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Marangoni, inizia la trattativa vera
- sabato 28 maggio 2016 - INDUSTRIA l'Adige - Pagina: 36 - Si apre ai contratti di solidarietà e per ridurre l’impatto Tiepidi i sindacati. Cerutti: «L’ipotesi sullo stipendio è sociale dei licenziamenti si propongono 9 pensionamenti inaccettabile». Tancredi: «Ora si comincia a discutere» e 14 trasferimenti in altri stabilimenti (Parma e Meccanica) Lunedì in assemblea, mercoledì il prossimo confronto Marangoni, inizia la trattativa vera La proposta dell’azienda: 48 esuberi nel 2016 ma premio integrativo collegato al bilancio CHIARA ZOMER I giochini sono finiti. Si inizia a trattare davvero, in Marangoni. L’amministratore delegato Massimo De Alessandri si è presentato ieri al tavolo con un pacchetto completo. È l’avvio di un confronto vero, al di là delle reciproche rigidità degli scorsi mesi. C’è una posizione più morbida sugli esuberi: non più 120 in due anni senza ammortizzatori sociali, ma 48 quest’anno, con soluzioni per ridurre l’impatto sociale dei licenziamenti, tra prepensionamenti e ricollocazioni volontarie nel gruppo. «A perdere il lavoro potrebbero essere 25», sottolinea l’azienda. Per il resto dello stabilimento, un anno di contratto di solidarietà, prima dei successivi esuberi. Oggi si parla di 20. Il prezzo da pagare, per i lavoratori, sarà però la rivisitazione del contratto di secondo livello: l’azienda chiede di renderlo variabile, agganciato a parametri di bilancio. Da qui le prime reazioni dei sindacati, che parlano di «sforzo dell’azienda, ma non sufficiente». E che però aspettano a sbilanciarsi in modo definitivo. Lo faranno lunedì in assemblea. Mentre mercoledì si capirà quanto questo pacchetto sia trattabile e quanto sia invece prendere e lasciare. Intanto l’azienda rivendica: «Marangoni vive questo momento con sofferenza, a Rovereto è nata la nostra storia. Per questo abbiamo fatto tutte le verifiche possibili nella direzione di venire incontro alle esigenze dei nostri dipendenti». La proposta. Quella presentata dall’azienda è una cornice, un disegno che sta in piedi solo se completo. Su questo la chiarezza è massima. Stando alla proposta di ieri, gli esuberi 2016 scendono a 48. Di questi, per 9 è già stata verificata la possibilità di accedere al pensionamento, 4 (su base volontaria) possono essere trasferiti nel gruppo in loco (quindi Marangoni Meccanica), e altri 10 a Parma I lavoratori della Marangoni Pneumatici costretti ancora una volta al presidio davanti ai cancelli (sempre su base volontaria). Ragionando ai limiti: se nessuno accetterà il trasferimento, a casa senza stipendio nell’agosto prossimo saranno 38. Se lo accetteranno tutti quelli che sa- rà possibile trasferire, saranno 25. Dall’agosto via al contratto di solidarietà, al termine del quale resta da organizzare la delocalizzazione del reparto gomme piene. Quindi sono previsti altri 20 esuberi, numero però che potrà crescere o calare a seconda che funzioni il piano industriale per far tornare competitivo lo stabilimento roveretano. Perché a questo serve m LA VICENDA Una crisi che logora da anni Sono anni che lo stabilimento Marangoni vive difficoltà. Si era tentato di invertire la rotta nel 2014, lamentando un deficit di produttività. Sul tavolo c’era la minaccia di dover ricorrere ad esuberi. Non si arrivò ai licenziamenti, ma i lavoratori accettarono un integrativo penalizzante, rispetto alle precedenti condizioni di lavoro: a parità di stipendio lavoravano 8 sabati al mese e perdevano la pausa mensa. Un contratto integrativo fortemente contestato dai lavoratori, che ha all’epoca scavato un solco importante anche con i rappresentanti sindacali. Quell’integrativo non è servito però a raddrizzare la situazione, anche perché nel frattempo il mondo è cambiato non è più la produttività, il problema. È un mercato faticoso, in cui la Cina è entrata mettendo in difficoltà tutti i produttori occidentali. Da qui, in agosto scorso, la cassa integrazione per tutto lo stabilimento. Qualche mese fa l’annuncio: alla fine della cassa, ci sarebbero stati 80 esuberi nel 2016 e altri 40 nel 2017. Su queste premesse i sindacati avevano lasciato il tavolo: per una ripresa delle trattative si è speso sia il consiglio provinciale che il vicepresidente Alessandro Olivi. l’anno di solidarietà: a trovare strategie per rendere