le norme da rispettare per tenere sotto controllo le esplosioni da
by user
Comments
Transcript
le norme da rispettare per tenere sotto controllo le esplosioni da
11 Marigo 04.04 06-04-2004 17:16 Pagina 80 LE NORME DA RISPETTARE PER TENERE SOTTO CONTROLLO LE ESPLOSIONI DA POLVERI Le principali misure di prevenzione e protezione: una guida tecnica che non si ferma all’illustrazione delle disposizioni della Direttiva ATEX (prima parte) Dott. Ing. Marzio Marigo - Consulente Antincendio e Sicurezza sul Lavoro, Pordenone Il presente lavoro, partendo da considerazioni sulla valutazione del rischio da esplosione causato da polveri (Direttive ATEX 100a e 137), si propone di illustrare le principali misure di prevenzione e protezione per far fronte a tale tipo di fenomeno. Si farà ampio ricorso alle normative tecniche vigenti (EN, CEI, prEN, NFPA) dando precisi riferimenti tecnico progettuali. L’autore con questo contributo, si ripromette l’obiettivo di fornire una piccola linea guida tecnica sulle esplosioni da polveri, che vada al di là della semplice illustrazione del disposto legislativo di recepimento ATEX. La seconda parte dell’articolo sarà pubblicata sul prossimo numero di Antincendio. Il 20 agosto 1997, presso l’azienda SEMABLA di Blaye, sita a 50 km nord ovest da Bordeaux, ebbe luogo un’esplosione dei silos destinati allo stoccaggio di cereali; la violenza dell’evento fu tale da causare la morte di 11 persone (10 lavoratori e un pescatore che si trovava nelle vicinanze). L’8 giugno 1998 un analogo fenomeno causò la morte di 7 lavoratori ad Haysville nel Kansas (USA). Questi sono solo esempi della violenza causata dalle deflagrazioni da polveri in impianti di stoccaggio e trasporto e può stupire che materiali normalmente non pericolosi come farina, legno, alluminio, zucchero possano causare conseguenze così devastanti. È anche per far fronte ad eventi di questo tipo che il 10 settembre 2003 è entrato in vigore in Italia il D.Lgs. 233/03 (recepimento della direttiva comunitaria 99/92/CE – ATEX 137) relativo alle prescrizioni di tutela della sicurezza dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive. Tale Decreto aggiorna e integra il D.Lgs. 626/94 con il titolo VIII-bis e con gli allegati XV-bis, XV-ter, XV-quater. Questo provvedimento legislativo, in accordo con il D.P.R. 126/98 (recepimento della Direttiva Comunitaria 94/9/CEE – ATEX 100a) si propone di porre in sicurezza tutte quelle aziende che, anche in presenza di un rischio di esplosione di una certa rilevanza, non ricadono, per esempio, nell’ambito di applicazione del disposto normativo relativo alle aziende a rischio di incidente rilevante (D.Lgs. 334/99 – direttiva Seveso II). Esistono infatti tutta una serie di aziende (agricoltura, legno, farmaceutiche, metalli) nelle quali il materiale coinvolto nel ciclo produttivo non è normalmente pericoloso; esso diventa tale, unicamente se trasportato e immagazzinato sotto forma di polveri avenANTINCENDIO aprile 2004 ti dimensioni normalmente inferiori a 500 µm. Il presente lavoro si propone quindi di fornire, partendo dall’analisi delle Direttive ATEX 100a e 137 e dalla normativa tecnica sia di origine comunitaria (EN), sia statunitense (NFPA), la descrizione della valutazione del rischio di esplosione causato da polveri in sospensione e dei principali metodi di prevenzione e protezione contro tale tipologia di pericolo. Considerazioni preliminari sulla Direttiva Atex Il D.Lgs. 233/03 (ATEX 137) prevede che il datore di lavoro realizzi la valutazione dei rischi legati alla presenza di un’atmosfera esplosiva tenendo conto dei seguenti elementi: – probabilità e durata