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STRUCA BOTON SALTA MACACO
COMUNICATO STAMPA 440, 15/1/2015 STRUCA BOTON SALTA MACACO Stanno a brigare rinchiusi nelle loro scatole cinesi convinti di farla sempre franca, ma quando riesci a dimostrare l'inganno, scatta la molla della colpa: solo allora escono allo scoperto, ma nella fretta di coprire la verità finiscono per far ridere i polli. Poiché siamo stati abituati a credere solo in ciò che appare, il controllo dei mezzi di informazione è diventato un diritto divino della casta. Il primo a cadere sotto i colpi dell'esecutivo e degli oligarchi è quello che eufemisticamente amano chiamare servizio pubblico: un servizio che dirama le veline dell'esecutivo, conferisce loro una patente di assoluta verità, non mette mai in dubbio il suo operato, non fa mai autocritica. Insomma, un vero e proprio levriero di razza accucciato ai piedi del potere e pronto ad abbaiare a comando: non quando serve, ma solo quando conviene. Una razza a se, che a differenza di chi vive la desolazione fuori dal palazzo, prospera e prolifica sotto lo sguardo attento di un capobranco messo dal padrone a vigilare sul loro operato. Abbiamo dovuto attendere la affermazione di un partito derivato dalla sinistra per vedere la soppressione di quegli strumenti della democrazia che nella partecipazione trovano la loro inderogabile necessità di esistere: agenda 21, il difensore civico, la libertà di stampa. I fondamenti stessi della Costituzione, il sangue dei martiri della Resistenza e l'umanesimo stesso scompaiono nel momento in cui alla questione morale si sostituiscono i feticci della finanza e al confronto leale, il bullismo dell'uomo che si crede mandato dal destino e che abusa di noi tutti attraverso le sue ancelle e i sui capi bastone. Con i nostri comunicati dimostriamo che è possibile dissentire e, così facendo, mandiamo in bestia chi osteggia il confronto, ma soprattutto chi si è fatto zerbino di una casta che vive incistata in quella rassegnazione che essa stessa ha contribuito a seminare. Sappiamo che non aspettano altro che un passo falso per impalarci; tuttavia, ci basta poco per non avvilirci. Ad esempio, vedere che siamo riusciti a mandare a monte la pagliacciata del Fantozzi day e con essa la celebrazione della stupidità collettiva ad uso e consumo della redazione RAI e dell'Italia intera, ci conforta non poco. Ma ancora di più ci conforta la presa di coscienza della gente di fronte a veri e propri delitti, altrimenti negletti e delittuosamente accantonati. Quando un anziano, una madre con un bimbo in carrozzella o un disabile non riescono a prendere un mezzo pubblico è una sconfitta per tutti. Quando ciò si perpetua per anni e anni a dispetto della proliferazione delle leggi, dei finanziamenti pubblici e delle millanterie gridate attraverso i media compiacenti, vuol dire che abbiamo toccato il fondo. Quello che è avvenuto a proposito del sistema ferroviario regionale è emblematico. Ebbene, pochi minuti dopo l'invio del nostro comunicato, ecco farsi viva la giusta reazione di chi non ha nulla a che spartire con le responsabilità dell'assessorato regionale e con le Ferrovie dello Stato. A differenza dell'andazzo generale, la piccola linea Udine-Cividale funziona e ne vuole dare pronta testimonianza: tant'è che la Assessora prende al volo l'orgogliosa distinzione e la fa subito propria per attribuirsene ogni merito sul Carta Gloria degli autocelebrativi Comunicati della Giunta, ovvero sulle veline che ogni giornalista, attento a non perdere il posto di lavoro, deve divulgare. Un tocco di furbizia non guasta, ma talvolta il troppo stroppia, tant'è che nel momento in cui il nostro comunicato sfonda il muro della censura e trova posto sul maggiore quotidiano e in una caserma dei Carabinieri, arriva la smentita. A scanso di equivoci bisogna tamponare la falla, ma nell'affidare al giornale la sua replica l'assessora non si accorge che l'è pèso el tacòn del buso. Ebbene, prima di arrampicarsi sugli specchi, indossa la divisa da marinaio con la quale è abituata a fare le promesse che non mantiene e subito si dice certa che “entro marzo la stazione di San Giorgio di Nogaro avrà gli ascensori per i disabili...” Gliela detto RFI e così lei può lavarsene le mani come ha già fatto in passato. Anzi, dopo sei anni che gli ascensori sono lì a testimoniare la malafede, l'inefficienza e il dolo di RFI e degli uffici regionali, la Santoro ha persino l'impudenza di respingere le critiche sull'andamento dei lavori, perché ha suo dire “la Regione ha monitorato l'esecuzione dei lavori a San Giorgio...” Quindi, se li ha monitorati, ammette di aver saputo e, parimenti -diremo noi- di meritarsi una sonora condanna. Ciò che si è perpetrato in tutti questi anni a danno degli invisibili, delle persone che non hanno voce o che non hanno luoghi dove farsi sentire, perché la arroganza dei responsabili li ha indotti a credere che è tutto inutile, è imperdonabile e al tempo stesso emblematico. Ben per questo chiediamo giustizia, perché chi abusa dei deboli non merita attenuanti. Dipendesse da noi, applicheremmo volentieri la legge del contrappasso e francamente non ci dispiacerebbe di vedere la Santoro condannata a spingere le carrozzelle dei disabili: beninteso, solo per sei anni... ma sempre sotto le telecamere della RAI! Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale www.facebook.com/comitato.friulirurale