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LA SCENA DEL CRIMINE
LA SCENA DEL CRIMINE Daniele Bargnesi Matr. 3404012 Fac. di Sociologia, CDL in Scienze dei Fenomeni Sociali e dei Processi Organizzativi Corso di Criminologia Prof. E. U. Savona Le indagini La scena del crimine In seguito alla notitia criminis, come descritto dal procedimento penale, inizia l’iter del rito penale con le indagini preliminari. Sul luogo, la scena del crimine, si interviene con il sopralluogo giudiziario coinvolgendo il reparto di investigazioni scientifiche delle forze dell’ordine che raccolgono le tracce e isolano (congelano) la scena del crimine Nel caso in Figura 1 Indagini della polizia scientifica in ambiente aperto. cui sulla scena del crimine sia presente un cadavere, interviene anche il medico legale che analizza l’eventuale cadavere stabilendone ora del decesso e causa di morte; chiaramente la valutazione che ne sortisce è di tipo sommaria, una versione definitiva può essere espressa solo dopo l’autopsia. La storia del sopralluogo giudiziario in Italia può essere ricondotta al 1902, momento in cui la procedura viene istituzionalizzata, con la fondazione da parte di Salvatore Ottolenghi della Scuola di Polizia Scientifica. La letteratura definisce l’Ottolenghi come un “pioniere attuale”, poiché è lui a Figura 2 fornire le definizioni e il protocollo al (a) stemma dei RIS, divisione di indagini scientifiche del Corpo dei in questo caso di Parma (oltre a questo esiste l’ufficio di quale tuttora ci si ispira. Il Sopralluogo Carabinieri, Roma, Messina e Cagliari. Giudiziario (SG) è previsto e (b) Stemma del servizio di Polizia Scientifica della Polizia di Stato regolamentato dal cpp trattandosi di un atto ufficiale di PG. Il sopralluogo giudiziario consiste in quel complesso di attività a carattere scientifico, che ha come fine la conservazione dello stato dei luoghi, la ricerca e l’assicurazione delle cose e delle tracce pertinenti al reato, utili per l’identificazione del reo e/o della vittima, nonché per la compiuta ricostruzione della dinamica dell’evento e per l’accertamento delle circostanze in cui esso si è realizzato, anche in relazione al modus operandi dell’autore di reato. 2 Le prove e i rilievi. Le prove, quindi, vengono raccolte in maniera sistematica in un documento, tale atto è detto “rilievo” che si compone di diverse attività. Il rilievo planimetrico per documentare il luogo fisico del delitto, il luogo del delitto viene dapprima abbozzato con uno schizzo speditivo per poi essere sviluppato in una vera e propria planimetria come in figura 3. Queste verranno utilizzate per poter mettere in relazione tutte le tracce trovate sul luogo del delitto in maniera geografica. Il rilievo fotografico composto da foto sia delle tracce che del cadavere che possiedono, in entrambi i casi, un alto valore probatorio e consente successivi ingrandimenti che possono sottolineare dettagli sfuggiti nel momento del sopralluogo. Le fotografie devono possedere una Figura 3 Planimetria di un omicidio (fonte: slide prof. Armando Palmegiani, CEPIC, Centro Europeo Psicologia Investigazione Criminologia) sequenza logica ed essere scattate da più punti di vista ricordandosi di annotare da quale punto di osservazione si effettua lo scatto. Con questo rilievo si va a comporre il fascicolo fotografico. Il rilievo sulla persona è finalizzato all’individuazione di tracce che l’evento criminale ha lasciato sulla persona o che la persona ha lasciato sul luogo del delitto. Gli ufficiali di PG non possono effettuare tali rilievi se manca l’autorizzazione del PM ma, in particolari casi (di urgenza per pericolo di alterazione, dispersione o modificazione della traccia) possono agire anche senza l’autorizzazione del magistrato competente. Altro caso in cui è necessaria l’autorizzazione del PM è quello in cui il rilievo sulla persona diventi ispezione personale che, secondo la corte costituzionale, riguarda quegli atti che vanno ad intaccare la libertà personale, tramite azioni invasive del corpo umano o su parti del corpo normalmente non esposte (un prelievo di sangue oppure un prelievo di saliva possono essere eseguiti solo con il consenso dell’interessato o in presenza di un documento del magistrato che lo obbliga a sottoporsi all’atto di PG), possono comunque effettuarsi individuazioni di tipo visivo di segni e/o tracce sul corpo esposto o sugli indumenti dell’indagato. Importante sottolineare che il rilevamento di residui di polvere da sparo non è da considerarsi ispezione personale 3 poiché è un rilievo urgente, con questa pratica si può individuare se il soggetto ha fatto uso di recente di un’arma da fuoco, il tipo di arma e la cartuccia utilizzate. La ragione per cui tale pratica è ritenuta “urgente” è che i residui, principalmente sulle mani, ma da oggi si possono rilevare anche tracce su altre superfici del corpo e degli indumenti, permangono sulla superficie per non più di quattro ore, tempo che si riduce ulteriormente se diversi fattori entrano in gioco come le