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La Smb licenzia. Anzi no

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La Smb licenzia. Anzi no
L’allontanamento di tre operai induce gli altri 52 a scioperare: in serata ottenuto con Unia il loro reintegro
La Smb licenzia. Anzi no
La ditta produce componenti
per mezzi militari, ferroviari
e aeronautici: a causa del
franco forte avrebbe perso due
commesse per complessivi
due milioni. Al termine di serrate
trattative la direzione ha
accettato di chiedere al Cantone
l’applicazione del tempo ridotto.
di Marino Molinaro
Non licenziare bensì chiedere il riconoscimento al Cantone delle indennità per
lavoro ridotto previste dalla Legge federale sull’assicurazione contro la disoccupazione. Dall’alba di ieri sino a notte fonda sciopero non-stop con esito infine positivo per sindacato Unia e maestranze
della Smb di Biasca, fabbrica dove la sospensione del lavoro a oltranza ha indotto la direzione a fare marcia indietro sui
tre licenziamenti decisi e resi operativi
venerdì scorso. Ad essere messi alla porta, senza preavviso, erano stati il presidente della Commissione del personale,
il responsabile di una linea di produzione e un operaio. Tutti residenti nella regione e da più anni fedeli impiegati dello
stabilimento.
Il vertice aziendale – ha spiegato il direttore Alessandro Del Re ai media presenti – aveva proceduto col licenziamento in
virtù di alcune difficoltà intervenute
dopo l’abbandono del cambio fisso franco-euro da parte della Banca nazionale,
decisione che sta apparentemente mettendo in difficoltà l’industria di esportazione elvetica. Ciò che avrebbe indotto
due importanti clienti della Smb a rinunciare ad altrettante commesse per complessivi due milioni di franchi persi. Risultato: durante un incontro tenutosi lo
scorso 12 febbraio la direzione biaschese
aveva annunciato al personale l’intenzione di adottare provvedimenti. Prospettate o la riduzione del 10% del salario
o 4 ore supplementari di lavoro alla settimana non retribuite. E persino licenziamenti. Unia, che assiste le maestranze,
aveva subito esternato contrarietà sia
durante le assemblee dei lavoratori, sia
con un comunicato. Nelle due settimane
successive nulla si è più saputo, quando
infine venerdì scorso è calata la scure su
tre dei 55 operai. Il direttore Del Re l’ha
giustificata anche col fatto che da sindacato e Commissione del personale non
sarebbero giunti input alternativi.
Da oggi lavoro ridotto:
si parte con le ferie arretrate
L’input non è tardato a manifestarsi ieri
con tanto di braccia incrociate. Ribaditi
la richiesta di trasparenza sulle presunte
commesse perse e il suggerimento a voler far capo al lavoro ridotto, pena lo sciopero a oltranza. Infine, come detto, la direzione ha accettato. Unia nel comunicato del 12 febbraio riteneva le richieste dirigenziali “assolutamente ingiustificate
alla luce degli ottimi affari conseguiti
dalle due aziende negli ultimi anni (la
Trattative andate a buon fine con un solo giorno di sciopero: oggi la firma dell’accordo raggiunto dopo le 23
consorella di Sant’Antonino produce
protesi mediche e i suoi operai hanno invece deciso di lavorare 4 ore in più la settimana a paga invariata, ndr) ma che non
si sono mai tradotti in aumenti salariali.
La richiesta di sacrifici a senso unico al
primo momento di difficoltà è apparsa
assolutamente fuori luogo”. Gli impiegati
si erano allora dichiarati pronti ad aumentare, se necessario, il tempo di lavoro, “ma le ore supplementari lavorate dovranno essere contabilizzate nel monte
ore e restare a loro disposizione”. Per oggi
si attende la stesura, nero su bianco,
dell’accordo raggiunto ieri sera. Soddisfatto Igor Cima, responsabile Unia So-
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praceneri, sin dalle 5 del mattino ‘al fronte’ con i colleghi sindacalisti per scongiurare i tagli. La possibilità di vedere riconosciuto il diritto al lavoro ridotto da parte del Cantone sottostà a precise condizioni. Fra queste anche l’avvio della riduzione produttiva scalando anzitutto le ferie arretrate: alla Smb s’inizia da oggi.
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