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Il dubbio

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Il dubbio
IIH “Liceo Scientifico Ippolito Nievo”
Ilaria Baldassarri
Il dubbio
Nulla aveva potuto sottrarsi alla fitta e tetra nebbia londinese che minacciosamente era calata su
ogni piazza, viale e vicolo; la luna piena che quella sera avrebbe dovuto rasserenare gli animi
inquieti era avvolta dalle nubi e di rado una gibigiana sfumata recava sollievo ai vagabondi che
altro non avevano come giaciglio che un giornale sul lungofiume del Tamigi. Le strade erano
deserte, ma un dolce vento portava con sé per le strade il calore delle modeste stufe che ciascuna
famiglia aveva acceso in quella fredda nottata.
Solo in questa desolazione, si aggirava l’ispettore Bullock, che, dopo una cena agitata insieme al
fratello William, aveva deciso di attraversare Londra a piedi per dedicare i suoi pensieri alle ultime
indagini in corso. Cercava, perciò, di allontanare il ricordo dello spiacevole alterco con il fratello,
rispettabile avvocato della City, a proposito di certe voci insistenti su una sua presunta relazione
extraconiugale con una giovanissima ragazza.
Rientrato attorno alle tre, il commissario si dedicò ai suoi incarichi seduto di fronte al caminetto e
infine, stanco, si coricò, ma non poté riposarsi a lungo prima di essere svegliato all’improvviso dal
suo assistente che lo informava del recente ritrovamento del corpo di un ragazzo assassinato
all’angolo di Eversholt Street con Phoenix Road, a due passi da Regent’s Park. Vagamente turbato
all’udire il nome della strada dove abitava William, immantinente si rivestì, fermò un vetturino e si
fece portare sul luogo del delitto.
A terra giaceva un ragazzo sui vent’anni dai bei lineamenti appena alterati, talmente recente era la
sua morte. Era stato ucciso da un unico colpo al cuore, inferto presumibilmente da un pugnale.
Nessuna traccia dell’arma del delitto. Nelle ore successive l’ispettore appurò che il ragazzo era uno
studente di Dover, trasferitosi a Londra per studiare medicina presso il prestigioso King’s College;
Bullock fu altresì in grado di risalire alla sua residenza: un modesto appartamento nel Mayfair, ove
abitava con la sua fidanzata Kate, una bellissima diciottenne impiegata come commessa nel reparto
tessuti dei grandi magazzini Harrods.
Venne ben presto rintracciata la ragazza, la quale, sconvolta, affermò che Charles era uscito poco
dopo la mezzanotte scosso per l’ennesimo litigio dovuto alla sua irrefrenabile gelosia. L’ispettore si
fece sempre più cupo: le ciarle mondane parlavano di una commessa di Kensington. Nel
pomeriggio ci fu una nuova scoperta: un pugnale, presunta arma del delitto, era stato ritrovato
accanto ad un barbone morto di freddo quella notte stessa. L’ispettore si precipitò sulla scena del
delitto per studiare di persona l’arma; quando la vide un brivido subitaneo gli percorse il midollo e il
suo cuore si fermò. Era un coltello da caccia col manico di ebano decorato a foglie di acanto, del
tutto simile ad uno che aveva visto più volte in mano a suo fratello William, il quale preferiva
occuparsi di persona della selvaggina cacciata nella sua tenuta nel Sussex. William? Sarebbe stato
capace di un delitto? Uno scandalo di questo tipo avrebbe certamente travolto l’intera famiglia, e
anche lui, l’integerrimo ispettore, fratello di un vizioso assassino, ne avrebbe subito le conseguenze.
Ma forse no, si sbagliava, quel coltello, in fondo, era particolare, certo, ma non un pezzo unico…
Ilaria Baldassarri
IIH “Liceo Scientifico Ippolito Nievo”
L’assistente interruppe i suoi turbati pensieri dicendo: “Che ne dite ispettore? Il ragazzo potrebbe
essere stato vittima di un tentativo di rapina, finito nel sangue, da parte di quel poveraccio. Resta da
chiarire come mai quel vagabondo avesse un coltello così pregiato… Probabilmente l’aveva rubato
o trovato da qualche parte”. L’ispettore ebbe un attimo di esitazione, poi guardò George con un
sorriso di benevola approvazione: “Avete ragione, molto probabilmente è andata così… Un ragazzo
sfortunato. Faremo ancora qualche accertamento, ma in breve si potrà chiudere il caso.”
Anche quella sera William lo aspettava a cena per discutere una questione relativa all’eredità di un
loro zio. Il cocchiere accompagnò l’ispettore alle otto precise al numero 25 di Phoenix Road.
William quella sera era calmo e cordiale, un perfetto ospite, particolarmente affabile con la moglie
Anne. Si prospettava dunque una serata tranquilla in famiglia, mancavano solo i ragazzi partiti di
recente per Oxford. I commensali avevano da poco terminato la seconda portata, un delizioso
stufato di cervo, quando ad un tratto William disse: “Rammenti il giovane James che ci
accompagnava durante le battute di caccia nel Sussex? Un ragazzo molto sveglio; se non ricordo
male piaceva anche a voi… Sapete, sono stato costretto a licenziarlo poco tempo fa poiché mi sono
reso conto che mi aveva rubato il mio pugnale decorato, quello regalatomi da Sir Dartmoor. Uno
straordinario esemplare davvero...”
Vi fu tra i due un lungo sguardo penetrante. Poi William scosse leggermente il campanellino
d’argento, e fu servito il dolce...
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