contaminazioni dovute all’ambiente naturale (agenti atmosferici), contatto con persone (stringere una mano), ecc… Il rilevamento può essere effettuato con due sistemi: il guanto di paraffina, più antiquato e poco affidabile (molti falsi positivi poiché la paraffina reagisce non solo con la polvere da sparo ma anche con urina e residui di fumo), sostituito con il SEM/EDX che permette, come sopra si è detto, di verificare la presenza di residui non solo sulla mano ma anche su altre parti del corpo. Scanning Electron Microscopy (SEM) e Energy Dispersive X-ray Detection (EDX), questo nuovo sistema permette quindi indagini più certe sulle parti del corpo esposte a polvere pirica il cui funzionamento si basa sullo spettrografo di massa e sul principio di collisione di due elettroni della stessa natura. Il rilievo descrittivo, insieme a quello fotografico e planimetrico, va a costruire il ritratto parlato della scena del crimine, la sua funzione è quella di fornire una rappresentazione esatta dell’ambiente e del suo contenuto che consenta di rivivere il momento del sopralluogo con più accostamento possibile alla realtà. Il rilievo descrittivo è bene che segua queste quattro regole: dal generale si descriva il particolare, da destra verso sinistra, dal basso verso l’alto e dall’avanti all’indietro. Il repertamento consiste nell’atto di prelevare, conservare e trasmettere le prove ritenute rilevanti in modo da non alterarle, manometterle o distruggerle affinché rimanga preservato il loro valore probatorio. Il sopralluogo può essere ritenuto efficace solo se si tengono a mente le fondamentali regole del sopralluogo, che sono l’osservazione, l’individuazione e la raccolta delle tracce utili all’inviduazione del colpevole o, in qualche caso, della vittima. I rilievi e i reperti servono per rispondere a tre domande fondamentali per riuscire ad iniziare le indagini: da dove è venuto il reo? Dove si è appostato? Da che parte se ne è andato? Le risposte vengono date non solo dalla raccolta degli elementi che sono stati trovati sulla scena del crimine ma soprattutto dalla combinazione di tutte le tracce poste a sistema. Sono stati inventati sistemi di controllo informatizzati atti alla verifica dell’espletamento di tutti i protocolli necessari per un buon andamento delle indagini. Uno di questi è il SART (Supporto 4 Automatico per i Rilievi Tecnici) che altri non è che una workstation informatica che interagisce con l’operatore e aiuta, come si diceva, a condurre le indagini anche con supporti multimediali. Indubbiamente la tecnologia ha aiutato moltissimo gli investigatori. Il progresso porta le scienze forensi a poter investigare su piccolissime tracce ad occhio nudo insignificanti. Tuttavia il buon senso umano non può prescindere dalla sua intelligenza e intuito. Le “7 Golden W” sono da ritenersi le pietre miliari: What happened? When? Where? With what? Wich manner? Why? Who? Sono sette domande da porsi a cui si può rispondere solo con le prove trovate sulla scena del crimine da posizionarsi nel posto giusto per trovare un filo logico che conduca all’obiettivo: WHO = CHI. 5 Il “Bloodstain Pattern Analysis” (BPA) È l’analisi delle macchie di sangue rinvenute sul luogo del delitto, riguarda quindi l’analisi della dinamica dell’evento criminoso attraverso la distribuzione, forma e dimensione di tali tracce. Primi riscontri. Un primo obiettivo è quello di individuare la natura della macchia: in primis accertare che la macchia sia costituita da sangue e che si tratti effettivamente di sangue umano analizzando i globuli rossi (negli umani differenti da quelli animali); stabilire a chi appartiene il sangue procedendo, per esempio, per esclusione, verificando che il gruppo sanguigno, tipizzazione e infine l’infallibile prova del DNA, sia lo stesso della vittima; controllare l’età della macchia con la diagnosi cronologica dettata dall’analisi enzimatica; individuare da quale parte del corpo provenga con l’analisi regionale. La morfologia delle macchie di sangue. Figura 4 Planimetria di un’ipotetica scena del crimine con l’annessione del Bloodstain Pattern Analysis Preliminarmente va anche specificata la differenza tra macchia e incrostazione che sono due differenti caratteristiche dipendenti dal substrato che riceve la goccia. Parleremo di macchia se la goccia cade su un substrato assorbente e incrostazione se il substrato è impermeabile. La zona che è soggetta a tale imbrattamento deve essere descritta e documentata fotograficamente. È importante analizzare anche le zone circostanti al cadavere per poter rinvenire altre tracce come il trascinamento ed eventuali impronte lasciate dall’aggressore. Esistono diversi tipi di tracce ematiche: gocciolatura o colatura; gora o pozza; spruzzi o schizzi; tracce secondarie o trasferite: da strisciamento o figurate. 