quello stabilimento se non competitivo, quantomeno in grado di non generare perdite. Poi c’è l’integrativo. Ed è questa la parte delicata: per ogni lavoratore con l’integrativo ballano dai 2 mila ai 3.500. Ancorarlo ai risultati di bilancio (che l’azienda ha proposto di verificare da un ente terzo) significa percepirli solo se i conti vanno bene. In questi anni di crisi, significa rischia- L’Ad | De Alessandri: «Qui è la nostra storia. Da settimane le verifiche per venire incontro ai dipendenti» «Per noi momento di sofferenza» «Si tratta dell’esito di un lungo e complesso lavoro di analisi che abbiamo compiuto in questi mesi». L’amministratore delegato Massimo de Alessandri in una nota ha commentato questo incontro con i sindacati, spiegando la posizione dell’azienda: «L’azienda ha prodotto un notevole sforzo in queste ultime settimane per tentare di ridurre al minimo l’impatto di una crisi che, come abbiamo ripetuto molte volte, è determinata da una insostenbile concorrenza dei prodotti cinesi e che sta avendo pesantissime rispercussioni nel settore degli pneumatici di tutto l’Occidente». «Una certa quota di esuberi sarà inevitabile, anche per consentire la gestione organizzativa degli strumenti di solidarietà» ricorda ancora l’Ad De Alessandri. «Ma a fronte degli 80 che avevamo previsto inizialmente, oggi siamo in grado di dire che saremo costretti a licenziare da subito 25 dipendenti. Nove persone infatti saranno accompagnate alla pensione e per altre 14 si apre la prospettiva di un reimpiego in altri siti aziendali, in Trentino o fuori provincia». Nei prossimi 12 mesi, inoltre, si metterà mano – sia pure parzialmente, per non erodere l’intera quota di qui al 2020 – allo stru- Nel 2015 la «cassa» mento degli ammortizzatori sociali. «Marangoni sta vivendo questo momento con molta sofferenza - conclude - De Alessandri - A Rovereto è nata la nostra storia e con questa terra, con questa comunità, con queste persone abbiamo intrecciato relazioni strettissime, che vanno ben oltre il normale rapporto aziendale. Per questo motivo, ci siamo mossi subito per compiere tutte le verifiche possibili nella direzione di venire incontro alle esigenze dei nostri dipendenti e delle loro famiglie. Il risultato di questo lungo lavoro è rappresentato dal pacchetto di azioni illustrato». re di non vederli proprio. I sindacati.Il più secco è Mario Cerutti (Cgil): «Marangoni ha fatto qualche passo avanti, ma la sostanza non cambia». Contesta la lettura fatta dall’azienda, a partire dagli esuberi: «Non si discute dei possibili trasferimenti, non sono in trattativa. Altrimenti quando andrà in Sri Lanka si dice che i lavoratori potranno andare laggiù e che non ci sono esuberi». E sulla partita dell’integrativo: «È inaccettabile. Stiamo parlando di cifre importanti. Vediamo lunedì, ma mi sembra inaccettabile. E comunque la proposta non mi sembra in linea con le dichiarazioni di Olivi. Tornenemo a parlare con l’assessore». Meno parole ma medesima sostanza nei Cobas: «Sono i lavoratori a dover valutare, parleremo con loro - spiega Giovanni La Spada ma mi sembra che chiedano ai lavratori di pagarsi l’uscita». Mentre Marco Ravelli (Cisl) ricorda che l’integrativo è un’intesa difesa negli ultimi 40 anni, Alan Tancredi (Uil) è più morbido: «Ci sono aspetti da migliorare, ma c’è un’apertura. Gli esuberi sono un po’ calati, c’è stata una revisione. Questo è l’inizio della trattativa. Adesso c’è un problema di tempi, confrontiamoci con i lavoratori, ma non andiamo a nasconderci sotto la giacca della politica». - sabato 28 maggio 2016 - T R E N T I N O - Pagina: 33 - «Lo sforzo c’è stato, ma non è abbastanza» Sindacati diffidenti: le cifre dei licenziati sono ancora alte, e l’azienda chiede l’integrativo variabile ◗ ROVERETO I sindacati non si fidano delle promesse, si punta a salvare più posti di lavoro Per capire come verrà accolto il piano alternativo di Marangoni bisognerà attendere le assemblee di lunedì, ma il primo impatto non è stato certo festoso. I sindacalisti che hanno partecipato all’incontro sono scettici, a partire dalle cifre, che secondo all’azienda si limitano a 25 esuberi entro agosto. «Sono cifre che tengono conto della disponibilità di 14 lavoratori a trasferirsi, chi alla Marangoni Meccanica chi a Parma. Ma questa disponibilità l’azienda non l’ha ancora riscontrata. È solo una possibilità teorica» spiega