeguare la qualità
dell’Assistenza Sanitaria Nazionale.
Ilaria Iobbi
Anestesia senza paura…a qualsiasi età!
P
er sfatare i luoghi comuni e le naturali paure che
hanno generalmente le
persone mature nel sottoporsi
ad operazioni chirurgiche, UNITRE e INRCA con il patrocinio
dell’assessorato ai Servizi Sociali
del Comune di Ancona hanno
organizzato un incontro intitolato “Ok, tutto bene. Mi sono
svegliata”.
Il direttore sanitario dell’Inrca Claudio Maffei insieme alla
vicepresidente Unitre Isabella
Saracini, hanno presentato la
motivazione dell’iniziativa: il paziente spesso sente la gentilezza,
la comprensione, l’umore stesso
dei medici che incontrano, figuriamoci dunque quando in vista
c’è un malato che deve sottoporsi
ad operazione chirurgica! L’avvicinarsi alla camera operatoria
può diventare un incubo se non
si è preparati e si ha paura. Allo
stesso tempo però se invece si
incontrano le persone giuste e i
medici più sensibili, quando ci
si affida alle mani del chirurgo e
si mette in gioco la propria vita,
la sicurezza e la serenità con cui
si affronta qualsiasi esperienza è
fondamentale. In molti casi aiuta
a risvegliarsi nel modo migliore.
Questo il senso delle relazioni
nella sede UNITRE che hanno
“spiegato” metodologie e pro-
cedure dell’anestesia in età geriatrica e perché non c’è da aver
paura…
In tal senso gli interventi della
dott.ssa Giampieri “Un excursus
sul tema per sfatare dubbi e paure” dopo il filmato girato all’Inrca
sul percorso preventivo nell’affrontare un’operazione.
Di seguito, il “Percorso di umanizzazione delle cure: accoglienza del paziente in sala operatoria” è stato l’argomento di cui
ha parlato P. Paoloni e M. Boscaglia, approfondendo anche la
sicurezza e le caratteristiche della
prevenzione durante le fasi chirurgiche.
Alla presenza infine del direttore dell’Unità operativa Anestesia dell’Inrca, dott. Eugenio
Recchia, si è citato un filmato
che attualmente “spopola” su you
tube: si vedono le persone dentro
un ospedale che ballano spensierate mentre ci si avvicina con il
paziente alla camera operatoria.
Proprio una bella testimonianza
di come a volte ogni timore sia
infondato, quando c’è la consapevolezza che ogni passo è sotto
la supervisione di medici e infermieri competenti, in strutture
organizzate, sicure e attrezzate,
anche psicologicamente, per seguire il paziente in tutto.
r.c.
senzaetà
57
L’ente pubblico informa
LA REGIONE MARCHE
ISTALLA DEFIBRILLATORI
NEGLI UFFICI
L
Almerino Mezzolani,
assessore alla Salute
Regione Marche
In caso di
infarto
averne uno
vicino può
salvarti
la vita!
58 senzaetà
a defibrillazione precoce, praticata
prima dell’arrivo degli operatori sanitari del 118, è in grado di salvare
fino al 30% delle vittime se gli strumenti per
effettuarla sono disponibili. E’ quindi fondamentale l’immediatezza dell’intervento
con personale preparato e apparecchiature
adeguate. Per questo la Regione Marche ha
realizzato il programma di diffusione dei
defibrillatori semiautomatici esterni, avviato
formalmente a Palazzo Raffaello con una cerimonia che ha previsto la collocazione dei
primi due apparecchi negli uffici regionali
e il rilascio degli attestati ai dipendenti che
hanno seguito il corso per il loro utilizzo. Per
La defibrillazione precoce praticata prima
dell’arrivo del 118 può rappresentare ‘un’arma vincente’ in grado di salvare molte delle
vittime di arresto cardiaco; perciò la diffusione degli strumenti necessari ad attuarla deve
essere ampia e strategica”.
