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Il prete che ha depredato l`ospedale del Vaticano

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Il prete che ha depredato l`ospedale del Vaticano
la Repubblica
@
CRONACA
VENERDÌ 5 APRILE 2013
■ 20
PER SAPERNE DI PIÙ
www.idi.it
www.repubblica.it
Il prete che ha depredato l’ospedale del Vaticano
Roma, arrestato l’ex ad dell’Idi padre Decaminada: “Sottratti 4 milioni”. L’ira dei lavoratori
MARIA ELENA VINCENZI
ROMA — Le scarpe rotte e un casale con piscina nel cuore della
Maremma pagato con i soldi “rubati”. I dipendenti senza stipendio
e 4 milioni di euro presi dalle casse
dell’Idi. Le amicizie ai piani alti del
Vaticano e del Parlamento e le
braccia che si allargano quando i
sindacati chiedono perché i dipendenti non sanno cosa dare da mangiare alle loro famiglie. Le due facce di padre Franco Decaminada, fino a qualche mese fa amministratore delegato dell’Idi, ieri finito ai
domiciliari, insieme a due suoi collaboratori per bancarotta fraudolenta, false fatturazioni e appropriazione indebita. Il primo passo
dell’inchiesta sul buco da 600 milioni di euro di quello che era uno
dei gioielli della sanità laziale, l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, Idi, di proprietà della Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione.
Chi lo conosce non può credere
a quello che l’ordinanza mette nero
su bianco. Ovvero che lui fosse il do-
IL BUCO
L’INCHIESTA
GLI STIPENDI
Con i contanti
prelevati il religioso
ha acquistato
un casale di lusso
in Maremma
Ammonterebbe a
circa 600 milioni
di euro il buco
che ha causato il
crac dell’Idi, da
sabato scorso in
amministrazione
straordinaria
L’indagine sul
dissesto parte
nel dicembre
2011a seguito
di diverse
denunce arrivate
in procura sulle
malversazioni
Intanto l’Idi è
ormai al tracollo:
i 1.500
dipendenti
dell’ospedale
sono senza
stipendio dallo
scorso luglio
Le tappe
Sopra, la protesta dei dipendenti dell’Idi. A sinistra, l’arresto di padre Decaminada
minus, che permetteva una situazione di malaffare diffuso che ha
portato a «un’ampia spoliazione —
si legge nell’ordinanza — di risorse
poste in essere in danno dell’Idi e
nel momento in cui le strutture
ospedaliere vivevano una gravissima crisi finanziaria con ciò contribuendo al suo aggravamento».
“INCLINE AL DELITTO”
Eppure il quadro dipinto dal gip
di Roma Antonella Capri lascia poco margine ai dubbi. Decaminada,
Domenico Temperini e Antonio
Nicolella, «personalità inclini al delitto», hanno rubato dalle casse dell’ospedale 14milioni di euro che so-
no passati attraverso due controllate della Provincia, la Elea F. P. e la
Elea Spa, e la Gi. Esse, riconducibile a Temperini, e finiti nelle tasche
dei tre indagati. Una situazione
che, come hanno svelato il procuratore aggiunto Nello Rossi e i pm
Giuseppe Cascini e Michele Nardi e
i finanzieri del tributario, si reggeva
sulle false fatturazioni. Alcune delle cifre, addirittura, venivano prese
in contanti direttamente dalle casse degli ospedali, nemmeno fosse
un bancomat. E anche in questo caso non c’era alcuna giustificazione.
Una cascata di denaro che «a monte e a valle», come hanno spiegato
gli inquirenti, aveva lui, padre De-
Il caso
(segue dalla prima pagina)
GABRIELE ISMAN
caminada. Che ha prelevato 2 milioni in contanti e altrettanti si è fatto girare alla fine del sistema che ha
portato alla bancarotta. Con l’aggravante che i 1.500 dipendenti dell’Idi non vengono pagati da quasi
un anno. Tanto che ieri la congregazione ha annunciato la volontà di
costituirsi parte civile nel processo
perché «il danno è incalcolabile». E
ieri hanno protestato ancora una
volta contro la malagestione dell’Istituto: «Ora fermate i licenziamenti e pagateci lo stipendio».
LA DONAZIONE TARDIVA
Il gip non ha dubbi sui tentativi di
inquinamento probatorio e di rei-
terazione del reato che gli indagati
potrebbero cercare di mettere in atto. Considerazioni dovute alla «gravità delle condotte criminose»,
In manette anche
due dirigenti. I
dipendenti: “Stop ai
licenziamenti e
pagate gli stipendi”
«agli ingenti profitti conseguiti»,
«alla protrazione per anni di quelle
condotte» e «alle particolari modalità fraudolente dell’occultamen-
to». Ne è un esempio l’atto con cui,
in data 4 giugno 2012, «a indagine
aperta e pochi giorni prima di essere sottoposto a interrogatorio da
parte del pm», Decaminadadoni il
casale “incriminato” (e ieri sequestrato) alla Provincia Italiana. Per il
gip è «un callido tentativo di ridimensionare la gravità delle condotte poste in essere e di salvaguardarne il provento».
