volkswagen: dallo scandalo al boom di vendite! se la reputazione
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volkswagen: dallo scandalo al boom di vendite! se la reputazione
A u t o VOLKSWAGEN: DALLO SCANDALO AL BOOM DI VENDITE! SE LA REPUTAZIONE NON CONTA A pochi mesi dal Dieselgate si registra in Italia un aumento delle vendite delle vetture VW, ne abbiamo parlato con alcuni esperti... Le SCELTE del CONSUMATORE i 262 i 2.16 4 “compreresti un’auto usata da quest’uomo?”, è il celebre slogan che durante le elezioni presidenziali del 1960 negli stati uniti contribuì alla sconfitta di Richard nixon, ritenuto evidentemente poco affidabile dagli americani per vendere un’auto usata e a maggior ragione per amministrare il Paese. Qualche decennio dopo nel 2015, gli americani si trovano nuovamente di fronte ad un “venditore di auto” poco sincero, il suo nome è Volkswagen e l’accusa è di aver intenzionalmente utilizzato dei software per aggirare le leggi anti-smog in vigore negli Usa. Dal “watergate” al “dieselgate” il passo è breve e anche se ancora oggi, a 6 mesi dall’inizio dello scandalo, non si sa ancora come andrà finire, quel che sorprende è la diversa reazione dei consumatori: secondo i dati ufficiali, infatti, lo scorso mese di novembre le vendite del marchio tedesco negli stati uniti hanno registrato un calo del 25 per cento. In europa, invece, il gruppo VW è in crescita del 4,1 per cento: in Italia si registra addirittura un picco del 27 per cento. Cosa muove le scelte dei consumatori? Lo abbiamo chiesto ad alcuni esperti del settore auto e non solo. Il primo aspetto da considerare è prettamente economico: per il professor giuseppe Di taranto, ordinario di storia dell’economia e dell’impresa alla luiss: “lo scandalo della Volkswagen sembra essere attenuato da un certo giustificazionismo da parte di alcuni commentatori e mass-media, perché la crisi di SIMONA VOLPE cosa muove le scelte dei consumatori? lo abbiamo chiesto ad alcuni esperti del settore auto e non solo. Le SCELTE del CONSUMATORE i 262 i 2.16 dell’automotive tedesco comporterebbe una riduzione delle esportazioni della componentistica da parte di altri Paesi, Italia compresa, e una ricaduta negativa sull’occupazione. Si dimentica -prosegue Di Taranto- che al di là degli accadimenti a tal punto gravi da provocare inchieste penali negli Usa e class action in più nazioni le vendite del marchio tedesco negli stati uniti hanno registrato un calo del 25%. in europa, invece, il gruppo VW è in crescita del 4,1%: in italia si registra addirittura un picco del 27%. 5 Giuseppe Di Taranto, ordinario di storia dell’economia e dell’impresa alla Luiss. Le SCELTE del CONSUMATORE i 262 i 2.16 Marco Ponti, Professore Economia dei Trasporti, Politecnico di Milano. promosse da Associazioni di consumatori, il caso Volkswagen è un’ulteriore dimostrazione di come la Germania intenda le regole dell’Unione europea: rigorosamente rigide per gli altri e interpretabili per se stessa. Il fatto che il governo di Angela Merkel e le autorità di Bruxelles fossero a conoscenza della adozione delle centraline per ridurre le emissioni, è significativo della violazione del più importante principio alla base dell’ architettura del Trattato di Maastricht, quello della libera concorrenza, e rappresentativo del potere che hanno le lobby quali gruppi di pressione sulle istituzioni europee.” marco Ponti, Professore economia dei trasporti, Politecnico di milano riconduce il buon andamento degli acquisti VW a due fattori: “la crescita degli acquisti di automobili in Italia (che ha interessato tutte le marche dopo anni di stasi o di discesa dovuti alla crisi) e, più verosimilmente, le politiche aggressive di sconti da parte dei concessionari italiani, che dispongono di ampi margini di discrezionalità, e sono divenuti spesso “multimarca”, cioè possono differenziare tali sconti in