Erano presenti Paolo Aletti, direttore dell’Agenzia regionale sanitaria, Sarda Cammarota
per il dipartimento della Protezione civile,
che hanno espresso soddisfazione per “l’ulteriore passo avanti del grande lavoro compiuto
insieme”; il responsabile della Centrale operativa 118, Riccardo Sestili, il dirigente Ars
(Agenzia sanitaria regionale) per le Tecnologie sanitarie, Riccardo Luzi e il responsabi-
l’assessore alla Salute, Almerino Mezzolani
“la sopravvivenza dei pazienti vittima di arresto cardiaco dipende da fattori noti, esemplificati dalla metafora della ‘catena della
sopravvivenza’, ovvero la necessità di prestare
cura immediata ai primi sintomi dell’arresto
cardiocircolatorio.
Il primo ‘anello’ di tale catena è costituito
dall’uso di un defibrillatore in mani di chi
sappia riconoscere, previa formazione, la necessità dell’intervento.
le della prevenzione della Giunta regionale,
Lorenzo Antonelli.
“L’arresto cardiaco, che fino a poco tempo
fa era considerato un evento di morte certa
– aggiunge Mezzolani - è ora un evento da
cui ci si può salvare grazie a provvedimenti mirati come quelli adottati dalla Regione
Marche, che agisce per una maggiore sensibilizzazione di cittadini, operatori sanitari e
forze politiche”.
Programma di diffusione dei
defibrillatori semiautomatici
La Regione Marche, in collaborazione con i Responsabili delle CO 118 , con DGR 1087/11 ha predisposto il programma di diffusione di 76 defibrillatori
semiautomatici. In tale provvedimento sono stati
individuati i punti privilegiati di ubicazione dei
defibrillatori che possono essere:
•
fissi: Scuole o Università (soprattutto per motivi culturali ed educativi oltre che per numerosità di
f requentatori e per attività sportive che spesso vi si
praticano), Porti e Stazioni Ferroviarie, Uffici ad
elevato afflusso di operatori e utenti.
•
mobili: medici della continuità assistenziale
(in particolare nelle località remote della regione),
operatori del 118 che abitano in località difficilmente
raggiungibili dai mezzi di soccorso sanitario, mezzi
dei corpi civili e militari dello stato (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, ecc).
Sono quindi stati individuati come sedi ulteriori di
progetti di defibrillazione precoce: luoghi di aggregazione cittadina e di grande frequentazione o ad
alto afflusso turistico; aree con particolare afflusso di
pubblico; aree con particolari specificità come luoghi
isolati e zone disagiate (montagna), pur se a bassa
densità di popolazione; poliambulatori, ambulatori
dei medici di medicina generale; luoghi in cui si pratica attività ricreativa ludica, sportiva: auditorium,
cinema, teatri, parchi divertimento, discoteche, sale
gioco e strutture ricreative, stadi, centri sportivi;
luoghi dove vi è presenza di elevati flussi di persone
o attività a rischio: grandi e piccoli scali per mezzi
di trasporto aerei, ferroviari e marittimi, strutture
industriali; luoghi che richiamano un’alta affluenza
di persone e sono caratterizzati da picchi notevoli
di frequentazione: centri commerciali, ipermercati,
grandi magazzini, alberghi, ristoranti, stabilimenti
balneari e stazioni sciistiche; strutture sede di istituti penitenziari, istituti penali per i minori, centri
di permanenza temporanea e assistenza; strutture
di Enti pubblici uffici; postazioni estemporanee per
manifestazioni o eventi artistici, sportivi, civili, religiosi e farmacie.
“Ossi duri… si diventa”:
progetto regionale
di prevenzioni contro
l’osteoporosi
“Ossi duri… si diventa”: progetto regionale di prevenzioni contro l’osteoporosi
Un progetto regionale contro l’osteoporosi nell’ambito delle iniziative della
Giornata mondiale dell’osteoporosi celebrata il 20 ottobre. La Regione – insieme alle Aziende del servizio sanitario, l’Università politecnica e le donne
dei sindacati pensionati di Cgil Cisl Uil – illustreranno il programma di prevenzione rivolto ai cittadini e agli operatori sanitari. Quattro gli incontri di
sensibilizzazione che si sono svolti a Macerata - Istituto istruzione superiore
“G.Garibaldi” - C.da Lornano, 6; Pesaro - Sala della Provincia; Ancona Sala Consiglio comunale - Piazza 24 Maggio; Ascoli Piceno - Sala Dei Savi
- Palazzo dei Capitani.