6 Sperimentalmente è stato dimostrato che, per quanto riguarda la caduta delle gocce di sangue, le macchie conseguenti possono assumere differenti morfologie che concernono con la quantità di punte che la macchia va a formare sulla superficie su cui giace. Con una caduta da 30 cm della goccia risulteranno sedici punte, numero che aumenta di due o tre punte per ogni centimetro in più di caduta libera. Superando i 100 – 150 cm non si avranno più solo punte ma anche una serie di macchioline satelliti intorno alla macchia. Se la goccia cade su un substrato inclinato oppure se cade da un soggetto in movimento su un piano orizzontale, assumerà una forma a clava che ci indica la direzione in cui il soggetto si stava muovendo. Con pozza si intende una traccia di sangue estesa, le cui dimensioni dipendono dalla sua origine. Se ci troviamo in una situazione di substrato inclinato la pozza prende il nome di gora, poiché la pozza di sangue subisce l’accelerazione del piano inclinato. Spruzzi e schizzi sono il risultato di una proiezione del liquido ematico su una superficie. Le tracce secondarie sono dovute non necessariamente per diretto contatto della superficie su cui sono rinvenute con la fonte del sanguinamento ma per riporto delle tracce ematiche da altri mezzi. Spesso qui si possono trovare tracce di impronte digitali e tracce di scarpe oppure è possibile ricostruire l’eventuale trascinamento di un cadavere. James ed Eckert distinguono tre tipi di categorie il cui discriminante è la forza impressa alla fonte di sanguinamento. Le tre categorie sono: Impatto a bassa velocità: velocità massima (Vm) 1,5 m/s e diametro goccia d ≥ 3mm; principalmente prodotte dalla forza di gravità o trascinamento. Impatto a media velocità: 1,5 m/s ≤ Vm ≥ 7,6 m/s e 1 mm ≤ d ≥ 3 mm; tracce prodotte da traumi contusivi o armi bianche. Impatto ad alta velocità: 7,6 m/s ≤ Vm ≥ 30 m/s e d ≤ 1 mm; prodotte da agenti balistici o esplosioni. Nel caso in cui ci si dovesse trovare sulla scena del crimine in cui le tracce sono state cancellate dal reo o da qualsiasi altro agente ambientale, Figura 5 Applicazione del Luminol è possibile, comunque, ricostruire la presenza di tracce ematiche attraverso la tecnologia fisica e chimica. 7 Esiste un sistema, il Luminol, che permette, attraverso la reazione di un composto chimico, un reagente appunto che, a contatto con l’emoglobina e sollecitato da una fonte di raggi UV, il crimescope (generatore di onde elettromagnetiche che copre lo spettro ultravioletti-infrarossi, una lampada allo xenon a lunghezza d’onda variabile), assume una colorazione non visibile ad occhio nudo di colore bianco-celeste per pochi istanti (cfr. figura 5), quindi da rilevare con riprese fotografiche o video affinché tale pratica assuma un carattere probatorio. Per poter vedere questo fenomeno è necessario oscurare la stanza. Applicare il sistema Luminol sul metallo o su superfici su cui è stato versato del succo di frutta, può mostrare una falsa traccia ematica, il c.d. falso positivo. Le impronte digitali Un’impronta digitale (detta più correttamente dermatoglifo) può essere definita come lo schema alternato di creste e valli che possono essere facilmente rilevate sulla superficie delle dita, in particolar modo sull'ultima falange. Oltre alle dita anche il palmo della mano, la pianta dei piedi e le dita dei piedi ne sono provviste ma non sono così facilmente rinvenibili come le prime. Sono un segno distintivo di ogni individuo, una firma fisica. Le impronte digitali sono rilevabili in due modi, a seconda che la superficie che si sta analizzando sia porosa (carta, cartone, fibre,…) che non. In questo secondo caso è più semplice la rilevazione poiché è necessaria una polvere magnetica o di alluminio, una volta cosparsa la superficie interessata si procede fotografandola. Nel caso in cui si tratti di superficie porosa è necessario utilizzare un reagente che a contatto con gli aminoacidi del sudore e sollecitato dal crime-scope esalta l’impronta digitale che, come prima e nel caso del Luminol, deve essere fotografata per essere repertata. Figura 6 (a) Impronte digitali trattate con ninidrina e crime-scope (b) Impronta digitale rilevata con DFO 8 Il Medico Legale Si pone in funzione ausiliaria alla PG, così come sancito dall’art. 348 del cpp, si occupa di esprimere pareri circa lo stato del cadavere e in particolare sulle cause e l’epoca della morte. Ha il compito di assicurare la veridicità delle fonti di prova. E’ opportuno che il medico legale giunga sul luogo del delitto il più presto possibile, prima che eventuali contaminazioni, che saranno esplicate più avanti, possano alterare il risultato della sua valutazione. Il ML compie sul luogo del ritrovamento, che non necessariamente coincide con il luogo del delitto, la c.d. scena del crimine, l’esame esterno del cadavere che serve a rispondere a due domande fondamentali: quando e come il soggetto sia morto. Il ML con diverse operazioni (verifica dell’assenza delle funzioni vitali) constata la morte, si accerta che non si tratti di morte apparente. Appurato ciò prosegue il suo lavoro tracciando una cronologia della morte, cerca di individuare il momento del decesso. Per poter dare una risposta, sull’ora della morte, il