funzione della domanda per le diverse marche. Per quanto concerne il danno reputazionale di chi abbia alterato le misure delle emissioni, occorre invece distinguere nettamente dall’aspetto etico, fortemente percepito nei paesi di cultura anglosassone ma forse meno in Italia, dalle dimensioni oggettive del danno ambientale. La frode ha riguardato essenzialmente le emissioni di ossidi di azoto (NOX), che sono risultate superiori a quanto dichiarato. Tuttavia tali emissioni dopo l’introduzione degli standard europei (EURO 1, 2, 3, ecc.) si sono molto ridotte, e oggi sono una frazione dei valori medi di due decenni fa, tanto che questo parametro anche nella pianura padana è costantemente al di sotto dei livelli per cui vi siano possibili rischi per la salute. Come spesso capita, siamo di fronte ad un allarmismo ambientale mediaticamente gonfiato per gli effetti delle emissioni da traffico (minoritarie sul totale), e per la qualità dell’aria in generale, molto migliorata negli ultimi anni.” Non bisogna poi sottovalutare i risvolti sociologici della vicenda: Francesco morace, sociologo e Presidente del Future concept lab preferisce non parlare di “memoria corta” degli italiani, ma di “identificazione culturale nel trasgressore”. “La mentalità italiana -afferma il socio- 6 Inutile negare nella gestione dello scandalo il ruolo fondamentale svolto dalla comunicazione. mario Rossi, giornalista di quattroruote, afferma: “da un lato c’è un problema d’informazione: la stampa e, più in generale i media, raramente riescono a informare correttamente e compiutamente l’opinione pubblica. Dall’altro, bisogna ammetterlo, c’è uno scarso interesse dei consumatori all’approfondimento. Difficile dire se vi sia più un deficit di offerta o di domanda d’informazione. Resta il fatto che quasi sempre tutto resta in superficie e, quindi, si esaurisce nella cronaca o, peggio, nella spettacolarizzazione di un fatto di cronaca. Inevitabile, a quel punto, che nel momento in cui accade qualcosa di nuovo tutto finisca nel dimenticatoio.” L’importanza dell’informazione è evidenziata anche dalla psicoterapeuta Paola Vinciguerra, Presidente di eurodap: “a volte i cittadini non si rendono conto dell’effettiva serietà dello scandalo poiché non ne risentono in prima persona, ciò li può portare a sottovalutarne la gravità. L’intervento più efficace potrebbe essere quello di risvegliare lo spirito critico dei consumatori. Essi dovrebbero essere informati di ciò che accade e delle reali conseguenze che l’avvenimento può comportare. I consumatori non dovrebbero, inoltre, fermarsi alle apparenze delle pubblicità o dei pareri altrui, ma per fare ciò hanno bisogno che gli vengano date delle notizie corrette.” Francesco Morace, sociologo e Presidente del Future Concept Lab. Mario Rossi, giornalista di Quattroruote. Paola Vinciguerra, Presidente di Eurodap. Le SCELTE del CONSUMATORE i 262 i 2.16 logo- è talmente intrisa di avversione per il rispetto delle regole, che quando si scopre che qualcun altro le trasgredisce, si prova una istintiva simpatia per chi viene colto in fallo. Si arriva in alcuni casi a un malinteso senso di complicità. Inoltre se vengo a conoscenza di un comportamento scorretto di qualcuno, posso sempre ricordarglielo quando sarò io ad adottarlo e ad essere scoperto. Si rafforza la nostra rendita di posizione. Nel peggiore dei casi questa dinamica si trasforma nel classico ricatto retroattivo che conduce alla reticenza: tutti sanno tutto e nessuno dice niente, continuando a fare ciascuno i propri interessi. Se poi ad essere colti in fallo sono i tedeschi, da noi mal sopportati come custodi del rigore, il godimento diventa duplice. Può sembrare paradossale ma gli italiani potrebbero aver premiato VW per aver dimostrato la malafede di un popolo che ci ha sempre considerato - e a ragione - di essere i maestri dell’inganno. Così invece si può arrivare alla conclusione che tanto amiamo: siamo tutti uguali nel peccato! E quindi tutti innocenti!” 