L’osteoporosi è un’epidemia silenziosa quanto diffusa: colpisce in particolare
le donne – ma non disdegna gli uomini – e causa un indebolimento delle
ossa, con conseguente aumento del rischio di fratture. Negli ultimi anni si è
assistito a un incremento dei casi, per cui è sempre più avvertita la necessità di
informare, sensibilizzare e promuovere strategie di prevenzione. Dal momento che l’osteoporosi è una malattia che, solo in Italia, colpisce circa 5 milioni
di persone, con costi stimati, per le sole fratture di femore, di 1 miliardo di
euro all’anno (20 i milioni stimati esclusivamente per le Marche), per ottimizzare le risorse è essenziale identificare i soggetti con rischio più elevato
di frattura, al fine di investire su loro le risorse economiche disponibili, sia in
tema di diagnosi precoce, che della terapia più appropriata, soprattutto alla
luce del prolungarsi delle aspettative di vita. Prevenire l’osteoporosi è possibile
e le armi a disposizione sono alla portata di tutti. L’attività fisica giornaliera,
innanzitutto. Poi un’alimentazione controllata con il calcio necessario alla mineralizzazione delle ossa e una quantità sufficiente di vitamina D che assicuri
il controllo giornaliero del metabolismo osseo. La Campagna “Ossi Duri …
si diventa” risponde alle necessità di individuare precocemente i soggetti a
rischio, aggiornare gli operatori sanitari e sensibilizzare la popolazione generale sulla importanza dei corretti stili di vita per la prevenzione della osteoporosi in collaborazione tra operatori del Servizio sanitario regionale e le
organizzazioni sindacali promuoventi.
L’ente pubblico informa
Povertà:
la Regione Lazio
volta pagina
P
Nicola Zingaretti
Presidente Regione Lazio
Il problema
è in crescita
dappertutto
cosa fare
per reagire
60 senzaetà
residente Zingaretti, tutte le statistiche, anche le più recenti, raccontano
di un forte aumento della povertà in
tutta Europa. Come intende agire la Regione Lazio?
Oggi il rischio povertà riguarda anche fasce
sociali che, solo 10 o 20 anni fa, erano ritenute al sicuro.
Questo allargamento della soglia di povertà
è l’effetto della crisi che ha colpito il mondo
a partire dal 2008, ma è anche il risultato di
una politica incapace di dare risposte sociali
efficaci alle difficoltà economiche.
Il fatto è che si è creato un cortocircuito tra
recessione economica e ridimensionamento
delle risorse destinate al welfare.
In questi anni abbiamo assistito infatti a
una progressiva erosione di investimenti nel
sociale, con effetti disastrosi: senza risorse
destinate al sociale infatti, ossia senza il riconoscimento e il sostegno dei diritti della
persona, arretra l’intero sistema socioeconomico. Dobbiamo prendere consapevolezza
che il welfare non può essere considerato un
costo ma che è invece un potente elemento
di sviluppo.
Io credo che per contrastare davvero la povertà dobbiamo dare risposte su due diversi
fronti: da una parte bisogna mettere in campo un grande progetto di rinnovamento del
sistema produttivo, per rendere competitive le
nostre imprese e creare nuovo lavoro; dall’altra, bisogna lavorare a una profonda revisione
di un sistema di welfare ormai obsoleto.
Ed è quello che intendiamo fare con la legge
sui servizi sociali che abbiamo da poco approvato in Giunta.
Quali sono le novità introdotte con la nuova legge?
Con questa iniziativa, la Giunta colma un
grande vuoto: il Lazio infatti era una delle
poche regioni italiane a non aver recepito con
una legge-quadro le novità introdotte dalla
legge nazionale 328 del 2000.
Un gravissimo vuoto che, specie in una situazione di piena emergenza sociale come quella che attraversiamo, non potevamo davvero
permetterci.
Con la legge sui servizi sociali abbiamo voluto stabilire un quadro certo di regole per dare
servizi innovativi ed efficaci ai cittadini.
A tutti i cittadini, senza esclusioni.
Siamo ripartiti dall’articolo 3 della nostra
Costituzione: quello – voglio ricordarlo – che
stabilisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”.