LA BANCAROTTA
Quella emersa ieri è solo una
parte. Il gip lo sottolinea chiaramente: «I gravi fatti di appropriazione indebita commessi tra il 2007
e il 2012 in danno della Provincia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La frase-shock detta a una studentessa ebrea di un liceo della Capitale. La preside apre un’istruttoria
“Ad Auschwitz saresti stata attenta”
classe in rivolta contro la prof antisemita
A RAGAZZA quel giorno non
stava bene per un forte mal di
testa: esce dalla classe, va in
bagno, rientra al suo banco all’ultima fila, ma il malessere non passa.
La docente la nota, e qui parte la rasoiata: «Se fossi stata ad Auschwitz,
saresti stata attenta».
L
L’insegnante si
giustifica: “Volevo
indicare un luogo in
cui regnava l’ordine,
ma non sono razzista”
La giovane rimane sbigottita e
scoppia a piangere, ma i compagni
la difendono: «Prof, lei è razzista».
La docente risponde e insiste:
«Non sono antisemita, ma nella
scuola italiana non c’è più la disciplina di una volta». Tre studenti,
tra cui la ragazza ebrea, minacciano di disertare le lezioni di matematica tenute da quella professoressa. L’episodio accade in un sa-
Italiana, ente ecclesiastico giuridicamente riconosciuto, proprietario degli ospedali San Carlo di
Nancy e Villa Paola, sui cui conti
correnti venivano versati gli incassi giornalieri delle attività» non sono presi in considerazione «poiché
si tratta di appropriazione indebita» e non è quindi consentita l’applicazione di misure cautelari. Tutto vero fino a sabato scorso quando
l’Idi è stata dichiarata insolvente,
atto che è equiparabile alla dichiarazione di fallimento. Ora la procura può procedere, se è necessario,
per bancarotta. Un altro fronte che
si apre.
IL CAMPO DELL’ORRORE
A sinistra, l’ingresso del campo di
concentramento di Auschwitz con
la scritta “Il lavoro rende liberi”
bato di ottobre: la madre della ragazza va a protestare il lunedì dalla
preside, che chiede una protesta
scritta alla signora e apre un’istruttoria formale. La docente cerca di
spiegarsi, ma aggiunge qualcosa di
ancora più grave. «Ho detto quella
frase per indicare un posto organizzato»: dopo l’apertura dell’inchiesta interna rischiava 15 giorni
di sospensione, ma invece si am-
mala.
La famiglia della giovane intanto
si rivolge alla Comunità ebraica romana: a gennaio in un incontro a
cui partecipano la ragazza, sua madre, la dirigente scolastica e il presidente della Comunità Riccardo Pacifici, la prof dice di non essere antisemita, ma non cambia la sua posizione: «Ammetto di aver detto
quella frase in classe, ma l’ho pro-
nunciata per indicare un posto dove regnava l’ordine». È una riunione piuttosto tesa, con minacce di
portare la questione in tribunale.
Alla fine, anche in considerazione
di un vecchio incidente di cui la prof
porta ancora le conseguenze, si
mette in malattia per un mese, in attesa di andare in pensione a settembre per raggiunti limiti d’età.
«Sì, la frase c’è stata — confer-
ma Anna Maria Trapani, preside
della Caravillani — ma mi pare
importante che i ragazzi abbiano
solidarizzato con la loro compagna e l’episodio è stato ben assorbito dalla scuola. La professoressa non voleva dire quel che le è
uscito fuori dalla bocca e i ragazzi
hanno interpretato senza filtri.
Non voleva offendere nessuno, e
infatti non è stata punita».
Ieri la classe è stata ricevuta da Pacifici al Museo ebraico, come racconta il sito della Comunità romaebraica.it. «I compagni della ragazza
sono i veri eroi. La loro capacità di
non rimanere indifferenti è la migliore medicina per combattere
ogni intolleranza. Il loro rimanere
compatti accanto alla compagna,
supportati da una preside eccellente che ha vissuto con orgoglio la presa di coscienza dei ragazzi». Pacifici
si spinge oltre: «La cultura di questi
ragazzi che sconfigge l’indifferenza
credo che meriti di essere premiata
come accade ogni 27 gennaio al
Quirinale. Come Comunità ebraica
ci faremo promotori di segnalare
questo splendido episodio di altruismo alla Presidenza della Repubblica».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Padre
Franco
Padre Franco
Decaminada,
68 anni,
guida spirituale
della
Congregazione
dei figli
dell’Immacolata
Concezione,
fino al
dicembre
2011
al vertice
dell’ospedale
dermatologico
della Capitale
La tenuta
Padre Decaminada avrebbe
acquistato per oltre un
milione
una villa con 18 stanze
Un caso don Verzé anche a Roma
Arrestato il prete-manager dell’Idi
I pm: 14 milioni del dermatologico spariti all’estero e in una villa in Toscana
L’ospedale in ginocchio: 1500 lavoratori senza stipendio da sette mesi
GRAZIA LONGO
ROMA
ltro che voto di
povertà e apostolato della sal u t e.