della presenza di atmosfere esplosive; – probabilità che le fonti di accensione, comprese le scariche elettrostatiche, siano presenti e divengano attive ed efficaci; – caratteristiche dell’impianto, delle sostanze utilizzate, dei processi e delle loro interazioni; – entità degli effetti prevedibili. Uno dei risultati di tale valuta81 11 Marigo 04.04 06-04-2004 17:16 Pagina 82 IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI zione è la suddivisione dell’attività in zone in cui possono con più o meno probabilità formarsi atmosfere esplosive. Tale suddivisione può essere realizzata in conformità alla norma EN 50281-3, come specificato nell’allegato XV-bis del D.Lgs. 626/94. Le caratteristiche della suddivisione tratte dalla EN 50281-3 sono le seguenti. – Area 20: Luogo in cui un’atmosfera esplosiva, sotto forma di una nube di polvere combustibile nell’aria, è presente in modo continuo, per lunghi periodi, o di frequente. Esempi di tali zone sono l’interno dei sistemi di contenimento di polveri come silos, cicloni e filtri oppure i sistemi di trasporto polveri oppure l’interno di miscelatori, macinatori e essiccatori. – Area 21: Luogo in cui è probabile sia presente un’atmosfera esplosiva, sotto forma di una nube di polvere combustibile nell’aria, sporadicamente durante il funzionamento ordinario. Esempi di tali zone sono le aree esterne ai contenimenti di polveri dove si accumulano polveri e dove lo strato di polvere può essere disturbato e formare miscele di polveri esplosive/aria oppure le aree all’interno di contenimenti di polveri dove possono formarsi nubi di polveri esplosive (ma non in modo continuo, né per lunghi periodi, né frequentemente) come per esempio silos (se riempiti e/o svuotati solo occasionalmente) e il lato sporco di filtri in caso di lunghi intervalli di autopulizia. – Area 22: Luogo in cui è impro82 babile sia presenta un’atmosfera esplosiva, sotto forma di una nube di polvere combustibile nell’aria, durante il funzionamento ordinario o, se ciò avviene, è possibile sia presente solo poco frequentemente e per breve periodo. Esempi di tali aree sono le uscite dagli sfiati degli involucri dei filtri nella zona pulita, in quanto, in caso di malfunzionamento, possono verificarsi emissioni di miscele di polveri esplosive/aria. Si individueranno così le classi di sicurezza degli apparecchi e dei sistemi di protezione corrispondenti alle categorie indicate nel D.P.R. 126/98 (Tabella 1). A seguito della valutazione dei rischi (art. 88-quinquies, D.Lgs. 626/94) e della ripartizione in aree dell’attività (art. 88-octies, D.Lgs. 626/94) il datore di lavoro deve redigere il documento di protezione contro le esplosioni (art. 88-novies, D.Lgs. 626/94) e deve adottare le misure di prevenzione e protezione indicate nell’allegato XV-ter secondo la programmazione indicata in Tabella 2. Nel dettaglio, le misure tecniche di prevenzione e protezione per i sistemi di trasporto e stoccaggio delle polveri possono es- IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI sere individuate con l’ausilio della norma armonizzata EN 1127-1. Una suddivisione delle stesse è riportata nella figura 1. Tabella 2 – RISCHIO ESPLOSIONE: INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE E RELATIVA PROGRAMMAZIONE (dal D.Lgs. 233/03) Prevenzione del rischio alla fonte Sono molte le strategie che permettono l’ottenimento di atmosfere non esplosive partendo da miscele potenzialmente pericolose. La presenza di atmosfere polvere/aria limita, tuttavia, tali opzioni. Tali miscele sono, infatti, solitamente non omogenee e il calcolo della concentrazione negli apparecchi di contenimento