È un grande principio civile.
Per imporlo, occorre riaffermare la centralità
di un modello di welfare fondato sul riconoscimento dei diritti di ogni persona, non dalla
“logica del dono”.
Bisogna superare l’idea pericolosa avanzata
in questi anni, di ridurre il welfare a “ghetto”
del disagio, “recinto” nel quale richiudere solo
singole categorie, e quindi “assistenzialismo
ed elemosina”.
Quello del riconoscimento dei diritti è un
grande tema etico-politico che riguarda anche lo sviluppo.
La strada per rimettere la persona al centro
delle politiche sociali si dovrà realizzare attraverso la costruzione di un vero e proprio
Piano sociale regionale, che sarà lo strumento
privilegiato della programmazione delle politiche sociali sul territorio.
Per la stesura del Piano è previsto il coinvolgimento degli organismi del Terzo settore,
del sistema cooperativo e delle organizzazioni sindacali e delle Asl.
Uno dei grandi problemi del welfare del
Lazio è la disomogeneità dei servizi erogati
nei diversi territori.
Come pensate di ridurre le diseguaglianze?
Una delle parole chiavi del cambiamento
Alcune immagini del Presidente in mezzo
alla gente, fra volontari e centri sociali,
commercianti e semplici cittadini
per confrontarsi sulle esigenze sempre
maggiori della vita di tutti i giorni
nella gestione dei servizi alla persona dovrà
essere l’integrazione socio–sanitaria.
È un obiettivo di cui si è molto parlato, anche
nel Lazio, ma su cui finora si è fatto poco o
nulla.
Per noi invece questo è un passaggio prioritario: la sfida che abbiamo lanciato è di costruire un sistema di rete territoriale in cui servizi
sociali e rete sanitaria finalmente si parlino e
interagiscano.
Non a caso, a livello amministrativo, abbiamo
voluto unire in un’unica direzione Sanità e
Sociale. Con la nuova legge, prevediamo che
ci sia una programmazione comune accompagnata da un’integrazione dell’erogazione di
servizi del territorio, sulla base di ambiti territoriali di base omogenei e di una tempistica
comune.
Un tassello importante che introduciamo
riguarda inoltre l’esercizio delle funzioni associate fra Comuni: la nuova legge prevede
infatti la possibilità di mantenere a livello comunale soltanto quei servizi che non abbiano
rilevanza sanitaria e che comportino una modesta complessità gestionale.
Tutti gli altri interventi dovranno essere invece gestiti a livello associato.
Questo implica che le risorse del sociale verranno utilizzate in modo del tutto nuovo:
oggi i Comuni del Lazio spendono in forma
associata molto meno del 10% delle risorse.
Ciascuno produce i propri servizi e se li gestisce da solo.
Questo ha comportato una parcellizzazione e
una disomogeneità degli interventi e ha penalizzato la qualità e l’estensione dei servizi.
Ora voltiamo pagina.
Prima che la legge faccia il suo iter in Consiglio, però, esiste una fascia di popolazione che
non ce la fa ad andare avanti…
Sull’emergenza ci siamo mossi con due importanti interventi, uno di natura economica,
l’altro di governance.
Per il primo, la Regione ha approvato proprio
in questi giorni un Programma straordinario
per il contrasto a situazioni di indigenza e
esclusione sociale, con uno stanziamento di
12 milioni.
Il Programma si articola in due parti: 7 milioni andranno direttamente ai Comuni (2,7
milioni ai Municipi di Roma Capitale), mentre 5 milioni saranno assegnati con bando
pubblico aperto a tutti i soggetti del Terzo
settore che operano nel campo del contrasto
alla povertà.
Con queste risorse contiamo di dare una prima importante risposta - coinvolgendo quella preziosissima risorsa che è l’associazionismo e il volontariato – alle situazioni di grave
indigenza.
Il secondo punto riguarda l’istituzione
dell’Osservatorio regionale sulla povertà, che
diventerà a tutti gli effetti un organismo della Regione e avrà il compito di analizzare il
fenomeno della povertà nel Lazio e di elaborare politiche innovative di inclusione sociale. Una società senza esclusi è più coesa, più
forte e più competitiva.