ML usa degli indicatori chiamati segni tanatologici. Il rigor mortis. Un primo segno tanatologico, che può aiutare a dare una prima sommaria valutazione del periodo della morte, è la presenza del rigor mortis che si verifica muovendo, in maniera estremamente delicata, gli arti o le dita del soggetto per verificare che questa manifestazione biologica sia o meno presente. Il rigor mortis è, come dice il termine stesso, l'indurimento (rigor) delle articolazioni e dei muscoli del cadavere (“mortis”). Nel caso di verifica delle dita o più in generale della mano si deve però, prima di tutto, procedere con l’incappucciamento dell’arto con un sacchetto di cellophane per non alterare i residui presenti sulla mano classificabili, potenzialmente, come tracce. La temperatura corporea post mortem. Forse è l’indicatore più importante tra tutti i segni tanatologici poiché da qui si può ricostruire, più o meno precisamente, il momento della morte del soggetto. La temperatura può essere misurata in due differenti modalità ma sempre in profondità (ossia cercare di raggiungere una parte molto interna del corpo), con il termometro da laboratorio al mercurio o con sonde digitali. Il termometro analogico al mercurio (molto sensibile e con portata solitamente da –10° a 30°C) può provocare un’alterazione della scena del crimine poiché implica, primo fra tutti, la necessità di togliere gli indumenti e, se il cadavere è rinvenuto in posizione supina, anche la necessità di doverlo girare trattandosi di misurazione rettale. 9 Questo problema può essere ovviato con il termometro digitale a sonde che permette la misurazione in qualsiasi posizione si trovi il soggetto potendo valutare la temperatura principalmente dal naso, dall’orecchio e dal retto. Ma anche in altre zone del corpo purché la sonda entri nel cadavere fino a giungere un punto abbastanza interno del corpo. Il fisiologico raffreddamento di un cadavere può essere alterato da fisiche, sia intrinseche al cadavere (prima della morte diverse patologie portano ad un innalzamento della temperatura) che estrinseche (ambiente aperto o chiuso, fonti di calore vicine al cadavere, ecc..). La temperatura non è misurata solo una volta ma l’operazione deve essere ripetuta più volte ad intervalli Figura 6 Il monogramma di Henssge di tempo regolari per poter costruire una curva di tendenza sull’andamento della temperatura del soggetto. Spesso si utilizza il Monogramma di Henssge. Esistono differenti schemi che si scelgono in base alla temperatura ambiente (che deve essere sempre misurata), questi diagrammi mettono in funzione il peso del soggetto e la temperatura corporea da lì si ricava il tempo passato dalla morte al ritrovamento. migrazione totale prime 6- 8 ore dalla morte migrazione parziale tra le 8- 12 ore dalla morte fissità assoluta dopo la 15a ora dalla morte Le ipostasi cadaveriche. Sono delle chiazze ipostatiche di sangue dotate di migrabilità. Il sangue tende a fermarsi nelle zone più basse del cadavere, nelle regione più prossime al terreno su cui il cadavere giace ma non nella zona Tabella 1 fasi della migrazione delle ipostasi cadaveriche e tempo trascorso dalla morte. adiacente al terreno. Come si diceva più sopra, sono dotate di migrabilità, ossia tendono a spostarsi con più o meno facilità in base al tempo trascorso dalla morte. Nella prima fase sono molto mobili, nella seconda parzialmente mentre la terza è detta fase della fissità. Chiaramente queste tre fasi sono rispettivamente più vicine al momento della morte, 10 mediamente vicine e lontane dal momento della morte. È importante, in fase di sopralluogo fotografare tali macchie e verificare in che fase si trovino effettuando una leggera pressione sulle macchie documentando questa operazione con fotografie. La oftalmotanatologia Attraverso questa branca della medicina legale si studiano gli occhi dei soggetti che possono essere utili per stabilire la causa del decesso del soggetto. Altra funzione del ML è quella di riconoscere, nella scena del crimine, eventuali medicinali presenti nella zona circostante al cadavere per poter intravedere una probabile risposta sulle cause della morte, proporre agli inquirenti delle ipotesi su cui indagare. Sulla scena del crimine il ML effettua un primo esame, chiaramente esterno, della vittima. Eventuali traumi presenti possono iniziare a spiegare o formulare delle ipotesi sulla causa del decesso. Comunque una ipotesi scientificamente certa può essere espressa solo dopo l’esame autoptico presso l’obitorio. La traumatologia chiarifica non necessariamente la causa del decesso ma da questa è possibile risalirvi, è lo studio dei traumi accorsi al soggetto e da una loro attenta analisi possiamo anche ricostruire se le ferite sono state inferte prima, dopo o durante il limine vitae. Lacerazioni: sono dovute ad armi bianche le cui lame vanno a lacerare tessuti ed organi. Dalla direzione del taglio si ricostruisce la traiettoria seguita dalla lama e quindi se si tratta di ferite dovute allo strascinamento della lama Figura 