determina, di norma, soluzioni non aderenti alla realtà del fenomeno. Localmente, infatti, si possono formare concentrazioni anche di molto superiori alla media calcolata. Risulta pertanto impossibile realizzare sistemi di controllo che mantengano la miscela polvere/aria al di sotto del proprio limite di infiammabilità; controllo che invece è molto utilizzato nel caso di combustibili gassosi. Le uniche alternative possibili di riduzione del rischio alla fonte rimangono (cfr. EN 1127-1) l’inertizzazione della miscela e un’oculata metodologia progettuale, co- Requisiti di conformità Attrezzature di lavoro nuove Attrezzature di lavoro già in uso Luoghi di lavoro nuovi Luoghi di lavoro già in uso Conformità all’allegato XV-ter, parte A, D.Lgs. 626/94 Paragrafi: 1.1, 1.2, 2.1, 2.2, 2.3, 2.4, 2.5, 2.8, 2.9, 2.10 Conformità all’allegato XV-ter, parte B, D.Lgs. 626/94 Paragrafi: 1.1, 1.2, 2.1, 2.2, 2.3, 2.4, 2.5, 2.8, 2.9, 2.10 Conformità all’allegato XV-ter, parte A, D.Lgs. 626/94 Paragrafi: 2.6, 2.7, 2.11, 2.12 Conformità all’allegato XV-ter, parte A, D.Lgs. 626/94 Paragrafi: 2.6, 2.7, 2.11, 2.12 Immediata Immediata Entro il 30/06/2006 Conformità all’allegato XV-ter, parte A, D.Lgs. 626/94 Programmazione Immediata Tabella 3 – MISURE ATTE A LIMITARE LA FORMAZIONI DI ATMOSFERE ESPLOSIVE Strategia di prevenzione Riferimento paragrafo EN 1127-1 Normativa tecnica armonizzata Normativa tecnica nazionale Normativa tecnica NFPA Inertizzazione 6.2.2.3 prEN 14034-4 - NFPA 69/97 NFPA 654/97 Corretta progettazione impiantistica 6.2.3.2 6.2.3.3 6.2.3.4 Cfr. Tabella 5, Tabella 10 Cfr. Tabella 5, Tabella 10 Cfr. Tabella 5, Tabella 10 Tabella 1 – ASSOCIAZIONE TRA CLASSIFICAZIONE DI AREA E LA CATEGORIA DELL’APPARECCHIO (dall’all. XV-ter, D.Lgs. 626/94) Area Categoria di apparecchio 20 1 21 1, 2 22 1, 2, 3 ANTINCENDIO aprile 2004 Figura 1 – Esplosione da polveri: misure tecniche di prevenzione e protezione ANTINCENDIO aprile 2004 83 11 Marigo 04.04 06-04-2004 17:16 Pagina 84 IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI me per esempio l’aspirazione localizzata, l’adozione di idonee velocità di cattura, l’adozione delle misure di prevenzione (Tabella 5), l’adozione delle misure di protezione (Tabella 10). La Tabella 3 indica la normativa da seguire in caso di assunzione di misure di prevenzione del rischio di esplosione alla fonte. L’impianto di inertizzazione ricade chiaramente nell’ambito di applicazione della direttiva 94/9/CE. centrazione esplosiva (LOC – progetto di norma armonizzata prEN 14034-4), impedisce l’ignizione dell’esplosione della miscela. I gas inerti introdotti possiedono natura diversa, quindi in generale il potere inertizzante decresce secondo il seguente ordine: – – – – anidride carbonica; vapor d’acqua; azoto; argon (gas nobili). A titolo esemplificativo, si riportano i limiti di concentrazione di ossigeno (LOC) necessari a inertizzare una miscela polvere/aria utilizzando azoto e anidride carbonica come gas inerti (Tabella 4). I limiti di ossigeno indicati dovranno essere validati attraverso prove realizzate in conformità al progetto di norma armo- Inertizzazione L’inertizzazione prevede l’introduzione di gas inerte nel recipiente contenente la miscela polvere/aria pericolosa. Tale operazione, abbassando il tenore di ossigeno al di sotto del limite di con- IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI nizzata prEN 14034-4. La scelta dei gas inerti è influenzata da vari fattori tra cui: – efficacia inertizzante del gas; – possibilità di stoccaggio; – possibilità di approvvigionamento; – costo; – condizioni del processo; – rischi connessi alla sicurezza dei