Il Piano sociale
del presidente
Nicola Zingaretti
parte
dall’integrazione
sociosanitaria:
ecco la nuova
legge
sul Welfare
senzaetà
61
Il comune
Roma Capitale
ROMA:
RIVOLUZIONE
SOCIALE
L’Assessore Cutini ci racconta il nuovo volto della Capitale
solidale. “Una città a misura dei più deboli è a misura di tutti”.
“
Il Sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino, ha fortemente voluto che
l’Assessorato alle Politiche sociali (oggi
Assessorato al Sostegno sociale e Sussidiarietà) fosse affidato a un tecnico.
Anche in questa scelta, come in altre, ha
dimostrato di essere ‘un marziano’ (come
ama definirsi)”.
Esordisce così Rita Cutini, nuovo volto
dell’Assessorato dedicato alle Politiche
sociali della Capitale, figura tecnica della
Giunta Marino, fa parte di quel 50% delle
nomine fatte – come promesso – in rosa.
Dottore di Ricerca in Educazione Sanitaria, assistente sociale, Cutini è nel collegio
dei docenti della Scuola Dottorale in Pedagogia e Servizio Sociale della Facoltà di
Scienze della Formazione dell’Università
Roma Tre, docente al corso di Laurea in
Servizio Sociale nella stessa Università,
docente di Storia e Principi del Servizio
Sociale presso la Libera Università Maria
Santissima Assunta di Roma.
“Il nostro assessorato è stato da sempre
“politico” perché è in grado di produrre
consenso e di avvicinare molto l’assessore
al territorio e ai cittadini. Marino è stato
molto coraggioso a sottrarre i servizi sociali dalla contesa politica dimostrando anche
in questo caso di voler operare per il bene
della città e di voler ripartire dai bisogni
della gente senza calcoli politici.
Io condivido questa impostazione, a Roma
abbiamo trovato una situazione di sfiducia
verso le istituzioni e rapporti logori con le
associazioni e tutti gli attori del settore.
Siamo ripartiti proprio da qui: dal rico-
62 senzaetà
stituire quel tessuto di collaborazione e di
confronto con le realtà che operano nel settore sociale a Roma”.
Ha un passato ben consolidato nel settore
– è stata anche molto vicina a Sant’Egidio - ma essere Assessore per le Politiche
Sociali per una capitale come Roma è impegno non da poco.
“Roma è la mia storia personale, ma non
solo. È una città straordinariamente ricca
di un tessuto di solidarietà. Sono qui per
cambiare l’approccio alle politiche sociali
di Roma: partire dai bisogni delle persone,
ricostituire un tessuto di fiducia verso l’amministrazione e riuscire a migliorare la vita
di chi è più fragile nella nostra città.
Non è un impegno di poco conto, ma c’è
grande bisogno di cambiare rotta.
Certo, la situazione economica generale e
quella di Roma in particolare non rendono
facili le cose. Tanti bisogni e poche risorse:
per questo occorre creare percorsi virtuosi
di assistenza e sostegno ai cittadini che non
facciano mai passare in secondo piano l’esigenza di stare accanto a chi è più debole.
Penso, ad esempio, all’assistenza domiciliare.
Deve diventare l’asse portante dei servizi
socio-sanitari della Capitale su cui dobbiamo investire in termini di risorse e di
progettualità.
Purtroppo abbiamo ereditato uno strumento (Delibera 355/12) che rispetto
al passato ha determinato la riduzione
dell’assistenza, soprattutto agli anziani e ai
disabili che stanno peggio.
Intanto siamo già al lavoro per riportare ai
Rita Cutini,
Assessore al Sostegno
sociale e Sussidiarietà
Roma Capitale
Sono qui per cambiare
l’approccio alle politiche
sociali di Roma:
partire dai bisogni
delle persone,
ricostituire un tessuto di
fiducia verso
l’amministrazione
e riuscire a migliorare
la vita di chi è più
fragile nella nostra città.
livelli precedenti l’assistenza e, dove possibile, aumentarla”.
Gli strumenti a disposizione le consentono di operare al meglio o bisognerebbe
adottare strategie diverse per far fronte
alle nuove emergenze create dalla crisi
economica?