7 esempio di impressione del ricasso sulla vittima [Immagine di Todd Grey, MD, University of Utah] e quale tipo di filo ne ha provocato la lacerazione. Nel caso di accoltellamento, se la lama è stata inserita in tutta la sua lunghezza nella vittima spesso sul corpo del soggetto si riconosce il ricasso della lama, cosi come in figura 7. In questo caso la ricerca dell’arma del delitto è facilitata poiché dà un’ulteriore traccia della sua forma. I traumi derivanti dalle armi da fuoco possono essere principalmente di tre tipi a seconda della distanza che intercorre tra arma da fuoco e bersaglio. A seconda della distanza troviamo diversi effetti sul corpo della vittima. Se l’arma viene messa a contatto prima di far fuoco con la superficie della pelle della vittima, sarà visibile un foro d’entrata dal contorno frastagliato a causa di una estroflessione, e conseguente lacerazione della pelle della vittima, che provoca una contusione del 11 soggetto contro il piano di volo dell’arma imprimendo nella zona circostante al foro la sagoma così come in figura 8. Il colpo sparato vicino al bersaglio, ma non a contatto con la vittima, crea un foro d’entrata abbastanza regolare. La parte circostante al Figura 8 Colpo di arma da fuoco sparato a contatto con la pelle, si riconosce il piano di volo della pistola. [Immagine di Todd Grey, MD, University of Utah] foro d’entrata presenterà una serie di macchie scure chiamate tatuaggio. L’area interessata alla formazione di un tatuaggio è più o meno estesa in base alla qualità e quantità della polvere da sparo contenuta nella cartuccia. Il colpo sparato, invece, da lunga distanza è più semplice dei precedenti poiché si presenta con un foro d’entrata regolare corrispondente al calibro del proiettile, come in figura 9. Figura 9 Colpo di arma da fuoco sparato lontano dal bersaglio. [Immagine della University of Utah] Saranno i calcoli balistici a stabilire il luogo da cui si è sparato. Il foro d’uscita non sempre è utile poiché non comunica né il calibro né è garante di traiettoria del proiettile perché può essere causato non necessariamente dal proiettile ma anche da schegge di osso o materiale che il proiettile può incontrare durante la traversata del corpo del soggetto. Spesso il foro d’uscita può essere confuso per un trauma da arma bianca come in figura 10. Figura 10 Foro di uscita di un proiettile facilmente mal interpretabile. [Immagine della University of Utah] Tutte queste operazioni, compiute unicamente dal ML, sono da ritenersi solo un primo approccio all’analisi medico-legale, l’anamnesi del cadavere, che deve essere molto meglio eseguita in sede di autopsia presso gli obitori di medicina legale, strutture adibite allo studio del corpo della vittima. Da qui saranno emesse corrispondenze sicuramente più accurate di quelle preliminarmente espresse in sede di sopralluogo. 12 Il caso: omicidio di Samuele Lorenzi Per la redazione di questo capitolo si è scelto di utilizzare come fonte solo i documenti ufficiali presentati alla Procura della Repubblica di Aosta e al Tribunale di Aosta e Torino. Solo per riprendere il parere di diversi specialisti (psichiatri e psicologi) si è fatto riferimento ad una rassegna stampa virtuale. 1. ORDINANZA DI APPLICAZIONE DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE (Art. 292 c.p.p.), del 13. 3.2002 (GIP Dott. Fabrizio Gandini); 2. Relazione tecnica integrativa presentata alla procura della Repubblica di Aosta dal RIS dei Carabinieri di Parma (17 settembre 2002); 3. Relazione tecnica definitiva presentata alla procura della Repubblica di Aosta dal RIS dei Carabinieri di Parma; 4. Consulenza tecnica Medico-Legale di parte difesa sugli atti e sui reperti relativi al procedimento a carico di Anna Maria Franzoni. Si procederà completando lo schema “7 GOLDEN W”, rispondendo alle domande che lo stesso propone per analizzare la scena del crimine. 1. What happened? 2. When? 3. Where? 4. With what? 5. Wich manner? 6. Why? 7. Who? 1- Cosa è successo (What happened). Dal documento (1) "30 GEN 2002, ORE 91.0 CIRCA IN Cogne (AO) frazione Montroz 4/a Franzoni Annamaria, nata San Benedetto Val di Sambro (BO) 23.08.1971, residente citata località Habet rinvenuto in camera letto propria abitazione, corpo figlio Lorenzi Samuele, nato Aosta 12.11.1998, con trauma cranico con verosimilmente lesioni natura da determinare". Così il fonogramma inviato alla procura della repubblica della Compagnia Carabinieri di Aosta nel pomeriggio, dello stesso giorno. […] Alle ore 8:28:17 del 30.1.2002 Annamaria Franzoni chiama il 118 di Aosta dicendo all’operatrice Nives Calipari che il proprio figlio vomita sangue dalla bocca. Alle ore 8:41 viene inviato un elicottero per prelevare il paziente; l’elicottero giunge in loco verso le ore 13 8:51-8:52. Sul posto già si trovano – oltre alla madre di Samuele – la psichiatra Ada Satragni, che ha tentato di prestare le prime cure al bambino, detergendo le ferite e praticandogli una iniezione di cortisone, il suocero di questa Marco Savin, la vicina di casa