Mario Cerutti (Cgil), «C’è anche di mezzo la partita delicatissima della contrattazione integrativa aziendale, che per un dipendente vale circa 3 mila euro all’anno, e sarebbe vincolata al bilancio dell’azienda» aggiunge Cerutti. «A prescindere dai numeri – spiega Marco Ravelli della Cisl - gli accordi di secondo livello, cioè tutta la parte salariale fissa che è il frutto di 40 anni di contrattazioni, andrebbero a scapito dei lavoratori. Tra l’altro, appena scaduto gli accordi del 2015, l’azienda ha annunciato 50 esuberi, che poi sono diventati 80, 120, e ora di nuovo 48». Cerutti osserva anche che «l'apertura sui contratti di solidarietà” è importante ma, di fatto così come proposto, serve a gestire il processo di delocalizzazione del reparto gomme piene” in Sri Lanka e comunque tra 12 mesi è previsto un esubero di almeno 20 unità. Infine, sulla mobilità del prossimo agosto per 48 lavoratori non può essere considerata “risolutiva”: infatti è un primo “step” e tra 12 mesi rischia di arrivare il resto». Alan Tancredi della Uil è invece cauto: «Il percorso è appena iniziato, vedremo come si svilupperà. In ogni caso, utilizzando bene i contratti di solidarietà si può salvare ancora qualche posto di lavoro». Lunedì dunque l’assemblea in azienda, e mercoledì nuovo incontro con Olivi. - sabato 28 maggio 2016 - CORRIERE DEL TRENTINO - Pagina: 15 Marangoni, posti in cambio di meno salario Esuberi 2016 limitati a 25 e scatta un anno di solidarietà. Integrativo variabile, sindacati scettici Non più 120 esuberi alla Marangoni di Rovereto, ma un programma di 25 tagli nel 2016 — mitigati però da un anno di contratto di solidarietà — e di 20 certi nel 2016, in corrispondenza dello spostamento in Sri Lanka del reparto «gomme piene». Il tutto però rinunciando al contratto di secondo livello «fisso», che sarà reso del tutto variabile e legato ai risultati. L’ad Massimo De Alessandri parla di «notevole sforzo dell’azienda». I sindacati restano scettici, ma con posizioni differenziate. Su 298 addetti, l’azienda ultimamente aveva prospettato 120 esuberi: 80 nel 2016 e 40 nel TRENTO questi, 45 milioni Il valore del lease-back che la Provincia ha concesso nel 2010, con la minaccia però di toglierlo o ridurlo a causa degli esuberi 2017. Attualmente è in vigore una cassa straordinaria fino al 24 agosto, con la previsione di 50 esuberi, e su quei numeri Marangoni ieri è tornata, comunicando la proposta a sindacati e Provincia. Gli esuberi calano a 48, di cui 9 addetti raggiungerebbero i requisiti pensionistici e si cercherebbero volontari per trasferire 10 persone a Parma e 3-4 a «Marangoni meccanica». I 25 rimanenti non sarebbero licenziati subito, ma si attingerebbe al contratto di solidarietà per un anno (il che «costerebbe» all’azienda 6 dei 13 mesi di cassa ordinaria a disposizione fino al La partita Dopo aver annunciato 80 esuberi nel 2016 e 40 nel 2017 Marangoni rilancia. L’integrativo variabile rischia di togliere 3000 euro all’anno a testa 2020). Nel giro di un anno le cose poi possono cambiare, si dà tempo alla gente di cercarsi un posto migliore. Poi nel 2017 «minimo 20 licenziamenti». La parte più delicata però riguarda il contratto: si vuole stralciare l’accordo del 2014 (lavorare di più per mantenere lo stesso stipendio) ed eliminare la parte fissa dell’integrativo. Si calcola una diminuzione di 2-3.000 euro all’anno per dipendente. In questo contesto sperare che i conti migliorino è forse troppo ottimistico, quindi la speranza di percepire un integrativo variabile sarebbe bassa. La Marangoni stessa parla di «variabilizzazione dell’integrativo fisso aziendale, con verifica (certificata esternamente) dei risultati economici che lo stabilimento saprà raggiungere». Alan Tancredi (Uiltec) dice: «Non mi piace la prospettiva, ma abbiamo altre soluzioni? Non ritengo sia il caso di chiamare ancora in causa la Provincia, il sindacato deve decidere il suo destino». Marco Ravelli (Femca Cisl): «Ennesima riprova che i sacrifici li devono fare gli operai, in un posto di lavoro faticoso per giunta. La cancellazione dell’integrativo fisso ci riporta indietro di 40 anni ed è un precedente pericoloso. Per la firma sentirò i miei iscritti Femca, al di là del risultato assembleare». Mario Cerutti Filctem giudica la proposta insufficiente. I Cobas cercano sponda provinciale. E. Orf. © RIPRODUZIONE RISERVATA