Comments
Description
Transcript
Marangoni, salta il tavolo: sciopero
- martedì 3 maggio 2016 - LAVORO l'Adige - Pagina: 25 - A vuoto gli appelli del sindaco Valduga e del vicepresidente All’incontro di ieri in Confindustria i vertici del colosso degli della Provincia Olivi: ribadita chiusura totale a eventuali pneumatici non hanno presentato un piano industriale ricorsi al contratto di solidarietà, confermati 120 esuberi Dopodomani le assemblee dei lavoratori sui tre turni Marangoni, salta il tavolo: sciopero No dall’azienda agli ammortizzatori sociali Sindacati delusi: «Subito stato d’agitazione» MATTHIAS PFAENDER [email protected] Marangoni, salta il tavolo della trattativa. Anzi, come commentava più d’un sindacalista, ieri, al termine dell’incontro con l’azienda nella sede di Confindustria Trentino, «il tavolo non poteva saltare, perché non c’è mai stato». Nubi nere in via del Garda. Non sono serviti a nulla gli appelli della politica. Non è servito il recente invito della Provincia, per bocca del vicepresidente Alessandro Olivi, a produrre un piano industriale di rilancio di medio-lungo periodo e a fare ricorso almeno per un anno al contratto di solidarietà. Non è servito il tentativo di fare da pontiere tra azienda e sindacati del sindaco di Rovereto Francesco Valduga. Dopo l’intervento delle istituzioni l’azienda non ha cambiato di una virgola la sua posizione: nessun ricorso agli ammortizzatori sociali, né sotto forma di cassa integrazione straordinaria né sotto forma di contratto di solidarietà. E nessuna presentazione, denunciano i sindacati coinvolti (Cgil, Cisl, Uil e Cobas), di alcun piano industriale, come invece, soprattutto la Provincia (sempre presente, anche ieri, alle riunioni di questa «non trattativa», dato che in virtù del lease back da 45 milioni di euro del 2010 è proprietaria, con Trentino Sviluppo, dello stabilimento) si era raccomandata. Quindi ora si andrà allo stato di agitazione. E si prepareran- Inascoltati Il tentativo di mediare tra le posizioni dell’azienda e quelle dei sindacati di Valduga e Olivi (a sinistra) non hanno sortito finora effetti no gli scioperi. Dopodomani le assemblee dei lavoratori decideranno il da farsi. «Il tavolo oggi (ieri, ndr) è morto - sbotta Marco Ravelli della Femca Cisl - Marangoni il prossimo 10 di giugno aprirà un procedimento di licenziamento collettivo per 80 persone; con la previsione di tagliare altri 40 posti entro la metà del 2017». In tutto 120 persone tra operai e dipendenti perderanno il lavoro da qui ai prossimi 12 me- PROVINCIA Contributi pubblici «Giusto investimento del Fondo» «La sottoscrizione nel 2015 per cinque milioni di euro da parte del Fondo Strategico Trentino-Alto Adige del minibond emesso da Marangoni Meccanica è stata una scelta autonoma della società Finint (Finanziaria internazionale investments società di gestione del risparmio Spa), che cura la gestione e la promozione del fondo in piena autonomia dai quotisti pubblici (Province di Trento e Bolzano, impegnate per 150milioni di euro) e privati». Questa, in sintesi, la risposta del vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi all’interrogazione presentata dalla Lega nord proprio sulle motivazioni dietro l’investimento del fondo nel gruppo Marangoni (anche se la Marangoni Meccanica, che progetta e realizza macchinari per l’industria dello pneumatico, ha bilanci floridi) in un periodo in cui le ricadute occupazionali della crisi in Marangoni pneumatici erano ormai già manifeste. si. «De Alessandri (l’amministratore delegato dell’azienda, ndr) ha escluso il ricorso agli ammortizzatori sociali - sottolinea Alan Tancredi della Uiltec -. Da quanto abbiamo capito l’orientamento dell’azienda è di preservarsi per altre occasioni da qui al 2020 il “plafond” di cassa integrazione disponibile». «L’incontro di oggi (ieri, ndr), svolto successivamente a quelli con il sindaco Valduga del 26 Aprile e con l’assessore provinciale Olivi del 29 Aprile - commenta Mario Cerutti della Cgil - era importante per verificare se “l’azione politica” dei rappresentati delle istituzioni