lavoratori. Alcuni gas inerti possono presentare incompatibilità con sostanze combustibili. L’anidride carbonica, ad esempio, risulta incompatibile con il magnesio e l’alluminio. In questi casi può rendersi necessario l’utilizzo di argon. Miscele esplodibili possono essere inertizzate anche con l’aggiunta di polveri inerti quali il solfato di calcio, il fosfato di ammonio e Tabella 4 – LIMITI DELLA CONCENTRAZIONE DI OSSIGENO (LOC) NELL’UTILIZZO DI AZOTO E ANIDRIDE CARBONICA (dall’NFPA 69/97) Categoria Sostanza LOC N2/Aria LOC CO2/Aria (Volume % O2 al di sopra (Volume % O2 al di sopra del quale può avvenire l’esplosione) del quale può avvenire l’esplosione) Polveri di prodotti agricoli il bicarbonato di sodio, che devono risultare compatibili con la polvere da rendere inerte. Tale processo può essere realizzato solo in impianti chiusi in cui sia possibile solo uno scambio di volume gassoso ridotto nell’unità di tempo. Prevenzione della formazione di sorgenti di ignizione La prevenzione delle sorgenti di ignizione nelle esplosione di polveri si può ottenere rispettando la normativa tecnica relativa al fattore di rischio considerato. Le fonti di ignizione più plausibili per tale tipo di fenomeno sono ricavate dalla EN 1127-1. Nel seguito (Tabella 5) si elencano pertanto i principali rischi di ignizione di nubi di polveri, corre- landoli alla normativa tecnica applicabile (armonizzata e non). Superfici calde L’ignizione di deflagrazioni indotte da nubi di polvere può derivare dal contatto con superfici calde, tra le quali risultano in grado di innescare polveri sotto forma di nube: – – – – – radiatori, essiccatoi, tubi radianti; innesti a frizione e freni a innesto meccanico; cuscinetti radenti o volventi (non sufficientemente lubrificati), passaggi d’albero; corpi estranei negli alloggiamenti a tenuta di parti mobili; sistemi di riscaldamento a resistenza. Le misure tecniche di prevenzione da tale fonte di innesco sono essenzialmente legate alla limitazione della temperatura massima delle superfici poste a contatto con le polveri, al di sotto di limiti specificati. La superficie calda non deve innescare un’atmosfera deflagrante nelle condizioni relative alla categoria dell’apparecchio; né poter accendere uno strato di polvere che si deposita sull’apparecchio stesso. In particolare le superfici che entrano in contatto con nubi di polveri dovranno possedere temperature non superiori ai 2/3 di quella di accensione della nube Tcl determinata conformemente a quanto prescritto dalla EN 50281-2-1. L’accensione degli strati di polveri può essere evitata adottando le misure previste dall’allegato B Tabella 5 – NORMATIVE APPLICABILI COME MISURE DI PREVENZIONE ALLE VARIE FONTI DI IGNIZIONE Strategia di prevenzione Riferimento paragrafo EN 1127-1 Normativa tecnica armonizzata Normativa tecnica nazionale Normativa tecnica NFPA Superfici calde 5.3.2 6.4.2 EN 50281-2-1 EN 50281-3 – NFPA 69/97 NFPA 654/97 Fiamme e gas caldi 5.3.3 6.4.3 – – NFPA 69/97 NFPA 654/97 NFPA 51B/99 Scintille di origine meccanica 5.3.4 6.4.4 EN 13821 EN 50281-2-1 – NFPA 69/97 Caffè Granoturco Segatura - 17 11 16 Polveri di carbone Coke di petrolio Lignite - 17 15 Polveri chimiche Acido salicilico Acido isoptalico 15 - 17 14 Materiale elettrico 5.3.5 6.4.5 art. 6.4.5 EN 1127-1 – – Polveri metalliche Silicio Titanio Magnesio 11 4 0 12 0 0 Elettricità statica 5.3.7 6.4.7 CLC/TR 50404 – NFPA 77/00 Polveri di materie plastiche Urea formaldeide Acetato di cellulosa 9 16 11 Fulmini 5.3.8 6.4.8 – CEI 81-4 CEI 81-1 – 84 ANTINCENDIO aprile 2004 ANTINCENDIO aprile 2004 NFPA 654/97 NFPA 72/02 85 11 Marigo 04.04 06-04-2004 17:16 Pagina 86 IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI della EN 50281-3. Per strati di polvere spessi fino a 5 mm la temperatura massima della superficie (Tmax) deve essere: Tmax <T5mm –75 dove T5mm rappresenta la minima temperatura di innesco di uno strato di polvere di 5 mm determinata secondo la metodologia di prova indicata nella EN 50281-21. Tuttavia, se lo strato di polvere è compreso tra 5 mm e 50 mm la Tmax deve essere ridotta rispetto a quanto indicato nell’equazione precedente. A titolo indicativo nella Tabella 6 si riportano gli andamenti della Tmax in funzione dello spessore e di due differenti T5mm. Se l’apparecchiatura deve essere posizionata in uno strato di spessore superiore a 50 mm, la temperatura andrà ulteriormente diminuita anche a causa dell’effetto isolante dello strato, realizzando opportuni test di laboratorio. In ogni caso, prese, spine, apparecchi di illuminazione devono essere rigorosamente vietati in ap- plicazioni di quest’ultimo tipo. Fiamme e gas caldi Fiamme libere e gas caldi rappresentano un fattore di rischio non accettabile in qualsiasi zona, comunque classificata, con presenza di polveri. Le fiamme, anche se di dimensioni non rilevanti devono essere escluse in modo assoluto da zone classificate 20. In zone 21 e 22 possono essere presenti a condizione che siano confinate e che sulle superfici di confine non si raggiungano le temperature specificate nel paragrafo precedente. È necessario vietare severamente il fumo e l’uso di fiamme libere. Qualsiasi lavorazione a fuoco che si renda necessaria dovrà essere preventivamente autorizzata (in forma scritta) dal servizio di prevenzione e protezione aziendale che stabilirà di volta in volta le misure di sicurezza compensative. Le lavorazioni a fuoco è opportuno siano svolte in conformità a quanto previsto dalla NFPA 51B/99. La presenza di fiamme libere IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI può causare, nel caso di canalizzazione di braci all’interno di sistemi di aspirazione e depolverazione, deflagrazioni nei filtri e/o nei silos di stoccaggio. Si rende necessaria, pertanto, la presenza lungo le condutture di adduzione di sistemi rivelatori di scintilla, così come illustrati nel prossimo paragrafo. Scintille di origine meccanica Il contatto tra superfici per impatto, attrito o abrasione può produrre scintille che possono causare l’accensione di miscele di polveri con l’aria. Frequente è infatti il fenomeno della canalizzazione di pezzi metallici in sistemi di trasporto pneumatico di polveri. In generale l’ignizione di miscele polvere/aria causata da scintille generate meccanicamente dipende essenzialmente da due fattori: – minima energia di ignizione (MIE); – minima temperatura di ignizione (MIT). La MIE è la più bassa scarica Tabella 6 – ANDAMENTO DELLA TEMPERATURA MASSIMA DELLA SUPERFICIE IN FUNZIONE DELLO SPESSORE E DEL VALORE INIZIALE DI 5 MM (dall’EN 50281-3) Spessore dello strato (mm) 10 20 30 40 50 86 Temperatura minima di innesco dello strato di 5 mm (°C) 400 250 270 205 170 145 130 150 120 95 75 70 ANTINCENDIO aprile 2004 di energia elettrica in grado di accendere una miscela esplosiva in condizioni di test specificate (EN 13821). La MIT è la più bassa temperatura di una superficie calda in grado di accendere una miscela esplosiva in condizione di test specificate (EN 50281-2-1). L’energia di ignizione di miscele polvere/aria è più elevata nei casi di attrito con acciaio rispetto a urti alluminio/ruggine nei quali si sviluppano reazione di tipo alluminotermico, mentre valori intermedi possiedono i casi di abrasione meccanica con acciaio (Figura 2). I processi di attrito, urto