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non c`e` roccia che tenga!
NON C’E’ ROCCIA CHE TENGA! Testi e foto di: Carlo Torre - Iren Acqua Gas Spa, div. Saster Pipe La tecnica TOT (Trivellazione Orizzontale Teleguidata) è utilizzata sempre più spesso per lavorazioni di difficile realizzazione. In questo articolo, il caso di un sottopasso di una linea ferroviaria effettuato in condizioni di forte pendenza e per un lungo tratto di sottosuolo in roccia. IL CONTESTO Genova è una città dall’orografia estremamente variegata, complicata da un sovra suolo congestionato da costruzioni civili e strade di limitata larghezza, con un sottosuolo composto in gran parte da materiali di riporto e da roccia. Quest’ultima, facente parte del complesso geologico denominato “calcari del monte Antola”, va a comporre la massima parte del sottosuolo dei rilievi cittadini, aumentando di durezza e di percentuale man mano che si sale di quota, verso la cintura pedemontana del capoluogo ligure. In tale fascia urbana, la posa in opera dei sottoservizi diviene più difficoltosa che altrove, raggiungendo punte di complessità laddove occorre scendere in profondità, affrontando trincee ristrette in presenza di terreni a dir poco ostili. UN CASO PER TUTTI: SOTTOPASSI FERROVIARI Il Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti 10/8/2004 introduce la possibilità di impiegare il tubo in polietilene per la realizzazione di linee di trasporto di gas metano in sottopasso di linee ferroviarie. Sebbene con alcune limitazioni di diametro e con prescrizioni particolari per la giunzione della condotta portante in PE, tale provvedimento ha dato adito all’apertura di diverse possibilità operative, aprendo la strada ad alternative tecniche a ciò che in passato era strettamente relegato allo schema classico della “spingitubo lineare”, con guaina e tubo portante in acciaio. L’innovazione più significativa è insita nella possibilità di effettuare l’intero lavoro di posa in opera del tubo guaina con tecniche no-dig molto più evolute che la classica spinta. T.O.T.: UNA SOLUZIONE FLESSIBILE E RISOLUTIVA Il sistema di posa No-Dig denominato TOT consiste nella realizzazione di un foro sotterraneo che costituirà la sede di posa di una condotta plastica o metallica precedentemente saldata in superficie. Il foro nel sottosuolo viene realizzato mediante l’azione di una fresa rotante che può operare a secco (nel terreno tal quale), o a fluido (con l’ausilio cioè di una miscela liquida emessa attraverso fori presenti alla sommità della fresa. Nel primo caso, ad una sostanziale semplificazione delle operazioni di trivellazione, corrisponde una più elevata qualità dei dispositivi di trivellazione ed una maggiore usura del complesso delle attrezzature. Nel secondo caso, ad un impianto di cantiere più impegnativo ed a tempi di realizzazione dei fori relativamente più lunghi, corrisponde una minore usura delle attrezzature, una migliore lubrificazione delle nuove tubazioni e la possibilità di porre in opera condotte anche di grande diametro (oltre 500 mm). I sistemi di guida del tracciato del foro sono molteplici e si basano essenzialmente sulla capacità dei dispositivi di rilevamento di superficie di seguire puntualmente la traiettoria della testa di trivellazione. Questa è dotata di un sistema di direzionamento e di correzione della traiettoria che consente (entro certi limiti prestabiliti) di correggere eventuali “fuori rotta” o di effettuare curvature di modesta angolazione. La fresa rotante viene inserita nel terreno attraverso uno scavo di ridotte dimensioni e raggiunge lo scavo di arrivo con precisioni dell’ordine di pochi centimetri dopo tragitti che possono superare i 2300 metri lineari. Una volta raggiunto lo scavo di recapito, la fresa viene sostituita da un alesatore che ha il compito di ampliare le dimensioni del foro precedentemente praticato dalla fresa e di proteggere la nuova tubazione a questa collegata. La posa in opera di nuove tubazioni con l’impiego di TOT deve essere preceduta da una accurata indagine del sottosuolo, finalizzata all’individuazione degli eventuali sottoservizi o trovanti interferenti il tracciato di trivellazione. Le moderne applicazioni di Georadar assolvono efficacemente a tale necessità. ROCCIA? NO PROBLEM! Sono già parecchi anni che l’industria e la metallurgia avanzata hanno fornito soluzioni e prodotti che consentono al TOT di non avere praticamente più alcun ostacolo nel sottosuolo nè controindicazione di applicazione. La presenza di banchi di roccia da perforare viene appunto affrontata mediante una combinazione tra materiali e tecniche, vedendo l’affermarsi sempre più netto dei cosiddetti “martelli fondo foro”, a cui si stanno ben affiancando, talvolta in concorrenza, dispositivi ibridi di nuova concezione, cosiddetti “all-terrain”. Il concetto di base è semplice: nel caso della perforazione della roccia, oltre alla direzionabilità del foro, occorre disporre di una testa di trivellazione potente e robusta, in grado di eseguire un foro delle dimensioni volute in condizioni di stress estremi, con temperature ed attriti che raggiungono rapidamente i limiti di performance offerti dai metalli standard. Il sistema di trivellazione deve quindi rispondere a esigenze estreme in materia di capacità di erosione (della roccia), resistenza usura, asportazione dei residui di perforazione e raffreddamento del complesso testa+aste. Il tutto, offrendo all’operatore la possibilità di un controllo preciso ed istantaneo della posizione de testa-foro, il che si traduce nella futura linea di posa della condotta. IL CASO PRATICO Via Oliva, sulle alture di Genova. Quartiere di Sestri Ponente, ci ha offerta l’occasione di sperimentare una applicazione estrema del TOT. Il progetto di sottopasso della linea RFI Genova-Ovada-Acqui Terme, data anche la situazione viaria della superficie, comportava la realizzazione di un foro in roccia estremamente compatta, per un’estensione minima di circa 70 metri e per un diametro pari a 210 mm circa, tale cioè da poter inserire un tubo guaina in PE del diametro di 180 mm. Il cantiere conseguente è stato approntato nell’arco di due giorni, e la realizzazione dell’infissione del tubo guaina è stata eseguita, nel rispetto perfetto del tracciato di progetto, nell’arco di soli quattro giorni lavorativi. Il tipo di roccia affrontato si è rivelato compatto e refrattario all’aggressione dela testa diamantata come da previsione, ragion per cui l’usura dei macchinari e, soprattutto, del gruppo di testa costituito dal martello fondo foro direzionabile e navetta tubolare contenente il dispositivo di rintracciamento attivo, si sono rivelate particolarmente severe. Tutte le operazioni si sono svolte, però, nei tempi previsti, senza necessità di sostituzioni di pezzi, di variazioni di tracciato e senza inconveniente alcuno. CONCLUSIONI Il caso operativo brevemente presentato, che in passato avrebbe costituito un problema progettuale di difficilissima risoluzione, può essere oggi classificato se non come ordinario, sicuramente come caso progettuale ben inquadrabile sia dal punto di vista tecnico che normativo, nonché realizzabile e replicabile con piena possibilità di successo, oltretutto a costi assolutamente concorrenziali rispetto a qualsiasi altro tipo di soluzione. Ringraziamenti Si ringrazia la società Edilvie SrL per la grande capacità tecnica ed operativa dimostrata e la direzione RFI SpA – Direzione Territoriale Produzione di Genova, per la cortese e professionale collaborazione. I