7 insomma gli italiani sembrano poco attenti, almeno quando si tratta di aspetti ambientali: ma se fossero i consumi (e quindi l’inganno ricadesse direttamente sul portafoglio) ci dimostreremmo altrettanto comprensivi? Le SCELTE del CONSUMATORE i 262 i 2.16 Parliamo però anche di soluzioni: “non credo -sostiene mario Rossi- che si possano immaginare interventi calati dall’alto per far sì che il danno reputazionale abbia un impatto economico concreto su un’impresa o su un’istituzione finanziaria. E che, quindi, la paura che ciò possa accadere faccia da reale deterrente rispetto a comportamenti scorretti o, peggio, illegali. Di certo la stampa e le associazioni dei consumatori possono e, anzi, dovrebbero fare di più. Incalzando sistematicamente le aziende e le istituzioni deputate al controllo e, soprattutto, informando l’opinione pubblica. Però la consapevolezza del potere della categoria dei consumatori nell’orientare diversamente le scelte d’acquisto, nel premiare o punire prodotti o produttori, non si sviluppa dall’oggi al domani. È un salto culturale che, temo, richieda ancora un po’ di tempo.” morace, invece, si sofferma su un altro punto: “io credo che il danno reputazionale in Italia si giochi su altri temi e non sul rispetto delle regole. Se una marca o un prodotto adottano una estetica non adeguata al nostro gusto, tra i più esigenti del mondo, vengono immediatamente castigati, così come quando un dettaglio è fuori posto, o un prezzo è fuori mercato. Su questi aspetti sostanziali il consumatore italiano rimane tra i più esigenti, ma non sarà certo il rispetto delle norme a indebolire la loro credibilità. Peraltro per noi il bene comune non esiste, ma solo l’interesse e la gratificazione personale e familiare. Questo è il vero problema.” Insomma gli italiani sembrano poco attenti, almeno quando si tratta di aspetti ambientali: ma se fossero i consumi (e quindi l’inganno ricadesse direttamente sul portafoglio) ci dimostreremmo altrettanto comprensivi? Potrebbe sembrare la vittoria di uno dei principi base della comunicazione commerciale (“parlate di me, anche male, ma parlate di me”); potremmo ammettere che si tratta di vetture che vanno bene (soprattutto adesso che anche VW ha sposato il common rail), consumano poco e sono offerte a prezzi (e condizioni di finanziamento) vantaggiosi! Ma non possiamo dimenticare che inquinano più del dichiarato! Il fatto è che questo elemento (rivolto ad un popolo di fumatori) ha una presa prossima a zero. Allora resta il fatto che il tradimento del patto di correttezza tra produttori e acquirenti ricade sul portafoglio del consumatore: questi era certo di aver acquistato un veicolo che avrebbe mantenuto il prezzo dell’usato nel tempo. Ed ora? Ecco perché, incontrando l’AD di VW abbiamo richiesto di venire a patti. Ecco le nostre proposte per risolvere bonariamente i contenziosi in essere: 1. VW Italia dà valore aggiunto al veicolo offrendo una convincente estensione di garanzia di almeno due anni, a chi farà eseguire il richiamo, con esecuzione gratuita del tagliando di manutenzione ordinaria alla scadenza immediatamente successiva (valore tra € 300 e € 500) 2. VW Italia pubblica ogni anno il valore di riacquisto dei veicoli interessati in regola con il richiamo oggi previsto, impegnando i Concessionari a riconoscere il valore pubblicato in fase di permuta, oppure a riacquistare il veicolo al valore pubblicato da VW Italia. Potrebbe sembrare la vittoria di uno dei principi base della comunicazione commerciale (“parlate di me, anche male, ma parlate di me”). Le SCELTE del CONSUMATORE i 262 i 2.16 LA NOSTRA POSIZIONE di Raffaele Caracciolo, esperto di automotive Unc PROBLEMI CON AUTO E MOTO? Scrivici allo sportello dedicato wwww.consumatori.it/ sportello-auto-moto 9