Pad re
Franco Decaminada, 68 anni, guida spirituale della Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione che gli aveva affidato,
fino al dicembre 2011, la gestione del maxi ospedale dermatologico della capitale, è
stato arrestato ieri, ai domiciliari, con l’accusa di appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta e false fatturazioni.
Ha tradito tutti. I confratelli, ma anche i dipendenti
dell’Istituto Dermopatico
dell’Immacolata (Idi), 1.500
tra medici e infermieri che
da 7 mesi sono senza stipendio. Il don Verzè in versione
romana si è intascato 4 milio-
A
IL VATICANO
A febbraio Benedetto XVI
aveva commissariato
la Congregazione
ni di euro e, insieme ai complici, ha fatto sparire 14 milioni prelevando contanti
dalle casse degli ospedali e
trasferendo denaro in alcune
società create in Italia e all’estero (perfino in Congo).
Come non bastasse, l’ex consigliere delegato dell’Idi ha
contribuito a un buco di bilancio di 600 milioni che ha
portato l’Idi sull’orlo della
bancarotta mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro. Dal 30 marzo scorso
l’istituto è in amministrazione controllata.
Domiciliari, su ordine del
gip anche per Antonio Nicolella, ex consulente dell’Istituto, con un passato nei servizi segreti militari (compresa Gladio). Domenico
Temperini, ex direttore generale dell’Idi e amministratore di alcune società del
gruppo, è invece finito in
carcere. L’inchiesta del pm
Giuseppe Cascini e dell’aggiunto Nello Rossi - che han-
no coordinato gli accertamenti del Nucleo Tributario della
Guardia di finanza - è nata nel
dicembre 2011 dopo l’ esposto
presentato da alcuni dipendenti contro il mancato versamento degli stipendi e una serie di incongruenze nella gestione amministrativa della
struttura sanitaria. Dalle indagini è emerso l’acquisto per
oltre 1 milione di euro, da parte di padre Decaminada, di
una villa - denominata L’om-
brellino - di 18 stanze a Orbetello, in Toscana, circondata
da 23 mila metri quadrati di
parco e terreni.
Oltre ai 3 arresti, altre 10
persone sono state denunciate, a vario titolo, per i reati di
riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti, occultamento delle scritture contabili ed appropriazione indebita. Nelle 22
pagine dell’ordinanza, il gip
scrive anche che quelle messe
Soddisfatti i dipendenti dell’Idi
in atto dagli arrestati sono
«condotte criminose reiterate
nel tempo» da «personalità inclini al delitto».
E ancora: «L’ente religioso
che gestisce le tre strutture
sanitarie romane (Idi, il San
Carlo di Nancy e Villa Paola) è
stato oggetto nel tempo di una
continua condotta di spoliazione». Dal canto suo, la congregazione religiosa dell’Idi,
ribadisce la volontà «di costituirsi come parte lesa: decisio-
ne espressa, fin dall’inizio delle indagini, per le vie formali
agli organi inquirenti ai quali
ha sempre offerto con sollecitudine la massima collaborazione». Gli imbarazzi in Vaticano non mancano, ma va detto che c’è sempre stata attenzione all’inchiesta. Tanto che
Benedetto XVI, mettendo in
atto i poteri che spettano al
Papa sulle congregazioni, a
pochi giorni dall’inizio della
sede vacante (segno che il problema era urgente e non poteva essere rimandato alle decisioni del successore), il 18 febbraio scorso commissariò la
Congregazione dei Concezionisti.
Soddisfazione, per gli arresti di ieri, tra i dipendenti Idi:
«Per noi è una liberazione: finora siamo andati avanti grazie a collette e a donazioni».
Emanuele Conforto è uno sei
lavoratori che per 20 giorni è
salito sul tetto dell’Idi: «Sono
contento dell’evoluzione delle
cose, ma ora spero che i salari
tornino alla normalità e che
vengano ritirati i 405 licenziamenti messi sul tavolo delle
trattative ». L’incubo milanese
del crollo del San Raffaele di
don Verzè, insomma, resta
dietro l’angolo.
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