Daniela Ferrod ed alcune persone che si trovano a passare nei paraggi e che vengono attirate dal movimento che turba la altrimenti tranquilla routine della frazione Montroz di Cogne. Il medico di servizio a bordo dell’elicottero,Leonardo Iannizzi, trova il piccolo Samuele in condizioni esiziali all’esterno dell’abitazione dei coniugi Lorenzi. Il suo corpo è stato portato fuori dall’abitazione, dalla stessa Satragni, su precisa indicazione diAntonello Pifferi, operatore al servizio del 118 di Aosta. All’esame obiettivo la situazione si presenta disperata. Sul capo del bambino risulta con evidenza una profonda ferita dalla quale fuoriesce materia cerebrale. Il bambino risulta in stato comatoso terminale. Il dott. Iannizzi tenta comunque le pratiche di pronto soccorso inserendo una cannula nel cavo orale del piccolo Samuele onde evitare la retroflessione della lingua e somministrandogli dell’ossigeno. Alle ore 9:19 il bambino viene caricato sull’elicottero , dove continuano i tentativi di rianimazione. Il piccolo Samuele giunge in Ospedale alle ore 9:47 in "codice GCS 3". Alle ore 9.55 il dott. Bellini del Pronto Soccorso di Aosta ne constata il decesso per: "trauma cranico maggiore […] con perdita di sostanza parenchimale cerebrale. […] La causa della morte viene quindi determinata dal Prof. Viglino consulente tecnico del PM, in trauma cranico aperto con edema cerebrale acuto.[…] La causa della morte in considerazione del numero della localizzazione e della natura delle ferite può, senza alcuna ombra di dubbio, essere imputata all’azione dolosa di un terzo. […] Samuele è morto, qualcuno l’ha ucciso. Con questa prima parte del documento ricostruiamo il “what happened”, rispondiamo alla prima domanda. La Notitia Criminis è data dal fonogramma inviato dai Carabinieri alla Procura della Repubblica di Aosta in cui si comunica che, in circostanze ancora tutte da valutare, un bambino di tre anni è deceduto in seguito a un trauma riportato sul cranio, cagionato da ignoti. Il GIP nella sua Ordinanza di custodia cautelare ripercorre, per sommi capi, tutte le indagini. Non siamo ancora sulla scena del crimine, la si intravede nei racconti dei testimoni. La scena del crimine entrerà successivamente nelle indagini quando si vorrà individuare il luogo del delitto considerato che la vittima è morta in ospedale, il luogo del delitto non coincide con il luogo del “ritrovamento” del cadavere. È quindi ragionevole pensare che le tracce presenti sulla scena del crimine saranno fortemente compromesse. Possiamo parlare di scena del crimine non perché il medico del pronto soccorso di Aosta dichiara il decesso per “trauma cranico” ma perché il prof. Vaglino, consulente tecnico del 14 PM, dichiara, in seguito all’esame autoptico che “senza alcuna ombra di dubbio, essere imputata all’azione dolosa di un terzo”. In seguito a questa valutazione del medico legale si procede con la ricostruzione dinamica dei fatti. 2- Quando (When). Nel passo riportato nel punto precedente vengono esaminati, cronologicamente, tutti gli eventi grazie al riscontro dei tabulati telefonici, i verbali (per esempio quello dell’eliambulanza) e la presenza di numerosi testimoni intorno alla villetta dei Lorenzi (“alcune persone che si trovano a passare nei paraggi e che vengono attirate dal movimento che turba la altrimenti tranquilla routine della frazione Montroz di Cogne”). Il primo sopralluogo viene effettuato alle ore 10.00 dello stesso giorno della morte del piccolo Samuele. 3- Dove (Where). Dal documento (1) ricostruiamo la location in si è consumato l’evento criminoso. Dal generale al particolare viene descritto l’ambiente circostante alla villetta dandole una posizione nella topografia del luogo; vengono descritte le strade che la circondano e come si collegano alle vie di comunicazione del posto. Una volta collocata nello spazio, la villa, viene descritta nella sua interezza senza specificare tutte le stanze dove si trovino evitando di creare confusione, si accenna, quindi, ai quattro livelli che la compongono, come sono ubicati e ognuno di questi che funzione svolge nella vita familiare dei Lorenzi. Per identificare in quale stanza sia stato ucciso il piccolo Lorenzi si fa riferimento alle dichiarazioni di Anna Maria Franzoni e di altri due testimoni. Il bambino era, al momento dell’arrivo dell’eliambulanza, nella camera da letto dei coniugi Lorenzi sita al livello “seminterrato” dell’abitazione. A prova di quanto da loro sostenuto abbiamo la tesi del prof. Viglino che non registra sul corpo ipostasi cadaveriche e la prima relazione del RIS dei Carabinieri di Parma (qui documento 2). Sono state rinvenute tracce ematiche riconducibili alla vittima sia all’esterno che all’interno dell’abitazione. All’esterno sono stati repertati dei ciottoli, dei pezzi di carta addirittura nel barbecue e all’esterno del muro di cinta. All’interno della casa tracce ematiche sono state rinvenute sulle scale e, più significative, sul muro di fronte alla porta, che al momento dell’omicidio si trovava presumibilmente