“La crisi ha certamente generato nuove
sacche di emergenza e reso ancora più difficile la situazione di chi già era in difficoltà.
Penso alla povertà che ora colpisce il ceto
medio. L’amministrazione non può rimanere sorda ai bisogni che per giunta cambiano con una certa rapidità.
Dobbiamo quindi prevedere strumenti più
flessibili e dare maggiore fiducia e responsabilità al personale che opera nei servizi
sociali nel valutare i bisogni.
Riguardo alla citata delibera 355 sull’assistenza domiciliare, è un esempio emblematico della necessità di adottare strategie
diverse.
In questo campo non si può prescindere dal
cambiare radicalmente approccio: passare
dal concetto di “prestazione” a quello di
“presa in carico” degli assistiti orientando
tutti gli interventi all’integrazione sociosanitaria in stretta sinergia con le strutture
sanitarie”.
Il suo motto sul social Network è una
frase del filosofo Guido Calogero “tenere
conto degli altri”. Dalla sua esperienza
quanto sono importanti e considerati “gli
ultimi”?
“ ‘Tenere conto degli altri’ è il punto di
partenza di un tessuto urbano comunitario
che vede le persone fragili e infragilite al
primo posto.
“Gli ultimi” vengono troppo spesso considerati un peso, un intralcio. Soprattutto in
questo la Giunta Marino vuole segnare un
cambio di passo: se pensiamo a chi è più
fragile solo come qualcosa di competenza
esclusiva dei servizi sociali non riusciremo
a incidere sulla vita delle persone e sulla
città. Bisogna rovesciare la prospettiva: una
città a misura dei più deboli è a misura di
tutti.
Troppo spesso, ad esempio, nell’agenda
delle politiche sociali si sottovaluta la grande sfida rappresentata dall’invecchiamento
demografico.
Le agenzie internazionali producono documenti e rapporti che dicono in modo
sempre più pressante la stessa cosa: le società devono ripensarsi, e in fretta, attorno
al fatto che una porzione sempre più rilevante della popolazione diventa anziana.
Non è solo un problema dei servizi sociali
ma anche di come sono fatti i marciapiedi
o come è organizzata la città, o che la vita
della città provoca solitudine e isolamento.
Pensare a una città “amica degli anziani”,
ad esempio, che diventi un modello per il
panorama nazionale è una scelta lungimirante”.
E che dire dei cittadini disabili?
“Il 66 per cento delle persone con disabilità
è fuori del mercato del lavoro: il 43,9 per
cento è in pensione e il 21,8 per cento è
inabile al lavoro mentre solo il 3,5 per cento è occupato. Una Risoluzione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2011 sulla
mobilità e l’integrazione delle persone con
disabilità sottolinea che “l’obiettivo della
strategia Europa 2020 di conseguire un
tasso di occupazione pari al 75 per cento
per la popolazione di età compresa tra i 20
e i 64 anni, non può essere in alcun modo
raggiunto se non vi si include la popolazione con una qualche forma di disabilità”.
La stessa risoluzione sottolinea che “la spesa finanziaria e gli investimenti economici
a favore delle persone con disabilità costituiscono un investimento a lungo termine
per il benessere di tutti e per una società
sostenibile in cui le persone possano vivere
più a lungo e lavorare con maggiore efficienza in condizioni migliori”. I problemi
vanno dall’accesso ai servizi alla mobilità.
C’è tanto da fare”.
Cosa fare per miglorare la situazione attuale?
“La presenza dei poveri, di chi è anziano,
delle donne in difficoltà, non è un attentato
al decoro cittadino, ma può rappresentare il
punto di partenza per riconnettere il tessuto urbano con quel welfare di comunità sul
quale tante volte abbiamo insistito.
Occorre, lo ribadisco, rovesciare la prospettiva: l’amministrazione deve erogare servizi
di qualità ai cittadini, soprattutto a chi è
più fragile.
Perché ne trae vantaggio l’intera comunità, si risparmia e si avanza nella direzione
dell’innovazione.
Perché una città inclusiva, solidale, accogliente è un obiettivo possibile”.
Nicoletta Di Benedetto
senzaetà
63
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