e abrasione che avvengono tra ruggine e metalli leggeri (Al, Mg) sono causa di reazioni alluminotermiche, efficaci nell’ignizione di miscele di polveri e aria. Va pertanto evitato, in particolare per le zone classificate 20, l’attrito tra leghe di Al e Mg (a eccezione delle leghe con percentuali di Al<10%) con acciaio, dato il pericolo di formazione di ruggine in quest’ultimo. L’acciaio inox austenitico (AISI 304, 316, 321, 347) non presenta tale problema. Devono altresì essere evitati, in particolare in zone 20, gli urti tra leghe di Ti e Zr con qualsiasi superficie dura. Anche la velocità di scorrimento relativa del flusso nei condotti di trasporto ha rilevanza per determinare l’efficacia di ignizione di miscele di polveri combustibili; in generale solo velocità inferiori a 1 m/s si possono considerare sicure. Gli utensili impiegati in atmosfera esplosiva (20, 21, 22) devono essere conformi a quanto specificato in appendice A della EN 1127-1. Una prima misura di prevenzione contro il rischio di accensione da scintillio meccanico consiste nell’installazione a monte del trasporto pneumatico di dispositivi di separazione tra i pezzi convogliati e il flusso stesso (separatori elettromagnetici, a gravità, pneumatici, a griglie) che dovran- no essere di categoria 1 visto che operano in zone assimilabili alla 20. L’impatto di pezzi metallici convogliati nel flusso con la girante del ventilatore può causare l’ignizione di miscele polvere/aria. È pertanto necessario che l’impianto sia realizzato in depressione; il ventilatore posizionato in zona 22 (Figura 3) potrà pertanto essere realizzato in categoria 3. Per contro, situazioni diverse quali Figura 2 – Ignizione miscela polvere/aria, relazione tra MIE e MIT (da: Perry R., Green D. W., Perry’s Chemical Engineers Handbook, McGraw-Hill, New York (USA), 1997) Figura 3 – Esempio di sistema di depolverazione filtro/ciclone in depressione ANTINCENDIO aprile 2004 87 11 Marigo 04.04 06-04-2004 17:16 Pagina 88 IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI Tabella 7 – MISURE INTEGRATIVE ALL’INSTALLAZIONE DI VENTILATORI IN ZONA 20 (dall’NFPA 69/97) N. Misure di prevenzione Misure di protezione 1 Riduzione della concentrazione di ossigeno al di sotto del limite di esplosività (difficilmente applicabile con polveri) Installazione di valvole automatiche a rapido azionamento (fast active valves) 2 Impianto di soppressione delle esplosioni Installazione di diversori del fronte di fiamma 3 Diluizione delle polveri combustibili con altre non combustibili. Tale misura deve rendere la miscela non combustibile (applicazione difficoltosa in quanto interferisce con il ciclo produttivo) Installazione di sistemi di estinzione del fronte di fiamma quelle di sistemi misti pressione/depressione devono essere per quanto possibile evitate (Figura 4). Il ventilatore della Figura 4 è posizionato in zona 20; andrà pertanto realizzato in conformità alla categoria 1. A titolo indicativo si riportano le misure di sicurezza che possono essere previste per tale tipo di macchina prendendo spunto dalla NFPA 650/98: – materiali di costruzione antiscintilla (es. antiscintilla in ottone tra pulegge e carter, tenuta flottante grafitata); – componenti compatibili con i materiali convogliati; – cuscinetti volventi e radenti esterni alla zona della carcassa; – adeguate distanze di sicurezza tra girante e carcassa; ANTINCENDIO aprile 2004 sta ragione che viene comunque consigliata (NFPA 69/97) la combinazione con misure di protezione come i sistemi di soppressione delle deflagrazioni o l’installazione di pannelli di decompressione. Il sistema di rilevazione ed