aperta, della camera da letto coniugale. Riporto qui 15 di seguito uno stralcio del documento (2) che giustifica l’appartenenza del sangue rinvenuto alla vittima: Descrizione dei reperti Reperto n° 1: - sassolini più terriccio con traccia di presunta natura ematica; Reperto n° 2: - sassolino e relativo prelievo su carta, con tracce di presunta natura ematica; Reperto n° 3A e 3B: - sassolini con tracce di presunta natura ematica. Sul reperto 3A è stata rinvenuta una struttura pilifera classificata come reperto 3A-P; Reperto n° 4: - carta con tracce di presunta natura ematica repertate su un gradino; Reperto n° 5: - carta con tracce di presunta natura ematica repertate su un gradino; Reperto n° 6: - carta con tracce di presunta natura ematica prelevate dalla parete della prima rampa di scale, ubicata di fronte alla camera da letto ove è stato perpetrato il delitto; Reperto n° 10: - carta con tracce di presunta natura ematica repertate dal barbecue; Reperto n° 11: - carta con tracce di presunta natura ematica repertate sul primo gradino della seconda rampa di scale; Reperto n° 17: - carta con tracce di presunta natura ematica repertate sull'esterno del muro di cinta della villa. Risultati analitici Gli accertamenti condotti consentono di riferire quanto segue: 1. La diagnosi generica-orientativa di sangue (Comburtest) effettuata sui reperti in sequestro, ha fornito esito positivo per tutti i reperti testati (1, 2,3A,3B,4,5,6,10, 11 e 17). […] 3. La tipizzazione del DNA effettuata sul reperto 6 (traccia ematica prelevata dalla parete della prima rampa di scale, ubicata di fronte alla camera da letto ove è stato perpetrato il delitto), ha consentito di estrapolare un profilo genotipico di sesso maschile. Tale profilo, è risultato essere compatibile con quello ottenuto dal campione biologico di confronto (reperto 19-1) appartenente alla vittima Samuele Lorenzi. La probabilità statistica di compatibilita casuale è stata calcolata applicando la regola del prodotto alle frequenze genotipiche costituenti il profilo. Le frequenze genotipiche utilizzate per ciascun marcatore sono state ricavate da un campione della popolazione italiana di circa 4.300 individui, realizzato presso i laboratori del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche. La probabilità casuale di individuare un altro soggetto con lo stesso profilo genotipico evidenziato dal reperto 6 (traccia ematica) e 19-1 (campione di confronto) è di 2,58*10-18, in altre parole circa un soggetto ogni 386 milioni di miliardi di individui scelti a caso nella popolazione di riferimento. Considerando che attualmente la popolazione mondiale si aggira sui 6 miliardi di persone, il profilo in parola può essere considerato, in effetti, unico. Si può quindi concludere che l’omicidio è avvenuto nella camera da letto coniugale essendo il luogo che presenta il maggior numero di tracce ematiche, di materiale cerebrale e ossee. 4- Con cosa (With What). L’arma del delitto non è stata ancora ritrovata. Il medico che ne constata il decesso, si legge nel documento (1), dott. Bellini, scrive sul suo referto: “trauma cranico maggiore con ferite di verosimile natura da punta e taglio regione frontale destra”; il risultato dell’esame autoptico, si legge sempre nel medesimo documento: “All’esame autoptico vengono rilevate 17 ferite 16 lacero-contuse al capo, distribuite in regione fronto-parietale bilateralmente. La causa della morte viene quindi determinata dal Prof. Viglino consulente tecnico del PM, in trauma cranico aperto con edema cerebrale acuto”. 5- Come (Wich Manner) Nel documento (2) possiamo trovare anche le modalità di valutazione del sangue rinvenuto nella camera dei Lorenzi, il BPA. Per analizzare ogni singola goccia di sangue, il muro, su cui è presente un’ingente numero di gocce di sangue, è stato dotato di un sistema di riferimento cartesiano: sono costruiti dei reticolati con del filo che vanno a formare dei quadrati di 20 cm x 20 cm, in questo modo in ogni piccolo quadrante è possibile calcolare, di ogni goccia di sangue, la matematica traiettoria applicando le leggi della fisica meccanica. Questo procedimento non viene applicato alla porta poiché, trattandosi essa stessa di un riferimento perfettamente rettangolare, il calcolo ne è facilitato, anche per il numero esiguo (solo quattro) di tracce ematiche. Parete dietro al letto Le macchie di sangue rinvenute sulla testiera del letto e sulla parete retrostante al letto sono dislocate come uno sciame di schizzi convergente verso la zona sinistra del letto (per chi guarda dal fondo) che indica la posizione esatta della testa del bambino; a controprova di questa tesi si veda anche la chiazza di sangue sul materasso che si trova esattamente alla partenza dello sciame di schizzi. Il soffitto Sul soffitto, in prossimità del lampadario in particolar modo, si trovano tracce ematiche che spiegano il brandeggio, o meglio conosciuto come cast-off, ovvero il movimento del braccio che impugnava l’arma del delitto. Mettendo in relazione questo elemento con il cono d’ombra (ossia quella parte di superficie non sporcata da macchie di sangue) lasciato sulla coperta i RIS sono riusciti a dimostrare che l’aggressore si trovava sul letto e colpiva la vittima brandendo l’arma con il braccio destro. 