avesse sortito qualche effetto. Bene, del “dialogo sociale” promosso dal sindaco Valduga, l’unica cosa che abbiamo registrato è stata la conferma dello svolgimento dell’incontro mentre, sulla “cooperazione” proposta dall’Assessore Olivi, con stupore, abbiamo scoperto che le parti si erano già sentite prima dell’incontro da noi richiesto al vicepresidente della Provincia». Ieri l’azienda ha ribadito «l’urgenza di un piano di interventi per dare sostenibilità all’attività produttiva di Rovereto» sottolineando che non ci siano a suo giudizio gli spazi né le condizioni per interventi alternativi ai 120 esuberi. «Infatti sottololinea Cerutti - secondo l’ad non essendoci una visibilità di medio periodo (2020) sono impossibilitatati dal creare “lavoro” e quindi il ricorso al contratto di solidarietà servirebbe elusivamente ad “allungare il brodo”, per cui è meglio licenziare». Unica nota positiva, secondo i rappresentanti dei lavoratori, l’annuncio da parte dell’azienda della possibilità di reimpiego di cinque lavoratori presso lo stabilimento di Parma ed il ricollocamento all’interno della sede centrale di Rovereto di altre due figure. In tutto sette persone. Davvero poco di fronte a 120 licenziamenti. - martedì 3 maggio 2016 - T R E N T I N O - Pagina: 30 - » ALLARME DISOCCUPAZIONE LA CRISI DELLO STABILIMENTO I Cobas: «L’azienda va fatta recedere con ogni mezzo» Per i poco meno di 300 dipendenti della Marangoni di via del Garda si apre una stagione difficilissima: entro la fine di agosto 80 di loro verranno licenziati (foto Matteo Festi) di Giuliano Lott ◗ ROVERETO Chi si era illuso che la proposta di mediazione del sindaco Francesco Valduga e le richieste di strumenti contrattuali alternativi lanciate dal sindacato facessero recedere Marangoni dalle proprie intenzioni è rimasto gelato: ieri mattina all’appuntamento nella sede di Confondustria a Trento l’ad del gruppo Massimo De Alessandri ha respinto ogni ipotesi diversa. Il 10 di giugno, ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda, partiranno le prime 80 lettere di licenziamento. Il numero degli esuberi non cambia, saranno 120 da qui al 2017, e a metà del prossimo anno altri 40 dipendenti verranno licenziati. Nel totale del computo, saranno circa 30 gli amministrativi a perdere il posto di lavoro. Quanto agli ammortizzatori sociali, marangoni non ne vuol nemmeno sentire parlare. Cassata senza nemmeno essere stata presa in considerazione l’ipotesi di applicare contratti di solidarità. Con tutta evidenza l’azienda intende tenersi la possibilità di sfruttare l’ulteriore anno di cassa integrazione per eventuali altri esuberi, dopo che le fabbrica rimarrà con poco meno di 180 dipendenti Ci hanno detto di no su tutta Marangoni non demorde «Ad agosto fuori in 80» L’ad De Alessandri gela i sindacati: a metà 2017 ne licenzieremo altri 40 Alternative non ce ne sono, il 10 giugno partono le prime procedure di mobilità Mario Cerutti (Cgil), Marco Ravelli (Cisl) e Alan Tancredi (Uil): «L’azienda ci sta prendendo in giro, giovedì in assemblea assieme a i lavoratori decideremo come reagire» la linea - spiega Marco Ravelli della Cisl - la chiusura dell’azienda è stata totale: no ai contratti di solidarietà, no agli ammortizzatori sociali. Il fatto che all’incontro fosse presente anche Dalbosco, il funzionario dell’assessore Alessandro Olivi, non ha fatto alcuna differenza». A far arrabbiare ancora di più i sindacati è stata Marco Ravelli (Cisl) Mario Cerutti (Cgil) Alan Tancredi (Uil) l’indicazione di De Alessandri circa la possibilità per cinque operai di mantenere il posto di lavoro trasferendosi però nello stabilimento di Parma. «A parte che sono numeri ridicoli, a fronte di 120 esuberi - sbotta Alan Tancredi (Uil) -, ma il problema riguarda anche chi rimane. I 180 lavoratori che rimarranno non hanno davanti alcu- na prospettiva, il piano aziendale pare fatto a posta per portare l’azienda verso la chiusura, per gradi». «Del “dialogo sociale” promosso dal sindaco Valduga commenta Mario Cerutti della Cgil -, l'unica cosa che abbiamo registrato è stata