estinzione delle scintille va installato in tubazioni di trasporto pneumatico. Tipicamente esso è composto da (Figura 5): – set di rilevatori di braci scintille installati all’interno delle condotte di adduzione e trasporto; – almeno un’unità di estinzione installata a valle del rilevatore; – un pannello di controllo che for- nisca l’energia accessoria, riceva i segnali del/i rilevatore/i e azioni, in caso di necessità, l’unità di estinzione. La sensibilità del rilevatore di scintilla è data dalla seguente equazione (NFPA 72/02): S = k ⋅ P ⋅ e -µd d2 dove: S è la potenza radiante intercettata dal sensore (W) sufficiente a produrre la risposta di allarme; k è la costante di proporzionalità – cinghie di trasmissione esterne alla zona della carcassa e certificate conformi alla direttiva 94/9/CE; – albero, girante, cuscinetti adeguatamente fissati per limitare spostamenti assiali e trasversali; – presenza di un sistemi di rilevazione di vibrazioni, temperatura, materiale accumulato certificati conformi alla direttiva 94/9/CE; – progettazione strutturale con analisi agli elementi finiti per il calcolo della Pred; – installazione di aperture di decompressione conformi alla direttiva 94/9/CE e dimensionate secondo prEN 14491; – Motore e parti elettriche adeguate alla zona 20; – fondazioni e supporti progettati per resistere alle vibrazioni indotte dalle operazioni di trasporto. Figura 4 – Esempio di sistema di depolverazione filtro/ciclone misto pressione/depressione 88 sione dovranno prevedere oltre al ventilatore con le caratteristiche appena indicate, anche la presenza di uno dei sistemi di prevenzione/protezione previsti dalla NFPA 69/97 (Tabella 7). Un’altra misura importante di prevenzione contro il rischio di esplosione causata da scintille di origine meccanica sono i sistemi di rilevazione ed estinzione delle braci/scintille, che devono essere di categoria compatibile con la zona nella quale sono installati (cfr. Tabella 1). Questi sistemi diminuiscono in maniera significativa il rischio di esplosione da polveri, benché non siano risolutivi. È per que- In ogni caso, sistemi misti pressione/depresANTINCENDIO aprile 2004 89 11 Marigo 04.04 06-04-2004 17:17 Pagina 90 IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI IL RISCHIO ESPLOSIONE DA POLVERI Figura 5. Esempio di sistema di rilevazione ed estinzione delle scintille Figura 6. Emissione all’infrarosso di braci di legno incandescenti (dall’NFPA 650/98) del rilevatore; P è la potenza radiante emessa dalla scintilla di test (W); µ è il coefficiente di assorbimento dell’aria nel campo di frequenze del sensore; d è la distanza tra la scintilla di test e il rilevatore (m). Sensibilità di 10 µW e velocità di risposta di 100 µs permettono la rilevazione di scintille grandi come punte di spillo che si muovono a velocità anche superiori a quel- la del suono. I sistemi di rilevazione di scintilla devono essere installati all’interno dei condotti di trasporto pneumatico, in tratti normalmente al buio. La rilevazione avviene all’infrarosso con lunghezze d’onda comprese tra 0.5 e 2 µm, dove le braci emettono la maggior energia (Figura 6). Un problema molto importante per questo tipologia di impianti è la distanza tra il rilevatore di scintilla e gli ugelli di spegnimento. La scintilla rilevata dovrà infatti giungere in prossimità degli ugelli quando essi sono già attivati. Pertanto la distanza tra il rilevatore e gli ugelli non potrà essere inferiore a: L ≥ Vflusso · Ksistema Bibliografia Normativa tecnica – – – – – – – – – Ove la vflusso è la minore tra le velocità del flusso convogliato nelle diverse condizioni di funzionamento. A