valorizzandone il ruolo nella collettività e soprattutto tra le diverse
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valorizzandone il ruolo nella collettività e soprattutto tra le diverse
L’A.A.D.I. QUERELA IL CHIRURGO HUSHER: GLI INFERMIERI NON SONO SCIMMIE. Lunedì 13 luglio verrà consegnata dallo studio legale nazionale dell’A.A.D.I. la denuncia querela contro il chirurgo Cristiano German Sigmund Huscher perché nell’intervista condotta da Stefano Lorenzetto, pubblicata il 05 luglio su sito “www.ilgiornale.it” di proprietà de “il giornale on line S.r.l.”, il famosissimo autovenerato chirurgo così risponde al giornalista: “… se egli è convinto che nello svolgere una professione di cui sarebbero capaci perfino le scimmie l’unica differenza lo faccia lo studio, ‘senza quello, sei un infermiere’”? L’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico ha precise finalità tra cui, all’art. 1 dell’atto costitutivo: “diffondere il diritto sanitario di natura infermieristica e tutelare la professione infermiere valorizzandone il ruolo nella collettività e soprattutto tra le diverse istituzioni e associazioni che riguardano la sanità. Rappresentare l’importanza della professione infermiere alle istituzioni soprattutto forensi e giudiziarie, alle associazioni legate alla sanità e ad ogni altra aggregazione di natura sanitaria su base volontaria o istituzionale è fondamentale per valorizzare l’infermiere e tutelarlo nelle diverse esplicazioni della sua professione … A tal fine l’associazione si attiva, denuncia, persegue e contrasta, con ogni mezzo legale, ogni forma, accertata, di discriminazione personale e professionale di natura infermieristica di cui dovesse venire a conoscenza, compresi i fenomeni del demansionamento ritorsivo, della dequalificazione strutturale, del mobbing, del bossing e di ogni altra forma di sfruttamento diretto a denigrare la persona e la professione infermieristica o di eludere la normativa posta a tutela del lavoratore infermiere. Interviene altresì per la tutela degli interessi diffusi in materia sanitaria. L’attività è svolta senza fini di lucro ma solo per fini di solidarietà sociale diretti alla comprensione nel pubblico della figura dell’infermiere. L’associazione è apartitica e aconfessionale e rifiuta ogni forma di discriminazione …”. Il Dott. Huscher, oltre a gettare discredito sulla magistratura dichiarando a pagina 8 dell’intervista: “E dovrei fidarmi dei magistrati?”, ha denigrato la categoria professionale degli infermieri accostandoli alle scimmie. Anche se il giornalista ha reso il periodo succitato difficilmente intelligibile, l’accostamento è evidente per via della proprietà transitiva: la differenza tra una scimmia e un chirurgo e che quest’ultimo ha un titolo di studio, senza il titolo di studio il chirurgo è una scimmia, senza titolo di studio il chirurgo è un infermiere, ergo, l’infermiere è una scimmia (oltre ad insinuare che l’infermiere non possegga nemmeno un titolo di studio). L’infermiere è una professione sanitaria ed anche se da oltre 15 anni tale professione si è evoluta sino a raggiungere i massimi livelli culturali in ambito post-universitario, nessun mestiere e nessuna professione merita di essere svilita e umiliata agli occhi della collettività paragonandola all’intelligenza e/o alle capacità di una scimmia. Secondo l’A.A.D.I., se un infermiere impiegato presso il servizio ove lavora anche il prof. Huscher, lo avesse apostrofato con tale termine, sicuramente Huscher lo avrebbe deferito all’Ufficio Procedimenti Disciplinari perché fosse punito. Similmente quest’offesa non può essere tollerata perché denota uno spregio dell’intera categoria infermieristica che non onora i medici. Tra l’altro vi è copiosa giurisprudenza in materia. La quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, per esempio, con sentenza n. 44966/2012, ha accertato la responsabilità per il reato di ingiuria per aver apostrofato, il reo, un vicino di casa dandogli del “babbuino e barbagianni”. Per i giudici, gli epiteti evocativi di animali hanno “una obiettiva valenza denigratoria in quanto, assimilando un essere umano ad un animale, ne negano qualsiasi dignità in un processo di reificazione e di assimilazione ad una 'res' comunemente ritenuta disgustosa o comunque di disumanizzazione”. L’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico ha chiesto alla Procura di verificare l’esistenza del reato di ingiuria e, di conseguenza, di punire il professore a norma di legge. Nel contempo l’Associazione si è costituita parte civile per il risarcimento del danno morale che verrà accertato nelle sedi opportune, conseguente alla gratuita denigrazione della categoria infermieristica che rappresenta, ex atto costitutivo, sul piano nazionale. Roma 11.07.2015