6 e 7 - Perché (Why) e Chi (Who). Riuscire ad intuire il movente di un’azione criminale può essere la chiave di volta per riuscire a risolvere un caso, ossia trovare il colpevole. 17 In seguito al giudizio espresso dal Tribunale di Torino, in secondo grado, il 27 aprile 2007 (sono passati 5 anni dal delitto) la Franzoni è ritenuta la responsabile dell’omicidio del figlio per la seconda volta e condannata a 16 anni di reclusione. In primo grado fu condannata a 30. Il movente è un capitolo aperto, diverse sono le teorie, tutte di carattere psichiatrico. o “Sindrome del Nido”, secondo Ada Satragni, medico di base della Franzoni e psichiatra, la prima a soccorrere il piccolo Samuele, Annamaria Franzoni soffriva di questa particolare patologia. Le conseguenze della «sindrome del nido», vale a dire quel senso di disagio non solo psicologico e mentale ma anche somatizzato fisicamente, possono sfociare in uno stato ansioso. A giudizio della psichiatra Annamaria si sentiva soffocare da un ambiente familiare troppo stretto. (LA NAZIONE 20 MARZO 2002) o Secondo lo psichiara Massimo Fagioli, docente di Psicologia clinica all'università di Chieti, solo «la follia mostruosa della normalità razionale» può spiegare queste tragedie. «L'omicidio - spiega - non è normalità umana, ma è malattia mentale, ossia anaffettività, freddezza, lucidità e non solo disordine del comportamento». Di conseguenza possono esserci persone che dietro un'apparente normalità «covano deliri» e quindi possono «compiere atti mostruosi. (AVVENIRE 15 MARZO 2003) o MILANO - Se si potessero dividere i pazienti per tipologie, questa sarebbe la sua. Persone non confuse, ma lucide. Non deliranti né allucinate, ma normali: lavorano, studiano, fanno le mamme o i papà. Finché non accade qualcosa, «un black out, un momento in cui il cervello non funziona più». Giovanni Battista Cassano, psichiatra dell'Università di Pisa, ha studiato a lungo la malattia mentale e la depressione. Il caso di Cogne gli ha creato molti dubbi. Premette: «Lo psichiatra è un mestiere che si fa con il malato davanti: si può parlare di farmaci, terapie, clinica, ma interpretare un caso non conoscendolo, mi mette in grande difficoltà». Ha paura di sbagliare? «La mia paura è che eventi come questo possano essere identificati con la psichiatria, criminalizzando tutta la malattia mentale. E siccome i malati di mente sono tantissimi, è una cosa grave, un brutto marchio. Io non ho elementi per inserire il delitto di Cogne nel contesto di una malattia». Se l’assassino non è malato, che cos’è? «Il normale per noi psichiatri non esiste. Esiste la patologia, non l’assenza di patologia. Ma abbiamo un criterio di soglia per la malattia mentale molto alto: dobbiamo essere confusi, allucinati, deliranti per essere considerati malati di mente». Manca il movente. «A noi sembra che il movente non ci sia, perché non lo conosciamo. Ma per l’assassino c’è». La mamma di Samuele dice di essere innocente. E’ possibile che 18 abbia rimosso l’omicidio? «Il nostro cervello, quando non funziona, può comportare ogni tipo di manifestazione e di comportamento. Tutto è possibile». La mattina del 30 gennaio, all’alba, la mamma di Samuele venne visitata perché aveva un attacco di panico. Può avere un’attinenza con quello che è successo dopo? «L’attacco di panico è un disturbo diffusissimo. Guai ad associarlo a quanto è accaduto, ci vuole ben altro». Che cosa? «I punti rilevanti di questo comportamento stanno nel nostro cervello. Esistono dei black out , dei momenti in cui il nostro cervello non funziona. E se una dimensione funzionale è alterata, può tradursi in un comportamento aberrante, distorto». […] 19 BIBLIOGRAFIA o Il sopralluogo Giudiziario Medico Legale - Ozrem Carella Prada, Dino Mario Tancredi, Società editrice Universo – Roma 2001 o Slide del prof. prof. Armando Palmegiani, CEPIC, Centro Europeo Psicologia Investigazione Criminologia) o Slide del prof. Laura de Fazio – Il “Blood Pattern Analysys” o Slide della dott.ssa Raffaella Merafina – laboratorio di scienze forensi o Manuale di Medicina Legale, Chiodi, Milano 1976 SERIGRAFIA o library.med.utah.edu/ University of Utah, health sciences center, Salt Lake city, Utah o digilander.libero.it/fadange Ass.ne naz. Medici INPS o www.carabinieri.it o www.poliziadistato.it o www.bloodspatter.com/ o www.detcrime.com/fotoconfutazione.html o www.forensicevidence.net/ o www.tcamb1.com/forensicscience.htm o www.crime.net o www.diritto.it o www.misteriditalia.it o www.consulta-salutementale.it/ INTERVISTE o Dott. Alberto E. Germani, Medico Chirurgo, Specialista in Medicina Legale e delle assicurazioni, Dirigente Medico Legale ASL Città di Milano, Responsabile di U. O. di Medicina Legale, Risk Manager ASL Città di Milano. - Per la sezione medico-legale 20