valle dello spegnimento è opportuna un’ulteriore rilevazione che, se positiva, azionerà l’allarme esplosione. Il ritorno di scintille o fiamme nell’ambiente di lavoro è evitato con l’adozione di appositi by pass comandati da rilevatori di scintilla installati a monte del filtro a maniche (Figura 7). Particolare attenzione dovrà, infine, essere posta alla compatibilità tra la sostanza estinguente e il materiale convogliato. – – – – – – – – – Materiale elettrico Figura 7. Schema completo di funzionamento di un impianto di rilevazione ed estinzione delle scintille 90 ANTINCENDIO aprile 2004 Il materiale elettrico deve essere progettato, installato e sottoposto a manutenzione in conformità alle norme riportate all’art. 6.4.5 della EN 1127-1. – – EN 1127-1, Explosion prevention e protection EN 13237, Term and definitions for equipment and protective system intended for use in potentially explosive atmosphere EN 13821, Determination of minimum ignition energy of dust/air mixtures EN 50281-2-1, Test methods Methods for determining the minimum ignition temperatures of dust EN 50281-3, Classification of areas where combustible dust are or may be present prEN 14034-1, Determination of the maximum explosion pressure prEN 14034-4, Determination of the limiting oxygen concentration of dust clouds prEN 14373, Explosion suppression systems prEN 14460, Explosion resistant equipment prEN 14491, Dust explosion venting protective systems CLC/TR 50404, Code of practise for the avoidance of hazards due static electricity CEI 81-1, Protezione delle strutture contro i fulmini CEI 81-4, Valutazione del rischio dovuto al fulmine NFPA 51B/99, Standard for fire prevention during welding, cutting and other hot work NFPA 61/99, Standard for the prevention of fires and duct explosions in agricultural and food service NFPA 68/02, Guide for venting of deflagration NFPA 69/97, Standard on explosion prevention system NFPA 77/00, Recommended practise on static electricity NFPA 650/98, Standard for pneumatic conveying system for handling combustible particulate solids NFPA 654/97, Standard for the prevention of fire and dust explosions from the manufacturing, processing and handling of combustible particulate solids ANTINCENDIO aprile 2004 – NFPA 664/98, Standard for the prevention of fires and explosions in wood processing and woodworking facilities Manuali e test di riferimento – – – – – – – – AA.VV., Fire Protection Engineering, NFPA, Quincy, Massachusetts (USA), 2002 AA.VV., Fire Protection Handbook, NFPA, Quincy, Massachusetts (USA), 2003 AA.VV., Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione, TNE, Torino, 2002 AA.VV., La nuova legislazione sui luoghi con pericolo di esplosione, TNE, Torino, 2003 Monte A., Elementi di impianti industriali, Cortina, Torino 1994 Olivari V., Manuale degli impianti per l’industria, Tecniche Nuove, Milano, 1999 Pasquon I. Pregaglia G., Principi della chimica industriale. Parte 4: Rischi potenziali, sicurezza e protezione ambientale, Città Studi, Milano, 1996 Perry R., Green D. W., Perry’s Chemical Engineers Handbook, McGraw-Hill, New York (USA), 1997 ■ ANTINCENDIOLINK ■ La redazione della rivista consiglia, per approfondire l’argomento trattato in questo articolo, di consultare anche: • Prodotti antincendio e loro commercializzazione. Un nuovo scenario I. Tiezzi Antincendio, giugno 2003 • Prodotti petroliferi ecco come cambieranno le regole tecniche A. Geri Antincendio, aprile e maggio 2003 Gli articoli citati e le intere annate di Antincendio dal 1994 al 2003 sono ricercabili su www.insic.it, il portale per gli specialisti della sicurezza, nella sezione LETTERATURA. 91