la conferma dello svolgimento dell'incontro mentre, sulla “cooperazione” proposta dall' assessore Olivi, con stupore, abbiamo scoperto che le parti si erano già sentite prima dell' ultimo incontro, da noi richiesto al vicepresidente della Provincia per venerdì scorso. Ora l'azienda, ben ringalluzzita, ci ha ribadito l'urgenza di un piano di interventi per dare sostenibilità all'attività produttiva ROVERETO. «Inqualificabile». Così i Cobas, per bocca di Antonio Mura (nella foto) hanno accolto l’esito dell’incontro di ieri in cui Marangoni ha annunciato di voler procedere al licenziamento di 120 dipendenti. «L’azienda ha chiuso ogni spazio di trattativa, senza aver fatto alcun passo nel corso di questi incontri a cadenza mensile. Il loro business plan non è un piano industriale, ma ripete la linea portata avanti dalla stessa dirigenza che ci ha portato a questa situazione». L’appello dei Cobas va ora «alle istituzioni tutte, perché oltre al sostegno e alla solidarietà ai dipendenti si spendano per far recedere l’azienda dai suoi programmi, che stanno per mettere sulla strada 120 famiglie. Giovedì in assemblea con i dipendenti decideremo le misure da adottare». (gi.l.) di Rovereto inoltre, ritiene che non ci siano gli spazi e ne le condizioni per interventi alternativi ai 120 esuberi. Secondo De Alessandri, non essendoci una visibilità di medio periodo (2020), sono impossibilitati dal creare “ lavoro “ e quindi il ricorso al contratto di solidarietà servirebbesolo ad “allungare il brodo”, per cui è meglio licenziare». La riunione si è sciolta verso le 11 e il risultato è più che deludente. «Purtroppo, lo dobbiamo dire - conclude Cerutti - ci sentiamo presi in giro e giovedì ne discuteremo con i lavoratori riuniti in assemblea». Dalla riunione dei dipendenti ci si attende una reazione forte, ed è verosimile che passi attraverso lo strumento dello sciopero. ©RIPRODUZIONERISERVATA - martedì 3 maggio 2016 - CORRIERE DEL TRENTINO - Pagina: 9 Marangoni, niente spiragli I primi 80 esuberi entro l’anno à Powered by TCPDF (www.tcpdf.org) TRENTO «L’azienda è ferma sulle sue posizioni, non ci sono spiragli». Ieri la Marangoni ha annunciato ai sindacati che non ha alcuna intenzione di accedere ad altri ammortizzatori sociali, per cui entro il 2016 verranno licenziate 80 persone, mentre nel secondo semestre del 2017 altre 40, per un totale di 120. Giovedì è in programma l’assemblea dei lavoratori, che deciderà quasi sicuramente lo stato di agitazione, con un probabile sciopero annesso. Il problema è chiedersi quanto valga la pena spaccarsi la testa contro il muro. La società, che ha ora circa 300 dipendenti e si occupa in prevalenza di ricostruzione pneumatici, ha notevoli difficoltà che le impediscono di stare sul mercato, soprattutto in riferimento allo stabilimento di Rovereto. I sindacati, come ultimo tentativo, hanno anche proposto di ricorrere al contratto di solidarietà, ma niente da fare. «Per la solidarietà serve un piano industriale — ricorda Marco Ravelli della Fim Cisl — qui invece stiamo solo parlando di Pneumatici La fabbrica di Rovereto licenziare». Marangoni ha proposto di salvare 5 operai, spostandoli allo stabilimento di Parma, ma non è un granché. Dal 10 giugno partirà la procedura di mobilità, della durata di 75 giorni, al termine della quale scatteranno gli 80 esuberi. In questo periodo i sindacati saranno coinvolti nella determinazione di indennità per gli uscenti. Alan Tancredit, della Uiltec, a fronte dello stato di agitazione è scettico: «A cosa porterà? L’azienda ci ha spiegato che non intende usufruire di altri ammortizzatori sociali entro il 2017. Infatti, avendo a disposizione 24 mesi nel quinquennio fino al 2020 compreso, la società vuole tenersi una riserva, perché anche gli altri 180 lavoratori non sono in una posizione tranquilla». I timori a questo punto si spostano sul medio periodo. Riuscirà a resistere il sito produttivo? A quanto pare ci sono già ragionamenti per imprimere una possibile svolta, ma in questa fase occorrerebbe quanto mai coraggio. E. Orf. © RIPRODUZIONE RISERVATA